147 Kaja Katarina Brecelj Facoltà di Lettere e Filosofia Università di Lubiana Slovenia kajakatarina.brecelj@ff.uni-lj.si UNO SGUARDO AD ALCUNI ANGLICISMI NELLA LINGUA ITALIANA DURANTE IL PERIODO COVID-19 1 INTRODUZIONE Agli inizi del 2020 la pandemia da coronavirus è entrata inaspettatamente nella nostra vita provocando grandi cambiamenti non solo nell’ambito sociale ma anche in quello linguistico e comunicativo. Come scrive C. Marazzini (2020a): «ogni evento umano ha riflessi che toccano la lingua, perché attraverso la lingua gli uomini prendono coscienza dei fatti, li soppesano, li giudicano, ne traggono conseguenze. Le tracce dei fatti resta- no sempre appiccicate alle parole». Così è stato anche in questo caso. La pandemia da Covid-19 non sarà ricordata solo tramite eventi vissuti e immagini di città deserte, ma anche tramite parole (tecnicismi, neologismi e anglicismi) che sono entrate con forza e improvvisamente nella nostra vita come lo stesso virus. Nel presente lavoro l’attenzione sarà posta sugli anglicismi, un tema che nella lingua italiana, soprattutto nel periodo della pandemia da Covid-19, sembra essere molto dibattuto anche a seguito delle parole del Presidente del Consiglio Mario Draghi, pronunciate durante il discorso al centro vaccinale di Fiumicino. Il Presidente, nel mezzo del suo intervento, dopo aver parlato di smart working e baby-sitter, ha aperto una piccola parentesi dicen- do: «Chissà perché dobbiamo usare tutte queste parole inglesi?» (firenze.repubblica.it, 12 marzo 2021). La domanda del Presidente sembra essere più che lecita dato che per i due anglicismi la lingua italiana dispone dei loro equivalenti 1 . Lo stesso interrogativo ci poniamo noi, in questo breve intervento, riguardo a certi an- glicismi come Covid hospital, hub, lockdown, smart working, distanziamento sociale, deli- very, rider, green pass e recovery fund che, a nostro avviso, sono stati largamente adoperati dai media per descrivere il periodo pandemico a discapito dei loro equivalenti italiani. Nella parte inziale si presenteranno gli avvenimenti storici, politici ed economici che hanno stimolato la diffusione dei prestiti, in particolar modo degli anglicismi, nella lingua italiana, la loro natura e i motivi della loro larga diffusione. Seguirà l’analisi della 1 Per smart working lavoro agile, lavoro da remoto, lavoro a distanza; per baby-sitter bambinaia. Kaja Katarina Brecelj: UNO SGUARDO AD ALCUNI ANGLICISMI NELLA LINGUA ITALIANA ... UDK 811.131'373.45=111:616.9 DOI: 10.4312/vestnik.13.147-163 148 VESTNIK ZA TUJE JEZIKE/JOURNAL FOR FOREIGN LANGUAGES frequenza degli anglicismi presi in considerazione, e dei loro equivalenti italiani nei due quotidiani più diffusi in Italia (www.fieg.it), Corriere della Sera e La Repubblica. Sa- ranno presentate problematiche esposte da alcuni linguisti (Corbolante 2018, 2019, 2020, 2021; Di Valvasone 2021; Paoli 2020; Marazzini 2020) riguardo ai termini inglesi e alle loro varianti italiane. Dopo il conseguimento dei dati si passerà alla loro interpretazione, ovvero a confermare o confutare la diffusione degli anglicismi presi in considerazione rispetto agli equivalenti italiani e a capirne le cause. 2 PRESTITI NELLE EPOCHE PASSATE FINO AD OGGI L’italiano nel corso della sua evoluzione ha accolto e tuttora accoglie numerose parole straniere che sono entrate nel lessico quotidiano in gran parte a causa di fattori extra lin- guistici (Zolli 1977: 1). Questo processo è strettamente legato agli avvenimenti storici e ai rapporti politici ed economici che l’Italia ha avuto e ha coltivato con gli stati stranieri, sia quelli limitrofi sia quelli geograficamente più lontani. L’introduzione di parole stra- niere non è stata sempre costante ma sicuramente nel Settecento la presenza dei francesi- smi nella lingua italiana era considerevole (Zolli 1976: 16-26). In quegli anni l’egemonia della Francia nella vita sociale, economica e culturale europea era così forte da manife- starsi anche nell’ambito linguistico. Molte lingue europee, tra cui soprattutto la lingua italiana, anche a causa della sua vicinanza geografica, introdussero parole francesi nel loro lessico comune. Nei secoli successivi il dominio passa all’inglese grazie al fenomeno dell’anglofilia (Pulcini 1997: 78; Dardano, Frenguelli, Puoti 2008: 77). I rapporti culturali tra l’Italia e l’Inghilterra cominciarono a infittirsi, però sempre attraverso la mediazione della Francia. Il vero cambiamento di tendenza, a discapito del francese, avvenne dopo la Seconda Guerra Mondiale quando la cultura anglo-americana irruppe con forza in tutto il mondo occidentale. Da quel momento in poi l’italiano entrò in diretto contatto con l’inglese senza nessuna mediazione francese. Come osserva V. Pulcini (1997: 78), in Italia nasce la volontà di allontanarsi dal vicino passato e di orientarsi verso il nuovo punto di riferimento che viene riconosciuto negli Stati Uniti, spostando così l’attenzione dal modello britannico a quello americano. Lo stile di vita americano diventa un modello da seguire dato che contrasta esplicitamente il vecchio regime. La componente anglosas- sone penetra nella vita quotidiana di tutti gli italiani attraverso la commercializzazione dei prodotti americani, portatori anche di valori culturali, che danno il via a un aumento di anglicismi nella lingua italiana (fast food, hamburger, casual). Negli anni del nuovo millennio il largo uso di Internet e dei social media favorisce l’afflusso degli anglicismi nel linguaggio quotidiano dei parlanti italiani di tutte le fasce sociali e di tutte le età (Bombi 2015: 384). Nel contempo alcuni linguisti (Castellani 1987; Barbagallo 2011; Zoppetti 2017) combattono, quello che loro stessi definiscono, la snaturalizzazione del lessico italiano 149 (Zoppetti 2019). Le loro idee si basano sulla convinzione che le parole straniere nuoc- ciano all’identità nazionale, provocando la corruzione morale della nazione (Karczewska 2015: 185). Tale pensiero prende il sopravvento nel periodo della dominazione napoleo- nica, durante il Risorgimento, quando l’identità nazionale è in primo piano, e nel periodo fascista. Quest’ultimo è particolarmente significativo visto che in quell’epoca la politica assume un atteggiamento ostile verso i prestiti, principalmente nei mezzi di comunicazio- ne di massa (Marazzini 1999: 149-151). Proprio nel 1926 viene fondata la Commissione per l’italianità della lingua presso la Reale Accademia d’Italia che ha il compito di eli- minare espressioni straniere sostituendole con equivalenti italiani e di pubblicare elenchi ufficiali di sostituzione e vari decreti-legge in base ai quali veniva punito l’uso delle pa- role vietate. Oltre a tutto ciò l’accademia aveva anche il compito di decidere quali parole dovevano essere sostituite (attraverso la riproduzione semantica), quali dovevano essere italianizzate (tramite l’adattamento grafico e morfo-fonetico) e quali potevano mantenere la loro forma dato che erano già state assimilate nella lingua italiana (Karczewska 2015: 186). Tale politica linguistica, su opinione di alcuni ricercatori (Marazzini 2015: 16-17), ha fatto sì che ogni critica che oggi viene mossa verso l’uso di un prestito sia riconduci- bile all’ideologia fascista, all’ideologia nazionalista. Negli ultimi anni la travolgente ondata del fenomeno angloamericano ha provocato nel campo linguistico discussioni e discordanze. I dubbi e i timori di alcuni studiosi sor- gono di fronte a un’ampia apertura, quasi incontrollata, verso gli anglicismi che secon- do l’opinione dei puristi potrebbe impoverire la lingua italiana o addirittura distruggerla (Castellani 1987: 140, Barbagallo 2011: 28). Come soluzione suggeriscono un purismo strutturale in cui vengano accettati prestiti conformi alle strutture della lingua italiana, l’adattamento di questi nel caso in cui le loro forme siano incompatibili con la lingua accogliente o la traduzione italiana di essi (Giovanardi 2003: 9-27). 3 TIPI DI PRESTITO I prestiti lessicali possono essere suddivisi in prestiti integrali e calchi (Klajn 1972: 9). Come spiega A. Bisetto (2002: 88, 96), i primi sono parole che entrano nel lessico italiano in forma integrale; il termine può essere con grafica originaria (sport), reduce di un adat- tamento ortografico o fonologico (blu, treno) o reduce di un adattamento morfologico o semantico (realizzare nel senso di capire, rendersi conto) 2 e quello sinonimico, in cui si ha la somiglianza solo nel significato (Medio Oriente che in italiano significava la re- gione dell’Iran e dell’India oggi assume il significato inglese di Middle East riferendosi alla Turchia e ai Paesi arabi). L’altro modo in cui i termini stranieri possono entrare 2 Una volta gli adattamenti onomatopeici, basati sulla somiglianza di significato, venivano considerati ´falsi amici´ (Rossetti 1974: 31), oggi invece accettati anche nel significato nuovo (Bisetto 2002: 88). Kaja Katarina Brecelj: UNO SGUARDO AD ALCUNI ANGLICISMI NELLA LINGUA ITALIANA ... 150 VESTNIK ZA TUJE JEZIKE/JOURNAL FOR FOREIGN LANGUAGES nella lingua italiana è quello dei calchi, ovvero una specie di ´traduzione´ mantenendo la struttura della parola straniera che molte volte non corrisponde alle regole strutturali della lingua italiana (scuolabus dall’inglese school bus) 3 o utilizzando la struttura tipica dell’i- taliano (fine settimana per week-end) 4 . I calchi si distinguono in quelli omonimici, ovvero parole che riproducono esattamente tutti gli elementi della parola inglese (minimizzare) e in quelli sinonimici, cioè quelli basati sulla somiglianza del significato (sky scraper – grattacielo) (D’Achille 2011: 78). In passato i prestiti venivano adattati appena entrati nella lingua ricevente, men- tre oggi non mostrano nessuna tendenza a modificarsi, ovvero la trasmissione scritta, la migliore conoscenza delle lingue straniere, l’aumentata tolleranza da parte del sistema ricevente fanno sì che l’adattamento venga inteso come deformazione e non come assi- milazione (Bisetto 2002: 89). In rapporto alle cause che determinano l’utilizzo di parole straniere i prestiti posso- no distinguersi in prestiti di necessità e prestiti di lusso (Tappolet 1914). I primi sono prestiti che riguardano nuovi oggetti o concetti prima ignoti. La denominazione viene importata insieme all’oggetto, come ad esempio nel caso di boomerang (Zolli 1976: 2). I prestiti di lusso, o prestiti superflui (Adamo, Della Valle 2018) sono invece quelle parole straniere per le quali la lingua ricevente possiede già un termine corrispondente, almeno approssimativo (Zolli 1976: 2) come nel caso di baby-sitter e bambinaia. La divisione è semplice e chiara, ma come spiega P. Zolli (1976: 2) suscita alcuni dubbi, ovvero: «la necessità in senso assoluto di un prestito non esiste: ogni lingua possiede i mezzi per indicare nuovi oggetti e nuovi concetti senza ricorrere a parole straniere, tant’è vero che il francese ha accolto la voce tomate (di origine azteca), l’italiano per denominare lo stes- so prodotto ha preferito servirsi della perifrasi pomodoro (letteralmente: «mela d’oro»). Viceversa, non tutti i prestiti di lusso sono assolutamente ´inutili´, in quanto spesso la voce straniera può contenere delle sfumature diverse da quella della parola indigena». A questo proposito va aggiunto che i prestiti hanno una caratteristica monosemica, ossia quando vengono accolti nella lingua italiana perdono connotazioni complementari che possedevano nella loro lingua e acquistano con facilità un tono di elevatezza, di distin- zione, di prestigio tecnico-scientifico che li pongono su un piano diverso rispetto ai loro equivalenti italiani (Fanfani 2002: 176). 4 CASO DEGLI ANGLICISMI Dal Novecento a oggi, con un deciso aumento dal secondo dopoguerra in poi, gli angli- cismi sono diventati i prestiti più numerosi e frequenti nella lingua italiana (D’Achille 3 Il calco segue l’ordine delle parole dell’inglese con la testa posizionata a destra (Bisetto 2002: 88). 4 Il calco segue l’ordine delle parole dell’italiano con la testa posizionata a sinistra (Bisetto 2002: 88). 151 2011: 81). M. Carrera Díaz (1998: 19) afferma che: «l’italiano è la lingua europea che accoglie gli anglicismi in misura più ampia e con minore remore di qualsiasi altra lingua europea». Negli ultimi anni si tratta spesso di prestiti di lusso che non subiscono adatta- menti, se non quelli morfologici (Fanfani 2002: 152) provocando difficoltà di compren- sione a una parte non certo trascurabile della popolazione e intralcio di pronuncia dato che non appartengono più solo ai linguaggi settoriali, ma figurano anche in ambiti non specialistici e nella lingua comune di tutti i giorni (D’Achille 2011: 82). La crescente incidenza di anglicismi ha stimolato l’espansione dei cosiddetti falsi an- glicismi o pseudoanglicismi, espressioni che, pur avendo un ´aspetto inglese´, non risulta- no tali poiché non fanno parte del patrimonio lessicale di quella tradizione linguistica o si allontanano significativamente nella semantica (Bombi 2002: 111). Gli elementi inglesi vengono interpretati in modo errato o vengono riutilizzati per nuove creazioni indipen- denti da un preciso modello come nel caso di beauty case, da tempo accolto in italiano, ma non presente nei paesi di lingua inglese (Fanfani 2010: 81). I motivi che favoriscono un considerevole afflusso di anglicismi nella lingua ita- liana possono essere diversi e non si escludono a vicenda. G. Italiano (1999: 49) spiega che l’inglese è una lingua caratterizzata dall’efficacia, dalla velocità e dall’economia che permette un’espressività più compatta rispetto a quella dell’italiano, soprattutto sul piano lessicale. Molti anglicismi permettono di esprimere un significato con minor numero di parole. Con la traduzione in italiano invece si perde la loro sinteticità, dato che molte volte in italiano non è possibile riassumere il concetto con una parola sola. Il loro potere connotativo e talvolta il valore eufemistico favoriscono il loro successo (Dardano 1993: 356). P. D’Achille (2011: 81) vede i motivi della diffusione anche nel fatto che la civiltà angloamericana goda di un certo prestigio nella società italiana e che l’inglese sia divenu- to una lingua di comunicazione internazionale. La diffusione degli anglicismi è quindi riassumibile, stando a M. Dardano, G. Fren- guelli e T. Perna (2000: 32-33), in tre ´qualità´ da attribuire all’inglese, cioè al fatto che venga considerata la lingua delle persone di successo; che si tratti di una lingua semplice, concisa, espressivamente compatta e che sia di maggiore efficacia rispetto all’italiano. 5 CORPUS E METODOLOGIA Come esposto nell’introduzione, il presente lavoro si concentrerà su alcuni anglicismi come Covid hospital, hub, lockdown, smart working, distanziamento sociale, delivery, rider, green pass e recovery fund che a nostro avviso, nel periodo pandemico, sono stati molto spesso usati dai media e hanno suscitato interesse anche nell’ambito linguistico (Corbolante 2018, 2019, 2020, 2021; Di Valvasone 2021; Paoli 2020; Marazzini 2020) e i loro equivalenti italiani. Il mezzo di comunicazione scelto è quello giornalistico (Corrie- re della Sera e La Repubblica), poiché, come spiega L. Pinnavaia (2005: 44), la stampa Kaja Katarina Brecelj: UNO SGUARDO AD ALCUNI ANGLICISMI NELLA LINGUA ITALIANA ... 152 VESTNIK ZA TUJE JEZIKE/JOURNAL FOR FOREIGN LANGUAGES è stata da sempre uno strumento potente e importante per ogni società e l’uso delle pa- role da parte dei giornalisti è indice della direzione in cui va e in cui vuole andare una comunità. Lo scopo della ricerca sarà quello di mettere a confronto la frequenza degli anglici- smi rispetto ai loro equivalenti italiani presenti nella versione elettronica dei due quotidia- ni (corriere.it, repubblica.it). I dati saranno ottenuti tramite il motore di ricerca Google, grazie all’uso di impostazioni avanzate che permettono di cercare locuzioni specifiche a differenza del motore di ricerca dei siti dei due giornali che permetto solo la ricerca di una parola. Nella sezione «questa esatta parola o frase» sarà digitato l’anglicismo in questione o il suo equivalente italiano, i risultati saranno limitati per lingua italiana, area geografica italiana, sito corriere.it o repubblica.it, i punti della pagina in cui i termini possono comparire non saranno limitati come anche i tipi di file e le sezioni del giornale 5 . L’arco temporale verrà delineato in un secondo momento, in cui sarà possibile inserire l’intervallo di date che si vuole prendere in considerazione, quindi il periodo dal 1.1.2020 fino al 18.7.2021. La scelta di uno spazio temporale così ampio consiste nel vedere se con il tempo gli equivalenti italiani si sono affermati o meno rispetto alle loro varianti inglesi. 6 ANALISI DI ALCUNI ANGLICISMI NEL PERIODO COVID-19 Il primo anglicismo che si vuole affrontare è Covid hospital, ospedale covid, il com- posto più inquietante, come viene definito da Corbolante (2020a), usato per denomi- nare gli ospedali italiani destinati alla cura di persone affette da COVID-19. La locu- zione è composta dall’acronimo formato dalle iniziali di COrona VIrus Disease e hospital che per chi non conosce l’inglese, spiega l’autrice, potrebbe richiamare la parola hospice, la struttura per il ricovero di malati terminali, il che non è per niente rasserenante per coloro che appartengono a una categoria di persone che rischia la vita in caso di contagio. Nonostante ciò, come si può vedere dal grafico (figura 1), la presenza dell’anglicismo in entrambi i quotidiani è più alta ri- spetto al suo equivalente italiano. La causa di tale disparità può essere cercata nel fatto 5 A nostro avviso queste limitazioni non sono necessarie per lo scopo della ricerca. Figura 1: Frequenza delle parole Covid hospital e ospedale covid nei due quotidiani. 311 264 158 169 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A Covid hospital ospedale covid 153 che la parola hospital figura anche nella locuzione già affermata day hospital, usato per descrivere una struttura sanitaria che presta servizi diagnostici, di riabilitazione, tratta- menti terapeutici interessanti specifiche patologie, prevedendo ricoveri diurni della du- rata di alcune ore (treccani.it). Dalla definizione si deduce che il termine hospital ha un significato più ristretto rispetto alla parola ospedale, come anche nel caso di Covid hospital, ovvero struttura sanitaria destinata al trattamento di una specifica patologia, in questo caso Covid-19. Un anglicismo molto diffuso, come si può constatare dalla frequenza del ter- mine sia ne La Repubblica sia nel Cor- riere della Sera (figura 2) è hub, dalla locuzione integrale hub vaccinale. In in- glese la parola indica la parte centrale di un oggetto circolare (come una ruota o un’elica), un centro di attività o aeroporto che, in un dato paese, raccoglie la mag- gior parte del traffico 6 (merriam-webster. com). Nell’ambito epidemiologico italia- no invece, assume il significato di centro vaccinale (Corbolante: 2021c), un termine certamente più trasparente e comprensibi- le rispetto all’anglicismo ma come risulta dal grafico (figura 2), poco considerato dai giornalisti. Il questo caso il successo dell’anglicismo risiede nella sua brevità, concisione e, per il linguaggio giornalistico, anche nella sua funzionalità. Un’altra parola chiave di questo periodo è il termine lockdown. Si tratta di un pre- stito integrale che etimologicamente proviene dal mondo anglosassone e significa il con- finamento di prigionieri nelle loro celle per un periodo prolungato di tempo, solitamente come misura di sicurezza a seguito di disordini. Tale procedimento viene usato anche nei contesti di cliniche psichiatriche o in altre unità di sicurezza. In seguito, la parola passa a indicare uno stato di isolamento, contenimento o restrizione dell’accesso, istituito come misura di sicurezza (Paoli 2020: 109). In sostituzione sono state suggerite espressioni come chiusura totale o forzata, con- finamento 7 , isolamento, blocco e segregazione, le quali però non hanno trovato nell’uso giornalistico il riscontro voluto (figura 3). Come si può notare, analizzando i dati trat- ti dai due quotidiani in questione, l’anglicismo evidentemente predomina rispetto agli 6 Nel Treccani è riportato solo quest’ultimo significato (treccani.it). 7 Termine proposto dall’Accademia della Crusca come calco semantico del francese confinement che a differenza della variante italiana, in Francia, si afferma rispetto a lockdown (Paoli 2020:118-119). Figura 2: Frequenza delle parole hub e centro vaccinale nei due quotidiani. 311 264 158 169 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A Covid hospital ospedale covid 4150 3110 569 671 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A hub centro vaccinale Kaja Katarina Brecelj: UNO SGUARDO AD ALCUNI ANGLICISMI NELLA LINGUA ITALIANA ... 154 VESTNIK ZA TUJE JEZIKE/JOURNAL FOR FOREIGN LANGUAGES equivalenti italiani. Ciò può essere giu- stificato dal fatto che l’anglicismo sin- tetizza diverse informazioni per cui in italiano si dovrebbero usare più parole e di conseguenza si impone come termine ombrello per i provvedimenti di chiusura emergenziale (Cappuzzo 2020: 24, Paoli 2020: 119, Pietrini 2021: 16). C. Maraz- zini (2020b) aggiunge che in questi casi l’uso della parola non italiana suona meno spaventoso dato che si attribuisce all’an- glicismo un significato circoscritto alla pandemia da Covid-19. Lockdown è ine- quivocabile: nella lingua italiana si usa solo in riferimento alla pandemia da CO- VID-19 (Cappuzzo 2020: 24). Una delle conseguenze del lockdown è lo smart working o in italiano lavoro agile, una forma di lavoro a distanza che permette ai dipendenti di svolgere la loro attività in modo più flessibile, ad esem- pio dalle loro case, per via telematica. Si tratta di uno pseudoanglicismo e non di un prestito integrale, poiche nella lingua inglese questo tipo di attività viene defi- nito working from home (acronimo WFH) o remote working, lavoro da remoto. In inglese smart working assume un altro significato, ovvero lavoro flessibile con processi migliorati e ricorso a tecnologie e strumenti che rendono il lavoro più fun- zionale (Corbolante 2020b). Come si può notare nel grafico (figu- ra 4), nella stampa ancora una volta si predilige l’anglicismo, in questo caso apparente, rispetto all’equivalente italiano. Le cause di tale predominio sono difficili da giustificare e vanno cercate nella diffu- sione del termine smart nella lingua italiana tramite parole come smartphone e smartwa- tch. L. Corbolante (2020b) fa però notare che la parola smart nei termini smartphone e smartwatch indica che i dispositivi sono dotati di funzioni avanzate, tipiche dei computer e non la loro capacità di essere collegati alla rete come, invece, viene interpretato nella Figura 3: Frequenza delle parole lockdown, chiusura forzata, chiusura totale e confina- mento nei due quotidiani. 311 264 158 169 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A Covid hospital ospedale covid 4150 3110 569 671 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A hub centro vaccinale 14700 12.800 224 155 407 217 575 409 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A lockdown chiusura forzata chiusura totale con finamento Figura 4: Frequenza delle parole smart working, lavoro agile, lavoro da remoto e lavoro a distanza nei due quotidiani. 311 264 158 169 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A Covid hospital ospedale covid 4150 3110 569 671 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A hub centro vaccinale 14700 12.800 224 155 407 217 575 409 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A lockdown chiusura forzata chiusura totale con finamento 2560 5900 286 555 301 307 284 243 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A smart workig lavoro agile lavoro da remoto lavoro a distanza 155 lingua italiana. Anche nel caso di smart working l’aggettivo inglese smart viene erronea- mente interpretato come sinonimo di online poiché si tratta di lavorare da casa ricorrendo a strumenti informatici 8 . Oltre al lockdown e allo smart wor- king l’emergenza sanitaria ha portato an- che al cosiddetto distanziamento sociale. Il termine ha provocato molte discussioni e perplessità nell’ambito linguistico (Di Valvasone 2021; Pietrini 2021; Sabatini 2020) poiché essendo un calco dall’ingle- se social distancing viene inteso, in italia- no, come distanziamento fisico tra indivi- dui, distanziamento interpersonale e non, come in realtà, l’insieme di misure ritenu- te necessarie a contenere la diffusione di un’epidemia o pandemia, come, per esem- pio la quarantena (Di Valvasone 2021). Il termine si riferisce quindi alle misure di distanziamento sociale. Secondo L. di Valvasone (2021) l’aggettivo sociale è inadeguato perché rimanda a concetti pro- pri della sociologia e a interpretarlo come distanziamento di classi sociali e non. A riguardo sono state proposte locuzioni come distanziamento interpersonale, ri- duzione dei contatti, distanza di sicurezza, distanziamento fisico, distanza fisica (Di Valvasone 2021; Pietrini 2021) che però si sono affermate nei due quotidiani solo in piccola parte (figura 5). Ciò è dovuto anche, come spiega Di Valvasone (2021), al fatto che le locuzioni proposte non pos- sono essere considerate sinonimi del calco inglese e interscambiabili con esso. Il di- stanziamento sociale, come si è già visto, è un termine ombrello riferito all’insieme di misure per ridurre il contagio; le espressioni proposte invece si riferiscono, con significato più limitato, unicamente alla distanza (di sicurezza) interpersonale. 8 Lo stesso modello viene seguito dalle locuzioni smart schooling, smart learning o smart studying (Corbolante 2020b). Figura 5: Frequenza delle parole distanzia- mento sociale, distanziamento fisico, distan- ziamento interpersonale e distanza fisica nei due quotidiani. 311 264 158 169 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A Covid hospital ospedale covid 4150 3110 569 671 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A hub centro vaccinale 14700 12.800 224 155 407 217 575 409 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A lockdown chiusura forzata chiusura totale con finamento 2560 5900 286 555 301 307 284 243 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A smart workig lavoro agile lavoro da remoto lavoro a distanza 1950 1850 432 225 220 304 90 220 L A R E P U BBL I V A C O RRE I E R E D E LLA S E R A distanziamento sociale distanziamento fisco distanziamento interpersonale distanza fisica Figura 6: Frequenza delle parole delivery e consegna a domicilio nei due quotidiani. 923 1970 600 1170 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A delivery consegna a domicilio Kaja Katarina Brecelj: UNO SGUARDO AD ALCUNI ANGLICISMI NELLA LINGUA ITALIANA ... 156 VESTNIK ZA TUJE JEZIKE/JOURNAL FOR FOREIGN LANGUAGES L’anglicismo integrale poco trattato (Corbolante 2019), ma frequentemente usato dai giornalisti (figura 6) è delivery. Il termine si riferisce a food delivery, consegna del cibo, dei generi alimentari al dettaglio e di piatti pronti a domicilio attraverso corrieri. Nella lingua italiana la parola inglese corrisponde all’espressione consegna a domicilio (Corbolante 2019). Nel periodo della pandemia il servizio ha vissuto una grande espan- sione e di conseguenza anche la parola. L’anglicismo nuovamente si afferma rispetto alla variante italiana (figura 6) probabilmente per la sua concisione e forma breve. Rimanendo nell’ambito della ristora- zione, un altro anglicismo che si vorrebbe evidenziare è rider, anch’esso prestito in- tegrale, nato con la diffusione dei servizi di consegna dei pasti a domicilio, gestiti attraverso applicazioni e piattaforme di- gitali. La parola indica un fattorino che consegna pasti a domicilio in bicicletta o in moto (treccani.it). Come possibili traducenti sono stati proposti corriere e fattorino, che però risultano essere termi- ni troppo generici poiché si riferiscono a persone che esercitano consegne a domi- cilio di qualsiasi tipo (Corbolante 2018). Un altro equivalente proposto è ciclofat- torino (Corbolante 2018), espressione di immediata comprensione, il cui uso nella stampa è, per ora, estremamente limitato (figura 7) 9 . Anche in questo caso la causa del predominio del termine inglese va cercata nella sua brevità e compattezza. Anglicismo integrale di data recente è green pass, termine con cui vengono identifi- cate le certificazioni, sia italiane sia quelle valide in tutta l’Unione europea, che attestano di essere stati vaccinati contro il COVID-19, di essere guariti dal COVID-19 oppure di aver fatto un tampone con esito negativo (treccani.it). L’espressione è entrata nella stampa italiana attraverso le notizie riferite a Israele (ansa.it, 18 febbraio 2021), per de- finire l’attestazione digitale che consente a chi è vaccinato di avere accesso ad attività commerciali e uffici. Il termine viene subito adottato dal linguaggio giornalistico anche se provoca una certa confusione. Come spiega L. Corbolante (2021b) in italiano l’an- glicismo green è un aggettivo usato in relazione a rispetto e tutela dell’ambiente o per indicare che qualcosa è ecocompatibile o ecosostenibile, ne è un esempio proprio il nome green pass, finora usato per consentire accesso a veicoli ecologici, per viaggiare in treno 9 La grande disparità nel numero delle presenze della parola inglese nei due giornali è dovuta al fatto che il Corriere della Sera ha trattato maggiormente il caso dei rider rispetto a La Repubblica. Figura 7: Frequenza delle parole rider e ciclofattorino nei due quotidiani. 605 58300 4 3 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A rider ciclo fa�orino 157 rinunciando all’auto. La parola italiana verde invece è usata per segnalare via li- bera, libero passaggio. Sicuramente la lo- cuzione certificato verde (digitale) rispet- to all’anglicismo è molto più trasparente e comprensibile, ma come si può vedere dal grafico (figura 8), molto meno diffusa nella stampa. Le ragioni di tale disparità vanno cercate nel fatto che l’espressione entra con l’oggetto stesso, ovvero tipo di certificato prima ignoto nel linguaggio giornalistico attraverso la stampa estera e si afferma in modo assoluto rispetto alla locuzione italiana, apparsa in un secondo momento. L’ultimo anglicismo che si vuole affrontare è recovery fund. Un termine altrettanto difficilmente comprensibile e molto spesso erroneamente pronunciato 10 da chi ha poca familiarità con l’inglese (Corbolante 2020c). L’anglicismo si rife- risce al Piano Nazionale di Ripresa e Resi- stenza (PNRR) istituito agli inizi del 2021 nell’ambito del piano europeo per la ripre- sa, come risposta alle conseguenze eco- nomiche della pandemia da COVID-19. Come si può osservare (figura 9) l’equi- valente proposto fondo per la ripresa non trova grande spazio nella carta stampata, probabilmente per la sua lunghezza, al contrario dell’acronimo PNRR che nel Corriere della Sera addirittura prevale su recovery fund. 10 La parola fund, «fondo», può essere confusa con found, il participio passato del verbo find, «trovare» (ma c’è anche il verbo found, «fondare, istituire», oppure «fondere»). In inglese recovery fund si dice /rɪˈkʌ vərɪ fʌnd/, quindi l’adattamento italiano che più si avvicina alla pronuncia inglese dovrebbe essere «ricàveri fànd» (Corbolante 2020c). Figura 8: Frequenza delle parole green pass e certificato verde nei due quotidiani. 15300 29400 1330 569 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A green pass cer� ficato verde Figura 9: Frequenza delle parole recovery fund, PNRR e fondo per la ripresa nei due quotidiani. 1660 1590 1470 2420 78 81 L A R E P U BBL I C A C O RRI E R E D E LLA S E R A recovery fund PNRR fondo per la ripresa Kaja Katarina Brecelj: UNO SGUARDO AD ALCUNI ANGLICISMI NELLA LINGUA ITALIANA ... 158 VESTNIK ZA TUJE JEZIKE/JOURNAL FOR FOREIGN LANGUAGES 7 CONCLUSIONE Con il presente lavoro si è voluto in primo luogo mettere a confronto la presenza e la fre- quenza degli anglicismi Covid hospital, hub, lockdown, smart working, distanziamento sociale, delivery, rider, green pass e recovery fund e dei loro equivalenti italiani nella versione elettronica del Corriere della Sera e de La Repubblica nel periodo della pan- demia da Covid-19. I dati ottenuti hanno confermato il frequente uso degli anglicismi in questione nella stampa italiana, salvo il caso di Covid hospital, la cui frequenza è notevol- mente più bassa 11 rispetto a quelle delle altre parole inglesi prese in questione. Nella maggior parte dei casi la frequenza degli anglicismi prevale su quella dei loro equivalenti italiani, con l’eccezione di recovery fund nel quotidiano Corriere della Sera in cui la frequenza dell’acronimo italiano PNRR supera del 35% quella dell’anglicismo. È interessante notare che ciò non accade ne La Repubblica, dove la presenza dell’anglici- smo rimane più alta dell’acronimo, ma solo del 12%. A tale riguardo va anche evidenziato che nel caso degli anglicismi Covid hospital e hub la presenza degli equivalenti ospedale covid e centro vaccinale nel Corriere della Sera 12 è maggiore che ne La Repubblica 13 ; nel caso di smart working, delivery e green pass invece i dati sono inversi, il numero delle presenze degli equivalenti italiani è più alto ne La Repubblica 14 rispetto a quello nel Corriere della Sera 15 . Tale diversità non permette di assegnare a un quotidiano o all’altro la caratteristica di privilegiare maggiormente gli equivalenti italiani. Per poterlo fare ci vorrebbero degli studi più approfonditi e specifici. L’altro aspetto importante della presente ricerca è stato quello di capire le cause della supremazia degli anglicismi affermatisi nel periodo pandemico a discapito dei loro equivalenti italiani, ossia cosa ha spinto i giornalisti a ricorrere a un vocabolo inglese piuttosto che a uno italiano. Inizialmente l’afflusso è stato presumibilmente stimolato dall’urgenza lavorativa. Il rapido cambiamento degli eventi e la paura di fronte a una situazione dalla portata inaudita ha lasciato poco tempo ai giornalisti di riflettere sull’uso degli anglicismi, ovvero di evitarli. Il loro affermarsi, invece, come si è potuto notare durante l’analisi, è stato condizionato da fattori diversi che si intrecciano fra di loro senza escludersi. Nei casi di hub, delivery e rider il potere icastico, la brevità e compattezza delle parole inglesi risultano essere fattori decisivi per il loro successo. L’anglicismo ho- spital nella lingua italiana assume un significato più ristretto rispetto alla parola italiana ospedale, con ciò diventa un termine più specifico, più ´tecnico´. Il fattore dell’espres- sività più compatta è presente negli anglicismi lockdown e distanziamento sociale che non trovano nel lessico italiano dei veri equivalenti poiché si tratta di termini ombrello 11 La Repubblica registra 311 presenze, Corriere della Sera 264 presenze. 12 Ospedale covid: 64%, centro vaccinale: 21%. 13 Ospedale covid: 50%, centro vaccinale: 13%. 14 Lavoro agile, lavoro da remoto, lavoro a distanza: 34%; consegna a domicilio: 65%; certificato verde 9%. 15 Lavoro agile, lavoro da remoto, lavoro a distanza: 18%; consegna a domicilio: 59%; certificato verde 2%. 159 che si riferiscono a un insieme di misure e/o provvedimenti per ridurre il contagio e di conseguenza circoscritti alla pandemia da Covid-19. Nel caso di smart working i motivi vanno cercati sia nel campo extralinguistico, ovvero nel prestigio che la lingua inglese gode nella società italiana, sia nel campo linguistico, cioè nella presenza degli anglicismi già affermati come smartphone e smartwatch. I termini green pass e recovery fund sono anglicismi entrati nel linguaggio italiano attraverso i media stranieri e hanno trovato la loro fortuna anche nella stampa italiana. Il fenomeno degli anglicismi nella lingua italiana è un argomento largamente tratto negli anni passati ma è altrettanto attuale ai giorni nostri. La pandemia da Covid-19 non ha solo sconvolto la nostra vita ma ha scatenato un afflusso incontrollato di parole ingle- si nella lingua italiana in un breve arco di tempo. Nel presente lavoro sono stati trattati solo alcuni esempi, il cui studio andrebbe approfondito ed esteso anche su altri mezzi di comunicazione. Per concludere possiamo solo augurarci che questo tipo di anglicismi in futuro di- ventino degli occasionalismi e non entrino stabilmente nel lessico italiano come anche la stessa pandemia da Covid-19 nelle nostre vite. BIBLIOGRAFIA ADAMO, Giovanni/Valeria DELLA V ALLE (2018) Le parole del lessico italiano. Roma: Carocci. 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V tem prispevku smo se osredotočili na anglicizme, kot so Covid hospital, hub, lockdown, smart working, distanziamento sociale, delivery, rider, green pass in recovery fund, ki so bili po našem mnenju v medijih pogosto uporabljeni za opis obdobja pandemije na škodo njihovih italijanskih različic. Analiza se je osredotočila na pogostost anglicizmov in njihovih italijanskih ustreznic v elektronski različici časopisov La Repubblica in Corriere della Sera ter na razloge za njihovo široko razširjenost. Rezultati potrjujejo njihovo prevlado v novinarskem jeziku in kažejo na njihovo uveljavitev nad italijanskimi različicami. Razloge za ta pojav je potrebno iskati tako na jezikovnem kot zunajjezikovnem področju. Sprva je dotok verjetno spodbujala hitrost in naglica dela. Njihova uveljavitev pa je bila posledica različnih dejavnikov: v primeru hub, delivery in rider zaradi njihove kratkosti in zgoščenosti; v primeru Covid hospital zaradi bolj omejene semantike; v primeru lockdown in distanziamento sociale, ker gre za krovna izraza, ki se nanašata na sklop ukrepov za zmanjšanje okužbe in sta vezana izključno na pandemijo; v primeru smart working zaradi prestiža, ki ga ima angleški jezik v italijanski družbi; v primeru green pass in recovery fund, ker sta bila izraza uvedena v italijanski novinarski jezik neposredno prek tujih medijev. Ključne besede: sodobna italijanščina, anglicizmi, pandemija, Covid-19 ABSTRACT A QUICK LOOK AT SOME ANGLICISMS IN THE ITALIAN LANGUAGE DURING COVID-19 The COVID-19 pandemic has unexpectedly entered our lives, causing social changes and leaving its traces in the language, too, through words that have forcefully and suddenly entered our lives like the virus itself. In Italian most of these words are anglicisms, which have been the most nu- merous borrowings since the 20th century. In this paper the focus was on anglicisms such as COVID hospital, hub, lockdown, smart working, distanziamento sociale, delivery, rider, green pass and recovery fund, which, in our opinion, have been widely used in the media to describe the pandemic period to the detriment of their Italian equivalents. The analysis focused on the frequency of anglicisms and their Italian 163 equivalents in the electronic versions of the newspapers La Repubblica and Corriere della Sera, and the reasons for their wide diffusion. The results confirm their dominance in journalistic lan- guage and suggest their imposition over the Italian variants. Initially, the influx was presumably stimulated by the urgency of work. Their emergence, on the other hand, was due to different fac- tors: in the case of hub, delivery and rider because of their brevity and compactness; in the case of COVID hospital because of a more restricted semantics; in the case of lockdown and distanziamen- to sociale because they are umbrella terms; in the case of smart working because of the prestige that the English language has in Italian society; in the case of green pass and recovery fund because they were introduced into Italian journalistic language directly through foreign media. Keywords: contemporary Italian, anglicisms, pandemic, COVID-19 ABSTRACT UNO SGUARDO AD ALCUNI ANGLICISMI NELLA LINGUA ITALIANA DURANTE IL PERIODO COVID-19 La pandemia da Covid-19 è entrata inaspettatamente nella nostra vita, provocando grandi cambia- menti sociali e lasciando le sue tracce anche nella lingua, tramite parole che sono entrate con forza e improvvisamente nella nostra vita come lo stesso virus. Nella lingua italiana la maggior parte di queste parole sono anglicismi che dal Novecento a oggi risultano essere i prestiti più numerosi. Nel presente lavoro l’attenzione è stata posta sugli anglicismi come Covid hospital, hub, lock- down, smart working, distanziamento sociale, delivery, rider, green pass e recovery fund che, a nostro avviso, sono stati largamente adoperati dai media per descrivere il periodo pandemico a di- scapito dei loro equivalenti italiani. L’analisi si è concentrata sulla frequenza degli anglicismi e dei loro equivalenti italiani, nella versione elettronica dei quotidiani La Repubblica e Corriere della Sera, e sui motivi della loro larga diffusione. I risultati confermano il loro dominio nel linguaggio giornalistico e suggeriscono il loro imporsi sulle varianti italiane. I motivi di tale fenomeno vanno cercati sia nel campo linguistico sia nel campo extralinguistico. Inizialmente l’afflusso è stato presumibilmente stimolato dall’urgenza lavorativa. Il loro affermarsi, invece, da fattori diversi: nei casi di hub, delivery e rider per la brevità e compattezza; nel caso di Covid hospital per una semantica più ristretta; nel caso di lockdown e distanziamento sociale perché termini ombrello; nel caso di smart working per il prestigio che la lingua inglese gode nella società italiana; nel caso di green pass e recovery fund perché introdotti nel linguaggio giornalistico italiano direttamente attraverso i media stranieri. Parole chiave: italiano contemporaneo, anglicismi, pandemia, Covid-19 Kaja Katarina Brecelj: UNO SGUARDO AD ALCUNI ANGLICISMI NELLA LINGUA ITALIANA ...