Numero unico celebrativo del giorno dell' annessione CAPODISTRIA, III APRILE MCMXXI All' erta ! il posto che qui mi è dato Pos o è da prode, posto onorato : Saprò soffrire, nè cederò Fin che vivrò. Animo, o scolta, giorno farà; All' erta, olà ! *] Nel duro periodo che più di cento anni oscurò la sua storia, Capodistria non mai piegò e vacillò di fronte a vili minaccie, a false lusinghe nè a dolorose delusioni. Poiché, per provvida sorte, essa attinse esempio, luce e conforto ad una schiera d' uomini d'indomita fede, di ingegno perspicuo, e di tempra adamantina. I quali nel Parlamento, alla Dieta o nel Consiglio del patrio Comune difesero a spada tratta e a viso aperto i nostri più sacri diritti, alimentarono la fiamma del sentimento nazionale, e con fatidico accorgimento ci prepararono ai tardi ma fatali destini. Merito, questo, segnalato e virtù magnanima della Vecchia Guardia, dritta, salda, temprala ai cimenti e alla lotta, come gli annosi cipressi svettanti sulla triste pendice, dove - alfine placata - essa ora riposa all'ombra del bel tricolore, anelito e mira della sua gelosa consegna. Uno solo vi manca lassù, il maestro austero, il duce sapiente, l'apostolo preclaro : Carlo Combi, composto nella pace del S. Michele di Venezia, ma vivo pur sempre nella nostra devozione e riconoscenza infinite. Ancora e più le sue ossa fremettero amor di patria, come quelle dei fidi commilitoni, quando vicino rombava il cannone all' Ermada e vivo balenio di luci, dalla pianura friulana, rompeva le cupe notti o lungi scrutava sul golfo insidioso. Non più trepide e sdegnose s'ergono da S. Canziapo le ombre di António Madonizza, suscitatore dell'audace: Favilla, e di Nazario Stradi il vindice bardo dell'Istria - la quercia miseramente abbattuta ai primi bagliori di cara speranza, E accanto a loro - odiati, banditi e temuti dal 1' Austria in vita e in morte quanto l'esule Combi - gli occhi della mia mente scorgono i generosi e vigili podestà ; Pietro Rota, Rizzardo de Ri«, Giuseppe del Tacco, Bortolo Cad&muro, Pietro del Bello, Francesco Combi, Nicolò e Pietro Madonizza, Cristoforo Belli, Giuseppe Pellegrini e Giorgio Cobol, tutti degni e fieri tutori della nostra coscienza civile. Scolte saggie, animose e provate riveggo e saluto nelPab. Angelo Mar-sich, in Antonio e Domenico Vidaco-vich, Silvestro Venier, Giovanni Manzini, Domenico Manzoni, Giannandrea, Giuseppe e Anteo Gravisi, Nicolò Del Bello, Andrea Bratti, Francesco De Rin, Marc'Antonio Borisi, Bartolomeo Gianelli, Nicolò Gambinì, Antonio Zetto, Alberto Pattay, Marco Cada-muro, Nicolò Bortolo/nei e Pietro Longo. Ma più anche mi è grato ricordare gli umili gregari, zelanti e fedeli fautori del santo ideale, che furono schietta espressione del popolo, quali fra i tanti, i fratelli D' Andri Giovan-nini Sossich Rodatti Mamolo Baseggio Utel Martissa e Marsich; Giambattista Padovan, Paolo Pizzarello, GB. Derin, Andrea Marsich, Antonio Riosa, Pietro Gallo, Ferdinando Percolt, Matteo Babuder, Pietro Stradi, Antonio Minuti, Venceslao Gerin, Antonio Almerigogna, Luigi Damiani, Giuseppe Bensich, Ambrogio Cocever, Pietro Minca, Antonio Meotti, Giovanni Pieri Domenico Grio e Giuseppe Gennaro. Ora che per noi «giorno è fatto» e che esaltiamo la fulgida memoria dei pròdi, i quali con l'olocausto della vita o con l'offerta volontaria del braccio e del sangue, furono le ultime scolte ben degne dei .padri loro all' aspra prova del ferro e del fuoco, mi parve pur giusto e doveroso rievocare i militi valorosi della Vecchia Guardia che più non rispondono all' appello. Ricordiamoli e onoriamoli nel giorno memorando della nostra.maggiore le tizia con plauso, gratitudine e devozione, perchè ben meritarono della grande Patria e della città. E. Longo* *) La Scolta tli C. Combi in Porta Orien tale - Strenna per 1' anno 1858. NELL'ORA CHE SUGGELLA IL SUO RITORNO ALL' ITAUA CAPODISTRIA DICE GLORIA ALLE OMBRE FINALMENTE PAGHE PI ANTONIO MADONIZZA E Di CARLO COMBI NEI TETRI GIORNI DELLA SERVITÙ ORGANIZZATORI EROICI DELLA RESISTENZA ALLO STRANIERO E ASSERTORI INDOMABILI DELLE IDEE SACROSANTE DI PATRIA E LIBERTÀ . G. Q. ito di Giorgio Basii Belli, Gravisi ecc. ecc., coi quali lavorai per vederla liberata dallo straniero, morrò senza questa consolazione. Ma se un giorno gli avvenimenti rendessero possibile questo evento, j miei figli si ricordino ch'essi sono figli di un istriano, istriani quindi essi stessi, e facciano tutto quanto sarà a ciascuno di essi possibile per aiutare il conseguimento di questo intento, che sarebbe il conseguimento della giustizia.» Il vecchio combattente, morendo, cedette le armi ; ma passò la consegna, come ogni buona sentinella"; e fu raccolta. Il sottotenente dei bombardieri -- suo nipote Giorgio - cadeva gloriosamente combattendo il 18 giugno 1917 all'Or tigara. — f nel 1908 a Milano. «Nato sotto la dominazione straniera ho amato intensamente la Patria e ho avuto la fortuna di crederla indipendente, unita e libera ; cose, che al tempo della mia adolescenza era follia sperare. Non ebbi, invece, purtroppo, la ventura di veder liberata e restituita all'Italia anche la Provincia ove nac qui ed ove riposano da secoli i miei maggiori : l'Istria; e temo che anch' io, come tutti i miei migliori concittadini ed amici, Combi, Luciani, Madonizza, Gioventù, non vi è parola per definire ed esprimere la bellezza di questa giuuo -s ta- stra rron vi è grido che tanto forte risuoni da vincere il tumulto delle anime ed esprimere la loro gioia.' Vendicato ogni affronto, cancellata tanta tristezza di ricordi, libere in gran parte le terre che il nemico aveva premuto nei giorni oscuri — ecco i fanti ed i marinai d'Italia là dove un tempo non giungeva se non la nostra speranza, ma col più sommesso battito di ali, perchè anche questa ci era contesa. O terre redente, la Patria che tanto vi invocava si protendeva a riguardarvi con religioso amore — o città di sogno, fedeli sempre attraverso il tempo ed il dolore ; sotto la sferza ed innanzi al capestro, rese-più sublimi pel martirio di Sauro, di Battisti e di tanti altri che tutto diedero per i più alti ideali — la Patria oggi vi riceve dalle mani de' suoi soldati. Sono essi quelli che ne compiono il dono, essi i liberatori che si sublimarono coi più alti sacrifici. Chi nega all' Italia d'aver dato tutto perchè quest' alba sorgesse ? Chi può contenderle il vanto di aver essa sola distrutto un esercito e sfasciata una forte potenza ? L'Italia si rese grande, e si è redenta pei secoli ; ed è verde mietuto da' suoi figli novelli, l'alloro di cui oggi si cinge. O giovani, in questo giorno solenne, in questa superba primavera nuova della Patria che avete veduto la profezia avverarsi, voi gibvani non dimenticate mai quest' ora che altra non ne vivrete di più bella, e siate degni della vostra ventura. Le ibride lotte di perversi partiti, non offuschino mai il raggio luminoso del vero, del giusto, del beilo e dell' onesto ; siate degni dei fratelli e dei padri che tanto diedero per istampare con indelebili segni il vostro diritto ad una Italia grande e temuta. Siate degni di tanto sacrificio e di così alto valore quanto è quello di cui foste i più puri testimoni ; e memori sempre dei precursori e dei martiri, dei vittoriosi e degli eroi che vi diedero sicura e forte una Patria. Essi tramandarono una ragione di legittimo orgoglio, di giusta fierezza quale non ebbe mai per noi tempi più grandi il popolo d'Italia. Voi ne avete il retaggio. Venezia, 29 aprile 1921 Prof. Ettore Perini Capodistria fucina italiana d'ardimenti Dagli albori, del Risorgimento nazionale al raggiungimento dell' Unità italiana, il cuore e il cervello delle cospirazioni, delle iniziative, delle audacie generose nella regione delle Giulie fu Capodistria, genitrice di uomini di pensiero, di fede, d'azione, di duci di folle e d' eserciti. Questa nostra fervida città che al rinascimento spirituale d'Italia aveva contribuito nel Quattrocento con un Verge/io; e con un altro Vergerlo nel Cinquecento aveva levalo la voce della ribellione contro le corruzioni clericali ; e nel secolo delle dispute letterarie aveva affermato con l'iracondo Muzio I' unità dell' idioma nazionale ; e nel Seicento aveva dato lustro alla scienza medica italiana con le scoperte del Santorio; e con le armi in pugno del Gavardo aveva difeso la propria dignità; dimostra per tradizione di generazioni il suo carattere d'accesa italianità e d'appassionato spirito innovatore e perfezionatore. Già nel 1765, quando nel popolo di tutta P Italia, e persino nel movimento intellettuale s'era dileguato ogni barlume di coscienza nazionale, e la consapevolezza d'una patria comune era svanita, un capodistriano» Gianrinaldo Carli lanciava alla Nazione P appello : Diveniamo finalmente Italiani per non cessare d'essere uomini! appello nobile e generoso, e-saltato da Giosuè Carducci. Il primo a promuovere a Trieste e nelle Giulie P agitazione intesa a suscitare nell' animo del popolo nostro vergogna e odio per la dominazione straniera e un principio di fede nel-P Unità d' Italia fu un altro capodi-striano : Antonio Madonizza, che nel 1836 fondava a Trieste «La Favilla» dal motto Poca favilla gran fiamma seconda. L'emporio triestino, invaso da una variopinta moltitudine cosmopolita di mercanti, minacciava di sommergere la purezza di quell' antico Municipio latino ; e tra i generosi audaci che s' adoperarono con tenacia a fondere ITALIA, ITALIA. ITALIA !» --—j——- A. quell.' elemento eterogeneo, assorbendolo nell' italianità paesana, si distinse il capodistriano Nicolò de Riti, che 1' Austria confinò nel '60. E le schiere irredenliste della città commerciale divenula ribelle furono guidate con ardore indomabile nel periodo burrascoso dal 1878 al 1890 dal capodistriano Antonio Vidacovich. "" Ma il Maestro, 1' ordinatore di tutto il movimento "unitario nelle Giulie fu C'irlo Combi. ' Neìle mani di questo auctero capodistriano si concentrarono tutte le fila delle cospirazioni da Pola a Gorizia. E quand'egli, dopo il 1866, pose il centro della sua attività a Venezia, le congiure giuliane continuarono far capo a Capodistria, nella casa dell' ardente cospiratore Domenico Manzoni. Presso di lui si rifugiò Donato Ragosa di Buie, il compagno di Guglielmo Oberdan, dopo che questi fu sorpreso ed arrestalo a Ronchi. A tutte le guerre dell'Indipendenza, Capodistria offrì urì numero di volontari maggiore di qualsiasi altra città istriana e, in proporzione, più di Trieste. E tale primato nobilissimo essa lo mantenne pure nel!' ultima guerra di liberazione. Nel '49 alla difesa di Venezia accorre vano da Capodistria quattro Almerigotti con cinque compagni. Nel '60 e nel '66 gli studenti piantavano il ginnasio per varcare il/confine politico ed arrotarsi : cadeva a Custoza il tenente Leonardo d'Andri. Combatteva nelle file garibaldine tra altri il marchese Gerolamo de Gravisi. Un altro concittadino, dopo aver partecipato alle campagne del '60 e '66, il XX settembre del 1870 entrava a Roma, con le truppe liberatrici, alla testa d' una compagnia di bersaglieri: Cristoforo Venier. Il ministro della guerra d'Italia, che nel 1914 e nel '15 preparò l'esercito per 1' azione contro lo straniero e per la riconquista delle Alpi e delle porte di casa nostra, fu un capodistriano : Vittorio Zupelli. Fu Capodistria, questa fucina d'iniziative patriottiche e rivoluzionarie, che vide nascere nel 1897 il primo nucleo del movimento mazziniano nella regione giuliana, suscitatore di giovani energie audaci contro l'Austria nelle cospirazioni e sui campi d'i battaglia : de' suoi martiri e de' suoi combattenti ricordiamo soltanto un duce giovanissimo, affascinante «pescatore d'anime»: Pio Riego Gambini, eroe caduto sul Podgora; figlio d'un compagno di congiura di Guglielmo Oberdan. E ancora un nome, il più grande : Nazario Sauro ; che assieme a quello di Cesare Battisti personifica tutta l'Italia nello sforzo immane per la liberazione e simboleggia il sacrificio di sangue d'un popolo intero in cospetto del mondo. Angelo Scocchi Nel quindicesimo secolo, quando l'oscuro Medio Evo e il servaggio allo straniero avevano annientato negli Italiani la coscienza di Patria, un Capodistriano, Santo Gavardo, alia corte del re di Napoli, ricacciava in gola con la spada a Rossetto di Capua l'asserzione che gli istriani fossero barbari, non italiani. Nel '700, un capodistriano, Gian Rinaldo Carli, dal Caffè di Pietro Verri e del Parini, di Cesare Beccaria e del Durini, rivolgeva ai-milanesi quel «Discorso sulla Patria degli Italiani» che è il primo incitamento agli Italiani di assurgere a dignità di nazione. Nel giugno del 1797, quando giunse a Capodistria la notizia della caduta della Serenissima, il popolo - marinai, pescatori, salinaroli - insorsero e, a furia, invasero le case dei nobili gridando al tradimento, gridando < Viva San Marco», e tentarono di armarsi e di partire verso Venezia con l'illusione di salvare ancora la grande Patria. Nella guerra di redenzione, i capo-distriani furono - tra i volontari, all' a-vanguardia, tra gli eroi, gli eroi: sul mare, con Nazario Sauro e con £r nesto Giovannini, nel cielo con Ernesto Gramaticopulo, in trincea con Pio Riego Gambini, nel gelo delle Alpi inviolate con il colonnello Ugo Piz-zarello. Che cosa si può dire a Capodistria in questo giorno ? Una città che ha queste memorie da custodire, che ha questa religione, non potrà non essere sempre più grande, nei secoli. Bruno Astori «L'Istria ed il Friuli, essendo inclusi nella Venezia e soggetti al Vicario particolar dell' Italia, erano per dir così nell' Italia più di Roma medesima.» Girolamo Gravisi Pasqua 1921 Capodistria affermerà domenica 3 aprile la sua italianità. La annessione di questa, che Venezia nel 1278 dichiarò città capitale dell'Istria, all'Italia sarà proclamata solennemente, ma la proclamazione non potrà significare se non che Capodistria fu città italiana sempre. Italiane l'origine, le opere d'arte, la bella cattedrale, la torre campanaria, la lunga serie dei Vescovi, la veneta piazza, !a lingua, la tradizione. Italiana 1' anima del popolo, che, come il popolo italiano, ama la religione, la patria, la famiglia, il lavoro. Il popolo affermerà la sua italianità antica e profonda ; Dio, benedicendo la celebrazione solenne, riaffermi nel popolo di Capodistria questi amori, che fanno i popoli sani, onesti, forti. .Così questa perla dell'Adriatico sarà gemma fulgida nella corona d'Italia, gemma preziosa al cuore del Vescovo, che dall' Italia venne ad abbracciarla, ad amarla, a benedirla nel nome di Dio. f Angelo Bartolomasi Vescovo di Trieste e Capodistria Non è un rito che oggi si compie ; la solennità viene spontanea dal sentimento unanime, vivo e profondo, che ha bisogno di espandersi. I primi a raccogliere il manifestarsi del nostro affetto riconoscente, del nostro infrenabile entusiasmo, i primi ad attrarci collo splendore della loro gloria nell'orbita calda della lotta cruenta appena appena cessata, sono i fattori immediati del grande evento, aspirazione di tutfa la nostra vita, sogno di tante generazioni d'italiani: il Re magnanimo, esempio a tutti di abnegazione e valore, i combattenti di terra e di mare, i martiri, il popolo tutto che con la falda fede e i duri sagrifici contribuì al trionfo delle armi e del diritto. Ma nell' onorare qui, oggi più che mai il martire marinaro, i caduti e i reduci valorosi della grande guerra, rammentiamo per dovere di gratitudine anche la schiera numerosa dei precursori nostri dell'idea nazionale, assertori del fatto storico ora compiutosi ; da Gian Rinaldo Carli che ammonì «Siamo italiani per non cessare d'esser uomini» a Cario Combi e Antonio Madonizza che con la parola, gli scritti e 1' (pera costante, l'intera vita pro-digaono in aspre lotte contro il dominò straniero su queste terre, riven-dicaicone l'italianità e additando P importanza politica e strategica della loro unione all' Italia. E iin dimentichiamo neanche che in questo lembo estremo d'Italia la missione nostra è sopratutto missione di difesa nazionale. Inebbriati dalla libertà e dalla redenzione, non vogliamo troppo presto obliare le dure lotte passiti e, nella nostra intransigenza politica, badiamo a non aprir breccie per cui abbiano poi a passare facili affermazioni antitaliane. N. Belli Nella gioia sublime di questo fausto giorro che abbiamo sognato fin dalla giovinezza, che tante volte abbiamo ardentemente invocalo col desiderio impaziente nei momenti di sconforto, e pur talvolta, per avversità di eventi, dubitato del suo avvento, ifn pensiero mi accora. La sorte di quei nostri .fratelli che gli intrighi di una gelosa diplomazia, e in non piccola parte le debolezze nostre, hatino'sacrificato ad un iniquo destino. \ Sona stati compagni nostri di fede e di lotta nella difesa dell' italianità di questa sponda adriatica^ e del mare che doveva essere mare nostro. Avevano diritto come noi alla redenzione che hanno invocato ed atteso con tutto l'ardore del loro animo; e l'Italia vittoriosa aveva il dovere ed avrebbe dovuto avere la forza di imporre la sua volontà e provvedere alla loro salvezza. Sarebbe ingeneroso dimenticarli nell' ora del gaudio. Ricordiamoli oggi e sempre questi nostri fratelli, che ora j^iit -ehc mai hanno bisogno del nostro affetto. Le prefiche del Governo, che a suo tempo, pur lacrimose, hanno approvato il mercato, vanno ripetendo, per placare le indignate proteste^ degli «impazienti», che l'Italia non ha ancora compiuta tutto il suo cammino, nè ha rinunciato all' avvenire. Prendiamone atto. Ma, appunto per la nostra impazienza, ci sia lecita la domanda: Quando? Sarà ancora in tempo ? Felice Bennati In una ormai loniana sera di Novembre ebbi occasione di manifestare, davanti ad una folla festante per il recentissimo avvenimento che coronava tanti voti ed era fine al lungo periodo . di atiesa dolorosa, tutta la mia commozione, tutto il mio orgoglio per aver condotto, primi fra tutti i soldati d'Italia, i miei baldi Bersaglieri in questa cara e forte Cittadina. Alla distanza di più di due anni, quella commozione e quell' orgoglio latenti nell' anima mia, si ridestano all' evento che sanziona uno stato di fatto voluto da Dio, voluto ed atteso tenacemente dai Martiri e dagli Eroi di tutte le nostre epopee, voluto con desiderio che era orgasmo dalla popolazione di queste nobili terre. Per il bene dell' Italia, per la gratitudine che dobbiamo ai nostri Martiri, l'evento solenne risvegli nell'animo di ognuno quella commozione e quei-1' esultanza da cui fu preso il popolo di Capodistria quando, in quella mattina fatidica di Novembre, corse, come un solo uomo, incontro ai miei Bersaglieri. ' x Sarà la fiamma vivida dell' amor vero aH' Italia che risplenderà palese nella bella piazza, recante le impronte della sorella maggiore Venezia ; sarà la manifestazione della fratellanza purissima che trionfa su ogni sentimento di parte e si basa sul Nome invocalo da tanti morenti sui Campi sanguinosi : Italia. Capitano Vittorio Bizzarri del 7 Regg : Bersaglieri Il Comandante dell'eroica Armata del Grappa -- generale Giardino -,.invia a Capodistria, nel giorno celebrativo dell'annessione, i suoi più cordiali pensieri ed i più augurali saluti. - Possano sempre i figli di Capodistria concordi mantenere le loro glorie antiche, che resero celebri Santo Gavardo e Biagio Giuliani, e si rinnovano neli' eroico martirio di Nazario Sauro. Trieste nel marzo del 1921 Senatore Attilio Hortls .... iu mi scrivi: urgente; scrivi il 23, arriva il 28; è vero, dello stesso mese, ma il 28 è già scaduto il termine per mandarvi un mio pensiero. Grazie : mi riconosci almeno ancora un cervello pensante che non arriva però più a pensare a tempo, perchè i servizi di stato borghesi hanno ben altro per là controcassa del cervello che occuparsi delle missive urgenti. Non mi resta dunque che chiudere di urgenza prima di aver incominciato ed affidare il saluto anziché ai servizi statali, a quello di iniziativa privata della «caravella» di Piero Manzini, «il navarca, caravella», che a volte mi rammemora le galee vostre antiche che a Salvore batterono le servili navi adriatiche mercenarie di Federico Barba-rossa. E consolati, . . . ., perchè di urgente ormai noti c' è che una fede : quella di ricostruirci e ricostruire noi stessi, i nostri amici, i nostri avversari, i nostri nemici interni, la nostra regione, la nostra Nazione intellettualmente, moralmente, materialmente e poi noi sparire, noi che volemmo, facemmo quel che potemmo e vedemmo ! Ricostruire intellettualmente un pensiero italiano, sformato da un secolo di servaggio; ricostruire moralmente un' anima italiana di libertà, giustizia, umanità; ricostruire materialmente le sorgenti del lavoro e della produzione e farne scaturire di nuove. Eppoi vivi o morti, noi dobbiamo sparire; se vivi parlando coi nostri morti, ramingando a contemplare fra cielo, cipressi e mare, da Oìtra a Salvore l'azzurro infinito in cui affogavano gli sguardi di Sauro, Giovannini, Gramaticopulo, Gambini, morti vivendo e vivi morendo quando guardavano a quei cipressi dalle Basse all'ombra dei pioppi e delle pinete da Grado a Mon-falcone ! Sparire vivi e vivere della gioia trionfale dei buoni e vivere per la rabbia dei malvagi che per loro condanna eterna possono vomitar veleno, ma colia testa china e malgrado loro ....figli d'Italia per sempre. E se dovessimo sparire morti, perdoniamo anche a questi : i loro figli saranno Italiani come noi. L' Austria ha tentato invano di spegnere l'alito delle nostre anime inventando i gas asfissianti ! Invertiamo il metodo : ciò fu sempre di buon augurio: asfissiamo i nostri nemici in una atmosfera di pura libertà. Grazie e saluti urgenti da Giuseppe Lazzaroni ATALIA ITALIA, ITALIA. I Capodistriani nelle guerre per l'Unità d'Italia OGGI PIÙ CHE MAI MENTRE LA CITTÀ DOVE NASCESTE CELEBRA IN CONCORDE ESULTANZA L'AVVENUTO RICONGIUNGIMENTO ALL'ITALIA MADRE RIFIORISCA -NELLE MEMORIE REGNI NEI CUORI IL NOME SANTO DI VOI CHE TUTTO DESTE ALLA PATRIA ANCHE LA VITA PERCHÈ IL SOSPIRO DI TRE GENERAZIONI SI TRAMUTASSE f ' IN FULGENTE REALTÀ O. Q. 1848-49 Almerigotti de Alessandro, alla difesa di Venezia. Alme rigati i de Giovanni, alla difesa di Venezia. Almerigotti de Girolamo, alla difesa di Venezia. Almerigotti de Luigi, alla difesa di Venezia. Borisi conte Marcantonio, tenente della Marina austriaca, disertò, fu condannato a morte poi graziato; partecipò alla difesa di Venezia. Depangher Andrea fu Carlo, alla difesa di Venezia. Pecchiar Domenico fu Cristoforo, alla difesa di Venezia. Romano Pietro fu Valentino, caporale artiglieria, alla difesa di Venezia — ferito a Malghera. ._ , . Ver zie r Luigi, alla ctifcaì-—di- Vwitrir—;—'--' ~" \ • I859-6O Cadolino Alfredo, tenente del R. Esercito, caduto a Solferino. Damiani Luigi fu Nazario, caporale del Genio, all' assedio di Gaeta. Depangher Andrea di Andrea, cavalleria. Depangher Carlo di Andrea, cavalleria. Gerin Venceslao, sergente; campagne delle Marche e dell'Umbria. Giovannini Francescoy garibaldino. Giovannini Pietro, garibaldino. Rovis Francesco,. garibaldino. Scherianz Pietro, maresciallo dei carabinieri. Alberigo Domenico, garibaldino. Alloi Antonio, garibaldino. Damiani Luigi fu Luigi, garibaldino. De mori Nazarid, garibaldino. Dobrilla Michele, garibaldino. Orio Domenico detto Bis, Brigata Nicotera. Madonizza dott. Pietro, garibaldino. Marchini Giovanni, garibaldino. Marsich Andrea, garibaldino. Mertel Antonio, garibaldino. Minuti Pietro, garibaldino. Riosa Francesco, garibaldino. Vascon prof. Domenico, sergente di fanteria. Venier conte Lodovico, granatiere. Vidacovich ing. Domenico, garibaldino, poi nella Brigata Nicotera. Zetto Stefano, garibaldino. * 1859-6O e 1866 Cuder Federico maggiore di fanteria, ferito a Solferino. D'Andri Leonardo, tenente Brigata Pisa, 29° fant., morto nella battaglia di Custoza, decorato con medaglia d'argento. Depangher Giovanni, garibaldino. Gallo Michele, tenente Brigata Ravenna. _ Gravisi marchese de Girolamo, sergente cavalleggeri Alessandria. 1867 (Mentana) e I87O (Digione) Steffè prof. Domenico garibaldino, sottotenente aiut. magg., segr. di M. R. lmbriani, combattè a Mentana, Monterotondo e sui Vosgi. Pizzarello prof. Antonio. fu Paolo, garibaldino; combattè a Mentana e Monte-rotondo. 1861 (sped. Bixio), 1866, 1867 (Mentana) e I87O (Digione) Ettel Francesco, garibaldino. 1860-61, 1866, 1870 (presa dì Roma) Venier conte Marcantonio, tenente colonnello Brigata Como. e 1915-1918 Almerigogna Paolo, tenente granatieri, croce di guèrra. Almerigogna Piero, capitano mitragliere, tre medaglie di bronzo, ferito. de Almerigotti Francesco, tenente fanteria, croce di guerra. Babuder Oreste, capitano arditi, tre medaglie d'argento, una di bronzo, più volte ferito. de Base** io Giorgio, sottotenente bombardieri, medaglia d'argento, caduto sSsull' Ortigara il 18 giugno 1917. Bellemo Amedeo, soldato fanteria, croce di guerra. Bianchi Attilio, cap. magg. granatieri, croce di guerra. Bianchi Marcello, tenente farmacista. Bianchi Mario, soldato fanteria, croce di guerra. Bianchi Renato, bersagliere, croce di guerra, mutilato. Bianchi Umberto, sergente fanteria, crocè di guerra. de Bratti bar. Andrea Mario, capitano cavalleria, osservatore d'areoplano, "medaglia d'argento ; caduto nel cielo di Mirafiori 27 agosto 1916. Bratti Andrea, tenente artiglieria, croce di guerra. (taUrf (ìtnuvy/jv, julumu aanltST -» ? Bullo Michelangelo, capitano farmacista, croce di guerra. Bullo Umberto Vittorio, sottotenente fanteria, medaglia d'argento ; caduto sul Vodice 7 novembre 1917. Calogiorgio Tullio, soldato fanteria, croce di guerra, mutilato. Comuzzo Giuseppe, caporale mitragliere, croce di guerra. Cuderi Vittorio, capitano fanteria, croce di guerra, ferito. D'Agostini Luigi, legionario Estremo Oriente. D'Andri Giuseppe, tenente fanteria, croce di guerra Dellasanta Angelo, sottotenente fanteria, medaglia d' argento-, caduto sul Piave 22 luglio 1918. Dellasavia Giovanni, legionario Estremo Oriente. Depangher Nazario, sottotenente fanteria, croce di guerra. Depangher Nicolò, legionario Estremo Oriente. Deponte Giuseppe, sergente mitragliere, croce di guerra. Derin Nino, tenente fanteria, croce di guerra. Filzi Fausto, tenente artiglieria, medaglia d'oro, caduto.'' Fonda Dino, sottotenente granatieri, croce di gnerra. Gali Giuseppe, tenente. Gambini Pio Riego, soldato fanteria, medaglia d'argento ; caduto sul Podgora 19 luglio 1915. Genzo Remigio, cap. magg. fanteria, croce di guerra. Giovannini Ernesto, capitano di fregata, medaglia d'argento, morto a bordo del sommergibile