N. 3. PAGINE ISTRIANE PERIODICO MENSILE S P IGO LAT U R 15 M O N TIA N B I Nella Biblioleca Čiri ca di Trento c'e una lettera au-tografa di Vincenzo Monti, publicata in parte nel 1836') e sfuggita interamente al Bertol li e al Mazzatinti''). E diretta al giurista trentino Francesco Vigilio Barbacovi (n. Taio 1738, ni. 1825), ben noto come autore di un Drogelto d' ua nuovo codice giudiziario nelle ca > t ne ciri/i e come cancelliere del Principe Vescovo di Trento. Non eaprei del dono di che opera o, anzi, di che opere, stando alle precise parole della lettera, il Monti ringraziasse il Barbacovi. Si trattera verisimilmente delle piu recenti: Della interprelazione delle leggi o De' mezzi di precenire le riroluzioni negi/ S/ali o Della durata degli stati o p/t leni i e de' grandi it u peri/, o Della dijferenza delle pene da imporsi ai deliti i de' nabili e de' plebei, scritti3), che, se non corrispondevano in tutto alle idee piu avanzate del tempo, avevano il pregio di agitare con larghezza ed equita di vedute le pili gravi questioni d' attualita. Gli elogi del Monti, detrattane la solita en ta d, non erano dunque ingiustificati. Milano, 1 Luglio 1818. Oiicravdissinm Si/nor Covte. — Meriterei davvero di essere detto mi o sciflgurato, se. proless.uido le Lettere non sapessi 4) che il Conte Vigilio Barbacovi e uno de' piu illustri intelletti de' nostri giorni, e 1' oracolo di q;ie!!a vera e grande Giurispriulen/.a che tratta dai santissiini fonti della ragirne assicura, o per lo meno dovrebbe' assieurare ali' uomo contra la for/^v il piu sacro de1 suoi intercssi, la civile sua liberta. Le vostre opere, M Lettere ivedite Ai guaranta illustri italiani del sec. 'XVIII, Milano, Bravetfa, 1836, p. 136 sg. 2) Vinc. Mcvti, Lettere ined. e sparse, racc., ord. e ill. da Alf. Ber-foldi e Oius. Mazzntivti, Torino, I 1903, II 1896. 3j Cnntenuli nel vol. VII degli Opuscoli spettavti alla scievza del go-i.emo e della let/islaziove, Trento, Monauni, 1818. ■ 41 II Barbacovi e di tatti nominato dal Monti in lett. a Cesare Arici [Milanr) 1 giugn. [1811]: 'Siete anche nella dupla di segretario per la sezione di \ erona in confronto del trentino Barbacovi'; ctr. Bert.-Mazzat., II 51. 106 PAG IN K ISTRIANE signor Conte, dovrebbero per mio avviso formare gran parte del Breviario de' Principi, e di coloro che governano a loro senno il cuore de' Principi. Ma fatahnente ') nel piu dei Reggitori de' popoli avverasi la sentenza del Macehiavelli il quale disse che la grande Politica e come la Natura che veglia ed intende alla conservazione della .spe/.ie, ina si fa giuoco dei di-ritti e della vita degl' individui : sentenza poco diversa da qnella di Socrate che nella Politica non vedea che la scuola degli assassini. 10 non sono buon giudice della scienza che voi, illustre Signore, si altamente insegnate nelle classiche vostre opere : ma sento che elle sono dettate dali'amore dell'uomo; e. cio mi tira mirabilmente a vencrarvi e ad amarvi. Ed ora che vi e piacinto farmene dono p rezi oso non so trovare parole che eg-uagliuo la pienezza della mia gratitudine, e parini di essere divenuto una qualche cosa nel vedermi da voi onorato di tanta benevolenza. Quanto alle lodi di cui mi siete si liberale a me non torna conto il disingannarvi, e mostrarvi che non le merito. Mi sono pero eari i vostri conforti : e ali' uscire del terzo vohune 2) della mia /V iposta saro a pregarvi di voler gradire 1' offerta che in attestato di riveren/.a vi faro deli'opera mia. Conservate ali' onore della Filosolia una vita cosi preziosa, e se la mia preghiera 11011 e superba, ponete nel numero de' piu devoti vostri servitori V. Monti. Ai Chiarissimo Sig.r Conte Francesco Vigilio Barbacovi, Trento. 11 Un' {iltra lettera, autografa presso la medesima Jiiblio-teca, ed inedita, 6 indirizzata3) al senatore Filippo Maffei, padre, a quanto so*), del rinomato poeta-traduttore Andrea5), e ci mostra il Monti nel poco lieto ufticio di raccomandatore. 1) Le parole, da Ma fatalmente ad assassini mancano nella stampa succitata del 1836. Varianti: lin. 3: Virgilio; lin. 17: dettate dali'amore degli ucmiini; lin. 26 : ponetemi e punto fermo dopo servidori. — La tra-serizione di questa e della lettera seguente dagli autografi, oltre alla col-lazione della prima con la stampa del 1836, fu eseguita dalla sig.na Vera Maria degli Alberti, alla quale rendo qui grazie. 2) Cioe la parte I del vol. II (1M9) della Proposta di alcune corre-zioni etl aggiuvte al Vocabolario della Crusca, Milano, dali' imp. r. Stamperia, 1817-24. 3) E senza data, ma dai timbri postali, come ho in cortesia (e gliene rendo grazie) dal Chr.mo prof. Ludovico Uberziner, Bibliotecario della Comunale di Trento, si rileva, che la lette.-a, spedita da Mil.mo, era giunta a Verona ai 17 sett. del 1821, 4) Raff'. lktrbiera, II salotto della cont. Maffei e la societa milanese (1834-1886). Milano, Treves, 1896, p. 12. — Franc. Ambrosi, SerittOfi ed artisti trentini, Trento, Zippel, 18942, p. 163 sg. — Dal luogo, ove si-rivo, non mi e dato ricorrere a fonti migliori per notizie piu ainpie (• sicure intorno a questo Filippo Maffei senatore. Forse e quel Maffei, che in una lettera di Paride Zajotti ad Antonio Salvotti, da Milano, 10 ott. 1«33 icfr. Aless. Luzio, Ant. Salvotti e i processi del ventuno, Roma, Soc. ed. Dame Alighieri, 1901, p. 315) e nominato come ex-Consigliere aulico iiresso I'1. R. Trilmnale supremo di giustizia (Senato Lombardo-Veneto) in Verona. Nel 1821 era in funzione, come mi conferma il Chr.mo G. Biadego, Bibliotecario della Comunale di Verona: e qui lo ringrazio della cortesia. 5j Tra il Monti e Andrea Maffei v' era, coni' e risaputo, gia da qualche anno relazione d' amieizia. Prei/iatissimo Sig.r Senatore. — Per le relazioni del mio raccoinandato Dottor Baretta ') \ni ora giA noto con quanto zelo cd amoro, avea Ella preso a proteggerlo ; o con mio soimno contento 'per la sorte di quell' infelice ne veggo ora 1' effetto nella nomina, che di lui si e, fatta a Cancelliere nella Pretura di Bormio. Quantunqne i nostri voti non siano interamente stati adempiti, nnlladinieno 1'esser eg'li stato messo in carrie.ra non k poco ; e il Baretta saprA, ne sono sicuro, con tanta soddisfazione de' suoi superiori adempir bene il coimnesso ofticio, che non tarderA a farsi degno di miglior destino. Io le rendo intanto grazie di cuore di qnanto ha fatto per lui ; e spero che la sua buona condotta sarA presso di Lei efflcace raccomanda-7. i one, per 1' avvenire. Un tenero abbraecio per me al degno suo figlio, a eni mi pregio di essere in tu t ta la forza della parola vero amico. Alla Contessa Mosconi2) che qni si trova, consegnero 1'eseinplare promessogli della nuova edi-zione 3) della mia Iliade e della Basvilliana. Onoratcmi de' vostri comandi, e porgetemi occasione di far lnani-festa coir opera la gratitudine, la stilna, e 1' affetto con cui mi protesto Dev.mo ed Obb.mo Serv.e ed A.eo V. Monti. Al Nobile ITomo II sig.r Sen.e Filippo Matfei, Verona. 'i 'Forse', mi seri ve 1'egr. sig. (i. Biadego sunnominato, 'si tratta di Don Domenico Giovanni lieretta dottore in legge, nel 1818 consigliere deli' I. R. Tribunale d' appello, generale e superiore giudizio eriminale in Venezia, cfr. Manuale drl Regno Lombardo Veneto per l' anno bisottile /848, Milano, imp. regia Stamperia, |>. 591'. rj Senza duh bi o la Clarina Mosconi, de' talenti e del cuore della quale 'parlano abbastanza le Epistole d' Ippolito Pindemonte, e le lettere di Vineenzo Monti' (cl'r. Lettere di C. Vannetti, Verona, Libanti, 1844, per nozze Mosconi-AIbertoni, dedicatoriai e che presentava, con lett. da Verona, 14 nov. 18-21, al medico Aglietti *) Vinc. Monti, qnando questi si recava a Venezia assieme al Perticari (cfr. I'otip. Molmenti, Galanterie e salotti vene-ziani, in 'Nuova Antologia', Roma ; 16 ge.nn. 1904, p. 212 sg.;. Vedi lettere a lei in Vinc. Monti, Opere ined. e rare, Piacenza, Stamp. del Maino, 1835, V 163 ecc. ecc. — Da non eonfondersi, adunque, con 'la bionda Elisabetta Mosconi, vagheggiata da' Ippolito [Pindemonte], dal Bertola', da Clem. Vannetti, dal Bettinelli ecc., la quale 'spiecava per meravigliosa bellezza, per spigliata gentilezza di modi e per squisitezza di gusto' nel circolo di Silvia Verza (cfr. Gina. Picciola, L' epistolario di C. Vannetti, Firenze, 1881, pp. 45-57.. Quest'ultima, nata Contarini, vedova del conte Giac. Mosconi, era morta di 55 anni ai 17 magg. 1807 e il Pindemonte, che spessissimo 1' avea nominata nelle sue poesie e le aveva dedicata un' epi-stola, la pianse ne' famosi vv. 358 sgg. de' suoi Sepolcri (cfr. Ugo Foscolo, Poesie liriehe scelte, con prefaz., note e append. per cura del sac. Michelangelo Gravcelli, Torino, Tipogr. e libr. Salesiana, 18973, p. 86). 3 Non saprei indicare precisamente queste nuove edizioni. *) Questn dott. Francesco Aglietti, raeconta lo Stancorich, Biogr. it. nemi. (list. <1. Istria8, p. ''47. -al momento (lella deinoliasione del tenipio dei Serviti' ha raccolte le. ossa del nostro Šali-torin, -le quali sono presso di lui religiosamente conservate per collocarle, a tempo opportuno, nelTAteneo presso ali'indirata epigrafe ed al busto'. G-iulia Querini, vedova deli'Aglietti. conse-gno le dette ossa al dott. Francesco Cortese, prof. d'anatoniia ali'UniversitA di Padova. che le accettA 'col disegno di depositarte in un pubblico stabilimento'ecc. Cfr. La Provincia deli' 1 »tria, 1877, XI, 36 ove si cita una lett. del Cortese ad Emtn. Ant. Cicogna, 28 ag. 1839. tratta dalle 'Inscrizioni venezian"' del Cicogna, III. (570 sg. Saprebbe ' A. VII, fasc. I, 1904. 3) Termini geograflci dialettali raccolti in Sicilia. «Rivista geografica italiana» A. VI, fasc. X, 1899. 4) O. Marinelli. Termini geograflci dialettali raccolti in Cadore. Ibidem, A. VIII, fasc. II e III, 1901. 5) A. Lorenzi. Termini dialettali di fenomeni carsici raccolti in Friuli. »Pagine friulane* A. XIII, N. III, 1900. 6) (J. Crocioni. Termini geograflci dialettali di Velletri e dintorni. «Rivista geografica italiana« A. X, fasc. I e II, 1903. Negli Spogli di per- Anchio 6 voluto provarmi su questo campo, coll'intento di apportare qualche giovamento alla scienza geografi ca e di dimostrar ancora una volta quanto italiano i ia il linguaggio della nostra bella provincia. Anzitutto voglio parlar brevemente dei dialetti istriani, a miglior schiarimento delle cose che aiulro dicendo. I dialetti italiani deli'Istria') sono due: il renelo e 1' islriatto (istrioto), parlati da 253.010 individui (cen.s i men to del 1900). Fino a poco tempo fa usavasi in provincia anche un terzo dialetto, il friu-lano e precisamente a Trieste ed a Muggia. Oggigiorno la parlata predominante e la veneta, che riportd completa vittoria sulla friulana e niinaccia seriamente 1'istriana. Essa viene usata in quasi tutte le cittA e borgate e in non pochi castelli e villaggi: anche gli slavi la conoscono e di essa si servono quando conversano con gli Italiani. II dialetto istriano, una volta molto piu esteso, viene oggidi parlato solo nell'Istria inferiore, nelle citta di Rovigno e Dignano e nelle borgate di Valle, Fasana, Gallesano e Sissano (20,000 anime circa); k delle somiglianze col dialetto della terraferma napoletana. Gli Italiani, specie quelli deli'interno, usano anche alcuni termini d'origine slava, cosa naturalissima in un paese ove non si pu6 assolutamente parlare di confine linguististico fra le due nazionalita che lo coabitano: di questi termini mi parve non inopportuno prender pure nota. * * * II maggior aiuto nella compilazione di questa raccolta lo ebbi da carissimi amici e da egregi conoscenM che mi inviarono notizie e comunicazioni. A tutti questi mi sento in obbligo di porgere publicamente un grazie di cuore; speciali ringrazia-menti li devo poi al dott. Antonio Ive deli'Universita di Graz e al dott. Matteo Giulio Bartoli deli' Universita di Strasburgo per i loro saggi consigli. Spesso consultai le raccolte del genere gamene che il prof. L. Cesarini-Sforza va pablicando nell'«Arehivio tren-tino» abbianio trovato non pochi vocaboli geografici nsati anticamente nel Trentino. Ci consta che neg'li «Atti del V congresso geografico italiano» che si tenne 1' aprile scorso a Napoli, il prof. (J. Uainelli publichera i termini geogrctfici dialeltali di Gresaoney (Piemonte). ') Nel presente lavoro sono prese in considerazione anche le Lsole del Quarnero, che anirninistrativamente appartengono ali' Istria. Trieste, la vera nostra capitale, e naturalmente compresa. « fatte finora in Italia, per riehiamarmi alla mente le eorrispon-denti voei usate in Istria; o eonsultato anche alcuni lavori sui dialetti istriani1); la carta militare austriaca al 7;">.000 mi forni degii esempi di fenomeni geograflci. Mi preme inoltre ricordare che di molti vocaboli, specie orograttci ed idrografici, o voluto veriflcare sul luogo 1' applica-zione; mentre per gli altri o procurato d' aver la conferma di pili persone, per evitare quanto piu possibile errori di defini-zione e di gratia. Quanto concerne quest'ultima, diro che, per sempliflcare la cosa, o omesso quasi del tutto i segni diacritici che o trovato usati nelle opere da me consultate e mi sono attenuto a quelli assolutamente indispensabili: per quel suono istriano che sta fra la o e la u o adoperato il segno o>f (brusado^ra); per quello pure istriano che fra la e e la i il segno el (rastc/a); le vocali c ecl o da protiunciarsi aperte anno sopra 1'accento grave ('). Dove mi fu possibile o tenuto anche conto della deriva-zione delle parole *). ❖ * Prima d'incomiuciare mi sia permesso di tare ancora alcune considerazioni. Dando un'occhiata generale al lavoro, si osservano delle sproporzioni nella distribuzione del materiale raccolto: troviamo, a 1110' d' esempio, che 1 očali ta piccole e poco importanti /inno fornito copia di termini maggiore che altre ben piu grandi; ti'oviamo che alcune serie sono molto estese mentre altre sono limitatissime; che nelle stesse, alcune regioni della penisola sembrano trascurate al con fronto di altre. Esaminiamo un pj' da vicino alcune cause della varia distribuzione de' vocaboli. Povere di termini geograflci speciali sono Trieste, Muggia e Pola: queste citta anno perduto da parecchio tempo 1 Tali opere sarebbero : Ascoli. Istria veneta e Quarnero. Arehivio glottolog-ico italiano. Vol. I, a. 1873. 1, Cavalli. Heliqvie Icidine raccolte a Muggia. Con appendice sul dialetto triestino. Areheografo triestino XIX 1.° R. Devescovi. Vita rovignese. Bozzett.i in vernacolo. Rovigno, 1894. A. Ive. Canti popolari istriani raccolti a Rovigno. Torino 1877. Detto. I dialetti ladino-veneti dell'Istria. Strassburgo, 1900. T. Lnciani. Tradizioni popolari albonesi Capodistria, 1892. (i. Padovan. Rime triestine ed istriane. Trieste, 1899. G. Vidossich. Studi sul dialetto triestino. Arch. Triest. XXIII, 2.° -) Le parole che non sono seguite da nomi di citta, vengono usate generalmente in paese. il loro dialetto (il friuluno le due prime, Y istrinno la, seconda); vi si parla adesso il veneto, che non essendo indigeno, manca si puo dir completamente di voci speciali, manca di termini che ditferiscano granche da quelli usati negli altri luoghi. Nel dialetto di Veglia (ora veneto) si conservano invece non poche tracce deli'antico dahnatico. L'Istria, b un paese al mare; vi abbonderanno quindi i termini che ad esso si riferiscono: da cio la ricchezza delle tre prime serie. Ma c'e deli'altro ancora. Orograficamente 1'Istria consta di tre regioni ben distinte: VAltipiano della Ciceria, la Re-gione coll.iiuma mediana e VAltipiano meridionale-occidentale. Lasciamo stare il primo che, per essere abitato da slavi o da romani slav izza ti, non fa per noi, e veniamo alla seconda: essendo questa costituita da un terreno impermeabile (arenarie e mame), le acque anno la possibilita di scorrere superfieial-mente: esse, con la loro erosione lenta ma continua, anno plasma to 1' attuale superfic-ie del stiolo, dando al paesaggio un carattere orograficamente vario ed interessante; 1'altipiano meridionale-occidentale invece, per la permeabilita della roccia calcarea, che non permetle alle acque di scorrere superficial-mente, e uniforme e quasi attatto privo di varie ta orografiche. Niente da stupirsi quindi se nelle serie dedicate ali'orografia e airidrografia terrestre noi troveremo piu spesso citate Capodistria, Isola e Piran o di quel!oche Parenzo, Ro vigno e Dignauo. Queste due rubriclie pero, assieme a quella dedicata ai termini geologici, sono relativamente limitate, essendo 1'Istria nel suo complesso povera di varict/i oro-idrogratiche e geologiche, pove rta che risulta vie maggiormente se confrontiamo il nostro paese col Cadore, col Trentino e in generale con paesi alpini. Numerosi sono i termini risguardanti la coltura (VIII), essendo 1'Istria un paesa eminentemente agricolo; numerosi sono pure quelli della serie VII (abitazioni ed aggruppamenti umani); le due ultime sono le meno ricche di voci dialettali e le meno interessanti dal lato geografico. ELENCO UEI TERMINI Abbreviazioiti dei notni di cittd : Alb. (Albona); Bu. (Buje)\ Cap. (Capodistria); Cher. (Cherso); Citt. (Cittanova); Dig-n. {.Dignauo); Fa.s. (Fa.sana); Is. (Isola); Luss, (Lu.ss in piccolo) \ Mont. (Montona); Mug-. (Muggia); Ors. (Orsera); Par. (Parenzo)\ Ping'. (Pinguente i; Pir. (Pirano); Pis. (Pisino); Po. (Pola); Port. (Portole); Rov. (Rovigno) ; S. Viuc. (Sanvincenti); Tr. i Trieste); Va. (Valle); Ve. (Veglia); Visgn, < Vmgnano); Visnd. (Fmnada). /. Foc;v' indicanti fenomeni almosferici ed aslronomici. * Arcnubie (Rov.), arcuubfc (Fas.) — arcobello, arcobaleno. -Bava — brezza. Diminutivo bavisMa. *Bissab6va (Pir., Visnd.) — tromba marina, turbine di vento. Vedi siou. -Brengo (Po.), brengu (Fas.), bringhifcra (Rov.), bressaina (Ve.), brisada (Cap., Par.), bronzigo (Pir.), brenzigola (Bu.), brisi-nfcr (Ors., Dign.) — nevisehio. 'Brnnia (Cap., Pir., Bu.), barslua (Ve.), brosfna (Pis., Visnd., Visgn., Alb., Mont.), brosa o brosfna (Ping.), brislna (Par., Ors.), briseina (Rov., Dign., Fas.) — brina. -Burion *) (Rov., Ors.) — tuono. Calada — orizzonte velato da nubi. Vedi mnrada, Iressa e saca. Callgo, caleigo (Rov.), caleigu (Fas.) — nebbia. Caligada — temporale estivo, proveniente dal mare. Vedi nenbo. Caro e carelo — Orsa maggiore e minoi'e. Cioclieta — Pleiadi. Fortuua, fortunal — vento torte in genere. Fumada, funiata, fumarela (Alb.), funiariola (Cher.) — vento forte che solleva I' acqua del mare. Vedi sgoulateie. (Jravisaua (Rov.) — temporale proveniente da Grado (Nord). Levantera — vento forte da levante Liuio — leggera brezza. Maraizzo — (tempo ammaccaticcio), vedi provenza. Mare de.... (truitandosi di rento) — luogo dove un vento nasce (madre) o softia con maggior veemenza. La mare de la bora e per Capodistria la Val dei Campi. Murada (Ors.) — Vedi calada. * Nenbo*) (Pir., Par., Ors.), nenbu (Fas.), neubadonra (Rov.) — vedi caligada. Nevera — tempo freddo, ventoso d' inverno. Neverin, niverein (Rov., Fas.) — temporale estivo di breve durata. buriana a Velletri significa temporale. 2) Sonar nembo (Ors.) — avvertire col suono delle cainpane 1' avan-zarsi del temporale. Nuvola de boubaslna ') (Port.) — nuvoletta bianca leggerissima. Piegorele o pegorfele 2) — pecorelle, nuvolette bianche disposte a 1110' di gregge. Provenza — tempo calmo, molle, senza sole, d' inverno. Vedi macaizzo. Befolo, refolada — (da ve/I are), colpo di vento impetuoso, raffica. Rufiana (Cap.) — venticello incerto che precede una caligada. -Saca3) (Rov.) — vedi calada. Sbalsadura (Ors.) — forte nenbo. Scontradura — incontro di due venti contrari. ^Sentena (Cap.) — striscia di nubi che s' avanza coll' avanzarsi della caligada. Sercio — alone della luna. Rresagisce mal tempo. -Sgofilateie (Rov., Fas.) vedi fumada. -Scravasso o slavasso — rovescio di pioggia. -Sion, siouada, sionera — scione; vedi bissabova. Štela de tramoiitana — stella polare. Strada de Roma — via lattea. Tondo de luna — luna piena. Tratuontanese — temporale proveniente da tramoiitana, di breve durata, d' estate. Tressa (Pir.) — vedi calada. Tre re — Orione. II. Notni dati a fenomeni relativi alta fisica del mare. Antimama •— rimando deli'onda. Vedi rionda. -Boligasso o boierisso — piccoli vortici che fa 1' acqua corrente. Colma, coulma (Rov., Fas.), colmera (Is.) — alta marea. Coulma in aria (Fas.) — gran colma. - Bosana (Cap.) — acqua decrescente. Ffele, fifele (Rov.) — il flusso ed il rifiusso poco sensibili due o tre giorni dopo la luna nuova. Mareta, marita (Rov., Fas.) — mare agitato. Marisada -— mareggiata. 1) Nuvole de bonbasina La piova xe vizina. 2) Nuvole a piegorele Piova a mastele. 3) Sul in saca 0 vento o piova o gran bunassa. Miir morto — 1' aspetto del mare quando una burrasca 6 cessata. Rastela (Rov.), rastfa (Pir., Po.) — risacca, il frangersi delle onde contro la costa. Riouda — vedi antimania. —Rnmasteia (Rov.) — sconvolgimento del mare. Seca, sica (Rov., Fas.) — bassa marea; seca scolada (Cap.) o sica in aria (Fas.) — grande seca. Stigasso — quando, durante il mal tempo, 1' acqua del mare d' un tratto cala, poi subito cresee. -Stigo — la corrente che si osserva nel mare ali'ora del fiusso o del riflusso. -Surion (Cap.) — mare agitato in senso diverso dal vento che soffla in terra. III. Termini riguardanti la morfologiu del mare e delle regioni costiere. Auconela — (d= gomilo), piccola insenatura. Vedi iusenada e valestrfn. -Arno (Rov.), arnu (Fas.) — buco scavato dalle onde sui massi • sporgenti nel mare. Ar no longo presso Rovigno; arnu del salda a Brioni grande, presso Fasana. Aspreo (Pir., Po.), asprfc (Fas.J, spri (Rov.) — aspreto, luogo irto di pietre erose, alla riva del mare. -Baro — fondo algoso (Baro —'cespuglio; vedi serie VIII). Boca — sbocco di tiume o canale. Boca fiume chiamasi la re-gione alle foci del Risano, presso Capodistria. Bii o buc (Ve.) — buco profondo nel mare. Vedi gorgo. Dosso, duossi) (Rov.) — banco di fango. Gorgo (Ors.) — vedi bu. Iusenada (Par., Luss.) — vedi anconfela. -lama — fondo netto, senza vegetazione. -Lfeca (Fas.) — fondo melmoso. Vedi vijlma. Marina, mareina (Rov., Fas.) — regione costiera. Piaio (Rov.), piaiu (Fas.) — spiaggia. Piaiu dei conventi (Brioni g.). Ponta — punta, promontorio. Dimin. p^ntolina. .... ., -Raipa (Ve.) — riva, spiaggia. Sabionfel (Tr., Is.) — bassofondo sabbioso. " Scano — banco di sabbia. Sega — filone pietroso che sporge con riflusso dal mare. Vale — insenatura; valon — baia, piccolo golfo. Talestrio — vedi anconfcla. Vfelma, ielma (Rov.) — vedi leča. IV. Termini orografici. Aguarou (Cap.) — canalone prodotto dali' erosione delle acque. Vedi buson. Aguarou de Suh Baldo, presso Hau Toma. Borgola (Pir.) — {btfore+4a), sin nosita di colle. Busa (Cap.) — valle ristretta e profonda. Basa de Prore. Buson (Cap.) — vedi aguarou. Bous (Rov.) — caverna. Costifera — pendio per lo piu selvoso di monte o colle. Dolina — voce slava, indicante una depressione imbutiforme nella roccia calcarea. Non e molto in voga presso gli Ita-liani deli'Istria, i quali usano piuttosto le seguenti deno-minazioui'): dola/z (Par., Citt., Mont., Visnd., Port., Ping., Pis.), fonda e fondura (Ve.), fondfcl (Visgn.), toidiua (Mont., Visnd.), valeta (Alb., Visnd.). Foiba, fuiba (Fas., Dign.), fuoiba (Rov.) — (,fovea), pozzo naturale, voragine. Foiba de Pis in ; foiba del Varuu (Fas.). ' ^ Urebani, grfebeni, grifebani (Rov.) — voce probabilmente slava, ■ indicante 1111 tratto di suolo aspro per rocce affioranti e senza vegetazione. Nel Cadore grdvegna o grembegna, nel Trentino .sgreben. (irisa, greisa (Rov., Dign., Fas.) — selciato irregolare, naturale o artificiale. (irim de Chersdn, presso Fianona. Pečina, picina, — voce slava per caverna, bučo. Picina de la Zdtica (Par.). Pouta (Cap.) — colle che si protende appuntito verso una valle. Pont a de Canzan. Zuco o zucolo — cima di collina (e poco usato). 'i Anche in altre reg-ioni italiane, il fenomeno earsico, noto pure nella scienza sotto il nome
  • fwv ') — che chiamero la parte prima del codice; la parte seconda č costituita dalla Batracotniomachia d' Omero. L'A. assegna la prima parte al sec. XIV, la seconda al X V-X VI (cfr. a pag. 13), ma in cio čredo si sia ingannato, perche un minuzioso esame m' ha convinto che la seconda mano, la quale ha ag-giunto i versi 121, 180, 181 ecc. e fatte le altre correzioni, sia 1' identica che ha scritto la I.a parte del codice ; cosi che ci e necessita restringere per tutte e due le parti i limiti di tempo posti dali'A., ed assegnare 1' intero codice ad una stessa eta, molto probabilmente al sec. XV. Anzi, essen lo la seconda mano necessariamente posteriore — s' anco di pochissimo — alla prima, ne segue che la prima parte del ms. potrebbe essere piu giovane della seconda. Ne a questa detenniuazione deli'eta s' oppongono le tiligrane, che quella del nostro codice, come l'A. stesso ha visto, e simile alla riportata da Midoux et Matton : Ltades sur les filigranes des papiers emploges en France aux XI16 et XV" siecles (Pai'is 1868) al N. 428, o a quella cli'e in codici datati del 1398 e del 1407 presso Briquet: Papiers et Filigranes des Archives de Genes (Geneve 1888), N. 465. A pag. 129 l'A. da la complela collazione del poemetto omerico sull'edizione ster. di A. Baumeister (Teubner 1897); e cli questa cura dediča ta al nostro ms. va data lode all'A., poiche esso appartiene alla miglior classe; per quanto anzi ho potuto constatare, e affine al codice Parigino 2802 (II1' in Lud-wich: Die hom. Batrachomachia ecc. Lipsia, Teubner 1896j. Alcuue aggiunte cli lezioni sfuggite ali'A. chiudano la mia re-censione deli'insigne opera: v. 5 il nostro ha [:aXX=o6ai (sic!) v. 116 la mano seconda ha aggiunto in marg. žoD>av: i vv. 148-154 sono divisi inetricamente male: la m.2 li ha ricomposti con segni opportuni; v. 170 \s.o:*.[>%] |ia-/.p5s; v. 206 non ha Tpo>YAi,r»)? ma Tpw-fXu«;: v. 209 non Ie!):Xatov ma Te'Jt/.al ,v; v. 235 il dubbio dell'A. žV/e (?) si risolve in Di piu intorno a questo codice, in altro luogo; qui mi siano concesse ancora poehe parole sulla provenienza dei tre i) La tradussione latina fattane da Leonardo Bruni d'Arezzo e con-tenuta nel Codice Vergeriano pervenuto teste in dono alla Biblioteca Ci-vica di Capodistria. c.oclici. Nel raio articolo su citato osservavo che i fraramenti di iMoscopulo, di cui 1& faccio parola, avevano servito di rap-pezzi a un corale di S. Bernardino Piranese; ma non sapevo risolvere la questione, se il corale fosse stato rappezzato a Pirano o a Capodistria, o in altre parole, se il codice provenisse 0 no da Pirano. Ora alcune altre scoperte fatte a S. Anna m' hanno convinto che tutto il complesso di codici si debba far venire di la: 1° per il motivo dei frammenti suddetti, il quale acquista valore positivo dagli altri fatti; 2° perchč un bellissimo frammento di un Seneca tragico porta la scritta: Carte di & Bernardino; 3° perche un codicetto latino, il quale contiene parte dello Statuto Piranese del 1384 '), a quanto si rileva dallo stesso, era proprieta di P. Raimondo da Pirano, e 4° perche questo Padre, che senza dubbio era in continue relazioni con la sua patria, fu un dotto raccoglitore di libri e di manoscritti per la biblioteca di S. Anna, come sa il presente bibliotecario P. Griacinto, suo degno successore, e come atte-stano Iacopo Bernardi2) e il P. Fabianich 3). II primo, parlando della biblioteca, aggiunge: «Qui il padre Raimondo trascorre 1 giorni e prolunga le veglie, quelle che gli rimangono dalle opere di caritii, cui si presta«. E il secondo: «La Biblioteca ricca di circa quattromila volumi (e un' esagerazione: ne conta forse poco piu della meta) deve il suo incremento ali' infatica-bile padre Raimondo Benvenuti di Pirano da pochi mesi man-cato ai vivi.... Uomo di molto ingegno e vasta coltura 4) attese per lunghi anni a dare beli' ordine a questo patrio deposito, sorto per le cure dei nostri maggiori, e a provvederlo di utili opere, onde a que' Religiosi crebbe 1' affetto de' cittadini, a lui la stima e la venerazione degli amatori di lettere, di cui Capodistria in ogni et& ebbe la gloria di vantarsi«. Capodistria 11 maržo 1904. Baccio Ziliotto ') Di questo e del precedente frammento mi riprometto di dire tm' altra volta. 2) Op. cit. 1 c. 3) Op. cit. vol. II, p. 86. 4) Parecchi suoi volumi di prediche latine, di scienze matematiche^ di gnomonica si conservano a S. Anna. Santorio e gli študenti di Padova Ad ogni tumulto di študenti universitari, e un gran dire e un gran serivere ehe questi disordini sono roba dei tempi nuovi, che in addietro gli scolari obbedivano ciecamente ai professori, che oggi invece i giovani vogliono comandare ai vecchi e via via con questa nmsica di ribellioni ingiustificate e ingiustificabili, del principio d'autorita manoinesso, e storie simili. Ma le sono panzane. Gia Pippo il Vene;iano (ieggete Giovanni Orlandini) nel suo curioso Saggio su gli študenti di Padova ') {Saggio che vi accende il desiderio di vedere presto il libro compiuto), raceonta che »verso la meta, del maržo 1542, mentre un professore tenera la sua, lezione pubblica, parecchi scolari vennero a contesa tra di loro nella Seuola, e tratte le anni, mentre il professore metteva in opra i calcagni, si feri-rono run l'altro, talche molti ne rimasero malconci.» il giorno 27 novembre 1616 «duranfa le. les ioni vennero a contesa tra loro gli scolari Vieentini con quei di Verona e Rovigo. Dalle parole passarono di subito alle armi, e scambiatisi a vi-cenda parecchi colpi d'archibugio e di pištola, ne rimasero molti feriti.» Lasettimana poi scorsa, rovistando per mie ricerclie negli autografi del nostro civico Museo, ecco scontrarmi in una lettera del Santorio- a Nicolo Con ta rini2), citata anche dal prof. Mo-destino Del Gaizo nel bel lavoro dedicato aH' ilhistre medico Capodistriano 3); la quale dimostra pur essa che la bellezza di eirca tre secoli fa, gli scolari a torto o a ragione se la pren-devano con gl' insegnanti ne piu ne meno di quanto costumano oggi. Sentite infatti cosa scrive al proprio amico il Santorio, nato come gia dissi a Capodistria, ma veneziano per elezione, nonche per grandi benemerenze conquistatesi specialmente in occasione della tremenda peste del 1630-31, e che tenne per ') Študenti di Padova. Curiosita storiche. Saggio d' un' opera docu-mentata. Venezia, Soc. Cornp. Tip. 1892. 2) Museo Civico e Racc. Correr. 1377. Epistolario. 3) Ricerche storiche intorno a Santorio Santorio ed alla Medicina statica. Napoli Toeco 1889 (Estr. dal Resoconto della R. Accad. med.-chir. di Napoli). 13 anni, cominciando dal 1611 la cattedra di teorica della medicina nell' archiginnasio patavino: «Heri die sabbati videlicet nostri Auditores non permi-»serunt ordinarias lectiones; si cras idem contigerit, ad te »veniam . . Capite? Gli scolari non permisero si tenesse lezione! Al lora dunque precisissimamente, come adesso ! Et nune erudimini! Osservera talimo che ho sfondato una porta aperta. E sia! Ma intanto ho comunque ottenuto di rinfrescare nelle Vagine Islriane la memoria deli'insigne autore della Medicina statica, che per parecchio tempo fu onorato dal Collegio medico veneto con annua orazione1); e di questo sono pago davvero. Venezia Maggio 1904. Dr. Cesare Musatti Notizie storiclie di Grisignana (Continuazione — v. A. II, pg. 67). Q,ualche giorno dopo, il 26 di maržo, serivevasi al capitano, con cio che se ne dovesse tener nota anche nelle Commissioni dei capitani futuri, che nulla di quanto concerne le rendite del Castello egli possa percepire per uso ed utilita sua, e nes-sun'altra cosa accettare che fosse una gravezza dei sudditi. Le consuete regalie dovevano conteggiarsi fra le rendite dello Stato, e iil capitano non era concesso di comperarne per se o per altri. Gli si faceva oltre di cio 1'obligo di tenere, come usavasi in Umago, un' osteria per la sua gente, lasciando ai grisignanesi irninutata quella liberta da loro goduta in passato 2). ') Cicogna, Iscriz. venez. I c. 50. *) Atti e memorie, p. 135, vol. IV. Vi si dice : Quod seribatur capi-taneo paisenatici de citra aquam, Et addatur in commissione omnium fu-turorum, quod de omnibus que speetarent ad introitum eastri grisignane, non possint nec debeant habere, sen reci pere quicquam pro utilitate et usu suo, nec etiam accipere ad utilitatem sui aliquam iurisdictionem seu honoriticentiam de novo, per quam homines grisignane gravarentur in aliquo de novo, sed volumus quod remaneant in statu suo. Veruin omnes Ua queste disposizioni chiaramente appare la saggia intenzione della Serenissima di curare la piena indipendenza di quei rettori publici. A restaurare le m ura, i forti e le bertesche si spesero nell'anno 1360 lire trenta di grossi per le opere piu necessarie '). L' anno successivo significavasi al capitano di sospendere ogni lavoro, ma di conservare la calce per il bisogno che verra 2). Infatti nel settembre deli'anno stesso fu fatto riparare il m uro del castello in parte rovinato3). Nel 1365 il capitano Pietro Mareello ebbe facolta di spendere 300 lire, sui redditi del luogo, pro laboreriis ballatorum et betrescarum 4). Nel 1367 si spesero 120 lire 3) in riparazioni, nel 1368 lire 300 nelle fortiflcazioni del castello 6) e nel 1375 altre 200 per compimento di lavori nel castello stesso7) Nel 1383, per le mura in parte rovinate, 200 lire 8). E nuovamente 200 lire nel 1385 allo stesso scopo, impiegandovi altresi un barile di chiodi9). Ne la cosa finisce qui. II capitano Paolo Zulian riceve nell'anno 1385 lire 300 e 200 tavole di larice pro reparatione murorum et coredoriorum et spaldi10). L'anno di poi, 1386, altre 300 lire per quelle benedette mura, la maggior parte delle quali cecidit in ruinamn). Nel 1389 nuovamente 300 lire 12). Nel 1391 il capitano Francesco Zorzi ebbe 500 lire13). Per nuove riparazioni il capitano Anclrea Cocco impiego lire 200 nel regalias et honorificentias solitas capitaneus noster debeat ponere ordinate in introitum nostri eomunis esigendo eas ab hominibus loci, eo modo, quo ipsi erant solvere consueti. Verum non possit capitaneus predictus einere nec emi facere quicquam de istis regaliis pro se, nec pro alijs aliquo modo. Debeat etiam capitaneus noster tenere tabernavn pro nostro comuni in gri-signana, sicut tenebatur in humago, remanentibus semper hominibus gri-signane in suis libertatibus, prout prius erant. 1) Ivi, p. 152. 2) Ivi, p. 4 vol. V. 3) Ivi, p. 5. *) Ivi, p. 24. 5) Ivi, p. 33. 8) Ivi, p. 40. 7) Ivi, p. 62. 8) Ivi, p. 77. Ivi, p. 81. l") Ivi, p. 265. ") Ivi, p. 266. Ivi, p. 271. 13) Ivi, p. 277. 1392 '). Onde si puo dire che nel breve tempo in cui il nostro Castello fu sede capitanale, quasi ogni anno si fecero spese attorno le mura e i forti. Pero, se la sicurezza del castello lo richiedeva, viste le condizioni infelici del tempo, devesi pur notare che Grisignana delle sue mura ebbe premure speciali, tanto che lo statuto stesso dava speciali disposizioni. Per le quali, ad esempio, era vietato «ad alcuna persona di qual si voglia condicione di giorno over di notte ascender ne discender le mura del Castello per qual si voglia causa>. Cosi pure nessuno doveva «per se ne per altri estender ne tirar per forza sopra le mura di questo Castello griso in pezza di sorte alcuna per qual si voglia causa per non debilitare ditte muraglie con ditti grisi tirati per forza*. Nella riparazione del palazzo si impiegarono nel 1365 lire 300 2) e altre 100 a carico del comune nel susseguente 1366 3). Di nuovo 100 lire nel 1368 4). Nell' anno 13715) si mandano al capitano lire 1200 da distribuirsi ai soldati, quorum habitationes et domu.s combuste suni, onde riattarle. Essi pero ne dovettero fare la restituzione, rilasciando ogni mese 40 soldi per posta sulle paghe, malleva-dori i connestabili. Nel 1374 si spesero 300 lire per riparare il ponte del Castello, la časa delle munizioni ed altri edilizi6). Nell'anno seguente si procede alla riparazione del burchio esistentc ad passum nostrum pontis marchionis1). Nuove ripa-razioni agli editizi publici nel 1376 8); e nel 1377 alla časa abitata dal marescalco, crollata, alle čase grandi e piccole in cui stavano officiales et famili del capitano, alla lobia stipen-diariorum equestrium, ubi. debeut facere custodiam nocte, ai coreda qui suni circa castra, ove non si puo far la guardia senza pericolo; ai tetti del palazzo e delle čase del comune ecc.9). 1) Ivi, p. 280. 2) Ivi, p. 24. 3) Ivi, p. 26. 4) Ivi, p. 39. 5) Ivi, p. 50. 6) Ivi, p. 55, 56. 7) Ivi, p. 62. 8) Ivi, p. 66. 9) Ivi, p. 69. Infine nell' anno 1382 e fatta licenza al capitano di spen-dere 100 lire di piccoli, di ragione dello Stato, pro aptando pcilatam Marchionis, sive pontem '). Ora si domanda: Come mai tante spese in soli trenta anni ? Noi crediamo che tante riparazioni si facessero necessarie non per naturale deperimento degli edifici e delle costruzioni, ma piuttosto per fatti guerreschi o scontri avuti coi nemici o coi sudditi del patriarca. Ne abbiamo infatti qualche prova. Sotto l'anno 1375 si narra che Filippo de Villa, stipendiario equestre in Grisignana, fu cassato dal novero dei militi i vi stanziati per il fatto che faclus est impotens pugnando contra predones qui venerunt ad derobandum fideles nostros Istrie -). E qualche anno prima abbiamo veduto che Grisignana, giusta la narrazione deli' arcidiacono di Buda, fu presa veramente e si ebbero morti e moltissimi feriti. Giacche le rappresaglie erano continue, come si disse, fra veneti e patriarchini; tanto che nell'anno 1384 si sollecitava 1'ambasciatore del patriarca d'Aquileia a far pagare dagli abitanti di Buie il dovuto ai soldati di Grisignana pro facto illius budni ecc.s). E abbiamo anche il fatto di quel montonese Domenico Spezzaferro, mort.o a Grisignana intorno al 1373, il quale era stato condannato al bando da Montona e distretto per il fatto di aver ucclso un uomo che aveva ingiuriato la Republica 4). L'incendio poi delle čase dei soldati era stato fortuito, o per opera nemica ? D'altra parte codeste spese appaiono giustificate, quando si pensi che se il Pasenatico di S. Lorenzo stava di presiclio contro i pericoli che potevano venire dalla Contea, questo nostro doveva guardare i possedimenti veneti dai patriarchi. I quali, anche dopo l'acquisto fatto dai veneziani, ama-vano, per quanto sembra, far credere cosa loro il possedimento perduto. Odorico de Susanni, notaio e cancelliere del patriarca di Aquileia Marquardo, dove parla dei privilegi, diritti, feudi, ecc. appartenenti alla chiesa aquileiese5), dice: «Et qualiter illi de Grisignana sunt ministeriales Domini Patriarche». Tutti veramente non saranno stati, bensi alcuni soltanto. 4) Ivi, p. 77. 2) Ivi, p. 58. 3) Ivi, p. 80. 4) Ivi, p. 55. 5) Thesaurus Ecclesiae aguileiensis. I ministeriali, nel raedio evo, formavano una classe inter-media fra la servitii ed i nobili, che aveva dei caratteri di questi e di quella. Mentre, ad esempio, i ministeriali avevano feudi e combattevano da cavalieri, non potevano essere giudici o testimoniare contro un libero. Ministeriali trovansi alle corti dei grandi ecclesiastici e secolari, come del patriarca di Aqui-leia o dei conti di Gorizia. I quali signori essi ministeriali accompagnano nelle comparse publiche in qualita di scudieri 0 guardie d' onore; a corte fanno il dapifero, il pincerna o il cameriere. Nelle solennita principali deli' anno, ad accrescere la testa, i signori se li raccolgono intorno, chiedono il loro consiglio anche nelle materie pili gravi, accordando loro per-sino certa ingerenza nella direzione della cosa publiea. I ministeriali del patriarca d'Aquileia formavano altro degli stati del parlamento friulano e, insieme coi canonici, avevano parte nella elezione del patriarca. Ministeriale diede origine alle voci mestiere e ministro o ministero, le quali con signiticazione tanto disparata mostrano la grande varieta nello stato di quelli uomini. Poiche a canto ai ministeriali accennati che si elevarono ai piu gradi alti della nobilta, ve n' era un' altra categoria, la quale era occupata nei servigi piu bassi. Per un pezzetto di terra od una casetta loro infeudata dovevano servire personal-mente con cavallo, ovvero di fabbro, legnaiuolo, muratore, or-tolano o di qualunque altro mestiere. Sul flnire del medio evo 1 ministeriali scompaiono, e il loro ufficio insieme eol feudo 6 coneesso ai liberi, serbato soltanto il nome di feudi ministeriali'). Di quale delle due categorie di ministeriali contasse il patriarca in Grisignana non sapremmo dire; giacchfe piu di quanto ci lascio scritto il menzionato cancelliere, nell' anno 1376, non si sa. Del tempo che Grisignana ebbe il Pasenatico — e fu di soli trentacinque anni, dal 1358 al 1394 — nessuna memoria e rimasta nel Castello. La forza militare di questo Pasenatico era eguale a quella che avevasi in Umago. Troviamo spesso menzione di un connestabile, carica militare, la quale nell'anno 1386 aveva il comando di una bandiera, ossia venticinque od anche cinquanta uomini 2). Eravi la banderia equitum, ban- ') Liruti. Notizie delle cose del Friidi. — Pebtile. Storia del diritto ecc. 2) Manzano, Annali del Friuli. diera di cavalleria, e la banderia 'pedilurn, ossia la bandiera di fanteria. Si 1' una che 1' altra era comandata da un conne-stabile, che dicevasi di cavalleria o di fanteria. Di codesti connestabili ci e rimasto qualche nome. Nel 1364') abbiamo un Bertuccio Sott.ile, nel 1366*) Guglielmo Rosso (Rubeo), nel 1371 3) Oliviero de Oleggio, nel 1372 4) Rolando de Oleggio: tutti connestabili equestri. Pietro Malfeto e Menegino di lui figlio erano intorno al 1375 5) connestabili della bandiera di fanteria. Qui veramente noi vorremmo narrare quanto avvenne di notevole sotto il governo di cadauno di codesti capitani, ma di essi non ci venne fatto di poter dare intera nemmeno la serie. Onde avviene che dobbiamo contentarci di poche brevi notizie, recando qualche sentenza da loro pronuneiata, accen-nando in pari tempo a qualche fatto d' armi non bene chiarito. Se qui occorresse dirlo, i detti capitani erano nel tempo stesso podesti del Castello, come piu tardi il capitano di Raspo fun-geva anche da podesta di Pinguente ove risiedeva; e decide-vano nelle differenze che sorgessero fra le varie citta o fra i rettori delle terre poste a settentrione del Quieto (negolia de citra aquam). Duravano in carica un anno, e percepivano doppio sti-pendio, uno pagato loro dal Governo per il capitanato, I'altro dal comune per la podestaria. Suprema autoritii militare, il capitano del Pasenatico aveva il comando di tutte le truppe e cavalli, sia nel respingere come nel vendicare le incursioni commesse in danno dei sudcliti veneti. II primo capitano che fu Pietro Delfino rendeva avvertito da Umago, intorno l'anno 1360, il doge Giovanni Delfino che sotto Castelnuovo trovavasi grande numero di armati, i quali, se pure inutilmente, avevano tentato anche di impossessarsi di Pietrapelosa. Erano, per quanto ne scrive il De Franceschi, una masnada patriarcale diretta in provincia contro il conte Alberto, il quale avrebbe allora posseduto Pietrapelosa tolta ai patriarchi involti a quel tempo in guerre continue coi conti di Gorizia. ') Atti e memorie, vol. V, p. 20. 4) Ivi, p. 27. 3) Ivi, p. 51. *) Ivi, p. 54. 5) Ivi, p. 62. Sembra veramente che in questo tempo i Veneziani te-messero piu il conte Alberto d' Istria che non il patriarca d'Aquileia. Udito infatti di certo convegno di lui eol Conte di Cilli e con quello di Losso ad damnum et deslructionem lo-corum nostrorum, si ordina nel 1362') ai due capitani di in-vigilare alla sicurezza di quei luoghi. Circa il fatto poi di avere asportate le biade e abbruciato il fieno, la Signoria non intende irritare quei Signori. E siccome cio avvenne perche il capitano di Grisignana aveva sequestrato del bestiame appartenente al Castello di Piemonte e quindi al conte stesso, il capitano di san Lorenzo venne officiato ad appianare la vertenza, evitando scandali. II capitano stesso doveva pure regolare la questione esistente fra il capitano di Grisignana e il conte super facto aliquorum confinium pro guadam seminatione facta per illos de Bentenegla 2). Nell'anno 1360 sembra che Grisignana fu visitata dalla peste, la quale venne portata da Venezia, ove l'anno innanzi infleriva. Si sviluppo con grande violenza, onde la gente d'Istria, del Friuli e d'altre parti d'Italia moriva in due o tre giorni. La deliberazione senatoriale del 27 luglio constatava che prop-ier epidimiam gentes paisanaticorum nostrorum istrie suni multuni diminute3), e il capitano del Pasinatico al di qua deli'acqua Nicolo Ženo4), al pari del podesta di Pirano5), ebbe il 9 luglio il permesso di recarsi a Venezia per ragioni di salute, verosimilmente in eonseguenza deli' epidemia. Lo Zeno non fece piu ritorno a Grisignana, perche nel successivo agosto fu eletto il successore di lui, che fu Cresio de Molin % (Continua) (J. Tesnaver ») Ivi, p. 11. 2) Ivi, p. 12. 3) Ivi, p. 149, vol. IV. 4) Ivi, p. 148. 5) Ivi, p. 149. 6) Ivi. Moiine iei Mi fli Veglia siceiii Mm STUDIO C RIT ICO (Contin. — vedi A. II, pag. 88). Segue l'albero genealogieo dei Flavii Anica Frangipani. Petms Leo '), cjuello che avrebbe spezzato il pane ai poverelli, onde la leggenda del frangere panem. I. Stephanus Anicim Frangepanis Petrus Leo. II. Maximm Petrus Leo Frangepanis Anicim, inter Ro-manos Principes nobilissimus. III. Henricus Frangepanis Romanus, filius Petri Leonis et Faustinae de Frangepanibus. Hic fuit stipes nobilissimae suae stirpis in Illgrico et Foro-Julio.2) IV. Nicolaus Primus 3) Frangepanis Romanus, filius Hen-rici, miles intrepidus, Comes in Vinodol, ac potens Dominus in Carniola; ea ] trop ter dietus Regulus in Camiolanis. Hic farni liani Frangepanicara in Illgrico et regno Croatiae propagavit. Duos praeterea habuit fratres '): Simeonem primum alias dictum Thiemo et a Venetis Doirno, qui Gentem Frange-paniam in Tnsula Vegliae stabilivit et ampliavit. Et Fdalricum 'j Petnm Leo e della famiglia dei Pierleoni e non dei Frangipani. Le due famiglie erano allora nerniche e a capo delle due fazioni: guelfa e ghibellina. Se piu tardi s' iinparentarono, cio non vnol dire nulla ; ma ei spiega il pasticcio genealogieo dei posteriori genealogisti. Cfr. Gregorovius, Ivi, p. 473-75. 2) Enrico.... del Friuli? — II primo della famiglia di Castelporpetto e Volrico (Vodolrieo, Ulrico, Odorico), che visse al tempo di Federieo II (1215-1250). Cfr. Per nozze Frangipane-Vucetieh, 1891, Udine. Tav. N. 1 e 1' albero genealogieo in principio. Enrico (Emericus) di Veglia, figlio di Bartolomeo, visse tra il 1198- 1232. 3) Nicolo I (1307-1339; e figlio di Bartolomeo V (1261-81) conte di Lesina e Brazza. 4) Fratelli di Nicolo I sono : Marco I (1307-17) e Schinella III (1307-1314). Un Simeone non esiste nella famiglia dei Conti di Veglia; e se Thiemo si fa eg'uale a Doimo, capostipite della famiglia di Veglia, questo Doimo e del 1116 al 1163. Per trovare un Doimo II, bisogna andare al 1280-1317. Doimo e nome dalmato per eccellenza (lat. Domnius, slavo Dujam). — Ulderico, fondatore della famiglia di Castelporpetto, apparisce tale 1186—? Dominum Propeti et Castelli, qui in Foro-Julio prima Nobilis sni Stemmatis jecit fnndainenta.') Kovine della ]>iii antiea rcsidenza dei ronti Frangipani uelle vicinanze di Verbenico silil* isola fli Veglia. La eostruzione del castello si fa risalire ai secolo XI. . V. Dionjjsius Frangepanis Comes Vegiiae et in Vinodol. Fratres eins fuere Simeon II Frangepanis Dominus in Land-stros. Et Guido I Frangepanis, a quo descenderunt Guido II, Fridericus I et Bartholomaeus I de Frangepanibus Vegiiae, Segniae et Modrussiae Comites* 2). VI. Nicolaus II Frangepanis Comes Vegiiae, Segniae et ') Doiino, primo conte di Veglia, fu tale dal 1116 o 1118 al 1153 o 54, morto prima del 1163 di certo. Ma se Doimo e lo stesso che Thiemo, questi visse, g-iusta Volfango Lazio, De Gentium aliquot migrationibus, Francoforte, 1600, p. 185, nel 1320 (sic v) in Carniola ; mentre Ulderico o Volrico, signore di Porpeto, capostipite dei Frangipani del Friuli, visse nel 1186— ? Cfr. Per nozze Frangipane-Vucetich, 1891, Udine. 2) Un Dionigi non esiste nella famiglia di Veglia, ne un fratello Simeone. Guido I di Veglia e del 1163-1191. Da Guido I discesero: Giovanni I (1198-1232) e Martinucius (? 1232). Guido II, Federico e Bartolomeo non istanno insieme, perche Guido II (1198-1232) e flglio di Bartolomeo I (1163-1198), Federico I (1242-51) e flglio di Guido II (1198-1232) e Bartolomeo I (1163-1198) e padre di Guido II. 140 PAGINE ISTftlANfi Modrussiae, qui eum Frederico et Bartholomaeo de Frange-panibus — aiuto Bela IV e combatte a Grobnico '). La leggenda si propaga. Dopo il Panvinio 2), riprodussero la leggenda tanti e poi tanti; fra i quali meritano speciale menzione il frate Arnoldo Wion3) e Giovanni Seifrid1) abate di Chiaravalle in Austria, Oltre ai genealogisti di professione, abbiamo gli autori che nelle loro opere se ne occuparono cli passata, e naturalmente, tro-vando gi& viva la leggenda, la ripeterono; sicche si puo dire, senza tema di smentita, ch' essa passo di secolo in secolo fino ai nostri giorni, in cui ci sono aneora degli ingenui che la accettano ad occhi chiusi. Cosi il veseovo di Segna Fraucesco Glavinich (1586-1650) nell'opera italiana: Historia Tersattana ecc. Udine, 1648; Claro Pasconi: Triumphus coronotae reginae Tersactensis ecc. Venezia 1731; e Historicus progressus ecc. Venezia, 1744. Altri raccolsero semplicemente la tradizione e la traman-darono nei loro scritti. Cosi il Bonfinio (f 1502), Rerum hun-garicarum Decades, Hannoviae 1606, p. 301; il Farlati, Illgr. saerum, 295 sgg. ecc. Ma, affinehe i lettori abbiano un' idea del come nacque questa tradizione dell'origine dei Conti di Veglia dai Frangipani di Koma, daro qui un compendio deli'opera di Giov. Lodovieo Schiinleben (1618-1681): Disserlatio polemica de prima origine Aug. dornus Habspurgo-Austriacae, Lubiana 1680. Egli, come si vede dal titolo, tratta diffusamente, e non senza una certa dose di critica e di erudizione, della supposta derivazione della Časa d' Absburgo dai Pierleoni-Anicii. Abbiamo gia visto nel Gregorovius, che i Frangipani s' imparentarono piu tardi coi Pierleoni; e allora s' immisehiarono nella questione anche i Frangipani; onde ne venne, che anche i Frangipani si fecero provenire dagli Anicii. Insomma noi siamo di fronte a un 4) Nicolo II (1335-86) k figlio di Marco I (1307-17). Federieo e Bar-tolomeo, che, giusta la tradizione, aiutarono Bela IV contro i Tartari, sono Federieo I (1242-51) e Bartolomeo III (1242-51). La battaglia di Grobnico avvenne nel 1242. V. Kobler, Storia di F i ume. I, 224. 2) V. Note ad Panvinio. 3) V. Note ad Wion. *) V. Note ad Seifrid. pasticcio letterario, che oggidl 11011 sarebbe possibile, ma che nei sec. XVI e XVII, era possibilissimo; in quanto che gli scrittori, per lo piu frati, non scrivevano sulla base di docu-menti accertati, ma lavoravano di fantasia, sulla base di leg-gende e di cronaehe di nessun valore. Tali scrittori presero il nome di Pierleonisti. Lo Schonleben non ammette tutte le affermazioni de' Pierleonisti; non 6 d'accordo ne sull'epoca ne sulle persone che fuggirono da Roma; ammette che in ci6 i varii trattatisti ne dissero delle marchiane ; ma in fondo, se non e d' accordo circa 1' epoca della fuga dei Pierleoni da Roma, n6 circa il luogo ove sostarono, ne accetta 1' arrivo fra noi. Per trovarc un motivo della fuga dei fratelli Pierleoni da Roma, si tir6 in ballo Arnaldo da Brescia e i tumulti che furono provocati dai suoi seguaci, cioe, dagli Arnaidisti'). Ammesso intanto, che nel 1167 i flgli di Pietro Leone erano ancora potenti in Roma, e che quindi non avevano un motivo plausibile di fuggire da essa; soggiunge lo Schonleben (p. 70): Concedo, che uno o piu Pierleoni siano esulati da Roma aliqiiando; ma non in Germania, si bene *non procnl a mari Adriutico Federieo Brombacio (in Bucelino)2), dice lo Schonleben a p. 72, vedendo che le opinioni del Volaterano, del Wion, del Seifrido non potevano sostenersi, asseri che la fuga dei Pierleoni avvenne nel 833. Ora i lettori si ricorderanno che questa data venne assegnata alla pretesa fuga dei tre fratelli Frangipani da Roma; eppero lo Schonleben non puo fare a meno di osservare (p. 76), che il Brombacio scambio di propria testa le due famiglie, attribuendo ai Pierleoni la fuga da Roma, fuga che Seifrid attri-bui invece ai Frangipani (sic!). Del resto, dic'egli (p. 76) questa favola dei due fratelli, esulati da Roma, e comune ad altre famiglie, le quali, in grazia dt genealogie piii rečeni i, vollero a tutti i costi originare da Roma, supponendo che non si potevano ideare migliori discendenze che dalle famiglie nobili romane (sic!). Lo Schonleben riporta (a pag. 70) un brano ') V. De Castro, op. cit. pag. 501-520. 2) II paclre benedettino trabriele Bucelino scrisse: Germania lopo-chrono-stemmato-graphica, Augusta Vindelicorum, 1655. V. p. 347 sulla de-rivazione della Časa di Absburgo ab Aniciis, seu Olgbriis, sen Perleonibus.... di Tolfango Lazio, De gentium aliquot migrationibus, Fran-coforte, 1600 (p. 185), ma e un' asserzione che dice proprio un bel nulla. Eccola: *Comites de Frang ipanibus Modrusio et Vegels (Veglia) ab exulibus Romanis orti sunU..... e tira in ballo la lettera dei Romani ali'imperatore Corrado III, estratta dalla Cronaca di Ottone di Frisinga ') nella quale &i nominano i «Frangipanes et fllii Petri Leonis». Ma che cosa prova cio, di grazia'? Si tratta dei Frangipani di Roma e non dei nostri. Q,uesti vennero frammischiati con quelli di Roma, da scrittori dei secoli XVI e XVII, quando i Conti di Veglia si scrivevano gi& de Frangepanibus da piu secoli! Seifrid, che segui il Wion (e il Wion copio dal Panvinio), riproduce anche, come abbiamo veduto, la leggenda dei tre fratelli. Segue il passo dei Bompani di Scutari e dei Pani di Veglia. Seilrid riproduce anche la storiella dei Michieli venuti olim da Roma e che si dicevano Frangipanes; ma non sa addurci altre prove all'infuori di questa: la notizia sta scritta in alcuni atti della Republica Ven. che si conservano nella biblioteca cesarea di Vienna.2) Dopo molte chiacchere, lo Schonleben (a pag. 73) final-mente ammette, come cosa verosimile, che i Frangipani si portarono a Venezia e in Dalmazia, forse nel 1155, a cagione dei tumulti provocati dagli Arnaldisti3); cio che risulta falso, perche Doimo, il capostipite dei posteriori Frangipani di Veglia, 4) Ottone di Frisinga, De gestis Friderici I Aenobarbi, Libr. I, cap. 27 e 28. La lettera alla quale qui si allude si trova : in Muratori, R. I. S. — Tomo VI, col. 663; in Pertz, XX, 338; in De Castro, op. eit. p. 537 , 8; in Gregorovius, op. e ediz. cit., IV, 585; in Nicolini, Trag. Arnaldo da Brescia, op. cit. p. 380.... Ecco il testo del Muratori: «Sed pro his omnibus quae vestrae dilectionis fldelitate facimus, Papa, Frangipanes (il Pertz ha: Frajapanes...) et fllii Petri Leonis.... 2) Cfr. tutto il passo nel Cubich, II, 49, 50 Nota, 2. Lo Schonleben (op. cit. p. 71) scrivendo in latino, ha cosi: «Michaeli venerunt olirn (ahi!) ex urbe Roma et vocdbantur Frangipanes; fuerunt tribuni antiqui et splen-didi» (e finisce con un etc.). 3) Lo Schonleben, sebbene ripudii la fuga dei 3 leggendarii fratelli Frangipani da Rorna nel 833, come insostenibile, ammette che siano forse fuggiti nel 1155 o giu di li, e che si siano stabiliti «in insula Veglia haud procid Tersato et Flumine S. Viti (Fiume). Cfr. De Castro, op. cit., p. 518 sgg. per gli Arnaldisti o seguaci di Arnaldo. p. 501 (Ivi) Arnaldo venne bruciato sul rogo probabilmente aH'alba del 18 Giugno 1155. p. 519 sgg. Ivi — I seguaci di Arnaldo si ricordano appena dal 1219 in poi. apparisce tale gia dal 1118, e quando Venezia gli concesse in feudo l'isola di Veglia, non doveva essere un bambino, ne per avventura piovve li dal cielo; ma dovette avere un padre, un nonno, e fors' anco un bisnonno, ch' era nato li o nelle terre vicine! La leggenda diviene un' opinione generale. Lii credenza nella fuga di due, tre, quattro fratelli Fran-gipani (da principio pero si parlava cli Pierleoni) da Roma; nella loro venuta a Venezia; nello stabilirsi di Nioolo in Dal-mazia e poi sull' isola di Veglia, in conseguenza di questa leggenda inventata nel sec. XV, fa nascere, nei sec. XVI, XVII, XVIII, 1' opinione generale fra gli scrittori, che i Conti cli Veglia (dal secolo XV in poi realmente sedicentisi Frangipani), provenivano dai Frangipani di Roma; e non si pu6 aprire un libro, il quale tratti cli questi conti, senza che vi sia riprodotta 1'opinione comune di cui si parla. Io riportero qui solamente quella dei pili noti, e precisa-mentente del Bonfinio ') e del noto P. Farlati2). Antonio Bonfinio, nell' opera : lierum hungaricarurn Deca-rles.... Hannoviae, 1606 p. 301, parlando del ritorno in Ungheria di Bela IV fugato dai Tartari (1260), cosi si esprime: «Crucigeri namque Rhodiani milites, qui sacro sancta stipendia faciunt, item nonnulli Frangepanum reguli, in Dalmacia et Croacia ad Savum usque late imperabant, (si noti che allora i conti di Veglia si dicevano *de Frangepanibus» giži da un secolo e mezzo!) excidium Pannoniae miserati, cum auxiliaribus copiis et validissimo equitatu, Regem (Bela IV) in Vngariam restituere; quare ob rem bene gestam, non solum amplissimis privilegiis, sed oppidis et pagis, ut diplomata regia late testantur (cio e vero) honorifice donati sunt: hos A/(Marco?) et B (Bartolomeo ?) fuisse memorant» 3). ') Antonio Bonfin da Ascoli, visse alla corte di Mattia Corvino; mori nel 1502. 2) P. Daniele Farlati da Cividale (1690-1773). 3) Per orientarsi do ai lettori la genealogia dei primi conti di Veglia (allora niente affatto Frangipani): Doimo I (1116 o 18—1153, f prima del 1163). Ebbe flgli: Bartolomeo I (1163 —t 1198); Vido o Guido I (1163— E cosi continua: 9, inserita nella Provincia deli' Istria, A. III, N. 7. * Negli Annali idrografici, pubblicati percura deli'Istituto Idrografico della R. Marina, Vol. III, Genova 1903, il tenente di vascello G. Giovaunini, figlio del nostro illustre concittadino Alberto Giovaunini, morto 1' anno scorso a Milano, riferisce sul rilievo del golfo di Gian-se (Cina), eseguito durante la permanenza in quei mari delle navi Vettor Pisani e Fieramosca. » Nel secondo fascicolo di aprile a. c. della Rivista Cronache della Civilta latina Riecardo Pitteri tributa meritati elogi ali' opera poetica del triestino Filippo Zamboni. sfr L'egregio Prof. Ferd. Dott. Pa sin i disse adcli 14 maggio corr. nella Sala della locale «Societa Filarmonica» una conferenza su: «La funzione sociale del pessimismo«, argomento arduo, ma svolto dal chiaro Professore in modo attraente e geniale. II chiaro Prof. Luigi Vianello (Gigi da Mnran) nel suo interessante studio su «Wolfango Goethe a Venezia«, comparso nella puntata di maržo- aprile a. e. deli' Atenca Veneto, cita eon Iode a pg. 222 la traduzione fatta dal nostro egregio Pr f. Francesco Mnjer del sonetto di August von Plathen a Venezia (Vedi l'aghie Istriane, A. I, pg. -231). « Nel faseieolo di aprile p. p. della Tridentum il Prof. Albino Zenatti puhlica il diseorso su «Vittorlo Alfieri« da lui letto in Trento il 27 dicembre a. d. per la eommemorazione centenaria fatta a iniziativa della Societa degli Študenti Trentini. -S II Comm. C. i.nzzi insensce nel (piaderno di aprile (I. (lell'A. VI) della Hibliofilia la interessante comunicazione da lui fatta lo seorso anno al Congresso storico internazionale a Roma, intitolata «Di alcune scoperte riguardanti la storia del liuto ed i liutai con la niostra dei relativi auto-grali e documenti«. In questa comunicazione troviamo anche la seguente notizia: vennero presentati due veri cimeli del celebre violinista iiirane.se Giuseppe Tartini, eioe: 1) «il manoscritto con molte correzioni ed aggiunte autografe ed inedite del suo trattato di nmsica« e. 2) »una lettera auto-grafa firmata, data da Padova, 1750. di 4 pag. in-f'., con cui accompagna sei concerti coimnessigli da un' Altezza». ^ Nel faseieolo del maggio corr. della Riv ista Niče Id Tamrnanho di Arezzo si riferisce in modo veranie.nte lusing-hiero sul lavoro del nostro (t. Vesnnver: Usi, costumi e eredenze del popolo di Portole (Pola, Sambo e C., 1901 i, e sulle conferenze deli' illu-stre nostro collaboratore Dott. C. Miisatti: Motti popolari veneziani (Estratto dal vol. I, fasc. 1 e 2, a. 27 deli' Ateneo Veneto). * N-eirultima puntata degli Atti drli.' Ac-ademia degli Agiati di ltove-reto il nostro carissimo Dott. Antouio Pilot puhlico una favorevole recen-sione del libro di A. Medin «La storia della Republica di Venezia nella jioesia« (Milano, Hoepli, 1904). Su questa importante publicazicne abbiamo intenzione di discorrer anche noi a lungo, poielie la storia della Serenis-sima e storia eziandio della nostra provincia. Lo seorso febbraio si inizio a leni sotto la direzione del ('a v. L. F. De Magistris la publleazione del periodico L' Appennirto Centrale, Bollettino bimentrede del Club Escursicvisti di lesi. II 1. inaggio corr. coniparve qui a Capodistria il priino numero del periodico settinianale Kgida, Giornale ccnnmerciale, industriale, agricolo e politico. Ai nuovi eonfratelli — coi quali abbiamo eonseguito il cambio — auguriamo prospere sorti. # Apprendiamo eon vivo cninpiacimento che la Sig.ra Frnncesca Orbanieli-Spanglier venne insignita dal Ministro competente del titolo ono-rifico di Direttrice, e cio per i suoi meriti speciali conseguiti nel campo scolastico qnale dirigente della Scuola popolare femminile. Hecrologi e. II giorno 4 maggio si spegncva a Trieste, sua citta na tale, 1'egrogio ing. Gnido Paolina, direttore della benemerita societa Alpina delle Giulie. Parte della sua preziosa attivitft la spese anche nello studio delle caverne e deli'idrologia sotterranea nella nostra Istria. Coopero notevolmente alle compilazioni del lavoro sulle grotte di Becca e Occusian (Ocisla) del sig. F. Boegan nel distretto di Capodistria; fece studi sulle grotte ne' dintorni di Dignano per un approvvigionamento d' acijua. Peccato che una si pre-ziosa esistenza sia stata rubata nI nostro paese. Ai congiunti e al padre desolato porgiamo le nostre vive condo-glianze. Addi 12 ni. c., dopo lunga degenza, moriva il signor Ferdinandi) Percolt, cittadino integerrimo, buon padre di famiglia, raccoglitore ap-passionato e intelligente di patrie memorie. Alla famiglia le nostre piu vive condoglianze. Un'altra simpatiea figura che scompare e quella di Giorgfio CJalo-ffiorsrio, onesto e stimato negoziante, appartenente ad una ragguardevole famiglia greca trapiantatasi a Capodistria in sul principio del secolo seorso, quando la ferocia turca cominciava a far parere meno grato jI bel cielo della Grecia agli stessi discendenti del prode Leonida. II defunto — uomo coltissimo — in gioventu aveva dimorato lun-gamente a Trieste, prendeiulo vi va parte a quelle riunioni intellettuali, di cui erano Paniina un Dali'Ongaro, un Somma c un Gazzoletti. Ricor-dava con speciale affetto Adalberto Thiergen, autore del racconto storico Marinella, e molti e molti episodi sa >eva narrare riguardanti gli altri membri del celebre cenacolo triestino. In questi ultimi anni la sua vita si limitava alla quasi immancabife visita al caffe «Alla Loggia». do ve trascorreva il tempo leggendo il suo giornale, e diseutendo pacatainente di politica paesana e regionale coi poehi amici coetanei o quasi, che la. m o rte aveva voluto aucora risparmiare. Ebbe modi e maniere da gentiluonio perfetto, ma senza aflfettazioni; sieche ispirava siinpatia al primo vederlo. Compartecipiamo sinceramente e vivamente al lui to dei superstiti. Errata-corrkje ed Aggiunte: nel fascic. N°. 2, pg. 78, nota1): 'Per lo Steidel v. aneora Cenni su la vita ecc. di C. A. Pilati, p. 61 e passim, lieich, Processo a C. A. Pilati, p. 8.' — Ibidem, pg. 83: alle tre ultime linee del testo si sostituisca: 'Aloltissimi manoscritti appartenenti aH'in-stancabile collezionista Giulio Bernard. Tomitano :p. 549) esistono presso la Bibl. Mediceo-Laurenziana di Firenze'. Dome.mco Ventu u.ni, direttore — C\Ki.rf Pri 'rftlitore e redattore responsabile. Tipo^ralia 0>bul & Priora. Cap<»dlstriU. v