ACTA HISTRIAE VII. ricevuto: 1998-11-05 UDK 94(497.5 Istria)"05/07" L'ISTRIA BIZANTINA: LE ISTITUZIONI MILITARI AI CONFINI DELL'ESARCATO RAVENNATE Giorgio RAVEGNANI Université di Venezia, Dipartimento di storia, IT-30125 Venezia, San Marco 2546 SINTESI L'esarcato d'Italia (o esarcato di Ravenna) venne costituito dai Bizantini per far fronte ai Longobardi, che si erano stanziati in Italia. Si tratto di una riforma destinata a contenere l'espansionismo di questi nemici una volta esauriti i tentativi di cacciarli con le armi dall'Italia. Dal punto di vista istituzionale, si ebbe una tras-formazione delle tradizionali forme di governo di eta tardo romana, e riproposte anche da Giustiniano in Italia, con l'accentramento del potere nelle mani dell'elemento militare, che divenne predominante in ogni aspetto della vita pubblica. Questo nuovo sistema coinvolse l'intera popolazione nella difesa del territorio con l'introduzione di milizie civiche accanto ai soldati di professione . L'Istria, come le altre regioni italiane, venne militarizzata gia nel VI secolo mantenendo questo ordinamento fino alla caduta dell'esarcato in mano longobarda. La ricostruzione dell'assetto istituzionale dell'Istria bizantina e resa assai difficile dalla scarsita di fonti, ma e ugualmente possibile giungere a risultati soddisfacenti confrontando quel poco che si sa con il generale ordinamento dato all'esarcato ravennate. Dopo la conclusione della guerra gotica, che interesso soltanto in margine questa regione, la provincia imperiale rientro nell'assetto previsto nel 554 da Giustiniano con la Prammatica Sanzione, che prevedeva una netta separazione fra autorita civile e militare (Codex Iustinianus, 1954, 799-802). Le difese militari di confine vennero riorganizzate da Narsete, come nel resto della penisola, e il territorio istriano fu probabilmente inglobato in un ducato limitaneo che doveva aver sede a Forum -ulii (Cividale del Friuli) (Stein, 1949, 612). L'invasione longobarda scardino tuttavia le difese imperiali e qui, come altrove, si passo nella seconda meta del VI secolo a un nuovo quadro amministrativo, che di fatto concentrava tutti i poteri nelle mani dell'elemento militare. L'Italia si trovo nella condizione di una cittadella assediata e, dopo gli inutili tentativi di cacciarne i Longobardi, quanto restava del territorio imperiale venne organizzato in una serie di governatorati militari, che facevano capo a Ravenna. Nella capitale dell'Italia bizantina, verso il 584, era com- 77 ACTA HISTRIAE VII. Giorgio RAVEGNAM: L'ISTRIA BIZANTINA: LE ISTITUZIONI MILITARI ..., 77-84 parso un nuovo funzionario bizantino con il titolo di esarco, inviato direttamente da Costantinopoli, che riuniva nelle proprie mani l'autorita civile e militare (Diehl, 1988, 17). Questa duplice funzione, a dire il vero, non era una novita in assoluto, perché gia durante gli anni della guerra gotica sia Belisario che i suoi successori avevano di fatto esercitato il potere supremo nella loro qualita di strategos autokrator, cioe di generalissimo investito dall'imperatore di autorita assoluta per la conduzione delle operazioni militari (Ravegnani, 1988, 76). La differenza semmai consisteva nel fatto che ora questa funzione venne resa definitiva, da straordinaria come era stata in origine, come rimedio estremo per contrastare l'espansione dei Longobardi. L'Istria, durante il ventennio della guerra gotica, era stata a piú riprese interessata dal passaggio degli eserciti imperiali ma, a quanto ci risulta, non vi si erano svolte operazioni militari di rilievo. Era passata in mano ai Bizantini probabilmente nel 539, ad opera del magister militum dell'Illirico Vitalio, che dalla Dalmazia aveva rag-giunto Belisario in Veneto (Procopio, 1963, II, 28, 2) e, cinque anni piú tardi, lo stesso Belisario si era trattenuto per qualche tempo a Pola per riorganizzare le truppe e di qui raggiungere poi Ravenna (Procopio, III, 10, 13). Ancora in Istria, nel 550, si erano concentrati i soldati del magister militum Vero e di altri capi imperiali per attendere la grande armata che, al comando di Germano, doveva raggiungere via terra l'Italia dall'Illirico (Procopio, III, 39, 24). Germano pero morí durante i pre-parativi e l'operazione venne rimandata fino al 552, quando l'esercito di Narsete attraversando Dalmazia e Istria raggiunse il Veneto e, di qui, proseguí fino al centro e al sud della penisola mettendo fine con due battaglie al regno ostrogoto (Stein, 1949, 600-604). In questo e nei precedenti casi nulla sappiamo sull'acquartieramento delle truppe imperiali in Istria, ma e verosimile che sia avvenuto secondo le regole consuete, per cui le popolazioni civili erano tenute a provvedere almeno in parte ai bisogni dei soldati in transito (Ravegnani, 1988, 130-136). La situazione di relativa tranquillita cambio tuttavia con l'invasione longobarda. L'Istria si trovo sulla linea di avanzata degli invasori e subí un impatto violento con la distruzione di Trieste e lo spostamento di popolazioni verso la costa in cerca di salvezza. Nel cinquantennio che seguí fu di nuovo attaccata sia da Occidente che da Oriente. Nel 588 venne devastata dai Longobardi guidati da Ezin, duca di Trento, che si ritirarono poco piú tardi dopo aver concluso una tregua con l'esarco raven-nate.1 Nel 599 fecero la loro comparsa gli Slavi, contro i quali si mosse da Ravenna l'esarco Callinico e, nel 602, si ebbe una nuova incursione congiunta di Avari, Slavi e Longobardi.2 Il territorio istriano venne pero difeso efficacemente e anche questa 1 "Hac tempestate rex Authari ad Histriam exercitum misit; cui exercitui Euin dx Tridentinus praefuit. Qui post praeda et incendia, facta pace in annum unum, magnam pecuniam regi detulerunt" (Paolo Diacono, 1992, III, 27). 2 "Inter haec Langobardi cum Avaribus et Scalvis Histrorum fines ingressi, universa ignibus et rapinis vastavere" (Paolo Diacono, 1992, IV, 24). 78 ACTA HISTRIAE VII. Giorgio RAVEGNAM: L'ISTRIA BIZANTINA: LE ISTITUZIONI MILITARI ..., 77-84 incursione non portó a una conquista nemica, come la successiva degli Slavi nel 611,3 ma tutte lasciarono saccheggi e devastazioni, di cui si ha una chiara atte-stazione nelle sia pur scarne fonti che le ricordano. Anche in questo caso, peró, l'Istria continuó a restare sotto la dominazione imperiale, anche se questa doveva limitarsi per lo piu alle citta costiere che potevano essere raggiunte dalla flotta. L'antica provincia romana diVenetia et Histria era stata tagliata in due dall'invasione longobarda e la regione bizantina comprendeva le citta di Trieste, di -ustinopolis (Capodistria), Pirano, 8mago, Cittanuova, Parenzo, Vistro, Pola e Grado, separata dal resto della provincia dai possedimenti nemici (Diehl, 1888, 48-49). Dopo l'in-cursione del 611 l'Istria ebbe una relativa tranquillita, a causa soprattutto del declino della potenza slava e i suoi abitanti riuscirono anche a convivere con i vicini Lon-gobardi fino al 751 quando, a seguito della disgregazione dell'esarcato, le truppe del re Astolfo la occuparono. I Bizantini, nel corso del secolo VIII, vi sarebbero poi tornati per qualche anno per cederla poi ai )ranchi di Carlo Magno (Benussi, 1997, 93-98). Avari, Longobardi e Slavi erano ritenuti nemici pericolosi dai generali di Bi-sanzio. Lo scrittore di cose militari Maurizio, che compose uno Strategikon verso la fine del VI secolo, ci ha lasciato un chiaro ricordo di come le loro capacita militari non siano state sottovalutate dagli imperiali. Non si riteva opportuno affrontare sul campo i "popoli dai capelli biondi", bensU vincerli se possibile con agguati o fiaccare le loro forze con lunghe trattative dato che erano ritenuti "vulnerabili al caldo, al freddo, alla mancanza di viveri e di vino in particolare, al rinvio delle battaglie". Gli Avari avevano un'organizzazione militare paragonabile a quella bizantina e, in caso di vittoria sul campo, non davano tregua al nemico sconfitto finché non lo avevano completamente distrutto. Gli Slavi praticavano di preferenza gli agguati e supera-vano, scrive Maurizio, tutti gli altri nella capacita di attraversare i corsi d'acqua o, all'occorrenza, di restare a lungo nascosti sott'acqua respirando attraverso lunghe canne cave che portavano con sé (Maurizio, 1982, XI, 2-4). Di fronte a tali avversari e naturale che l'Istria, minacciata da est a ovest, si trasformasse forse piu di altre regioni italiane in un avamposto di frontiera, facendo nettamente prevalere nei periodipiu cruciali le esigenze militari su altri aspetti dell'amministrazione. L'organizzazione voluta da Giustiniano, perció, venne sostituita con un regime militare e nella seconda meta e del VI secolo l'Istria bizantina era governata da un magister militum, con sede a quanto pare a Pola, che deteneva nello stesso tempo l'autorita civile e militare. L'amministrazione civile non scomparve del tutto ma, come in altre regioni esarcali, venne subordinata di fatto e di diritto al potere militare, che divenne preminente. Le notizie sul magister militum istriano sono del tutto frammentarie e si limitano ad accenni nelle lettere di San Gregorio Magno e a una 3 "Hoc nihilominus anno Sclavi Histriam, interfectis militibus, lacrimabiliter depraedati sunt" (Paolo Diácono, IV, 40). 79 ACTA HISTRIAE VII. Giorgio RAVEGNAM: L'ISTRIA BIZANTINA: LE ISTITUZIONI MILITARI ..., 77-84 successiva conferma nel plácito di Risano dell'804,4 ma I'impalcatura istituzionale da questo rappresentata è ricostruibile da quanto sappiamo per gli altri territori dell'Italia bizantina. Il titolo di magister militum, con il quale viene indicato il governatore istriano, è un'anomalia che trova riscontro in altre situazioni esarcali. In linea di principio, infatti, le province italiane vennero progressivamente erette in ducati, con a capo un dux, come ad esempio a Rimini dove nel 591 troviamo in carica un dux, che aveva probabilmente giurisdizione sul territorio della Pentapoli (Gregorio 0agno, 1982, I, 56, a. 591). Nell'organizzazione militare di età giustinianea, il dux era il governatore militare di una provincia di frontiera, mentre ilmagister militum era un comandante dell'esercito campale, che poteva o meno esercitare un comando territoriale. Accanto ai titolari delle grandi circoscrizioni, come ilmagister militum dell' Oriente, esistevano infatti capi militari con lo stesso rango, ma con un semplice comando di truppe più o meno numerose, comunemente indicati come magistri militum vacantes. Questi stessi ufficiali potevano perd essere destinati al governo di una provincia e, di conseguenza, associavano al loro grado la funzione di dux. L'esempio più evidente in tal senso ci viene dalle lettere di San Gregorio 0agno, il quale definisce indifferentemente Teodoro duca di Sardegna sia dux che magister militum.5 Ancora per il VI secolo si ha inoltre un caso analogo a quello dell'Istria, con il magister militum 0aurenzio che svolgeva i compiti di duca, cui fece seguito alcuni anni dopo un ufficiale con quest'ultimo titolo.6 Qualunque fosse il suo grado, inoltre, il governatore militare di una provincia bizantina aveva ai propri ordini un certo numero di altri magistri militum, come accadeva nel 592 nel ducato di Roma dove almeno tre o quattro magistri militum operavano alle dipendenze del capo dell'intera circoscrizione (Carlo 0agno, II, 4, a. 591). Il governatore militare di età esarcale accentrava nelle proprie mani anche le funzioni civili, in nome delle superiori necessità della difesa. Il fenomeno, d'altronde, era già in divenire al tempo di Giustiniano, allorché in alcune province turbolente o particolarmente esposte autorità civile e militare erano state riunite nelle mani di un unico magistrato (Ravegnani, 1988, 15). Da occasionale quale era stata in origine, la militarizzazione amministrativa divenne poi permanente, dapprima negli esarcati di Cartagine e di Ravenna e, successivamente, in tutto l'ordinamento provinciale dei temi che, a partire dal VII secolo, sarebbe stato introdotto a Bisanzio. L'ampiezza dei poteri del governatore militare bizantino risulta evidente soprattutto dalle fonti del VI secolo e, in particolare, dalla corrispondenza di San Gregorio 0agno. A immagine dell'esarco, di cui era il rappresentante, il duca esercitava nello stesso tempo i poteri 4 Gregorio Magno, 1982, IX, 161, a. 599: Gulfari magister militum ; Cessi, 1991, 40: "per singulas civitates vel castella, quos tempore Constantini seu Basilii, magistri militum, fecerunt". 5 Carlo Magno, I, 46, 47, a. 591: "Theodorum gloriosum, qui ducatum Sardiniae insulae suscepisse dinoscitur"; 59: "Theodori magistri militum". 6 Carlo Magno, IX, 17, a. 598: Maurentius magister militum; X, 5, a. 600: Gudiscalcus dux Cam-paniae. 80 ACTA HISTRIAE VII. Giorgio RAVEGNAM: L'ISTRIA BIZANTINA: LE ISTITUZIONI MILITARI ..., 77-84 civili e militari. L'autorità militare comprendeva il comando delle truppe dislócate nella sua circoscrizione e la conduzione di queste in caso di guerra, mentre i poteri civili si estendevano alla nomina dei funzionari di grado inferiore, all'esercizio della giustizia civile e penale, al controllo delle elezioni episcopali e altre ancora che comprendevano anche il ristabilimento dell'autorità ecclesiastica, laddove era venuta meno, la protezione dei missionari e la conversione di scismatici o pagani (Goubert, 1965, 59-60). In tale prospettiva, ad esempio, si mosse il magister militum istriano Gulfari, che nel 599 San Gregorio 0agno lodo per il suo zelo in opposizione allo scisma dei Tre Capitoli.7 Al di sotto del dux o magister militum operavano nelle città i tribuni o anche, nei centri minori, i vicarii e lociservatores a questi subordinati (Benussi, 1991, 89). Il tribunus era propriamente il comandante dell'unità tattica, ilnumerus, il cui organico completo doveva comprendere intorno ai cinquecento uomini (Ravegnani, 1988, 31). Le fonti del tempo ricordano il nome di alcuni numeri di stanza in Istria, come il numerus Tergestinus (Cessi, 1991, 40, 63) o i reparti dislocati a Grado verso il 519: i Persoiustiniani (un'unità di cavalleria formata in origine da prigionieri persiani) (Rugo, 1915, 56), il numerus Cadisianus, il cui nome ricorda una popolazione soggetta all'impero persiano (Rugo, 1915, 56), o ancora il numerus Tarvisianus probabilmente arretrato a Grado quando Treviso era caduta in mano longobarda. (Rugo, 1915, 64) Ancora a Trieste, un'iscrizione del VI secolo rammenta un sot-tufficiale di nome Bersaina che faceva parte di un numerus Pensorum, in cui dob-biamo probabilmente leggere Persorum e pensare ugualmente a un'origine orientale del reparto (Rugo, 1915, 14). Il tribuno era ugualmente investito di compiti civili oltreché militari e rappresentava l'autorità imperiale nelle minori circoscrizioni amministrative. Nello Strategikon di 0aurizio il suo grado è considerato equivalente a quello di comes (0aurizio, 1981, 86), ma nell'Italia esarcale sembra esservi stata qualche differenza. Spesso la stessa persona portava il titolo di tribunus e comes, ma il tribuno non era necessariamente anche conte. L'esercizio di una comitiva al contrario sembra implicare dei compiti finanziari specifici, non necessariamente connessi al tribunato. Prova ne sia il fatto che in una sua lettera papa Gregorio I si rivolge a un funzionario palatino, di nome Teodoro, chiedendo che la vedova del tribuno di Civitavecchia ne assumesse la comitiva (Gregorio 0agno, 1982, I, 13, a. 590). Tribuni e comites sono spesso ricordati nello stesso epistolario alla guida di città e castelli, come Siponto, Otranto, 0iseno o Terracina (Goubert, 1965, 62-63). Il tribuno esercitava il comando nella piazza in cui risiedeva e nel distretto circostante, era incaricato della custodia civitatis e responsabile della guardia alle mura. Oltre ai poteri militari aveva, allo stesso modo degli ufficiali più elevati in grado, una consistente autorità civile che si estendeva alla sfera giudiziaria, alla riscossione di 7 "Cognovimus namque quod ínter curas iniunctae vobis gubernationis illarum partium praecipuam de animarum lucris sollicitudinem habeatis" (Gregorio Magno, 1982, IX, 161, a. 599). 81 ACTA HISTRIAE VII. Giorgio RAVEGNAM: L'ISTRIA BIZANTINA: LE ISTITUZIONI MILITARI ..., 77-84 imposte e all'intervento nelle questioni religiose (Gregorio Magno, 1982, I, 63). Le unità dipendenti dagli ufficiali imperiali erano acquartierate nelle città o nei castelli. Di alcune di queste, come si è visto, le fonti del tempo conservano la de-nominazione e, in linea di massima, si pud dire che prendevano nome o dal luogo di reclutamento o dalle popolazioni che, almeno in origine, le avevano costituite o anche dagli imperatori, come i Theodosiani già attestati durante la guerra gotica (Ravegnani, 1988, 31). E' difficile dire in quale misura i soldati provenivano dal-l'Oriente e, in generale, si pud soltanto affermare che fin dalla prima età bizantina a contingenti inviati da altre regioni dell'impero dovettero affiancarsi truppe reclutate sul posto. Il reclutamento locale, sia di ufficiali che di soldati, dovette poi diventare preminente nel corso del tempo, costituendo un esercito che sempre più si allontand dal legame con Costantinopoli. Gli esempi già ricordati sono d'altronde probanti per la duplice natura dell'arruolamento: deiPersoiustiniani sappiamo con certezza che si trattava di prigionieri persiani arruolati nell'esercito imperiale e trasferiti in Italia al tempo della guerra gotica (Ravegnani, 1988, 21). Lo stesso si pud supporre per i Cadisiani, forse ugualmente formata da prigionieri persiani, mentre per iTarvisiani è verosimile supporre un'origine locale. Al di là della questione, che le fonti non consentono di risolvere se non in via ipotetica, è comunque certo che in Istria come altrove i soldati di mestiere vennero affiancati da milizie urbane e rurali, sulla cui organizzazione si conosce molto poco. Non si trattd di una novità in assoluto, perché forme di autodifesa locale già esistevano nel tardo impero romano, ma va tenuto presente che in età esarcale il fenomeno si dilatd fino a divenire istituzione. Tutti, infatti, erano obbligati alla difesa del territorio nel quadro di un grande programma di militarizzazione che, a conti fatti, consenti la sopravvivenza della dominazione bizantina fino all'ottavo secolo. Questo fenomeno fu forse uno degli aspetti più caratteristici dell'esarcato ravennate, dato che sconvolse l'assetto del mondo antico introducendo alla periferia dell'impero un sistema istituzionale nel quale l'autorità militare venne a sostituirsi alla tradizionale divisione dei poteri coinvolgendo le popolazioni nella difesa del territorio. 82 ACTA HISTRIAE VII. Giorgio RAVEGNAM: L'ISTRIA BIZANTINA: LE ISTITUZIONI MILITARI ..., 77-84 BIZANTINSKA ISTRA: VOJAŠKE INSTITUCIJE NA MEJI RAVENSKEGA EKSARHATA Giorgio RAVEGNANI Univerza v Benetkah, Oddelek za zgodovino, IT-30125 Venezia, San Marco 2546 POVZETEK O institucijah bizantinske Istre ni veliko znanega, vendar si je o njih kljub temu mogoče izoblikovati podobo na podlagi splošne ureditve ravenskega eksarhata. Istra je med gotsko vojno, ki je trajala skoraj trideset let, predstavljala stransko fronto, pretresali pa so jo zgolj prehodi različnih vojska. Ob prihodu Langobardov in z njihovo nastanitvijo v Italiji pa je prišlo do sprememb. Med 6. in 1. stoletjem je namreč Istra doživela vpade tako Langobardov iz Furlanije kot Avarov in Slovanov z vzhoda. Kljub temu je provinca ostala v kraljevih rokah in v drugi polovici 6. stoletja, podobno kot drugod, doživela novo upravno organiziranost, ki je ukinjala ločevanje civilne oblasti od vojaške, vpeljano za časa Justinijana po njegovem ponovnem zavzetju italijanskega teritorija. Na območju, ki je okoli leta 584 ostalo od Italije, je bil s sedežem v Ravenni ustanovljen nov magistrat, eksarhat, ki je neposredno zastopal vladarja in v svojih rokah združeval obe oblasti. Periferna uprava, ki je bila nanj navezana, je bila tako podrejena vojaškim poveljnikom, ki so bili na čelu provinc, in tribunom ali njihovim namestnikom, ki so bili na čelu mest. Enaka ureditev je veljala tudi za Istro, ki jo je upravljal vojaški poveljnik, podložen ravenskemu eksarhatu, medtem ko so istrskim mestom poveljevali oficirji nižjega ranga. V središčih, podložnih cesarstvu, so bili nastanjeni vojaški oddelki, v katere so bili vključeni tako vzhodnjaki kot domači prebivalci, in katerih imena so se v virih iz tistega časa v nekaterih primerih celo ohranila. Danes vemo, denimo, za numerus Tergestinus in numerus Persorum, nastanjenih v Trstu, ter za numerus equitum Persoiustinianorum, numerus Cadisianus in numerus Tarvisianus, nastanjenih v Gradežu. Militarizacija ustanov se je razširila na celotno prebivalstvo, vpeto v vzvišene potrebe obrambe, nova ureditev pa je bila tista točka moči, ki je eksarhatu omogočila preživetje vse do leta 151, ko je padla Ravenna in ko so tudi Istro zasedli Langobardi, za njimi pa po kratkem bizantinskem premoru v istem stoletju še Franki. 83 ACTA HISTRIAE VII. Giorgio RAVEGNAM: L'ISTRIA BIZANTINA: LE ISTITUZIONI MILITARI ..., 77-84 FONTIE BIBLIOGRAFIA Benussi, B. (1997): L'Istria nei suoi due millenni di storia. Ristampa anastatica dell'edizione di Trieste 1924. Centro ricerche storiche Rovigno. Venezia-Rovigno, Marisilio editori. Cessi, R. (1991): Documenti relativi alla storia di Venezia anteriori al 'Mille, I, secoli V-IRistampa corretta. Testi e documenti di storia e di letteratura latina medioevale. Padova, Gregoriana editrice. Codex Iustinianus (1954): Corpus Iuris Civilis, II, Codex Iustinianus, ed. P. Krueger. Berlino, undicesima edizione. Diehl, C. (1888): études sur l'administration byzantine dans l'exarchat de Ravenne. Paris, E. Thorin éditeur, (568-751). Goubert, P. (1965): Byzance avant l'Islam. II: Byzance et l'Occident sous les successeurs de Justinien. 2: Roma, Byzance et Carthage. Paris, éditions A. et J. Picard. Gregorio Magno (1992): S. Gregorii Magni Registrun epistularum, I-II, edit. D. Norberg. 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