Martina Ožbot CDU 81'25 : 378.4 Universita di Ljubljana TRADURRE PER SBAGLIARE, TRADURRE PER IMPARARE: LA TRADUZIONE NELLO STUDIO DELL'ITALIANO A LIVELLO UNIVERSITARIO L'articolo esamina l'uso delta traduzione nelt'apprendimento di lingue straniere, accennando prima al ruolo ridotto che quest'attivita ha tradizionalmente avuto nelto studio linguistico, per arrivare poi alte caratteristiche delta traduzione nel mondo reale, dalte quali si suggerisce di partire anche nelle situazioni didattiche. In base a un'analisi delte traduzioni italiane di due testi sloveni fatte da studenti universitari di grado avanzato si puo osservare che i maggiori problemi che gli apprendenti hanno in italiano sono di tipo testuale e contrastivo; in gran parte essi sono dovuti alt'interferenza diretta o indiretta con la madre­lingua. Data la natura eminentemente testuale e bilingue dell'attivita di traduzione questa viene propos­ta come un efficace contributo allo sviluppo delta competenza linguistica del parlante nel senso piu ampio. 1 Premessa I1 presente contributo si propone di mettere in luce il ruolo della traduzione interlinguistica quale tipo particolare di produzione testuale nell'ambito dell'appren­dimento dell'italiano come lingua straniera. Prescindendo dalla funzione tipica della traduzione in ambiente didattico, cerchero di mettere in rilievo i possibili usi della traduzione come esercitazione linguistica integrale, atta a sviluppare e raf­forzare le piu svariate competenze comunicative del parlante, da quelle grammati­cali a quelle testuali, nonche quelle piU strettamente traduttive. 2.1 Traduzione e apprendimento della lingua straniera Com'e risaputo, pur essendo la traduzione uno dei metodi piu antichi di esercita­zione in lingua straniera, tradizionalmente, in classe, essa e stata usata nell'acquisizio­ne di singole forme e di strutture isolate, spesso a livello non superiore a quello della frase, sia semplice sia complessa. 1 Tale impiego didattico della riscrittura in lingua straniera di unita linguistiche della madrelingua del discente (o viceversa) implica un approccio decontestualizzato, per cui tale attivita risulta, ovviamente, molto lontana l. Si ha in mente esercizi come i seguenti due tratti da un libro di testo del Jatino a lungo usato in scuole medie slovene (Ana Šaše!: Fundamenta Latina II. Ljubljana: DZS, 1976): l. "P r e v e d i adverbe, jim poišči primeren glagol in jih povej v superlativu [Traduci gli avverbi fornen­do dei verbi adatti e usandoli al superlativo]: celeriter, Jaete, acriter, facile, male, suaviter, sapienter, bene, alte!" (p. 44) 2. "P r e v e d i stavke in razloži podredja [Traduci le frasi e definisci le frasi subordinate]: l. Si celerius !egeres, plures libros legere posses. 2. Dum oppidum ab hostibus vehementer oppugnatur, oppidani ad Cae­sarem legatos auxilium petitum miserunt. / .. ./" (p. 43) da quanto accade nelle situazioni traduttive reali in cui i1 traduttore svolge la funzione · del mediatore interlinguistico e interculturale (cfr. Jakobsen 1994: 144, Snell-Hornby 1992: 18, Ožbot 1997: 27-28). Non emia intenzione discutere questa nota prassi didat­tica, che puo anche avere una sua validita. Quel che si vuole dimostrare di seguito e l'utilita della traduzione quale riscrittura di testi nell'apprendimento di lingue stranie­re, nella quale il punto di riferimento sia sempre l'attivita reale dei traduttori come co­struttori di testi e non l'esercitazione di strutture linguistiche di per se. L'attivita tradut­tiva in classe concepita come "imitazione" di quella reale potri di fatto contribuire a una migliore preparazione del discente alle sfide della comunicazione professionale. Partono, normalmente, da questo presupposto i programmi di studio per traduttori ed interpreti; in questo contributo si vuole dimostrare che anche corsi universitari di lin­gue moderne non espressamente incentrati sulla traduzione possono approfittare di tale orientamento se si prefiggono di offrire allo studente (anche) una formazione pra­tica che gli permettera di svolgere i1 ruolo di abile esperto bilingue. 2.1.1 Traduzione nel mondo reale Come caratterizzare la traduzione nel mondo reale? In maniera piu concisa la pos­siamo definire come produzione testuale determinata essenzialmente dall'obiettivo concreto che, nell'intenzione del traduttore, i1 testo d'arrivo dovrebbe svolgere (Reill/ Vermeer 1991: 95-104, cfr. Ožbot 2001: 24-25). Nella traduzione come prassi comunica­tiva abbiamo quindi a che fare con la trasmissione, determinata da uno scopo concre­to, di un dato messaggio nella lingua di partenza con i mezzi della lingua d'arrivo. Di­versamente da molti altri tipi di produzione testuale, la traduzione e, nella sostanza, determinata dalla dipendenza del testo di arrivo da un testo di partenza dato in anticipo e scritto in una lingua diversa da quella di arrivo. Alla stregua della situazione in altri tipi di produzione testuale anche nella traduzione i1 produttore del testo verbalizza una realta cognitiva preesistente che, come nel parafrasare o nel riassumere, edefinita da un testo di partenza gia dato. 11 compito del traduttore ecomprendere adeguatamente i1 messaggio del testo di partenza e, come in tutti i tipi di produzione testuale, decidere, tenendo conto della situazione comunicativa d'arrivo, come mediarlo al destinatario. L'importanza degli aspetti testuali della traduzione viene ribadita anche dalla pre­senza, nei programmi di studio per traduttori, di problematiche incentrate sulla com­prensione e produzione dei testi, sia nella lingua materna dei discenti sia in lingue stra­niere. In tali programmi, spesso si parte dal presupposto che i traduttori siano soprat­tutto esperti in produzione testuale come dimostrano anche i termini che si possono usare, in inglese e in tedesco, per designare la professione del traduttore: "text-design­er"; "Textbauexperte", "Textbaufachmann", "(transkultureller) Kommunikationsfach­mann". Data l'importanza del livello testuale nello studio della traduzione, appare natu­rale l'esortazione di Mary Snell-Hornby (1992: 18) secondo la quale i futuri traduttori devono soprattutto disabituarsi alla ricerca di "equivalenti" lessicali per procedere alla riflessione testuale globale, incentrandosi sui mondi testuali come entita cognitive reali. Si tratta quindi della necessita di riorientare l'attenzione dalla forma al senso. Nella terminologia della cosiddetta "scenes-and-frames semantics", sviluppata da Charles J. Fillmore ed applicata al campo della traduzione da studiosi di orientamento funzio­nale, tale approccio significa che la preoccupazione principale del traduttore non e la cornice owero la forma linguistica, bensi la scena quale rappresentazione cognitiva del mondo testuale in questione (cfr. Vannerem/Snell-Hornby 1986, Vermeer/Witte 1990, KuBmaul 1994, Honig 1993a: 81; cfr. Como), tranne nei casi in cui i1 senso stesso del testo richiede la concentrazione sugli aspetti formali, come accade, ad esempio, nella traduzione letteraria. Dato cio, per il traduttore, strumenti di lavoro validi tanto quan­to i dizionari saranno i cosiddetti testi paralleli, cioe testi riguardanti realta e contenuti simili a quelli del testo d'arrivo, che possono essere tipologicamente simili o diversi da esso (cfr. Kvam 1992, Nord 1991: 155). 2.2 Il ruolo della traduzione come esercitazione linguistica Se pero, come abbiamo visto, la traduzione e sostanzialmente esercitazione te­stuale, ci si potrebbe chiedere perche insistere proprio su quest'attivita nel corso uni­versitario di lingue moderne e non ricorrere, ad esempio, a vari altri tipi di produzio­ne testuale in lingua straniera come componimento su tema dato, riassunto, stesura di testi di diversi tipi ecc. Anche esse, infatti, ci aiutano ad abituare gli studenti a un approccio testuale anziche lessicale alla comunicazione (cfr. Como 1987: 40-45, Evangelisti Allori 1992: 13 segg.; anche Connor 1996). Rispetto a tutte queste varian­ti di riscrittura, la traduzione ci permette di osservare le abilita produttive dell'ap­prendente in maniera complessiva -nel campo grammaticale, testuale e propria­mente traduttivo -e, conseguentemente, di individuarne le aree critiche. Nella tra­duzione, infatti, i1 contenuto da verbalizzare in lingua straniera e dato in anticipo, ragion per cui la liberta d'espressione dello scrivente e piti ristretta che nella pro­duzione testuale di tipo »libero«. Ed e proprio i1 fatto che la situazione comunicati­va sia relativamente fissa a permetterci di verificare le conoscenze dello studente in maniera piu realistica. Data la determinatezza del punto di partenza e la dipenden­za, da esso, del risultato, l'attivita traduttiva in classe ci rende pili facile anche la di­scussione degli elaborati