L' ASS0C1AZI0HE per un anno »ntiripati f. 4. III. ANNO. Sabato 22 Gennaro 184' M 4-5. Atto di Protesta Nella Cancelleria del Gioniale questo di sedici genuaio deli' anno mille ottocento qua-rantotto. ■ Dinansti a noi Redattore sostituto deli' Istria Si e costituito ii Sig. P. Kandler, di condtzione ci-vile, domiciliato nella citta di Trieste, chiedendo atto Contro il Sig. Anarea Paulini possidente domiciliato in Monto-na, membro corrispondente delU 1. r. Societa Agraria di Gorizia., ,«iccoroe autore Ed espone: Che avendo desso P. K. diretto nel di 20 novembre 1847, lettera alla determinata persona del Sig. C. D. F., il Sig. A. Paulini si era intruso in questa corrispondenza senza esserne incaricato ne dal Sig. C. D. F., ne da esso P. K., non gia parlandone degli argomenti, il che non po-teva essere a lui tolto, ma ponendosi a sedere per terzo in crocchio senza essersi ne annuneiato, e senza esservi chiamato; Che desso Sig. Paulini aveva diretto ad esso com-parente una lettera nell Appendice della Gazzetta Veneta dei 13 gennaio N, 9 al suo preciso cognome senza averne avuta autorizzazione, e senza che le relazioni personali fra esso Sig. Paulini ed il comparente potes-sero fargli ritenere che lo scrivergli potesse essere da lui comportato o tollerato; Che nella lettera suddetta il Sig. Paulini tiene tale linguaggio verso il comparente da far credere al pub-blico che fra questi due passino bdrrispondenze o dis-corsi sulle cose toccate in essa lettera; rnentre queste relazioni non hanno esistito ne esistono; Che nella lettera suddetta esso prende un tuono di confidenza che non ha mai esistito, ed alla quale come non e autorizzato in privato molto meio lo e in pubblico; Che nella lettera si toccano argomenti sui quali il comparente non ha mai versato, e si accenna a manifesta-zioni che il comparente non ha mai fatte, che non sem-brano qualificate per la stampa, e che non furono pro-vocate. .creanza, e pub-T Istria; e che oliti e che sservanza li e tutti Ito dalla M general- II ■•< mparente: Consider, ndo che il Codice del blicato ed att;vato in tutto il čir,®lo^ nessun luogo p">trebbe pretenden; esen C vsiderando cjie i priv^egi so quello^clie pretende lessere51 di ga«-Cpdice,. quarf# apche. rae aBK' i requmU, di esšl . Co'nsiderarid^ che la scusa a igno; mente abolita, e che questa non i-uo n^mmeno applicarsi alla circostanza che il Sig. Paulini p8;la unaBingua di-versa da ouella del comparente, per cui non ebbe il Sig. Paulini a comprendere cio che fu scritto al Sig. C. D. F., ne il comparente a comprendere tutto quello che il Sig. Paulini ha inteso di scrivere nella Gaz^etia Veneta; Potendo il linguaggio di questa lettera dare luogo a supposizioni che non si potrebbero tollerare e ad altro che non si vuole accennare; II comparente protesta contro il Sig. Andrea Paulini, e chiede che venga presa nota di questo suo atto, per valersene a tempo e luogo contro quem vel t/uos. Fatto e segnato ecc. ecc. fL.S.J (Seguono le firme') Tesoro della Chiesa Aquilcjese. Per onorare 1' ingresso di monsignor Zaccaria Bri-cito nella sua chiesa arcivescovile di Udine, quella mu-nicipalita faceva dare alle stampe il Tesoro Aguilejese, la distinta cioe di quei diplomi che costituivano i titoli dei vasti possessi della chiesa patriarcale di Aquileja, e che costituiscono anche atti amministrativi del governo patriarcale. Questo tesoro era stato compilato da Odo-rico de Susanni notaro del patriarca Marquardo in sul cadere del secolo XIV, era stato veduto nel secolo de-corso, ed anche pubblicato (non completamente) ed il nostro Carli 1' aveva anche inserito fra i documenti delle sue antichita italiche; erasi pianto comeperduto; mentre esisteva ignorato e dimenticato nell'Archivio Capitolare di Udine. In si solenne occasione il Tesoro vide la lu- ce, e ne ebbe la cura il professore Bianchi; fu edito completamente, anzi aggiunto un Sunto prezioso dei diritti dei patriarchi dello stesso nodaro intitolato Lucifer, e di ambedue fu fatto copioso indice, geografico e di persone. II volume e di 480 pagine, di bella edizione del Trombetti-Murero tipografi arcivescovili. Ouesto documento e prezioso assai per la storia cosi del Patriarcato, come deH'Istria. Sarebbe stato desidera-bile che il dotto professore vi avesse aggiunto indica-zioni critiche, dacche qualcuno dei documenti registrati non sembra sincero, ed importa moltissimo a quelli che vi ricorreranno, il vedersi indicate le fonti genuine; ma conosciamo per esperienza che per le pubblicazioni in occasioni siffatte manca il tempo e P agio di attendervi, e di fare lavoro completo. Noi ci rallegriamo grandemente che alle espressio-ni di esultanze in ritmo siasi unito una dimostrazione tale che mentre assicura la perenne memoria del fausto avvenimento, ha fornito alla storia materiale preziosissi-mo e desiderato ed onora P inclito Municipio che ne ha voluto la pubblicazione. Or ecco come pel Tesoro Aquilejese la geografia deli' Istria nel medio tempo, e la forma di governo, e mille altre cose vengono in bella luce. Fra i diplomi citati nel tesoro vi e quelIo con cui il Marchese d' Istria Vodalrico faceva donazione alla cliie-sa di Aquileja nel 1100; questo diploma venne pubbli-cato dal Hormajer e potemmo da questo vedere come i Patriarchi si aprissero la via al principato nell' Istria, e questo modo crediamo identico con queIlo adoperato nel Friuli, e ne diremo qualcosa. II Marchese Vodalrico donava nel 1100 alla chiesa diAquileja la libera proprieta, non il dominio principesco, e per atto di civile transazione non per feudo, le se-guenti castella e ville : Pinguente Colmo Bagnol (Bogliuno) Vrane (Vragna) Letai (presso Bellai) S. Martino (detto) Iosilach (Cosgliano) Corte Alba (verso 1'AIbonese) Castel Venere Villam Cuculi Villam imiliani (villa di Momiano non il castello) Villam Cisterna (Sterna) Villa petrae albae (Pietra del diavolo) Villam druine (Sdregna) Villa Maticeniga (Marcenigla presso Grisignana) Villam Cavedel Castrum Uvvege, C" castello che in altri diplomi ha il norne di Vegla verso Cittanova) Castrum Brisintina (Grisignana) Villam Castan (Castagna) Castrum Castilione (Coronica nel Comune di Umago) Villam S. Petri cum Monasterio S. Petri et S. Michaelis (S. Pietro di Monlrin sotto Buje). Intorno gli stessi tempi venivano donati ai Patriarchi il castello di Portole, e la meta del castello di Rovigno. Ma queste possessioni non altro importavano che il diritto di esigere la decima, il possesso di qualche terra dominicale, e quei diritti di amministrazione pub-blica che Carlo Magno aveva accordato alle chiese sulle loro terre, e che Ottone confermava nel 974 cioe il diritto di giudicare i servi, e gli abitanti sulle terre della chiesa, e 1' esenzione del diritto di fodero, di colletta ecc. I liberi erano soggetti ali' autorita ordinaria dei magistrati. Siffatte concessioni erano stale fatte alla chiesa metropolitana Gradense ed ai vescovi, ma alla chiesa di Grado era gia subentrata nel 1100 la chiesa Aquilejense nei diritti metropolitici e come sembra anche nei diritti di proprieta civile, ed anche nei diritti che vorrernmo dire di primo vescovato. Imperciocche e fuor di dubbio che la chiesa Aquilejese fu 1' unica episcopale in Istria per piu secoli, e sembra dedursi da antico diploma che nella fondazione dei novelli episcopati, 1' antico si riser-vasse qualche segno deli' antica giurisdizione, siccome vediamo avvenire tutto giorno nello smembramento di parocchie. Certo e che in Pola il patriarca disponeva per tre giorni del palazzo vescovile, in occasione dive-nuta in quella citta. Questi possedimenti vennero conservati dalla chiesa aquilejese, meno Rovigno che fu donato alla chiesa pa-rentina; ed il Monastero di S. Pietro di Montrin donato ad un monastero diVenezia; per questi possedimenti i patriarchi erano i primi baroni deli'Istria, quantunque non aves-sero il mero e misto impero. Nel 1200 per la fellonia di Enrico marchese d'I-stria della časa di Merania, 1' Istria passd ai patriarchi, non senza contradizioni che poi furono appianate. II inar-chesato abbracciava tutta la provincia, compreso Trieste, compresi i possessi della časa di Gorizia in Istria, seb-bene questi due esercitassero il potere contesco, il mero e misto impero, per cui la dipendenza era nominale piu che altro, appena percettibile pei Conti di Gorizia per 1' investitura feudale che ottenevano mediante dodici ves-silli. E Gorizia e Trieste coniarono monete come il patriarca. Dal Tesoro Aquilejese vediamo con tutta precisio-ne quali fossero i territori sui quali il marchese oltre i diritti di governo esercitava diritti di proprieta baronale, e con quali distinzioni; ma non e di cio che oggidi in-tendiamo parlare, essendo nostra mira di toccare deli'antica geografia. Mancano alcuni territori baronali, ma sono quelli dei quali era stalo disposto per investite e duravano nella giurisdizione del Conte d' Istria, dei vescovi isiriani, del vescovo di Frisinga o dei municipi veri; ma anche per questi puossi facilmente supplire in gran parte con altri documenti scritli. Diremo prima delle citta, poi dei castelli, poi delle ville che propriamente erano di ragione patriarcale, e riporteremo i nomi in latino come si les-sero nelle carte antiche del 1200 e del 1300, ed anche in carte piu antiche. Se i diplomi citati dal Tesoro esi-stessero, se ne avrebbe ben maggiore dovizia. Vescovati e citta Tergeste Emona Justinopolis Petena Parentium Pola Castelli. Mugla Piranum Rivinum C. Salis (Salese nel distretto di Capodistria) C. Sancti Syrici (Socerga) C. Nigrignani (Monte Formento presso Visinada) C. Veneris C. Codenech (Gutteneg) C. Vallis C. Portulae C. Coseglach (Cosgliaco) C. Farnee in Carsis C. Mocho (presso Trieste) Castrum fortissimum Petrae Pelosae C. S. Georgii (S. Giorgio di Villanova) Turris et Castrum Polae C. Montona C. Pinguent C. Colmum C. Roccium C. Albona C. Fianona Duo Costra (presso Rozzo, come pare) C. Bulleae C. Grisignana C. Mimilianum (Momiano) C. Curtis Muglae? C. S. Petri? Burgus Lauri (Muggia odierna) Cernograd (presso Rozzo) Altri abitati e ville. Moraus? (sul Carso di Trieste) Cremnitz? (Hrenoviza) Adignanum (Dignano) Insuia Villa Srengi, o Strengi (Sdregna) S. Laurentii (presso Pisino?) S. Vitus de Flumine (Fiume) Sisanum (Sissan di Pola) Turciglanum (Tortian di Pola) Sizolis (Sizziole di Pirano) S. Odorlicus (di Pirano) S. Petrus de Silva S. Michael de Lemin (Leme) Zuchulis? (presso Pirano) Ortenegla (Verteneglio?) Castellonurn (Coronica Comune di Umago) Oscurus Topolo (Topolovass) Stanisclau ? Sorbaria (Sorbar) Cobertum (Cuberton) Gradina Trebeset (Trebesse) Figarola Rachitnich (Rachitovich ?) Lupoglava Villa de Salto? (presso Pinguente) Bagnol (Bogliuno) Colton (Cattun al Nord di Pisino) Gerdosella Grimalda Chismeschiza (Omoschizze presso Grimalda) Ieschimbich (Iessenovizza) Bray (Bellai) Latoy (Lettai) Cobiliglof? (sul Carso di Pinguente) Crusobiz (Hrusovizza) Verboniz? (sul Carso di Pinguente) Strephin? detto Zemitz (Semich) Nilinum? Stinich? Sicobreda? Marvenech? Nemus de Gaso (verso Castel Venere) Lesechaberda (Lesezhe al Timavo super.) Gradišča supra Rem (Gradisch sulla Reca) Voltigrad (Voucigrad) Suonich Nabrisina Crepelianum (Creple) Sesan (Sesana) Utoglach (Uttogliano) Gabrovizza Praprot Polai. Si vede da questi i luoghi che patriarchi avevano conservato le possessioni donate loro dal marchese d'I-stria Volrico. Aggiungiamo a questi i luoghi posseduti dalla chiesa di Freisingen. Hospe (Ospo) Razari (Rosariol al Risano) Cubida (Covedo) Lounca (Lonche) Trusculo (Trusche) Steina? Sanct-Petre? Dell'Ordine serafico di qualche provincia, e di alcuni conventi francescani d' Istria del P. c. (Continuazione — Vedi numero 2.) Le discordie con maggior acerbita si riprodussero nel secolo XIV, a segno che ambedue le fazioni non si vergognarono di reciprocamente assalirsi colla lingua e colla penna, di addontarsi, di mordersi, di calunniarsi. I Rigidi sbracciavano per opprimere i Rilassati; questi si adoperavano per aggravare i Rigidi. Giovanni XXIII, primate della ehiesa universale, fautore dei Rilassati, nel 1322 mando fuori due bolle, colle quali tolse ogni dif-ferenza fra l'uso ed il diritlo, e dichiard che tutte le cose dai Francescani possedute spettavano ad esso loro si per uso che per diritto. I Rigidi ricusarono di sot-tomettersi alla papale decisione, ed i dissidi continuaro-no a segno, che 1' inclit' ordine fu in due parti diviso. Da principio i Rigidi formavano delle singolari congre-gazioni, fra le quali la maggiore e la piu celebre era quella fondata in Italia 1'anno 1368 da Paolino; o Pao-luccio de Frincis, nato a Foligno, il quale impetro da Tomaso Farignano, ministro generale, la licenza di po-ter con alcuni soci menar vita solitaria, ed osservar ri-gorosamenle la regola di s. Francesco. I membri di que-ste congregazioni portarono le loro querele contro i Rilassati al Concilio generale di Costanza, il quale conces-se loro la faeolta di celebrare propri Capitoli, formare novelli statuti ed eleggere un vicario generale per le provincie gallicane. II decreto del Sinodo di Costanza, malgrado le rimostranze dei Rilassati, fu confermato dal sommo pontefice MartinoV nel 1420; onde avvenne, che i Rigidi e per numero e per autorita prevalessero ai loro a\versari. Finalmente Leone X, supremo gerarca, piegato anche dalle suppliche deli' imperatore Massimi-liano, di tutti i regi e principi cristiani, i quali mal com-portavano le discordie de' Minori, statui di far fine alle contenzioni, e di restituire ali'Ordine Serafico la tran-quillita ed interezza. A questo fine 1'anno 1517 indisse un capitolo generalissimo da celebrarsi nel convento ara-celilano in Roma. Comparvero e Rigidi e Rilassati, e do-po lunghe dispute, non volendo i Rilassati rinunziare ai loro privilegi, ossia adottare la rigorosa osservanza della regola di s. Francesco, il sommo pontefice ordino ai Rigidi di deporre i nomi delle diverse congregazioni che aveano assunti, e di portare in avvenire il solo nome di Frati Minori della regolare osservanza, ovvero di nomi-narsi brevemente Osservanti. Cosi Leone X uni tutti i Rigidi in un sol corpo, diede loro la faeolta di eleggere il Ministro generale di tutto P Ordine, e a lui, siccome a legittimo successore di s. Francesco, fe' consegnare il sigillo della serafica religione: ai Rilassati poi, che si separarono dai Rigidi, confermd tutti i privilegi con tutti i beni e redditi, e concesse che nominassero un capo col titolo di Maestro a condizione che dovesse essere confermato dal Ministro generale deli'Ordine. Ma i Rilassati, poco contenti di quesla pontificia disposizione, bri-garono tanto finche si resero affatto indipendenti, ed ot-tennero dalla Santa Sede apostolica il diritto di avere proprio Ministro generale. In tal guisa germogliarono due polloni d'una medesima radice. I Rigidi furon detti Osservanti, perche osservavano rigorosamente Ia regola di s. Francesco, ed i Rilassati si chiamarono Conventuali ed anche Minoriti. Nel 1525 Matteo da Bossi, cosi no-minato dalla terra natale nel ducato di Urbino, frate con-verso deli' osservanza, non contento del rigore con cui i suoi confratelli osservavano le regole di s. Francesco, si diparti dal cenobio in cui menava i suoi giorni, ando a piantar stanza nella Marca d'Ancona, introdusse nuova forma di vestito, nuove austerita e nuovi statuti, apri tirocinio ed ebbe seguaci. I superiori deli' osservanza tentavano ogni via per impedire le innovazioni, e chia- mavano il converso ali' obbedienza; ma Matteo per far testa agli Osservanti si uni ai Conventuali. La moglie del duca di Camerino, vinta dalle preghiere del converso, ottenne da Clemente VII, suo zio, un breve aposto-lico, con cui nel 1528 il vicario di Gesii Cristo non dis-degnd di approvare la novella riforina sotto il nome di Conventuali eremiti cnppuccini, cosi detti perche erano soggetti al ministro generale dei Conventuali, viveano nelle solitudini, ed aveano il cappuccio puntaguto. Frate Matteo da Bossi ritorno ali' obbedienza dei superiori, donde s' era dipartito, e le sue ossa dormono nella ehiesa dei PP. Osservanti della Vigna a Venezia; ma i seguaci di lui abbandonarono la vita eremitica, costrussero dei chiostri nei luoghi popolati, e nel 1609 s' ebbero da papa Paolo V la faeolta di eleggere proprio ed indipen-dente ministro generale. Pare che 1' esempio di Matteo da Bossi abbia servito di sprone a Francesco Esino e Bernardino Astense, i quali nel medesimo tempo adope-raronsi di togliere gli abusi introdotti fra gli Osservanti, e di preserivere nuovi statuti coll' intenzione di far ri-vivere nei loro confratelli lo spirito del fondatore nel-P osservare le regole. Clemente VII P anno del Signore 1532 approvo la loro riforma, dalla quale s' ebbero il nome di Riformnti. Or sono tre corpi aventi la medesima regola, diversi statuti e diversa, forma di vestito, cioe gli Osservanti ed i Riformati che hanno un sol capo, i Conventuali che riconoscono un capo a parte, e i Cappuccini ai quali pure fu data faeolta di avere un ministro generale indipendente. Bello sarebbe il vedere tolte queste differenze, e tutti questi religiosi, aventi la medesima regola, riuniti in un sol corpo sotto un solo capo. — CVading., t. 1, t. 16 ad an. 1532, n. 21; Hehjot, Hist. des Ordres monatisques; Klain, H. E. t. 2, p. 609, 610). Dopo aver brevemente detto della fondazione, pro-pagazione, gerarchia e divisione deli'Ordine serafico di-scorreremo deli' origine e delle vicissitudini di aleune provincie francescane, per poscia discendere ai conventi d' Istria che a queste spettavano. I cronisti della serafica religione riferiseono la fondazione dei cenobt francescani in Bosnia ai tempi di s. Francesco, e provano con documenti scritti aver il superiore bossinese per molti lustri avuto al suo governo sottomessi i conventi non solo di Bosnia, ma eziandio di Servia, di Bulgaria, di Moldavia, di Valachia, di Ungheria, di Transilvania, di Croazia, di Liburnia, di Dalmazia, ed esercitata giu-risdizione dalle rive del mare tartarico fino alle sponde deli'Adriatico. (Vading. Annal. Ord. ad an. 1228. n. 86, 1235; Greiderer, Germ. Franc. t. 2, p. 30; Hueber, Monolog. Ord. p. 125). Nel primo capitolo celebrato in Assisi 1' anno del Signore 1217 sotto la presidenza del serafico patriarca, a primi voti fu deliberato di mandar in tutto il mondo quelli che aveano gia indossate le ru-vide lane a predicar il Vangelo di Gesu Cristo, ed a propagar il loro inonastico istituto. (JChron. Prov. Austr. p. 16}. In vigore di questa deliberazione i figliuoli di s. Francesco nel secolo XIII si portarono in regioni lon-tane, e sparsero il seme delle celesti dottrine nei campi della Bulgaria, della Servia, della Valachia, della Bosnia e dei paesi circonvicini. Sappiamo che la Bulgaria piego il collo al soave giogo della cattolica religione nel secolo IX sotto Bogosi, suo re, rigenerato coll' acqua salutare da quel celebre Fozio, il quale per tracotanza separo la chiesa greca dalla latina, e gettd le fondamenta di quel muro di divisione, che tuttora sussiste. Noti sono i sudori e i meriti dei fralelli Ci-rillo e Metodio, monaci di Tessalonica, i quali invitati dal re Bogosi, nominato al sacro fonte Michele, predica-rono con zelo indefesso il Vangelo, e convertirono la Bulgaria alla fede di Gesu Cristo. Si črede pure che Cirillo sia passato in Dalmazia e Croazia, ed abbia mi-nistrato il battesimo a Bodoiniro re di que' popoli. (Fa-bricii, Lux evang. p. 480; Rutfensfock, II. E. t. 2, p. 491). Ma oltre che questi popoli efferati, propensi per invete-rata consuetudine alle prede, alle rapine, alle scelleranze vietate dalla religione del Cristo, di leggieri abbandona-vano la vera fede ed al culto degl' idoli ritornavano, dobbiamo deplorare che appena queste regioni riaprirono gli occhi ali' evangelica luce, tosto sollevarono i loro stendardi gli antichi Manichei sotto il nome di Paoliciani, epiutardi i Bogomili; i quali perversi eretici infestarono non tanto la Bulgaria, ma anche la Bosnia, la Valachia, la Moldavia, la Servia, la Dalmazia ecc., e molti fedeli trassero nel labirinto dei loro turpi errori. Indarno ten" tarono gl' imperatori greci di sradicare colle armi e colla morte quella sella pestifera, che turbava la pace della cristiana repubblica: il manicheismo era un' idra, che quanto piu si tagliava, tanto piu sotto varie forme si ri-produceva. Egli era uopo inviare a quelle regioni dei nuovi tnissionari, onde da un canto avessero cura di ri-tenere nella fede di Gesu Cristo i conversi, dali' altro si adoperassero di convertire gli eretici, e di sterminare le reliquie deli' infedelta. Ouest' onore di ridurre a Gesu Cristo que' traviati tocco in sorte ai figliuoli del serafico padre S. Francesco. Spezzando il pane della parola di Dio, e rialzando le are del Signore dagli eretici abbat-tute, i Frati Minori pigliarono il destro di edificare delle čase, in cui ricoverarsi, e di piantare stanza in Bulgaria, in Bosnia ecc. (Pauhts Siculus, De ort. et occ. Ma-nich. p. 71; Cedrenus, p. 541; Zonaros, Annal. 1. 15, t. 2, p. 122; Vading., Annal. Min. t. 6, p. 176; Ruttenstock, H. E. t. 2, p. 618). Siccome senza miracolo in un attimo non si erge un grand' edifizio; cosi in un giorno non si puo creare una religiosa provincia ben organata. Considerando che si i dovea ricorrere alla liberalita de' fedeli a fare delle col-lette, che ci volea del tempo per costruire i cenobi. si rende manifesto che le cose non poteano progredire con molta rapidita, ma che doveano gradatamente comporsi. Da principio i Frati Minori aveano pochi conventi in Bosnia, e si črede che questi nel 1235 abbiano formato sol- I tanto Custodia. Nel capitolo generale tenuto inNarbona l'anno 1260 sotto la presidenza di S. Bonaventura, capo della serafica religione, la custodia Bossinese fu ele-vata al grado di provincia, ed alla giurisdizione del su-periore di lei furono sottomesse sette custodie in diverse regioni disperse. (Hueber, Monolog. Ord. p. 125). Final-mente nel secolo XIV fu creata Vicaria. Ecco come nar-rano gli storici 1' origine, la vita, le vicissitudini e la consunzione del vicariato Bossinese. Mentre i figliuoli del serafico Patriarca con zelo indefesso predicavano la religione di Gesu Cristo in Bosnia, e sudavano per pur-gare il campo del Signore dalle spine, dai rovi e dagli sterpi, Gherardo Udone, ministro generale deli' Ordine francescano, nel 1339 per 1' Illiria si porto in Ungheria, onde trattare col re Carlo alcuni affari d' alto rilievo ris-guardanti 1' erezione di nuovi cenobt e 1' organizzazione dei medesirni. Sollecitato Gherardo dal monarca indi pas-so in Bosnia, per opporre colla sua autorita e facondia efficace antidoto al veleno deli' eresie, che altere ser-peggiavano, infettavano il paese, e davano morte spiri-tuale a molti cattolici. Reso consapevole della di lui ve-nuta Stefano II, Bano di Bosnia, ando ad incontrarlo, e con grande onore lo accolse nel territorio al suo potere soggetto. Mosso il Bano dali' eloquenti parole di Gherardo, promise santaniente di dare la mano a sbarbicare la pianta deli' eresia, ed obbligossi di esortar i suoi sud-diti a ritornare sotto i vessilli della cattolica chiesa. A compiere questa santa opera non poco conferi 1' autorita di papa Benedetto XII, il quale indirizzo una lettera pie-na di unzione a Carlo re di Ungheria, colla quale gl'im-poneva di soccorrere il principe bossinese nell' estirpare | 1' eresie e nel rifare le chiese o demolite o guaste dagli eretici, e ne mise un'altra a Stefano, Bano di Bosnia, in cui lo esortava nel nostro Signore Gesu Cristo a riedi-iicare le čase di Dio abbattute, a scacciare dalla sua di-zione i tumultuanti e pestiferi settari, e a restituire in tutto il suo dominio la religione del divino Redentore. II ministro generale, intendendo alla stabilita, aumento, organizzazione e disciplina delle francescane famiglie, d' ac-cordo col Bano, ad esse prepose col titolo di vicario generale bosnese il P. Pellegrino d' Ascoli, ed ordino a tutti i religiosi delle suaccennate sette custodie di pre-stargli obbedienza siccome a loro legittimo superiore. Ottenuto lo scopo del viaggio, finito il compito, Gherardo se ne ritorno a Roma, ed invio degli altri missionari per la Bosnia, Bulgaria, Dalmazia e per le altre regioni circonvicine, perche la massa era molta, e pochi gli ope-rai. Cosi sursero nuovi conventi, e la giurisdizione del vicario generale bossinese fu ampliata. (Greiderer, I. 2, n. 8, p. 30, 31; Glavinich, Orig. della Prov. Bosn. - Croat. p. 13 — 15). Al principio del secolo XV "la fiorente repubblica di Ragusa, erede deli' antico Epidauro, retta a stato di ottimati, industriosa, navigatrice, trafficante, culta, gentile come Venezia, e ricca di poeti, di artisti, di filosoli, di eruditi, di matematici, fra' quali risplende il Boscovich, robusto e pellegrino ingeno, che accoppio il calcolo alla specolazione, e senza copiar nessuno fu Leibniziano e Pitagorico „, vedendo il suo territorio travagliato da eretici e scismatici, a suo dispendio costrui varie čase e chiamo ad abitarle i Frati Minori soggetti al vicario generale di Bosnia, affinche lavorassero nella vigna del Signore, e colla forza della parola intendessero ad estirpare 1' eresia e lo scisma, che divideano i sudditi della piccola repubblica, e turbavano la sua tranquillita: in tal guisa si moltiplicarono i cenobi dei Francescani in Dalmazia, i quali prestavano obbedienza al vicario generale bossinese. Angelo de Senis, ministro generale della serafica religione, benignamente concesse al vicario di Bosnia la facolta di erigere nuovi conventi nelle regioni circonvicine; e Martino V, sommo pontefice, con bolla pubbli-cata non solo confermo la facolta dal ministro generale concessa, ma eziandio ordinar si compiacque che il vi-cario di Bosnia reggesse tutti i cenobl de' Francescani ch' erano stati ediflcali innanzi 62 anni. II vicario bos-sinese, usando della facolta datagli dal capo deli' ordine ed approvata dal vicario di G. C., dal 1400 al 1430 colle contribuzioni de' pii fedeli drizzd varie čase in Dalma-zia, in Ungheria ed in altri paesi deli' Illiria; le quali čase conferirono a dilatare viemaggiormente i limiti del suo vicariato. Ma siccome la Bosnia era pria soggetta alla corona d'Ungheria, alcune teste balzane ed irrequiete mal comportavano, che il vicario bossinese stendesse al-1'Ungheria la verga del comando, e facesse sentire ai Frati Minori ivi dimoranti 1' influenza del suo potere. Eugenio IV, romano pontefice, fatto consapevole che i Francescani ungheresi astiavano il vicario bossinese, e tentavano di sottrarsi alla di lui obbedienza, nel 1431 mando fuori una bolla, colla quale ordino che tutti i con-venti de' Minori eretti in quelle parti fossero sottomessi alla giurisdizione del vicario di Bosnia. CGreiderer, Germ. Franc. 1. 2, n. 20—31, p. 40-47). Nel 1432 il p. Guglielmo Casali, ministro generale deli' Ordine francescano, mise in Bosnia s. Giacomo della Marca, in qualita di suo commissario, per togliere la cor-rutela introdotta nella monastica disciplina, e ridurre i figliuoli del serafico padre ali' esatta osservanza della re-gola; cio che il santo uomo ottenne parte colla possa della parola e parte colla forza magica deli' esempio. (Greiderer 1. c). Giovanni di Vaja o Baja, che avea veduta que-sta luce sulla riva orientale del Danubio, eletto nel 1439 commissario della vicaria bossinese ed inquisitore della fede, e nel 1441 designato vicario generale della serafica religione in Bosnia, desideroso di spegnere l'in-cendio della guerra che disertava Tarnata sua patria ed il paese in cui avea residenza, dalla Bosnia passo in Ungheria, e pregd i suoi confratelli di diferire il capitolo ali'anno venturo, in cui sperava che si rappatumassero le due teste coronate che guerreggiavano, cioe il re d'Ungheria ed il principe di Bosnia. Alcuni ragionevoli annuirono alle pacifiche inchieste del ben intenzionato superiore, ma altri turbolenti, sospinti dalla tumida am-bizione, si opposero a segno che, per guadagnar campo indussero i magnati d'Ungheria ad impiegare tutta la lo-ro autorita e tntte le loro forze, onde separare i con-venti ungheresi dai bossinesi, ed ergere in Ungheria un vicariato affatto indipendente del superiore di Bosnia. — Le passioni accecano 1' uomo impotente di vincerle di modo, che non vede nemmen la luce che brilla agli oc-chi suoi. — I magnati di concerto co' Francescani spin-sero tant' oltre le cose, che nel capitolo celebrato in Ienro l'anno del Signore 1444 i Frati ungheresi si se-questrarono dai bossinesi, ed elessero a loro primo vicario il p. Fabiano de Kenyeves. Finito il capitolo eb-bero 1' ardire d' inviare la fatta elezione a Borna affin-che dalla santa sede apostolica venisse confermata; ma Eugenio IV riprovo la fatta elezione, dichiaro nulli ed irriti gli atli di quell' adunanza, ed impero a tutti gli Os-servanti d'Ungheria e di Schiavonia di obbedire, come per lo innanzi, al vicario bossinese, minacciando di pu-nire severamente i riluttanti. C Greiderer 1. 2, n. 31, p. 47). L'anno del Signore 1447 i missionari deli'Ordine francescano con molto zelo predicavano la vera fede in Bosnia, in Ungheria e nella Scizia; e volendo intiera-mente dedicarsi a dirozzare ed ingentilire quelle genti incolte, e non potendo lasciare le greggie senza pastori, i cristiani senza i soccorsi spirituali della figlia del delo, nei luoghi rimoti dai eenobi gia costrutti fondarono degli altri conventi, onde aver un tetto da ricoverarsi e da raccogliere in Dio lo spirito; quindi la giurisdizione del vicario bossinese divenne ancor piCt estesa. (Vading., t. 11 ad an. 1447, n. 14). Sotto il pontificato di Nicold V, che successe nella cattedra di S. Pietro ad Eugenio IV, la vicaria di Bosnia era dilatata in Bosnia, in Servia, in Bulgaria, in Molda-via, in Valachia, in Ungheria, in Transilvania, in Croa-zia, in Liburnia, in Dalmazia, in Istria. Gli Osservanti ungheresi, mal contenti della decisione di Eugenio IV, rinnovavano i loro conati per liberarsi intieramente dali' influenza del superiore bossinese, e rendersi da lui affatto indipendenti; per la qual cosa il sommo Pontefice Nico-16 V, per fiaccare le corna ai Frati ungheresi, li escluse dali' elezione del vicario generale, diede questo diritto ai francescani bossinesi, e precetto che 1'eletto vicario generale venisse confermato dal ministro generale deli' Ordine, fosse a lui soggetto, godesse tutti i privilegi con-cessi, ed esercitasse la sua giurisdizione dalle rive del fiume Drava fino alle sponde deli' Adriatico. Eccone le precise parole della bolla emanata: " Vogliamo che ven-ga da voi (Bossinesi) eletto un vicario, la cui giurisdizione sia chiusa fra gli antichi confini, cioe si estenda dalla Drava aH' Adriatico „. (Vading., 1.11 ad an. 1447). La riforma introdotta in Bosnia 1' anno 1432 da S. Giacomo della Marca non ebbe lunga durata. Nicold V, sommo gerarca, essendo stato informato che i Frati Minori nelle parti orientali aveano dalla monastica disciplina deviato, e che il superiore o per non curanza do-vutainente non sopravegliava, od era privo di quell' e-nergia di carattere, di quella forza morale ch' e neces-saria per imporre alle comunita religiose, nel 1447 inando fuori una bolla, colla quale sottomise la vicaria bossinese al governo di Giacomo de Primadizt, vicario generale de' Minori Osservanti cismontani, e de' suoi legitti-mi successori, ingiungendogli di visitare tutti i cenobi de' Minori Osservanti per se o per mezzo de' suoi com-missari, di riformare tutto il vicariato nei capi e noi mem-bri, di punire e svellere non men i difetti che gli eccessi, estendendo la di lui giurisdizione dal mare Adriatico fino ai confini della Tartaria. obbligando tutti i seguaci di s. Francesco, dimoranti in quelle parti, a prestargli obbedienza, e minacciando di scomunicare coloro che osas-sero contravenire alle sue papali ordinazioni. Benche non sia noto se il prefato vicario generale abbia personal-mente perlustrato i conventi della vicaria bossinese, non-dimeno si sa che adempi a questo dovere impostogli dal primate della chiesa universale per mezzo de' suoi com-missari. In tal guisa la vicaria bossinese, dopo un se-colo di sussistenza, perde il suo splendido titolo, fu ri-dotta a condizione di provincia e sottomessa al governo del vicario generale cismontano, il quale immediatamente dal capo di tutto 1' ordine dipendea. (Vading., t. 11 ad an. 1447, n. 14). Dopo questo avvenimento, benchč il superiore provinciale bossinese sottostasse al vicario generale cismon-tano, nondimeno esercitava ancora giurisdizione nei con-venti francescani esistenti in Bosnia, in Bulgaria, in Un-gheria, in Croazia, in Dalmazia ecc.; i quali conventi, di-visi in custodie, formavano la provincia religiosa di lui. Oueste custodie, che quasi figliuoli faceano corona alla madre, e doveano obbedire ai cenni del ministro pro-vinciale, sia per ambizione, sia per arnore d'indipenden-za, sia per qualche altro motivo a noi ignoto. lemme, leinme si separarono dali1 obbedienza del superiore bossinese; si resero da lui indipendenti, e si elevarono al grado di provincia. I padri dalmatini suonarono la trom-betta, e la battaglia fu attaccata fra loro ed il padre pro-vinciale; quelli volevano sottrarsi alla di lui influenza, questi i suoi antichi diritti difendea. La contesa fu mandata a Roma alla santa sede apostolica, e Nicolo V, romano pentefice, ponderate le ragioni d' ambe le parti con-tendenti, tolse alla giurisdizione del superiore bossinese tutti i cenobi esistenti fra il mare Adriatico ed il mar Nero, e li assoggetto al vicario generale della famiglia cismontana, vietando ai Minori Osservanti di Bosnia di costruire o ricevere nuove čase in Dalmazia, e di limosinare nel territorio ragusino. Cio nonostante i cenobt dalmatini, benche indipendenti dal provinciale bossinese, non forinarono provincia che nel 1469. (Vading1.11 ad an. 1447, n. 14, p. 534-536). Dato il segnale dai padri dalmatini, si sollevarono anche altre custodie. L'esempio dei Minori dalniati ven-ne tosto iinitato dagli Osservanti ungheresi. Ouesti ot-tennero con facilita da Nicolo V cio che inutilmente ave-vano tentato di ottenere sotto il pontificato di Eugenio IV nel 1444. Per impor fine alle gare, che duravano da lungo tempo fra il provinciale bossinese e i Francescani ungheresi, e togliere ogni seme di discordia, il supremo gerarca della cattolica chiesa, di sua autorita, 1'annodel Signore 1447 concesse ai Minori Osservanti di Ungheria il diritto di eleggere proprio superiore indipendente dal provinciale bossinese ed immediatamente soggetto al vicario generale cismontano, ed ordino che questa nuova provincia fosse ristretta fra la Drava ed il mar Nero; cosi ebbe conventi in Ungheria, in Illiria, in Transilva-nia, in Valachia ed in Moldavia. (Vading., t. 11 ad an. 1447, n. 14, 15;Orb. Seraph. p. 129,175; Catalog. Prov. Hung. p. 27). Nel 1450 Marco da Bologna, vicario generale de-gli Osservanti cismontani, avendo udito che s. Giacomo della Marca era intenzionato di portarsi in Dalmazia ed in Bosnia per rompere il collo aH' eresia de' Manichei ri-pullulanti, che quasi lupi rapaci divoravano le pecorelle del Signore; il deputo suo commissario per le suddette regioni con pieno potere di visitare i cenobi, di ammo-nire ed esortare i religiosi alle buone opere, di correg-gere i discoli, di togliere gli abusi, di punire gli ecces-si, d' infervorare gl' ignavi, e con leltera scrittagli dal convento de' Francescani di Rovigno nel 1452 il designo preside del capitolo che doveva celebrarsi in Dalmazia. (Vading., t. 12 ad an. 1452, n. 41, 42; Orb. Seraph. p. 177 et seqq). Dalla lettera scritta dal convento di Rovigno a s. Giacomo della Marca si puo inferire, che il vi- cario generale cismontano visitava allora la custodia d' I-stria alla sua giurisdizione soggetla. I Minori Osservanti bossinesi, dolendosi delle per-dite fatte, si rivolsero ai loro confratelli dalmatini, e di-pingendo con vividi colori le angustie ond' erano cir-condati, li mossero talmente a coinpassione, che promi-sero di riunirsi, purche il romano pontefice acconsentis-se. D' accordo misero una calda supplica alla santa sede apostolica, e Nicolo V nel 1453 riuni alla provincia bossinese il convento di Ragusa e vari altri cenob! sussi-stenti in Dalmazia, affinche i Frati Minori, i quali porta-vano in Bosnia il peso del giorno e del calore e spira-vano aura vitale fra una geldra di eretici e ribaldoni, avessero alineno in vecchiaia un asilo da rifuggirsi in Dalmazia, per menar tranquilli gli ultimi giorni della loro inorlale carriera, ed essere soccorsi nei loro bisogni potissimamente dalle larghe limosine delle popolazioni del territorio ragusino. (Vading., t. 12 ad an. 1454). Nel secolo XV i barbari Musulniani, condotti da Maometto II, tanto si avanzarono colle loro vittorie, che nel 1453 giunsero fir.almente ad espugnare Costantino-poli, ed inalberare sulle mura di questa famigerata ca-pitale 1' aborrita mezza luna, a rovesciare dalle fondamen-ta 1' impero greco, che snervato dalla mollezza di coloro che sedeano al limone, e lacerato dalle intestine discor-die gia da lungo tempo agonizzava. Chiamato Maometto II da Caterina Cosazia, duchessa di Santo Saba, a ven-dicare la tragica morte di Tomaso Griselich, suo marito ed ultimo re di Bosnia insidiosamente trucidato da Ste-fano e Radivoi, che si črede essere stati della setta de' Manichei, con nuineroso esercito da Costantinopoli venne in Bosnia, prese i due sicari che aveansi diviso il regno, ordino che fossero fatti in brani, e s' impadroni di tutto il paese, lasciando alla regina la liberta di andar ove volesse e di prendere con seco tutto cio che le piaces-se. Si penti la regina di aver invitato 1' imperatore de' Musulmani, invece di chiamare in aiuto il re d' Ungheria, ma troppo tardi; pianse di essersi affidata alla fede di ur turco, in luogo di commettersi alla generosila di un cristiano, ma le sue lagrime furono senza frutto. Deso-lata, inconsolabile per la fatta jattura si reco a Roma, ed ivi cangio il manto reale nell' umil abito del terzo or-dine di s. Francesco, visse quattro anni e dopo la morte i suoi resti furon deposti in Aracoeli nella chiesa de'Mi-nori Osservanti. I cronisti delPOrdine serafico narrano, che in questa occasione i Francescani che aveano stanza in Ginize, dove s' erano racchiusi Stefano e Radivoi, spa-ventati deli' arrivo de' Turchi venuti ad assediare la citta, fuggirono trasportando con seco il corpo di s. Luca evangelista, levato da quel propugnacolo, dove era stato da Costantinopoli condotto. Giunli a Venezia diedero quei venerati avanzi in dono a Cristoforo Mauro Doge della famigerata repubblica, a condizione che consentisse loro la facolta di ritenere pacificamente tutti i conventi esistenti nel veneto dominio e di ergerne de' nuovi, aflinche i Frati lor confratelli, i quali gemeano sotto il ferreo giogo del barbaro conquistatore, avessero un rifugio in caso di persecuzione. II principe accolse con benevolen-za ed onore i latori della spoglia esanime del santo, annui ai loro voli, e fe' collocare le preziose reliquie del compagno di s. Paolo nel tempio sacro a s. Nicolo sul Lido, per indi trasferirle alla chiesa di s. Bernardino per sua cura mirabilmerite parata. Sparsa la voce, che il corpo di s. Luca riposava in Venezia, i Benedettini di Padova, pretendendo che le ossa di detto santo dormis-sero nell'altar laterale della Basilica intitolata a s. Giu-stina, niossero guerra ai Veneziani, i quali ricorsero alla santa sede apostolica. II sommo pontefice coramise ai vescovi vicini di verificare qual fosse il vero corpo di s. Luca, e secondo il Vadingo la lile fu ducisa in fa-vore della serenissima Signora del mare. (Viuiing., t. 13 ad. 1463, n. 13, 14, 15; Glavinich, Orig. della Prov. Bosn. — Croat. p. 15, 16). QSara continuatoj Osservazioni meteor ologiclie fatte in Parenzo alValtezza di 15 piedi austriaci sopra il livello del mare. IMese di Decembre 1§4S. 1 o » ; c ^ S C 2 .2 o o N TS Ora deli' osser-vazione Tcrmo-mctro R ! cimi Barometro Pol-1 Li- I De-lici | nee j cimi Anemoscopio Stato del Cielo 1 7 a. m. 2 p. m. 10 „ t « +10 i 9 0 9 8 28 I 0 28 0 28 | 0 1 1 6 0 0 0 1 Levante j Maestro i Levante Sereno detto 1 detto 2 7 a. m. 2 p. m. 1 io „ t 8 fll 1 8 0 0 6 28 28 28 1 1 1 Levante Calma Levante I Semisereno detto detto 3 7 a. m. 2 p. m. 10 „ f 7 0 f 9 8 f 8| 2 28 28 28 1 1 1 0 0 0 Calma M. Tramont. 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