žarko Muljačic CDU 804.022(497.l Istra) Berlin SULLO STATUS LINGUISTICO DELL'ISTRIOTO MEDIEVALE O. CENNI INTRODUTTIVI In questo saggio non intendo ricostruire la primafacies dell'istrioto (detto an­che istroromanzo, IR) il che ealmeno per ora impossibile (per mancanza di testi an­teriori all'anno 1835 e per l'esigua mole di dati sicuri ottenuti in chiave comparativa e diacronica), ma formulare una nuova ipotesi sullo status degli idiomi tuttora esi­stenti, pero profondamente venetizzati, di Rovigno, Dignano, Valle, Fasana, Galle­sano e Sissario (Rovinj, Vodnjan, Bale, Fažana, Galižana, Šišan), edi quelli estintisi in un passato non molto lontano (peres. di Pola/Pula, Orsera/Vrsar), dai loro inizi fino all'anno 1500. Dal punto di vista geografico l'Istria non fa parte dell'Italia. Politicamente ha appartenuto, in parte ototalmente, con una sola eccezione, a stati aventi il loro cen­tro fuori di essa. Di questi i piu importanti erano (o sono): l'Impero Romano, la Re­pubblica di Yenezia, l'lmpero di Bizanzio, il Sacro Romano Impero, lo Stato pa­triarchino con sede a Aquileia, l'Austria, la Croazia, l'Italia e la lugoslavia. L'unico stato autoctono fu quello fondato dalla tribU illirica detta Bistri con sede a Nesacti­um (it. Nesazio, croato Vizače) le cui rovine si trovano presso Valtura (a NE di Pola). Limitato al comune di Pola e a zone limitrofe fu lo stato costituito dalla fami­glia nobile dei Castropola (questa signoria che resse i destini della citta ribelle a Ve­nezia fra il 1310 e il 1331 fu abbattuta da un "colpo di stato", organizzato da Vene­zia).1 Sull'estensione del territorio detto ltalia dall'antichita (in origine Italia designa­va soltanto l'estremita meridionale dell'odierna Calabria) fino ad oggi cfr. Soubielle (1982), Marcato (1990c) e, per quello che riguarda l'Istria fino alla fine del Quattro­cento, Colussi (1987). Dopo la fine politica di questa famiglia "fieramente anti-veneziana" la citta di Pola perdette una buo­na parte della propria importanza per ragloni indipendenti dalla sua "dedizione" definitiva; cfr. Cre­vatin 1975, p. 78: "Per quanto Pola potesse essere considerata nel XIII sec. la piu importante citta dell'Istria, la sua importanza diminul rapidamente nei secoli XIVe XV sia perche la citta si ando pro­gressivamente spopolando a causa della malaria sia perche la dedizione di Trieste ali' Austria (1382) rendeva strategicamente piu importante il controllo del golf odi Trieste e del suo retroterra". Se la pri­ma parte del XIV sec. costituisce il consolidamento definitivo del dominio veneziano in tutta l'Istria occidentale e meridionale possiamo concludere con F. Crevatin, 1989a, p. 552: "Durante tutta la fase del dominio:veneziano, dunque, l'Istria, perpetuando il suo particolarismo, non fu in grado di espri­mere un centro guida ed un correlato modello linguistico: la sua dipendenza da Venezia fu quindi to­tale". Parlando dell'Istria mi riferisco alla penisola omonima che viene divisa dal con­tinente da una linea che congiunge la foce del fiume Risano (slov. Rižana) che si tro­va fra Capodistria (slov. Koper) e Ancarano (slov. Ankaran) e la baia di Priluk a sud di Mattuglie (croato Matulje). Non considero dunque come istriano il territorio fra la foce del fiume Timavo (a NO di Trieste) e quella del fiume Risano (v. pero Co­lussi, 1987, pp. 507-508). Dopo la sconfitta dell'ultimo re degli Istri Epulone (a. 177 a.C.) l'Istria (lat. HISTRIA) fece parte della provincia dell'Illirico fino all'a. 42 a.C. quando Ottavia­no (il futuro imperatore Augusto) incorporo quasi tutta la penisola (fino al fiume Arsa) alla decima regione dell'ltalia (X REGIO VENETIA ET HISTRIA). II terri­torio ad est del fiume Arsa costitui la parte piu occidentale della neocostituita pro­vincia DALMA TIA, ossia della parte piu importante dell'ex Illirico. Cio ebbe anche conseguenze linguistiche. II riflesso in bocca slava del toponimo ALBONA (croato Labin) eemblematico in questo senso e si distingue da quello di MONTONA (croato Motovun) che riflette il dittongo istrioto ow (Cfr. Tekavčic, 1982b). Ne consegue che mi occupero principalmente dell'Istria fra i fiumi Arsa e Risano con particolare riguardo alla catena delle citta fra Capodistria e Pola (e, tra queste, al gruppo fra Rovigno e Pola, diviso dal resto nell'alto medioevo da un cuneo slavo che raggiunse il Golfo di Venezia a Orsera, ossia in una zona alle spalle di Parenzo (croato Poreč)). Agli scopi di questo saggio non erilevante un altro cuneo slavo che raggiun­se il Golfo di Trieste fra la foce del fiume Timavo e Trieste di cui rimane il villaggio peschereccio Santa Croce (slov. Sveti Križ). Si capisce che i due cunei erano "prati­cabili" (perche non appartenevano a stati slavi )2 dal che risulta che l'"isolamento" dell'Istria sudorientale era praticamente inesistente soprattutto se si sa che i collega­menti marittimi erano nel Medioevo piu sicuri di quelli terrestri. l. STATO DELLA QUESTIONE Sulla latinita dell'Istria cfr. Crevatin (1989a, 1989b, in corso di stampa), Semi (in corso di stampa) e Zamboni (1988b, 1989). Sulla storia medievale dell'Istria cfr. Rojnic (1960), Crevatin (1989a, 1989b), Banfi (1991, pp. 17 ss.). Come erisaputo gli autori che mi hanno preceduto hanno considerato l'istrioto primigenio o come una lingua romanza ase stante o come parte (dialetto, idioma af­fine) di una lingua romanza contigua. Astraendo da sfumature riguardanti lo status medievale o anche attuale di una parte di queste lingue l'istrioto estato assegnato al­le lingue seguenti: L'unica parte dell'Istria che ne! Medioevo sia stata parte di uno stalo slavo (per breve tempo) riguar­da quella ad est del fiume Arsa, parte del Regno di Croazia alla fine del XI sec. Mentre in quasi tutte le citta della Dalmazia dove si parlava un neolatino autoctono (il dalrilatico e, piu precisamente, alme­no due lingue dalmato-romanze) la presenza di Slavi bilingui contribui decisamente allo sviluppo del vocalismo, cfr. Muljačic 1990b, in corso di stampa b, c, d, e, in Istria non fu possibile nulla di simile. l. il ladino (o, per quelli che non credono alla sua esistenza, il friulano); 2. il dalmatico (o un'entita sopraordinata, detta l'illiroromanzo, cfr. Iliescu, 1989); 3. l'italiano (attraverso il veneto o un idioma altoitaliano, detto anche cisalpi­no, affine ad esso, assai arcaico). Cfr. Tekavčič (1982a, 1988), Kramer (1987), Blasco Ferrer (1987), Ineichen (1987), Ursini (1989), Crevatin (1989a, 1989b), Zamboni (1988b, 1989), Banfi (1991, pp. 42-44). In seguito cerchero di formulare una nuova soluzione di questa vexata quaestio appoggiandomi su un proprio modello, detto linguistica relativistica, ossia su una sintesi che abbraccia e nello stesso tempo supera i modelli di H. Kloss (1978, 1987) e di J.J. Montes Giraldo (1984). V. per ora Muljačič (1982, 1986, 1989f, 1990d). 2. SU ALCUNI PUNTI CHIAVE DEL MODELLO RELATIVISTICO Rilevanti per il tema attuale sono tre concetti nuovi che denomino coni termi­ni: lingua-tetto (ted. Dachsprache), "dialetto" (per ragione di brevita chiamo cosi i dialetti eterogenei, detti anche dialetti per subordinazione, spagn. dialectos hetero­geneos o dialectos por subordinaci6n) e macrodiglossia. Per la genesi di questi con­cetti e termini cfr. Muljačič (1989f, 1990d), Beninca (1988, pp. 111 ss., soltanto per l'ultimo). II termine mcicrodiglossia si deve a John Trumper che lo ha usato per pri­mo in un lavoro del 1977, discusso dalla Beninca. I tre concetti sono stati applicati negli studi sulle lingue romanze nel loro insie­me (Muljačič 1988a, 1989c, 1991), sui volgari d'ltalia e sull'italiano (che chiamo, per i primi secoli, fiorentino, poi fiorentino> italiano e dal Cinquecento in poi ita­liano) (cfr. Muljačič 1988b, 1989a, 1989d, 1989e, 1990a, in corso di stampa a, f), sul corso (1989b) e infine, pero in maniera assai vaga, sul raguseo (Muljačič, in corso di stampa b). Illustrero i rapporti fra i tre concetti nuovi partendo da macrodiglossia. In mol­te famiglie linguistiche e non soltanto in quella romanza incontriamo delle situazioni in cui un idioma M(edio) si comporta come un idioma A(lto) di fronte ai propri dia­letti e come un idioma B(asso) di fronte a un idioma sopraordinato. Cfr., ai giorni nostri, la triade: l'italiano standard (nella sua varieta regionale veneta che si diffe­renzia in modo assai sottile in diverse sottovarieta subregionali o locali) -il veneto "illustre" (che pure puo realizzarsi in diverse sottovarieta) -un dialetto veneto qualsiasi. Prima della "toscanizzazione" della lingua scritta, ossia della penetrazione del fiorentino > italiano nella lingua della poesia (prima lirica e poi epica) e della prosa (prima narrativa e poi espositiva) che inizia debolmente nel primo Trecento e che si afferma nel Quattrocento (cfr. Sgrilli 1989, pp. 458-464, Pellegrini -Stussi 1976, Cortelazzo 1976, Pellegrini 1990, Semi 1988), nel Veneto e nelle zone limitrofe regnava pure una macrodiglossia. Era composta dalle tre componenti seguenti: il ve­neto "illustre" (ossia il veneziano rialtino della classe colta) -un volgare veneto, per es. il pavano o il trevisano o il veronese (quest'ultimo viene considerato come "acquisito" perche aveva un sostrato gallico) -q.n dialetto di una di queste lingue volgari del Veneto e, indirettamente, d'Italia. Ogni macrodiglossia e composta di due (micro )diglossie aventi pero un grad o gerarchico differente. L'idiomaM ene!contempo "dialetto" e lingua (cfr. la congiun­zione composta tedesca, cara a G.W.F. Hegel e alla sua dialettica: sowohl ··~ als auch). Contradamente al modo in cui Ch. Ferguson defini il termine diglossia (come un insieme di due varieta appartenenti alla stessa lingua, per es. il greco xa8ape:6oucra e il greco oriµoi; t,}:{l'} i linguisti piu recenti seguono J. Fish­man secondo cui anche lingue diverse e addirittura spettanti a diverse famiglie pos­sono trovarsi in rapporti diglottici; cfr. la situazione nel villaggio di Sauris (ted. Zahre) (UD) dove coesistono -nella competenza di molti abitanti -il tedesco standard, il dialetto tedesco locale e il friulano (in qualche caso anche l'italiano stan­dard). II terminelingua-tetto viene usato nel caso che una lingua A serva da "tetto" a un idioma che e ancora un "dialetto" (si eonsidera come normale invece che una lin­gua standard "copra" i propri dialetti veri e propri, ossia i dialetti storico-strutturali, spagn. dialectos hist6rico-estructurales). Una lingua M puo, col tempo, diventare un dialetto (e allora la macrodiglossia precedente e ridotta in diglossia) o uscire dalla macrodiglossia e ridiventare del tutto indipendente, dunque una lingua A. Nella discussione dei problemi sotto esame non va dimenticata la differenza che H. Kloss ha fatto fra lingue per elaborazione (ted. Ausbausprache) e lingue per di­stanziazione (ted. Abstandsprache) che non spiego perche suppongo nota alla mag­gioranza dei lettori. Le noto con le sigle LE e LD (seguite dalla prima lettera del no­me della lingua rispettiva, peres. LEI= "lingua per elaborazione italiana"). Una lin­gua che e nel contempo LE e LD e che subisce una forte pressione di un'altra lingua perde in un primo momento la sua componente elaborazionale, cioe resta soltanto LD. In un secondo momento i suoi parlanti credono soggettivamente di parlare un dialetto della lingua straniera loro imposta (Kloss chiama questo stadio: lingue per distanziazione apparentemente dialettalizzate, LDAD). Se la decadenza di simili lin­gue si riflette anche nella loro forma e sostanza in modo grave, esse diventano dia­letti veri e propri di un'altra lingua (ted. echtdialektalisiert). Cfr. Muljačic 1982, 1986. Se un dialetto desidera emanciparsi e crea una propria LE (peres. il corso) i suoi parlanti credono, euforicamente, di parlare una lingua "che e come tutte le al­tre", ossia anche LD sebbene il loro idioma non lo sia (ancora) dal punto di vista og­gettivo. Per simili casi ho creato il termine lingua per elaborazione apparentemente linguistizzata (LEAL) (sit venia verbo). II fatto che si perde nella prima fase di deca­denza quello che si ottiene nella prima fase di emancipazione non e logico (si dov­rebbe perdere per prima la componente che si ottiene per ultima). Lo ho chiamato paradosso elaborazionale, cfr. Muljači~ 1989c). Va rilevato pero che i "dialetti" si trovano in una posizione dipendente non di fronte allaLD ma di fronte alla LE straniera. Se un bel giorno la LE di un "dialetto" non serve piu come mezzo di comunicazione fra i parlanti dei propri dialetti, vuol l v v ----­ Per quanto il veneziano si diffondesse, i dialetti locali (11) convivevano con esso nel bilinguismo: al primo erano proprie alcune funzioni ed ai secondi altre, con distinzioni reciproche abbastanza nette. Naturalmente e verosimile che l'influenza veneziana si facesse sempre di piu sentire sui parlari locali, mala lo­ro indipendenza era netta", Crevatin, 1975, p. 91. Simili congetture verosimili anche se non provate si trovano in piu luoghi dei saggi dello stesso autore apparsi nel LRL, III (li non dice pero nulla sulla koine di Capodistria). Cfr.: "La debolezza del governo marchionale (del marchese di Carinzia, n. d. A.) favori il formarsi di molte signorie laiche ed ecclesiastiche in tutta l'Istria occi­dentale e centrale: queste a loro volta fornirono, con il disgregarsi della societa feudale, i presupposti della formazione dei Comuni. Se in questo processo l'lstria settentrionale appare quanto mai frammentata, l'Istria meridionale sembra avere in Pola il suo centro guida: citta importante, ben munita e circon­data da un vasto agro produttivo, essa si costitul nel XIII sec. come uno dei centri principali della regione ... Giova rilevare che l'Istria ne! suo insieme non aveva un proprio centro guida in grado di irradiare modelli linguistici. 11 nord dipendeva -senza soluzione di continuita, visto che anche Muggia e Trieste era­no linguisticamente friulane -dal Friuli; sarebbe naturale ammettere che Pola (che ha certo un passato linguistico istrioto) abbia guidato una parte almeno della storia linguistica dell'Istria meridionale, ma i particolari ci sfuggono. Co­munque sia, la frammentazione della quale danno prova i dialetti istrioti so­pravvissuti ci insegna che la supposta funzione di Pola estata comunque resa meno efficace dall'interferenza sociolinguistica del veneziano" (Crevatin 1989b, pp. 551-552). Ci stupisce pero un'affermazione categorica in Crevatin 1989b, p. 558: "L'Istria earea da molti secoliframmentata: anche gli stessi dialetti istr., pur nella relativa unita di fondo, mostrano al loro interno sensibili divergenze (ad es. nel vo­calismo). Nessun dialetto encorico e riuscito ad imporsi mai come dialetto guida, funzione toccata invece al veneziano". Esporro orala propria visione dei fatti avvenuti nell'Istria meridionale. Lascio in disparte l'Isstria nordoccidentale. e costiera centrale (Parenzo inclusa), frammenta­ta anche per il fatto di un numero assai alto di vescovati (delle cinque citta piu im­portanti: Capodistria, Pirano, Umago, Cittanova e Parenzo soltanto Pirano ne era priva). Nel Sud invece vi era solo un vescovato, quello di Pola. Quello di Pedena (croato Pican, che conserverebbe, sebbene palatalizzata, la sorda intervocalica del latino PETINA (ma vedi Crevatin 1989b, p. 559) sltrovava in una zona slavizzata e non e rilevante per il presente saggio. La diglossia intralinguistica (cioe entro una stessa lingua) fra il latino scritto e i vari latini parlati cesso di esistere quando il latino non fu piu la lingua materna di nessuno. Lascio in disparte il modo in cui cio era avvenuto (v. ora la nuova teoria sull' "invenzione" del latino medievale, esposta in Wright 1982 e discussa anche da coloro che non l'accettano o che la vorrebbero modificare in parte, cfr. Wright 1991, Jaring 1991); per quanto riguarda la tendenza di datare piu tardi del solilo l'emergenza dei vari romanzi, sono completamente d'accordo con i convenuti al simposio del 1991 e contrario a congetture glottocronologiche di Guiter 1989. Ci fu una fase definita da G. Devoto "tanti volgari quante le parrocchie" (che ho commentato in Muljačic, 1989a, p. 12) e che ora trovo (poiche essa voleva riferir­si al 5-6 secolo) prematura se non vogliamo intendere questa definizione lapidaria come diglossia intralinguistica su cui v. T. Jaring, 1991, p. 21-22, che non crede che prima di Carlomagno e della sua riforma, o ancora meglio delle sue conseguen­ze, vi fossero esistite, nella Romania, denominazioni differenti dalle solite (Latina o Romana lingua): "li1 the seventh and eighth centuries, western Europe was a politically fragmen­ted region with an overwhelming rural and local economy. People lived their li­ves in their villages without many contacts with the world outside. Probably there was considerable dialectal diversification. Thus, what existed was a stan­dardized written language, used by a very small literate elite and associated with the enormously prestigious name of Latin, and in addition a large number of locally spoken language forms without any prestige at ali. In my view, these forms may possibly have been named by the name of the village or district, when need arose, but more probably never received a name at all". Siccome l'italiano come lingua nel senso moderno del termine nasce appena verso la fine· del Quattrocento e ai primi del Cinquecento (quando Leonardo da Vin­ci adopero per primo l'aggettivo italiana come attributo di lingua) (cfr. Muljačic 1988b, p. 289) e il veneto come lingua appena qualche decennio prima (come i lin­guisti constatano "col senno di ·dopo") dobbiamo contare, intorno all'anno Mille, con una serie di volgari d'ltalia e con forse due volgari d'lstria che non sono dis­giunti dai volgari d'Italia del tipo linguistico veneto (uso questa perifrasi per non dire lingua veneta che ancora non esiste) da una larga fascia di tipo linguistico friulano se e vero, come la maggioranza pensa (cfr. Zamboni 1988b passim), che non soltanto Caorle (cfr. Marcato 1990a) ma anche Orado (Marcato 1990b), Marano Lagunare (Marcato 1990d) e il "Territorio" dove oggi si parla il bisiacco erano fondamental­mente di tipo linguistico veneto. Sui moltissimi Greci antichi e bizantini nella zona (a cui si deve anche la costruzione della nuova citta Justinopolis, riunitasi poi con Capris "Capodistria") v. Zamboni 1988c. Possiamo postularvi in un primo tempo, fra l'altro, i volgari: Veneziano, Gra­dese, Aquileiese, Capodistriano, Polesano (e forse anche altri) coni rispettivi dialet­ti, dunque altrettante lingue comuni di zone assai ristrette in cui la rispettiva LE (sol­tanto parlata e poi, in qualche caso, anche scritta) serviva.come mezzo di comunica­zione anche per parlanti di un "suo" dialetto. In questa fase vi si oppongono lingue e dialetti; non vi sono dei "dialetti". Quando una lingua penetra nel territorio di un'altra lingua e quando una gran parte degli atti linguistici quotidiani dei cittadini la cui LE si mostro piu debole vengono da essi perpetuati male o meno male in una lingua abbastanza simile ma "straniera", assistiamo alla nascita di altrettante mac­rodiglossie. Una di queste fa al caso nostro: lingua: Veneziano /'\ "dialetto": Polesano ::::-----_ /-s. ---­ dialetti: Rovignese Dignanese ecc. Forse !'idioma di Capodistria aveva creato intorno ase un analogo "campo di forza", dunque una seconda lingua volgare romanza d'Istria. Benche fosse stata secondo ogni probabilita amata dalla classe dirigente locale (che in essa vedeva -come del resto l'aristocrazia di Ragusa/Dubrovnik nel ragu­seo -un segno pregiato delle proprie aspirazioni indipendentistiche) la LE polesa­na, a quanto sembra, perse, non molto veneto era diventata caotica molto prima. Zamboni 1989, p. 256, parla di "non-linear evolution with drastic interna! simplification", Tekavčič, 1982, p. 288, di "fenomeni dovuti alla coesistenza di idiomi affini ma di prestigio diverso: interfe­renze di vari tipi, ipercorrettismi ecc.", Ursini 1989, p. 541, vi trova, seguendo A. Zamboni, "tendenza a sviluppi abnormi e radicali favorita dall'azione di superstrati egemoni" e Crevatin, 1989b, p. 561, pure seguendo Zamboni, insiste sul carattere anfizonale di tutta l'Istria e non solo della zona dove si parlano gli idiomi istrioti per cui questa anfizona "priva di modelli linguistici al proprio interno, viene spinta a continui rifacimenti nei confronti dei modelli linguistici dominanti, rispetto ai quali di volta in volta si adegua o si stacca ipercaratterizzandosi". La venetizzazione riguarda soprattutto il lessico (cfr. Tekavčič, 1990, p. 214) che conterrebbe una quantita enorme di lessemi imprestati (" ...si ecercato nel passato di "epurare" il lessico...di tutto cio che era veneto ... senza rendersi conto che in tal mo­do piu di tre quarti del patrimonio lessicale autoctono verrebbero eliminati") e il consonantismo, meno il vocalismo e la morfosintassi (Tekavčič, 1982, pp. 277 ss.) ma non bisogna dimenticare che certe specificita, peres. la desinenza -i nella ia pers. sg. del presente e di certi altri tempi e certi dittonghi, esistono pure in idiomi veneti di terraferma. 4. CONCLUSIONE L'istrioto non fu parte ne del· dalmatico3 (non si e potuto provare che l'isoglossa fino a cui le sorde intervocaliche rimangono conservate passi malto ad occidente della linea che congiunge TARSATICA (croato Trsat) e LONGATICUM (slov. Logatec)4 ne del friulano ne del veneziano > veneta (in quest'ultimo caso la sua posizione cambia dopo la "prima venetizzazione"; si evisto che anche prima di tale evento esso era diventato "dialetto" del veneziano che era in procinto di "crea­re" il veneta). La mia tesi non combacia pero con quella notissima di M. Deanovič: lui si sforzava di identificarvi delle differenze esclusive o quasi-esclusive nella forma e nella sostanza mentre io insisto su funzioni che si addicono soltanto a lingue A e a lingue M (o "dialetti"). 5. COMPITI FUTURI Sebbene l'istrioto medievale (il polesano) non sia mai stato in rapporti macrodi­glottici con alcun volgare della Dalmazia (o del Friuli) elementi lessicali e altri di questi due tipi linguistici dovrebbero essere presenti nell'Istria occidentale (in ordine inverso di frequenza); bisogna saper utilizzare ingegnosamente i documenti scritti, tutti -almeno quelli notici finora -in latino o in veneto. Dato il ruolo che Venezia ebbe come centra d'irradiazione di bizantinismi (cfr. i riflessi di HEBDOMADA "settimana" nei documenti di Cittanova (Novigrad) e nel veglioto) l'attenzione dov­rebbe esser rivolta in primo luogo a elementi genuini latini e fra questi a toponimi, oranimi, idronimi ecc. nonche a lessemi non propri (sostantivi, aggettivi, verbi) ca­ratteristici per una o per ambedue le piccole lingue istroromanze specie se rari nel Veneta e nell'Emilia. Accetto il parere di G.B. Pellegrini, 1985, che entro la Roma- Se con M. Iliescu (1989, pp. 56-57) usiamo il nome illiroromanzo (franc. illyro-roman) come termi­ ne sopraordinato al dalmatico e all'istroromanzo, dobbiamo tener presente che tale sostantivo (e ag­ gettivo) comodo indica soltanto un sostrato comune ma non una lingua reale. A proposito del termi­ ne istroromanzo che per quasi tutti gli autori esinonimico con istrioto direi che dovrebbe essere so­ praordinato ai due volgari d'Istria: il capodistriano e il polesano (soltanto quest'ultimo puo, secondo la mia opinione, esser chiamato istrioto dopo la sua dialettalizzazione vera e propria, resa possibile dalla venetizzazione di Pola). I noti casi CAPRIS > Koper, *CARSICULA >Kršikla ecc., non rifiutati da Crevatin, 1989b, p. 559, provano solo un leggero ritardo dell 'attestarsi della sonorizzazione in Istria. nia continua edifficile operare tagli netti e identificare frontiere rigide ["non vi e nemmeno una barriera tra il tipo gallo-romanzo e quello cisalpino gallo-italico rap­presentato dal piemontese, specie nella sua fase antica e arcaica o rustica (anche se il piemontese viene di norma considerato un dialetto italiano) ... Ma anche i confini tra dominio spagnolo e portoghese non presentano una autentica rottura tra le due va­rieta romanze dato che i dialetti leonesi, ad. e. -per non parlare del gallego -se­gnano spesso un graduale passaggio -con numerosi fenomeni non casti~liani -al tipo linguistico lusitano" (p. 258)]. Pertanto alcuni riflessi palatalizzati di CA, GA nell'antico piranese (Crevatin 1989b, p. 559) non bastano per pregiudicare in senso "friulano" la prima facies di tale idioma. Studi toponomastici e lessicali sono so­prattutto carenti per il quadrilatero Umago -Parenzo -Albona -Abbazia e per l'agro polesano ad est di Pola. Per quanto mi consta nessuno ha messo in rilievo l'esito sonoro della -s-latina di NESACTIUM nel croato Vizače ne si echiesto per­che da POLA(E) non abbiamo nel croato *Pil (sulla falsariga di ROMA(E) >Rim). Forse il glossario di F. Semi (in c. di stampa) ci permettera di affrontare con piu si­curezza la geografia linguistica medievale della penisola istriana. Siccome e assai probabile che vi siano grecismi (nati in loco e ravennatismi), slavismi, tedeschismi e magiarismi finora non identificati, anche gli sp(!cialisti delle dialettologie rispettive dovrebbero occuparsene e aiutare cosi i romanisti. E chi piu ne sa piu ne chieda! OPERE CONSUL TATE Arnaldi Girolamo -Pastore Stocchi Manlio (ed.) (1976-1987): Storia della cultu­ra veneta, l-X, Vicenza, Neri Pozza Editore. Banfi Emanuele (1991): Storia /inguistica del Sud-Est europeo. Crisi della Romiznia balcanica tra alto e basso medioevo, Milano, Franco Angeli. Beninca Paola (1988): Piccola storia ragionata della dialettologia italiana, Padova, Unipress. Blasco Ferrer Eduardo (1987): L 'istroromanzo, una lengua-puente? Analisi tipolo­gica e genetica della desinenza di 1° persona dell'indicativo presente, in: Holtus Giinter -Kramer Johannes (ed.) (1987), pp. 101-113. Bruni Francesco (1984): L 'italiano. Elementi di storia della lingua e della cultura, Torino, UTET. Colussi Giorgio (1987): "Finem ltaliae Musium flumen tradidere" (Pio II, Cosmo­graphia, Cap. XVIII): Per la storia del conjine /inguistico tra lta/ia e Slavia, in: Holtus Giinter -Kramer Johannes (ed.) (1987), pp. 505-508. Cortelazzo Manlio (1976): La .cultura mercantile e marinaresca, in: Arnaldi Girola­mo -Pastore Stocchi Manlio (ed.), op. cit., vol. l, Dalle origini al Trecento, pp. 671-691. Cortelazzo Manlio (ed.) (1979 ss.): Guida ai dialetti veneti, vol. l ss., Padova, CLEUP. Crevatin Franco (1975): Per una storia de/le venetizzazione linguistica dell'/stria. Prospettive metodologiche per una sociolinguistica diacronica, "Studi mediola­tini e volgari", XXIII, pp. 59-100. Crevatin Franco (1982): I dialetti veneti dell'/stria, in: Cortelazzo Manlio (ed.), vol. II, pp. 39-50. Crevatin Franco (1989a): /stroromanzo. Storia linguistica esterna, in: LRL, III, pp. 549-554. Crevatin Franco (1989b): Stratigrafia linguistica dell'Istria, in: LRL, III, pp. 555-562. Crevatin Franco (in c. di stampa): Storia linguistica del/'/stria in etil preromana e romana, in: Temporini Hildegard -Haase Wolfgang (ed.), Aufstieg und Nie­dergang der romischen Welt, II: Principal, vol. 29: 3 Sprache und Literatur, Berlin-New York, Walter de Gruyter. Doria Mario (1989a): Da/matico. Storia linguistica interna, in: LRL, III, pp. 522-530. Doria Mario (1989b): Da/matico. Storia linguistica esterna, in: LRL, III, pp. 530-536. DT = Dizionario di toponomastica ecc., v. Gasca Queirazza Giuliano et alii, (1990). Frau Giovanni (1984): Friuli, Pisa, Pacini Editore. Gasca Queirazza Giuliano -Marcato Carla -Pellegrini Giovan Battista -Pe­tracco Sicardi Giulia -Rossebastiano Alda (ed.) (1990): Dizionario di topono­mastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani, Torino, UTET. Guiter Henri (1989), Confrontations lexicales, "Revue de Linguistique Romane", 53, N°5 211-212, pp. 269-282. Holtus Giinter (1989): Biindnerromanisch. Externe Sprachgeschichte, in: LRL, lil, pp. 854-871. Holtus Giinter -Kramer Johannes (ed.) (1987): Romania et Slavia Adriatica. Fest­schrift fur Žarko Mu/jačic, Hamburg, Helmut Buske Verlag. Holtus Giinter -Metzeltin Michael -Schmitt Christian (ed.) (1988): Lexikon der Romanistischen Linguistik (LRL), Band!Volume IV. Italienisch, Korsisch, Sardisch Italiano, Corso, Sardo, Tiibingen, Max Niemeyer Verlag ( = LRL, IV) Holtus Giinter -Metzeltin Michael -Schmitt Christian (ed.) (1989): Lexikon der Romanistischen Linguistik (LRL), Band/Volume lil, Die einze/nen romani­schen Sprachen und Sprachgebiete von der Renaissance bis zur Gegenwart. Ru­miinisch, Dalmatisch!Istroromanisch, Friaulisch, Ladinisch, Biindnerroma­nisch Les differentes langues roinanes et leurs regions d'implantation de la Re­naissance anosjours. Le roumain, Dalmatico!/stroromanzo, Friulano, Ladi­no, Le romanche, Tiibingen. Max Niemeyer Verlag (= LRL, III). Iliescu Maria (1989): La classification des langues romanes, in: Kremer Dieter (ed.), Actes du XVI/le Congres International de Linguistique et de Philologie Roma­nes. Universite de Treves (Trier), 1986, Tome VII, pp. 47-63. Ineichen Gustav (1987): Bemerkungen zur Stellung des /striotischen, in: Holtus Giinter -Kramer Johannes (ed.) (1987), pp. 115-125. Janson Tore (1991): Language change and metalinguistic change: Latin to Romance and other cases, in: Wright Roger (ed.) (1991), pp.19-28. Kloss Heinz (1978): Die Entwicklung neuer germanischer Kultursprachen seit 1800, Diisseldorf, Schwann. Kloss Heinz, (1987): Abstandsprache und Ausbausprache, in: Ammon Ulrich -Dittmar Norbert -Mattheier Klaus J. (ed.), Sociolinguistics: an international handbook oj the science oj language and society. Soziolinguistik: .ein interna­tionales Handbuch zur Wissenschajt von Sprache und Gesellschajt vol. I, pp. 303-308. Kramer Johannes (1987): Was sind italienische Mundarten? Bemerkungen zur Klas­sifikation des "Istromanischen", in: Holtus Giinter -Kramer Johannes (ed.) (1987), pp. 91-100. Kramer Johannes (1989): Klassische Sprache und Substandard in der Geschichte des Griechischen, in: Holtus Giinter -Radtke Edgar (ed.), Sprachlicher Substan­dard II. Standard und Substandard in der Sprachgeschichte und in der Gram­matik, Tiibingen, Niemeyer, pp. 55-82. LRL, III, LRL, IV ---> Holtus Giinter et alii (ed.) (1989), (1988). Marcato Carla (1990a): Cdorle, in: DT, pp. 133-134. Marcato Carla (1990b): Orado: in: DT, p. 313. Marcato Carla (1990c): Italia, in: DT, p. 334. Marcato Carla (1990d): Marano Lagunare, in: DT, p. 375. Montes Giraldo Jose Joaquin (1984): Para una teoria dialectal del espanol, in: Ho­menaje a Lufs Fl6rez, Bogota, Publicaciones del Instituto Caro y Cuervo, pp. 72-89. Muljačic Žarko (1982): II termine lingue distanziate apparentemente dialettalizzate e la sua rilevanza per la sociolinguistica romanza, "Studia Romanica et Anglica Zagrabiensia", XXVI (1-2), 1981, pp. 85-101. Muljačic Žarko (1986): L 'enseignement de Heinz Kloss (modifications, implica­tions, perspectives), "Langages", 21 e annee, 83, pp. 53-63. Muljačic Žarko (1987): Pour un modele relativiste, "Langage et Societe", 41, p. 93. Muljačic Žarko (1988a): Emergence et genese des langues romanes, in: Kremer Die­ter (ed.), Actes du XVIIIe Congres International de Linguistique et de Philolo­gie Romanes. Universite de Trier (Treves), 1986, Tome V. Linguistique pragma­tique et Linguistiquesociolinguistique, pp 186-191. Discussion, pp. 192-193. Muljačic žarko (1988b): Norma e standard, in: LRL, IV, pp. 286-305. Muljačic Žarko (1989a): Hanno i singoli diasistemi romanzi "emanato" le "toro" lingue standard (come di solilo si legge) o hanno invece le lingue standard ro­manze determinafo in larga misura aposteriori i "toro" dialetti?, in: Foresti Fa­bio et alii (ed.), L 'italiano tra le lingue romanze. Atti del XXCongresso Inter­nazionale di Studi, Bologna, 25-27settembre 1986, Roma, Bulzoni, pp. 9-25 (Pubblicazioni della Societa di Linguistica Italiana, 27)'. Muljačic Žarko (1989b): Corsica, in: Holtus Giinter et alii (ed~), La dialettologia ita­liana oggi. Studi ojjerti a Manlio Corte/azzo, Tiibingen, G. Narr, pp. 287-312 (Tiibinger Beitrage zur Linguistik, 335). Muljačic Žarko (1989c): Le "paradoxe elaborationnel" et les deux especes de dialec­tes dans !'etude de la constitution des langues romanes, "Lletres asturianes. Boletin Oficial de l'Academia de la Llingua Asturiana", 31, pp. 43-56. Muljačic Žarko (1989d): La formazione dell'italiano come lingua, ib., 33, pp. 7-21. Muljačic Žarko (1989e): The Emergence oj the Florentine > Italian language, in Walsh Thomas J. (ed.), Synchronic and Diachronic Approaches to Linguistic Variation and Change. Georgetown University Round Table in Languages and Linguistics 1988 (GURT '88), Washington, D.C., Georgetown University Press, pp. 221-226. Muljačic Žarko (1989f): Uber den Begriff Dachsprache, in: Ammon Ulrich (ed.), Status and Function oj Languages and Language Varieties, Berlin-New York, Walter de Gruyter, pp. 256-277. Muljačic Žarko (1990a): II caso italiano vs altri casi europei. Prolegomeni alla stan­dardofogia storica comparata, in: Banji Emanuele -Cordin Patrizia (ed.), Storia dell'italiano e forme dell'italianizzazione. Atti deli XXIII Congresso in­ternazionale di studi, Trento-Rovereto, 18-20 maggio 1989, Roma, Bulzoni, pp. 9-20 (Pubblicazioni della Societa di Linguistica Italiana, 28). Muljačic žarko (1990b): Sul da/matico meridionafe (o labeatico), in: Giovanni Mar­cello de (ed.), Scritti offerti a Ettore Paratore ottuagenario, "Abruzzo. Rivista dell'Istituto di studi abruzzesi", anni XXIII-XXVIII, genriaio 1985 -dicem­bre 1990, pp. 369-388. Muljačic Žarko (1990c): Ausbau-Universalien und Quasi-Universalien, "Zeitschrift fiir Dialektologie und Linguistik", 57, 2, pp. 167-173. Muljačic Žarko (1990d): (rec.) J.J. Montes Giraldo, Diafectologia generale hispa­noamericana ... , Bogota 1987, "Zeitschrift fiir Dialektologie und Linguistik", 57, 3, pp. 364-365. Muljačic Žarko (1991): Standardization in Romance, in: Posner Rebecca -Green John N. (ed.), Trends in Romance Linguistics and Philology. Vol 5. Bilingua­lism and Linguistic Conflict in Romance, Berlin -New York, Walter de Gruy­ter -Mouton, (sta per uscire). Muljačic Žarko (in corso di stampa, a): Per un ripproccio relativistico al rapporto: lingua nazionale-dialetto, inAtti del XVIII Convegno di studi dialettali italia­ni ~'Fra dialetto e lingua nazionafe: Realta e prospettive", Lugano, 11-15 ottobre 1988, Pisa, Pacini Editore. Muljačic žarko (in corso di stampa, b): Wieviele dalmato-romanische Sprachen gab es im Mittelalter?, in: Birken -Silverman Gabriele -Rossler Gerda -Kotschi Thomas (ed.), Festschrift fur RupprechtRohr zum 70. Geburtstag "Paradig­menwechsel in der Romanistik? Beitriige zur sprachlichen, literarischen und kulturellen Vieljalt in den Philologien", Bern, Francke Verlag. Muljačic Žarko (in corso di stampa, c): II da/matico, in: LRL, II. Muljačic žarko (in corso di stampa, d): Vokalsysteme in Kontakt. Was verdanktder vegliotische Vokalismus der slawo.-romanischen Symbiose?, in: Ivir Vladimir -Kalogjera Damir (ed.), Languages in Contact and Contrast. Essaysin Con­tact Linguistics, Berlin-New York, Mouton de Gruyter, 1991, pp. 316-327. (Trends in Linguistics. Studies and Monographs 54. Editor Werner Winter). Muljačic Žarko (in corso di stampa, e): II passaggio u > y ne! veglioto nascente: presupposti e conseguenze, in: Polena Gianfranco -Cortelazzo Manlio (ed.), Miscellanea in memoriam Mirko Deanovi{:, Pisa, Giardini Editore. Muljačic Žarko (in corso di stampa, f): Sul ruolo de/le koine nell'elaborazione lin­guistica, in Sanga Glauco (ed.), Atti del Convegno Internazionale "Kotne in Italia da/le origini al Cinquecento", Milano-Pavia, 25-26 settembre 1987, Ber­gamo, Pierluigi Lubrina Editore. Pellegrini Giovan Battista (1985): Appunti sulla "Romania continua". La palataliz­zazione di CA, in: Ambrosini Riccardo (ed.), Tra linguistica storica e linguisti­ca generale. Scritti in onore di Tristano Bolelli, Pisa, Pacini, pp. 257-273. Pellegrini Giovan Battista (1990): Breve storia linguistica di Venezia e del Venelo, in: Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti, Adunanza solenne di chiusura del 152° anno accademico. Pa/azzo duca/e, 10 giugno 1990, Venezia, pp. 20-36. Pellegrini Giovan Battista (1991): La genesi del retoromanzo (o ladino), in Beihefte zur Zeitschrift fiir Romanische Philologie, Band 238, Tiibingen, Max Niemeyer Verlag. Pellegrini Giambattista -Bosio Luciano -Nardo Dante (1976): II Venelo prero­mano e romano, in: Arnaldi G. -Pastore Stocchi M. (ed.), op cit., vol. I, Da/le origini a/ Trecento, pp. 29-101. Pellegrini Giambattista -Stussi Alfredo (1976): Dialetti veneti ne/ Medioevo, in: Arnaldi G. -Pastore Stocchi M. (ed.), op. cit., vol. I. Da/le origini al Trecen­to, pp. 424-452. Rojnic Matko (1960): Istra. Historija, in: Enciklopedija Jugoslavije, IV, Zagreb, Leksikografski zavod, pp. 388-397. Sanga Glauco (1985): La convergenza linguistica, "Rivista italiana di dialettologia", 9, pp. 7-41. Semi Francesco (1988): II dialetto venelo dall'VIII al XX secolo. Cento testi storici, Padova, Liviana Editrice. Semi Francesco (in corso di stampa): Glossario del /afino medievale istriano. Sgrilli Paola (1989): L 'espansione del toscano ne/ Trecento, in: Gensini Sergio (a cu­ra e con lntroduzione), La Toscana ne/ secolo XIV. Caratteri df una civilta regionale, Pisa, Pacini Editore, pp. 425-464. (Centro di studi sulla civilta del tardo medioevo, San Miniato. Collana di Studi e ricerche). Sgrilli Paola (in preparazione): II Medioevo, Bologna, 11 Mulino (nella.serie: Bruni Francesco, a cura di, Storia de/la lingua italiana, vol. !). Soubielle Guy (1982): Essai sur la langue piemontaise, sa genese et leur place dans l'enseignement, Dissertation, Salzburg. Stussi Alfredo (a cura di) (1965): Testi veneziani del Duecento e dei primi del Tre­cento, Pisa, Nistri Lischi. · Stussi Alfredo (1980): Antichi testi dialettali veneti, in: Cortelazzo Manlio (ed.), vol. II, pp. 85-100. Stussi Alfredo (in corso di stampa): Venelo, in: LRL, II. Tekavčic Pavao (1976): Sul vocalismo neolatino autoctono ne/le coste orientali dell'Adriatico, "Bollettino dell 'Atlante Linguistico Mediterraneo", 13-15. Studi offerti a Car/o Battisti e Gerhard Roh/fs, Firenze, Leo S. Olschki, 1976, pp. 57-92. Tekavčic Pavao (1979): II pasto dell'istroromanzo ne/la Romania Circumadriatica, "Studia Romanica et Anglica Zagrabiensia", XXIV, 1-2, pp. 21-46. Tekavčič Pavao (1982a): L 'importanza e l'interesse degli studi istroromanzi per la linguistica neolatina e generale, "Revue de Linguistique Romane", 46, N°5 183-184, pp. 271-298. Tekavčič Pavao (1982b): Motovun i Flaveyco (svjedočanstva si/aznih diftonga u toponirnima o rasprostranjenosti autohtonih romanskih govora na istočnoj obali Jadrana), "Onomastica Jugoslavica", 9, pp. 129-135. Tekavčič Pavao (1988): L 'istroromanzo in una recente pubblicazione linguistica, "Linguistica", XXVIII, pp. 111-124. Tekavčič Pavao (1990): (rec.) H. Siller-Runggaldier, Grodnerische Wortbildung, Romanica Aenipontana XV, Innsbruck 1989, "Linguistica", XXX, pp. 211-217. Ursini Flavia (1988): Aree linguistiche IV. Varieta venete in Friuli -Venezia Giulia, in: LRL, IV, 538-550. Ursini Flavia (1989): lstroromanzo. Storia linguistica interna, in: LRL, III, pp. 537-548. Wright Roger (1982): Late Latin and Early Romance in Spain and Carolingian France, Liverpool, Cairns. Wright Roger (1991): Introduction: Latin and Romance, a thousand years ojincer­titude, in: Wright Roger (ed.), pp. 1-5. Wright Roger (ed.) (1991): Latin and the Romance Languages in the Early Middle Ages, London and New York, Routledge (Romance Linguistics Series). Zamboni Alberto (1988a): Aree linguistiche IV. Veneto, in: LRL, IV, pp. 517-538. Zamboni Alberto (1988b): Alle origini del neolatino nell'Italia nord-orientale: /po­tesi sulfriulano, in: Cu/tura in Friuli. Omaggio a Giuseppe Marchetti de/la So­cieta Filologica Friulana, Udine, Societa Filologica Friulana, pp. 205-222. Zamboni Alberto (1988c): I grecismi nell'area alto-adriatica in epoca tardo-antica, in: La Venezia dall'antichita all'a/to medioevo, Roma, lstituto della Enciclope­dia ltaliana, pp. 53-62. Zamboni Alberto (1989): Divergences and convergences among Neo-Latin systems in North Eastern Italy, "Folia Linguistica Historica. Acta Societatis Linguisti­cae Europaeae", Tomus VIII, 1-2, pp. 233-267. Sažetak ŠTO JE BIO ISTRIOTSKI U SREDNJEM VIJEKU? U ovom članku autor raspravlja o statusu najstarijeg istriotskog (naziva gapulsk1) do otprilike god. 1500 u svjetlu vlastitog modela, zvanog "relativistička lingvistika". Dok su neki lingvisti smatrali taj au­tohtoni romanski idiom jugozapadne Istre posebnim romanskim jezikom a drugi vidjeli u njemu dijalekt nekog drugog jezika (furlanskog, dalmatskog ili talijanskog), autor drži da binarna opozicija: jezik-di­jalekt, karakteristična za svaku diglosiju, nije dovoljna za taj teritoriju to doba, jer se njom ne može a­nalizirati temama situacija zvana makrodiglosija. Središnji član svake makrodiglosije, tzv. "dijalekt", istodobno je jeziki dijalekt: hijerarhijski je podredjen jeziku pod čijim se "krovom" nalazi a nadredjen je svojim dijalektima (usp. engl. nazive: High Language -Middle Language -Low Language ili, skrace­no: HL -ML -LL). Treba da vodimo računa ne samo o dijadama Gezik-dijalekt) nego i o trijadama Gezik -"dijalekt" -dijalekt). U jugozapadnoj Istri postojala su u srednjem vijeku najmanje tri sklopa odnosa (ostavljamo nam jemo po strani ulogu latinskog jezika i romansko-slavenske odnose) ko je poneš­to pojednostavljeno možemo ovako prikazati: · 1. HL Pulski (kasnije nazvan istriotski) LL Rovinjski, Vodnjanski itd. 2. HL Venecijanski ML Pulski (kasnije nazvan istriotski) LL Rovinjski, Vodnjanski itd. Najkasnije od sredine 16. st. dalje imamo ovaj sklop: 3. HL Talijanski (regijonalna podvarijanta) ML Venetski (regijonalna varijanta) LL Rovinjski, Vodnjanski, Pulski, itd. (koji nemaju "vlastitog" elaboriranog jezika, tzv. Ausbau­ sprache). Taj skup znanost je kasnije prozvala istriotskim. Mutatis mutandis čini se da je u sjeverozapadnoj Istri postojao koparski romanski jezik ko ji je mnogo ra­nije "dijalektaliziran" odnosno dijalektaliziran. Autor upotrebljava naziv istroromanski kao nadredjen za grupu dvaju staroromanskih jezika Istre. Terrnini venecijanski i venetski nisu sinonimni jer se prvi odnosi na "mali" volgare d'Italia grada Ve­necije i najbliže okolice (il veneziano) a drugi na njegovu ekspandiranu formu, tj. "veliki" volgare d'Italia koji je "dijalektalizirao" i, kasnije, dijalektalizirao prvobitne 'autonomne' jezike Padove, Trevi­sa, Verona itd. (il venelo) da bi kasnije i sam bio "dijalektaliziran" sa strane firentinskog > talijanskog. U Istri su se upotrebljavale tzv. kolonijalne varijante venecijanskog odnosno venetskog. Prema torna, mišljenja po kojima bi istriotski u svojoj srednjovjekovnoj formi bio mletačkL(veneci­janski odnosno venetski) dijalekt nemaju smisla za vrijeme dok je postojalo ML Pulski i o njima se može raspravljati istom na prijelazu iz drugog u treCi sklop, tj. prije negoli se talijanski jeziku modemom smis­lu riječi počeo konstituirati. S gubitkom elaboracione komponente pulski se idiom prestao upotrebljavati kao komunikacij ono sredstvo istarskih Romana ko jima nije bio "materinski jezik", spao je na_ "rang" ostalih istriotskih govora i bio, kao i oni, duboko venecijaniziran, osobito u leksiku i u konsonantizmu. Talijanski dijalekt istriotski ne može bit dok god postoji, kao ML, venetski, koga je "stvorio" i koga "po­kriva" elaborirani jezik zvan veneziano illustre.