ORGANO DELL’UNIONE SOCIALISTA DEI, LAVORATORI ANNO Vili N. 454 Redazione e Amministrazione CAPODISTRIA Via Santorio 26 - tei. 128 Il socialismo vuole la pace e lavora instancabilmente peressa L'importanza dei colloqui del Presidente Tito a Mosca spazia in campo intemazionale come un solido contributo alla pace e allo sviluppo delle forze del socialismo CONCRETIZZARE GLI ACCORDI PARZIALI Nuove vie per il disarmo Mercoledì scorso si concludevano a Mosca i colloqui politici jugo-sovietici e il Presidente Tito e i suoi collaboratori lasciavano la capitale sovietica. Ultima tappa del loro soggiorno in Russia doveva essere Kiev, dove hanno visitato la città dopo esser stati accolti da un’enorme folla acclamante. Lasciata l’Unione Sovietica, il Presidente Tito e il suo seguito accettavano l’invito ufficiale del Governo romeno a visitare la Romania. Questa seconda visita si concluderà nella giornata di oggi. Ma l’interesse, nel nostro Paese e all’estero, è ancora accentrato intorno al comunicato ufficiale reso noto a Mosca sull’esito dei colloqui jugo-sovietici, nonché sulla dichiarazione riguardante i rapporti tra la LCJ e il PCUS. Il socialismo vuole la pace e lavora per la pace: queste le conclusioni che ognuno può trarre dai risultati dei colloqui di Mosca. Nei comunicati ufficiali si ribadisce il principio della pace inscindibile, della necessità di una coesistenza che non sia quella della sopportazione e della reciproca indifferenza, ma quella ricerca attiva di nuove forme e di nuovi mezzi per sviluppare la sincera amicizia e la collaborazione tra gli Stati su basi di parità. Nelle dichiarazioni dei massimi rappresentanti jugoslavi e sovietici si esprime altresi un pieno accordo nel promuovere iniziative atte a favorire l’avvicinamento tra tutti i popoli, collaborando fattivamente assieme a tutte le altre forze progressiste del mondo odierno per risolvere pacificamente tutte le divergenze che ancora avvelenano i rapporti internazionali. Condannando la forza come metodo politico, gli statisti jugoslavi e sovietici si sono impegnati ad adoperarsi perchè la soluzione dei problemi internazionali venga raggiunta tenendo conto degli interessi generali dell’umanità, combattendo le mire egoistiche delle forze retrive che non sogliono tenèr conto della volontà dei popoli, i quali debbono essere invece sempre interpellati e facilitati nella realizzazione delle proprie aspirazioni. Un utile mezzo per facilitare la distensione sta nel permettere la partecipazione della maggior parte possibile degli Stati alla soluzione dei pro blemi che ancora angustiano la vita internazionale. A ciò purtroppo vengono frapposti ancora ' molti e ingiustificati ostacoli, così che esistono situazioni anacronistiche anche là dove meno ci dovrebbero essere: nell’ONU, dove una grande potenza come la R. P. di Cina, che abbraccia quasi un quarto dell’umanità, non è rappresentata. Questo e altri anacronismi riducono l’efficienza delle Nazioni Unite, che pur svolgono un importantissimo ruolo nei rapporti tra gli Stati. Nei comunicati e nei colloqui jugo-sovietici sì è inoltre rilevata la possobilità di accingersi fin da ora alla soluzione di moltissimi problemi qualora ci si scostasse dalla prassi dannosa di voler far dipendere tale soluzione da altri problemi che, seppure collegati, non sono ancora maturi per essere.affrontati. Questo è il caso del disarmo e della questione tedesca. La sicurezza europea ne guadagnerebbe se intanto si risolvesse un problema, invece di rimandare fino a quando non sia raggiunto un accordo su entrambe le questioni. Un esempio di come si possono eliminare gli ostacoli dannosi alla pace è stato offerto proprio dai dirigenti jugoslavi e sovietici. Dapprima si sono affrontate alcune questioni marginali che hanno facilitato la soluzione di altri problemi, e quindi si è proceduto con costanza in questo senso fino a giungere alla dichiarazione di Belgrado del 1955, che ha determinato un corso più- veloce nell’opera di avvicinamento tra i due Stati. Al programma allora espresso corrisponde già da tempo una lunga attività pratica concreta, i cui risultati sono stati salutati con soddisfazione dalle forze progressiste di tutto il mondo. I colloqui svolti dal Presidente Tito a Mosca rivelano il loro carattere altamente costruttivo anche da un altro lato, pur esso intimamente legato alla lotta per la pace e per il progresso dell’umanità: quello della collaborazione tra le forze socialiste, che trova piena espressione nel comunicato sulla collaborazione tra i partiti della classe operaia. In esso si constata come nella attuale situazione è assolutamente necessario addivenire ad una più stretta collaborazione tra i partiti comunisti e operai, essendo l’opera di questi partiti volta a far progredire la società. Naturalmente si tratta di una collabo-razione su basi marxiste e leniniste, in cui sia rispettata la libera iniziativa creatrice del singoli partiti e la loro indipendenza, condizioni indispensabili affinchè sia rafforzata la solidarietà proletaria e affinchè sia possibile sfruttare proficuamente la ricchezza di esperienze fornite dalla prassi creatasi dai singoli partiti operai nella lotta per il progresso e il rinnovamento sociale. Pertanto l’importanza dèi colloqui avuti dal Presidente Tito a Mosca esula dal limite dei rapporti tra due Stati per spaziare in campo internazionale quale solido contributo all’attività per la salvaguardia della pace e dello sviluppo delle forze del socialismo in genere. Fra poco meno di un mese si riunisce a New York la commissione delle Nazioni Unite per il disarmo. Prenderà in esame il rapporto sui lavori londinesi del suo sotto-comitato. In proposito negli ambienti politici jugoslavi si pone in rilievo la contraddizione esistente fra la situazione generale nel mondo, da una parte, e il risultato sinora conseguito sul piano del disarmo, dall’altra. Il favorevole sviluppo dei rapporti internazionali particolarmente nell’ultimo anno ha confermato le conclusioni tratte dopo la conferenza di Ginevra dei capi di governo, e cioè che il pericolo di guerra si è allontanate méntre la guerra fredda e LA NUOVA LEGGE SUI RAPPORTI DI LAVORO Direttori e consigli operai LE VISITE DI ADENAUER E DI PINEAU A WASHINGTON Suonate due campane La stampa francese, commentando il ritorno da Washington del ministro degli esteri Pineau, non ha nascosto un qual c'eirio disappunto non solo per La mancanza di risultati ufficiali dei colloqui Rineau-iiW.er Dulie®, ma anche per il parallelo con le conversazioni che in precedenza Al -segretario del Dipartimento di Stato amlericamo aveva avuto con il cancelliere Adenauer e che furono, a quanto pare, più gradite alla politica ufficiale americana di quelle con Pineau. Indubbiamente negli ultima quindici giorni a Waishinigton i partners deli Europa Occidentale hanno fatto sentire ai dirigenti statunitensi due campane ben differenti. .Quella di Adenauer, improntata al Suono della guerra fredda E’ della sfiducia nella politica dell Unione’ Sovietica. Quella di Pineiau, uomo del nuovo corso della politica esiterà francese ( e non soltanto francese), propugnante più larghi contatti fra Eist ed Ovest per un consolidamento della distensione internazionale. Insommà, in parole povere, Adenauer si sarebbe recato a Washington a suonare la vecchia campana, Pineau quella nuova. Il vècchio canicelìierte1 «retour d’Amerique» fece a Bonn- delle dichiarazioni che, in bacca sua, tomo nuove e quasi stupefacenti. Disse chiaro e tondo che bisogna riorganizzare la Nato dato chiet si è ormai allontanalo il periodo della guerra fredda. Ed aggiunse (riferendosi al problema dell’umiltà tedesca) che prima o dopo bisognerà decidersi a negoziare con l’Unionie1 Sovietica. Groato modo le tesi che il ministro francese si era recato, dopo Adenauer, a sostenere a Washington. Pan ito con un saccoi di dubbi sulla situazione lintemazionale, firmatario assistine a Dullesi di un comunicato battagliero esprimente i sOlAi.i vecchi dubbi sulla sincerità dell’Unione Sovietica, il vecchio cancelliere disse, dunque, che la situazione internazionale era- da considerarsi migliorata e sostanzialmente 'ai dichiarò a favore delle trattative fra Et* ed Ovest. Cerne, mali questo comibiamento ! E in tale cambiamento non hanno forse lo zampino «consigli» ufficiosi ìb confidenziali ricevili a Washington? In diplomazia tutto può essere e l’ipcteisi oggi come oggi — non appare eccessivamente azzardata. Il nuovo clima internazionale è cosa tanto reale che deve pur finire con l'iimporsi, presto o tardi, anche ail’ala oltranzista di cui è esponente Adenauer e della quale fu ispiratore, anche recentemente, Foster Dulles’. Certo1 se «consigli.» lin questo senso furono dati ad Adenauer non ci si deve attendere” cha ciò sia ammesso da Dulles in piena campagna- elettorale. Caso mai la realtà di ciò che venne detto nei colloqui di Washington si affermerà poi. Dopo il novembre eletitoralle americano. Per parte sua ,itL ministrò degli e-steri francese, Pineau, concluse i suoi colloqui con il segretario del dipartimento' americano con un comunicato ufficiale tanto generico quanto evaisivo. Ufficialimemte un niente dii fatto per le idee nuove del ministro francese. Eppure a 24 ore dalla sua partenza da Washington, Piinieiau tenne un discorso aii giornalisti americani di New York riaffermando, punto per punto, la necessità di allargare i contatti fra Occidente ed Oriente, di seguire le iniziative sovisltiche per la distensione e dii abbandonare, ailmentì Aln parte, la politica degli aiuti unilaterali ai paesi arretrati per passatói ad attuare tali aiuti in seno ad un organismo dell’Oou che stia garanzia che gli aiuti non contengano clausole di imposizioni politiche' a danno degli assistiti. Tutte tesi che (stando al comunicato ufficiale) non avevano trovato consenzientle Foster Dulles.. Ora, poiché la diplomazia ha le sue esigenze, è chiaro che Pineau non poteva, a New York, ribadire tesi troppo sgradite agli statisti ameri- cani in quanto ciò avrebbe potuto apparire un atto di accusa comltro Foster Dulles che tali tesi aveva respinto un spio giamo prima. Un gesto simile sarebbe equivalso a denunciare una aperta rottura fra La politica di Parigi la quella dii Washington. Casa oggi non desiderata da nessuno in campo atlantico e, meno che meno, da Pineau il cui governo è invischiato melila questione algerina. Resta ilipoltesi che Pineau, parlando' a New York come ha parlato, sapesse che le sue teni non erano poi così sigradite come appariva ufficialmente. Nel qual caso la sua ribadita presa di posizione dii fronte ai giornalisti americani potrebbe rappresentare un «ballon d’es- f, ay» diretto all’opinione pubblica americana. Un sondaggio indiretto le cui reazioni potrebbero magari (dopo le elezioni) portare il dipartimento di Stato ad accettare i «consìgli'» della Francia. Che non sono solo quelli disila Francia. Nel qual caso la campana Pineau a Washington avrebbe avuto 'maggior a-scoLto di quella di Adenauer. Come stanno realmente le cose ce lo dirà la politica americana nella s'ua futura evoluzióne poisLeìieittorale. Per ora non resta che attendere. Il tempo, ad ogni modo, lavora per Pineau uomo nuovo. Un intervento degli organismi politici in favore dei lavoratori licenziati all’inizio dell’anno dimostrò che i rapporti di lavoro in Jugoslavia rappresentano un campo molto delicato. In quel periodo molte imprese èdili procedettero a un repentino licenziamento su vasta scala, per adattarsi alla nuova situazione venuta a crearsi con la riduzione degli investimenti. Ben presto però, direttori e consigli operai dovettero mutare le loro decisioni. La delicatezza della situazione non derivava soltanto da motivi ben noti ai governi e alle organizzazioni sindacali di tutto il mondo, ma anche a causa del sistema unico di amministrazione delle imprese^-jugoslave. La procedura di formazione e scioglimento dei rapporti di lavoro può, difatti, affermare a modo suo il potere dei consigli operai nelle imprese, come può anche notevolmente indebolirlo. Chi può assumere, punire o licenziare un operaio nell’impresa da lui stesso indirettamente amministrata tramite il consiglio operaio ed il comitato amministrativo, che sono organismi operai - eletti? . La risposta a questo quesito è quanto di più significativo e di più originale vi sia nella nuova legge. Continuare con l’attuale prassi, per cui il direttore dell’impresa assume o licenzia la manodopera, può rappresentare un pericolo potenziale al sistema di autoamministrazione. Parecchi, infatti, sono dell’opinione che gli operai vengono decurtati dei loro diritti se il direttore dell’impresa in base ad una propria valutazione li punisce, trasferisce o licenzia. D’altronde, non dare al direttore tali autorizzazioni, può rappresentare un pericolo peri l’economia. Se il direttore è capo del processo lavorativo — se tale diritto e dovere gli viene dato dalla legge sulla gestione operaia — potrà egli svolgere le sue funzioni soddisfacentemente, potrà egli portare l’impresa a un grado tale da poter concorrere sul mercato, se non ha alcun potere disciplinare nè personale? L’assunzione della manodopera non qualificata nelle grandi imprese richiede, ad esempio, un procedimento rapido ed efficace. Nel testo di legge si- è trovato un compromesso. Dell’assunzione dei lavoratori decide una speciale commissione del consiglio operaio, su proposta del direttore. Quest’ultimo ha il diritto di intervenire presso il comitato di gestione se non è soddisfatto delle decisioni della commissione. Il personale dirigente viene assunto dal consiglio UNA CONSULTAZIONE DI COMMERCIANTI E PRODUTTORI Possono le fabbriche nazionali sopperire al fabbisogno di ferramenta ? AVVISO AI LETTORI AVVISIAMO I NOSTRI LETTORI CHE IL PROSSIMO NUMERO DEL NOSTRO GIORNALE USCIRÀ’ DOMENICA 31 GIUGNO NELLA NUOVA VESTE ABBINATA A «LA VOCE DEL POPOLO». Non era una comune riunione tra i direttori delle ditte per il commercio con le ferramenta ed i rappresentanti delle fabbriche metalmeccaniche. Da una parte c’erano i commercianti dei vari «Metal» e «Ferramenta cittadina» — coloro dai quali acquistiamo i vari utensili da cucina, viti, tenaglie, chiodi e biciclette — e dall’altra i segretari delle associazioni dei produttori di tondino, fili, laminati, cioè del materiale con il quale si possono fare tutti quei prodotti. Si discuteva sul rifornimento del mercato, cioè su quello che manca e che i consumatori necessitano. I rappresentanti del commercio hanno riassunto il proprio punto di vista nel seguente modo: le fabbriche nazionali, in primo luogo le ferriere e quelle metalmeccaniche, non hanno sino ad oggi • ascoltato a sufficienza la voce del commercio e non hanno cercato di dare quell’assortimento, quella qualità e quei prezzi che potrebbero rappresentare una certa garanzia per lo smercio dei prodotti. Se vi sono viti, mancano le madri, se cercate i trafilati, potete ricevere solo il tondino, se si acquistane macchinette accendisigari, allora sono troppo costose. D’altra patte — affermano i commercianti — le fabbriche si sono orientate solo verso la esportazione trascurando del tutto ' il mercato nazionale. Considerata questa situazione, il commercio ha deciso di importare e gli accendisigari ed i termos, e il tondino e le forbici — tutto, poiché con le più recenti disposizioni valutarie si può acquistare, con la valuta acquistata, tutto ciò-che manca al mercato. Però i rappresentanti delle ferriere e dell’industria metalmeccanica hanno fatto una serie di osservazioni a questa decisione dei rappresentanti del commercio. Il primo ha rilevato che i motivi lamentati dai commercianti non sono giustificati poiché le ferriere sono state sempre in condizione di soddisfare le richieste più urgenti. Il secondo ha espresso il timore che nel caso avvenisse l’importazione sorgerà acuto il problema della convenienza del lavoro nelle industrie metalmeccaniche e quello della piena occupazione nelle stesse. Nella maggioranza di queste fabbriche poi — hanno rilevato entrambi i rappresentanti — mancarlo spesso le materie prime fondamentali (com’è ad esempio la banda stagnata) che vengono importate. Da moderata, la riunione si è trasformata in un aspro duello con reciproche accuse che hanno dimostrato come errori e lacune vi furono sia da una che dall’altra parte. Questi però .appartengono al passato. L’importante è quello che bisogna fare ora. Sia i commercianti che gli industriali sono d’accordo sul fatto che senza una comune collaborazione non si può nemmeno parlare di un regolare rifornimento del mercato. Perciò d’ora in poi nell’elaborare le liste delle merci che dovrebbero essere importate si sentirà anche il parere dei rappresentanti dell’industria. Nulla è stato detto però su quello che farà l’industria affinchè i suoi prodotti siamo meno costosi e di qualità uguale a quelli importati. Siamo del tutto d’accordo sull’attività svolta dal commercio per procedere all’importazione di merci metalliche mancanti. Non ci sembrano però giustificati i suoi attacchi alle fabbriche nazionali, accusate di essere l’unica- causa della scarsità di alcuni prodotti e del loro alto costo, senza aver esaminato prima la struttura di questi costi. Non è escluso che proprio queste fabbriche, producendo negli anni precedenti più impianti per investimenti e meno materiali per largo consumo, hanno reso oggi possibile l’acquisto di valuta e-stera con la quale si possono importare i termos, i frigoriferi e gli articoli. Un’ottima soluzione è stata quella di costituire una commissione comune dei rappresentanti del commercio e dell’industria con il compito di determinare le possibilità della nostra industria e le necessità del commercio. Sarà una cosa che aiuterà a frenare le reciproche accuse e che darà ragione a chi va data. operaio, mediante concorso. Il consiglio operaio fissa inoltre i compiti di questo personale, mentre per tutti gli altri operai ciò viene fatto dal direttore. Sulle violazioni disciplinari di maggior portata decide il tribunale disciplinare dell’azienda, anch’esso eletto dal consiglio operaio. Il direttore ha il diritto di decretare punizioni minori, ammonimenti o simili. Ha poi il diritto di iniziare il procedimento disciplinare dinanzi al tribunale dell’azienda e di nominare la persona che rappresenterà l’accusa. Il procedimento disciplinare può essere condotto anche contro il direttore, ma soltanto il comitato popolare può allontanarlo dall’impiego. la sfiducia ad esso strettamente legate sono venute a perdere ogni loro giustificazione logica e politica Negli ambienti politici jugoslavi va sempre più diffondendosi l’opinione che il mondo non può e non vuole soddisfarsi della constatazione che il sottocomitato ha concluso anche questa sua ultima sessione senza risultati concreti. Gli interessi comuni di tutti i popoli, grandi e piccoli, esigono almeno la concretizzazione di quello che sul piano del disarmo è stato già raggiunto. Dalla circostanza che ì punti di vista delle potenze che finora hanno partecipato ai colloqui per il disarmo si sono notevolmente avvicinati su alcuni aspetti del problema deriva che potrebbero già essere realmente possibili parziali accordi iniziali. Del resto, si rileva a Belgrado, la stessa riduzione delle forze armate che alcune potenze già attuano e alcune altre annunciano, congiuntamente agli effetti positivi di queste misure nel mondo, dimostra eloquemente la maturazione delle condizioni per il conseguimento di questi accordi. Per quanto poi . concerne il problema del controllo, negli ambienti politici jugoslavi si osserva che una soluzione su questo piano dipende comunque dalla fiducia e che quindi ogni «assolutizzazione» del controllo frena in realtà gli sforzi verso l’accordo. Si ricorda in proposito il pensiero del presidente Tito sul rapporto reciproco fra disarmo e problemi politici, per cui non si può parlare di alternativa fra l’uno e gli altri, ma l’unica via pratica è quella di affrontare quei problemi che offrono maggiori possibilità di venir risolti sollecitamente e positivamente. L’ATTESO ARTICOLO DEL LEADER SOCIALISTA Le ipoteche di Nenni Capadistriia, 25. 6. 1956 Cari compagni de «La Nostra Latita», è innegabile che la ben preparata orchestrazione avtetva fatto sorgere .im 'riamai di attesa per il farinoso «saggio» di Pietro Nonni sul ventesimo congresso del pantóto comunista dell’Umiome Sovietica, In quel clima dii attesa io avrei dovuto scrivere un ariticoloi di obbiettiva informazione. Però, dato che la tanta preparata attesa invece di un «saggio» steso tue! (romitaggio di Formia ci hia portato un semplice articolo polemico buttato giù dal polemista Pietro Nerumi, rinuncio alle intenzioni. Non rinuncio però ad alciumjBi mie osservazioni personali che riassumerei nella parafrasi di un vecchio adagio popolare: «La montagna ha partorito il roditoriel-la». Poiché, in sortamza, l’artìcolo apparso (finalmente!) ieri l’altro ,s:uii’«Avan,ti!» altro noin è ohe una serie di ipoteche che Pietro Nenni pone su 'tutti e su tutto in quell’equilibrismo contradditorio che sempre contraddistinse la Sua politica oomit ingente. Inidiubbiameintie, per chi conosce da almeno 30 anni Pietro Nenni, cadere nell’errore dell'attesa di un suo «saggio» fu semplicismo. Ed io . ammetto- quesito mio errore in quanto dovevo ben ricordare, che in 40 anni idi vita politica (militando in campi vari e in posizioni variatissime) Pietro Nenni non ha mai pubblicato un saggio teorico mentre ha scritto una caterva di articoli polemici. Ad ogni modo, la montagna ha partorito il topolino. Topolino che ha già dato la stura ad una serie di polemiche e a grossi titoloni da parte disila stampa conservatrice italiana ed internazionale. Tutto, naturalmente, a danno del processo dii ichiarific azione e di unità in corsa nel movimento della classe operaia mondiale. Per questo' il «topolino» del vecchio adagio popolare, nel caiso di Nenni, io lo chiamo un «rodiitorielloi». In quanto è evidente che con il suo articolo Nenni intende porre ipoteche per «radere» adesioni (sia pur solo momentainlee ) tanto nel campo dei nostalgici stalinisti (dei quali difende l’idolo ironizzando contro Kruscev) quanto in quello dei socialdemocratici di Sara,get (ad quali ruba la terminologia di giudizio1 contro i dirigenti sovietici e sui problemi interni del socialismo italiano) quanto, infine, nel campo- della coalizione governativa italiana alla quale intende offrire il quadro- di un Neinni socialista democratico Naturalmente il (termine «democratica» egli lo lascia intendere ad ognuno (e perciò anche al campo"borghese) come meglio crede. In questa preferenza Bilia polemica invece che alTanalisi, in questo possibilismo anfibio e fluttuante fra molte acque si riconosce il Nemmi di sempre, ed è perciò inutile che egli abbia arricchito il suo articolo ultimo' di autocitazio-nle del Nenni del passatoi. Furono tante le sue posizioni, e le sue variazioni polemiche e possibilistiche, che non gli resta certo difficile trovare una vecchia citazione di sè stesso che-si adatti ad una qualsiasi situazione. A questo punito, cani oompaigni, leggendo questa mia lettera, scuoterete la testa e mi accuserete di concedere molto alia polemica e nulla all’analisi del da me non lodato articolo di Pietro Nenni. Avete' ragione. Ma sie l’ho anch’io in quanto (per l’ioccasione) ricalco deliberatamente lo atile e l’articolo dì Nerumi. Infatti Gigli nel suo «Il rapporto Kruacev e la polemica sul comuniSmo» dedica ben sette colonne di giornale a ripetere frasi del rapporto Ksrusicev (scelte con il suo ber, noto acum-a polemico ad uso contingente) ed a citare fatti ed episodi di cui fu,, ad è ricca la stampa .borghese di tutto il mondo che vorrebbe dimostrare ai lavoratori momentaneamente disorientati che Stalin fu uno dei tanti (e forse non il maggiore) complice di una serie di errori e che il processo a Stalin sarebbe inutile se non fosse anche il . processo a Kruscev, a Vo-rosoilov, Zukov, ecc., eoe. a tutta la politica sovietica e comunista, ial regimisi sovietico in se, alla Rivoluzione d’oftoibre, alle sue conquiste, al marxismo, ai leninismo, ecc. ecc. Certo Nennii noin denuncia apertamente gli -stessi intendimenti dei-ila stampa borghesie. Ma non può non •spere di servirne' la cauisìa. facendo di tutta un’erba un fascio e mettendo nello stesso calderone della sua critica) contingente Stalin e Lenin, la rivoluzione e l’involuzione'. Con ciò, è chiaro, egli -tende a porre uriipoiteoa per La s-ua partecipazione alla vita governa,tiva italiana. Difatti la stampa borghese afferma, a titoli 'di scatola, che «Nenni ha compiuto il pas&o piiù importante». E secondo quei giornali dovrà decidersi a compiere i restanti passi per la rottura del fronte operaio. Inoltre è chiaro come il isole che ironizzando contro Kruscev egli intende difendere Stalin (pur fingendo di trascurare questo lato delle sue ipoteche) in modo da approfittare del processo di chiarificazione in corso nel P.C.I. per attrarre a se i delusi, facili alle parolone ironiche e porre in tal modo la sua candidatura alla guida della classe operaia italiana in concorrenza con Togliatti e Saragat. Senza rompere con, nessuno dei due, ma spingendo sia l’uno- che; l’altro ad iniziative che farebbero il gioco del Nenni di oggi e di ieri. Alla fine, dopo sette colonne di citazione (dii Krusicey, di altri e propriiei,) Pietro Neruni ne butta giù altre tre per non dire niente o meglio per ribadire le sue ipoteche su tutto e siu tutti ... in visita delle elezioni politiche] del 1958 ( . . . che possono però essere anche anticipate e su quesito forse egli calcola,) ma ha l’abilità d,i non dire nulla di nuovo. Accusato prima Kruscev dii- non aver detto «quali fossero i tonti di Stalin verso Tiito» egli, allegramente, presenta come proprie le desìi «di Tito» sulla necessaria' autonomia di sviluppo del socialismo. Arrivando in ritardo perchè la stessa- cosa — in. Italia — la aveva1 detta (con ben altra capacità ed impoistazione teorica) Paimiro Togliatti giorni fa nella intervista a «Nuovi Argomenti». Tirando le Somme: sette colonne di polemica a base di ironia e citazione e Itnel colonne di rimasticature altrui per usio, proprio. Il tutto condito in una serie di possibilismi aperti a tuttii i venti senza alcuna ■dimostruzione politica e tantomeno teorica. Un articolo scritto «pro domo sua» e per suscitare polemiche. Di eanteguemza un articolo che, nel campo socialista, "sarebbe bene non incontrasse condiscendenza alla polemica, ma solo riflessione. Non .su quello che Nenni ha scritto, ma jf)U quello ohe lo ha autospinto a scrivere. Per questo non commento l’articolo. Scusatemi. Vostro Libero Verardo MARTEDÌ’ 26 giugno 1956 Prezzo din 10 lire 20 ABBONAMENTI: Annuo din. 420, semestrale din 220, trimestrale din. 110. Spedizione in c. c. p. ★ ? GIORNI « IL REFERENDUM EGIZIANO Per la prima volta, nei sei mila anni della sua storia il popolo egiziano è affluito sabato scorso alle urne per approvare la Costituzione e per eleggere il Presidente della Repubblica. L’affluenza alle urne è stata elevata e secondo i primi dati sia l’eiezione del candidato Abdel Gamal Nasser, sia l’approvazione della costituzione hanno avuto un carattere plebiscitario. — I tre anni trascorsi dalla cacciata del re hanno rappresentato un periodo di transizione. In questo periodo il potere sovrano del popolo è stato rappresentato dal consiglio della rivoluzione il quale ha compiuto 1 ultimo suo atto di governo e di organismo politico-legislativo decretando formalmente il proprio scioglimento e ponendo la candidatura di Nasser alla presidenza della repubblica. Con l’approvazione della costituzione, il regime militare viene ad essere sostituito da un regime costituzionale che garantisce ad un tempo sia le conquiste economico-sociali già raggiunte, sia l’ulteriore sviluppo democratico-popolare del paese. Nel suo stesso preambolo la costituzione riflette le aspirazioni fondamentali del popolo della valle del Nilo: sradicamento dell’imperialismo, del feudalesimo, dei monopoli, del controllo del capitale sul governo, costituzione di un forte, esercito, giustizia sociale e sana, vita democratica. La nuova costituzione esprime indubbiamente in piena misura la realtà egiziana contemporanea. Essa rappresenta in sostanza la carta fondamentale dello sviluppo di una nuova società dagli ambiti feudali a quelli borghesi in un’epoca però in cui il socialismo si è già affermato in gran parte del nostro pianeta ed i cui elementi rappresentano, per i popoli da poco giunti alla completa indipendenza, la via più breve e più sicura verso il progresso economico-pólitico e sociale. «La nostra società — ha detto Nasser — deve poggiare sulla proprietà privata, che deve però essere al servizio di tutti escludendo lo sfruttamento.» Mentre un anno addietro seguiva l’esempio di Nehru sostenendo la necessità dell’edificazione di una società socialista, Nasser è ora ritornato al suo programma del 1953, quello dell’edificazione di una società fondata «sulla collaborazione fra operai e datori di lavoro». «Noi desideriamo una società — ha detto nei giorni scorsi —.che sia libera da mono-poli, da giochi politici, da influenze straniere e da ingiustizie sociali.» La seconda tappa dell’evoluzione politica interna dell’Egitto dopo 1’elezione del Presidente della Repubblica e l’approvazione della costituzione sarà l’elezione dell’assemblea popolare. L’Unione Nazionale, che rappresenta il movimento politico dell’ex consiglio rivoluzionario e dei regime militare e a capo della quale è lo stesso Nasser, non parteciperà con propri candidati all’elezione del parlamento. Il suo unico ruolo sarà quello di opporsi alla candidatura di coloro che nel passato si sono macchiati di corruzione o di collaborazionismo con gli occupatori. SEPILOV NEL M. O. II ministro degli esteri sovietico Šepilov ha visitato la settimana scorsa l’Egitto e la Siria. Al Cairo Šepilov ha avuto una serie di colloqui con gli uomini di stato egiziani ed ha partecipato alle cerimonie indette in occasione della partenza delle ultime truppe inglesi dalla zona del Canale di Suez. Alcuni ambienti politici hanno collegato i colloqui e l’evacuazione e si sono lasciati andare a supposizioni circa la possibilità ora di un maggiore orientamento dell’Egitto e dei paesi arabi verso l’Unione Sovietica e di un indebolimento dei loro legami con l’Occidente. La ripetizione sino alla noia di questo ormai logoro ritornello è tanto superflua quanto priva di fondamento. Dalle dichiarazioni fatte durante le manifestazioni al Cairo da personalità responsabili inglesi ed egiziane è risultato chiaramente che sia l’Egitto che la Gran Bretagna auspicano il miglioramento e l’approfondimento dei loro rapporti reciproci. Da parte sua Šepilov ha rilevato che il suo governo desidera migliorare e sviluppare le relazioni già stabilite tra Mosca e Cairo e fa poggiare le sue relazioni con altri paesi grandi e piccoli che siano, sul rispetto reciproco della sovranità e la non interferenza negli affari interni. Le reazioni di certi circoli occidentali che attribuiscono all’Unione Sovietica intendiménti egemonici nel settore del Medio Oriente risultano così completamente astratte dalla realtà e rivelano una voluta incomprensione del sostanziale mutamento avvenuto nella politica di Mosca e della situazione di fatto determinatasi in quel settore e caratterizzata dalla ferma volontà dei paesi arabi di mantenere l’indipendenza politica a caro prezzo conquistata. E’ facile individuare il motivo delle simpatie per l’Oriente di questi paesi. L’Unione Sovietica non è mai apparsa in quel settore in veste di potenza coloniale, non dispone in quel settore di compagnie petrolifere, non ha cercato di creare in quel settore organizzazioni militari contrapposte ad altro, non ha infine condizionato il proprio aiuto economico a contropartite belliche. DA POLA POSITIVA L’ATTIVITÀ’ dell’ Unione Socialista POLA, giugno — A diflìerenza di quelli passati, quest'anno l'attività delle organizzazioni di base deil’U-inionié 'sociaìiiislta non si svolge «a campagna». Primai era cosa consueta registrare ' ‘Un.’atti'Vità vivace e costante soltanto nei mesi invernali, mentre negli altri si poteva notare un certo qual ristagno. Quest’anno, almeno a giudiioaire dia quanto è stato fatilo finora, è caratterizzato da un lavoro più vasto, più assiduo e, di conseguenza, pure da Successi più brillanti dell’Uniane.socialista. Que-st'aifflivi’tà intensificata ed il lavoro sii sitematico hanno rafforzato ulteriormente e reso più autonome diverse organizzazioni di base. Ed un loro successo va ricercato pure negli: 818 nuovi membri iscritti e tiesserati regolarmente, soltanto nel corso di quest’anno. L’Unione socialista, a Pola, è stata ed è organizzatrice di numerose sedute, rappresentazioni, conferenze, altre manifestazioni varie ed a-zioini dii lavoro volontario. In 30 organizzazioni di base gonio state tenute 195 riunioni di massa, alle quali sono sitati discussi e svolti interessanti temi di politica esiterà o interna: stillila nuove misure economiche, s-ul ruolo dei genitori nell’e-diucaizione dei bambini, sulle leggi riguardanti le pensioni e gli assegni familiari, sulla riforma della scuola, e così via. Oltre a tutto ciò, sono sitati tenuti disi corsi con i membri dei consigli di casa, relativi alle loro competenze specifiche ed ai laro compiti nella gestitone del fondo: alloggi cittadino. Nelle organizzazioni di base, poi, si sono .stvolti 68 comizi degli elettori ai quali sano, staiti presentarti in discussione relazioni sulla situazione nel commercio e nell’al-herghiera, sull’agricoltura e sulla criminalità economica. Aid eists.i, infine, è sitato posto in discussions: il Piano1 social© del Distretto e del com-unè per. quest’anno, nonché un rapporto sull’altltività del CP e del Giudice per le trasgressioni risii corso' del 1955. .Tramite l’Unione socialista, poi, si sono svolte delle azioni di lavoro volontario, che, in genere, sono state circoscritte alla pulizia dei contili, delila soffitte e degli spiazzi antistanti le varie case. Per queste azioni, che definiremo «secondarie:», non è stata tenuità un’evi-denza accurata, per cui non si è in grado di conoscere il numtsiro de’ie ore date volontariamente. E’ noto, invece, che in varie azioni di lavoro su obiettivi comunali:, i membri idell'USPL hanno dato 5.300 ore volOnltariie. Le organizzazioni deH’USPL a Pola, poi, hanno allargato pure la basis' della gestione cociate nelle loro file, e de 11’autogestione in gene- re. In esse, infatti, siano sitate elette delle commissioni formate da tre •a slitte'membnì, che daranno il loro appoggio ai vari organi d’auto-gestione sociale. Scinto state costituite delle commissioni per il lavoro ideologico-politico, per Fautogeistiio-ne, per gl.i affari comunali, per il avoro con lie donne e con la gioventù. Le organizzazioni dell USPL hanno incluso pure molti dei loro membri neU'aittiiviitä della Società «Nostra infanzia»,. dtell’Uaione combattenti, della Croce Rossa e di altre organizzazioni sociali e di masisa, QuesUle”’organizzazioni hanno ricoperto un ruolo di primaria importanza nella soluzione dei vari problemi del commercio e dell’arber-ghiera, degli Affari comunali, dei consigli dei consumatori e così via. Con un Siimiia sistema di lavoro, rUnione. socialista ha cominciato ad operare veramente come un fattore molto importante e rùgnifical.i-vo' nel sistema dell’autogestione sociale. Con Detezione di compagni capaci nei comitati dell’USPL, è stata potenziata l’autorità delle organizzazioni di base ed è sitato stabilito. un contatto piiù stretto e fattivo tra i membri ed! i comitati stessi, particolarmente favorevole; alila soluzione dei vari problemi che si presentano quotidianamente. Grazie proprio a questi contatti migliori che nel passato, è salito' pure il numero died partecipanti alle varie sedute, alle conferenze, alle discussioni ed ai comizi, anche se, con una opera di persuasione più attiva, si potrebbero conseguire risultati più notevoli ancora. Tra le deficienze maggiori, riscontrate nel lavoro delie organizzazioni di base, la prima va ricercata neirinsuff'icienlle attività che v.i prestano ii comunisti delllai organizzazioni di basle del terreno e delle imprese. Essi sono attivi altrove, in genere, ma potrebbero prestarsi di più pure nelle file del-il’Unionie socialista. Di questo problema, comunque, dovrebbero occuparsi maggiormente le organizzazioni della Lega, i comitali rionali e, quando varrà eletto prossimamente, pure quello' comunale della LC per Pota. L'esperienza ha dimostrato che i successi più evidenti sono stati raggiunti proprio da quelle organizzazioni di base che hanno agito sulle linee di un piano di lavoro ben determinato. BeirOanito i.l loro esempio dovrebbe essere seguito pure da tutte le altre organizzazioni ohe non ,si servono di questo metodo, che consente dii .introdurre una sufficiente sistematicità nel lavoro del-l’USPL e fa evitare l’a'tività «a campagna:» che si è rivelata poco opportuna. Il ponte sul Risano Lettere in Cara «La Nostra Lotta« Vi preghiamo di inserire questo articolo in risposta a quello apparso sul giornale «La Nostra Lotta» N. 449 del 22. V. 56. Abbiamo letto un articolo apparso sul Vostro settimanale, intitolato «L’acqua a Umago», scritto da una persona che vuole in certo qual modo conservare l’incognito. Non ci {sorprende ài modo più o meno puerile col quale, su questo o su altri giornali si inseriscono articoli del genere perchè questi cq^i si susseguono da oltre dieci anni. Molto è stato detto sul nostro conto, anche con parole poco ri-guardevoli. Ma quello che non si può tollerare oltre, è il fatto che di fronte alla popolazione locale, solamente questa Amministrazione, che ha la sola colpa di essere l’erede di un complesso idrico che ha ancora profonde ed evidenti le ferite della guerra, debba essere il capro espiratorio. Colui che ha fatto l’articolo sicuramente ignora ed è estraneo nella maniera più assoluta al funzionamento, alle capacità e alle esigenze del nostro sistema. Un’altra volta, il signore si degni di venire nei nostri uffici, che di tutto cuore gli daremo un buon bagaglio di dati ed informazioni da renderlo tanto edotto da fargli bella figura. Noi sappiamo che quando per cause varie ad una fontanella pubblica, o ai rubinetti dei vari utenti non viene l’acqua, molto volentieri la popolazione sgrana nel modo più scorretto un corona interminabile di maledizioni e imprecazioni al nostro indirizzo, come fossimo noi la sola e diretta causa dèi loro triboli. In appresso descriveremo con poche parole il procedere di questo delicato sistema, almeno così una gran parte delle loro false accuse verrà in seguito indirizzata verso altre mete. Per la città di Umago l’acqua arriva dal serbatoio di Potrovia (capacità me 230 -riserva d’acqua in caso di rottura ore sei), e in questo attraverso centrali di sollevamento dai macchinari e strumenti logori, vecchi e rotti, che sovente per l’impossibilità della loro sostituzione costringono alla riduzione del consumo dell’acqua. Per Umago, il caso è di maggiore gravità per il fatto che in quella cittadina sono notevolmente aumentate le industrie e la popolazione, e i profili delle Condutture e la capacità dei serbatoi sono rimasti invece tali e quali furono nell’anno della loro costruzione, di minima portata. Ancor negli anni precedenti questa Am- redazione ministrazione ha messo in guardia il Comitato Distrettuale e Comunale e più volte è stata chiesta la concessione di un credito per mettere un impianto elettrico al centralino di sollevamento del vecchio pozzo, per garantire almeno in parte il rifornimento di Umago, in caso di guasto. Solamente dopo i casi di rottura dei giorni 7, 8, 9 m. c. il Comitato ha impugnato seriamente la questione. Con quanto sopra detto si può otturare solamente una piccola falla delle nostre esigenze, ma per garantire una fornitura di acqua adeguata a tutti i bisogni pubblici, industriali e turistici, ci vuole una ricostruzione parziale della rete di Umago, che richiede un importo molto rilevante di investimenti. E’ nostro dovere di avvisare il C.P.C. e questi le varie industrie, per il resto, non abbiamo bisogno di inesperti suggerimenti, perchè solo noi dobbiamo pensare di mettere in atto le nostre energie e capacità per riparare quanto prima possibile l’inconveniente. Rendiamo noto una volta per sempre, che l’Acquedotto, istituzione pubblica di carattere igienico e1 sanitario, da molti ancora oggi viene considerato di poco interesse e trattato come tale. Solamente quando manca l’acqua molti si alzano in piedi in veste di accusatori o di giudici, mentre quando nella stagione invernale l’erogazione è normale, nessuno sente le nostre continue richieste e le proposte continuano a dormire nel loro letargico sonno. In un anno non è possibile fare una ricostruzione completa, ma se in precedenza vi fosse stata una maggiore comprensione, molto di più si sarebbe potuto fare. La direzione PARENZO — Un altro villaggio del Parentino è stato dotato di luce elettrica. Si tratta di Medvidici, nei pressi di S. Lorenzo, i cui abitanti ancor due anni fa avevano formato il comitato per l’elettrificazione. Sotto la direzione dello stesso, la popolazione ha proceduto alla raccolta dei fondi e ai lavori per la messa in funzione degli impianti. Ora questi lavori sono terminati e il paese ha ricevuto la luce elettrica. Altri villaggi vicini intendono seguire l’esempio della popolazione di Medvidići. Dedicato agli agricoltori Osservazioni e consigli sulla coltura dell’olivo Nel giorni diel p,iù terribile freddo stavamo osservando alcune pianile d'olivo iper trarne delle eonata-ti'zicmi utili per il futuro. In osservazione avevamo ,pi ©intinte1 di un anno allevate con seme di due anni già iinineiilate, e poloni da sei-sette anni inmesLaH in enormi piante dall’età di 26 anni e su aititi che ave- suolo. Le toglie, fino al quarto — quinto gioirnio ai mantenevano normali, poi aveva inizio il loro secca-mento. I getti annuali e i rametti più sortili nei primi giorni gelarono con®lietamente; se tonti, ai spaccavano. Cessato il freddo, i rami dimostravano di aver sofferto. Sul tronco e sui rami per tutto Wmm verno già sopportato la gelata del p,:jrd,urare delle baaSe tempena.u-1929 — 1930. ,, r\,.„ L’entrata della miniera di Sicciole 1929 — 1930. Con il perdurare del gelo, sulle giovani piantine si osservava lo screpolarsi delia corteccia, in molti carsi fino a pochi ..centimetri dal Il demanio di Punta Grossa mancata azienda modello CAPODISTRIA, 22 giugno. — La fattoria agricola sitatale «Punita Grosse», vista da Capadiisitria, da l’impressione della testa rapata di un frate. Sulla lingua di terra che si protende verso il1 mare, vediamo tondeggiare in dolete' declivio uno spiazzo che a noi sembra nudo, circondato da arboree colture e da verdi pascoli. Nuda questa .terra non io è, e non è essa sola a rappresentane la vasta proprietà di quella fattoria. Quello che noi vediamo da Gapodiiistriia è solo una particella vasta circa tre ettari, coltivata a piselli. Ora, i piselli han perso il ver do intenso de l loro colore primavl-lrile per asisumerne uno ruggine pallido che si con,fonde con la terra, arsa dal sole. Anche da vicino, a .noli, quelle piante sono parse .bruciate, infeconde, mia avvicinatici, tanto da toccarle, abbiamo visito grappoli di (piselli, lasciati sulle piante ptiir il seme, mentre il grosso della produzione, circa centoventi quin ali, eira già stato raccolto da una ventina di operaie, il cui guadagno era fissato in sette dinari per chilogrammo di raccolto. Oltre quella calvizie, sino al confute di Stato che parte da Lazzaretto e -giù isiino al costone che sovrasta il mare, &’i estendono le altre piantagioni della fattoria. Sono atto «atari di frutteti, in gran parte pesche che qui prosperano rigoglio-tti,, sette ettari,, di vigne, altri sette di erba medica e poi prati, pascoli e boschi. Inuoenma tutta Punita Grossa è una grande fattoria, un blocco unico dii circa sessanta ettari di terra, per cui gli agricoltori privali, Le cui terre s’iinframezzavano tra quelle di proprietà statale, hanno ricevuto altrove, con loro soddisfazione. ali re proprietà. Recentemen-i.e un piccolo appezzamento di terreno boschivo, situato in quell’accenno dii ansa quasi sulla Punta, dove si trova una bella villa, è stato ceduto alla Croce Rossa della .Slovenia. A quest’era lì "s.i avrebbe dovuto sentire il cinguettio di centinaia di bimbi, purtroppo la men-ningi.e, apparsa nella nostra zona, ha impedito che a Punita Grossa fosse rotto quel riposante silenzio dei campi- che o.ra vi regna quasi sovrano. Gli altri anni la fattoria di Punta Grossa era un’aiziemda autonoma. Quesf.’anno, per evidenti ragioni di risparmio ed anche di vicinanza, essa è stata unita a quella di S. Cauziono che, attorno alla ex-Scuola agraria, possiede circa 12 'si tari di terreno mentre al1 ni 74 ne ha nella boni-lica. Cerne si vede, si tratita di una azienda piuttosto grotta, con una proprietà complessava di circa 145 etitari di terre delle quali solo 4 et-■ari sono improduttivi. Possieda .inoltre tre trattori, una trebbiatrice, 118 capi di betltiame ed altro macchinarlo agricolo. L’insieme dovrebbe' essere urna fattoria modello ma, purtroppo, non lio è, per urna, sotto dii difficoltà di ordirne amministrativo e d’ordine tecnico che s’inseriscono nel normale funzionamento e che impediscono, indipendentemente dalla voi •n-tà degli uomini che guidano Pazientila, il raggtongiment ; di quei lini che l’azienda si ripropone. "“Forse la difficoltà madre è costituita dalla vicinanza della fattoria a un centro, com'è quello di Ca-poidisitria, dovls piuttosto intense fervono le altre attività economiche. Da v quii deriva la difficoltà di procurare alla fattoria sia mano d’opera stabile che quella avventizia. In questo momento a Punta Grossa dovrebbero' esserci circa una cinquantina di operai*. Ce ne sono Dolo una ventina, compresi i membri abili delle loro famiglie. Ognuno preferisce lavorare olito: ore' in una qualsiasi aizitiinda economica, per dedicarsi poi- .nelle ore libere a qualche altra lucroisa attività., che lavorare nel gravoso lavoro dei campii, con un orario che talvolta nera può a-veire limiti e con una paga leggermente inferiore dii quella disile altre aziende economiche. In queste essa può superare i 55 din. orari, cosa che non può essere fatta' nelle aziende agricole, per precise disposizioni legali. Parlando della coltivazione dei piselli, abbiamo fatto qualche accenno sulle forme di pagamento in questa grande fattoria. In quel caso le operaie erano pagate a cottimo. Ora la natura disi lavoro- nei campi non sempre permette di addottane sistemi che possano rappresentare qualche incentivò per la mano d’oper.a impiegata', per cui, nella maggioranza'idleii casi, si è costretti a ricorrere ail pagamento orario. S.i comprende come in quesiti casi la produzione sia a.l disotto di quello che potremmo definire soddisfacente. In qualche parte abbiamo letto di aziende agricole il cui pagamento consìste esclusivamente niella ciompartecipazionie, piuttosto rilevante, a;l ricavato dalla vendita del prodotti raccolti sulla terra che un operaio o la sua famiglia o un gruppo dii operai era incaricato' di la- vorare. Si comprende come con questo metodo si risolve d’un solo colpo sia la quantità ohe l’intensità e la qualità del lavoro, oltre ad intateBBiare il lavoratore dei campii per quella che potremmo chi-amiare i,l dettino commerciale del suo prodotto. Anche la fattoria agricola di S. Caimano potrebbe applicar© questo metodo nella sua azienda se iin eslaa: noin vi fosse un continuo via vai di operai. A queste difficoltà croniche vi si nie aggiunge ora una di natura contingente. All’inizio deH’airmo l’azienda ha avuto l’aipprov azione per é‘£l=!g>uiire alcuni lavori d’investimento che dovevano essere ultimati ancor prima della stagione estiva. In attesa dell’approvazione del piano sociale e dei rispettivi stanziamenti in dispaino, l’aziend-a ha adoperato per questi lavorìi quasi tutto il suo credito circolante. Poiché questi siianzdaimienti non. sono stati ancora versati ail’azienda, questa si (trova ora dinanzi alila gravissima situazione di non pater corrispondere nemmeno i noirmali stipendi ai propri dipendenti. Un ritardo nella corresponsione totale degli stipendi non sarebbe un fatto dii natura tanto grave per un’azienda che possiede mano dìoipera trodlizdonal-manite legala alla stessa, invlsce per raziemida agrioollai di S. Canziano la questione cambia aspetto poiché la stessa rischia di pendere anche quella poca manodopera, tanto indipen-saibile, che ora posisiilside. Urge quindi che gli organismi economici provvedano quanto' prima ad eliminare questo primo inconveniente e a porgere tutto il necessario aiuto a questa aztenda affinchè es|sa possa gradiulamente eliminare anche i mali cronici che la affliggono. PROSSIMAMENTE // CAPODISTRIA —• Ad una riunione dei presidenti .dei Comitati popolari comunali e dei segretari comunali della Lega dei Comunisti, svoltasi la scorsa settimana a Capodistria, è stato constato che anche nel distretto di Capodistria hanno incominciato ad accumularsi notevoli riserve di merci in seguito ad un acutizzarsi della concorrenza tra le aziende. Queste dovranno con maggior intensità cercare lo sbocco per i prodotti e mi gliorare la qualità e l’assortimento. Alcune aziende non hanno ancora risolto la questione della manodopera eccedente per cui si trovano in difficoltà. • Alla seduta comune delle due camere del Comitato Popolare di Capodistria, è stata nominata una commissione alla quale è stato affidato il compito di risolvere alcune questioni economiche derivanti dal piccolo traffico di confine. Giovedì sera, alla presenza di circa 200 donne, si è proceduto alla fondazione della «Associazione per l’educazione della donna». E’ stato approvato lo statuto dell’associazione ed eletto un comitato direttivo di 19 donne. *’ ISOLA — Nel tratto di mare tra Pirano ed Isola è apparso mercoledì un pescecane lungo quattro metri. I pescatori hanno tentato di catturarlo sènza riuscirvi. * POLA — Un gruppo di sedici deputati del Consiglio Federale e della Camera Federale dei Produttori, ha visitato domenica Pola, Rovigno e Parenzo. Nel corso del loro soggiorno polesano i parlamentari hanno visitato i Cantieri Navali «Scoglio Olivi», la Fabbrica di Tabacchi a Rovigno e la Cantina Sociale di Parenzo. Bombole di butano La ftosba Lotta,, in utoa nuova vesto FIUME, 23 giugno. — Si è svolila oggi a Fiumti' una riunione della segreteria dell Unione degli Italiani per lTstria e Fiume, alla quale è stailo, fra l’altro, esaminato anche il (problema del nostro giornale. Vista la tiratura de «La Nostra Lotta», sensibilmente' ridottasi in .seguito all’eisodo, è sitato deciso che ■il giornale 'Continuerà ad uscire in ... . . , . nuova veste come edizione speciale SOSlltllirflllllO 1 (J Ö S 0 ITI GITI de «La Voce del Popolo») di domenica. Questa edizione porterà anche la (testala de «La Nostra Lotta» e tutti quei servizi, riguardanti i due extoisitratti di Capodistria e Buie, che; comunemente venivano pubblicati dal mostno giornale, salvo le notizie più urgenti e la cronaca quotidiana, che apparirà sui numeri normali de «La Voice: del Popolo»), nel corso della settimana. Gli 'abbonati a «La Nostra Lotta» con-V.dnueranno a ricevere il giornale mlelLa muova venite, ben inteso con due giorni di anticipo'. In questo 'modo, risolvendo la questione politica e finanziaria: del nostro giornale, che continua la sua (tradizione, si contribuisce a salida-re maggiormente, anche tramite un giornale comune, quella intima u-nione asistente tra gli italiani del-J’Isltria e Fiume e la minoranza nazionale liiialiama degli extoistretti di Capodistria e Buie. Un sensibile vanteggio miei trarrà la qualità del giornale data l’unione delle forze che consegue a quesito cambiamento. POLA — Ssimbra ormai certo che le bombole di butano: sostituiranno i vecchi e costosi gasometri dell’of-ficina gais di Veruda. Anche se non sii tratte di una prospettiva immediata, sii può tuttavia dire che questo' è 'lloirienitiamenlto dei fattori compensanti. E’ previsto infatti che il recente aumento idei prezzi dell’acqua per tutti' gli utenti a;d esclusione dei privati, permetterà di disiare un fondo che alla fine de 11’anno, si calcola sarà di circa 18 milioni di dinari. Tale importo verrà investito neU’acquLsito di un primo quantitativo di bombole idi butano dando così1 l’avvio alla isoisiliiltuzione idei vecchio sistema di erogazione del gas per uso domestico. * Lunedì mattina, con il treno delle ore 10,20 sono partiti dia Pola 20 bambini', tutti figli dii- caduti nella LPL, quali ospiti della colonia montana di Vrbesko Jezero Sekiro, località austriaca della Carinzia. Il giorno 25 c. m. partirà invece alla volta di Slatko Polje (Kranj) il primo turno di 150 bambini che soggiorneranno! in questa colonia montana pisr 21 giorni. Gli organi dell’Ispettorato sanitario di Pola hanno proceduto alla chiusura temporanea delle gelaterie di proprietà di Tihomir Koče-vić, Petar Šilović e Rašid Jašare-vić poiché nelle stesse veniva venduto gelato deteriorato con 200.000 bacilli in un cm. cubo. Parecchie persone che avevano mangiato gelato da Kočević hanno avuto un principio di avvelenamento. * Nei locali dell’albergo «Riviera» si è svolto il tradizionale concorso per parucchieri e barbieri dell’I-stria, Litorale Sloveno e Fiume. Alla singolare gara hanno partecipato oltre un centinaio di barbieri. Nella categoria delle pettinature da giorno il miglior risultato è stato conseguito dal giovane parucchiere di Aiudussina (Ajdovščina) Rajko Ergaver seguito da Petar Toškov di Fiume. Fra i barbieri ai primi posti si sono classificati i fiumani Kiro Nikolov, Giuseppe Grzinié e Serdjo Peteh. Tra gli apprendisti i migliori sono stati i polesani Branko Benčič e Carlo Brhan. Fra le apprendista al primo posto si è piazzata la polese Vida Knežević. Nel Parentino Il comitato direttivo del Consiglio per la cultura del comune di Parenzo e la commissione per il lavoro politico-ideologico dell’USPL parentina, riunitisi in questi giorni, hanno steso il piano sull’attività politico-ideologica e culturale per il 1956. Prima di passare a discutere sul lavoro futuro, i presenti alla riunione hanno analizzato l’attività svolta finora. Tra l’altro, è stata rilevata la deficienza dei corsi della Croce rossa dedicati alle giovani contadine. A questo proposito si è deciso di far ripetere i corsi là dove esistono le condizioni per il loro successo. In riferimento alla decisione presa in precedenza circa l’ospitalità da offrire ai teatri, di Pola e Buie, è stato detto che la venuta di questi dovrà essere rimandata fino a che il palcoscenico della sala cinematografica di Parenzo non verrà dotato di un’installazione elettrica. L’impianto attuale è ormai vecchio e interrotto in più posti, tanto da rappresentare un pericolo per gli attori. Centomila dinari sarebbero sufficienti per eliminare questo inconveniente. La cosa poi, è abbastanza urgente in quanto la compagnia del Teatro di Buie aveva voluto venire più volte a Parenzo, ma, proprio a causa di questo motivo, non era stato possibile accoglierla. Nel corso della riunione è stato deciso inoltre che nei prossimi mesi verranno tenuti ogni quindici giorni, attraverso le organizzazioni dell’Unione socialista, delle conferenze a carattere informativo. Tema da trattare, tutti gli avvenimenti di rilievo riguardanti il nostro e gli altri Paesi. Tra breve, si darà inizio ai preparativi per «La settimana della stampa« che avrà luogo a Pola nel prossimo autunno, mentre', allo scopo di rafforzare il lavoro politico ideologico tra la gioventù dei villaggi, si utilizzeranno gli studenti stipendiati durante il loro soggiorno nel Parentino. re nulla di' apecifijeo si pote constatare. Con rinizio della sgelafura ci apparvero nuovi sintomi: cambiamento del colare della corteccia suita piante esposte a nord e screpolature in alcuni oasi anche sui rami della grossezza di 10 cm e più. La corteccia ai era completamente staccata. Il disotto della corteccia era otturo e questo caso era senza dubbio un segno che ha fatto nascere in molti la convinzione oh© le piante fossero 'totalmente perdute. La parte esposte a nord era più colpità, se pur allora non sembrava per il fatto che la corteccia si staccava più a stento. Con ravvicinarsi della vegetazione si osservò che i ramicela che si presentavano in precedenza completamente secchi ripresero nuovamente il loro sitalo normale. Così fino al primo spuntarla: delle gemme. In questo periodo, levando la corteccia sii osservò che la linfa era già in corcolazio-ne; e iniziò così il rapido cambiamento delle piante d’olivo. In un precedente antico lo avevano trattato la quejtione dalla potatura. La posizione d’allora era giusta. Se si iniziava allora con una poltallura di rinnovo, come diversi suggerivano, potevano procurare gravi danni. Tutti sappiamo che lo sviluppo del fusto e della chioma è eonidizioma'.o al sistema radicale, Dunque, se la pianta e la chioma sono mollo sviluppate, è segno che il sistema radicale è molto sviluppato o viceversa. Creando una disproporzione, una potatura rischia dii far seccare completamente la pianta, oppure di creare le condizioni per lo sviluppo di alcune malattie come la rogna. Oggi, a veigetaizioine iniziata, possiamo farcii Un concetto, di che cosa è perito. Con la piotatura dii politura dobbiamo fair sì che la pianta abbia quanto più di superficie fogliare. QueA’anno dobbiamo quindi tagliare solo quei rami che fino alla fine dii luglio non daranno nessun segno di vita. Le potature radikali o di risanamento sono Consigliabili solo su piante deformate, con poca super-ficd'e produttiva e molto legno. Potature del genere si effettuano ogni dieci o quindici anni, e solo nel caco che la pianta non possa più fruttare a causa delle sproporzioni tira i getti a frutto e quelli in legno. Le potature radicali, specie da noi, possono comportare un altro inconveniente. Per la troppa vigoria dei getti aniniuali il legno non matura, ed ecco che con il ripetersi di temperature invernali un pò rigide' possiamo facilmente perdere tutti i getti. Questo si osservò anche nel 1931. Se non tutte le piante danno segno di vita, non dobbiamo preoecu-cuparci; bisogna attendere fino a tutto luglio e vedremo che in molti casi; appariranno nuovi glsittd, Coloro che hanno tempo libero a disposizione possano, man mano che le palamite inverdiscono, pastone alia potatura di rimonda. Prima di iniziare la potatura dobbiamo esaminare bene la pianta, accertarsi coca è di secco e che cosa si può tagliare: senza nessun danno. I 'rami che per varie ragioni sono fortemente danneggiati o spacciati, sii possono eMminare. L’anno scorso abbiamo visto moliti danni arrecati dal punteruolo dell’olivo. Per impedire la aua moltiplicazione, dobbiamo bruciare tutto il materia-ite ottenuto dalla potatura. Non dobbiamo guardare quale deve essere la forma della chioma, l’accomoderemo nei prossimi, anni fecondo principi di potatura più razionali e oantormi alilo sviluppo deH’olivo. Il 47. enne Antun Ižić e il 54. enne Ferdinand GaleSié, ambedue di Pola, non si facevano scrupolo di imbrogliare alcuni contadini vendendo loro dei sassi anziché solfato di rame. Il Tribunale di Pola ha condannato il primo a tre mesi e quindici giorni di prigione ed il secondo a cinque mesi. I due dovranno inoltre rimborsare i contadini del danno loro arrecato. * La giovane Maria Kos, quale addetta al controllo finanziario dell’impresa commerciale «Raša» di Albona, è stata arrestata e processata per aver trattenuto, e quindi speso per conto proprio, i 15.213 dinari che Armida Mikulié le aveva versato per coprire l’ammanco verificatosi nel negozio del quale era responsabile. Per nascondere l’atto del quale si era resa colpevole, ia Kos aveva dovuto falsificare dei documenti e in seguito, quando la Mikulić si era accorta che il denaro da lei versato non era mai giunto a destinazione, era ricorsa ad altri trucchi consistenti in sottrazioni e falsificazioni. Il Tribunale di Pola, giudicata l’imputata colpevole, l’ha condannata a un anno e tre mesi di prigione. * Per aver rubato sei pecore alla stalla della Cooperativa agricola generale di Valle, Martin Radetić e Mate Ružič sono stati condannati rispettivamente a 9 mesi e 15 giorni e a 8 mesi di carcere duro. Dujmović Gustin, che si era lasciato .convincere a fare il «palo», dovrà scontare 6 mesi di carcere duro. Programmi radio MARTEDÌ’, 26 — Ore 6.10: Musica del mattino — 6.15: Notiziario — 12 e 12.45: Musica per voi — 12.30: Notiziario — 12.40: Problemi d’attualità — 17: Ritmi e canzoni — 17.15 Vita jugoslava — 17.25: Palcoscenico musicale — 17.45: Notiziario — 22.15: Suona per voi il quintetto Art van Damme — 22.30: Università popolare — 22.40: Concerto operistico con il soprano Mica Glavačevič — 23. Notiziario — 23.10: Rigo allegro — 23.40: Musica della buona notte. MERCOLEDÌ’, 27 — Ore 6.10: Musica del mattino — 6.15: Notiziario — 12: Voci alla ribalta — 12.30: Notiziario — 12.40: Problemi d’attualità — 12.45: Concerto dell’orchestra ritmica di Radio Lubiana — 17: Ritmi e canzoni — 17.15: Vita jugoslava — 17.25: Qua e là nel mondo della musica — 17.45: Notiziario — 22.15: Ritratti musicali: Felix Mendelssohn — 23: Notiziario — 23.10: Rigo allegro — 23.40: Musica della buona notte. GIOVEDÌ’, 28 — Ore 6.10: Mugica del mattino — 6.15: Notiziario — l2 e 12.45: Musica per voi — 12.30 Notiziario — 12.40: Problemi d’attualità . — 17: Ritmi e canzoni — 17.15: Vita jugoslava — 17.25: Florileggio lirico — 17.45: Notiziario — 22.15: Radioscena — 23: Notiziario — 23.10 Rigo allegro — 23.40: Musica della buona notte. VENERDÌ’, 29 — Ore 6.10: Musica del mattino — 6.15: Notiziario — 12 e 12.45: Musica per voi — 12.30: Notiziario — 12.40: Problemi d’attualità — 17: Ritmi e canzoni — 17.15: Vita jugoslava — 17.25: Appuntamenti melodici con Morton Gould — 17.45: Notiziari© — 22.15: Concerto notturno: G. Bizet: Carmen — I. atto, solisti, coro e orchestra del Metropolitan di New York, dirige Max Rudolf — 23.10: Rigo allegro — 23: Notiziario — 23.40: Musica della buona notte. SABATO, 30 — Ore 6.10: Musica del mattino — 6.15: Notiziario — 12 e 12.45: Musica per voi — 12.30: Notiziario — 12.40: Problemi d’attualità — 17: Ritmi e canzoni — 17.15: Vita jugoslava — 17.25: Bacchetta magica — 17.45: Notiziario — 22.45 Locale notturno — 23: Notiziario — 23.40: Musica della buona notte. DOMENICA, 1 — Ore 7.15: Notiziario — 7.25: Musica del mattino e ca-lendarietto della domenica — 10: Voci scelte — 10.30: La donna e la casa — 10.50: Mattinata musicale — 11.30: Concerto domenicale — 12 e 12.50: Musica per voi — 12.30: Notiziario — 12.40: Rassegna politica — 17: La novella della domenica — 17.15: Ritmi e canzoni — 17.25: Via lattea — 17.45: Notiziario — 22.15: Brani d’opera. Una caratteristica via di Ragusa E' nocivo mangiare e senza seguire un troppo metodo La pratica applicazione della dietetica è ancor oggi trascurata nonostante che questa scienza speciale dell’alimentazione venga studiata da medici e fisiologi sempre di più. Ogni persona deve essere a conoscenza di che cosa debba nutrirsi e in che quantità. Abbiamo in noi i regolatori della nutrizione: l’appetito e la fame, e le sensazioni opposte, cioè inappetenza, nausea e senso di sazietà. Questi stimoli non vanno affatto trascurati. Per rendere ognuno consapevole della necessità di una regolata alimentazione, sarà utile dimostragli quante malattie possono venire provocate da eccessi alimentari (gastrite, diarrea, ecc) e da squilibri alimentari (diabete), senza contare gli accidenti morbosi conseguenti all’indigestione di cibi come carne, latte, formaggi e uova in gran quantità. Nè bisógna trascurare le intolleranze per le quali determinati alimenti non sono digeribili e se utilizzati causano eczemi e orticaria. Il medico, per esempio, dovrà guidare la donna gestante ed evitarle degli errori che potrebbero essere dannosi ad essa e allo sviluppo della sua creatura. E’ un concetto errato che la donna in gravidanza debba nutrirsi per due. Bisogna evitare un eccessivo apporto di grassi, il cui quantitativo giornaliero non dovrebbe oltrepassare i novanta grammi. Anche un consumo di proteine troppo abbandanti può provocare delle tossicosi. La maggior parte dei cibi deve consistere in carboidrati: pane, pasta, zucchero, ecc. Le esigenze della vita costringono spesso l’individuo a una esistenza collettiva. Che vitto deve fornire una mensa? Il compito di una mensa aziendale é altamente sanitario e igienico. E’ opportuno sottoporla alla sorveglianza di un medico. Il lavoratore deve poter mangiare senza troppa fretta. Purtroppo fra gli operai si trova una certa percentuale di indivìdui sofferenti. Frequenti sono i disturbi gastrointestinali e circolatori. Vi sono proprio dei fatti morbosi causati dal lavoro: per esempio, trauma meccanico alla regione gastrica o influenza sul funzionamento dello stomaco per un lavoro gravoso o per temperature troppo alte o basse. La dieta di questi operai sofferenti dell’apparato gastro-intestinale- deve essere non eccitante, non troppo salata nè molto drogata e facilmente digeribile Anche i disturbi dell’apparato circolatorio non sono rari e la dieta di questi soggetti deve essere povera di sale. Passando dal campo del lavoro a quello dello sport, vediamo le necessità alimentari degli atleti. Questi non hanno bisogno di un maggior quantitativo di carne, anzi il regime carneo è un eccitante del sistema nervoso e ghiandolare (tiroide e surrenali), è facilmente tossico, cagiona acidità gastrica e stitichezza. I carboidrati sono di grande importanza, ma vanno usati con moderazione. Importante è pure la vitamina B per i suoi stretti rapporti con l’attività muscolare. Le bevande devono essere scarse e limitate al bisogno reale dei tessuti. Il latte è un alimento prezioso per l’atleta, mentre l’acool é da escludersi sale deve abbondare. Molti allenatori usano per i loro atleti una dieta semplice, povera o addirittura priva di carne, basandosi sulle esperienze dei giapponesi e dei finlandesi. Da alcuni anni viene usata in molti paesi una dieta a tipo campagnolo, ricca di legumi, verdura e frutta. Naturalmente il pasto del mezzogiorno deve essere più leggero di quelo serale. Il regime dietetico varia in occasione della disputa di gare. Il giorno precedente alla competizione invece del riso o della pasta si dà del brodo vegetale con fiocchi di avena, una razione di carne di 150 gr., niente verdure latte o dolci. Il mattino della gara succo di arance con zucchero o . tè. Dopo la gara riposare alquanto prima di cenare. Nel pugilato in particolare è importante studiare il peso dell’individuo. Se il combattimento ha luogo in serata, si potrà dare verso il tardo pomeriggio una tazza di tè con latte e qualche bisootto con miele e marmellata. Il ciclista su pista o su strada, consumando in media dieci calorie al minuto, abbisogna di cibo calorico e facilmente digeribile. Per i nuotatori è necessario modificare la dieta comune atletica in conseguenza del contatto diretto dell’organismo con l’acqua e lo sforzo compiuto dai muscoli per mantenersi a galla. Si aggiunge qualche uovo e si aumenta la quantità di burro, riso e pasta. La carne quattro-volte alla settimana; negli altri giorni, pesce o prosciutto cotto. Molta frutta cotta zuccherata. Per quanto riguarda gli sport invernali, bisogna adattare la dieta all’ambiente climatico. Per climi assai freddi aggiungere alla comune razione mezzo etto di prosciutto o un uovo, condire con olio abbondante la verdura e sostituire la XlOOOOOOOOOOOOOOOtXXDOOOCXXlOOOOCOCOOOCXXXXXXXDOOOOO^^ CALEIDOSCOPIO UNA BUONA RAGIONE Ecco qui un altro esèmpio ,del-l'humour, anzi d'2;l saper vivere bri-laniniico, malturalmente accompagnato da una buona dose di flemma. Ad un Lord inglese mori la moglie, e la mattina dopo la .seppellì. Nel pomeriggio, alla solita ora, il Lord andò al Club. Entrato nella s'ala di lettura, si scelse una comoda poltrona ,e aprì un giornale umoristico. Un cameriere intanto gli aveva par ato il solito bicchiere di whisky con soda e ghiaccio, mettendo il tutto sìu un tavolo a portata di mano. Il Lord ridacchiava da solo leggendo le 'barzellette, quando si affacciò alla porta un suo amico. L’amico restò per un ,pò a fissarlo da lontano, interdetto. Poi si avvicinò: — Ma come, Roderick? Stamattina hai sepolto tua moglie • • • . Senza alzare- gli oc-chi dal giornale, il Lord si giustifica: Capirai, e-ra morta. MALATTIE ALTERNATE Un celebre neurologo che si è visto capitare nella sua climiiea un tiiizio con isegni evidenti di un collasso nervoso, lo ascolta pazientemente ; e quando quello ha finito di raccontargli i s-uo-i crucci, gli batte una mano sulla spalla e gl.i dich con tono incoraggiante: — Lei si preoccupa troppo per questionili di denaro -ed è quésto che le rovina i nervi. Stia attento a- ciò che le dico. Un mese fa venne da me certo Muller, nevrastenico anche lui per ragioni finanziarie: conti da pagare, grossi débiti col sarto P via di quesito passo. Sa che cosa gli ho detto? i:Prenda tutte le fature, le getti nel cestino d-ella cartaccia e non ci penisi più. L’ho rivisto ieri. Aveva seguito il mio consiglio- ed era diveni aito l'uomo più ailiagro dei mando . . . — Cei-tamionte, professore — interrompe il paziente, ■ ma il sarto di Muller son proprio do. ?^OOOOOOOOOCXXXXX)OOOOOOOOQOOOOOOOOOOOOt»OOOOOOOCXIOOOOOOOOOOOOCX)OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOCXXJOOOOOOr carne di manzo con quqlla di maiale ben cotta. Si può concedere un bicchiere di vino rosso. Se volessimo continuare a trattare il vastissimo argomento dell’alimentazione rischieremmo di dilungarci oltre misura. E’ certo però che l’umanità in genere — se può — mangia troppo e in maniera sconsiderata, angustiandosi così la vita con malattie quasi volute. _ Bisogna ricordare sempre che da una perfetta nutrizione dipende non solamente la salute, ma la forza, l’acume mentale, le tendenze morali, la felicità e insomma la vita. La fortezza di Trau in Dalmazia IL DRAMMA ITALIANO A CAPODISTRIA Od convincerne ’mulatto CAPODISTRIA, 22 — Ha avuto lu-o-go ieri -sieira, press-o il locale te-a-I ro, la rappraseni.-azione de «Il mulatto», tris atti di Langston Hughes. La trama del lavoro si svolge sotto iil caldo sidle della Georgia, durante il -periodo che intercorre fra le due guerre di su-ccaasione. Il*""eo;o,nniello Thomas Norwood-, ricco piantatore di cotone, ha dormito per molti anni con la sua governante megra, Coir,a, dalla quale ha lav-uto cinque fi-gli. Il maggioa-e di questi, William, ha tutte le caratteristiche -del negro, comprese l’umiltà e la mo-deatia. Marta, Salite e Robert, invece, sembrano addirittura bianchi, tanto la loro pelle è somigliante a quella del padre. Chi in special modo n-on può sopporta- LESKQVAC : CITTADINA ESEMPLAR! Siamo in piena attuazione del nuovo orientamento della nostra e-conomia verso l’aumento della produzione dei beni di consumo e la limitazione degli investimenti di non immediato rendimento. I risultati non si sono fatti attendere. Nonostante la limitazione degli investimenti la produzione industriale è aumentata del 7 per cento nei primi cinque mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 1955, e presso numerose imprese si sono costituite quelle riserve o giacenze che dir si Voglia, di beni di consumo così preziose per la stabilità del mercato interno. Il nuovo orientamento ha naturalmente posto le varie imprese dinanzi a compiti nuovi, compiti la cui soluzione riflette il grado di maturità e la capacità di iniziativa degli organismi dell’Autogestione operaia tanto necessarie oggi quando le democratizzazione e la decentralizzazione rendono anacronistiche e nocive direttive dall’alto o comunque eccessive ingerenze amministrative nell’economia. Oggi è più che mai necessario che sia proprio l’iniziativa dal basso, l’iniziativa della singola impresa o fabbrica a risolvere senza aiuti dall’alto, aiuti spesso anti-economici, difficoltà e problemi che la nostra realtà in sviluppo può far sorgere. A coloro che vedono difficoltà, ad ogni passo, a coloro che si limitano ad incrociare le braccia di fronte ad ogni problema attendendo che la soluzione venga dai «Fori superiori» senza muovere essi un dito, a coloro che passano la giornata andando da un ufficio all’altro in cerca del «Deus ex machina» che confermi la loro incapacità, ri- solvendo esso i problemi, vorremmo indicare l’esempio di Leskovac, cittadina della Serbia sud-orientale in cui quasi dal nulla in un solo anno sono sorte alcune fiorenti industrie. Lo stabilimento farmaceutico «Zdravlje» quasi nÄi esisteva nel 1953; quello che c’era allora sembrava più il retrobottega di una farmacia che uno stabilimento vero e proprio. Allora vi lavoravano 8 operai; oggi i dipendenti sono 150. Allora era in funzione una sola macchina per la fabbricazione di compresse che per di più funzionava a mano. Oggi lo stabilimento dispone di caldaie a vapore, di migliaia di provette dalle più semplici alle più complicate, di molto macchinario e di ottimi esperti. La comunità non ha investito un solo dinaro. Tutto è di materiale già u-sato. I banchi ai quali lavorano i farmacisti e quelli sui quali le operaie imballano i medicinali sono fatti di tavole di imballaggio già usate. Le macchine «tabletir» sono fatte di ferro vecchio, ma funzionano come fossero state importate ieri dai paesi più industria-lizzati. La fabbrica «Galenica» anch’essa di prodotti medicinali a-veva tempo addietro messo fuori uso un vecchio macchinario per a-malgamare i grassi. Quelli della «Zdravlje» l’hanno saputo, l’hanno presa, l’hanno riparata facendola funzionare a perfezione. Di vecchie lamiere di rame appartenenti a \ caldaie fuori uso hanno fatto piccoli forni per le compresse e via dicendo. Alla «Zdravlje» sono giunti in visita esperti della nota fabbrica di anti-biotici «Fajzek» e dei celebri stabilimenti «Bayer», tutti si sono congratulati con il direttore Inaugurata a Venezia la XXVIII Biennale d'Arte VENEZIA, giugno — Alla presenza delle massime autorità dello Stato, del Presidente della Repubblica italiana Giovanni Gronchi e di un vasto numero di rappresentanti delle trentaquattro Nazioni partecipanti, è stata solennemente inaugurata il 19 giugno la ventottesima Biennale d’Arte a Venezia, una delle maggiori rassegne d’arte contemporanee nel mondo. indubbiamente questa ventottesima Biennale per i criteri alquanto larghi adottati dagli organizzatori per l’ammissione ha portato ad una partecipazione di artisti italiani e stranieri senza precedenti. Novità di questa edizione è anche la partecipazione dell’Unione Sovietica, _dopo ventidue anni di assenza. Il largo criterio a-dottato dalla Commissione selezionatrice ha però provocato anche critiche e dissensi e si dice che non abbia soddisfatto in pieno alle esigenze di una rassegna di tale importanza e pare che la Commissione abbia preferito ad una reale valutazione delle opere, un criterio «rotativo». Per la cronaca diremo che alla rassegna, oltre ai diciannove Paesi europei, ne partecipano anche sei americani, sette asiatici e due africani. Il padiglione più ampio è quello italiano, che conta oltre 1600 opere; e chi veramente voglia farsi almeno un quadro generale della mostra, deve avere un certo senso d’orientamento attraverso il lungo percorso. La Commissione, sotto la guida del prof. Longhi, ha avuto l’arduo compito di selezionare le opere migliori dalle ben 4272 presentate. Oltre alle collettive, molte sono anche le personali degli artisti, che hanno in una forma di rilievo avviato al progresso l’arte italiana. Qui è compreso un vasto numero di incisori, disegnatori, pittori e scultori. Oltre a questi la Direzione della Mostra ha voluto render un particolare omaggio ai due artisti De Chirico e Manzù, dando a loro la possibilità di una personale più grande e di maggior rilievo. Poi seguono le opere degli artisti scomparsi in tempo recente, a tra questi notiamo: Bracci, Cri-stofanetti, Martini, Buggeri, De Pisis, Vagnetti e Tosi. Tra le partecipazioni straniere la più rappresentata è la Francia, che oltre a presentare i suoi migliori artisti d’oggi, Tal Coat, Henri Georges Adam, Alberto Giacometti, Jacques Villon, Bernard Buffet e Dunoyer de Sègonzac, ha organizzato, nel quadro delle tre maggiori retrospettive internazionali, quella di Eugène Delcroix presso l’ala napoleonica di piazza San Marco. Per Delcroix sono già state mosse delle critiche verso la Direzione che non ha voluto esporre i quadri di maggiori dimensioni. Con Delcroix fanno parte alle tre retrospettive quella dello spagnolo Juan Gris, uno dei formulatori dell’estetica cubista, e dell’olandese Piet Modrian. Oltre a questi tre, le retrospettive sono ancora quelle dei pittori Emil Nolde, Nesterov, Wouters, degli scultori Sciadr e Mukhina e del l'incisore Kravčenko. La Jugoslavia alla Biennale è rappresentata dai pittori Mlodrag Protić di Belgrado e dal lubianese Mario Pregelj; e dallo scultore Vojin Bakic di Zagabria. Tra questi Miodrag Protić è risultato anche vincente di un premio offerto dall’UNESCO. Delle altre Nazioni europee le opere particolarmente significative sono quelle degli artisti austriaci, cecoslovacchi, polacchi, romeni, greéi, danesi, svizzeri e finlandesi. Nei padiglioni dei Paesi extraeuropei le Nazioni rappresentate con opere di maggior rilievo sono invece: Israel, la Turchia, il Canada, il Venezuela, gli Stati Uniti, l’Argentina, l’Uruguay, il Brasile, l’Egitto, l’Unione sudafricana, l’India, il Giappone, Ceylon e il Viet Nam. M. B. A U A (Continua dallo scorso numero) Per Maua e Makvonem ì giorni trascorsero più veloci. Tra loro si strinse un forte legame che li teneva avvinti l’uno all’altro come se fossero necessari per completarsi a vicenda. Amavano discorrere a lungo. Egli sapeva tante cose che aveva visto nel bassopiano; ella aveva sempre mille domande alle quali lui rispondeva riccorendo spesso alia fantasia rigogliosa che Io serviva a meraviglia. Poi venne la stagione delle piogge ed i bovini non avevano più tanto bisogno di esser guardati, perchè nella maggior parte del giorno rimanevano nei propri chiusi. Le no-tti erano diventate umide e quasi non bastava più la kuta per teneTe al caldo. Allora Maua si stringova a Makvonem sul poggiolo ove già da tempo aveva preso l’abitudine di dormire l’uno accanto all'altro. Egli si stringeva, rimanendo quasi in bilico sull’orlo del gradino, badando che lei non si scoprisse, controllandole il sonno. * Un giorno Maua fu accompagnata dalla madre verso il mare e si bagnò più a lungo del solito. Anche la vestaglia fu bagnata e stesa sull’erba ad asciugare. A mezzogiorno, rivestita la tunica con una cintura un po lisa, ma dai vividi colori che aveva sostituito lo 9pago che si legava ai fianchi, fu riaccompagnata a casa dalla madre. Makvonem tenne loro dietro da lontano. Quando giunsero a casa, videro che c’erano ospiti. Davanti a! tukul era legato un mulo insellato. Dall’interno usciva un leg- gero fumo dal grato odoro ‘ di caffè che abbrustoliva. 1 1 Dentro, un uomo dalla pellegrina scura sulle spalle sedeva al posto d’onore. Altri due uomini si erano accoccolati ai lati interni dell’ingresso. L’ospite più insigne era un omaccione alto e corpulento, che doveva aver di sicuro 35 maskal. Aveva dei sandali dalle fibbie lucenti. I pantaloni erano bianchi e puliti. Al di sotto del mantello spuntava l’estremità della fondina di una grossa pistola. All’entrata di Makvonem, egli lo guardò socchiudendo un pò gli occhi, poi chiose al capofamiglia; «Chi è costui?». «Questo è mio figlio Makvonem Beje-nè» rispose l’uomo, senza tener conto che il proprio nome non era Bejenè, e continuò ad esaminare con evidente soddisfazione il fucilacoio che aveva tra le mani. L’ospite parlò a lungo, decantò la bontà dei due buoi e della vacca che aveva peritato con sè, come diceva, e magnificò ia precisione del fucile. Alfine, quando l’o-ispite ebbe terminato di parlare, il capo-famìglia andò verso l’angolo della casa ove Maua era rimasta quasi dimenticata da tutti e la condusse dinanzi all’ospite. Fuori del tukul s’era raccolto un piccolo capannello di paesani, che già si azzardavano a spingersi col capo nell’interno. Ad essi c alla piccola famigliola si rivolse il capo di casa dicendo: «Qui è il Kenježmač* Teferi Mengaša, che è venuto con due buoi, una vacca ed un fucile per ricevere in moglie la mia figlia Maua. Io gliela consegno in nome di Dio». Era sicuramente uno sforzo non abituale per lui pronunciare tante parole, e infatti tacque inghiottendo più volte la saliva. Makvonem sgranò gli occhi e si senti mancare il respiro. C’era qualcosa di duro che gli si era sviluppato in gola come se avesse inghiottito un trunguò. Molte parole avrebbe voluto pronunciare, mille domande avrebbe voluto formulare, ma non era capace di emettere alcun suono. Sgusciò fuori inosservato e ritornò ai suoi bovini. Nello spiazzo erboso dove le bestie pascolavano, gli giungevano di tanto in tanto i canti che si innalzavano nel tukul al ritmico battere del timpano che accompagnava le danze. Ovunque Makvonem ponesse lo sguardo vedeva il profilo della piccola Maua, per lui definitivamente perduta. * Il sole era vicino al tramonto ed aveva arrossatol’aria come se ad occidente il mondo bruciasse. Pochi minuti ancora e sarebbe stato buio pesto, perchè la luna non sarebbe sorta. Ad un tratto nel riquadro dell’ingresso, agli occhi stupiti della famigliola accolta attorno al fuoco a consumare la cena frugale, apparve una figurina esile? Era Maua. Distette un pò, poi correndo si gettò sul gradino — giaciglio e distesa bocconi cominciò a singhiozzare. «Mamma mìa bella — diceva tra un singulto e l’altro ----, tu mi hai ingannata ... Mi hai detto che mi sarà marito, padre, madre, fratello . . . Mamma mìa, il marito non c’è, non c’è il padre, la madre non c’è, ài fratello non c’è . . . non c’è! C’è soltanto un cane, un cane, un cane». Ripetè tante volte tra i denti, con. odio c ribrezzo; «Usa, uSà». Di lì a poco il padre si alzò e seguito di questa fabbrica sorta dal nulla, il farmacista Boško Djordjević. Due anni fa il valore lordo dei prodotti della «Zdravlje» raggiungeva appena i 100 milioni di dinari; lo scorso anno questa somma si è triplicata, mentre quest’anno si parla già di mezzo miliardo. Dai servizi di laboratorio si è passati ora alla confezione di medicine, alla collaborazione con stabilimenti stranieri, agli estratti di piante medicinale. Si stanno costruendo ora i nuovi edifici dello stabilimento. A Niš la fabbrica «Ratko Pavlovič» non sapeva che farsene di un camino alto sessanta metri. Quelli della «Zdravlje» lo vengono a sapere. Le dimensioni corrispondono a quelle necessarie per il loro stabilimento. Senza por tempo in mezzo lo acquistano e risparmiano 3 milioni di dinari. La lotta per il mercato la «Zdravlje» l’ha iniziata mentre essa stessa stava sorgendo e l’ha iniziata nel modo migliore badando cioè sopratutto alla qualità del prodotto. In tre anni di attività non vi è stato un solo reclamo. E per il quadro tecnico specializzato quali misure sono state prese? Le più semplici anche se hanno comportato qualche sacrificio. Da tre anni quelli della «Zdravlje» hanno rinunciato alla ripartizione degli utili e la fabbrica è oggi in grado di mantenere a-gli studi il personale di media e alta qualifica. La «Nevena» è un’altra delle fabbriche di Leskovac che devono il loro fiorente sviluppo esclus;va-mente all’iniziativa della gente che vi lavora. Nel 1953 questo saponificio, poiché di un saponificio si tratta, contava tre operai, un impiegato amministrativo e il direttore. Un anno dopo la fabbrica non produceva più soltanto sapone ma anche cosmetici ed occupava 40 operai. Il valore lordo dei prodotti saliva già a 50 milioni di dinari. Lo scorso anno con la parte di utili che a-vrebbe dovuto essere ripartita fra i lavoratori e alla quale questi hanno rinunciato di propria iniziativa sono stati acquistati nuovi macchinari. Il valore dei prodotti è salito a 100 milioni di dinari, quest’anno ha già raggiunto 150 milioni. In due anni sono state soddisfatte le esigenze di tutti. Il distretto, la repubblica e la federazione hanno avuto tutti la loro parte, la comunità non ha speso un dinaro e la fabbrica ha continuato a produrre. Non solo, ma si è permessa il lusso di produrre un sapone speciale sulla cui composizione l’intraprendente direttore Djordje Sta-menković continua a mantenere il più assoluto riserbo. La qualità dei prodotti è ottima e le ordinazioni sono sempre più numerose. E i prezzi? No! non sono aumentati; sono anzi diminuiti, quelli del sapone di dieci dinari al pezzo. Ora la fabbrica ha iniziato la produzione di un olio speciale per l’industria tessile. L’ha iniziata perchè il consiglio operaio e il direttore hanno ben studiato la configurazione del mercato locale. La zona di Leskovac consuma 40 vagoni all’anno di quest’olio che la fabbrica ha iniziato a produrre. Non parte forse da questi due e-sempi, che fortunatamente non sono troppo rari, un utile insegnamento per quei «piagnoni» di cui dicemmo all’inizio? A noi pare di si! re di stemttrsi trattare da negro, è il minoire disi figli, Robert. Questi, sdegmando i pericoli che passoino derivargli, ostenta un atteggiamento spavaldo e va dicendo in giro dì essere il figlio del colonnello Thomas. A nulla valgono le preghiere della madre che, ben conoaicendo la mentalità bianca, mai disposta a concedere ai magri il diritto dii sentirsi considerati uomini, teme per la vita dial figlio. Robert, in un colloquio col padre, perde ancora una volita le stoffe sentendosi chiamare «bastardo di Coirai», e scatta dandogli del «tu» e asserendo d!i essere suo figlio e di avere .tutto il diritto di Comportarsi come tale. Norwood, infuriato, gli intima di uscire dalla poma di servizio; Robert ai rifiuta di farlo e sii dirige verso l’emtraita principalis', ma è costretto a fermarsi di fronte alla rivoltoUa che il padre punta sul patito. Di scatto, gli strappa Tarma dalla mano e lo scaraventa a terra. Il cuore del vecchio non resisto e Robert si accorge con terrore che è morto. Aiutato da Cora, il ragazzo fogge. Inseguito dsii bianchii e da una muta di cani, egli ritorna sbanco e ferito nella «sua» casa e sii serve delTultimo proiettile rimastogli per ammazzarsi. La compagnia del Dramma Italiano del Teatro disi Popolo di Fiume, ha saputo rendure in maniera efficace il clima del sud, saturo di lotte e ingiustizie, di scm.imemti repressi. e desideri di Libertà. La figura di Cora, interpretai:a da Ada Mascheroni, è riuscita a oommuovere il pubblico. Neireo Scaglia è sitato un buon colortollo Norwood, mentre Raniero Brumini ha saputo darci un Robert ohe sii è conquistato subito la simpatia degli spettatori. O .itimi Montini nella veutd dii Talbot e Gianna DepoJi in quelle di Sa'llie. Un elogio se ilo sono guadagnati veramente pure Francesco Vittori (William), Ermano Svara (Sam), Nina Paola Bcmefačić (Livonia), Ga,sparami Antonio (Billy), Ercole Cattunar (Mose) e Angelo Beni-felli (prima nella parte del bottegaio e quindi in quella di impresario delle pompe funebri). A Lousville esiste un monastero di Trappisti nel quale si tengono periodicamente «ore di introspezione spirituale». Per l’occasione vi si riuniscono circa 290 persone. Nella foto alcuni monaci trappisti si reno a coltivare il loro famoso orto. Tutto questo fa parte delle strane cose d’America ušica aell’ Unione Sovietica - Aram Hačaturjan, un noto compositore e critico musicale russo, ha scritto un articolo sulla musica sovietica per il giornale «Vjesnik» di Zagabria. Crediamo di far cosa utile riproducendolo per i nostri lettori. La storia della musica sovietica è contraddistinta dalla lotta per una forte espressione artìstica della nuova tematica e per la traduzione in forme progressive d’arte dell’ideologìa socialista. «L’arte al popolo»: questo grande principio leninista serve da freccia indicatrice a tutti i compositori sovietici e nella sua essenza guida in una fondamentale, principale direzione l’attività creatrice dei nostri maestri. Questo non vuol significare, naturalmente, che lo sviluppo della musica sovietica sia sempre stato del tutto agevole e che noi compositori non ci siamo trovati in con- traddizione, sbagliando seriamente, . confondendoci. Tutto questo c’è stato: ed errori e confusione, che hanno condotto i compositori sovietici lontano dai principali compiti nell’edificazione di una cultura musicale socialista. La sola logica della vita e della realtà ci ha rivelato gli errori e la via giusta. Mi si può chiedere in che cosa consista questa via, dove conduce e come fare per non allontanarsene. La risposta è che lo scopo principale della creazione artistica è mettersi al servizio del popolo, della società. L’infinita varietà della vita condiziona quindi il contenuto; la forma e i metodi sono dal canto loro vari come la vita stessa. Sono proprio le classiche opere dei grandi compositori a insegnarcelo: da Bach a Beethoven, da Chopin a Berlioz e Grieg. L’amore verso il popolo, un sincero spirito dalla moglie uscì di casa. Andavano a consigliarsi con il capo del paese. Quando i due ragazzi furono soli, Makvonem sollevò il viso a Maua c chiese: «Che cos’hai, mio piccolo fiorellino?». Poi la strinse a sè attendendo paziente-mente che lei parlasse. Maua si asciugò gli occhi e cominciò a raccontare: «Ho tanto camminatcr. Quando la metà del giorno era passata, siamo giunti ad un villaggio come il nostro, aneh’esso vicino al mare. La tutti si inchinavano a quell’usa che andava sul mul°- . 'iiulM' «Mi portarono in una grande casa con il tetto di kvorkvorò. C’erano tanti tappeti ai muri e anche la pelle di un leone . . .Veniva tanta gente a guardarmi, a bere, a portare doni. Io stetti un pò a guardare divertendomi, ma ero tanto stanca e mi addormentai. Mi svegliai nella notte perchè sentii che mi stringevano. Ero nuda per terra. Uno mi teneva ferma una gamba e un braccio, e un altro, dall’altra parte, faceva altrettanto. Tentai di gridare, ma una donna mi mise le mani sul viso tappandomi la booca. Poi vidi, al lume del fuoco che ardeva, quel cane distendersi su di me e farmi tanto male che la vita mi venne a mancare . . . Quando tornai in vita ero stesa su una pele e la mia tunica mi coprica. Mi alzai c scappai. Dopo tre giorni, nei quali ho girato qua e là senza ritrovare la strada, eccomi qui». Intanto i genitori erano tornati. Il padre si chiuse nel suo mutismo. La madre si avvicinò a Maua come se avesse commesso un sacrilegio. La guardò un pò, ma non disse nulla. Forse non ne ebbe neppure il tempo, - perchè la tenda dell’ingresso del tukul venne sollevata ed apparve il Kenježmač. Egli non era irato nell’aspetto e si limitò a dire: «Oh, è già qui?» Il padre scattò come una molla, salutò con mille inchini che volevano essere forse l’espressione di una sottomessa richiesta di perdono e disse: «Maua tornerà da voi». La ragazza, stringendosi presso Makvonem, tremava come una foglia. Il ragazzo era rimasto senza parola, con le labbra dischiuse, quasi disgustato dalla scena. Dopo poco, ritrovando sè stesso, andò verso il Kenježmač e disse: «Voi, avete già chi vi porta il fucile?». L’uomo lo guardò come se volesse soppesarlo. Poi disse: «Va bene. Verrai anche tu con me». Così Maua, tenendosi stretta alla mano di Makvonem, il giorno dopo ripresa la via dell’altro villaggio trotterellando dietro il muletto del Kenježmač. Poco dopo essend giunti, una donna venne a chiamare Maua perchè il Kenježmač la voleva. La ragazza si sentì agghiacciare e fu presa da un tremito nervoso. Fece l’atto di stringersi a Makvonem, ma questi, sospingendola dolcemente, lo mormorò: «Devi andare, va pure . . .» Quando la piccola, quasi trascinala, fu uscita dal tukul, Makvonem si sentì inevaso da una strana inquietudine. Si alzò dal giaciglio ed uscì all’aperto. Passando vicino al tukul col tetto di lamiera del Kenježmač, sentì la sua voce dire: «Così imparerai. Bada bene a tenere gli occhi aperti, ed a non muoversi di lì. Tajtù ti farà vedere come si deve comportare una donna col proprio marito. E tutte le sere dovrai assistere alla funzione fino a quando la smetterai di fare la verginella». Makvonem scostò un pò la tenda che copriva l’ingresso e guardò nell’interno. Sul- l’algà di legno ricoperto di tappeti era sdraiata la giovane donna che era venuta poco prima a chiamare la Maua. Essa era nuda, distesa in una posa scomposta, con sulle labbra un sorriso di scherno e di trionfo. Maua, stava in piedi; con le mani sul viso e gli occhi volti a terra ascoltava il Kenježmač che stava spogliandosi. D’un tratto egli fu assalito da un accesso d’ira. Scostò violentamente le mani dal viso della ragazza, gridando: «Devi guardare! Hai capito? Devi guardare!» < Makvonem perse il controllo di sè stesso nell’impari scontro. fl Kenježmač si girò sorpreso a quel grido, é si vide piombare adosso il ragazzo. Makvonem riuscì a vibrare un solo colpo nella gola dell’uomo, perchè questi, ripresosi dalla sorpresa, gli diede uno spintone mandandolo a sbattere contro la parete del tukul. Il destino del Kenježmač era già deciso da quell’unieo colpo, ma egli cercava qualcosa nell’alga. Poi tutto il tukul rintronò: una volta, due, tre ... E Makvonem si afflosciò al suolo, rimanendo immobile. * A Bakar Dar sul lago Tana, mentre la pioggia cadeva sottile sulla mia tenda, io ero coricato sul mio lettino da campo con la fronte cocente di febbre. Maua, allora qiundicenne, mi raccontava la sua storia. Forse io non l’ho ripetuta esattamente in tutti i particolari e con la vivddezza con cui ella la raccontò. Ma e me, probabilmente a causa delle febbre, sembra di averla ascoltata cosi. ANTONIO LENZI * Kenježmač — Comandante dell’ala destra — Titolo onorifico militar® etiopico. democratico, l’infaticabile ricerca della verità e della giustizia sono non solo il decoro della letteratura russa, ma anche della musica. Ricordiamoci di Mussorgski e di Rimski-Korsakov; ricordiamoci infine delle significative parole di Čajkovski: «Vorrei che la mia musica si allargasse sempre di più, che un numero sempre maggiore di uomini potesse trovarvi consolazione e appoggio». L’attività creatrice del popolo è per noi una fonte inesauribile di spirituale_jhcchezza. Noi ci troviamo sotto questo aspetto in una posizione particolarmente favorevole. I numerosi popoli uniti nella grande famiglia sovietica dispongono di una ricchissima arte folcloristica. Approfondendo le caratteristiche ritmo-tonali della musica popolare, studiando le bellezze delle sue forme, i compositori delle nostre repubbliche sorelle sviluppano nelle loro creazioni le più caratteristiche linee nazionali. Ma sarebbe inesatto pensare che il richiamarsi alle fonti della musica popolare, cosa che caratterizza l’opera di numerosi compositori sovietici di talento, si riduca a un semplice sviluppare gli elementi folcloristici. Noi abbiamo tempre presente la nascita di nuove realtà, i profondi e istintivi slanci del popolo, e di conseguenza anche il suo senso musicale. Il metodo del realismo socialista non limita affatto gli orizzonti creativi dell’artista, cosciente della sua alta responsabilità davanti al popolo. Al contrario, esso sottintende il libero sviluppo delle diverse correnti creatrici e delle individualità artistiche. Interpretare la vita con tutte le sue manifestazioni e chiaroscuri, la lotta per la verità, la denuncia del male: questo è ciò che spinge, che ispira gli artisti del mio paese. La musica sovietica si sviluppa in tutta una serie di correnti artistiche, indirizzi e gusti individuali. Uno dei fattori più importanti è la completa uguaglianza delle varie correnti sorte in seguito al gusto e alle richieste di milioni di appassionati sovietici. Da noi è possibile sentir ripetere spesso: »Ogni genere è buono, a patto che non sia noioso«. E infatti nell’Unione Sovietica hanno il loro pubblico di appassionati tanto la canzonetta quanto la musica sinfonica, tanto la musica jazz quanto quella da camera. I compositori sovietici sono i diretti eredi della classica musica russa, della quale sviluppano la tradizione. PAGINA « / buoni sam mercanti di carne bianca Il nome di Carolina Picchioni è ormai sceso dalle colonne della stampa italiana, dopo avervi latto apparizioni cubitali al pari di Vii-ma Montesi. Molti giornali, specie quelli a rotocalco, dopo aver speso un’infinità d’inchiostro e decine di chilogrammi di zinco per parlare di quella che, con poco senso umano, avevano definito la »figlia del mostro di Nerola«, non chiusero nemméno il capitolo. Lasciarono perdere l’argomento, come si dice nel gergo giornalistico. Il perchè non sarà dificile comprenderlo. Comunque, a capitolo chiuso, e lo ha chiuso la polizia italiana, si può fare un riassunto della non tanto complessa vicenda. In primo luogo chi è Carolina Picchioni? E’ nata nel 1939 a Ne-rolo in provincia di Roma. Nel 1949 suo padre fu condannato all’ergastolo per una serie di effer-rati delitti con rapina, commessi sulle strade che conducono alla capitale. Condannato il padre, Carolina veniva ricoverata nell’Istituto delle Suore Calasanziane dove frequentò la scuola ed imparò altri lavori, e la madre, che sotto le minacele di morte del bestiale marito, lo aveva aiutato nella sepoltura dei cadaveri ma poi fu assolta,, abbandonò la terribile casa nella quale aveva sino allora vissuto e si trasferì in un tugurio dove viveva nella più squallida miseria, assieme ad un’altra figlia più giovane. Il destino di Carolina cambiò verso la fine dello scorso anno. Giungeva allora in Italia, proveniente da Londra, il sìg. Wilbroham Fitz Aucher. Ospite dei più alti circoli romani, veniva definito «il re del-l’acciaij». L’immensa sua ricchezza — si diceva — se l’era fatta dal nulla, nel periodo postbellico, quando da maestro era diventato padrone non solo di numerose acciaierò, ma anche di alberghi e di banche. Insomma un plurimilionario in lire sterline. E per di più dotato dei più nobili sentimenti. Si trattava della stessa persona che qualche anno fa, venuto ad Ischia, entrò nella casa di un povero pescatore proponendo: «Voi siete poveri mentre io ho denaro che non so dove metterlo. Non ho famiglia. Cerco una ragazzina da addottare lasciandole poi tutta la mia eredità. Sono vecchio, quindi tutto ciò che ho resti pure ad una modesta giovane italiana». E la figlia del pescatore Ida Marino Jacomo lasciò la casa paterna, partendo per Londra. Tutti i giornali parlarono del nobile gesto. Ma Ida tornò presto a casa. «Non mi ci trovavo...» fu la laconica risposta. Il 9 novembre 1955, Fitz Aucher, acompagnato dalla signora Perosi-no, moglie di un suo ricco e rispettabile amico romano, giungeva all’Istituto delle Suore Calasanziane. Con gesto modesto consegnava alla madre superiora una busta contenente 100.000 lire. Lui è generoso... La superiora raccolse quindi le ricoverate e mentre queste passeggiavano il «re dell’acciaio», e la signora Perosino osservavano. Infine il dito di Autcher si puntò su di una ragazza. Era Carolina Picchioni. Essa sarebbe stata addottala dal ricchissimo inglese; era essa che doveva diventare la ricca ereditiera del magnate d’oltre Manica. Espletate le necessarie for- malità, Carolina abbandonò l’Istituto fra i ringraziamenti delle suore al generoso donatore. Carolina non doveva però parti-, re per Londra. Sarebbe rimasta presso il suo amico Perosino, dove avrebbe imparato prima da comportarsi da vera «lady» britannica. «Carrie», come fu chiamata, diventò difatti in poco tempo una giovane dama elegantissima. Studiava lingue, piano, ballo, autoguida, equietazione, tennis... Il tutto veniva finanziato dall’Autcher con assegni mensili, uno dei quali raggiungeva anche Filomena Picchioni, la madre, per un importo di 80.000 lire. E di nuovo il nome di Fitz Autcher fu sui giornali, accompagnato questa volta da quello di Carolina Picchioni. Un giorno dello scorso anno Autcher telefonò da Londra con voce debole al Perosino: «Non posso più venire in Italia come accordato. Ho paura che non potrò più rialzarmi dal letto. . . Però penso a Carrie. A lei lascierò 800.000 sterline e tutto il resto. Non ditele nulla per ora». Così afferma il Perosino, dopo la morte dell’Autcher, avvenuta pochi giorni più tardi, quando a titoli sensazionali apparve sui giornali di tutta Italia il nome di Ca-rolina Picchioni, come quello della donna più ricca d’Italia. Del caso s’interessarono anche i giornali inglesi e dopo pochi giorni venne la doccia fredda: l’Autcher esisteva a Londra, ma non possedeva alcuna ricchezza. Fra l’altro non ha lasciato nessun testamento ed anche se egli avesse qualche cosa, esistono eredi legali. Il Perosino smentì energicamente, ma invano. L’affare cominciò ad andare per la china e i giornali parlarono di bleff ai danni di una povera ragazza. Venne quindi un’altra notizia sensazionale. I carabinieri avevano preso Carolina Picchioni dalla casa del Perosino e a forza l’avevano riportata nel misero tugurio presso la madre. Essa tentò di fuggire, ma fu nuovamente ripresa e riportata a casa. Si disse ch’era la madre a volere la figlia, data la vistosa eredità in vista. Ma infine venne il crollo. Dall’inchiesta espletata dalla Questura romana risultò che gli affari dell’Autcher comprendevano tut-t’altro che acciaio: consistevano nei locali notturni e di quelli a carattere piccante dove si pratica lo spogliarello. Un tipo simile era anche il suo compagno d’affari italiano, il Perosino, di professione cameriere, però dedito all’allestimento di «festicciole» per la ricchissima clientela dell’alta società. Naturalmente, sia l’uno che l’altro, non si procuravano l’oggetto dei divertimenti per la loro ricca clien-tella sulla strada, ma nel specifico modo che abbiamo visto con Carolina Picchioni e con la figlia del pescatore, che, disgustata, aveva fatto ritorno a casa, tacitata probabilmente da un grosso importo. Ma queste due ragazze non furono le sole vittime dei due commercianti di carne bianca. A Ischia l’Autcher aveva a suo tempo reclutato una certa Carmen Impa-gliazza, ugualmente figlia di povera gente. Nella casa del Perosino, assieme a Carolina, c’era ancora Sollecitato da un ago il cervello ritorna al passato Recentemente, in uno dei centri di ricerche neurologiche d’America, alcuni chirurghi si sono impegnati nell’affascinante esplorazione delle più recondite latebre del cervello umano! Giacché sono stati i chirurghi, con strumenti d’una delicatezza insorpassata, a localizzare certe zone del cervello, di cui non erano mai state rivelate prima d’ora le mirabili funzioni. Come si è giunti alla meravigliosa scoperta? Sembra quasi un romanzo fantastico, uno di quei «misteri» di cui si dilettano quelle persone che amano sentirsi la schiena percorsa di brividi di terrore e di sospensione. Un giorno si presentò all’Istituto neurologico di Montreal, nel Canada, una ragazza attraente, una insegnante .di 26 anni, di grande capacità ed equilibrio e che aveva sempre dimostrato una grande fiducia in se stessa. Ma quando si presentò all’ospedale ella era il quadro dell’incertezza e dello spavento. Tre anni prima aveva cominciato a fare dei sogni terrificanti: un’ombra nera sorgeva dall’oscurità e si trasformava in un uomo che la minacciava. Il sogno che le appariva ogni due o tre notti, la lasciava tremante, scossa e atterrita. Alla fine l’incubo cominciò a presentarlese di giorno ed ogni volta le apparizioni erano seguite da perdita di coscienza e da convulsioni che le squassavano tutto l’organismo. Alla domanda, del medico se c’era alcuna base per questo sogno, ella rispose che da bambina, mentre tornava a casa quando era già buio, un uomo era apparso come di sotterra gettando un urlo. Ella era corsa a éSsa gridando e piangendo. I medici le applicarono quel meraviglioso strumento che è l’elettro encefalografo e che registra le onde cerebrali. I minutissimi impulsi elettrici risultarono normali su tutta la superficie del cranio ad eccezione di un piccolo punto al di sopra dell'orecchio, al cui contatto lo strumento eseguiva una danza pazza. Si fece l’ipòtesi di un tumore, ma la radiografia non rivelò nulla. I medici decisero allora di operare per assicurarsi che non esistesse qualche cosa che causasse una pressione in quel punto del cervello per eliminarla se ne fosse il caso. Usando un anestetico locale, il lato destro del cranio fu aperto e il cervello rimase esposto, mentre Ja ragazza serbava la sua coscienza e non provava alcun dolore essendo il cervello insensibile. I chirurghi toccarono un punto centrale della corteccia cerebrale, 0 materia grigia, con un ago ottuso mosso da una lieve corrente elettrica. Al tocco dell’ago la paziente piegò il braccio sinistro e quando 1 medici le domandarono perchè lo avesse fatto, ella rispose: «Io non volevo farlo, ma vi sono stata costretta da qualche forza superiore». L’esplorazione cerebrale continuò e la ragazza* ad un certo punto accusò di sentire uno strano ronzìo, somigliante a quello prodotto da un’imbarcazione a motore che attraversi un lago, • e un momento dopo il contatto dell’apparecchio in un punto della parte posteriore della testa le produsse delle immagini di stelle cadenti di vivaci colori: era la zona della visione. Quando i medici ebbero fissati questi punti, passarono ad un altro al di sopra dell’orecchio: il lobo temporale. «E’ strano — disse la ragazza — io ho visto mia madre e i miei fratelli. Essi sono tutti in una stanza e parlano concitatamente. Sembra che dicano che io ho commesso qualcosa di riprovevole. E’ un fatto curioso: io sono di nuovo una ragazzina e mia madre e i miei fratelli sono molto più giovani ' Quando i medici spostarono l’ago su di un altro punto, ella gridò: «Eccolo là, quell’uomo. Una figura nera sorge dall’ombra! Egli si acquatta! Ho paura!» Alla domanda dei medici se fosse la stessa figura del sogno, ella rispose che era precisamente quella che ave-, va sempre visto. Il criminale era stato rintracciato nella sua tana: non restava che espellerlo. Il chirurgo in carica accennò ad un assistente il punto toccato sul quale c’era una piccola cicatrice frastagliata: la causa di tutti i disturbi. La cicatrice premeva sul * «centro della memoria» e causava il ricorrere continuo della stessa visione. Con uno strumento delicatissimo la cicatrice fu rimossa, l’apertura praticata nel cranio fu chiusa e due settimane dopo la ragazza lasciò l’ospedale completamente guarita dei suoi attacchi. A lei la cura sembrava miracolosa e i chirurghi rimasero convinti di aj/er partecipato ad ima scoperta che non consisteva nell’atto operatorio in se stesso (uno dei tanti che avevano, eseguito), ma in un aspetto di esso che li aveva trasportati oltre la frontiera fisica della mente. Li aveva colpiti l’affermazione della ragazza „che una forza superiore l’aveva indotta a piegare il braccio - senza la sua volontà; ciò che portò i medici a concludere che una personalità umana, senza che si possa localizzarla, esiste appartata dal suo stesso cervello e dai suoi stessi pensieri. una certa Fiordalisa Vitali, mentre le suore avevano consegnato ai due una compagna della Carolina, Desolina Nardo. Prima ancora nella casa del Perosino viveva una certa Lucia. Il fatto più sensazionale dell’intera questione consiste però nell’aiuto porto ai due figuri, coscientemente o meno, da due noti personaggi della vita romana. Difatti dove l’Autcher e il Perosino non riuscivano a combinare da soli i propri affari entravano in campo questi due. La madre superiora dell’Istituto delle suore Calasanziane consegnò Carolina Picchioni su intervento delle due persone. Altrettanto fece un cameriere di Ostia, che all’inizio non si fidava delle affermazioni del Perosino e dell’Autcher, ma alle quali credette completamente quando gli si presentarono la contessa Eugenia Pacelli, nipote del papa,’ e monsignor Giancarlo Centioli, sacerdote, professore di filosofia, e lo assicurarono sullo splendido avvenire che attendeva sua figlia. Il fatto che questi due personaggi fossero implicati nella sporca faccenda spiega perchè parecchi giornali italiani lasciarono cadere l’argomento. ■■ ■ Li sconfitti di Hofimu Vedute zaratime Tempo fa abbiamo pubblicato un articolo su Calvin Hoffman e la sua teoria circa la validità della firma di William Shakespeare ai numerosissimi lavori teatrali che tutti " conoscono. Come ben ricorderete, Calvin Hoffman sosteneva quanto segue: le opere attribuite a Shakespeare sono state scritte da Christopher Marlowe, contemporaneo dello Shakespeare. Però, oltre alle opere che i vari testi letterari e storici gli riconoscono, Marlowe avrebbe scritto tutte le tragedie, comunemente ritenute shekespeariane. Marlowe, come dicono gli storici, venne ucciso per ragioni politiche in una notte del 1593, ma Hoffman non è di questo parere. Egli sostiene che Marlowe era stato condannato a morte per eres'ia, ma che venne salvato da sir Thomas Walshingam riuscendo quindi a raggiungere la Francia. Qui, egli continuò a scrivere e pregò William Shakespeare, piccolo attore di provincia, dì prestargli il suo nome al fine di poter rappresentare le opere che continuavano ad uscire dalla sua penna. La storia, sempre secondo Calvin Hoffman, avrebbe pertanto ingiustamente dato fama allo Shakespeare. Egli afferma inoltre che, prima di morire, sir Thomas Walshingam abbia dato ordine che vennissero sepolti a canto a lui alcuni manoscritti fi mati da Marlowe, nella sperar» che un giorno si sarebbe fatta str; da la verità. Forte di questa tesi, Calvi Hoffman lottò per quattro anj chiedendo gli venisse accordato permesso di aprire la tomba di s Thomas, Finalmente, la sua de manda è stata accolta Nella chiesetta di S. Nicola, Chislehurst, nei possedimenti t Walshingam, alla presenza di rap presentanti ecclesiastici nonché <; numerossissimi giornalisti, fotc reporters e macchine da presa, Ca vin Hoffman violò la pace del se polcro di casa Walshingam. Nell tomba avrebbero dovuto essere due cadaveri: quello di sii- Thd mas e di un altro membro deli famiglia. Si può immaginare la de lusione dei presenti (per non par lare di quella di Hoffman) quand nel sarcofago non fu trovato altr che un mucchio di sabbia. La sconfitta, comunque, non stata sufficiente a scoraggiare Ca! vin Hoffman. Appena ritornato i America egli ha scrito un aTtico! descrivendo minutamente Taper tura del sepolcro. Si dichiara in oltre sicuro della sua tesi ed ài ferma che continuerà a battersi pe il trionfo della stessa. mezza posta ai belgradesi nella prima della [oppa centro Europa IN EDIZIONE MINORE il Giro della Jugoslavie Semitappa a Capodistria Sabato e domenica sono iniziati i primi incontri degli ottavi di finale della Coppa Centro Europa, alla quale prendono parte le prime due classificate dei campionati di Austria, Cecoslovacchia, Ungheria e Jugoslavia. La prima serie degli incontri non ha dato luogo a risultati sensazionali. Le due squadre jugoslave Partizan e Crvena zvezda sono uscite ambedue dal campo con un punto in tasca. Più prezioso quello del Partizan, perchè conquistato in campo esterno. Prevista la vittoria del Rapid e del Vašaš. Ecco i risultati dei primi incontri: a Vienna: Wacker e Partizan 1:1 (0:0), Rapid — Slovan 3:0 (0:0); a Belgrado: Crvena zvezda — ■Vereš Labogo 1:1 (1:1); a Budapest Vašaš batte UDA 2:0 (0:0). Gli incontri del secondo turno avranno luogo domenica prossima a campi invertiti. In base ai risultati, le quattro squadre che dovrebbero superare il primo turno sono Partizan, Wacker, Vereš Lobogo e Vašaš. G.Zvezda-VIoboflo1:1 CRVENA ZVEZDA: Beara, Stankovič, Nešovič, Mitič, Spajič, Tasič, Rudinski, Sekularac, Toplak, Ko-stič e Veselinov. VEREŠ LOBOGO: Geler, Kovač II, Ljktoš, Kovač I, Beržej, Zakarijaš, Šandor, Palotaš, Šipoš, Solok e Simčak. Arbitro: Grill della federazione austriaca. I 40.000 spettatori, datisi convegno allo stadio di Belgrado per assistere al primo incontro di Coppa Centro Europa fra le squadre campioni di Jugoslavia e Ungheria Crvena Zvezda — Vereš Lobogo, hanno lasciato il campo più che soddisfatti, anche se la squadra del loro cuore non ha vinto. Essi hanno avuto però l’occasione di assistere ad un bell’incontro, aperto e combattuto dal principio alla fine, con il risultato sempre in sospeso dal primo all’ultimo minuto. I campioni di Ungheria hanno impressionato per la loro tecnica e prestanza fisica, mentre i belgradesi si sono fatti notare per velocità e penetrabilità. Gli ungheresi possono considerarsi soddisfatti del pareggio conseguito, e possono guardare con fiducia all’incontro di rivincita, che avrà luogo domenica prossima a Budapest. L’incontro è iniziato con i belgradesi all’attacco, ben contenuti però dalla centrata difesa del Lobogo, imperniata sui nazionali Geler e Zakariaš. Per tutto il primo tempo la superiorità territoriale è stata dei belgradesi, quella tecnica degli ospiti. Al 35’ prima rete della giornata. Su un malinteso di Nešovič e Tasič, fermatisi a reclamare il fuori gioco, Šandor poteva entrare libero in area e battere senza difficoltà l’impotente Beara. A nulla sono valse le proteste dei due, l’arbitro Grill rimaneva fermo nella propria decisione e convalidava ìi gol. Per nulla abbattuti dall’infortunio, i belgradesi reagivano con decisione e cinque minuti più tardi raggiungevano il pareggio. L’azione partiva da Sekularac, il quale da metà campo lanciava Kostič. Questi superava in drib- bling il terzino Kovač e batteva imparabilmente Geler. La ripresa non mutava il risultato, anche se ambedue le squadre hanno profuso tutte le energie per realizzare il gol della vittoria. In campo belgradese i migliori, sono stati Spajič, Tasič e Sekularac, in quello degli ospiti Šandor, Geler e Zakariaš. L’arbitro austriaco Grill ha lasciato alquanto a desiderare e ha danneggiato in varie occasioni la squadra ospite. Wacker - Partizan 1:1 PARTIZAN: Stojanovič, Belin, Lazarevič, Borozan, Zebec, Pajevič, Mihajlovič, Jočič, Valok, Kalope-rovič, Herceg. WACKER: Pelika, Halupecki, Frost, Kozlichek, Kollman, Wolf, Kaubeck, Rouzek, Smetana, Kozli-ejek II, Haumer. Arbitro: Vlček della Federazione cecoslovacca. Presenti oltre 10.000 spettatori si è aperta anche a Vienna la serie delle partite per la Coppa Centro Europa. La prima giornata ha visto di fronte le seconde classificate dei campionati austriaco e jugoslavo Wacker e Partizan. L’incontro, contrariamente alle previsioni, ha deluso la maggior parte del pubblico per il gioco tecnicamente scadente messo in luce da ambedue le squadre, più attente a un reciproco controllo, per portare in porto un risultato positivo, che al gioco aperto e veloce. Questa tattica ha dato modo alle difese di mettersi in luce senza sudore, giacché il compito di control- lare o rompere le azioni degli avversari era facilissimo, perchè mai condotte da più di uno o due attaccanti. La ripresa ha visto una parziale riabilitazione delle due squadre, che hanno impresso al gioco maggior velocità e decisione, da sfiorare a momenti la durezza, che è costata cara a Herceg, rimasto completamente inutilizzato all’ala, a Borozan, che ha_ continuato coraggiosamente a rimanere al proprio posto e all’austriaco Kaubeck, rimasto assente dal gioco per 25’. La ripresa ' è iniziata con una fulminea partenza del Partizan, il quale con un attacco in massa è riuscito a portarsi in vantaggio già al. 1’ con un’imparabile tiro del centro attacco Valok. Gli austriaci hanno reagito rabbiosamente e dopo due soli minuti sono riusciti a pareggiare con Rouzek. Con questo risultato il Partizan può guardare con fiducia all’incontro di rivincita, che avrà luogo domenica prossima allo stadio del-l’APJ di Belgrado. Iscritti Belgip, Olandia, Austria, Polonia, Cecoslovacchia e Bulgaria Venerdì scorso si sono riunite a Zagabria varie commissioni del Comitato organizzativo del XII. Giro ciclistico della Jugoslavia, per discutere sugli ultimi e definitivi preparativi in vista della più grande prova ciclistica jugoslava, in programma quest’anno dal 18 al 22 luglio. Come è già noto, gli organizzatori, causa gravi problemi finanziari, sono stati costretti a ridurre quest’anno il Giro a sole cinque tappe. Nel complesso però il Giro non perderà nulla dal punto di vista tecnico, dato che il suo percorso, anche se ridotto di qualche centinaio di km, conserverà le caratteristiche dei precedenti. Infatti, oltre ad aver eliminato dal Giro le due tappe dell’autostrada Za gabria—Belgrado, gli organizzato ri hanno ridotto solamente il per corso della tappa istriana, che ini vece del tridizionale giro Fiume— Pola—Capodistria, verrà ridott. quest’anno al percorso diretto Fiu me—Kozina—Capodistria. Causa l’inspiegabile atteggiamento degli enti alberghieri, che hannt negato l’ospitalità per una comitiva di cca 200 persone, il Gire quest’anno per la prima volta nella sua storia del dopoguerra non farà tappa a Capodistria. Infatti il settore Fiume—Capodistria rappresenterà solamente la semitappa' della tappa Fiume—Capodistria—No va Gorica. Ecco il programma definitivo dei Giro: I. tappa: Zagabria—Fiume II. tappa: 1. semitappa Fiume—Capodistria 2. semitappa Capodistria—Nova Gorica III. tappa: Nova Gorica—Bled IV. tappa: 1. semitappa Bled—Ljubljana 2. semitappa Ljubljana—Maribor V. tappa: Maribor—Zagabria km 100 km 115 km 55 km 137 Totale km 180 km 215 km 165 km 192 km 148 km 900 Come ogni anno, anche questa volta è da aspettarsi, in base alla suddivisione delle tappe, che il Giro potrà considerarsi virtualmente concluso a Bled, dopo la tappa Nova Gorica—Bled con relativa scalata del Vršič, tetto del Giro a quota 1.664. Oltre al Vršič, saranno i colli di Vrbovsko, Špičumak e Bagnoli a decidere il vincitore del gran premio della montagna. Sino ad oggi gli organizzatori hanno ricevuto le iscrizioni delle rappresentative nazionali di Olanda, Belgio, Austria, Cecoslovacchia, Polonia e Bulgaria. Si attendono ancora le iscrizioni delle rappresentative di Inghilter- A Fiume, Abbazia, Albona e Pola i pulcini di mezza Europa calcistica Sui campi di Fiume, Abbazia, Albona e Pola si è iniziato domenica il IV. torneo internazionale giovanile di calcio, al quale prendono parte le migliori squadre juniores di ben sette nazioni: Austria, Italia, Germania, Cecoslovacchia, Danimarca, Ungheria e Jugoslavia. Questo torneo, che è il più importante della categoria organizzato in Jugoslavia, sta diventando ormai tradizionale. Esso è nato nel 1953, grazie all’iniziativa di alcuni dirigenti del calcio istriano. La finale ha visto di fronte gli undici Hajduk è BSK. I «campioncini» del mare vincevano 2:1 e si aggiudicavano il primo titolo e l’artistica Coppa. Al terzo posto si è piazzato l’undici del Bellinzona, quar- AI CAMPIONATI ATLETICI DEGLI USA NUOVO RECORD MONDIALE SUI CENTODIECI A OSTACOLI Anche quest’anno i campionati americani di atletica leggera sono stati caraterizzati da alcuni risultati eccezionali. Un primato mondiale migliorato ed uno eguagliato costituiscono il bilancio della prima giornata di gare. Jack Davis ha percorso in batteria i 110 m. con ostacoli in 13”4, tempo che è di 1 decimo migliore al primato mondiale di Dick Attlesy in 13”5, Bobby Morrow, sempre in batteria, ha egualiato il primato mondiale dei 100 m. piani con 10”2. lùgli è cosi il settimo atleta al mondo che è riuscito a eguagliare il formidabile tempo conseguito da Owens alle olimpiadi di Berlino nel 1936. Ma le sorprese non sono finite qui. L’ex primatista mondiale e uno dei più seri candidati alla formazione statunitense per gli ostacoli a Melbourne, Dillard, si è clas- sificato appena settimo nei 200 m. con ostacoli ed è stato pertanto escluso dalla formazione olimpica. Come Dillard, cosi anche il gia-vellotista Heldon è stato escluso dalla formazione olimpica, perchè non è riuscito ad andare oltre e 68 m. Grossa sorpresa è stata pure la sconfitta del primatista mondiale del disco Gordien, battuto dal giovane Roon Scumon, che ha lanciato a metri 54,90. Gordien non è andato oltre i m 54,40. Ecco i vincitori delle singole categorie: 100 m: 1) Morrow 10”3. 110 m. con ostacoli: 1) Calhouch 13”6. 2) Davis 13”7. Il primato mondiale è stato conseguito in batteria. 400 m con ostacoli: 1) Davis 50”9. Lungo: Shelby m 7,95. Bautum m 18,02. 400 m: 1) Kuten 45”8. Asta: Richards m 4,60. La rappresentativa straniera era composta da tre squadre: il Bellinzona terzo, lo Sturm di Gratz sesto e il Monaco undicesimo. Nel 1954 la finalissima vedeva di ta la Dinamo e quinto il Partizan, fronte Crvena Zvezda e Rijeka. Il titolo è andato ai belgradesi, che hanno vinto l’incontro 3:1. Terza si è classificata la Vojvodina, quarto il BSK e quinto il Rapid di Vienna. L’Austria si è classificata settima, il Vienna undicesimo, il Bellinzona dodicesimo e lo svedese Bronskoy tredicesimo. La finalissima del 1954 si ripeteva pure nel 1955. Anche questa volta la meglio toccava alla Crvena zvezda, la quale, dopo aver chiuso rincontro per 2:2, si è dimostrata più precisa nei calci di rigore. Le squadre straniere hanno deluso anche nel 1955. La migliore è stata la squadra svedese Djugar-den, piazzatasi ottava. Nono era Sturm,dodicesimo Bronskoy, tredicesima Triestina e sedicesima e ultima Locamo. Anche quest’anno la presenza straniera è fortissima. Per la prima volta parteciperanno al torneo squadre ungheresi e cecoslovacche, che rappresentano pure la più grande attrazione di quest’anno. Gli appassionati di calcio avranno cosi modo di assistere al cozzo di tutte le migliori scuole calcistiche europee. Il torneo parte senza favoriti di obbligo, dato che è quasi impossibile formulare un pronostico, non conoscendo il valore delle squadre straniere. Le squadre sono state divise in quattro gironi, così composti: Fiume: Rijeka, Šibenik, Vasas Csepely e Slavoj Liberec. Abbazia : Split, Eintraht, Abbazia e Ponziana. Albona: Esbierg, Hajduk, Rudar e Austria. Pola: Vienna, Dinamo, Scoglio Olivi e Bronskoy. Ecco i risultati degli incontri della prima giornata: I. girone, a Fiume: Šibenik batte Rijeka 2:1. Slavoj Liberec batte Vasas Čepeli 1:0. II. girone: a Abbazia: Split batte Ajnkrat' 1:0. Ponziana batte Opatia 2:1. III. girone: a Albona: Hajduk batte Esbierg 7:1. Austria batte Rudar 5:1. IV. girone: a Pola: Vašaš e Dìnamo 0 a 0. Scoglio Olivi e Bronskoy 3:3. Argentina - Italia 1:0 ARGENTINA: Dominguez, Del-lacha, Vairo, Gimenez, Guido, Be-negas, Sansone, Conde, Machio, Labruna, Yudica. ITALIA: Viola, Magnini, Cervato, Chiappella, Bernasconi, Segato, Muccinelli, Gratton, Virgili, Poz-zan, Prini. Arbitro: Lie della Federazione inglese. Una folla valutata ad oltre 150.000 spettatori ha occupato ogni ordine di posti dell’imponente stadio della capitale argentina, per assistere all’incontro di rivincita delle > nazionali di Argentina e Italia. Nel primo incontro, disputato a Roma, ha vinto l’Italia per 2:0. Domenica la rivincita argentina è riuscita- in pieno, anche se il risultato di un solo gol di scarto può sembrare problematico, Bisogna però subito mettere in rilievo che la nazionale argentina è stata la netta dominatrice della gara, dal primo all’ultimo minuto, e che l’Italia ha giocato sempre con nove uomini in difesa e con il solo Virgili all’attacco. Ancora una volta però la difesa della Fiorentina e della nazionale italiana, imperniata su Magnini e Cervato, si è dimostrata molto forte e difficilmente superabile, tanto che gli argentini hanno dovuto sudare più delle sette proverbiali camicie per vincere rincontro. L’unico goal della partita è stato relizzato al 20’ della ripresa dalla mezz’ala argentina Conde. ra e Italia, le cui federazioni hann confermato in linea di massima loro adesione, ma non hanno aned-j ra fatto conoscere i nomi dei corridori scelti. A quanto pare, l’Italia sarà rappresentata da una squadra di indipendenti della Frejus o della Carpano-Coppi. Oltre alle otto squadre stranierei sàranno in gara pure una rappre-i séntativa nazionale jugoslava. quat-j tro rappresentative repubblicane,! di cui due della Slovenia ed una ventina di corridori isolati, che sa-ij rano scelti dagli organizzatori fra' i ciclisti jugoslavi esclusi dalle formazioni repubblicane e federali. L’arrivo della semitappa Fiume— Capodistria, che sarà posto come al solito davanti al mercato nuovo, è prevvisto per le ore 11 del 19. luglio. Air elvetico Graf Giliro della Svizzera Sabato è terminato a Zurigo il 20. Giro della Svizzera, al quale hanno preso parte tutti i migliori corridori di secondo piano europei. Il Giro ha pienamente confermato i pronostici della vigilia, che davano per favoriti Graf e Boni. La vittoria assoluta è andata infatti allo svizzero Graf, il quale, con una condotta di gara intelligente ed irreprensibile, è riuscito a portarsi al comando della classifica nella quinta tappa Pallanza—Bellinzona a cronometro individuale, pen non lasciarla poi più sino alla fine. Ha deluso invece l’italiano Boni, il quale, partito alla maniera forte e lieder della classifica per due giornate, si è ritirato poi nella quarta per indisposizione causata con ogni probabilità dall’eccessivo abuso. delle note «bombe». Come ■ il Giro d’Italia, così pure quello della Svizzera, ha avuto la sua tappa indimenticabile, che può essere paragonata con quella delle Dolomiti, che portò al lussemburghese Gaul, oltre che la vittoria di i tappa, anche quella del Giro. La gara svizzera ha avuto la sua giornata cruciale nell’ultima tap-1 pa, Bellinzona—Coire di km. 168. ; Questa tappa alpina, che prevedeva ! la scalata del San Bernardino a quota 2.063, ha provocato un micidiale assotigliamento delle file. Causa neve, vento e pioggia infatti ben 31 dei 54 atleti rimasti in gara sono stati costretti al ritiro o giunti fuori tempo massimo. Ecco la classifica generale finale del Giro: 1. Rolf Graf, Svizzera, in ore 40,51’54”. 2. Fritz Schaer, Svizzera, a 4’59”. 3. Plankaert, Belgio, a 7’46”. 4. Höllenstein, Svizzera, a 10’17”. 5. Junkermann, Germania, a 12’17”. Direttore LEO FUSILLI Vicedirettore responsabile MARIO BARAK Stampato presso lo stabil, tipograf. »JADRAN« Capodistria