ACTA HISTRIAE VII. ricevuto: 1998-11-16 UDC 631.62(282.245.13):316.48"15" NOBILTÁ VENEZIANA, COMUNITÁ E COMUNI RURALI DI FRONTE ALLE BONIFICHE: UN ESEMPIO PER IL BASSO PADOVANO TRA XVIo E XVIIIo SECOLO Mauro VIGATO IT-35040 Carceri (PD), Via Gazzo 18 SINTESI II saggio analizza le principali vicende che caratterizzarono un'estesa area del-l'Estense, nel Padovano, all'indomani dell'avvio dalle grandi bonifiche cinque-centesche. Gli enormi interessi economici in gioco giustificarono le accese con-flittualita insorte tra i diversi protagonisti - i Pisani dal Banco, i due comuni rurali di Gazzo e di Vighizzolo, la comunita di Este, l'abbazia di S. Maria delle Carceri -. L'origine di tali conflitti risiedeva nell'eterogenea serie di diritti che nei secoli precedenti erano andati sovrapponendosi su queste terre. Le intricate vicende che ne seguirono, originate da concreti interessi materiali, divennero lo strumento at-traverso il quale vennero a ridefinirsi, di volta in volta, i rapporti tra le diverse parti in causa. Tale processo ebbe inoltre importanti ripercussioni sullo stesso tessuto socio-economico delle comunita gravitanti nelle aree interessate dai lavori, con significative ricadute sul piano dei rapporti interni alle stesse istituzioni locali. I. E' noto che a partiré dalla fine degli anni '50 del XVIo secolo, un imponente programma di bonifiche inizio ad interessare innumerevoli ambiti territoriali dello stato veneziano (Campos, 1937; Ciriacono, 1996). Furono interventi di vasta portata, impegnativi tanto sul versante finanziario che su quello tecnico, ma suggeriti, in una fase dei prezzi dei grani in netto rialzo, dalle prospettive dei grandi profitti economici che ne sarebbero potuti derivare.1 Un deciso impulso all'avvio ed all'esecuzione dei lavori venne dato, tanto a livello centrale che periferico, dai numerosi esponenti della nobilta marciana titolari di ampie porzioni di tali estensioni ancora improduttive. Ma un attivo sostegno 1 Si stava infatti registrando una sempre maggiore richiesta di cereali da parte dei mercati indotta dall'aumento della popolazione e dalle difficoltá crescenti che stavano incontrando le importazioni estere (Aymard, 1960; Ventura, 1970). 525 ACTA HISTRIAE VII. Mauro VIGATO: NOBILTÀ VENEZIANA, COMUNITÀ E COMUNI RURALI DI FRONTE ..., 525-541 all'"affaire" delle bonifiche giunse anche da innumerevoli altri particolari - enti ec-clesiastici, privati, comunità, comuni rurali -, anch'essi direttamente interessati alla realizzazione di tali opere. Il basso Padovano fu, da questo punto di vista, uno degli ambiti territoriali maggiormente coinvolti. A partire dagli anni '60 del XVIo secolo, un imponente sistema di nuove opere idrauliche inizio a modificarne significativamente gran parte dell'antica idrografia medievale.2 L'opera principale realizzata in quest'area fu il cosiddetto "retratto del Gorzone", che finí per interessare una superficie di circa 14.500 ettari. Si tratto essenzialmente dell'escavazione di un canale artificiale - il "Gorzone" per l'appunto -, attraverso il quale vennero fatte defluire le acque degli innumerevoli bacini e delle aree palustri ivi presenti. Vennero cosí sgrondati i due maggiori "laghi " presenti in quest'area -quelli di Vighizzolo e della Griguola -, gli altri bacini minori ad essi collegati e le ampie estensioni impaludate circonvicine che si estendevano, pressochè ininterrotte, dal limite orientale del Padovano fino al suo confine con il territorio veronese.3 A questa imponente opera, che si snodava approssimativamente in direttrice est-ovest, vennero a raccordarsi i sistemi di sgrondo di altre aree poste più a nord, anche relativamente lontane. Nel Gorzone trovarono ad esempio il loro sbocco le acque dell'intero pedemonte euganeo sud-occidentale e di un'importante porzione del basso Vicentino. Nel giro di pochi decenni vennero dunque rettificati fiumi, scavati nuovi alvei, approntata la rete idrografica minore, sottratti definitivamente alle acque centinaia e centinaia di ettari. Nelle aree più direttamente interessate alle bonifiche la trasfor-mazione di un paesaggio plurisecolare nel volgere di un cosí breve arco di tempo dovette rappresentare, agli occhi dei contemporanei, un mutamento epocale. In queste aree l'avvio delle bonifiche ebbe pero altri vistosi effetti, forse meno noti. In generale, si potrebbe dire che l'inizio dei lavori agí come una sorta di "ac-celeratore" di conflittualità più o meno latenti. Equilibri secolari sedimentatisi attorno all'utilizzo ed allo sfruttamento di molte di queste terre entrarono immediatamente in crisi. Gli effetti indotti, direttamente o di riflesso, dalla nuova situazione, ebbero 2 Era quest'ultimo un sistema originatosi a partiré dalla fine del VI secolo d. C. a seguito delle grandi "rotte" che avevano interessato l'Adige. Il fiume, o, per meglio dire, i suoi paleoalvei, avevano modificato il loro percorso, condizionando e in molti casi sconvolgendo pesantemente l'intero sistema idrografico (Marcolongo, Zaffanella, 1987, 31-67). 3 Il progetto venne realizzato innanzitutto con l'escavazione di un canale che da Taglio di Anguillara confluiva nel Brenta nei pressi di Porto Brondolo. Si sgrondarono cosí le acque del lago della Griguola e dei bacini ad esso collegati situati tra Anguillara, Solesino e Stanghella. Il lago della Griguola venne poi collegato attraverso due collettori, il Canal Bianco o S. Caterina ed il Canal Nero o Zen, al Fossa Lovara (l'attuale Guà-Frassine). Quest'ultimo riceveva a sua volta le acque che defluivano dal lago di Vighizzolo mediante un altro collettore, il Fratta Nuova. Il lago di Vighizzolo venne infine collegato alle aree palustri presenti al confine con il Veronese mediante la canaliz-zazione del fiume Fratta. 526 ACTA HISTRIAE VII. Mauro VIGATO: NOBILTÄ VENEZIANA, COMUNITÄ E COMUNI RURALI DI FRONTE ..., 525-541 inoltre importanti conseguenze sullo stesso tessuto socio-economico delle comunitá gravitanti nelle aree direttamente interessate dai lavori, con significative ricadute sul piano dei rapporti interni alle stesse istituzioni locali. L'esempio che vorrei qui proporre si riferisce ad un'area dell'Estense a ridosso del lago di Vighizzolo. Questo era, come si e detto, uno dei bacini naturali piü estesi del basso Padovano. Vi confluivano le acque di un'ampia area circostante e quelle in eccesso del fiume Frassine, detto a quel tempo Fossa Lovara. L'importanza di quest'area era accresciuta dal fatto che nei pressi del lago si collocava una diramazione che poneva il Fossa Lovara in collegamento diretto con l'Adige. Ció significava che tutto il traffico fluviale dell'Estense e del basso Vicentino diretto verso quest'ultimo fiume transitava attraverso questa zona, e questo spiega, almeno in parte, la rilevanza strategica che essa era andata assumendo giá a partire dalla seconda metá dell'XI secolo, vale a dire dal momento della decisa affermazione in loco dei marchesi d'Este. II. Il riferimento ai marchesi e a secoli cosí lontani e d'obbligo. Ci troviamo infatti nel cuore della loro antica signoria prima della loro estromissione dal Padovano ad opera del Comune cittadino ed il loro insediamento in Ferrara. Giá in possesso di pieni poteri giurisdizionali sulla Scodosia di Montagnana e sul Polesine di Rovigo, la famiglia marchionale aveva acquisito anche quelli su Este e un'ampia fascia territoriale compresa tra i colli Euganei e l'Adige con Alberto Azzo II, nella prima metá dell'XI secolo, presumibilmente tramite un'investitura imperiale (Zorzi, 1929, 173-176)4 Nonostante, o forse proprio per la sua posizione fortemente eccentrica rispetto agli altri possessi marchionali, la cittadina euganea era diventata in breve tempo uno dei centri nevralgici piü importanti della loro signoria. Oltre ad ampissimi diritti giurisdizionali, gli Estensi erano titolari, in quest'area, anche di un enorme patrimonio fondiario privato esteso su migliaia di ettari di terreni coltivati, di boschi, di pascoli, di valli. Basti dire che nel 1204, la divisione degli incolti con il solo comune di Este aveva riguardato circa 2.160 ettari e che nel 1293 un censimento (non sappiamo peró se completo) del loro patrimonio dislocato nel solo basso Padovano li indicava titolari di oltre 6.000 ettari (Bortolami, 1992, 39; Trombetti Budriesi, 1980, 141-217). 4 Grazie al matrimonio tra quest'ultimo e Cunizza, figlia di Guelfo II, conté di Altdorf, la famiglia era poi entrata in possesso anche della "curtes" Elisina, un complesso fondiario di circa 1.100 mansi. La collocazione geografica di questa "curtes" e tuttora incerta. L'Alessi, nelle sue "Ricerche istorico critiche delle antichita di Este" ipotizza che essa dovesse estendersi a pochi chilometri a sud della cittadina euganea tra i villaggi di Solesino, S. Elena, Vescovana, Stanghella e altri (Alessi, 1776, rist. an. 1982, 426 e sgg.). 527 ACTA HISTRIAE VII. Mauro VIGATO: NOBILTÀ VENEZIANA, COMUNITÀ E COMUNI RURALI DI FRONTE ..., 525-541 Nel corso dei secoli XIo e XIIo, i marchesi avevano promosso una serie di ini-ziative volte ad una riorganizzazione territoriale di quest'area. Uno degli interventi più significativi in questo senso era stato il patrocinare la nascita, in stretta collaborazione con l'episcopio padovano, della canonica di S. Maria delle Carceri, un'istituzione che fin dalle sue origini venne investita di importanti funzioni di controllo territoriale su di un'estesa fascia a nord dell'Adige, e che nel giro di poco più di un secolo sarebbe divenuta, grazie alle donazioni dei marchesi, dei vescovi padovani e dei loro satelliti, uno degli enti ecclesiastici più ricchi dell'intero Padovano (Vigato, 1997). Tra i vari diritti acquisiti dalla canonica grazie alle donazioni estensi vi era stato ad esempio anche quello della decima sulla pesca esercitata nel lago di Vighizzolo e nelle valli circonvicine dagli uomini di questa villa e di quella di Gazzo, centro demico quest'ultimo sorto e sviluppatosi nel corso del XIP secolo entro l'ambito giurisdizionale di Vighizzolo, in concomitanza al fiorire del nuovo ente ecclesiastico.5 Sappiamo che anche lo "ius" di pesca esercitato dagli uomini delle due ville derivava da un livello perpetuo concesso (o riconfermato) dagli stessi marchesi, presumibilmente già dalrXP-XIP secolo. Perduti i loro residui diritti giurisdizionali in territorio padovano allo spirare del XIIIo secolo, gli Estensi - oramai insediati a Ferrara - avevano comunque continuato a conservare in quest'area il loro enorme patrimonio privato e i relativi diritti. III. La situazione cosí com'era venuta maturandosi tra XIP e XIIP secolo, non era significativamente mutata fino ai primi anni '60 del '400. Ancora nel 1444 gli uomini delle due ville avevano ad esempio ottenuto dal signore di Ferrara il rinnovo dell'antico livello sui diritti di pesca cosí come avevano fatto "iam pluribus et plu-ribus annis" i loro predecessori (ASE, MC, 131, Gazzo e Vighizzolo, c. 5). Nel 1463 costoro, a causa della pesante esposizione debitoria con la Camera Fiscale di Padova erano stati costretti a cedere all'abbazia delle Carceri i diritti che detenevano su di un'ampia valle, anch'essa tenuta a livello dal signore di Ferrara, collocata nei pressi del lago. I diritti di uso collettivo - pascolo e raccolta di canne - che i residenti delle due ville avevano da sempre esercitato in questa valle erano stati preservati, ma l'abbazia aveva proibito loro l'esercizio della pesca. 5 II nuovo núcleo abitato appare, fin dalle origini, sottoposto per la cura d'animé alia chiesa di S. Maria delle Carceri, Vighizzolo invece a quella di S. Giovanni Battista. Entrambi gli abitati avreb-bero pero continuato a formare un'entità amministrativa e fiscale única (il "común di Gazzo e Vighizzolo) fino agli inizi del XV secolo, periodo nel quale all'antica separazione "in ecclesiastico" corrisponde un'effettiva separazione anche "in civile". 528 ACTA HISTRIAE VII. Mauro VIGATO: NOBILTÁ VENEZIANA, COMUNITÁ E COMUNI RURALI DI FRONTE ..., 525-541 Qualche tempo dopo il comune aveva tuttavia acquisito dal nobile ferrarese Cario da S. Giorgio "tutte le ragioni et azioni" che costui deteneva su di un'ampia fascia di valli e di pascoli ad oriente del lago, in virtú dell'investitura che gli aveva concesso il duca Borso appena qualche giorno prima. Si trattava evidentemente di una manovra precedentemente concordata tra le parti, perché qualche tempo dopo il da S. Giorgio aveva rinunciato all'investitura e il duca aveva investito direttamente il comune, che ne era cosí entrato in possesso. Nei decenni successivi i nuovi equilibri raggiunti avevano pero subíto una brusca evoluzione. Alla morte del marchese Bertoldo, ultimo discendente del ramo cadetto degli Estensi ancora residente nella cittadina euganea, i suoi beni e quelli del padre Taddeo erano stati incamerati dallo stato. Nel giugno del 1468 il Senato ne aveva deliberato la vendita, ad eccezione di alcune valli in Vighizzolo. Si trattava di un cospicuo patrimonio immobiliare che aveva immediatamente attirato l'attenzione di alcune famiglie patrizie. Nel luglio del 1476 Francesco Pisani dal Banco aveva acquistato un'ottantina di ettari di questi beni, prospicienti al lago. Era stato soltanto il primo passo del deciso inserimento nell'area di questa famiglia. Nel maggio del 1483, nel corso della guerra contro il duca di Ferrara, il Senato aveva infatti deliberato non soltanto la vendita delle residue proprieta di Taddeo e Bertoldo, ma anche di tutta la cosiddetta Camerlengheria Estense, vale a dire le terre, i feudi, i livelli, gli altri diritti di varia natura che il duca possedeva in quest'area. Si trattava di un boccone ghiottissimo. Appena qualche mese dopo Angelo Contarini aveva acquistato un'ampia estensione di terreno vallivo, gia appartenuta ai primi, collocata a nord-est dell'abitato di Vighizzolo. Nel febbraio del 1487 poi, Francesco Pisani dal Banco aveva acquistato l'intera Camerlengheria del duca e con essa tanto i diritti livellari sulla pesca nel lago che sui pascoli e valli prospicienti allo stesso. L'entrata in scena del Pisani aveva avuto conseguenze immediate perché questo aveva subito avviato un'indagine ricognitiva sulla legittimita dei titoli di quanti godevano di beni appartenenti alla Camerlengheria. In quest'ambito, un accesa controversia aveva ad esempio riguardato la valle ceduta a suo tempo all'abbazia delle Carceri, che gli uomini di "comun" avevano cercato di recuperare ma che il Pisani aveva definitivamente livellata all'ente ecclesiastico nei primi anni '90. Anche il rinnovo dell'investitura dello "ius" sulla pesca aveva conosciuto qualche difficolta, ed era rimasto in sospeso fino al 1498, anno nel quale era entrato in scena un nuovo protagonista. In quell'anno, le vicinie di Gazzo e di Vighizzolo avevano infatti sottoscritto un patto d'unione con la comunita di Este in base al quale, a fronte di alcuni sgravi fiscali e dell'impegno a difendere i loro beni, veniva delegata ai deputati della comunita l'amministrazione degli stessi (ASE, MC, 131, Gazzo e Vighizzolo, cc. 21-22). Era stata, con ogni probabilita, una scelta largamente condizionata dalle iniziative del Pisani, seriamente intenzionato a delimitare gli ambiti territoriali oltre ai quali gli 529 ACTA HISTRIAE VII. Mauro VIGATO: NOBILTÀ VENEZIANA, COMUNITÀ E COMUNI RURALI DI FRONTE ..., 525-541 uomini dei due comuni non potessero rivendicare diritti di sorta. Ma era stata anche l'espressione dei crescenti interessi che alcune tra le principali famiglie di Este erano andate concentrando in quest'area. A partire da questo momento il consiglio della comunità, oltre al suo già cospicuo patrimonio fondiario, avrebbe cosí gestito anche quello dei due comuni e, dal 1501, anche quello del vicino comune di Ponso, sot-toscrittore anch'esso di un'unione analoga. Queste unioni tra comuni e comunità meritano una piccola disgressione perché patti analoghi risultano essere stati stipulati, in questo stesso periodo, anche tra Montagnana ed alcuni comuni del suo circondario. Nel 1477 era stato sottoscritto un accordo con Urbana, nel 1490 con Saletto, Megliadino, e S. Margherita (ASM, MC, bb. 277-278). Non mi risultano casi analoghi di unioni per altre comunità del Padovano o in ambito extraprovinciale, e potrebbe pertanto trattarsi di un fenomeno prettamente locale. Pur in assenza di studi specifici, l'impressione è che tanto nel-l'Estense quanto nel Montagnanese tali unioni siano state in qualche misura sug-gerite, oltre che dalle difficoltà finanziarie che attanagliavano questi comuni rurali, dall'irruzione sulla scena dei nuovi proprietari veneziani. Significativamente, a pochi giorni dall'unione con la comunità atestina, gli uomini delle ville di Gazzo e di Vighizzolo si erano infatti visti riconfermare dal Pisani il livello sui pascoli prospicenti al lago, pur con la clausola che impegnava gli uomini delle due ville a non spingersi oltre una certa area. Nei decenni successivi non erano tuttavia mancati motivi di contesa, originati soprattutto dai veri o presunti sconfinamenti di questi ultimi nelle terre dei primi, o, viceversa, degli affittuari dei Pisani nelle valli di proprietà dei due comuni. La difesa poco efficace che la comunità aveva offerto in simili circostanze, e la vendita che questa aveva effettuato di alcune decine di campi appartenenti ai due comuni aveva portato, nel 1520, al temporaneo scioglimento dell'unione. Nuovi patti - che pero prevedevano espressamente l'inalienabilità di tali terreni - sarebbero comunque stati sottoscritti rispettivamente nel 1534 e nel 1541. L'amministrazione di questi beni da parte della comunità, o, per meglio dire, di quella consorteria di famiglie che già in questo periodo appare di fatto controllarne strettamente cariche ed orientamenti, non rappresentava ancora, evidentemente, quel grosso "affaire" che sarebbe invece diventato a partire dagli anni '60. IV. L'avvio dei lavori aveva infatti rapidamente mutato gli equilibri raggiunti nei decenni precedenti, innescando, da subito, un'accesa conflittualità. L'area soggetta alle bonifiche divenne ben presto la scena sulla quale, di volta in volta, si misurarono i rapporti di forza e si ridefinirono gli equilibri attraverso un intricato gioco di alleanze o di contrapposizioni frontali tra le parti in causa. E' quanto emerge dai 530 ACTA HISTRIAE VII. Mauro VIGATO: NOBILTÀ VENEZIANA, COMUNITÀ E COMUNI RURALI DI FRONTE ..., 525-541 lunghi contenziosi che a partiré dalla fine degli anni '50 del XVIo secolo vennero dibattuti al cospetto di diverse magistrature dello stato.6 Due furono essenzialmente le cause scatenanti questa interminabile serie di processi. La prima strettamente correlata all'impatto sul territorio determinato dalla costruzione delle nuove opere idrauliche, e dagli effetti che ne derivarono; la seconda determinata soprattutto dalla molteplicità di diritti di varia natura che nel corso dei secoli erano andati via via sedimentandosi su queste terre. Alla prima causa appartiene ad esempio il lungo processo che vide contrapposti la comunità atestina e successivamente anche i presidenti del "retratto della Bran-caglia", all'abbazia delle Carceri e ad alcuni nobili veneziani (Vigato, 1997, 92-98 e 104-108). L'avvio del contenzioso risaliva alla prima metà degli anni '40 ed era stato originato dalle conseguenze derivate alle terre del monastero e di alcuni nobili dai lavori idraulici intrapresi dalla comunità. Alla fine degli anni '30, questa aveva avviato un precoce progetto di bonifica di alcune sue terre di Brancaglia e Campolongo soggette ad esondazioni. Il progetto aveva previsto l'escavazione di un collettore (o "degora"), da collegarsi al Frassine, attraverso il quale far defluire le acque in eccesso. Il collegamento aveva pero comportato una serie di problemi. L'alterazione del livello del Frassine aveva infatti creato da subito gravi disagi ai mulini ivi presenti. Inoltre, l'immissione nel fiume di queste nuove acque senza aver provveduto ad adeguati lavori di rafforzamento delle sue arginature aveva provocato, più a valle, estesi allagamenti alle terre del monastero e di alcuni nobili veneziani. Questi erano cosí ricorsi al Senato, denunciando la situazione e le altre "novità" apportate al sistema idrografico negli anni precedenti da parte della comunità, in palese contrasto con la "terminazione" del podestà di Padova Girolamo Corner del 29 maggio 1540.7 Quest'ultima, d'altro canto, aveva cercato di confutare le tesi avversarie imputando gli allagamenti piuttosto alle "rotte" aperte abusivamente proprio dall'abbazia delle Carceri. Il Senato, dopo un approfondimento della questione affidato al Capitano di Padova, aveva deciso (marzo del 1545) che tutto dovesse ritornare "al pristino stato", vale a dire alla situazione di 50-60 anni prima. La comunità, dopo un iniziale appello della sentenza, aveva preferito recedere e far chiudere il collettore. Il problema si era tuttavia ripresentato qualche decennio dopo. Nel 1558, in concomitanza alla formazione del "retratto del Gorzone", erano infatti stati istituiti anche quelli di Lozzo e della Brancaglia (Vigato, 1997, 98-104). Attraverso il primo si sarebbero dovute sgrondare le acque di un'ampia fascia del pedemonte euganeo 6 Nel presente saggio, di questi contenziosi verranno fornite le indicazioni archivistiche strettamente necessarie. Per una più approfondita disamina delle stesse rimando all'apparato di note contenuto in Vigato, 1997, 78-84 e 160-179. 7 La "terminazione" stabiliva minuziosamente i lavori da eseguirsi nei diversi corsi d'acqua della zona per evitare "rotte" ed allagamenti (ASE, MC, 52, cc. 29-31). 531 ACTA HISTRIAE VII. Mauro VIGATO: NOBILTÀ VENEZIANA, COMUNITÀ E COMUNI RURALI DI FRONTE ..., 525-541 sud-occidentale e del basso Vicentino; attraverso il secondo le acque délia località omonima. Il progetto iniziale prevedeva lo scavo di due distinti collettori che dovevano confluire entrambi nel Frassine. Quasi subito pero ci si era resi conto che questo fiume non avrebbe potuto reggere un tale aumento di portata. Era stato percio stabilito che i due collettori dovessero proseguire fino ad incrociare uno degli "scoladori" mediante i quali si stavano sgrondando le acque del lago di Vighizzolo. Il tracciato dei due collettori sarebbe passato attraverso le terre del monastero. I lavori, iniziati nel 1563, erano proseguiti fino al maggio del 1579, quando era stato dato sfogo alle acque. Immediatamente erano pero sorti dei problemi perché le arginature approntate si erano rivelate chiaramente insufficienti a contenere la massa d'acqua. Dopo soli pochi giorni le terre del monastero avevano infatti iniziato a patirne, costringendo l'ente ecclesiastico ad intentare causa ai presidenti del "retratto". La nuova vertenza, protrattasi per una decina d'anni, si era risolta soltanto dopo che le parti avevano raggiunto un accordo che prevedeva il rafforzamento delle nuove opere idrauliche e la parziale modifica del tratto terminale del collettore stesso, senza peraltro sgombrare completamente il campo dalle periodiche proteste dell'ente ec-clesiastico circa reali o presunti allagamenti delle sue terre. Contenziosi di questo tipo, conseguenza diretta delle modifiche del quadro ambientale, interessarono anche altre aree ed altri protagonisti, ma in generale, nel corso del secolo successivo, tesero a rarefarsi, in concomitanza al perfezionamento dei manufatti idraulici. Non scemarono invece, ma anzi si acuirono, i contenziosi del secondo tipo collegati all'utilizzo ed al possesso delle terre che si stavano progressivamente bonificando. Già all'indomani dell'avvio dei lavori era nata una contesa tra i due comuni di Gazzo e di Vighizzolo e la famiglia Pisani per le pretese che questa aveva avanzato sopra alcune terre prospicenti al lago. Si trattava dell'area dove si stava scavando l'alveo del Gorzone. Il dibattimento che ne era seguito aveva pero dato ragione ai Pisani. Ne era seguito un accordo tra le parti che stabiliva che le terre disputate dovevano intendersi di proprietà di Ca' Pisani mentre ai comuni (ed alla comunità ad essi unita) venivano riservate - in forma livellaria - quelle alla destra del Gorzone. Nel contempo, veniva pero riconfermato agli uomini dei due abitati il diritto di continuare ad esercitare la pesca anche sulle terre dei Pisani alla sinistra del nuovo corso d'acqua. Questo accordo, siglato nel settembre del 1567, non avrebbe comunque pre-servato da future contese. Il diritto di pesca di cui godevano gli uomini dei due comuni consentiva loro di penetrare liberamente nelle valli e nelle possessioni dei Pisani, e c'era chi ne approfittava anche per far canne o paglia o per razziare o dan-neggiare le "poste" da pesca degli affittuari di costoro. D'altro canto, non era infrequente che questi ultimi si spingessero a loro volta all'interno delle valli 532 ACTA HISTRIAE VII. Mauro VIGATO: NOBILTÀ VENEZIANA, COMUNITÀ E COMUNI RURALI DI FRONTE ..., 525-541 appartenenti alla comunità e comuni, o che tentassero di annettersi porzioni delle loro terre, suscitando le ovvie reazioni di costoro. In realtà era la stessa coesistenza di antichi e nuovi diritti ad impedire una composizione duratura dei conflitti. Il XVIIo secolo e buona parte del successivo sarebbe stato un continuo susseguirsi di accuse e contraccuse tra le parti al cospetto del locale rettore o delle magistrature centrali, e soltanto nel 1773, con l'acquisto da parte della famiglia veneziana dello "ius" della pesca tenuto dai due comuni, le cause del contendere sarebbero state eliminate.8 Un altro capitolo strettamente correlato alle trasformazioni indotte dalle bonifiche furono le intricate vicende che, a partire dall'avvio dei lavori, videro come protagonisti i due comuni da un lato e la comunità dall'altro. Dopo le nuove unioni seguite nel 1534 e nel 1541, i rapporti tra le parti erano proseguiti per alcuni anni senza particolari attriti. Alcune divergenze insorte alla fine degli anni '40 tra il comune di Gazzo e la comunità erano state ad esempio rapidamente risolte con l'esborso di un indennizzo da parte di quest'ultima. Con la formazione del "retratto" del Gorzone la situazione era pero mutata pro-fondamente. Le valli e i pascoli dati in gestione stavano infatti per essere convertiti in terreni lavorabili. Nel luglio del 1558, quando oramai la comunità aveva già effet-tuato i depositi necessari per coprire le spese per la bonifica dei luoghi di Vighizzolo, questo comune aveva chiesto di ricontrattare i termini dell'unione stipulata 17 anni prima. L'anno successivo era stata la volta del comune di Gazzo. Tra le novità introdotte dai nuovi patti vi era quella che riservava ai soli "uomini antichi et originarii" delle due ville l'uso collettivo di alcune aree a ridosso del lago.9 L'imminente avvio dei lavori di bonifica stava infatti attirando un consistente movimento immigratorio che negli anni a seguire si poteva ragionevolmente supporre si sarebbe ulteriormente accresciuto, e che avrebbe determinato una maggiore "pressione" sulle aree destinate ad uso collettivo. L'introduzione del distinguo tra "antichi et originarii e non" era dunque ispirato dalla difesa di concreti interessi materiali, ma era anche una sorta di autodifesa di quell'"identità" di villaggio che l'arrivo delle nuove famiglie aveva iniziato a porre in evidente crisi.10 I nuovi patti avrebbero dovuto limitare l'insorgenza di ulteriori contrasti. In realtà questi erano stati sottoscritti in anni nei quali i lavori erano appena agli inizi, e nei quali non tutti avevano forse coscienza di quali e quanti interessi tali trasformazioni 8 II prezzo di vendita era stato fissato in 11.000 ducati, 3.000 dei quali da versare súbito affinché i due comuni potessero "sollevar con questi l'estrema indigenza e miseria dell'infelice numerosa popo-lazione", del restante sarebbe stato corrisposto il 4% annuo (ASE, MC, 28, dalla data 17 maggio 1773 alla data 28 settembre 1773). 9 I capitoli in ASE, MC, 131, cc. 38-40; Ibid., 38, c. 147 e c. 150. 10 Dal 1568 al 1587 gli abitanti di Gazzo, nonostante l'epidemia di peste degli anni '70, erano passati da 590 a 700 unita circa, quelli di Vighizzolo da 493 a 606 (ASE, MC, 89 e ACVPd, Visitationum dioecesis, XII, Gazzo e Vighizzolo). 533 ACTA HISTRIAE VII. Mauro VIGATO: NOBILTÀ VENEZIANA, COMUNITÀ E COMUNI RURALI DI FRONTE ..., 525-541 avrebbero messo in moto. Oltretutto, alla fine degli anni '60, quando erano iniziate le consegne delle terre che si andavano bonificando, si era scoperto che oltre 120 campi di proprietà del comune di Vighizzolo sarebbero stati incamerati dal Demanio per non essere stati coperti a suo tempo dai depositi a cui era tenuta la comunità. La tensione era nuovamente salita. Nel maggio del 1573, in una vicinia congiunta degli uomini dei due comuni era stato deliberato lo scioglimento dell'unione con Este, analogamente a quanto aveva deciso la vicinia del comune di Ponso qualche anno prima. Le crisi delle unioni appaiono strettamente correlate alle dinamiche messe in moto dalle bonifiche. I diritti conseguiti dagli uomini dei due comuni una quindicina di anni prima dovevano oramai sembrare poca cosa a fronte delle trasformazioni intervenute ed ai vantaggi di cui godeva la comunità dallo sfruttamento di questi beni, oramai suddivisi in possessioni concesse ad affitto. La contesa era stata portata dapprima davanti al locale rettore, poi all'Avogaria. Nel giugno del 1576 le parti erano riuscite a trovare un'intesa. I punti salienti riguardavano la cessione a livello da parte della comunità di 80 campi per ciascun comune, riservati pero ai soli residenti "antichi et originarii". Era stato inoltre stabilito che di tutti i terreni bonificati che fossero stati consegnati di li in avanti alla comunità, la terza parte sarebbe spettata di diritto ai due comuni dietro corresponsione di 4 soldi a campo (ASE, MC, 39, cc. 6783). I patti seguiti avevano cosi preservato l'unione, ma non appianato del tutto i contrasti. Nei decenni successivi, a più riprese, i due comuni avevano denunciato la scarsa attenzione che la comunità stava dimostrando nei confronti dei continui usurpi che interessavano le terre a lei consegnate. Il disinteresse dimostrato dalla comunità era forse condizionato dal fatto che tra i principali "usurpatori", oltre ai Pisani c'erano proprio i lavoratori di alcune delle principali famiglie di consiglio. Questo stato di tensione latente si era concretizzato, a partire dalla metà degli anni '80, in una serie di episodi che avevano visto gli uomini dei due comuni danneggiare ripetutamente le "poste" da pesca affittate dalla comunità, intimidirne gli affittuari, agire di propria iniziativa per l'"incanto" delle stesse. Ancora nel 1598 il consiglio di Este avrebbe denunciato il persistere di una tale situazione (Vigato, 1997, 122-123). C'erano comunque altre cause all'origine di questi episodi. In quello stesso anno i due comuni avevano infatti pubblicamente denunciato la mancata consegna da parte della comunità della terza parte dei terreni di più recente bonifica loro spettanti in base all'accordo stipulato oltre vent'anni prima. I decenni a cavallo tra XVIo e XVIIo secolo rappresentarono un momento cruciale per tutte le parti in campo. In concomitanza al procedere dei lavori le cause del contendere si moltiplicarono. In questo periodo, oltre che contro la comunità, i due comuni erano scesi in campo anche contro l'abbazia delle Carceri, nel tentativo, vanificato da una sentenza dei X Savi del 1604, di ritornare in possesso della valle, 534 ACTA HISTRIAE VII. Mauro VIGATO: NOBILTÄ VENEZIANA, COMUNITÄ E COMUNI RURALI DI FRONTE ..., 525-541 oramai redenta, ceduta all'ente ecclesiastico alia metä del secolo precedente. In quell'occasione, oltretutto, si erano visti disconoscere anche il diritto di pascolo che avevano esercitato fino a quel momento. Un altro contenzioso, supportati questa volta dalla stessa comunitä e dai Pisani, lo avevano avuto anche contro il comune di Ponso e la famiglia veneziana Marcello per la determinazione dei rispettivi ambiti territoriali sul lago di Vighizzolo.11 All'in-domani dell'avvio dei lavori i pali conficcati nell'acqua e i termini in pietra avevano infatti iniziato "misteriosamente" a spostarsi o a sparire, e ció aveva originato una sequela interminabile di accuse e contraccuse tra le parti. La molteplicitä ed il protrarsi di queste cause avrebbe costretto i due comuni ad uno sforzo finanziario non indifferente, tale da obbligarli, agli inizi del XVIIo secolo, a vendere parte dei loro beni. La questione riguardante la consegna delle terre bonificate (i cosiddetti "abbo-nidi") continuava comunque a rimanere irrisolta. I due comuni erano ritornati sul-l'argomento nel 1622 e poi ancora nel 1635, senza peraltro ottenere risposta alcuna da parte della comunitä. Con il probabile supporto di alcuni nobili veneziani, erano infine ricorsi, qualche anno piü tardi, al Collegio dei XX Savi del Senato, che aveva accolto le loro rimostranze. La comunitä atestina era scesa in campo ed i suoi av-vocati erano abilmente riusciti ad ottenere dagli stessi Savi (marzo del 1641) il ribaltamento della sentenza - forse anche perché nessuno aveva notificato alla parte avversaria il dibattimento della causa. Il giudizio dei Savi era stato appellato presso la Quarantia, ma il prolungarsi della vertenza e lo stato in cui versavano le loro finanze aveva consigliato ai due comuni di desistere. La questione degli "abbonidi" del lago era tornata nuovamente alla ribalta un ventennio piü tardi. Da qualche anno i rapporti con la comunitä atestina erano nuovamente peggiorati per lo scarso impegno che questa aveva dimostrato nel difendere alcuni uomini accusati di presunte intrusioni nelle terre dei Pisani, al di lä del Gorzone, e le terre datele in gestione dai continui usurpi che le intaccavano. Nell'ottobre del 1661 i rappresentanti dei due comuni si erano cosí recati a Vicenza, ed avevano presentato all'Inquisitore di Terraferma Francesco Erizzo una denuncia contro la comunitä. "Danni gravissimi" - veniva detto - continuavano ad essere apportati ai loro beni in Vighizzolo da parte di numerosi particolari che continuavano ad annettersi porzioni sempre piü ampie di questi, pregiudicando cosí "le ragioni del 11 L'alleanza tra i comuni ed i Pisani appare del tutto lógica, considerando che un'eventuale riduzione dell'ambito territoriale dei primi avrebbe comportato un analogo effetto anche sui diritti vantati dalla famiglia veneziana in quest'area. In una loro scrittura, i Pisani avevano denunciato il tentativo degli avversari di impadronirsi "di quasi la maggior parte del lago di Vighizzolo restando in tal guisa spogliati essi nobili uomini Pisani del loro diretto dominio e di tutto l'ammonido che per l'avvenire si ammonirá di esso lago, e gli uomini del comun di Vighizolo delle loro ragioni di pescare da tanti anni che non v'e memoria d'uomini in contrario da loro goduto e possesso". 535 ACTA HISTRIAE VII. Mauro VIGATO: NOBILTÀ VENEZIANA, COMUNITÀ E COMUNI RURALI DI FRONTE ..., 525-541 pescar e di far canna spettanti ad essi comuni",12 e tutto ció senza che il consiglio di Este e i suoi deputati si opponessero efficacemente. E c'era poi la questione degli "abbonidi", che la comunità continuava a riservare a sé stessa, in contrasto con i patti seguiti. Era l'inizio di un'"acerrima lite" che si sarebbe protratta per oltre un ventennio.13 Questa volta i due comuni erano apparsi assai più determinati che in precedenza, forse anche in virtù dei "potenti protettori" che nella capitale li spalleggiavano. La materia era stata delegata ai XX Savi del corpo del Senato. Sin dalle prime battute, costoro erano parsi inclini ad accogliere le argomentazioni avanzate dagli avvocati dei due comuni. La comunità aveva cercato di controbatterle ma inutilmente. Tra il 1673 ed il 1675 una serie di "spazzi" del collegio giudicante aveva disposto la consegna ai due comuni di oltre un migliaio di campi e di oltre 4.000 ducati quale indennizzo per i frutti non goduti. In realtà, come avrebbe appurato in seguito l'Avogaria di Comun alla quale si era rivolta la comunità, molti di questi terreni non erano mai stati di proprietà dei due comuni.14 La questione si era cosí ridimensionata, ma le "dannate esecutioni praticate dai comuni" continuavano a richiedere un ingente sforzo finanziario. Si era cosí cercato di raggiungere un'intesa extragiudiziale. L'accordo, raggiunto nel settembre del 1682, prevedeva, nei suoi punti salienti, la consegna da parte della comunità di 440 campi, che andavano cosí ad aggiungersi ai 160 ceduti nel lontano 1576. Ai comuni doveva inoltre essere versato anche l'ammontare degli affitti che su questi beni la comunità aveva riscosso fino ad allora. Rimaneva inoltre valida la clausola che prevedeva la consegna della terza parte di tutti i terreni che in futuro si fossero bonificati.15 Per come si era risolta, l'intera vicenda aveva rappresentato un indubbio ridi-mensionamento del ruolo giocato sino a quel momento dalla comunità e, più in generale, l'ennesima ridefinizione di un rapporto secolare. Ma, nonostante tutto, l'unione era stata ancora una volta preservata perché, al di là di tutti i contenziosi ai quali si è fatto riferimento, appare evidente, ancora in questo periodo, l'interesse reciproco a proseguire nel rapporto. Dei comuni, che in base ai patti che delegavano alla comunità la difesa dei loro beni, potevano sempre ventilare la minaccia di 12 ASE, MC, 28, "Ca1 Pisani" alla data 5 ottobre 1661. 13 Su questa lunga vicenda GLE, Raccolta estense, 643, 6/2, "Instromento per li communi di Gazo e Vighizolo contra la communità d'Este" (a stampa). In questi stessi anni i due comuni avevano dovuto difendersi anche dalle iniziative intraprese nella Dominante dai Pisani e dai Contarini, che evidentemente temevano, a seguito di questa vicenda, un'indagine approfondita sugli usurpi perpetrati in quest'area (Vigato, 1997, 139-142). 14 Il tutto era derivato dal disegno errato di un perito, il Perusato, nel quale erano stati indicati come beni dei due comuni, alcuni terreni compresi invece nel circondario di Ponso e altre aree (ASE, MC, 28, alla data 23 maggio 1676). 15 I capitoli in GLE, Raccolta estense, 107, 3/1, "Stampa della Communità d'Este contro Communi di Gazo e Vighizzolo", (a stampa), pp. 33-35; ASE, MC, 28, alla data 18 dicembre 1682. 536 ACTA HISTRIAE VII. Mauro VIGATO: NOBILTÀ VENEZIANA, COMUNITÀ E COMUNI RURALI DI FRONTE ..., 525-541 rivalersi su quest'ultima in caso di inadempienza. Ma anche da parte di questa , o per meglio dire, delle famiglie che ne controllavano il consiglio, per i rilevanti interessi economici collegati alle possessioni ricavate dagli "abbonidi". A scorrere i nomi-nativi degli affittuari di queste terre - ma anche di quelle di Ponso, di Brancaglia, di Campolongo, di Calaone, e siamo sull'ordine di centinaia e centinaia di ettari - non è raro imbattersi in esponenti delle principali famiglie di consiglio. Rilevanti interessi economici dunque, che avevano avuto pesanti riflessi sulla stessa vita politica ed istituzionale di Este a partire dalla metà del secolo XVIo. Non è certo una casualità che la prima denuncia contro quanti monopolizzavano le cariche comunitarie risalga a due anni dopo l'inizio delle bonifiche, e che a promuoverla fosse stato un gruppo di famiglie, di recente aggregazione consigliare, escluse dai vantaggi della gestione del potere. O che la grave crisi che a partire dalla fine degli anni '70 aveva contrapposto la consorteria dominante ad altre famiglie - e si erano verificati anche fatti di sangue -, avesse trovato il suo humus proprio su questa questione. O infine, che i primi provvedimenti restrittivi per limitare l'accesso al consiglio datino proprio dagli anni '70 del XVP secolo.16 Se gli interessi collegati all'avvio delle bonifiche avevano avuto un effetto per cosí dire di "accelerazione" di tensioni già presenti in forma larvata all'interno del ceto dirigente atestino, un vistoso effetto lo avrebbero prodotto anche nell'ambito dei due comuni rurali. La distinzione introdotta tra residenti "antichi et originarii" e nuovi venuti, in conseguenza dei privilegi di cui godevano i primi, non avrebbe infatti mancato di suscitare a più riprese aspre tensioni.17 Pur scemando di tono e di intensità allo spirare del XVIIo secolo, le occasioni di contesa continuarono comunque a ripresentarsi anche per buona parte del secolo successivo, nonostante i lavori si fossero oramai sostanzialmente conclusi18 e gli equilibri tra le parti in causa ridefiniti sulle basi scaturite dagli esiti processuali e dagli accordi extragiudiziali del secolo precedente. Non erano ad esempio mancate le solite accuse dei Pisani verso gli uomini dei due comuni per le intrusioni e i danneggiamenti nelle loro terre,19 e neppure le contraccuse di questi ultimi nei 16 Su questi aspetti Ventura, 1960, 458; Vigato, 1991. 17 Già nel 1560 gli "originarii" dei due comuni avevano intimato alla comunità la difesa dei loro diritti nei confronti di quanti, pur non "originarii", andavano ugualmente a raccogliere canna e a pescare nelle valli (ASE, MC, 28, Catasto, "Gazzo e Vighizzolo", alla data 30 dicembre 1560). Richieste analoghe sarebbero state inoltrate anche nel corso del secolo seguente. 18 Nonostante le bonifiche, in quest'area , la presenza di terreni occasionalmente o permanentemente impaludati è attestata fino agli anni '20 del nostro secolo, quando, grazie alle macchine idrovore, furono redenti anche questi ultimi "relitti" dei secoli passati. 19 Nel 1721 l'agente di Pietro Pisani aveva cercato di impedire la pesca entro i confini delle proprietà del suo padrone (ASE, MC, 28, "Ca' Pisani", alla data 5 febbraio 1721). Il problema si era ripre-sentato tra il 1745 ed il 1754 con Chiara, figlia di Pietro, subentrata nel possesso dei beni di Vighizzolo alla morte di quest'ultimo /Ibid., dalla data 17 novembre 1745 alla data 24 novembre 1754). Sulla famiglia Pisani, particolarmente per questo secolo: Gullino, 1984. 537 ACTA HISTRIAE VII. Mauro VIGATO: NOBILTÀ VENEZIANA, COMUNITÀ E COMUNI RURALI DI FRONTE ..., 525-541 confronti degli affittuari délia famiglia veneziana, ma, come si è detto, erano problemi che si sarebbero parzialmente risolti soltanto con la cessione ai Pisani dello "ius" della pesca.20 Per quanto riguarda i rapporti tra comuni e comunità atestina, dopo la conclusione della vertenza per gli "abbonidi" del lago questi erano proseguiti senza particolari contrasti. Agli inizi del secolo erano stati effettuati gli ultimi riparti delle terre sottratte alle acque - ma si trattava oramai di ben poca cosa -, senza che questa operazione generasse nuovi attriti. E senza particolari contrasti erano state ripartite le spese derivanti dalla presa di alcune "rotte" verificatesi nei primi decenni del secolo e poi ancora nel 1753 e nel 1758 nelle arginature del Frassine a ridosso delle loro proprietà, che in base all'accordo del 1576 dovevano essere sostenute per i due terzi dalla comunità e per un terzo dai comuni. V. Di li a pochi anni le cose sarebbero pero mutate. Agli inizi degli anni '70, la precaria situazione in cui versava l'argine destro del fiume aveva indotto i due comuni a richiedere nuovamente l'intervento dei deputati di Este perché - era stato rilevato - a causa delle innumerevoli "cimadure e coronelle" si stava rischiando una "rotta" rovinosa. Erano stati avviati contatti anche gli altri proprietari di terre confinanti con le arginature, ma senza giungere ad un accordo. Nel novembre del 1775 si era verificata la tanto temuta "rotta" che aveva spazzato via un lungo tratto di argine ed inondato tutta l'area circostante. Per coprire i costi del rifacimento dell'arginatura era stato necessario imporre un campatico di 25 lire a campo. Il consorzio responsabile, per poter ripartire la spesa tra i diversi proprietari, aveva avviato un accertamento dell'ammontare delle loro proprietà. Era cosi risultato che i due comuni erano titolari di quasi 600 campi, mentre la comunità di appena 179. Nonostante fosse stato appurato successivamente che non tutte queste terre erano in realtà tenute al pagamento del campatico, l'accertamento aveva comunque prodotto un effetto sugli equilibri che avevano retto sino a quel momento i rapporti tra le parti. Nel marzo dell'anno successivo, quando i due comuni avevano invitato la comunità a corrispondere - come al solito - i due terzi della spesa calcolata, si erano infatti visti rispondere che sulla base dell'accertamento dell'anno precedente essa era disposta a concorrere per la sola quota proporzionale alle sue proprietà. 20 Alcuni contenziosi erano sorti anche con il Procuratore di S. Marco Alvise Mocenigo tra il 1704 ed il 1713 a causa di un cavamento che questo aveva iniziato a far eseguire nelle terre dei due comuni per consentire lo sgrondo delle acque di alcune sue proprietà, e poi ancora tra il 1720 ed il 1722 per le presunte intrusioni di alcuni uomini delle due ville nelle sue terre (ASE, MC, "Beni in Ponso", dalla data 2 settembre 1704 alla data 4 settembre 1713 e dalla data 26 novembre 1720 alla data 9 gennaio 1722). 538 ACTA HISTRIAE VII. Mauro VIGATO: NOBILTÁ VENEZIANA, COMUNITÁ E COMUNI RURALI DI FRONTE ..., 525-541 Era la premessa di un'ennesima controversia.21 Nel settembre, risultati vani i tentativi di composizione amichevole, i due comuni erano ricorsi all'Avogaria di Comun perché intimasse alla parte avversaria il rispetto degli accordi. La "guerra di scritture" che si era aperta, e che sarebbe proseguita per alcuni anni, al di la dell'oggetto specifico del contendere, avrebbe finito per porre in risalto il vero problema di fondo, vale a dire il rapporto stesso, basato ancora su capitolati del secolo precedente, che apparivano come un retaggio di "equilibri" oramai obsoleti, dato che gli interessi fondiari collegati agli "abbonidi" del lago, che avevano rap-presentato il "collante" stesso dell'unione, erano venuti meno. Le tesi presentate dagli avvocati delle due parti a supporto delle rispettive richieste divergevano diametralmente. Da un lato i due comuni, che fondavano le loro ragioni nella tradizione e nei patti sottoscritti nei secoli precedenti; dall'altro lato la comunita, che poneva all'attenzione della magistratura giudicante un problema di indiscussa rilevanza, vale a dire, come aveva dichiarato in una sua scrittura presentata nell'ottobre del 1777, "se attese le cose tutte (...) possa essere obbligata la Communita di Este posseditrice di soli campi cento settanta nove sottostare per due terzi alla spesa occorsa (...), e per un solo terzo li due communi di Gazo e di Vighizzolo possessori di campi 598, e per nulla gli altri possessori particolari di campi 232 (...) (GLE, Raccolta estense, 131134). Negli anni successivi le due parti avevano prodotto un'interminabile serie di ricorsi, appellazioni, "costituti", "protesti", senza peraltro che la stessa Avogaria giungesse ad una sentenza risolutiva. Il contenzioso si sarebbe invece concluso nel 1780, e ancora una volta con un compromesso tra le parti. Il nuovo accordo rispecchiava il mutamento dei tempi, e con esso dei rapporti e dei rispettivi interessi. Lungi dal ripetere le passate es-perienze, le due parti avevano finito per accordarsi per uno scioglimento definitivo dell'unione. "Che resti sciolta l'unione che presentemente corre tra detta Communita e Comuni" recitava il primo capitolo della transazione (ASE, MC, 28, "Gazzo e Vighizzolo", c. 250 e sgg.). La comunita cedeva loro i 179 campi posti in Vighizzolo e s'impegnava a risarcirli per i beni "di loro ragione" che avesse venduto o permu-tato. I due comuni diventavano responsabili del pagamento dei livelli gravanti su queste terre. Avrebbero inoltre ricevuto un abbuono di "tre cali d'estimo" per com-plessive 6.603 lire ed altre 3.434 lire a conto delle spese sostenute per il restauro del-l'argine del Frassine. In compenso ogni sorta di vertenze, ad iniziare da quella pendente presso l'Avogaria, dovevano considerarsi sopite, e "abolita qualunque conven-zione seguita". Il 24 maggio dello stesso anno il Senato aveva approvato i capitoli, e con essi lo scioglimento definitivo di un'unione durata quasi due secoli e mezzo. 21 GLE, Raccolta estense, 107, 3/1, "Stampa della Communitá d'Este" (a stampa). 539 ACTA HISTRIAE VII. Mauro VIGATO: NOBILTA VENEZIANA, COMUNITA E COMUNI RURALI DI FRONTE ..., 525-541 BENEŠKO PLEMSTVO, MESTA IN VAŠKE SKUPNOSTI PRED VPRAŠANJEM BONIFIKACIJ: PRIMER JUŽNEGA PADOVANSKEGA MED 16. IN 18. STOLETJEM Mauro VIGATO IT-35040 Carceri (PD), Via Gazzo 18 POVZETEK Od konca petdesetih let 16. stol. je široko zastavljen izsuševalni program zajel številna območja beneške države, med njimi najintenzivneje južno območje padovan-skega okrožja. Na tem območju so izpeljali mogočno delo, znano kot "predkup Gor-zona", ki je omogočilo izsuševanje številnih jezer in močvirij in nastanek na stotine novih hektarov rodovitne zemlje. Ta poseg je močno vplival ne le na hidrografijo tega območja in na krajino nasploh, temveč tudi na družbeno-gospodarsko tkivo skupnosti, ki so gravitirale na območja, neposredno zajeta v dela. Vse te spremembe pa je napovedoval odkrit spor, ki se je v tem času vnel med najbolj neposredno vpletenimi strankami: med družinami beneškega plemstva, mesti, vaškimi skupnostmi, cerkvenimi ustanovami, posameznimi zasebniki. V razpravi opisani dogodki so se odvijali na območju kraja Este, ki leži tik ob jezeru Vighizzolo, takrat enem največjih jezerskih bazenov v padovskem okrožju. Protagonisti dogodkov so družina Pisani dal Banco, vasi Gazzo in Vighizzolo, mesto Este, opatija S. Maria delle Carceri. Korenine vseh teh sporov je treba iskati v samih spremembah, do katerih je prišlo z izsušitvenimi deli. V nekaterih primerih je šlo za posledice sprememb hidro-grafskega sistema, najpogosteje pa je bil razlog za spore prepletanje pravic, ki so se skozi stoletja nad temi zemljišči nizale druga na drugo. To območje je prvotno pripadalo družini markizov iz Esteja, ki so jo dali v zakup vaškima skupnostima, vključno s pravico do ribarjenja v jezeru. V drugi polovici 15. stol. pa je prešlo v last družine Pisani dal Banco. Zaradi velikanskih gospodarskih koristi, ki so se napovedovale z izsušitvijo, so se okoli teh pravic vneli ostri spori, v katerih so Pisaniji skušali obrzdati ali celo zmanjšati pravice obeh skupnosti, medtem ko so jih slednji zagrizeno branili. Este je pri tem odigralo pomembno vlogo, saj je zahvaljujoč zvezi, ki jo je bilo sklenilo z obema skupnostima, postalo upravitelj in odgovorno za zaščito teh posesti. Vendar je bil tudi odnos med skupnostima in mestom vse kaj drugega kot miroljuben. Zaradi nespoštovanja dogovorov je prišlo med prizadetima stranema do številnih sporov. Sodbe različnih državnih sodišč in zunajsodni sporazumi med skupnostima in mestom pa so vsakokrat nanovo opredelili njihov medsebojni odnos. Ko so se v drugi polovici 18. stol. interesi v zvezi s temi posestmi nekoliko ohladili, je ta zveza dokončno razpadla. 540 ACTA HISTRIAE VII. Mauro VIGATO: NOBILTÀ VENEZIANA, COMUNITÀ E COMUNI RURALI DI FRONTE ..., 525-541 FONTI E BIBLIOGRAFIA ASE Archivio storico - Este. ASM Archivio storico - Montagnana. MC Magnifica Comunità. GLE Gabinetto di Lettura - Este. ACVPd Archivio della Curia Vescovile - Padova. Alessi, I. (1776): Ricerche istorico-critiche delle antichità di Este. Dalle origini fino all'anno 1213 dell'era cristiana. Padova, rist. anast. 1982. Aymard, M. (1966): Venise, Raguse et le commerce du blé pendant la seconde moité du XVI siècle. Paris. Bortolami, S. (1992): Gli Estensi, Padova e la Marca Trevigiana: una riflessione e nuove fonti. "Terra d'Este", IV, 33-58. Campos, E. (1937): I consorzi di bonifica nella Repubblica Veneta. Padova. Ciriacono, S. (1996): Acque e agricoltura: Venezia, l'Olanda e la bonifica europea in età moderna. Milano. Gullino, G. (1984): I Pisani dal Banco e Moretta. Storia di due famiglie veneziane in età moderna e delle loro vicende patrimoniali tra 1705 e 1836. Roma. Marcolongo, B. - Zaffanella, G. C. (1987): Evoluzione paleografica della pianura veneta atesino-padana. "Athesia", I. Urbana, 31-67. Trombetti Budriesi, A. L. (1980): Beni estensi nel Padovano: da un codice di Albertino Mussato del 1293. "Studi Medievali", serie III, XXI, 141-217. Ventura, A. (1970): Considerazioni sull'agricoltura veneta e sull'accumulazione originaria del capitale nei secoli XVIo e XVIIo. In: Agricoltura e sviluppo del capitalismo. Roma. Vigato, M. (1997): Il monastero di S. Maria delle Carceri, i comuni di Gazzo e Vighizzolo, la comunità atestina. Trasformazioni ambientali e dinamiche socio-economiche in un area del Basso Padovano tra medioevo ed età moderna. Carceri. Vigato, M. (1991): Una citta "mancata". Istituzioni, amministrazione e lotte di potere ad Este tra XVP e XVIP secolo. "Terra d'Este", I, 7-38. Zorzi, E. (1929): Il territorio padovano nel periodo del trapasso da comitato a comune. Studio storico con documenti inediti. Venezia. 541