ANNO XXVII. Capodistria, 16 Luglio 1893. N. 14 LA PROVINC DELL'ISTRIA Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Il Castel Leone di Capodistria (Continuazione vedi N.i 10, 11, 12 e 13) Per impedire le ostruzioni {pro obviando monitionibus) che si formano presso la città e il castello per l'impeto del mare che vien da Borea e trova 1 impedimento del ponte di pietra, e non può seguire quindi il suo corso si stabilisca di rompere e di aprire detto ponte in capo del ponte di legno che mette dal castello alla città (vadit pars quod scavazetur et aperiatur dictus pons a capite pontis lignei) ; e dal detto ponte di pietra ni -distruggano circa dodici passi e si rifaccia di legno attiguo all'altro ponte di legno; e in capo al detto ponte di legno verso la città si faccia il ponte da levarsi di notte verso il castello. Dalla parte Staree poi in capo al ponte di legno per cui si esce dal castello, si rompa per 12 passi anche it ponte di pietra, e si rifaccia di legno, e alla testa verso Starea si faccia levatojo da quelli del castello ; così il mare avrà il suo corso (Op. cit.). Chi ci capisce a una prima lettura è bravo ; però bene pesando le parole si giunge ad afferrare il senso, e a formarsi una più chiara idea del castello stesso, come si trovava nel secolo XIV. È necessario quindi completare ed anche rettificare quanto già si è detto nel numero antecedente. E per vero non si dà castello senza fosse e ponti : ed anche il nostro era così. Dalla parte della città adunque, dove oggi è la strada di circonvallazione, fuori della Muda, si trovava una fossa con ponte pi pietra e in parte di legno (levatojo). Il viandante passava quindi sotto le volte del castello, e ne usciva dalla parte opposta (Starea) verso Canzano, e qui altra fossa ed altro ponte per metà di pietra e per metà levatojo. E la riforma proposta dal Senato consisteva nel distruggere di qua e di là in Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un nuinero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. gran parte i due ponti di pietra e nel rifarli in legno. Di tutto questo nulla apparisce negli ultimi disegni che abbiamo del castello ; ed è naturale : asciugata nei posteriori secoli la palude, e resi inutili i ponti, furono del tutto distrutti. Sul nome Starea poi io non ci metto nè pepe nè sale ; certo si è che non lo trovo tra i nomi delle contrade interne e territoriali rammentati da Gedeone Pu-sterla (vedi "I Rettori di Capodistria, pag. 116 e 117). Forse è un errore d'amanuense; oggi Starea si direbbe contrada San Canziano. Ma questo intricato decreto non è ancor finito, e continua così: "Il fiuinicello che scorre dalla parte di levante al mare sia condotto dalla parte di ponente a capite Salinarum, sicché scorra nella fossa presso il castello; il podestà poi faccia poni mentem de die in die, se tal lavoro, che sarà cominciato solo dopo eseguiti i qui sopra, sia veramente utile, sicché si possa al caso sospendere, (op. cit. pag. 22). Un granchio a secco questo, come vedremo. E per vero l'introduzione del Fiumicello nelle fosse del castello sarebbe stato, per dirla alla veneziana, un tacon pezo del buso ; e se ne accorse subito il Senato, perchè con decreto del 28 Agosto 1865, ritornando sull'operato, stabilì quanto segue — Trovandosi da relazioni di Marino Venier podestà e capitano in Capodistria e dei tre pratici da Chioggia stati colà, dannosa l'introduzione del Fiumicello nelle fosse dei Castel Leone, si delibera che quel corso d'acqua sia mutato e condotto a Risano fino al mare mutetur et conducatur per subtus viam a Risiano usque in mare, faciendo hoc fieri per publicum, a carico di quel comune e degli abitanti (Op. cit. pag. 24). E così 1' opera, se non ausu romano, certo aere justinopolitano fu iniziata. I tempi erano difficili; e perciò (14 agosto 1368) — Dovendosi provvedere ad un'accurata custodia in Castel Leone, dal quale dipende la sicurezza dell'Istria, ed anche per l'epidemia che c' è a Capodistria, e pel caso del nobiluomo Ser Pietro Fradello, castellano del detto castello, gravemente ammalato, si delibera la elezione di un nuovo castellano (Atti e Memorie. Volume V. Fascicolo 1 e 2 pag. 38). Questo signor Fradello però doveva avere molti santi protettori, perchè la parte non passò in quattro votazioni. Intanto Venezia aveva conquistato Trieste ; ed era colà tutta occupata in nuove fortificazioni e nella difesa del Castel di San Giusto. Ciò non le impediva però di tener un occhio aperto verso Capodistria ; e quindi — Non essendosi eseguiti tutti i provvedimenti presi per Capodistria al tempo che vi era podestà e capitano Marino Venier, sicché tuttavia si può andare a piede asciutto fino al Castel Leone, anche dalla parte della città, si ordina ai provveditori inviati a Trieste, che, terminate ivi le loro incombenze, si rechino a Capodistria, ove, d'accordo con quel podestà e capitano, a maggioranza almeno di sette voti facciano porre ad esecuzione quelli dei detti provvedimenti che stimeranno necessari (Op. cit. pag. 50). Ma 1' opera del prosciugamento della palude andava per le calende greche ; si asciugava da una . parte e la palude avanzava dall' altra causa lo sbocco del fiume Risano nel mare '). È certo però che la Repubblica Veneta ha fatto il possibile per lottare contro i danni naturali. E per vero ecco un nuovo decreto del 1374 27 Luglio — In seguito a sollecitazioni del podestà e capitano di Capodistria, super remocione paludis et barinarum pro se-curitate Castri nostri Leonis si approva che tutti i podestà ogni anno per una settimana, subito dopo Pasqua debbano far lavorare tutti i salinari in detta palude, come parrà meglio ai podestà stessi ; il presente intanto regulet istud factum nel modo più utile (Op. cit. pag. 57). Segue altro decreto dell'anno seguente: 1375 11 Maggio. Proposte fatte da Paolo Morosini già podestà e capitano in Capodistria, ed approvate. Si delibera doversi scavare il palude fattosi circa Castrum Leonis, in modo da potervi andare in barca con ogni acqua, e così sia sempre mantenuto. Volti (?) quos alias captum fuit feri debere, fant; così iste amunitiones et induratio- ') Veggasi pure su tale argomento il Rapporto sull'Istria al Viceré d'Italia, e le note "Porta Orientale, pag. 147. In tutti i tempi si lottò indarno. nes terreni sive paludis cessabunt, nam acqua, discurrens... non,per mittet induravi paludem. Al Fiumicello corrente, apud travoltum, si dia altra via verso Risano, per impedire che continui l'interramento, giacché ora unus eques cum toto equo un cavaliere con tutto il cavallo può andare fino alle Porporelle. E qui apro una parentesi per osservare che da molte espressioni di questo decreto, e di altri ancora nasce il sospetto che i decreti del prosciugamento si facevano, ma che poi o per le difficoltà naturali, e per altri motivi, rimanevano in gran parte lettera morta. Venezia però vigilava sempre alla custodia della città; e perciò esperimentata la poca attitudine dei guardiani notturni slavi che dormivano come ghiri, decreta quanto segue. „Invece dei 16 uomini destinati alla custodia notturna della città con quattro barche (pagati lire 7 V2 il mese ciascuno) i quali per essere sciavi et laboratores terreni et vinearum, fessi dormiunt; si assumeranno dodici veneti pagati con 10 lire il mese, senz' altro obbligo di custodia od angarie. Cum cirche rastellorum non sint bene clause, si ordina ut status noster Iustinopolis sit securior, quod omnes porte, orti et loca clau-dantur, sicché non possit veniri intra dictos ra-stellos per aliam viam nisi per ipsos '). Essendo il Castrum Leonis òonservatw non ' solum Iustinopolis, sed etiam totius Istriae, e quindi importantissimo il bene custodirlo, si delibera che ninno degli stipendiari alla guardia di esso, possa avere famiglia in Capodistria; i pagatori all'armamento sono incaricati di assoldare i balestrieri e pavesari che mancassero .... occasione pre-dieta. È però lecito agli stipendiari il tenere le mogli e le famiglie in castello'? (Op. cit. pag. 59). Fidarsi è bene, e non fidarsi è meglio, dice il proverbio ; e troppo erano recenti i fatti del quarantotto. Ciò non impediva però al Senato di nutrire sentimenti umanitari per la popolazione di Capodistria, e perciò — Essendovi gran carestia in Capodistria, si mandano mille lire a quel podestà onde dar mano ai lavori ad Castrum Leonis, e dar così guadagno a quei poveri. 1375. 3 Luglio (Op. cit. pag. 60). Sono questi i provvedimenti con cui gli stati ed i comuni si studiano oggi di sollevare la miseria in tempi difficili: ammirino gli antichi esempi quegli strilloni di parte slava che per sistema accusano sempre la Repubblica Veneta di avere angariato il basso popolo. INDICE DELLE CARTE DI RASPO (Archivio provinciale) Filza 8. (Continuazione vedi n. 8 anno XXIV e seg.) anno 1559 Capitano Giovanni Corner Testiwm in diversis causis attestationes Deposizioni testimoniali in processi diversi. c. 913-927 c. 928-930 anno 1559 Capitano Giovanni Corner Testes examinati in causa matrimoniali Ioanna crivosie cum Ioanne companario Deposizioni tesinoniali nella lite tra Giovanni campanaro e Giovanna di Lorenzo Crivosie, dalla quale Giovanni ebbe un figlio. anno 1560 c. 931-936 Capitano Giovanni Corner Compartition de carezi per i legni tagliadi nell' Istria per la casa dell' arsenal fatta dal ci mo m. Zuan corner dig.mo Cap.o di Raspo et pasenadego V anno 1560. Per gettar una carattada sopra carezi 25669 per condur roveri 1806, frassini da schermo 600, manoele 230, aste da kngieri 215, piche 2500, aste de partesanoni 2400, frasseni intreghi 225, tutto legname tagliato nell' anno 1560 dal capitano della valle di Montona Nicolò de Zuane d'ordine della casa dell'arsenale intervennero a Pinguente, invitati per assistere alla compartition de carezi, i deputati dei comuni di Capodistria, Isola, Pirano, Umago, Parenzo, Rovigno, Pola, Albona, Fianona, Montona, Portole, San Lorenzo, Buie, Barbana e Castelnuovo, Piemonte e Due Castelli. Visto pertanto le lettere del Consiglio de' Dieci e quelle dei provveditori all' Arsenale, vista anche la specifica de' bovi fatta da tutte le comunità dell' Istria, viene siabilito che codesta distribuzione s' intenda a carezi nove et mezo per para di buo. Spetta quindi alle nominate comunità il seguente numero di carreggi. Capodistria Buo para numero 306 — Carezi 2907 Isola » » » 17 — » 161 '/j Piran » » » 95V2 — » 907 V4 Eumago » » » 61'/2 — » 584Y4 Parenzo » » » 63 y, — » 603 Y4 Cittanova » » » 102Y2 — » 9733/4 Rovigno » » » 69 — » 655Y2 Pola » » » 882 — » 3629 Dignan » » » 202 Y2 — » 19033/4 Albona » » » 207 — » 1966Y2 Fianona » » » 33Y2 — » 318Y4 ìlontona » » » 294 Y2 — » 27973/4 Portole » » » 115 ' — » 1922'/2 S. Lorenzo » » » 94 — » 893 Buie » » » 104Y2 — » 9923/4 Valle » » » 70 — » 665 Piera pelosa et Marchesado » » 147 Y2 — » 14011/2 Yisina » » » 106 — » 1007 Barbana et Castelnuovo » » 111Y2 — » 1059 Momian » » » 23 — » 218Y2 Piemonte » » » 38 — » 361 Do Castelli » » » 51 — » 484 Y2 fi. Zuane dela Corneda » > 7 — » 66'/2 Buoi para numero 2702 per Carezi 25669 Dopo di ciò viene ordinato a tutti i rettori e giusdicenti della provincia di far condurre quei legnami entro il mese d'a-to di detto anno nella porzione assegnata a cadauno dei comuni da loro rappresentato. Legni carattadi per la casa dell' arsenal l' anno 1558. Roveri 621 C. 3497 Olmi 176 x. 1439 Lance 2200 » 88 Tolpi 400 » 100 Frasseni 150 (?) » 50 Bachette d'arcobuso 2000 » 20 Manoele 500 » 20 Aste de langieri 400 » 16 Cornoleri 500 » 10 C. 5240 Furon descritti in tutto B. p.a 2735 y2. Per quanto di carizar legni vechi\fu compartito carezi 2y2 per para di buo. Legni carattadi per la casa ut supra l' anno 1559. Roveri sul territorio di Capodistria (?) 123 C. 1050 su quel di Montona 411 4911 su quel di Grisignana 112 455 su quel di Portole 6 . 64 Olmi 94 957 Per ron signati 177 Augieri e frasseni p. 150 Per cornar ponti et strade 150 C. 7914 Nel maggio dell'anno 1560 erano preparati per essere condotti via roveri 660 tagliati nella valle di Montona e olmi 400 tagliati parimenti nella detta valle. Quindi roveri 321 tagliati nel bosco di cavalier (?) sotto Cittanova e roveri 363 tagliati in più ville sotto Capodistria. Parimenti nella valle di Montona frassini 600, manoele di frassene 230, aste di langieri 215, picche di frassino 1500, aste de partesanoni di frassene 2400. anno 1560 c. 937-977 Capitano Giovanni Corner ~ Descritione de Manzi de tutta Istria fatta per gettar la compartition de carezi per carizar li legni tagliati per la casa dell'Arsenal l'anno 1560. Carteggio coi comuni debitori di carreggi per gli anni 1557, 1558 e 1559 e invito a sodisfarli, a presentare un elenco di bovi e a presenziare in Pinguente la fissazione della carattada per trasportare i legnami della casa dell' Arsenale. Quindi il podestà di Isola N. (?) Pisani informa che nel suo comune ci sono bovi 34, il capitano di Barbana e Castelnuovo Bartolomeo Fan-zago indica per Castelnuovo bovi 96 e per Barbana 146, il podestà di Pirano Pietro Pasqualigo bovi 191 a Pirano e 43 a Castelvenere, il podestà di Parenzo, Giovanni Pisani bovi 120 a Parenzo, il conte di Momiano Simone Rota bovi 46 a Momiano, il podestà di Portole Zaccaria Contarmi bovi 230 a Portole, il marchese di Pietrapelosa Nicolò Gravisi bovi 24 a Marcenegla, 23 a Grimalda, 73 a Sdregna, 40 a S. Sirgo, lO^a Nugla, 18 a Cernizza, 10 a Mnum (o Mlum?), 6 a Pregara e 20 a Cepich. Similmente il podestà di Cittanova Giacomo da Riva indica bovi 110 per Verteneglio, 43 per Cittanova e 52 per Torre. Il giusdicente di Visinada bovi 212 per Visinada, il podestà di Buie Vido Diedo bovi 205 per Buie, il podestà di Rovigno Francesco Zorzi bovi 136 per Rovigno, il podestà di Dignano Giambattista Bar-barigo bovi 405 per Dignano, il podestà di Albona e Fianona Paolo de Caballis bovi 415 per Albona e Fianona, il conte di Pola Giovanni Donà bovi 65 per Pola, 83 per Sissano, 30 per Covrano, 13 per Stignano, 39 per Medolino, 36 per Lavarigo, 46 per Fasana, 19 per Pedroli, 28 per Pomer, 12 per Lisignano, 140 per Galesano, 91 per il castello e 22 per il borgo di Moma-rano, 115 per Carròzza, 29 per Brioni. Infine il podestà di Umago Andrea Zane indica bovi 68 per Umago, 49 per la villa di Ma-terada e 6 per la villa di San Lorenzo. Tutte queste indicazioni concernono l'anno 1560, nel mese di maggio. anni 1560 e 1561 c. 978-1018 Capitano Giovanni Corner Descrittion de manzi d' Istria Indicazione dell' ammontare a cui ascende il debito della comunità per carreggi non effettuati negli anni 1557, 1558 e 1559. — Il podestà-capitano di Capodistria Vido Morosini rimette il numero di bovi che si trovano nel territorio di Capodistria nel-l'anno 1560. E cioè a Sterna bovi 43, Cuberton 18, Sorbar 19, Oscurus 18, Mirischia 6, Costabona 7, Paugnano 11, Carcauze 22, San Piero 12, Padena 4, Villa nova 12, Monte 11, Villa di cani 27, Antignano 25, Ospo 11, Gabrovizza 7, Lonche 8, Rosariol 18. Besovezza (?) 5, Popechio 33, Suonigrad (?) 4, Saxi (?) 19, Valmorasa 42, Villa dol (?) 7, Saxid (?) 16, Figaruola 12, Gra-cischia 13, Cuovedo 13, Popetra 8, S. Antonio 16, Lupar 10, Ma-resego 43, Ceruschio 4, Tersichio (?) 8, Gene et bofe (?) 22, Topolovaz 16, Laura 13, Gradigna 15. — Il podestà di Isola Bar- tolomeo (?) Pisani indica 33 bovi sul territorio di Isola, il podestà di Pirano Pietro Pasequaligo bovi 190 pel territorio di Pirano, Giovanni Pisani podestà di Parenzo bovi 127 per Parenzo, Giacomo da Riva podestà di Cittanova bovi 110 per Verteneglio, 43 per Cittanova e 52 per Torre. — Gli agenti e i giudici di Ro-vigno, per incarico avuto dal loro podestà, informano esservi in quel territorio bovi 138, il podestà di Dignano Giambattista Barbarigo indica bovi 404 per Dignano, Zaccaria Contarini bovi 240 per Portole. — Il podestà di San Lorenzo Antonio Longo indica bovi 188 per San Lorenzo. — 11 podestà di Buie Vido Diedo bovi 209 per Buie, il marchese di Pietrapelosa Nicolò Gravisi bovi 72 per Sdregna, 33 per Marcenegla, 11 per Mnum, 34 per Grimalda, 23 per Cernizza, 30 per Salise, 6 per Pregara, 45 per San Sirgo, 13 per la villa di Nugla, 28 per Cepich. — Il giusdicente di Visinada bovi 76 per Piemonte (?). il vicegerente di Due Castelli bovi 102 per Due Castelli, Giovanni de Verzi bovi 14 per San Giovanni (della Cornetta?), Simone Rota bovi 46 per Momiano, il conte di Pola Giovanni Donà bovi 70 per Pola, 83 per Sissano, 30 per Cavrano, 13 per Stignano, 44 per Medolino, 30 per Lavarigo, 46 per Fasana, 19 per Pedroli, 30 per Pomer, 12 per Lisignano, 142 per Galesano, 92 per il Castello e 22 per il Borgo di Momarano, 108 per Carnizza, 28 per Brioni. Tutte queste indicazioni si riferiscono al mese di giugno dell' anno 1560. — Sette dichiarazioni di Nicolò de Zuane capitano della valle di Montona, circa alquanti carreggi effettuati dai sudditi in esecuzione alle su mentovate disposizioni del capitanato di Raspo. (Continua) G. V. — Portole ---.—jjKj—------ XT o t i z i e Oggi si trovano nella gentile città di Riva i rappresentanti delle provincie italiane dell' impero austriaco per assistere al primo congresso della Lega Nazionale-, e là a Riva, sono diretti oggi i pensieri di tutti noi italiani, coi più cordiali saluti ai congressisti e ai fratelli Trentini che li ospitano, e coi più fervidi voti per l'avvenire della Lega Nazionale. Mercoledì 5 luglio al mezzogiorno ebbe luogo nella sala maggiore del Consiglio municipale di Trieste l'elezione del Podestà e dei due Vice-presidenti. Sopra 52 schede deposte, 46 portavano il nome del dott. Ferdinando Pitteri ; questo risultato da tutti preveduto fu accolto da una imponente ovazione. A primo vice-presidente risultò eletto con 33 vosi il dott. Moisè Luzzatto. A secondo vice-presidente collo stesso numero di voti riuscì eletto P avv. Carlo Dompieri. Queste due elezioni pure prevedute da tutti, furono salutate con vivi e prolungati applausi. Usciti dall' aula, il Podestà e i Vice-presidenti e discesi nella piazza affollata di popolo, di ogni ordine di cittadini, furono salutati da nuovi calorosi applausi che li accompagnarono al palazzo della Luogotenenza, si ripeterono alla loro uscita dal palazzo, e dinanzi all'abitazione del Podestà che ha dovuto mostrarsi due volte alla finestra per ringraziare. Un vero plebiscito ! Nella elezione suppletoria di un deputato alla Dieta prov. pel collegio delle città dei due Lussini, avvenuta il giorno 30 giugno p. p. riuscì eletto dopo viva lotta l'on. avv. Giovanni Martinolich con 181 voti, contro il candidato croato certo Cosulich ch'ebbe appena 60 voti. Le nostre congratulazioni coi bravi Lussignani e con 1' onorevole eletto. Si legge nell'Istria del 1 Luglio nella cronaca provinciale, la notizia che riportiamo; e ci congratuliamo con gli amici di Parenzo che ebbero la fortuna di ospitare l'egregio comprovinciale. "Di questi giorni siamo stati lieti di stringere la mano e di conversare lungamente col chiar. e benemerito nostro comprovinciale cav. Tomaso Luciani. Arrivato qui da Albona nel pomeriggio di mercoledì si fermò tutto giovedì, e jeri mattina col postale partì per Trieste, da dove direttamente deve essersi ricondotto a Venezia». La Regata eh' ebbe luogo a Trieste Domenica 2 luglio riuscì interessantissima dal lato sportivo. Non c' era però la stragrande affluenza di spettatori, quale si riscontrava negli anni in cui questa splendida festa del mare, tanto amata dal nostro popolo, si faceva nelle ore del pomeriggio. A questo proposito, abbiamo anzi sentito esternare da più parti il desiderio, che noi appoggiamo, che si ritornasse alla vecchia usanza, fissando la Regata nella seconda metà di luglio, quando il mare, verso sera, è d' ordinario molto calmo. Alla Regata di quest' anno s' è notata grande partecipazione delle Società nautiche tedesche — mentre le italiane, salva la „Ginnastica" ch'è sempre sulla breccia e la difende con onore, si fecero a pena vive. Dei Club istriani, il solo ,Libertas* di Capodistria ; mentre gli altri, sorti con lieti auspici e forniti di eccellenti forze, sembrano non interessarsi a così nobili gare ! I canottieri del „Club Libertas" vinsero anche quest' anno un primo premio in yole di mare a quattro remi contro un valentissimo armo dell'„Esperia". Il De-pangher però, causa una grave indisposizione sofferta gli ultimi giorni dell' allenamento, non fu in grado di difendere il premio del Campionato dell'Adriatico, vinto quest' anno dal Tavella di Torino. Sappiamo che il Depangher si presenterà, e speriamo con miglior fortuna, alla Regata di Fiume bandita per il prossimo Settembre ; alla quale, come ci vien detto, parteciparà pure la yole di mare del nostro Club di canottieri. Bravi giovanotti. Nella sua villa di Ramoscello presso Udine cessò di vivere nella grave età di 90 anni il conte Gherardo Freschi, il nestore degli agronomi italiani. Uomo di forte e nobile sentire prese viva parte al movimento nazionale del 1848, e fu es.liato. Nell'esilio perfezionò i suoi studi sempre diretti al rinnovamento economico dell' Italia. Era legato di parentela col marchese Gian Andrea Gravisi, e venne qui a visitarlo e tenne con lui eh' era colto assai, lunga corrispondenza in parte pubblicata, specialmente relativa alla bachicoltura. h1 Istria del 1 luglio contiene nn notevole articolo „L'ignoranza causa di molti mali11. Intende accennare alla ignoranza del Governo provinciale, a proposito delle ultime elezioni tergestine. "Però, scrive l'Istria, tale ignoranza non fece su di noi l'effetto di una novità e manco di una rivelazione. Questo .del non conoscere le vere circostanze di fatto del paese fu sempre il capitale difetto del governo provinciale — causa, forse, assai più il sistema, che la volontà degli uomini, talora anche egregi, che via via ne furono messi a capo. Che se tanto vale per Trieste, dove il governo è insediato, figurarsi poi quanto non si debba dire per l'Istria . . .„ E già che ci si presenta l'occasione non vogliamo tacere di un bel esempio di ignoranza, non del governo provinciale, ma di un po' più in alto e pubblichiamo la notizia come ci venne trascritta e intitolata da un nostro egregio amico : Come ci conoscono bene Il nome di «Litorale» non è di fabbrica nostrana; lo hanno inventato a Vienna per designare le Provincie di Gorizia, Trieste ed Istria e lo hanno conservato nell'organizzazione giudiziaria e negli statuti provinciali. Eppure oggi la fabbrica viennese non sa più dove si estende il paese da essa battezzato per «Litorale». La Allgemeine österr. Gerichts-Zeitung, che si stampa a Vienna, publica nel suo N.ro del 24 giugno p. p. questa notizia «Fallimenti nel Litorale» (Küstenland): e qui i nomi di 3 negozianti, uno di Pola, il secondo di Sebenico e il terzo di Bencovaz. Sebenico e Bencovaz, in Dalmazia, sono comprese ora nel Litorale, ed è da credersi che, come al solito, saranno assegnate all' Istria, e l'Istria sarà una parte della Dalmazia e la Dalmazia sarà in Istria. Ancora una : Il Repertorio dei luoghi ecc. dell'Austria publicato dalla i. r. commissione centrale della statistica mette nel distretto politico di Pola un giudizio distrettuale a Canfanaro! e ignora l'esistenza del Tribunale e della Pretura di Rovigno. —-—----— Cose locali La domenica 2 luglio fu rallegrata da una improvvisa quanto gradita visita dei cittadini di Parenzo che arrivarono qui verso le 5 pom. in buon numero, circa 150, accompagnati dalla banda musicale della loro società filarmonica. Se 1' avessimo saputo prima l'accoglienza, se non più cordiale, sarebbe stata loro dimostrata tale da un maggior numero di concittadini. La nostra banda, in formazione, andò di corsa all' ultimo momento, ad incontrare i gitanti. La banda paretina riscosse ben meritati applausi per la esecuzione di un scelto programma musicale, nella storica piazza del duomo ; si rinnovarono antiche relazioni tra famiglie che da molti anni non si erano vedute, e passate allegramente le poche ore, alle 9 -circa accompagnati da grande numero di concittadini, I i gitanti carissimi si imbarcarono sul Quieto, e tra gli evviva calorosi e gli splendori dei bengala, sal-j parono per la loro Parenzo. Ringraziamo a nome di tutti, quei nostri com-] provinciali per la loro gentile visita, coi più lieti propositi di ricambiarla speriamo fra breve. Domenica 2 luglio la società di mutuo soccorso fra artieri ed operai tenne il suo ordinario congresso generale e anche quest' anno, dopo il termine — l'ultimo di marzo — prefìsso dal suo statuto; e la ragione è questa, che i soci rimangono in arretrato coi pagamenti perchè hanno perduta la buona abitudine di pagare la settimana, poca cosa. 12 e 20 soldi, e si trovano costretti a pagare parecchi fiorini quando ne hanno meno, per bilanciare la loro partita nei conti dell'anno, che si devono chiudere senza arre-trazioni. La direzione proveda a fine che almeno in ogni mese vengano saldate le partite, e avrà corrisposto alle prescrizioni dello Statuto con sensibile utile della società; e i soci procurino di facilitare il compito della direzione e paghino puntualmente. I soci comparsi al congresso, di poco sorpassavano il numero legale, cioè un quinto degli iscritti; il presidente commemorò i defunti; "E se per tutti abbiamo le stesse lagrime pur, disse, dobbiamo specialmente ricordare riconoscenti i servigi gratuiti prestati alla società dal membro della direzione Pietro Dandri; dobbiamo ricordare l'egregio concittadino Dr. Antonio Vidacovich uomo di rare virtù la di cui memoria durerà a conforto ed esempio; e dobbiamo ricordare specialmente 1' altro concittadino Nicolò Bartolomei che lasciò la sua sostanza all' ospitale civico a beneficio di tutti, e col pietoso intendimento di aiutare i poverelli.. Furono quindi presentati i conti consuntivi e preventivi, e chiesta la parola, l'on. Cobol vice-presidente, ne illustrò i vari elementi, con opportuni confronti nei risultati degli anni anteriori. Rilevò il fatto che apparisce nella partita VI dell' uscita dell'anno 1892, la distribuzione cioè di fior. 2216.30 per sussidi di malattia a 84 soci con 2520 giornate di malattia ; questa distribuzione è prova della grande utilità della nostra società, e deve costringere e i soci e quelli che non lo sono e che appartengono alla classe degli artieri ed operai, a curare con ogni zelo gli interessi sociali, e partecipare a un sodalizio che non si nutre di poesia, ma lenisce tanti dolori. Di fronte a questo importo pagato ai soci di fior. 2216 30, e l'altro di fior. 100 per sussidi di morte, è inferiore di molto il corrispondente importo della entrata di fior. 1915.42 per contribuzioni settimanali che costituiscono la rendita regolare della società; e se non vi provedesse il capitale sociale raccolto durante 22 anni, con una rendita di fiorini 965.09, la società non potrebbe più reggersi; ed è a notarsi che nella entrata sono compresi i canoni dei soci contribuenti che sono 18 di confronto a 215 effettivi. Nei prospetti delle anteriori gestioni si osserva ' scemare fino al magro importo di fiorini 98 e soldi l'avanzo annuo, e la ragione è subito trovata quando si osservi il prospetto dei soci in relazione alla loro età, e si veda che su 215 soci ve ne sono ben 44 che hanno oltrepassato i 60 anni e nen pagano più mentre hanno diritto al sussidio, e per loro si aumentano i giorni probabili di malattia; e ben 103 che hanno compiti i 40 anni, dai 15 ai 40 soltanto 68 e di questi appena 20 sopra i 30 anni. Se nuovi e giovani soci non entrino a portare il loro contributo di denaro e di salute, la società andrà a ridursi a una società di cronici, e finirà col consumare tutte le sue sostanze. E i nostri artieri ed operai lo permetteranno? Approvati i conti consuntivi e preventivi, ed eletti il sig. Antonio Almerigogna di Antonio a controllore, e i signori Floriano Coradazzi e Andrea Parovel a consiglieri, confermati in carica i revisori sig. Luigi Costantini e Andrea Marsich fu Domenico, eletto a questa carica Pietro Debellich ; esaurito l'ordine del giorno si sciolse 1' adunanza. Giorgio Brussich era un caro giovinetto di quindici anni, bello gentile studioso, era figlio unico, l'orgoglio dei genitori, e aveva appena compiuto lodevolmente il quinto corso in questo ginnasio, quando fu colto improvisamente da fiero morbo che in pochi giorni, tra indicibili strazi della madre sua, lo trasse a morte ; come fiore reciso dalla falce del mietitore. Il caso pietoso commosse tutta la città che tanto affetto sente per tutta quella ridente gioventù che frequenta il patrio ginnasio. A nome dei concittadini porgiamo ai desolati genitori le condoglianze più sentite, e deponiamo fiori sulla tomba del loro caro estinto. •---—e'^sscgjjjgssss''®___ Appunti bibliografici Archeografo Triestino edito per cura della società del gabinetto di Minerva. Volume XVIII, fascicolo li. Luglio-dicembre 1892. Trieste, Caprili 1892. Come al solito è ricco così di documenti come di lavori originali. Tra i primi reca i Documenti goriziani del secolo XVI (continuazione) — loppi Dr. Vincenzo e — delle saline di Trieste — Dr. Domenico Rossetti. In questi ultimi oltre alla cognizione delle leggi regolanti la fabbricazione del sale e delle interminabili baruffe con la Repubblica Veneta, si trovano pure importanti notizie per la topografìa di Trieste nel secolo XIV. Così si rileva che per incanevare (incanipare) il sale erano destinati i magazzini fuori di Porta Riborgo in contrada Romagna da un lato, e fuori di Porta Cavana dall'altro vicino all'ospitale vecchio e al Monastero dei Santi Martiri (pag. 103). Chi avrebbe immaginato allora che in quei luoghi dovesse sorgere la città teresiana da un lato, e il rione delle case nove verso il Lazzeretto dall'altro. Ma passiamo ai lavori originali. Ci si presenta per primo il signor Giuseppe Vassilich col suo già più volte lodato lavoro — L'ultimo dei Frangipani conte di Veglia — lavoro a cui pone fine, dimostrando come cessato il dominio dell'odiato conte, e dopo vani tentativi, l'i-sola di Veglia passasse nel 1480 sotto la Repubblica di San Marco. Segue la — Storia di Montona con appendice e documenti del prof. Luigi Morteani (contazione). L'autore è stato uno dei primi, se non il primo, a servirsi per la storia istriana di quel prezioso tesoro di documenti che si trova nei Senato misti e Senato decreti, pubblicati nei volumi degli Atti e Memorie della Società istriana. Ed è con la scorta di questi e di altri dell'archivio comunale montonese che al Morteani è riuscito di darci una completa monografia del castello di Montona, tanto benemerito della civiltà istriana, quale bello e forte arnese, alzato a fronteggiare i villani del distretto di Pisino; ed i difensori del quale seppero in ogni tempo combattere con valore per gl'interessi propri e per quelli della Repubblica. E conchiude questa parte del suo studio con l'augurio al quale di cuore facciamo eco. „E come (Montona) seppe per lo passato resistere alle invasioni materiali, saprà certo continuare la lotta per l'avvenire difendendo la sua civiltà italiana contro la baraonda slava che la minaccia dalla stessa parte, (pag. 386). Ciò che poi il Morteani ci dice a proposito degli Slavi italianizzati del Quieto (pag. 342) degli antichi agricoltori latini, e del territorio di Montona abitato ancor da italiani nel secolo XVI (pag. 344) come da documento, è di grande valore oggi per sbugiardare le storielle croate. Ho letto con crescente piacere la conferenza del socio corrispondente — prof. Giuseppe Occioni Bonaffons sul tema — I nostri bisnonni o Trieste nel secolo XVIII. L' argomento era vasto, e l'autore ha potuto dir cose nuove ed interessantissime, giovandosi a suo bell'agio delle carte preziose dell' Archivio Veneto di Stato in quella parte che contiene le lettere ai consoli di Venezia a Trieste : lettere che spiegano gl'inizii del fortunato incremento della nuova sposa dell'Adriatico, i quali vanno di pari passo con la fatale decadenza dell'antica repubblica. Uomo vecchio e nuovo nello stesso tempo; erudito e discreto il Bonaffons ha trattalo con senno pratico il diffi- eile argomento, qua a tempo ritraendo la mano, là con disinvoltura insistendo; dimostrando di conoscere i tempi mutati, e di sapere benissimo le condizioni nuove di quelli che cinquant' anni prima avrebbero battuto le mani a qualche indiscreta evocazione del passato: virtù non comune questa ed ignorata da molti topi di biblioteca, ai quali il cervello grosso e gonfio non fa più sentire i battiti del cuore atrofizzato ; e che giudicando il presente coi criteri del passato, pare ci trovino un matto gusto a rinfocolare gli odi. Crescono poi valore a questo scritto gli opportuni e nuovi aneddoti, come quello del dialogo tra il vescovo e il conte (pag. 432) certo narrati lì per lì e con la spigliatezza che è propria d'una conferenza. E per vero con lo stile proprio del conferenziere l'autore prende le mosse, e saluta Trieste, a cui lo stringe un cumulo di memorie e e di affetti. Se poi le molte cose che ha a dire; e le notizie qua e là raccolte in un cumulo di carte lo obbligano a mutar maniera, e quasi gl'impediscono di assimilarsele, credo l'abbia fatto a bella posta per dare allo scritto la forma di un' erudita disquisizione, togliendo le fronde opportune e necessarie solo nella conferenza. Comunque lo stile si rinfocola alla chiusa, e il cuore batte, e l'inno si alza in una nubecola vaporosa d'incenso. Un'altra conferenza, h questa del prof. Mor-purgo sul tema — Girolamo Muzio. L'argomento è scelto bene, opportunissimo a togliere le ultime barriere, se pur ancora ci sono : del Muzio Giustinopolitan» risuonarono le lodi nella sala di un'accademia teryvstina, cosa quasi impossibile cent'anni or sono; e,| io triestino per nascita e prima educazione, giustinopolitano per decenne dimora e care memorie di fidati amici, ne godo. Si aggiunga che l'argomento è svolto benissimo, ed ha il merito di quah-h" n »vita anche dopo i molti che scrissero del Muz o h ciò in virtù delle carte dell'illustre Gian Rmald Carli, depositate nel inu-cipio di Capodistria; >* <-he sarebbe ora venissero una buona volta alh i •E per vero in molte lettere inedite del Muzio direte al suo primo amico Aurelio Vergerlo fmt.e i del celebre vescovo, si leggono varie ghiotte n zie che formerebbero oggi la lortuna d'un editore: u que>u tendenza al pettegolezzo storico-letier r osi per dirne una, dal Muzio, segretario del Bou un vescovo di Trieste e consigliere impriair, sappiamo quale ignobile morte abbia dovuto so ru iniere la maestà dell'Imperatore Massimiliano I >eiii|»re Augusto ecc. Uni- j camente per aver mangiato una minestra di crauti di cui era ghiottissimo (pag. 460). Tale quale, in senso inverso, il caso del celebre Bertoldo I, che, come è noto, morì „per non poter mangiar rape e fagiuoli»; tanto quella benedetta faccenda della pappatoria affratella le più disparate classi sociali. Le cose poi che il Morpurgo ci dice degli a-mori del Muzio per la celebre cortigiana Tullia di Aragona, figlia di un porporato, dell'amicizia prima e dell'odio poi verso il vescovo Vergerio sono attinte ad ottime fonti, e dimostrano la conoscenza di recentissimi studi sull'argomento. Rilevo la nota a pagina 469, nella quale si ha il seguente passo in lettera del Muzio a Pietro Paolo Vergerio. „Questa città (Nizza) ha una sua propria favella, la la quale non è nè Italiana, nò Francese, nè Provenzale, ma pur sua particolare, secondo che hanno Muggia e Tergeste, ne' nostri paesi.» E quale altra può essere questa favella, se non il ladino affine al friulano di Muggia e di Trieste come sostiene l'illustre Ascoli? Tanto più volentieri lo noto, perchè mi dà occasione a ritrattarmi di quanto ho scritto altra volta in contrario1). L'esame delle o-pere del Muzio lascia qua e là a desiderare un più largo giudizio; però i vari versi citati mostrano il buon gusto del critico. Opportunissimo oggi il brano del Muzio, dove si scaglia contro coloro che vorrebbero ristaurare i metri classici. Non puote orecchia aver giudizio saldo Di quantità e di tempo, ove la lingua De l'accento conviene esser seguace. Bastano assai, bastano i nostri versi A sostentar leggiadri, alti soggetti. Se spirto è in voi divin; s'è in voi dottrina Da colmar gli altrui cor di meraviglia ; In nove carte, e ne l'usate rime Lo spirito mostrate e la dottrina. Che cosa direbbe il Muzio dei moderni tram-polieri in Parnaso? Che il Muzio poi, con tutti i suoi meriti letterari tirasse un po' al pedante, lo attestano le sue rabbiose invettive, e lo stile pesante come nel brano seguente: „Io pensava avanti l'uscita del preterito' autunno ecc. (pag. 484). E mi pare che basti. Ma non basta davvero la parola a lodare l'egregio Prof. Morpurgo della diligenza posta in questo suo scritto, e de' nobili suoi intendimenti. ') Nel Num. 12 ho notato la friulanità del cimelio istriano — Castiel San Cuan. Pensandoci sopra m'è entrato però il sospetto che quella locuzione si debba alla penna del cùriale aquilejese. Non pare di fatti che il friulano si estendesse di là da Muggia: nell'Istria bassa specialmente abbiamo i volgari di Rovigno e Dignano. Ed ora per lasciare il lettore a bocca dolce, dirò dell'ultimo scritto del presente volume: Le incursioni dei Turchi nella Carnioìa e nell'Istria — per Giuseppe Loschi. Dopo la battaglia fatale di Kosovopolje, che annientò la potenza dei Serbi, i Turchi, trovata sgombra la via, ed anche per le discordie dei principi cristiani, fecero molte scorrerie nei secoli XY e XVI nella Carnioìa, e quindi nell'Istria e nel Friuli. Tristamente memorabili quelle del 1419 e 1477, in cui dal castello di Udine, come scrive il Sabellico, dall'Isonzo al Tagliamento si vedeva la vasta pianura tutta in fiamme. Per mettere un argine al torrente distruttore i Veneziani fortificarono nel 1472 Mainizza, Gradisca e Fogliano: e obbligarono anche le ville a consegnare il contingente delle loro milizie, come si ha dalla seguente notizia, tolta dall'archivio Patriarcale di U-dine, e fornita dal loppi all'autore. 1474 _ io Ottobre. Le due ville di Azzano e di Bania sono obbligate a consegnare il contingente delle loro milizie per difendere la Patria dalle scorrerie dei Turchi" (pag. 500). Ne prendo nota con vivo e quasi patrio sentimento, perchè di Azzano, conosco i più remoti sentieri dell' amena pianura irrigata dal tacito Sile e dalla errante Roja ; e vi ho passato con l'animo aperto alle gioie del bello, tra il dodicesimo e il vigesimo primo, i più begli anni della mia vita. Le tradizioni delle barbare scorrerie dei Turchi sono ancor vive, insieme con vaghe memorie della dominazione patriarchina. Tutto ciò spiega perchè sia tanto popolare, anche oggi nel Friuli, più che in altre regioni, la festa della Madonna del Rosario, in commemorazione della battaglia di Lepanto. Chi viaggia, alla vecchia, in una rustica carretta, per la pianura friulana, nei giorni antecedenti alla festa, sente come un'onda di suoni che l'accompagna pei lunghi stradali e che viene dai campanili delle cittadelle, delle borgate e dei più remoti villaggi. È uno scampanio festoso, sono suoni allegri ; pure nella quiete solenne del mezzoggiorno, nelle ombre di una viuzza perduta tra i campi, nella malinconica armonia di vecchie campane intonate in minore, per entro a quei suoni si sentono lamenti di fanciulli trafitti, di vergini stuprate; e negli scoppi dei mortaretti gli urli dei barbari, e le grida feroci della vittoria. Benedetto il popolo che conserva, tra le prose del presente la fresca e santa poesia delle memorie! Il governo della Repubblica Veneta nell'isola di Cherso. Memorie e documenti raccolti da Silvio Mitis. Professore di storia a di geografia nel R. Liceo di Maddaloni. — Maddaloni. Salafia. 1893. Con vivo amore alla patria lontana, il prof. Mitis dalla meridionale Maddaloni manda un saluto alla sua isola natia, e in una dotta monografia difende con ragioni e documenti la repubblica veneta dalla taccia di mal governo. „Infatti, esclama l'autore,, non è chi non sappia il dominio della Serenissima, ambito le più volte durante lo imperversare dei pericoli, avere da noi innestato sui ruderi della luminosa civiltà romana quei germi d'italico sapere, per cui nel volgere dei secoli il nome istriano e dalmato si rese famoso e nelle armi, e nelle lettere e nelle arti : dal Vergerio al Paravia, dal Carli al Patrizio ed al Tommaseo (pag. 4). E via con questo stile, con serrati argomenti contro le moderne pretese dei Croati. La causa dalmata ci è assai simpatica; molti punti di contatto abbiamo anche oggi, intendiamoci però. A scanso d'equivoci confessiamo che non ci piace questo formare dei due paesi una sola regione, e di mettere in comune le glorie. L'Istria ai tempi romani fu a-scritta con la Venezia alla decima regione italica ; la Dalmazia è di là dal tempestoso Quarnero a piedi delle Alpi Dinariche; il nostro Monte Maggiore iu-vece è uno sprone dell' Alpe Giulia ciò che è ben altra cosa : i nostri uomini celebri non seppero una parola di Slavo ; il Tommaseo ha scritto le Istrize-lo Strafico dolevasi di aver dimenticato la sua cara lingua materna. Dunque in certi casi ognun per sè, e Dio per tutti. P. T. --------- PUBBLICAZIONI Alberto Boccardi. — La donna nell'opera di Henrik Ibsen. Trieste, Balestra, 1893. Giuseppe Garzolini. — Contro la conferenza.. Trieste, Balestra, 1893.