ANNO VIL Capodistria, 1." febbraro 1873. N. 3. LA PROVINCIA Giornale degli interessi civili, economici, amministratiti DELL'ISTRIA, ed organo ufficiale per gli atti della Società agraria istriana. Esce il 1 ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno f.ni 3; semestre e quadrimestre in proporzione. >— Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. _^^ Invitiamo tutti quelli fra i nostri signori abbonati, elie non a-vessero ancora pagato il prezzo ti1 abbonamento, a farlo prontamente a mano degli incaricati alla riscossione, oppure del redattore «lei giornale, onde questi non sia obbligato di sospendere loro la spedizione. ATTI UFFICIALI DELLA SOCIETÀ AGRARIA. Sicurezza pubblica Abbiamo ricevuto la seguente lettera. » Presso i popoli incolti e barbari la vendetta si traduce con misfatti di sangue, in molte contrade della nostra provincia, si compie col far scempio atroce degli altrui poderi collo straziarne cioè coli' atterrarne le piante fruttifere, i gelsi eretti e vigorosi, col tagliarne vicino al suolo lunghi filari e pergolati di viti e perfino cd-l'incendiarne gli accatastati manipoli delle biade sulle aje. „ Questi misfatti che pur troppo sono frequenti tra noi, e che addimostrano tutta la viltà a la ferocia di cui è capace un'anima umana, sono, nel massimo numero dei casi, impuniti per dif-fetto, come suol dirsi, di prove legali. Egli è quindi tanto più necessario di combatterli con mezzi morali educativi, che sono i soli con cui Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. __ n si può sperare di farli cessare. Sarebbe deside-„ rabile adunque che fossero resi pubblici su que-„ sto Giornale tutti i casi di vendetta agraria che „ occorrono nella nostra Provincia, all'effetto che, „ resi noti ai Parrochi ed ai maestri delle scuole „ particolarmente rurali, quelli dall' altare li ricor-dassero con esecrazione ai devoti, e questi li ci-„ tasserò ai loro alunni con parole tali da ispirare ,, nei loro animi un orrore salutare contro cosi „ scellerata enormità. „ Questa lettera sembra la eco di un grave lamento espresso già dalla nostra giunta provinciale, nella relazione generale sulla sua gestione della chiusa della sessione dietale del 1871 in poi. A pagina 24 di quella pubblicazione, sotto la intestatura, Gendarmeria, si leggono le seguenti parole „ Seri e crudeli misfatti contro le persone „ e le proprietà conturbarono la provincia in que-„ sfanno e richiamarono più che mai la genera-„ le attenzione sulle deplorabili condizioni della „ sicurezza pubblica, facendo nascere per conse-„ guenza, anche vivo il desiderio di forti ed ur-„ genti provvedimenti atti a ricondurla, nei luo-„ ghi dove essa apparisce più minacciata, a più „ soddisfacenti risultati. „ „ Sorpassando ai casi di furto, di malizioso „ danneggiamento, di pubblica violenza e di appi-„ cato incendio frequentemente succedeutisi entro „ la zona di territorio che comprende parte dei „ distretti giudiziari di Montana, Parenzo, Rovigno, „ Dignano, e Pola, basti ricordare le violenti ra-„ pine, le uccisioni e gli omicidi commessi e tan-„ tati nella località di Roveria e più particolar-r mente la rapina avvenuta nel passato inverno sul- -i 156 w.« (J . .« OliJiUu-i „ la strada fra Pisiiio e Lindaro e la grassazione „ perpetrata pochi giorni dopo sulla strada tra » Dignano e San. Vincènti'nei quali due fatti un „ gendarme perdette miseramente la vita ed altri „ due vennero gravemente feriti.''. La chiusa del capitolo è la seguente. „ Da questa esposizione si conosce quanto „ vennero gradatamente a peggiorare le condizio-„ ni della pubblica sicurezza nella provincia d'I-„ stria, e come sia di urgente necessità il provve-„ dervi coi mezzi più appropriati ad assicurare „ e proteggere uno dei principali diritti dei suoi „ abitanti. „ Risulta, dalla stessa officiale pubblicazione, come la nostra rappresentanza provinciale, in presenza di tanto danno, abbia iniziato pratiche, presso le competenti autorità governative, onde venire, d'accordo, alla scelta di modi adatti per toglierlo od almeno scemarlo, e pur troppo colà anche rilevasi, come i rimedi concessi, oltrecchè costosi alla provincia, sieno di molto inferiori alla esigenza del male ; un aumento di gendarmi e di posti di gendarmeria ò poca cosa, perocché se giova ad impedire qualche misfatto prestabilito, o facilitare lo scoprimento degli autori di taluna enormità consumata, non può bastare a togliere la radice del male che non si estirpa se non si scopre, e non si scopre che con attento paziente studio fatto da chi conosce a fondo l'indole del paese e ha guida, all' indagine della origine del pervertimento, l'affetto. Frattanto è ben dura cosa il pensare che in u-na provincia netta di selve e di altri scabri o nascosti ritiri, seminata in tutta la sua non significante ampiezza di borgate abbastanza popolose, posta nel centro della colta Europa ed annessa ad u-no stato di cui l'organizzazione amministrativa da molti si cita con ammirazione, succedono sì frequenti e per lungo tratto di tempo, fatti che non dovrebbero immaginarsi possibili, che quale mal frutto di forti sconvolgimenti sociali o politici. Prima indispensabile condizione al miglioramento delle nostre sorti, specialmente economiche, si è la sicurezza della persona e della proprietà, poiché, fra le angustie ed i danni, non è possibile il risveglio dell'operosità, la quale, se è una fatica, merita la ricompensa della sicurezza de' suoi prodotti. I molti incoraggiamenti allo sviluppo della a-gricoltura, il credito agrario, saranno vani ed impossibili fino a tanto che penda il pericolo dell'annientamento dei raccolti, e le dotte disquisizioni sul Vf .r.himSoqcrr .117 OfcK/ modo di arricchire, non saranno che scherno per la dove il cultore del suolo è posto nella condizione dell'ape che, fabbricato il miele, vede una bestia od una mano che lo divora o rapisce. 4 Nelle misere condizioni in cui versiamo ci è grave il carico delle imposte, ma il sagrifìcio ci valga almeno la sicurezza, senza la quale è impossibile lo sviluppo dei mezzi necessari a soddisfarle. '.I T T fì Cronaca. Sappiamo che il prof. Alberto Errerà di Venezia redige un opera sulla industria e marina dell'Adriatico superiore all'Esposizione di Vienna nella quale naturalmente si occuperà molto anche della nostra provincia. Nel desiderio che anche qui (come altrove si fece) gli vengano forniti tutti i dati i più importanti — eccitiamo il nostro Comitato per l'Esposizione di Vienna a mandare al prof. Errerà (Venezia) l'elenco degli industriali e dei prodotti iscritti pel-l'Esposizione di Vienna ed eccitiamo anche gli industriali o i marini, gli autori di pubblicazioni industriali o marittime a fargli avere le notizie che possano far meglio conoscere il paese in una opera come questa destinata a così grande occasione. Astrazione nautica in Italia Fra le cause che hanno concorso a ritardare lo svolgimento della industria navale in Italia, vuoisi annoverare anche il difetto di istruzione nautica. Soltanto il governo sardo inviava alcuni fra i migliori giovani, usciti dalla Facoltà matematica, alla scuola del genio marittimo (di Lorient ed ora di Parigi), e gli altri Stati della penisola non avevano, in generale, quella cura che si addice a scienze e ad arti così importanti, come le marittime. L'insegnamento nautico invece si diffuse gradatamente in Italia, e andò di pari passo collo svolgimento dell'istruzione industriale e professionale. (1). Alle arti marittime attandono però anche istituti proprii, che pella parte tecnica danno diplomi di capitano di lungo corso, di capitani di gran cabotaggio, di costruttori navali di 1 e 2 classe e di macchinisti. E vi sono (fra noi) istituti in cui si uniscono le sezioni tecnithe e la sezione di marina mercantile. Le scuole nautiche in Italia furono istituite a Tra- pani nel 1831, ad Ancona nel 1860, a SI Remo nel 1860, a Recco nel 1862,. a Rimini (scuola comunale) nel 3862, a Messina nel 1863, a Rapallo (comunale) nel 1865, a Procida nel 1866, alla Spezia nel 1866, a Chiog-gia nel 1867, a Yoltri nel 1867, ad Amalfi nel 1868. Gli istituti di marina si istituirono a Genova nel 1860, (Istituto o scuole serali), a Napoli nel 1862, a Livorno nel 1864, a Palermo nel 1864, a Piano di Sorrento nel 1866, a Savona nel 1866, a Venezia nel 1867. Nel 1796 il Granduca Pietro Leopoldo ordinò eoa suo motu proprio la formazione- di una scuola nautica a Livorno. Vi si insegnava il francese, l'inglese, ]a matematica, e l'idrografia. Nella-, seconda sezione ( clié doveva avere la sua sede a bordo, di una nave dello Stato) si ammaestravano ed esercitavano-i giovani nella nautica di altura, nel pilotaggio e nella manovra navale. La scuola durò fino alla prima invasione francese.. E nel 1812 i francesi istituirono una cattedra dì matematica e nautica, affidandola all'illustre G. Doveri. Se-nonché pochi furono gli allievi di nautica fino al 1842; in cui esso abbandonò lai cattedra ed altri lo sostituirono, ma sempre con pochii alunni. Nel 1854 fìi erettala scuola di marina militare e quella, di nautica venne soppressa. Dopo il 1860 fu ripristinatai una- scuola nautica ma era troppo scarsa all'uopo: e nel 1863 si stabilì il R. istituto di marina mercantile.. (2). Il R. Istituto tecnico-e di marina mercantile in-Napoli fu eretto con R. Decreto>30 ottobre 1862. Il R. istituto di marina mercantile di Piano di Sorrento fu fondato con R. Decreto 22 novembre 1866, in sostituzione della già. esistente scuola di nautiea e costruzione. L' istituto ha. un albero di manovra alto 18 metri circa, del valore approssimativo dì 9000 lire, completamente attrezzato e fornito dii tutte le vele occorrenti. Fin qui non Si distribuirono premi agli alunni, ma questo anno il Comune di Meta deliberò di accordare medaglie di argento e d'oro ai più meritevoli. Il locale fu conceduto in proprietà al Comune di Piano coll'obbli-go di erigere^ l'Istituto di marina. La scuola di nautica e-di costruzione navale in Procida fu fondata con R. decreto 22 novembre 1866^ iq surrogazione della, scuola, nautica municipale esistente fino dali te$Ì0aurai03 cb Murarmi atavoit aff •> Il R. Istituto di mariiia mercantile* di Palermo fu fondato con R. Decreto 30 ottobre 1864 in sostituzione del Collegio nautico Giveni — Trabia istituito nel 1788. La durata dei corsi è-di 3 anni ; l'esame di ammissione è il medesimo che pella licenza della quarta classe elementare. Ci è un corso preparatorio. L'istituto ha uu convitto annesso-capace di 70 convittori, e una biblioteca di 227 opere (607 vol.). L'istituto reale di marina mercantile di Genova, le cui cattedre erano già nella scuole tecniche della Camera di Commercio, venne fondato nei 1865. In quest' anno si fecero acquisti di materiali scientifici importanti, di apparecchi ed attrezzi relativi alla navigazione, alla attrezzatura e manovra. H.;)7 La provincia ed il Comnne di Forlì' concorrono in parti uguali al mantenimento della scuola di Rimini. Gli alunni non pagano tasse. L'edificio è di proprietà municipale. La scuola nautica di Rapallo fondata dal Comune, è mantenuta a sue spese; col concorso della provincia di Genova. Agli alunni il Comune accorda premi di libri, carte o strumenti relativi alla navigazione, per ut» valore di cento lire. La tassa di iscrizione è di lire 13 ne sono esonerati i giovani poveri e distinti per ii -gégno. La scuola nautiea di Recco fu fondata con R. Decr. ■ 2. nov. 1862. éàeq s ,t Il R. Istituto di Marina mercantile di Savona fu eretto con R. Decr.. 22 nov. 1866 in sostituzione delia presistente scuola di nautica. La souola nautica di Spezia fu fondata con R. Decr. 22 nov. 1866. La scuola preparatoria di nautica di Voltri è libera; fondata e mantenuta dal Comune di Voltri. Gli alunni non pagano tasse scolastiche. Vi è una biblioteca di 320 opere (1200 vol.). • „ Infine la scuola superiore, navale di Genova or non ha guari istituita soddisfa largamente a tutti i bisogni degli Italiani in argomento. ■irf> r^q aia obito ,9iinoloo orinoti 'öllarr qi 1) Le Sezioni più numerose (SO) riflettono l'agronomia e l'agrimensura: se ne contano 16 pei capitani di gran cabotaggio e 8 pei capitani di lungo corso. 2) Il R. Decreto è del 1864. Ci è nell'istituto un albero pe-gli esercizi mannesohi (ÜÜ0Ü lire) e una lancia pelle escursioni didattiche. Un modello di nave serve alle esercitazioni gratuite degli alunni. Si istituirono poi utilissimi corsi popolari di geometria elementare, meccanica, fisica e chimica con 81 alunni artigiani. •om;n^iG ih E. Navigazione a vela e a vapore. Ma itre ferve la questione fra il predominio dei piroscafi e la perduranza dei velieri e le Società marittime istriane e dalmate trasformano il proprio naviglio crediamo (che scevri da spirito di parte), senza più, si possa venire a conclusioni precise sull' avvenire della navigazione a vela e di quella a vapore, conclusioni che noi crediamo essere le seguenti: L Non può il piroscafo a grande velocità far concorrenza al veliere nel trasporto delle merci, pel grande consumo di combustibile. I pacchetti postali poi devono avere gran velocità per T obbligo della regolarità dei viaggi fatti in piccolo tempo ; e per tutto ciò le sovvenzioni governative devono almeno per ora diminuire le spese. II. Soltanto i bastimenti misti, quelli cioè che sono muniti di una macchina ausiliaria, e si servono moltissimo della vela, possono far concorrenza ai velieri: e questi ultimi come di già avveune quasi del tutto, scompariranno nella navigazione di cabotaggio. III. Possono i bastimenti misti esser usati con maggiore vantaggio che la vela nelle linee di navigazione propriamente dette; dacché in esse la regolarità dei viaggi si rende più necessaria che la brevità; e d'altronde i bastimenti misti godranno sempre il grande vantaggio nel trasporto dei passeggieri. IY. I bastimenti misti stessi però si rendono dispendiosi più che i velieri quando la navigazione è di lungo corso; e però questa è riservata con vantaggio ancor per molto tempo alla vela. Y. I bastimenti a vela apporteranno sempre lucro quando saranno impiegati in una navigazione avventizia e senza obblighi: e la navigazione a vela resterà sempre, per così dir«, una piccola industria vantaggiosa, e potrà farsi su larghe basi. Queste sono le conclusioni alle quali ci scrivono i profossori Alberto Errerà e G. A. Zanon essere pervenuti nei loro studi in proposito. Il signor Tomaso Sotto Corona, diligente Bachicultore istriano, ha pubblicato nella Gazzetta del Villaggio che si stampa in Roma il seguente articolo, che ci piace riportare nelle nostre colonne, onde sia più diffuso e conosciuto in Istria, il che vogliamo ritenere gli sarà anche gradito. Osservazioni sulla flacidezza del Baco da seta di Tommaso Sotta Corona di Dignano. Esistenza della flacidezza. L'esistenza della flaeidezza si desume dalla deposizione agglomerata delle uova, ed anche dalla disposizione di esse in semicerchio ; dalla presenza di uova infeconde, miste alle fecondate deposte da una sola farfalla; dalla scarsezza delle deposizioni, e finalmente dalla poca vitalità e dalla morte precoce delle farfalle. Cause che producono la flacidezza. Sono da annoverarsi fra esse: Il chiudere i locali di allevamento specialmente se i bachi sono troppo agglomerati ed in ambiente angusto, per cui sviluppasi un'afa ed un caldo pesante, da impressionare fortemente l'educatore al suo entrare nella bigattiera; La foglia di gelso giovine coltivato in terreno umido, o semplicemente giovine e soverchiamente acquosa e quindi sprovvista di prineipii nutritivi ; La foglia fermentata, od anche bagnata, e poco asciugata. La fermentazione dei letti per difetto di mute, ciò che accade quasi sempre col sistema dei pezzoni adottati nel Goriziano e nel Friuli, ove non di rado raggiungono lo spessore di 50 centimetri. Anche la foglia di questo gelso adulto, i cui rami si tagliano ogni anno siccome troppo acquosa, e spesso non incartata e lucente ma di un verde opaco, devesi ritenere una causa della flacidezza accidentale. Contagiosità della flacidezza. Nel 1871 un coltivatore educava 6 grammi di seme i cui baeolini perivano di flacidezza interamente dalla prima alla terza muta. Educava ancora nella stessa casa, ma in locale appartato una gramma di seme assolutamente immune da corpuscoli, e senza alcuna disposizione alla flacidezza. Dalla detta gramma raccoglieva 4 funti di bellissimi bozzoli indegini, dai quali si ottenne seme che fu distribuito nella scorsa stagione a 4 educatori in due posizioni diverse. Dopo la terza muta in questi quattro allevamenti comparve la flacidezza che non cessò di mietere delle vittimo sino all'im-bozzolamento, per cui non vennero raccolti che funti 55 di bozzoli per ogni oncia di 25 gramme, mentre altri allevatori di seme esente da pebrina e dalla flacidezza ereditaria raccoglievano in monte nelle stesse località funti 81 di bozzoli per ogni 25 gramme di seme, compresavi qualche partitella che ne rese 100 ecc., e qualche altra lasciata contagionare dalla pebrina che ne rese soltanto 50. Il seme prodotto da un allevatore vicino al mare da f.ti 100 di bellissimi bozzoli venne distribuito in Carnia e nell'Istria, ha dato i seguenti risultati: Nella Carnia, prodotto quasi nullo. Nell'Istria ove la metà di prodotto, ove il quarto. 1 All'esponente che aveva visitato una trentina di farfalle, trovate immuni da corpuscoli, ed il seme sano anche nel mese di marzo, e prima di porlo ad incubare, la produzione si elevò a f.ti 65 per on- cia>_Erano quattro oncie in sacchetti ottenuti dal confezionatore senza le farfalle ed un oncia di industriale su carta. Sulle prime non si potè quindi praticare alcuna scelta al microscopio all'infuori di quella di scartare le deposizioni scarse, le agglomerate, e quelle miste di giallo. Si osservi che i bachi venivano educati dai coloni friulani sui pezzoni i cui letti avevano uno spessore di 50 centimetri alla maturità dell' inset- to. Visitati però» i pezzoni stessi con attenzione, non vi si trovarono morti, ed i bachi salivano ed imbozzolavano abbastanza presto. Si osservi ancora che il seme, che era stato deposto in fogli di carta, presentava molte uova infeconde; per cui il seme aderente al foglio acquistato dal sottoscritto dovette essere staccato dalla carta e ben lavato in gennaio e prima dell'incubazione, pratica che suole usare ogni anno stimando utilissimi i due lavacri a togliere quei minuti agenti di fermentazione capaci di ingenerare la fla-cidezza e che possono rimanere aderenti al guscio delle uova. Il proprietario e confezionatore del seme di cui si tratta ne educò nella scorsa stagione baco-logica in due località presso al mare divise da questo, distante una dall'altra 6 miglia e lontane da altri allevamenti l'uua un miglio, e l'altra seir per la strage operata dalla fìacidezza non raccolse che f.ti 60 di bozzoli con 5 once di seme, prodotto che corrisponde a f.ti 12 per oncia da 2.5 oncie dello stesso seme, e della stessa confezione, ma lavato ripetutamente, ebbe la soddisfazio-j ne di veder raccogliere da 6 grammi f.ti 22 20-32 e del resto f.ti 60 per ogni oncia di 25. gramme. Conclusione. T Per evitare la. fracidezza devonsi attenta-! mente esaminare i bachi nella terza muta, e più che mai alla salita al bosco onde accertarsi che I non vi esistano morti bianchi; che nella inramatura anneriscono e si sciolgono dopo seguita la loro putrefazione. 2* Si deve badare attentamente di far viaggia-j re i bozzoli poco agglomerati, onde le crisalidi non I si riscaldino,, e di far seguire il. trasporto non con carri ma con calesse o carrozza sulle molle, o meglio ancora con ceste portate a mani ò» sulla testa, mentre sui carri coi violenti e continui balzi le ! crisalidi soffrirebbero.. 3° Si abbia somma cura nella confezione scartando quelle partite che presentano qualche per cento di farfalle corpuscolose, e con maggior rigore sotto il rapporto della fìacidezza quelle che offrono delle crisalidi morte, o presentanti dei fermenti a coroncina nello stomaco, e finalmente quelle partite che hanno crisalidi con macchie nerastre sui lati del corpo,, e più specialmente quelle i cui margini dell' ali o tutte le ali si presentano anne-I rito. 4" Confezionando s'eme industriale si faccia sem- pre deporre su tela, e mai su carta o cartone, e ciò per poterlo agevolmente staccare, onde assoggettarlo poi ad abbondantissimi lavacri d'acqua-fresca, i quali dovranno esser ripetuti 15 giorni prima dell' incubazione. 5* Tanto le cellule, quanto le tele col seme aderente non si tengano mai ammonticchiate, ma sempm appese ad una ad una, in modo che l'aria, che dovrà mantenersi sempre pura, possa cii-colarvi. 6" Si raccomandi ai bachicultori di allevare i bachi almeno a 18" R. sino all'imbozzolatui-a adoperando stufe igieniche in lamiera di ferro, insistendo di mettere il seme in incubazione soltanto quando si può essere sicuri che alla nascit i la foglia sia bene formata, mentre somministrando ai bachi la foglia troppo immatura essa potrebbe far insorgere la fìacidezza e sicuramente il giallume nell'ultima età. Dignano, settembre 187%/P // Estratto dalla Relazione dell'Istituto dei Sordo — Muti di Gorizia ed Istria dell' anno 1868. u II giorno 7 Marzo 1855 iù trovato in un bosco dell' Istria presso Montona un fanciullo dell' apparente età di 11 — 12 anni, il quale non ebbe il dono della favella. — L'I. R. Autorità dell'Istria, tenendolo per un sordo —muto, lo fece conlurre in quest'isti tuto allo scopo di rilevare la sua provenienza. Ma ohimè ! e-gli aveva sano l'organo della favella, e non sapeva pronunciare nessuna parola, non rispondeva alle dimat; de fattegli in lingua italiana, slava, friulana e tedesca sebbene l'udito non gli mancasse, nè intendeva il linguaggio generale del gesto, sebbene il senso della sua vista fosse perfetto. L'infelice, allorquando fu rinvenuto nel bosco, ebbe la veste d'Adamo prima che u-sasse la stoffa del fico. Mostrava costantemente un av -versione per i soliti cibi cotti e conditi, mentre si pasceva, quando poteva farlo, delle crude erbe dell'orto, delle corteccie d'albero che rodeva coi denti dal tronco, degli avanzi delle ortaglie gettati dalla cuciniera, e prendeva li mira per depredare perfino la mangiatoja dei majali. In seguito a diligenti pratiche intorno alla sua provenienza si rilevò soltanto, che otto anni prima era andato smarrito un fanciullo di tre anni sullo alpi fra il nostro Tolmino e la Carniola. E probabile che quest' infelice fosse stato lo stesso, n Così sta stampato in detta Relazione del 1868, tredici anni dopo che fu trovato l'uomo belva nei dintorni di Montona, e benché siano trascarsi buoni quattro anni dopo una tale pubblicazione, avendo per caso trovato l'opuscoletto, mi viene l'estro di resuscitare questo curioso avvenimento che, per quanto mi consta non fù bastantemente apprezzato dal pubblico, mentre a mio credere avrebbe dovuto destare il massimo interesse e sarebbe stato in altri tempi meno preoccupati di politica un terno al lotto per le appendici di giornali., , jr, on ißfri onflatiet is non eifldtafr Io ho interpellato nel 1868 forse una quarantina di distinte persone dell' Istria se si ricordassero di questo fatto, poiché a me sembrava d'averne letta la notizia 'in un foglio, ma nessuno più se ne ricordava, ed è facile che una semplice notizia di Gazzetta non più ripetuta venga dimenticata, suppongo che fra i lettori della » Provincia « qualcuno saprà anche trovare il numero del Giornale, probabilmente dell'Osservatore Triestino, che raccontò nel 1855 il fatto. Proviamo di commentare il parere emesso dalla direzione dell'Istituto de' sordo muti. Essa dice, aversi rilevato: che otto anni prima che fù trovato il fanciullo selvaggio, sia sulle Alpi fra Tolmino e la Carniola andato smarrito un fanciullo di tre anni, e ritiene probabile che quest' infelice sia (stato quel fanciullo smarrito! Io qui non ci trovo nesso: Un fanciullo di tre anni non può inselvatichire come una lepre giovane che si espone in un bosco, esso deve necessariamente perire senza l'ajuto umano.— Dunque il bambino di tre anni dovette esser raccolto da uomini che gli diedero una conseguente educazione da coniglio senza provederlo peralto della buona pelliccia che il Creatore accordò a quella bestiola fcondensandogliela a misura che cresce il freddo. — Gli educatori del bambino dovettero esse: del vicinato di quelle Alpi, poiché da luoghi lontani non si va raccogliere fanciulli per fare simili esperimenti naturalistici. Finalmente questi educatori dovettero trasportare il fanciullo selvaggio in Istria e molarlo (:come dicono i cacciatori:) in un bosco presso Montona, come se h Tolmino e nella vicina Carniola non vi fossero dei boschi. — Tutto ciò è possibile, ma non verosimile, assolutamente impossibile poi è, che un bambino abbandonato nelle Alpi all'età di tre anni possa vivere in istato selvaggio, arrivare all'età di 12 anni o giungere dalle Alpi fra Tolmino e la Carniola nudo ed inosservato nel centro dell' Istria ! Abbiamo veduto de' fanciulli nudi andare pel mondo con caravane di Zingari, ma questi fanciulli mangiano carne cotta o rosta di animale anche crepato e ^parlano qualche lingua. — Non v' ha dubbio che il fanciullo in discorso sia stato la vittima d'un delitto, gli autori del quale non a-bitavano lontano dal bosco ove fu trovato; l'Autorità cui fù consegnato il trovatello, poteva constatare che e-gli vedeva ed udiva, e condotto attorno per le case e stalle del vicinato o presso qualche caverna accessibile, il fanciullo avrebbe dato segni di riconoscere il luogo ove passò la triste sua infanzia. — Il fatto non è nuovo, ma interessante per se e per la poca sensazione che destò, pensare che si abbia a-vuto il cuore di educare da vera bestia un bambino che aveva sortito dalla natura tutti i sensi fa raccapricciare ! e la scoperta del misfatto avrebbe certamente somministrato dei dati importanti alla fisiologia e psicologia. — L'Istria avrebbe avuto il suo Gasparo Hanser il quale comparve dell'età di 16 —17 anni a Norimberga con una lettera in mano nell'anno 1828. » Esso sapeva leggere e scrivere, ma non sapeva indicare ove passò la sua gioventù, essendo stato sempre rinchiuso. Nel 1829 riportò una ferita da persona ignota. Ai 14 decembre un altro incognito gli diede una coltellata da cui perì. — Mai si ha potuto scoprire né la sua origine, né gli autori dei due attentati. — Desideriamo migliori sorti al nostro trovatello. Un abbuonato. ritardata Gr atz, dicembre (brano di lettera) A questa università, come alla più vicina accorrono quasi tutti i giovani italiani della monarchia; cioè Trentini e quelli che vivono tra l'Isonzo ed il Quarnaro. È quindi naturale ch'essi trovandosi in paese straniero, si stringano le destre vivendo in affettuosa unione, la quale, or sono due anni s' era fatta molto intima mercè la costituzione di una società che si chiamò - degli studenti i-taliani-1 soci ascendevano a ben ottanta. Due stanze erano a loro disposiziono nelle quali a ciascuno parea di trovarsi in grembo della sua famiglia : nell'una libri e giornali, tra i quali i migliori delle nostre provincie e del Regno, tutti spediti grafe dalle gentili Redazioni: nell'altra un cembalo, intorno al quale di frequente si radunavano i giovani per cantare le canzoni della lontana patria. Tutto procedeva benissimo ; ma signorsì che il pomo della discordia venne a zuzzolarvi in mezzo, cagionando lo scioglimento del geniale ritrovo; nè più sarebbe esso che una ricordanza, ove una mano forte e coraggiosa, lottando contro l'indifferentismo e la diffidenza, superando infiniti ostacoli non avesse ricondotta la società a nuova vita, proponendo di giunta nella medesima un circolo filologico che quanto prima verrà fuor di dubbio preso in deliberazione dai soci. — Se la società degli studenti italiani ora rivive, si deve applaudire il di lei fondatore e presidente il sig. Guido d'Angeli studente di legge. Ancora due parole sulla società per soccorrere gli studenti italiani bisognosi e poi chiudo. La commissione direttrice fece un caldo appello alla generosità dell' Istria, di Trieste del Trentino e del Goriziano. Tutti largamente vi risposero; ma l'Istria che fornisce il maggior numero di studenti poveri, col mezzo della sua Giunta elargì appena quaranta fiorini. Epperciò, mio caro amico, dovreste interessarvi presso le società filarmonica e filodrammatica acciocché preparino al nobile scopo suindicato un grande trattenimento. Io vado sicuro che la nostra animosa e gentile Capodistria non vorrà certo in questa circostanza venir meno al nome ben meritato che gode e darà l'iniziativa alle altre città della provincia. — Capodistria, 30 gennaro 1873. Il giorno 26 di questo mese ebbe luogo la quinta radunanza generale della Società di mutuo soccorso fra gli artieri ed operai. Intorno a questa utilissima istituzione cittadina abbiamo altre volte spesa qualche parola, ed ora pubblichiamo di buon grado un estratto dell' ultimo protocollo di seduta, da cui si fa chiaro come questa associazione abbia ottenuti splendidi risultati nel primo triennio di sua vita. Presiedeva la convocata Società il sig. Cristoforo D.r de Belli il quale aperse la seduta esprimendosi presso a poco ne'seguenti termini: Andar lieto di poter dirigere dalla istituzione della Società nel dicembre 1889 la quinta seduta generale, dovendo, per le norme statutarie, dar fine alla propria presidenza. Riescirgli di gran conforto il poter notare come la maggioranza dei soci rimanesse fedele al priuCipio della mutualità non traviando dal retto sentiero; potersi ora dire positivamente avverate le previsioni e non fallite le speranze, poiché la Società dimostrò d' essere capace di vita a vantaggio della classe laboriosa, a decoro della città. Se anche essere ristretto il numero dei rimasti questi presentare tutte le guarentigie di solidità per l'amore al lavoro ed all'ordine. L'esempio potrà trarre nuovamente i fuorviati. Non voler scendere a particolari sull' andamento della gestione sociale perchè il Segretario sarà per esporre tutto nella sua relazione, solo sentir bisogno, nell' atto di cedere la Presidenza, di raccomandare alla Società tutta d' aver in mira unicamente lo scopo morale ed economico; andar sicuro che gli onorevoli che succederanno nelle cariche sapranno e vorranno indirizzarla a raggiungere questo intento. Quantunque per la maggior carica cittadina conferitagli non possa più occuparsi direttamente, pure promettere e quale socio e quale cittadino e quale autorità di prestarsi sempre ove potrà tornar utile all'istitu- iti zione ; dare infine in nome proprio e de' colleghi di Direzione il più cordiale saluto ai soci. Dopo ciò il segretario dava lettura della propria relazione e si esprimeva : Signori ! È il terzo anno di sua vita che ora compie la nostra Società, ed anche questo con felicissimo esito, sebbene la fortuna non sia stata sempre a lei tenera amica. Il bene fu qualche volta offuscato dal male : se da una parte fecero capolino le solite contrarietà, di cui specialmente in un sodalizio di molti membri, se ne esperimenta le fatalissime conseguenze, dall'altra però eb-bimo anche dei conforti insperati. Le numerose diserzioni de' soci ordinari recarono è vero un male materiale al sodalizio, ma di rincontro lo sollevarono da un peso e materiale e, quel che più monta, morale. — I negligenti, i trascurati, i dissipatori, quelli che si dimenticano della gran massima di risparmiare oggi quello che domani potrebbe tornar loro di immenso sollievo, si allontanarono dalla Società, il più delle volte sotto frivoli pretesti, e ve ne furono perfino di quelli che, dando tristissimo esempio di immoralità, si allontanarono dopo aversi intascata un più o meno significante sussidio di malattia, — né ciò deve punto scoraggiare i rimasti, i quali quando uniscano i loro sforzi, perseverino nel bene, non si lascino trascinare ad atti inconsulti e che possano pregiudicare l'esistenza della Società, la vedranuo ognor più prosperare e raggiungere istessamente il santissimo scopo che si è prefisso: quello cioè — e non lo si dimentichi mai — di soccorrere l'operajo ammalato. Non voglio perciò nascondervi la ingrata impressione che provo, riflettendo che nel Consorzio si inscrissero 364 soci ordinari e che di questi soltanto 212 trovatisi presentemente registrati nella matricola; ma di loro abbiamo già troppo parlato e veniamo senz'altro a discorrere de' nostri interessi, nella speranza che rinsaviranno, quando l'esperienza, gran maestra di tutti, li avrà fatti persuasi del grave male che procurarono a se medesimi. — La Società non fu dimenticata anche nel decorso anno dai cittadini, perchè ella ebbe in dono e libri ed orsetti ad uso della Cancelleria ed altre cose di mi- DO nor conio, né i sodalizi delle città sorelle istriane la trascurarono, poiché da quella di Pola s'ebbe comunicazione del reso-conto^ annuale, e da quella di Pirano venne partecipata l'inaugurazione della bandiera sociale e vi fu scambio di fraterni saluti e di reciproche testimonianze di affetto. Durante l'anno non si potè dar vita ad alcuni progetti che la Vostra Rappresentanza aveva in animo di effettuare, o perchè non vi fu reale necessità, o perchè, frappostosi jjualche impreveduto ostacolo, questo sospendeva di conseguenza il compimento dell'iniziato progetto. Kon si stette però con le mani alla, cintola, che fu provveduto anzi dalla Vostra Rappresentanza con pazientissima cura ai veri interessi del Sodalizio. Infatti ella si. radunava dodici volte nel corso dell'anno e deliberava sopra moltissimi argomenti relativamente importanti l votò- sopra trentasette- domande di cittadini che volevano, inscriversi tra i soci, del Consorzio, quattro delle quali venivano respinte per essere di persone prive dei requisiti richiesti, dal nostro Statuto; passò, in esame i Reso-conti mensili sulla' gestione- sociale già, regolarmente' riscontrati dal Comitato di revisióne* fissando-di voltai in volta, gl'importi del civanzo. di Cassa per iL loro, collocamento, alla Casr sa di, risparmio triestina; diedesi, premura di: nominare- un nuovo Bibliotecario, in sostituzione del sig.. Giuseppe Quaisser che trasportò, il, suo. domicilio, a M,uggia, ma essendo, car duta, la nomina, sopra, persona che- declinò, dall' assumere r Incarico, non si potè fiaora,sostituirlo, e per inr tanto, fungeva, In. via, provvisoria il sig. Vice-Segreta,-rio; accordò- straordinari sovvegni a- quei soci a cui non spettava di diritto, il sussidio di malattia per non aver ottemperato appieno- alle prescrizioni dello Statuto e Regolamento, ma ciò soltanto in via di specialissima grazia, ed in riflesso alle eccezionali circostanze di famiglia e dopo maturo e-coscienzioso esatile; escluse d'officio qualche socio^ interpretando il senso letterale dell'art. 6' lett. a dello Statuto^ dichiarò decaduti dal loro mandato due membri del Consiglio, che, non curando gl'interessi sociali, mancarono a diverse sedute senza opportuna giustificazione e passò, a tenore dell'art. 33 dello Statuto, alla elezione di due nuovi Consiglieri nelle persone dei signori Tommaso Grio e GBattista Padovan ; nominò a membro del Comitato di Revisiona,* in luogo del sig. Ernesto Cosciaacich, trasferitosi a Trieste, il socio onorario sig. Giorgio de Pavento, e ciò-onde non lasciar scoperta una, carica molto importante, tanto, più che degli altri due Revisori, uno, ah' è-il sig. Nazario Demori, non poteva prestarsi, essendo, afflitto da lunga malattia ; e finalmente provvide con saggia, deliberazione acche i membri del Consorzio sieno tutti obbligati a. subire la rivaccinazione quando l'epidemia vaiuolosa invase anche la nostra, città, nè con ciò fece atto abusivo come da taluni potè credersi,, ma interpretò puramente il vero spirito dello Statuto e del Regolamento, con cui appunto si vuol prevenire il male e combatterlo con tutti que' mezzi, che la scienza sa suggerire. Non tutti è vero si uniformarono a questa utilissima misura, preservativa, e si ha.il conforto di notare che dei rivaccinati soltanto uno fu colto da, leggiera varicella in breve superata, mentre degli altri non rivaccinati sei furono affetti da più o meno grave esantèma. Il giorno 14 luglio del 1872 sarà sempre giorno memorando per la Società nostra.. Le donne Capodi-striane che mai vennero meno al grande principio di solidarietà e che la più incontri lo consacrarono con le loro nobili e spontanee dimostrazioni,, vollero dar pubblico e splendido pegno della loro parteeipazione al bene del nostro Consorzio* Guidate esse dalle cortesi ed egregie signore Adele- Santini de Rin, Prance-sca Vidacovich ed Anna Cobol offrirono in dono alla Società, accompagnandola con indirizzo, inspirato a generosissimi sentimenti, la bandiera già stabilita dallo Statuto., Quest' atto, tornar deve a sommo conforto per noi, perohè cii fa chiara, testimonianza come la nostra Società. sia, tenuta in, grande- estimazione presso ogni ordine- di. cittadini. Ed. ora. che noi abbiamo ili nostro vessillo, è nostro sacro debito di; conservarlo puro come ci fu consegnato,, e fare di; lui; l'emblema veritiero dell'unione, della fratellanza^ della reciproca confidenza e della moralità^. nè permettere-che-tra le-sue pieghe nascondasi o facciasi, strada poco, per volta il disamore al lavoro,, il seme della discordia,, le estreme intemperanze di, partito* Prima però* che- questa nostra divisa possa mostrarsi in pubblico è d'uopo che venga, com'è costume, consecrata colle solite ceremonie, che venga in una parola inaugurata con apposita festa. A tutto cotesto- fu già. pensato dalla Vostra Rappresentanza, la quale in una sua seduta, dopo sentito il parere e le- proposte di un Comitato a ciò precedentemente officiato, deliberò sul modo di tenere siffatta festa. E se fino ad oggi non ebbe luogo, non deve ascriversi tale ritardo, che al fatalL-simo concorso di molte imprevedute circostanze; come a dire, la sopraggiunta epidemia vajuolosa, che prese piuttosto andamento allarmante, i tempi costantemente tristi e piovosi, la coincidenza della chiusa dell' anno che porta seco aumento di lavori, — ed infine lo scarsissimo ed insufficiente risultato della raccolta di denaro intrapresa fra i soci, con. cui far fronte alle occorrevoli spese. Anche quest'anno abbiamo da registrare la morte di tre nostri confratelli; Tobia Poli, Antonio ilicon e Demetrio Gerin. All' occasione della morte dei due primi sunnomi nati, alcuni soci proposero una festa da ballo nella passata quaresima in questo nostro teatro, dedicando 1' u-tile risultante a favore delle vedove dei soci defunti. Comecché sicura che i promotori fossero spinti da generoso e benefico intendimento, pure la Rappresentanza credette di non permettere tale festino, fatto riflesso a, molte e peculiari circostanze d' opportunità, il che venne pienamente approvato non solo da molti altri soci, ma, da gran parte ancora dei promotori medesimi, quando furono resi consapevoli dei motivi che spinsero la Direzione e Consiglio a non accogliere la domanda. La Società ebbe purtroppo occasione anche que-st' anno di partecipare ad un lutto patrio. L'illustre medico, l'onesto e laborioso operajo del pensiero, il nostro egregio ed impareggiabile Giannan-drea D.r de Manzoni, rese ognor più sensibile, colla sua morte, il vuoto che in breve giro di tempo si fece in- torno a noi dei cittadini più cospicui per dottrina. E la Società, i di cui membri tutti ricordano le belle doti della mente e del cuore dell' illustre trapassato, volle dargli testimonianza di affetto e riverenza coli' assistere ai solenni funerali celebrati nella nostra cattedrale e fare corteggio al mesto accompagnamento della sua salma all'estrema dimora. T,| Nel dirvi alcun che sopra l'andamento amministrativo della Società vi noterò con grande soddisfazione, che il numero degli ammalati si diminuì considerevolmente in confronto dell' anno addietro. — In quest' anno contiamo solo 65 ammalati con mille trecento ed u-na giornata di malattia e con una spesa di fior. 1143: 88, mentre nel precedente abbiamo registrato 113 ammalati con 1963 giornate di malattia e fior. 1683:24 di spesa. Riepilogando poi i risultati amministrativi dell' intiero triennio si ha il vantaggio di dire che, ad onta delle molte diserzioni già sopra ricordate, furono splendidissimi, imperocché vennero riscosse in complesso trentaseimila sei cento cinque settimanali contribuzioni, si potè risparmiare il non indifferente importo di fiorini tremila duecento e trenta, e si corrisposero per sussidi di malattia e di morte a cento novantadue soci, tremila trecento diciotto fiorini. E con ciò io ho dato fine alla mia esposizione, che forse potrà parere inutile o prolissa; ma io non feci che quel poco che so, ed obbedii in ogni modo all'art. 25 lett b. del Regolamento interno. Prima peraltro di dividermi da Voi, o Egregi Signori, che mi voleste chiamare a questo onorifico posto, al disimpegno delle cui mansioni certo le mie forze non avrebbero bastato se non mi fossero venuti in soccorso gli onorevoli membri della Direzione e Consiglio ai quali sento debito di fare qui pubblica testimonianza di gratitudine, permettete o signori che prima di dividermi da Voi, faccia i più sinceri voti per la crescente prosperità e per il maggiore benessere di questo Sodalizio. Corrano sempre favorevoli per lui le sorti avvenire ed i membri che lo compongono dieno in ogni incontro esempio di concordia, di unione e di fratellanza, nè io posso trattenermi dal non prorompere in un caldissimo Evviva alla Società di mutuo soccorso. Raccolte indi le 168 schede di elezione delle nuove cariche e fattone lo spoglio da apposita commissione, questo diede il seguente risultato: Presidente, Pietro D.r de Madonizza con voti 136, Vice - Presidente Hicolò D.r del Bello con voti 138, Segretario Nicolò de Baseggio di Nicolò con voti 164, Vice - Segretario Giorgio de Favento con voti 167, Cassiere Leonardo Venuti con voti 164, - Consiglieri Antonio Almerigogna di Antonio con voti 140, Lonzar Benedetto di Valentino con voti 140, Giovanni Pieri con voti 139, Francesco Visintini con voti 137, Matteo Rodatti con voti 137, Giovanni Delconte di Antonio, Perito, con voti 143, -Revisori - Giuseppe de Gravisi con voti 143, GBattista Pittoni con voti 135 ed Andrea Marsich fu Domeaioo con voti 131. I I 4163 Proclamati poscia i nomi dei neoeletti membri della Direzione, il Sig. Pietro D.r de Madonizza prendeva la parola per ringraziare i soci, della fiducia in lui riposta. Rilevati i rari meriti dell'egregio Presidente D.c Belli, il quale aggravato da molteplici lavori nell'inte* resse patrio non poteva continuare nella carica, con tanto vantàggio della società sostenuta, faceva risaltare quale arduo compito fosse per lui, 1' occupare il posto presidenziale; che si era arreso soltanto al desiderio largamente dimostrato dai soci, alle sollecitazioni autorevoli dello stesso Presidente, e, nella certezza che non gli mancherebbe l'a ppoggio della saggia maggioranza della società. Diceva essere manifesti i principii direttivi, i quali condussero dopo tre anni di prova a ottimi risultati. Superate le maggiori difficoltà, tracciata oramai la via diritta che conduce al 'bene, doversi procedere sempre per quella. Esortava i soci a respiagere da loro qualunque ì-dea, anche seducente, ma che li discostasse dal raggiungere l'unica meta propostasi dalla società: che da parte sua o della direzione, sarebbe tenuto fermo lo statuto, e soppresso prontamente ogni germe tendente a minacciare la mirabile armonia fin allora durata; condizione assoluta di vita, per la società. Votato in seguito, dietro proposta del socio signor Luigi Brumati, un atto di gratitudine alla cessante direzione per le sue prestazioni a profitto del Consorzio, al che si porgevano le dovute grazie dal sig. Presidente, questo scioglieva la seduta tra gli applausi de' soci e le reiterate loro protesta di attaccamento ai cessati e neoeletti Direttori del Sodalizio. Il giornale agrario di Rovereto riporta dal Voi. 12. pag. 451; Annèe scientifi-que, la seguente notizia, di grave importanza per ciò che riguarda la produzione degi olii di macchina, alla quale produzione si limitano fin ora, quasi esclusivamente, la nostre fabbriche. Unzione dei perni delle ruote !f>» colP acqua. I capi delle fabbriche, e gl'ingegneri delle stride ferrate reclamavano da lungo tempo un sistema d'unzione delle ruote, facile, economico, e dipoca sorveglianza; ma fino adesso tutti i tentativi non avevano dato che risultati imperfetti, e fu quindi forza di conservare il metodo antico di ungere le ruote coli'olio. Era riservato ai signori Piret e C. di trovare un agente untore che costasse assolutamente nulla, e avesse bisogno di poca sorveglianza. Questo agente è l'acqua, la quale introdotta in un conge- Mfoj :nm Woboofi b& im,,a i «iosóq ittmaböil gno di loro invenzione, non solo rimpiazza l'olio, ma rende servigi molto migliori. Difetti risulta da un rapporto del signor Yaport, ingegnere in capo dello, stabilimento » Vicille Montagne * al suo consiglio d'amministrazione, che un'esperienza di più mesi: nello fabbriche di Angleur, e- di Iilff (Belgio) ha provato l'enorme superiorità del nuovo metodo- di unzione a fronte del vecchio. Ilsignor Vapart ha constatato che il giro degli alberi era dolce còme questo ottenuto consunzione d'olio e di grasso, èhe non c'era il menomo riscaldo dei perni e cjie i, recipienti una volta riempiti funzionavano, senza toccarli più, per un mese intero. E- ; gli dichiara di-non conoscere nessun sistema di unzione da potersi paragonare a questo, e eh' ogli si propone di applicarlo dapertutto..-^ -i supniiIjsMp oiol ab s looe i «vfiiicsli I«£» 088«}«03« 1» ll.oA'J «HB .9ta99f>fcw ©ilo: : , • 'il, '»q 9:1-) : /:Ì9Ìioa .r.I!xb inBJeoqpiq «lam S'XK} Neil' ultima seduta della Società geografica di Parigi, il Sig. Simonin ha dato, un giudizio sulle condizioni geografico-economico-commerciali,, attuali ed avvenire dell'Italia, che il Temps ha riassunte nel seguente articolo, che crediamo utile r%<$MÌ) lab ottàoiq sì iupisfilaa-sfl ai» al iao ofloisuJ L'unificazione dell'Italia- (ha: detto il signor Simonin) ha potentemente contribuito, al suo sviluppo materiale. Nel : 186-1, l'Italia contava 2,200 chilometri di strade ferrate: oggi: ne ha6,200: A-veva 16,000 chilòmetri di fili telegrafici : ne ha oggi 60,000. Una delle sue gallerie mette- in comu-nieaziöne la Valle dèi Po con; quella dell'Inn che va a sboccare nella gran Vallata del Danubio : la galleria del Cònisio la connette alla Valle del Rodano: la galleria del Gottardo la porrà a contatto colla Valle del Reno. Il canale di Suez ri'donc-tà agli !ÌtaWi T antico' loro splendore commerciale riaprendo ad essi la via primitivi ai meteati dell' Asia> che 'la via del Capo, di Buona Speianr za aveva loro prelusa» Brindisi* non, conseguirà, forse, quell'avvenire che tutti sognano; e non sarà mai altro, forse, che un porto di congiunzione, come Brest, Queenstovn, Southampton; ma Livorno, Genova e Venezia presentano già altri destini. Genova, particolarmente, fa a Marsiglia una concorrenza, formidabile ; e Venezia è; in luogo di Marsiglia, il punto di partenza della compagnia Inglese Peninsulare - Orientale, i cui piroscafi/vanno sin nel Giappone.,, 3Cjgoo {, qiqìjul 9ìfòas ak , Oggidì le Compagnie marittime italiane di navigazione a vapore, sovvenute dallo Stato, servono tutto il Mediterraneo ed anche il Mar Rosso e iL mare delle Indie. Come nel medio evo, l'Italia tende a riconquistare lo scettro dei mari. Non ha essa 1200 leghe di costa, mentre la Spagna non ne ha che 800 e la Francia 600? Queste differenze sonò tali da far fare più di una riflessione. Per l'esportazione- l' Italia non produce solamente grani, farine, paste, olii, seta, canape, lino, riso, frutta d' ogni sorta, fresche o conservate; vedetela che boltiva il cotone, la robbia, la canna da zucchero, la barbabietola, i grani oleiferi, per non parlare dei prodotti del sottosuolo : marmo, alaba-stro>' minerale di ferro, zinco, piombo, argento e rame, zolfo, allume, terre coloranti, mercurio, acido borico: ricchezze inesauribili, che facevano dire a Plinio, ai- suoi tempi, che l'Italia non era seconda a veram altro- paese' per la fecondità delle sue } miniere! Al' fine di mandar lontano i suoi prodotti e : farli conoscere ancor meglio, il Governo ha fatto organizzare una esplorazione commerciale maritti-; ma nelle Indie, nella Cina e nel Giappone. Nel-l V andata, la spedizione porterà campioni dei pro-f dotti italiani ; nel ritorno, porterà a casa saggi delle principali mercanzie asiatiche, che all'Italia con-f verrebbe ricevere' in cambio de' suoi prodotti. Una nave dello Stato è stata messa a diposi-: zi on e del. capo di. codesta, esplorazione pacifica e ; proficua ......n^of im non m rtnttmi oamitbuu II Sig. Simonin fa menzione qui di un buon esempio-d' iniziativa individuale. La Scuola di commercio, fondata a Venezia, si occupa di far fiorire lo studio del diritto commerciale, marittimo, internazionale,, e fórma degli allievi consoli. In quella Scuola s'insegnano, non solo tutte le lingue europee, ma anche tutte le lingue orientali, il greco, il turco, 1' arabo,, il persiano, il. giapponese, il cinese. Venezia si era ricordata d'agricoltura, risulta che il prodotto degli olivi il regno, in quest'anno, fu: ottimo in 138 Comu- ; buono in 391; mediocre in 841 ; cattivo in271. — superato il prodotto dell'anno scorso in 941 inuni ; fu eguale in 163 e inferiore in 505. — Non erano pervenuti al momento della pubblicazione di queste notizie, tutti i ragguagli, ma però il ministero aveva dati sufficienti per constatare che nella Toscana, nelle Provincie Meridionali, e nella Sicilia il raccolto ha superato di gran lunga quello d'anno. (f.iioìluo ito Tra i molti illustri scienziati italiani chiamati all'onore della Cattedra universitaria di Roma, troviamo il cav. Pietro Blaserna di Gorizia, quale .professore, di fisica. * -t/1 lob ßlfoup ' tt oìr*, ,0-rovül eJitölljooö ___ iG. Ii 3oup ßil ,on ! i eoo Leggiamo nella Bilancia di Fiume: Venne fatto per cura del lodevole r. Governo marittimo un secondo esperimento di pesca a cocchia sostituendo alle barche a vela due vapori. L' esperimento, almeno per quanto ci si dice sarebbe riuscito perfettamente, essendo stati presi in poche ore di pesca oltre a 400 funti di pesce scelto. Constatata in tal modo la possibilità di pescare vantaggiosamente con battelli a vapore, si sta studiando ora la questione dal lato economico, e qualora il risultato ne fosse favorevole si intenderebbe costituire una società in azioni per la pesca a vapore. Ci riserviamo di ritornare su tale argomento tostochè avremo attinto maggiori dati in proposito. « Oli' 19T: L egregio professore Luciano Mor purgo, Triestino,teneva in una delle sale dell' Università di Roma la sua prolusione al corso libero di storia del diritto. Con erudita ed elegante parola seppe inamo-rare i suoi uditori di questaardua tra le giuridiche discipline, ne mostrò la necessità e l'ufficio, ne tracciò cjn mano sicura i limiti. Nè mancò, di chiarirsi recisimente seguace di quella scuola storica che sola può riuscire a trarre dalla esperienza del passato gli insegnamenti per l'avvenire é tanto giovò in Germania al rinasciménto degli studi giuridici. Per chiarire il concetto formatosi della scienza e in una il metodo prescelto, mostrò lo sviluppo storico giuridico della libertà individuale, rivolgendo in modo speciale la sua attenzione a quel diritto germanico che segue al romano e precede lo statutario, concorrendo con entrambi a gettare le basi della legislazione moderna. Un eletto e numeroso uditorio, nel quale no- tammo con piacere parecchie signore e più d'una nobiltà della scienza, applaudì vivamente V egregio giovane che mostra di voler raggiungere anche nelle scienze giuridiche i progressi già dati nella stenografia che lo vanta tra i suoi più valenti cultori.« ifemùiia iaralstf iteixtwtóa hisuffi hfóra i «T Dal 18 gennajo, si trova qui la compagnia drammatica Calamai e soci. — Abbiamo assistito fin ora a varie buonissime produzioni del teatro italiano, fra queste ultimamente a quella del Ferrari, ehe à per titolo il Duello, eccellente lavoro, cui seppero assai bene interpretare gli artisti della compagnia. In questo non facile dramma, vari diedero saggio di non comune capacità e pel signor Tollo esso fu una vera lizza che corse con pieno successo; questo giovane intelligente, se persevera nell' amore e nello studio della difficile arte, può essere sicuro di riescire eccellente. II complesso della compagnia è molto soddisfacente, le donne, con a capo la brava e simpatica ArnouSj gareggiano di sentimento e di grazia, gli uomini, congiurano con quelle al buon esito. Qualche volta, non sempre, resta a desiderarsi maggior affiatamento, è questo un di più, che può. esigersi, perchè condizionato a qualche prova ed al paziente studio delle parti. È lodabile la usata buona pratica, di sorpassare o non accentuare qualche frase ambigua o poco netta, che, pur troppo, riscontrasi in più di un lavoro, e di astenersi da atti meno che decenti, cose quelle che non potrebbero che offendere un uditorio non grossolano. Il repertorio soddisfece,, la prima settimana, però, dobbiamo lamentare che, da qualche giorno, si offrano al pubblico degli spettacoli da arena, i quali, se possono passare qualche volta per ragioni di cassetta, troppo frequenti, riescono ad allontanare dal teatro quella parte dell' uditorio che qui è la più eostante ad intervenirvi. TIP. DI GIUSEPPE TONDELLI. Attiso. La Direzione della Società Agraria di Rovereto avverte òhi ne può avere interesse che tiene vendibile buona quantità di seme cellulare verde e giallo confezionato dal proprio stabilimento bacologico, e che lo mette in vendita al prezzo di Aus. f. 7 all' oncia di 25 grammi o franchi 18 in carta italiana. Chi volesse farne acquisto si rivolga alla Direzione sottoscritta coli' invio del prezzo corrispondente alla quantità di seme cellulare verde o giallo che desidera. Da'la Direzione Centrale della Società Agraria Rovereto 16 Gennaio 1873. Il Yice-pres. Dott. G. Rosmini. Il punteruolo degli uliveti. A prevenire l'invasione dei punteruoli ci danneggiano gli alberi vegeti è necessario, seco: do consiglia il prof. Achille Costa, tener di mtf i rami entro i quali passano il periodo di veri) o larve e di nila. Quindi bisogna: 1. Non lasciare negli uliveti rami asporti nella potatura, ma aver la cura di portarli t tutti. S'intende essere maggiormente riprovev< servirsi di detti rami per sostegno delle viti, quali talvolta si trovano frammiste agli ulivi: dì poiché in tal caso si tiene nell'oliveta stesso mezzo di propagazione dei punteruoli. 2. Tener di mira le fascine di rami di olivi ci si immagazzinano, e destinare più prestamentei consumo quelli che si mostrano abitati dai pun ruoli. 3. Visitare ripetutamente gli uliveti dopo la tatura per osservare se vi ha rami con larve punteruoli, ed in tal caso od asportare il ramo, vero mettere a nudo le gallerie per distrugge le larve annidatevi, ni o {T) all'Italia Agricoli Rettifica. -iSrAiiita .i xol) üii/Tto ojjofìoiq J NICOLÒ de MADONIZZA Redatti