CAP0D1STBIA, 10 Gennaio 1886. t>et Anno Ili. N. 1 Abbuonamento annuo fiorini 4 semestre f.r 2. Pagamenti antecipati. Per un solo numero soldi 20. L Rivolgersi per gli annunzi all’Amminis. Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 384: pianterreno. PATRIA T-n / QS'MÌ Il periodico esce ai 10 e 25 d'ogni mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi alPAmministrazione Si stampano gratuitamente articoli d’interesse generai Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi antecipatamente. Non si restituiscono i manoscritti. Excelsior____ L’Amministrazione considera come abbonato chi non respinge questo numero. Summa injuria summum ius Ornai non vi è certo chi ignori in provincia la condotta di quattro de' cinque deputati di parte slava in seno alla nostra Dieta nell’ ultima sua sessione. Questa volta non si atteggiarono già, come negli anni precedenti, a mascherati paladini di conculcati interessi; si rivelarono apertamente apostoli di quel pensiero fantastico, che muovendo con arte volpina dalle rive ghiacciate della Newa finisce rumoreggiando nelle viscere ardenti delle genti balcaniche. Se nelle sessioni precedenti — a pretesa tutela dell’ incontrastato diritto di parlare nella loro lingua all’ ombra della carta costituzionale — limita-ronsi a perorazioni slovene o croate traducendole poi in italiano, perchè si potesse discuterle, questa volta trasvolarono in altri campi più vasti, e, cullandosi in braccio alla grande politica, trascesero a ragionare nel loro idioma incompreso delle condizioni e dello spirito de" loro connazionali vicini e lontani, a dedurne le vagheggiate conseguenze ed a rinvigorirne, inspirati, la fede non dubbia e le non ignote speranze. Noi che vorremmo ampia e inviolata la libertà del pensiero, questa gloriosa conquista delle vicende sanguinose dell’ottautanove, noi non. stimatizzeremmo le loro aspirazioni; nia che direbbe l’Eccelso I. R. Governo se un deputato italiano, a nome di quella baraonda cui impreca dì pei; dì il giornalismo officiale invocando sovr’ essa l’ira e i fulmini celesti, azzardasse, imprudente, rischiar una sola allusione a prossima o remota possibilità d’un mutamento nelle nostre sorti, desumendola dall’azione più o meno viva ed aperta di paesi limitrofi? Non attendiamo la risposta perchè sappiamo a priori che, ad onta dell’immunità de’ membri della Camera di Parenzo, il temerario oratore sarebbe tratto alla sbarra a rispondere del più grave fra i reati, del reato d’ alto tradimento. E sapendolo, non osiam rivolgere all’Eccelso I. R. Governo che un’ altra sola e ben innocua domanda. Durerà sempre tal differenza di pesi e misure ? Potranno sempre gli slavi inalberare ovunque impunemente il tricolore russo, quando noi italiani si giucca la libertà al sol ricordare la Terra che ci è madre e ripetutamente fu al mondo maestra di progresso e di civiltà ? Dal politico passarono i noti quattro deputati sul terreno economico e su questo, continuando ad usare di favella non intesa dai nostri, prodigarono, alla macchia, ingiuriosi apprezzamenti, accuse e contumelie codarde contro la Giunta Provinciale e la maggioranza. Il D.r Amoroso, il D.r Fragiacomo, il D.r Venier e F. Sbisà risposero, è vero, con vivo fuoco di fila quando giunsero a risaperla; ma può tuttavolta dirsi pareggiata la partita? E se l’anno venturo verrà tracotantemente ripigliata, coni’ è che i nostri dovranno contenersi? Ecco una terza domanda, cui risponderemo noi stessi esponendo il nostro modesto consiglio. L’arma principale della propaganda croata in provincia sono le scuole, in gran parte delle quali, coll’ajuto dell’Eccelso i. r. Governo, ella riesce ad introdurre come lingua d’istruzione o unicamente la lingua croata, o la lingua croata accanto all’ italiana. È nelle scuole adunque, che bisogna colpirla e senza pietà, senza accordarle quartiere. Nella sessione dietale dell’anno decorso, dinanzi il fatto che la maggior parte delle popolari slave è mantenuta con danaro erogato da contribuenti italiani, e la mostruosa ingratitudine che ne li rimerita, esplodendo ad ogni occasione di publiche agitazioni, Fon. Gambini — affinchè ognuno mantenesse da sè i propri istituti di elementare educazione — voleva si ritornasse allo leggi generali dello Stato per ciò che riguarda l’istituzione e il mantenimento delle scuole popolari ; e nella sessione passata l’on. D.r Amoroso, accentuando che conveniva finirla, prometteva senza ambagi, d’essere il primo a negare il bilancio del Consiglio Scol. Provinciale ove questo, eh’è emanazione assoluta dell’Eccelso i. r. Governo, perseverasse nel voler fissare — a tutto profitto delle mene slave — la lingua d’insegnamento nelle scuole, senza tener conto de’ voti di coloro, che ne sostengono il grave dispendio. Or ben, se — l’Ecc. i. r. Governo non rinsavendo — i rappresentanti provinciali slavi continuassero l’azione loro, informata ai canoni del nuovo galateo inventato a Zagabria, arrivando persino a parole di minaccio an teci pate pel dì che da loro dipenderà il destino del paese, si adottino, perdio, le misure radicali, cui volsero la mente il deputato capodistriano ed il vice presidente della Dieta, e la propaganda croata riceverà un colpo mortale, che si ripercuoterà sul capo dei suoi quattro evangelisti e ne schiaccerà la proterva insolenza. UT ITALIA Ball’ Indipendente del 7 gennaio 1886. Tre giorni ci separano dall’ ottavo anniversario della morte di Vittorio Emanuele, e, mentre il rimpianto del popolo italiano si rinnova più vivo, più intenso, più alto che mai, la mente ricorre al 9 gennaio 1878, a quel giorno nefasto, nel quale parve, e parve a’ più animosi, che 1’ edilìzio della terza Italia dovesse tremare sulle sue basi. In quel timore c’ era 1’ affetto geloso e vigile d’una gente, la quale, riconquistato a carissimo prezzo un tesoro avito, teme sempre di perderlo. Ma quel timore era vano, e gli otto anni trascorsi dopo la morte del gran Re stanno a superba testimonianza di quanto possa operare la virtù e il senno d’un popolo, il quale procede diritto e imperturbato alla meta prefissasi, dietro la voce del fato. L’Italia risorta doveva essere amata, rispettata e temuta; questo il monito solenne del primo suo Re. E T Italia non ha mancato al suo compito, non ha fallito la sua missione. I popoli di fuori hanno imparato a considerarla come un fattore d’ incivilimento, come una garanzia d’equilibrio ; hanno preso ad ammirare il progressivo svolgimento ; e un coro di lodi si levò alto e sonoro da tutte le parti, inneggiando alla nuova palingenesi italica. Interprete dell’ opinione publica, la stampa più seria e più autorevole de’ vari paesi constatò, di tratto in tratto, lo felici condizioni del giovane regno, augurando bene dell’ avvenire. Ultimo fra , tutti questi articoli di giornale viene oggi uncr dello Standard, il quale merita d’essere rilevato per la notabile Sua importanza. L’ articolo dello Standard è un elogio de’ più larghi, de’ più lusinghieri. Eccolo : „Ogni anno che passa — esso scrive—eleva V Italia in forza, ricchezza ed autorità al livello delle altre potenze. „Poco più di un quarto di secolo è scorso dal gran fatto dell’ unità d’Italia, e durante questo tempo gli italiani hanno spiegato tutte le virtù necessarie alla formazione di un grande Stato : coraggio, perseveranza, spirito di setificio, destrezza e coscienza degna del proprio valore. „L’ esercito italiano è formidabile e non certo solo per la quantità dei soldati. „Sotto un re patriota, figlio soldato di un padre soldato, è diventato uno splendido ed efficace strumento di guerra. „Quanto alla flotta, l’Europa fu da qualche tempo sorpresa alla pertinace spesa degl’ italiani per possedere i più grandi e costosi Leviathan APPUNTI LETTERARII S. L. d. Pasenatico, Decembre 1885. Di tutta gana vi spedisco due linee che non sieno d’ argomento pedantesco e nevralgico, come è fatale che ora debba spesso accadere nella si velettata nostra provinciuola. Me ne determina quel troppo breve manipolo di sonetti circa Doccastelli, che ci regalava sul Patria del 20 Novembre quel nuovo e geniale nostro poeta, che volle ecclissarsi sotto il fantastico nomignolo d’Histrio, come penso ad alludere al suo profondo sentire per la provincia medesima. — Vi devo confessare, per quanto poco valga il mio giudizio, che a me portò la sorpresa più aggradevole il veder trattato, anco poeticamente un po’ di argomento storico, e di quelli che il meritano di preferenza, perchè gravido di tragedia nota oltremodo. Questo si ebbe anche virtù di rappellarmi il dolce poemetto Frate Felice, deli’ indimenticabile nostro vate di Visinada, Michele dei Fachinetti, il quale veniva tanto encomiato dai più competenti, come p. e. da un Tommaseo, dal Pellico, e dal chiariss. filologo e storico ab. Jac. Pirona di Udine. — Così pure mi richiamava al pensiero un’ altra nostra anima insigne quale si fu il pittore poeta, storico ecc. alla patria rapito a soli 25 anni (nel 1855), il quale dettava appunto su Doccastelli quei bellissimi versi, che vennero divulgati specialmente sopra il periodico Unione, del ch.mo nostro Domenico Dr. Manzoni, come ogni buon istriano ben arricorda. — Quel fervido rapsòdo dei Due Castelli, si fu il pirauese Jacopo Andrea Contento, delle superstiti opere del quale sta compilando una raccolta Fon. Dr. Glezer. — Non è dato ancor dire se il nostro valente Notajo sia stato veramente tanto felice, da poter raccogliere proprio tutte le cose sopravissute a quel vero martire del patrio affetto ; ed io che sortii pure d’ essergli a lungo amico, sono costretto annunziare al nostro pubblico, che la più vasta porzione degli studi ingenti di esso giovane meraviglioso, trovarono una fine tanto barbara, da originare, forse, la stessa immaturissima fine terrestre di lui medesimo. Mi consta, fra 1’ altre, che quel mingherlino Jacopo Contento aveva già avuto la incredibile costanza di condurre egregiamente a buon punto un massiccio poema storico epico sull’ Istria, della distruzione del quale dobbiamo ringraziare la felicità appunto dei tempi, nei quali noi sortimmo di vivere ! — Ma ritorniamo ora ai Doccastelli. — Da quel poco che ce ne lasciò scritto il celebre archeologo Kandler, ed altri rari nantes, non saria dato, al certo, di poter raccogliere gran messe di notizie circa la storica verità sulla straziante catastrofe di quelle gemine castella, che verso la bocca del noto canale del Leme dovevano avere la destinazione di sbarrare la gran via del Vallone, detto ora la Draga, contro ogni eventuale aggressore, il quale si fosse spinto nel-1’ Istria nostra per quella profonda marittima via : ma un tanto non toglie, che almeno nelle geografiche accidentalità non abbiasi ad avere quella certa cura, che per nulla affatto può attraversare 1’ andamento della poetica venaprin chi le voglia ritmicamente illustrare. Sfioro su questo punto, poiché sopra questo, il nostro lodevole poeta non mi rappresentò le cose abbastanza conformi al vero, sia per la esatta ubicazione di quelle rimpiante mura, sia circa i particolari più salienti della considerevole loro rovina. Fra le tante particolarità sulle quali avrebbe potuto intrattenere il lettore istriano, egli avrebbe forse tratto partito opportuno accennando p. e. come sul pilastrino del gonfalone, in mezzo alla piazzetta della parrocchiale Sta. Sofia, si legga ancora il nome del Podestà della nobile famiglia de Almerigotti ; come le mura, le porte, le stettoiate case di uno solo però dei due Castelli stieno ancor ritte e forti, quasi attendessero i loro abitatori rimpianti : come appiedi di questo secondo colle sussista ancora quella Sta. Petronilla, unico avanzo di antico Monastero, dove annualmente si tiene tuttora del mare, i battelli torpedinieri più veloci e le torpedini di ultimo modello. „Ciò che più meraviglia è che, mentre gl’italiani hanno profuso la loro moneta nell’ esercito, nella flotta e nelle opere publiche, essi hanno saputo nello stesso tempo ritirare la loro carta- moneta ed ottenere che il loro consolidato sia molto ricercato all’ estero, come ottimo investimento di capitale. „L’ Italia fu ammessa dapprima nella famiglia delle grandi potenze più per simpatia che per altri motivi; ma adesso occupa ormai per diritto il suo posto. „Un così splendido risultato fu il frutto non del genio, non di rara abilità diplomatica, ma delle più domestiche e semplici virtù di buon senso, di prudenza, di pertinacia. „Cavour non trasmisse le sue straordinarie qualità a nessuno dei ministri italiani. „Garibaldi e Mazzini, compiuta la loro missione, seppero ritirarsi a tempo ; l’Italia potè svolgersi senza esserne impedita da grandi figure e da prepotenti ambizioni." „Con una politica giudiziosa la quale asseconda 1’ andamento spontaneo delle cose, gl’ italiani sono riusciti a godere di una tranquilità interna, che 1’ unità germanica non ha ancora raggiunto. „Che accadrebbe in Germania se il papa vivesse a Francoforte o a Dresda? „Noi tremiamo a pensarci. „ Gl’ italiani sono riusciti a vivere col papa a Roma una vita tollerabile. „Qualche po’ di ciò è forse dovuto al temperamento non agressivo ed alla politica passiva di Leone XIII ; ma per la più gran parte si deve attribuire all’ inteligenza pratica ed alla moderazione inveterata degl’ italiani. „L’ amor proprio nazionale fu offeso dalla spedizione francese a Tunisi, ma fu placato dalla spedizione del Mar Rosso. „E se gli scopi ultimi di questa spedizione non sono ancora ben chiariti, è certo però che il buon senso degl’ italiani li salverà, anche per questa parte, da qualunque pazza esagerazione." ——----------------------------------------------------- Saggio di Annali Istriani. Del secolo XIII — dall’ anno 1235 e seg. dell’Ab. Angelo Marsioh. (Cont. vedi N. 10 e seguenti) 1274, 11 gennaio. Il veneto senato proibisce ai Veneziani di accettare posti di podestarie in Istria sotto pena di lire 1000 e della perdita del salario. Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 139. 1274. — Il comune di Valle domanda al patriarca Raimondo di potersi eleggere il podestà per 1’ anno in corso. Carli. Ant. Ital. To. V, p. 188 e seg. e 215, - e Marnano. Ann. del Friuli v. Ili, p. 108. 1274. --- Giacomo Centanni (durante la guerra tra Venezia ed Aquileia) percorre con la sua gente la provincia dell’ Istria, passa per il castello di Piemonte senza danneggiarlo. Kandler. L’Istria. Ann. VI, p. 101, e Ann. VII, p. 49, e - Indicaz. p. 32. 1274. — Carsmano ed Enrico signori di Pietrapelosa uccidono Biaquino da Mimiliano. Kandler. L’Istria. Ann. VII, p. 49. 1274, 17 febbraio. — Vengono risolte tra Venezia ed Aquileia le differenze delle parti sui dazi tanto dei commestibili, legnami carboni e una fiera d’ ammalia ben importante per il contado delli limitrofi paesi e distretti, etc. etc. Ora diamo una ripassata ai prelodati sonetti del nostro Histrio. Chi legge sul sodo, cioè ponderando, subito dal primo Sonetto si accorge che il nostro nuovo vate non è un’ anima dozzinale, ma viceversa tale che spontanea sente quello che dice, e dice quello che sente, senza gli azigogoli lambiccati, o i ghirigori arabescati dell’Arcadia, o dell’ ammameratismo convenzionale della recente scuola romantica. Sentesi in lui la vera inspirazione, emanante dal contemplare non superficiale, o dal timbro di un cuore educato al più eletto percepire, come riscontrasi pur sempre in quei non molti che, al dire del sommo Arpinate, sono nati poeti. Ad essere sincero peraltro stimo di dover muovere rimpianto che il nostro giovane cantore, sì promettente, mostri di essersi alquanto allappata 1’ armonia lirica se non pure la fantasia, colla lettura di un qualche famigerato nostro moderno, al quale saltò il ghiribizzo di voler dare un paludamento barbarico alle sovrane armonie dell’ Italia .... rinnegando quelle di Petrarca, Dante, Ariosto, Tasso, Poliziano, Metastasio, Monti, Chiabrera, Foscolo, Leopardi, Rossetti, Berchet, Dallongaro, Manzoni, Grossi, Maffei, vino del Friuli e dell’ Istria, quanto sul sale e le merci che da Venezia entravano nel Friuli. Liruti. Notiz. del Friuli v. IV p. 270 e segg. - e Mangano. Ann. del Friuli v. Ili, p. 98. 1274,27 aprile, Trieste. — Il canonico - arcidiacono di Trieste don Sardio, vicario del vescovo Ar-longo, rilascia procura al canonico triestino don Ermanno per rispondere al patriarca intorno al motivo per cui il suddetto Sardio aveva scagliato la scomunica al podestà di Muggia e l’interdetto alla terra. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1274, 8 luglio. — Il consiglio di Pirano legge e pubblica al popolo il nuovo statuto, che viene confermato li 30 dicembre 1275. Canonici di Pirano Almerico de Petragna, Enrico Pitidola, Domenico Ruffo e Giovanni Nareno. Capitano Giovanni Campolo di Oderzo. Cameraro Alberico Pesce. Cancelliere del comune Giovanni Martanesio Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1274, 18 febbraio. — Conferma di pace tra Raimondo patriarca d’ Aquileia e Lorenzo Tiepolo doge di Venezia. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1274, 5 agosto. — Tigone, signore di Duino, giura di non partire da Cividale sinché non abbia pagate tutte le spese. Mangano. Ann. del Frinii v. HI, p. 104. 1274, 18 agosto. — Trattato di pace del patriarca a-quileiese, Raimondo della Torre, con il conte Alberto di Gorizia ed Istria, stipulato in Cividale. Testimoni presenti al trattato di pace : Filippo di Raspo, Ugone di Duino, Enrico di Pisino, Volchero e Volrico fratelli de Reyfinberch, Almerico de Golpurch (Aurania ora Vragna), Ottone di digrignano (Schivar-zenberch), Federico e Conone di Momiano, Ravino di Winchinberg e Dietalmo di Capodistria. Kandler. Cod. Dipl. Istr., e - L’Istria. Anno VI, p. 163. 1274, 25 febbraio. — Volrico de Raifenberg, infeudato delle decime di Muggia dal vescovo di Trieste, ne dà parte delle medesime ai nipoti Volrico e Conone del fu Bianquino signori di Momiano. Kandler. Cod. Dip. Ist. sub an. 1269, 16 febb., e - Carli Ant. Ital. v. V, p. 222. 1274, agosto. — Alberto II conte di Gorizia dice al patriarca Raimondo, essere stato Tigone di Duino che danneggiò Zirkniz e Los; Conone di Momiano che aggredì Pinguente, Urisperg e Visnovich ; que’ di Capodistria, di Isola e di Pirano che distrussero a nome suo Castel Verde, la torre di Pinguente, i castelli di Urisperg, Musco e Visnovich, che presero i castelli di Zazilet e di Moccò ; che Biauchino di Momiano cadde vittima delle armi del conte assistito da Capo distria ; essere stato Conone di Momiano che distrusse Pietra - Pelosa ; danni questi, dati alla Chiesa aquileiese. Liruti. Not. delle cose del Friuli. — IV, p. 277 e seg. 1274, 5 ottobre. — Il senato veneto vuole che si restituiscano i beni di ragione di alcuni di Capodistria, oppignorati per debiti dovuti dai sudditi del patriarcato aquileiese ; regola sanzionata anche per 1’ avvenire e che deve comprendere l’Istria intiera. Minoto. Acta et Dipl. v. I, p. 140. 1274, 11 novembre. — Il doge Lorenzo Tiepolo rinnova al comune di Pirano il divieto del 1272 di accogliere a podestà Conone signore di Momiano, nemico di Venezia e degli Istriani veneti. Kandler. Cod. Dip. Istr. Giusti... e di cento e cento altri, che resero assoluta-mente immortale il nostro Parnaso, appresso a quello dei Greci. Ci vorrebbe qui un nuovo visconte di Chateaubriand, per stimmatizzare codesta letteraria profanazione : se non che ci deve confortare la persuasione che il celebrato buon senso degli italiani non acconsentirà mai che lo trascini fuori dal retto sentiero una morbosa galloria, o l’ipnotismo di chi vorrebbe venir in auge mediante istrampalate temerità, — Tra le tante che, in breve lasso, già ne vennero dette e scritte contro il preteso verismo nudo e crudo, (quando non pur ribut-tevole) e contro certe odi barbare veramente .... mi basti qui citare 1’ assennatissimo articolo letterario, col quale lo bollava di santa ragione la intrepida nostra alleata 1’ Alabarda Triestina, nel giorno 8 del mese or declinante. 11 Sonetto II. ci presenta una tenera scena di affetto, che, veramente, non si capisce quanto abbia legame colla tragica storia di Doccastelli ... la sarà una tinta artistica, per dare al quadro intiero un maggior risalto ! Il poeta sembra però accennare ad una data posteriore al mille e duecento, motivo per cui ne lascia intravedere che abbia realmente desunto (tanto più che il riporta in corsivo), eziandio quel rapido idilio da un 1274-1289. Vedesi in questi tempi dai documenti Ugone signore di Duino. Kandler. L’Istria. Ann. V, p. 66. 1275. — Costruzione del pubblico palazzo in Pola, del quale dura tutto giorno un’ ala. Rimane ancora la figura di un cavaliere che è di Alberto II conte d’Istria. Kandler. Indicaz. p. 33. 1275Ì, — Durante la guerra co’Veneziani dell’anno antecedente il castello di Pietra Pelosa e quello di Carsano presso il lago d’Arsa vengono distrutti ; Carsmano ed Enrico di Pietra Pelosa, uccisori di Biauchino signore di Momiano, vengono decapitati. Kandler. Indicaz. p. 33. 1275. — Il conte di Gorizia suscita odi e sommosse contro il patriarca d’Aquileia nella speranza di farsi per tal guisa padrone di Capodistria. Zandonati. La distruzione d’Aquileia. p. 10. - e Marnano. Ann. del Friuli v. Ili p. 113. 1275. — Vorli di Sorfemberch confessa di aver in feudo dalla chiesa d’Aquileia per sè e fratelli sette mansi *) e mezzo nella villa di Obnerch sul Carso, tre in Lescaberda, tre in Volcigrat, uno in Suanich ed uno in Nebrisina. *) Il manso abbracciava un’ estensione di 12 jugeri di terreno. Thesaurus. Feci. Aquile), p. 26 e segg. - e Mangano. Ann. del Friuli v. Ili, p. 114 e segg. 1275. — Conone e Volrico di Mumiliano e loro nipoti dichiarano di tenere dalla chiesa d’Aquileia moltissimi possedimenti, e tra questi il castello di Momiano, che venne tolto alla loro famiglia nel 1308 per maneggio di Enrico conte di Gorizia. Mangano. Ann. del Friuli v. Ili, p 120 e 122 - e Thesaurus Feci. Aquile), p. 142. 1275. — Alberto II, fatta la pace con Venezia e con Aquileia, passa con questi alla demarcazione dei proprii possessi nell’ Istria ed alza la Contea d’Istria. I possessi del conte in Istria si estendevano a 20 leghe quadrate ; quelli del patriarca a 30, a poche quelli dei Veneziani. Notizie stor. di Pola, p. 166, - e Mangano. Ann. del Friuli v. III. p. 124. 1275. — La Cella delle donne di S. Maria in Trieste si converte in Monastero. Cronichetta del monastero di S. Cipriano in Trieste (Bello 1878 in 16°), pag. 5, - e Kandler. Indicaz. p. 32. 1275. — Domino Antonio del fu Corrado de Armano in Istria confessa di godere l’investitura di molti feudi, posseduti da’ suoi avi. Carli. Ant. Ital. To. V, p. 209. 1275. — Domino Cino, procuratore del patr. Raimondo per tutta l’Istria, comanda ai consoli di Pola, a ser Nassinguerra ed al civico consiglio di rimuovere dalla città il console mandatovi dalla Repubblica, in riflesso che la Chiesa di Aquileia gode in Pola del misto e mero impero. Carli. Ant. Ital. To. V, p. 180 e seg. 212 ; - Kandler. Indicaz. p. 32, - e Mangano. Ann del Friuli v. III p. 122. 1275. — Si stabiliscono i confini del comune di Mon-tona dal lato della Contea d’Istria. Kandler. Notizie storiche di Montona p. 113. ---------------------------------------------------- CORRISPONDENZE Rovigno 25 Decembre 1885. Quando lessi nell’ Istria la relazione della seduta tenuta a Parenzo per costituire il Comitato per 1’ elaborazione dello statuto della progettata nostra Società di Navigazione a Vapore, mi venne tosto il desiderio di mandarvi una confutazione di alcune proposte che vi furono fatte, e specialmente di quella di stabilire a qualche storico documento, sul quale noi dobbiam confessare di trovarci al buio del tutto. — Il III S°. ne reca una data precisa cioè 1380. A questa si riferisce, pur troppo, un crudelissimo assalto dei Genovesi, i quali in detta epoca, lottando gelosamente contro la ser.ma Repubblica di S. Marco, che loro era un’ emula strapotente sui mari, non si facevano scrupolo di assalire le nostre grame cittaduzze marine per modo, che parecchie di esse mostrano tuttora le diroccazioni, e le vestigia delle rapine consumatesi in quella ancor barbara età . . . prossima alle Crociate ! L’ episodio ferale è davvero sentitamente toccato. — Sotto la identica data, col IV S0., segue 1’ autore ad accennare 1’ assalto selvaggio e le rapina sfrenate, colle atroci scene concomitanti, a mio parere con tale affetto ed effetto, che difficilmente potrebbe darsi migliore. — Accennando a data più tarda del 1400 poi, nel V Sonetto, ci narra la riedificazione di Doccastelli, che forse era quello dei due più ad occidente, in oggi del tutto raso al suolo, mentre 1’ orientale torreggia al vento tuttora ; e se ne consola nella rinnovellata esistenza di quei miseri superstiti a bever 1’ aura balsamica su quelle sì ridenti colline, campate in un limpido cielo di smeraldo, di cobalto e di zaffiro. — Nel VI, col preciso anno 1616, discorre Trieste la sede della Società. Impedito di occuparmi come avrei voluto, mi fu di gran conforto la lettura di un articolo, che il patriota Capitano Giorgio Moscarda spediva da Roma al nostro periodico „La Scolta1, nel quale, con generosi principi e larghe vedute, ricordando quanto egli stesso infruttuosamente proponeva undici anni addietro, deplora l’idea di far Trieste centro della nuova Società. Allora, come di solito, non eravamo ancora maturi, perchè a noi ci vuole la sferza dello straniero speculatore che ci illumini e scuota la nostra apatia, non essendo da tanto 1’ oligarchia dei nostri dominanti, che mai seppero iniziare alcunché di veramente vantaggioso ! — Oggi però sentomi in dovere di dire alcunché in argomento. Rilevai adunque da questa relazione l’idea esposta dall’ on. Glezer, di fissare a Trieste la sede della Società, perchè, tra altro „ così verrebbe rimossa ogni gelosia, essendo pur troppo vero, che, tra noi, la gelosia rovinò le più belle idee di provati patrioti.1 Dico il vero, una tale proposta e per giunta così motivata non mi va : per evitare sognate gelosie si consiglia il suicidio ! Mentre io ritengo invece, che ognuna delle nostre città possieda elementi capaci di dirigere una tale azienda, senza invocare la tutela di terzi. Al bando adunque le gelosie, se pur possibili in una questione così vitale, e scegliamo concordi la posizione che più ci conviene. Che monta se la scelta cade su una e non su T altra città, se la prescelta è la più adatta ed è in provincia? La Società fu iniziata e furono soscritte le azioni, col fermo proposito che la sede della Società avesse da esser in provincia ; e non si capisce ora come i signori elaboratori dello Statuto sociale vengano a proporci una sede diversa. La Società è istriana, e come tale non può nè deve avere che in Istria la sua sede. È ingenua davvero la convinzione che, per esser Trieste emporio commerciale, colà debba essere la sede della nostra Società ! — Aggiungi poi che, colla sede a Trieste, essendo le azioni al portatore e di piccolo importo, in un giorno solo, per effetto di speculazione, potrebbero passare in mano di persone nè istriane, nè triestine. È bensì vero che l’Istria deve sempre tenersi u-nita alla sua. capitale Trieste, per attingere dalla stessa quell’ appoggio, che costituisce la sicurezza dei nostri diritti nazionali. Ma nel campo economico, un tal principio non regge in tutto il suo rigore. L’ Istria, per risorgere, ha bisogno di associazioni proprie. Abbiamo una forte società che ci rappresenta politicamente e risiede, vigile scolta, nel centro della Provincia. Cingiamo del pari le nostre coste con una società tutta nostra, se vogliamo evitare il caso pur possibile, che colori non istriani sventolino lungo le stesse.—- Parlando della somma capitale, l’on. Glezer credè interpretare il desiderio di tutti i soscrittori, proponendo la cifra di fini 100,000. Mi permetto però di osservargli, che la proposta è non poco arrischiata. In fatto di cifre, non esistono desideri o interpretazioni: ci voglion calcoli positivi. Per me, un tale importo è insufficiente ; a meno che non si voglia dotare la Società di piroscafi con velocità di 10 miglia in mare calmo. Ma in tal caso, a-vremo fatto ben poco progresso nel miglioramento delle nostre comunicazioni marittime ! — Il venturo anno, con 1’ apertura della linea Herpelje, da Pola o da Rovigno si arriverà a Trieste in 5 ore. Noi perciò dobbiamo a-vere piroscafi di miglia 14 di velocità, per poter percorrere nello stesso tempo (5 ore) la stessa distanza. Per due di tali piroscafi di P Classe Veritas, di cavalli 60 e di K. 300 di consumo all’ ora, con macchina Compans, converrebbe stanziare l’importo di fini 130,000, più il valore impegnativo di metà dell’ Adriana. A questo importo va aggiunto il capitale mobile di primo impianto per carboni, spese macchine, equipaggio, affitti, capitale che va tenuto in separata amministrazione. Con tali dati positivi, il fondo capitale di prima emissione deve venir fissato in fini 200,000. Con l’importo di già soscritto si potrebbe tosto stabilire pel primo anno 1’ acquisto d’ un piroscafo, pagare la metà dell’ Adriana e tener il residuo per capitale di giro. Le dimensioni dei piroscafi, in relazione alla proposta macchina di 60 cavalli, dovrebbero essere all’ incirca: lunghezza metri 40, larghezza metri 5 72-6, della reiterata desolazione che un’altra oste, ahi ben più selvaggia, irrompendo dall’ Austro, arrecava a quelle disventurate Castella, sacrificandole inultamente ! — Questo sonetto, però, sebbene non privo di bellezza, deve lasciar il leggitore men soddisfatto, perchè ci apparisce o più vuoto degli altri, o meno sentito, od anco al tema non appien rispondente. — All’ epoca infine 1630 si riferisce il S.° VII, che sì mestamente ne ricorda la pestilenza truce, quale in allora desolava anche sì vistosa porzione delle miserande terre istriane ; e, dipingendo un qualche pietoso incidente, deplora che 1’ orrida lue mietesse per sempre eziandio li pochissimi resti di quei martiri castellani. NeH’VIII.0 Sonetto, il nòstro lirico dipinge la fuga dei tribolati superstiti, che lasciano per sempre la tanto infausta dimora, quale rimansene silente al pari di una necropoli, e solo albergo di upupe e lem ori di mal augurio. Tutto ciò, con accesa fantasia, e con colorito dallongariano, ne fa intravedere il giovane bardo al quale di gran cuore raccomandiamo di non arrestarsi nello studio paziente sui nostri classici, e di ben rimuginare il dettato del cautor delle Grazie : „ Orecchio ama pacato, — La ■ usa, e mente arguta, e cor gentile /“ — Così egli varrà donare alla patria nostra comune dei canti che le rivendichino quella gloria intemerata, cui 1’ ris- puntale metri 3 V2-4. La velocità, come ho detto, 14 miglia. Conchiudendo dirò che, se la sede della Società sarà in provincia, e ben diretta 1’ azienda, puossi avere ferma fiducia che non sarà difficile trovare il copriniento del mancante numere d’ azioni. c. Pinguente, 31 decembre 1885. Non sarà discaro, forse, ai nostri lettori se noi, giunti alla fine dell’ 85 gettiamo rapidissimo uno sguardo retrospettivo sull’ anno che sta per finire, prendendo in rassegna quegli avvenimenti di pubblico interesse che, durante l’anno,; si svolsero in questa città. Ne’ primi mesi nulla quasi di notevole, ove s’ eccettui 1’ abuso introdotto da questo Rev. Parroco in alcune funzioni, e segnatamente nella comunione pasquale e nel cerimoniale delle ceneri, adoprando cioè, in barba ad ogni legge canonica e contro il rito ecclesiastico, perfino in quelle l’idioma croato. Gennaio. Un’ adunanza della rappresentanza cittadina - votata già nel maggio ’84 - indetta pel 26 gennaio allo scopo di nominare il Podestà ed il consiglio, va deserta pel non intervento dei nostri, rimasti nelle elezioni in minoranza. Febbraio. I Draguchiani, stanchi che 1’ autorità scolastica perseveri nel negar loro l’implorata scuola italiana, facendosi forti del § 19 della legge fondamentale e coll’ appoggio d’ altri amminicoli loro forniti dalla stessa legge civile e naturale, inoltrano un ben motivato Reclamo all’ Eccelso Ministero del Culto e dell’Istruzione, perchè voglia provvedere ad un benigno o pronto riparo. L’ultima domenica di carnovale viene tenuto a S. Giovanni, per iniziativa dello sterpetino F. Flego, in puhlico e sub coelo un Tabor, a cui intervennero numerosi contadini, specie del colore del Flego. Marzo. Standosi per organizzare dal partito croato un piccolo Tabor, da tenersi il 6 Aprile a. c. II festa di Pasqua, nel villaggio di Verdi, essa adunanza viene sventata a tempo dall’autorità; nella qual occasione furono sequestrate, se non erriamo, alcune bandierette dai coloro nazionali croati. Maggio. Monsignor vescovo Glavina allo scopo di amministrare la cresima a Sovignaco, Draguch e Verch, nonché in questa città, v’ arriva la mattina del 2 Maggio, salutato dal suono delle campane ed ossequiato dalle autorità civili ed ecclesiastiche. Motivi di salute impedendo a Monsignore di recarsi ne’ giorni stabiliti ai suddetti villaggi, la cerimonia si tenne, con grande rincrescimento de’ rispettivi villici, per tutti in questa chiesa parrocchiale. Installato solemniter il giorno 2 il buon Parroco di Sovignaco, il giorno 4 ebbe luogo l’installazione solenne di quel fam . . . gioiello di don Mikisa, croato usque ad ungues. Egli venne infatti dal suo superiore investito della pingue parrocchia di Lanischie ! Terminata la cresima, Monsignor Glavina partissene per Trieste nel pomeriggio del 5 Maggio. Dal 18-22 Maggio ha luogo anche qui, accompagnata da un’ accanita lotta elettorale, la votazione degli elettori eletti per la nomina di un deputato al consiglio dell’Impero pei comuni foresi. Di 12 >2 elettori, 1003 compariscono all’ urna e di questi 375 danno il loro suffragio pel partito italiano. Il 29 corr. Pinguente festeggiava, spontanea, con illuminazione, musica ecc. reiezione del deputato de Franceschi. Giugno. Un telegramma, giunto verso le 10 mattina del 3 corr. a questo Municipio, comunica l’avvenuta elezione dell' onor. Vidulich, a deputato delle città al consiglio dell’ Impero. Vari affissi portanti un’ „Evviva al Dr. V.1 si scorgono per Pinguente. L’ 8 Giugno, coir elezione del Dr. Millevoi a deputato del grande possesso, si chiudono le elezioni pel consiglio dell’ Impero. Pinguente, unendosi alle altre città consorelle, onorò con una festa, conforme alle modeste sue forze, le elezioni dei deputati istriani al Parlamento. La musica, 1’ illuminazione, il cauto e gli interminabili „Evviva1 accrescono solennità alla festa che, in mezzo alla comune letizia, si protrae infin all’ indomani. L’imp. reg. capitanato distrettuale in Capodistria, quale autorità scolastica, con decreto 27 Giugno sospendeva, per i noti motivi e fino a decisione superiore cocco ammodernato si argomenta sfrondarle con pervicacia, che rende pallida quella dei predoni, antenati suoi ! Mi è grave, da ultimo, muovere un’osservazione linguistica al giovane valente ; ma mi vi credo tenuto per lealtà, per affetto, per debito. Nell’ ultimo terzetto egli adusa il verbo rosseggiare in senso transitivo, e questa a me sembra licenza che non ammette venia ; e credo avrebbe dovuto adoperare invece il verbo arrossare ! NB. A proposito del ricordato Frate Felice, rammentino i nostri giovani studiosi che possono gustarne la ildegondesca dolcezza leggendo le Poesie e Prose di Mieli. Fachinetti, raccolte dal sì benemerito Carlo Dr. Gombi in Capodistria (Tondelli 1865), quali sono in vendita presso il libraio Sig. Cernivani. — A darne un tenue saggio stralciamo a caso, ora, tre sole strofe. — Dal C. 1.0 Sitibonda di strage e di rapina Orda d’ Uscocchi, che lasciò le grotte Infuriando per le vie cammina ; Dell’ incauto Castel le porte rotte Nell’improvviso assalto, e rotti i muri Dalle scolte negletti e mal sicuri. — Dal C.n II. tanto il maestro Visintini quanto la maestra signorina Mattiassich dal loro ministero, in base al § 54 della legge 31 Marzo 1870, con assegnamento di % del loro stipendio a dettame del § 55 della stessa legge. Agosto. Un dispaccio Luogotenenziale d. d. 30 Luglio a. c. N. 11201 giunto il 3 Agosto a questo Municipio scioglie la vecchia e nuova Rappresentanza (la qual ultima non potè mai costituirsi) in base ai §§ 19 e 96 R. E. C., e nomina una Giunta municipale di 5 membri con preside il signor Bigatto, Giunta che tut-t’ ora funziona. 11 24 Agosto a. c. recasi a Draguch un’ apposita commissione per la constatazione sopra luogo ih quale lingua debbasi impartire l’istruzione in quella scuola, se in italiano o croato. Il processo d’investigazione condusse, contrariamente alle speranze dell’ ispettore scolastico distrettuale signor Spincich, al risultato che i draguchiani intendono di avere la scuola con lingua d’insegnamento italiana. Ottobre L’ egregio medico comunale Dr. Ghersa, per ragioni che non vogliamo registrare, abbandona, dopo un biennio, il 1° Ottobre questa città, accompagnato dai voti più sinceri. Novembre Alcuni casi di tifo, avvenuti nel mese di Novembre nei villaggi di Sterpet, Verch ed altrove nel circondario, obbligano 1’ autorità politica distrettuale - poiché Pinguente non ha medico di sorta - a mandar qui il medico distrettuale Dr. C. Radoicovich, che fa spesse visite nei detti luoghi. L’ Eccelso i. r. consiglio scolastico prov.le con decreto 2 Novembre a. c. con richiamo ai §§ 43-44 della Legge 30 Marzo 1870, condanna, per i motivi altre volte spiegati, la signorina Mattiassich al trasloco ad un’ altra scuola, libero il Ricorso all’ Eccelso Ministero del Culto ed Istruzione entro il termine di giorni 14. Il Visintini invece, autore principale di tutti gli intrighi nella questione in merito, viene, con istupore generale del pubblico pinguentino, rimesso al suo posto. Decembre. Risorge a Pinguente l’idea nata già al principio dell’ 84, di fondare anche qui un’ associazione operaia con mutuo soccorso; insinuatisi ormai 90 soci si costituisce scelto ed apposito comitato di 10 membri per lo studio e compilazione dello statuto sociale, da inoltrarsi a suo tempo, dopo corretto ed approvato dal-1’ assemblea generale, all’ i. r. Luogotenenza per la rispettiva sanzione a norma di legge. Ed ora, venuti al termine di questa breve nostra rassegna, auguriamo a’ lettori un felice Capodanno ed al „Patria1 una lunga, prospera ed utile esistenza nel campo letterario e della pubblicità : col qual augurio mandiamo un vale all’ 85, aspettando 1’ 86 che, ’ apportatore di giorni migliori, spanda una benigna luce su questa povera sì, ma ognor preclara ed onorata terra ! "XT" aria. Giuseppe Libertini è un nome oscuro, non pei suoi meriti, ma per la sua eccessiva modestia e per la congiura del silenzio che gli fecero intorno i conservatoti ed i trasformisti. Tuttavia a Lecce, a Potenza, a Napoli, nelle Puglie suona glorioso come quello di uno dei più benemeriti patrioti. E finalmente ora, dopo undici anni dalla sua morte, giustizia tarda, ma riparatrice dello ingrato oblio, fu fatta. Di recepte in Lecce dove il Libertini abitò e morì, si festeggiò il suo valore, e 10 si mandò, nei marmi, ai posteri. Il Libertini nacque di famiglia facoltosa in Lecce 11 2 aprile 1823 e, ancora giovane, trasse la vita fra eroici entusiasmi cospirando a far una l’Italia. Nel 1848, allorché Re Borbone calpestò i patti da lui giurati, Libertini era là, sulle barricate , contrastando palmo a palmo il terreno alla ferocia delle truppe regie. — Compiuta la strage del 15 maggio, egli rialzò il vessillo della libertà nelle Puglie e nella Basilicata, ma invano; dovette esulare e fu condannato due volte alla morte, una delle quali la scampò per un prodigio. D’ allora in poi il suo nome si trova in ogni movimento democratico e patriottico fra i primi. Audace, intelligente, attivissimo, fu uno dei capi che apparecchiarono e fecero la rivoluzione nel napoletano ; fu egli che, raccolte ad ardimenti magnanimi le forze dell’ insurrezione, preparò l’auspicato ingresso in Napoli, senza sangue cittadino, a Garibaldi. Vidi a Pola il suo Circo, ed il dirotto Arco de’Sergii, e l’Aurea Porta, e il Tempio Sacro ad Augusto. Il solitario e il dotto Amau quelle ruine, illustre esempio Del tempo e de’ suoi fasti. Io le ammirai, Ma con che cuor tu che mi leggi il sai. Dal G’.° III. Vidi che ogn’ uomo, nella via terrena, Dee 1’ omero curvar sotto la croce, Che alla montagna del Signor lo mena ; Vidi che la sventura a noi non noce, Se la mente, più forte, a lei sovrasta, Vigile, assidua, confidente e casta. — Notisi ancora che le lodi prodigate dal Pellico al nostro Fachinetti, vennero pubblicate dal periodico L’Istriano, che vedeva la luce in Éovigno nell’anno 1866 : e che il presente poemetto storico ce ne richiama pure un altro, recente, e davvero più momentoso, sia per erudizione che per artificio poetico, quale si è „57-stiliano“, cantato in dieci sonetti dall’ acclamato poeta di Trieste, Riccardo Pitteri, ed editi in Bologna, dal Zanichelli nel giugno dell’ anno spirante. — Ritorneremo anche su questo nostro novello Pindaro, 1’ arpa del quale risuonava sempre Amore e Venere, per quanto tentasse preludiare d’ argomento meno geniale. Il suo nome era una forza; egli nei momenti più belli e pericolosi del 1860, dominava Napoli. Mazzini riponeva in lui piena fiducia. Campanella e Garibaldi lo avevano carissimo e in alta stima. Saffi disse di lui „che possedeva in grado eminente la facoltà pel bene della patria* e Bovio : „In Libertini onorate il carattere, e non è poco Eppure quest’ uomo che poteva aver tutto, rifiutò ogni carica, e dopo aver consacrato alla patria ingegno e sostanza, morì povero, ma costante nei suoi principii republicani, disprezzando, come egli diceva, i venduti o falsi liberali. Affranto di corpo, ma non {svigorito di fede e di energia, morì a Lecce il 24 Agosto 1864. * * * Anche Vittorio Imbriani è passato pianto da tutta Italia. Noi crediamo di non poter commemorarne meglio la morte che coll" elogio fattogli da Bonghi tutt’ altro che suo amico politico. Eccolo : „S’ egli ebbe un difetto, fu questo solo, e ben raro a’ nostri giorni : amò la verità d’ un amore spietato ; ed eccedeva talora nel dirla, per timore di doversi rimproverare, che non 1’ avea detta tutta e sempre. Il suo giudizio morale era non ingiusto, ma rigido, e affrettava le occasioni di esprimersi : il suo ingegno acuto, eletto, e con quella singolarità, che 1’ allettava a ricercare tutto ciò che schivavano gli altri. Figliuolo di uomo onestissimo e reputatissimo così in questa città, come in ogni parte d’Italia, nipote di Carlo e Alessandro Poerio, tenne alto il nome degli Imbriani e dei Poerio, due dei più bei nomi nostri, e ne serbò salda la fede alla patria ; ma voleva una libertà senza smancerie e senza sozzure ; temperata e non pazza, rispettosa al bello e al bene ; voleva una patria purgata di cerretani, e capace di stimare solo ciò che fosse realmente stimabile per valore intellettuale e morale. Tutta quanta la natura dell’ uomo meriterebbe uno studio sincero e minuto : eh è non se ne ritrova facilmente una simile ; e lascia, certo, vuoto un posto, che nessuno è in grado di prendere.* * * * La Società politica „ Unione“ di Gorizia. Questa Società tenne mercoledì a Gorizia, in quella sala comunale una radunanza generale ordinaria. V’ intervennero della Direzione i seguenti signori : Doerfles Erminio, Furlani Michele, Perco Dott. Armònio, Valentinis conte Eugenio, Venuti Dott. Carlo e Verze-gnassi Dott. Francesco. Il segretario sig. Doerfles fece anzitutto un’ esposizione sommaria dell’ attività sociale nell’ anno 1884-85. Furono qui’ di trattati vari argomenti assai interessanti, dei quali ci rincresce di non poter oggi occuparci per difetto di spazio. Ci limitiamo a riferire soltanto che dallo spoglio delle schede riuscirono eletti a formare la nuova Direzione i sigg. avv. Francesco Dr. Verzegnassi a presidente, G. F. Del Torre di Romans e Avv. Dr. Venuti Carlo a vicepresidenti, ed i sigg. Appolonio Nicolò (Cervignano), Bernardelli Nicolò (Cormons), Doerfles Erminio, Furlani Michele, Nigris Antonio, Perco Dr. Erminio, Valentinis conte Eugenio (Monfalcone) a direttori. * * * Leggiamo nella Gazzetta di Venezia: nello studio dell’ egregio Bortotti ammirammo un ritratto di S. E. Grimaldi ministro per 1’ agricoltura e commercio, eseguito per commissione, così somigliante e perfetto, da meritare i più sinceri elogi se il valente scultore abbisognasse di lode per le opere sue. Il ritratto — un medaglione in creta a rilievo — parte oggi stesso per Roma. Nello stesso studio abbiamo pure veduto un altro lavoro di commissione della chiesa collegiata di Cittanova d’Istria, una statua di S. Pelagio, che sarà fusa in , argento a Padova. Disegno correttissimo, indovinata l’espressione, semplice, naturale 1’ atteggiamento della figura, accuratezza somma nei particolari — un lavoro in una parola degno in tutto del nostro Bortotti, il quale appartiene alla eletta schiera di coloro che onorano 1’ arte forte e gentile. * * * Alberto Giovannini fu nominato professore di canto nel Collegio Reale delle fanciulle in Milano. All’ illustre concittadino ed amico le nostre congratulazioni. ------------------------------------------------------ CRONACA LOCALE Società Filarmonica. — Eccoci di nuovo in argomento, ed anche questa volta in caso di dire tutto il bene di questa simpaticissima Società. Il festino di Martedì sera fu di quelli che non si dimenticano così di leggieri ; e non è per puro debito di cronisti che oggi verghiamo queste poche righe, ma perchè ci piace segnalare questo nuovo successo, che ha, può dirsi, assicurate le sorti della ringiovanita nostra Filarmonica. La serata incominciò con un brillante concerto. L’ orchestra sociale, che va sempre meglio acquistando quel pregio incomparabile eh’ è la fusione, eseguì bene e per intonazione e per colorito. Meritò speciali applausi quel gioiello musicale eh’ è il „Minuetto* di Boccarini, inappuntabilmente eseguito dal quartetto d’ arco, colla cooperazione dello stesso maestro Garetti. La Signora Marchesa Laura Gravisi suonò al piano una „Fantasia sopra motivi dell’ opera Guarany*. È suonatrice valente, e ne diè saggi ancor giovanetta, quando brillava nelle Accademie di questa stessa Società. Che se pure ha perduto, come dice lei, un po’ di agilità, certo però non tanto da pregiudicare 1’ esecuzione, che riuscì perfettissima. L’interpretazione poi tanto bella e sentita, da entusiasmare l’uditorio, che corrispose cogli applausi più sinceri. Tanto per variare, la solerte Direzione ha questa volta sostituito alla lotteria un giuoco di tombola ; ma non di quelle tombole lunghe lunghe che non finiscono mai, o finiscono in noia ; che anzi, e così va bene, in meno di mezz’ ora era bell’ e giocata. Il ballo che poi seguì riuscì animatissimo e si protrasse fino alle 3 del mattino. Fu ottima idea quella della Direzione di stipendiare un’ orchestrina, che suonasse durante il ballo ; e i soci, che sanno d’ aver ballato molto bene, le ne saranno ben grati. La festa insomma riuscì bene e, vorremmo dirlo, meglio ancora di quella data alla fine di Novembre. Oltre ad essere di molto aumentato il numero dei soci, si va già formando in seno alla società quella intrinsichezza, che andrà man mano tramutando le feste sociali in feste di famiglia. È questo che si vagheggiava da lungo, e che riescirà forse a dissipare l’ingiustificata musoneria che ci caratterizza. E se riuscisse davvero, n’ avrebbe il gran merito la Società Filarmonica, e sarebbe ben ricompensata 1’ energia di quei bravi giovanotti, che seppero infonderle nuova vita. ----------------------<5*C=---------------------- Sozxetti. I. Prender potessi quella tua manina Baciarla colle lacrime negli occhi, Chi sa non muteresti, o biricchina, Vedendomi prostrato a’tuoi ginocchi ! Il povero mio cor lo sa e indovina Quanto i miei versi ti parranno sciocchi Ma forma nuova avranno e pellegrina S’ un bacio lasci sulla man ti scocchi, S’ accarezzar mi lasci i tuoi capelli, E starti accanto e dirti mille cose. Bambina, i sogni miei son tanto belli, Che vestirli vorrei di luce e vita: La speme gli ha abbelliti, e vi dispose Il tutto in modo, eh’ è armonia squisita. II. Sempre ti bacio cara mia violetta, Dolce ricordo della mia fanciulla ! Io t’ amo come cosa benedetta, E t’ amerò fin che ritorni al nulla. Nevica il monte, bianca è già la vetta E la campagna al piano è tutta brulla : Non canta più d’ amor 1’ allodoletta, Non più sui verdi prati si trastulla: Ma te dei fiori tutti a me il più bello Non rapirà l’inverno al labbro mio. Non mi diletta più canto d’ amore, Sia pur di rosignuol o di fringuello ; Vorrei soltanto addormentarmi anch’ io Col verno accanto a te mio vago fiore ! III. Tu vai danzar ! tu brillerai stassera, Fra luce viva e profumati olezzi: Allegra vispa amabile ciarliera, Felice di mostrar tuoi molti vezzi ! Voli nel ballo graziosa e leggera, Folleggiando gentil negli intermezzi Fra un suono e 1’ altro, sostenuta e fiera Coi troppo arditi, che deridi e sprezzi. Felice te che sul fiorir degli anni Cògli sorrisi tanti e tanto amore ! Io la vita trascorro tra gli affanni, Sempre nel pianto, solo nel dolore. Sei tu che mi costringi e mi condanni A bruciare nel fuoco del tuo core. IV. Fanciulla mia, se un giorno leggerai Questi sonetti, ov’ io di te ragiono, Forse che tu gentil pietate avrai Di me, e di questo povero mio dono ! Si, t’ amo, o mia divina, io t’ amo e mai Potrò scordare il tuo sorriso e il suono Del labbro tuo, nè gli occhi neri e gai, Nè il tuo bel cor così pietoso e buono ! Si t’ amo t’ amo e disperato ho il core; Cessar vorrei d’ amarti eppur noi posso, Si t’ amo t’ amo, e non mi cal soffrire, Che più m’ è dolce assai questo dolore Che il sen m1 invade e tutto m’ ha commosso, Che di mille altri oggetti in cor gioire! Sandro C..... Mi son fatto più volte la domanda, perchè mai di tanti libriccini di poesie che civettano colle seducenti copertine dai vetri dei librai, non se ne veda mai, o quasi, uno di qualche nostro comprovinciale ; e mi son dovuto convincere che noi istriani si è un po’ troppo modesti. Imperocché non mi è occorso una volta sola di leggere un componimento poetico di scrittore nostrale, che ci avrebbe potuto stare fra quelli di qualche lodato contemporaneo pareggiandoli ; d’ onde mi fu ovvio concludere, che chi aveva scritto, poniamo, un bel sonetto, ne poteva ben scrivere due e tre e dieci, i quali dieci, coi modernissimi accorgimenti, non so se io mi dica estetici o ciurmadori, della carta grossa e dei margini larghi, gli avrebbero dato bell’ è fatto un libro. Senonchè, come diceva, la gloria di essere autori pare non ci seduca. E sia pure. Ciò non ostante, fra tanto zelo lodevole di raccogliere dati storici e oggetti per 1’ arte preziosi, sarebbe desiderabile che 1’ uno o 1’ altro dei nostri studiosi vigilasse, affinchè, se qui o colà qualche poesia riuscita vedesse la luce, la non andasse perduta. So che si ha della prevenzione contro le poesie di occasione, come del pari contro le poesie che si publicano nei giornali ; a me pare però che il giornale non detragga affatto al valore di un componimento, se ha del valore, come per converso il libro non prova nulla in favore ; e circa le poesie di occasione, non disdegnarono di comporne essi pure i nostri sommi. Sebbene, non sono in un certo significato poesie di occasione tutte e singole le liriche ? Conciossiachè la lirica sia frutto degli affetti, che sono sentimenti sovraeccitati, la quale sovraeccitazione è da non altro prodotta che da un concorso di circostanze, da una occasione, se esterna o interna, se avvertita o inavvertita non monta. E chiaro del rimanente che tra i vari componimenti andrebbe fatta una cerna giudiziosa, informata a un criterio maturo e spassionato ; e se un giorno vedesse la luce un’ antologia istriana, il collettore si vedrebbe certo francata la spesa e la fatica. x —2 GL A. MOSCHENI TRIESTE Via delle Poste N. 874. ^?»S'T0 GEN£Ha1s TRIESTE, L’ISTRIA, LA DALMAZIA LA BOSNIA, L'ERZEGOVINA E REGNO 0’ ITALIA ==*-•• DELLA FABBRICA < 0 CON ANNESSA TIPOGRAFIA e LITOGRAFIA GUTEMBERG ---2 GRAZ >—— presso .....; m Sta ^ ^ ' TRIESTE Vìa delle Poste Num. 874 AIA Via della Caserma N. 966. VENDITA REGISTRI COMMERCIALI A PESO per la Provincia franco di dazio. I. IL DEPOSITO GENERLE DELLA CARTIERA LEYKAM — JOSEFSTHAL •••«3 VIENNA E3<~- NEGOZIO CARTA —2 Oggetti di Cancalleria e Belle Arti NUOVA -^.i, TIPOGRAFIA “À LA MINUTE,, '996 'N suuaseo unop m\ SLLSaraii IN3HOSCM V ‘0