Anno I. Mlimero 13. Capodistria, martedì 10 dicembre 1918. Un numero cent. SO. Inserzioni : per ogni riga o frazione di riga larga 67 mm. : Avvisi commerciali Lire 1.50. Avvisi mortuari, comunicati di banche, partecipazioni matrimonio o di fidanzamento Lire 2. Notizie nel corpo del giornale Lire 4. Avvisi economici (collettivi): domande d'impiego e lavoro cent. 10 la parola, minimo 1 L. Corrispondenza privata : cent 20 la parola, minimo 2 L. In carattere marcato il doppio, in marcatissimo il triplo. Pagamenti antecipati. > — " --- ■ —'—----— L' fstria redemt* esce, per ora, ogni secondo giorno. Abbonamento mensile per Capodistria tLire 6; per gli altri luoghi del Regno e per 1' Estero Lire 7 anticipate. RhhR PftTRJft NEL TRIGESIMO 1)1 DALLA LIBERAZIONE. L' anima mia è come una bandiera, una bandiera palpitante al vento, che si distende altera verso i confini novi della Patria tre volte augusta sopra le ruine. Questo mattino di resurrezione è un inno senza fine e l'amor nostro irrefrenato fuma come l'incenso solennemehte, e noi siamo turiboli per consacrar la, Patria sopra il mondo e sopra questa terra di patiboli, che il nemico ci eresse. Pianto udivamo andar sulle lagune, sulle lagune mal vietate, e tesse la tela fatta di tutto il dolore e di tutte le morti là giù Trieste per un tricolore. O mare, o mare, e tu portavi a sera la cantilena della prigioniera cheto, per non tradirla all'altra sponda, ore apprestava alacre Balilla un' altra fionda ; 0 mare, o mare, certo tu ricordi poi che tu vivi, o mare, corrusco il cielo, un' ombra acnia verso P arcipelago cauta navigare 1 destini navali, e sorgevano, nere contro il cielo di sangue, le colonne imperlali dell'Arena e dei templi. Squilli di tromba nel purpureo vespro poi, quando la grande anima ascese al concilio solenne degli eroi; e in quella sera grande fu palese la Tua fortuna, o Patria, onde alle Tue chiome turrite pose (e all' Arsa, ove la prima Roma frenò sua forza la compose), la corona di lauro, • gridando il nome Tuo, Nazario Sauro. O mare, o mare, certo ti ricordi, poi che tu vivi, o mare, e fremi anche di gioia e dì dolore: un rombo di metore ruppe 1' accidioso, sonnolento mattino, lacerò l'ala di guerra la nebbia e si protese verso terra 1' eroe ed ebbe un brivido, e ricordi l'assàlsero e la brama violenta della morte e della gloria, che è bella e che lo chiama. E così allora cantò all'eroe la giovinezza ardita: — Portare nel tuo cielo, o Capo d'Istria, questo divino tricolore; costi anche la vita! — Albeggia sopra i merli del Castello del Buon Consiglio ed il tamburo rulla, rulla il tamburo e il rullo aumenta, aumenta, echeggia sopra i monti della Brenta, amarissimi come 1' Adriatico. Batte la diana al popolo d'Italia, batte la diana il tamburo da Trento. — O pòpolo d'Italia, fa che virtù latina sempre saglia, fa che quel rullo echeggi in ogni petto ed ai vigliacchi addita Caporetto! 0 mare, o mare, rimemb-a, rimembra! Sveglia fatale per Absburgo suona in un mattin di sole sovra il golfo, che sembra tèndersi tutto verso la gran Madre, una vecchia campana da San Giusto ; e dentro dell' avello non lacrimato il Sire canuto e atroce ascolta e leva il busto e dice: — Bene stà, Signore Iddio, però che tu sia giusto. — Anche qualcuno ascolta da Caprera, anche qualcuno ascolta da Ravenna la canzone guerriera, e per la terra va il grido infinito della vittoria, che sospingeva le falangi rosse verso la morte e verso la gloria, e va il grido sublime, suscitando fiamme d' amor di Patria da ogni tomba d'eroe, e avvolge il Campidoglio, ove gaardand» 1 futuri grandissimi destini, «tanno i Genii latini. GIULIO GRATTON. J i operi del lavoro. La Commissione interprovinciale delle organizzazioni professionali nella seduta del 26 nov. à deliberato a unanimità: 1. di aderire alla Confederazione italiana del lavoro; 2. d'invitare tutte !e Organizzazioni operaie facenti parte alla Commissione di aderire alle rispettive Federazioni d'Italia, aggregate alla Confederazione generale del lavoro. Cosi il Partito socialista giuliano prima, e le Organizzazioni operaie poi, si sono fusi in un unico fascio coi socialisti e colle organizzazioni operaie d'Italia. La Commissione interprovinciale delle Organizzazioni professionali annunciò la adesione alla Confederazione italiana del lavoro con il seguente manifesto: La guerra, che per più di cinquantun mesi dilaniò l'umanità e le cui conseguenze matureranno appena nel corso degli anni, è finita. Da questo punto la grande lotta dei lavoratori per l'emancipazione dal capitalismo entra in una nuova fase. Nella monarchia or ora tramontata, essa e?-a lotta aspra e tremenda, non solo contro una borghesia particolarmente gretta, ma anche contro l'analfabetismo, le diffamazioni e le complicazioni nazionali nello stesso grembo del proletariato .In questa lotta, il proletariato industriale della nostra regione, rappresentato dalla Commissione delle Organizzazioni professionali, combattè per anni ed anni, in fratellanza d'armi insieme con tutti gli altri lavoratóri del vecchio impero ora defunto, per le rivendicazioni economiche comuni, e pub dire alteramente di aver condiviso con loro tutte le ansie e tutti i trionfi. Nelle Organizzazioni il proletariato trovò tutto V appoggio che gli occorreva per il raggiungimento dei suoi postulati: riduzione della giornata di lavoro, riposo domenicale, aumento delle mercedi, assicurazione di malattia, assicurazione infortuni, tribunali industriali ed altro ancora : tutte tappe d'una lotta tenace, in cui il ter reno dovette essere conquistato a palmo a palmo. Il proletariato delle altre nazioni ricambiò pienamente la nostra solidarietà, facendo anche il suo dovere. Ora ci dobbiamo dividere dai cari compagni coi quali abbiamo molti anni combattuto la stessa battaglia. Non è una separazione assoluta, però. Oltre allo spazio, oltre ai confini, ci uniscono la comunanza d'ideale delle nostre organizzazioni, i vincoli delle nostre organizzazioni internazionali. La Commissione interprovinciale delle organizzazioni professionali a Trieste sta accordandosi con la Commissione centrale per far si che lo scioglimento delle antiche relazioni avvenga con la tutela di tutti i diritti dei soci. Nello stesso tempo essa decide di aderire alla Confederazione italiana del lavorg. E' qui che comincia la nuova fftste della lotta proletaria. A fandiere spiegate e con iUu^inaip, disciplina entriamo, nel ieno della nuova famigliq, operaia, cui ci unì sempre il senso della più alta solidarietà, la comunanza di lingua e di coltura. Po^a la Confederazione italiana del lavoro raccogliere quanto prima tutte le sparse organizzazioni dx Italia, stringendole in un fascio potente di fede e di operosità, per erigtre sul he rovine del vecchio mondo, sai campo sgombro dalle lotte dei varii nazionalismi, insieme con le confederazioni degli altri Stati affratellati nella Lega delle Nazioni, l'edificio magnifico e sublime della giustizia sociale! Per la Commissione interprovinciale delle Organizzazioni professionali Gli Uffici di Redazione, Amministrazione e Pubblicità si trovano nello Stabiliin^to Tiuojn-aflco Nazionale CARLO PRIORA . Capodistria. - ' - Telefono No. 40 Il presidente Gior&n»i Oliva Il segretario Giuseppe Passigli Che mutamenti subentreranno nella nostra vita scolastica? quali mutamenti nei programmi, nei libri di testo, nel personale? Si modificheranno gli stipendi e gli orari ? si chiederà il nostro parere, o si risolveranno tali problemi senza interrogare gli enti maggiormente interessati? Tali le domande e le preoccupazioni che nella maggior parte dei casi ricevevano una risposta ispirata alla fede assoluta nel senno e nel buon volere dei fratelli ancor lontani Anzi c'era in molti di noi una specie di presunzione, se pur è lecito adoperare questa frase : l'idea che la nostra scuola media fosse, per molte ragioni, nel suo complesso, toltone il veleno filtratovi attraverso l'austriacantismo, un' istituzione preziosa da doversi difendere e diffondere. Noi che insegniamo da quindici e venti anni negl' istituti medi della Giulia, siam convinti che certi programmi ànno un altissimo valore pedagogico-scien-tifico morale e civile. E ci rincrescerebbe assai se venissero, questi programmi e metodi, abbandonati e sostituiti alla leggera, come vorrebbero pochi insegnanti. Tanta era, fino a ieri, la convinzione di avere nella nostra scuola media, nonostante tutto, un organismo sano e forte e fecondo, che taluni pensavano che essa avrebbe potuto servir, in non pochi riguardi, di modello a certe scuole del Regno. Scriviamo, come si vede, con la massima sincerità possibile, senza preconcetti di sorta, esprimendo le idee nostre e dei colleghi, tali e quali, anche a costo di far la brutta figura di ignoranti e di presuntuosi. Pensiamo a quanto leggemmo sulle riviste e sui giornali del Regno a proposito delle deficenze della scuola in Italia; pensiamo a certi confronti da noi istituiti in questa e in quella occasione, fra studenti usciti da ginnasi e licei vostri, o fratelli, e da ginnasi e istituti tecnici dei paesi or or redenti. Del resto i fattori competenti ànno già parlato, escludendo un troppo brusco e radicale cambiamento di pro'-grammi e di metodi, pur accettando il principio che certi cambiamenti vanno attuati subito. Principalissimo quello dell'insegnamento religioso obbligatorio nelle scuole e delle cosidette «pratiche religiose», che ànno amareggiato l'esistenza a tanti poveri studenti, genitori e insegnanti, che ànno creato nelle nostre scuole sorde lotte, piccole e grandi vendette e moltissime vittime, provo-" cando scandali in chiesa e fuori, espulsione di studenti e destituzione di maestri e ogni specie di guai. Sottoscriviamo quanto fu stampato nel «Lavoratore»: 'Il minimo che noi chiediamo è che almeno per il momento l' insegnamento religioso nelle nostre- scuole venga dichiarato facoltativo, ma che si aboliscano poi fieramente le pratiche religiose. Chi vorrà frequentare- le ore