ANNO X Capodistria, 16 Agosto 1876 N. 16 LA PROVINCIA DELL' ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-trimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. CORRISPONDEIZE Pisino li 7 Agosto Abbiamo vari e soddisfacenti ragguagli di studj archeologici fatti nell'Istria, ma assai poco si disse di pitture murali ed affreschi, quasi che non vi esistessero, o fossero tali da non trarvi costrutto per vieppiù completare la nostra istoria. Io conosceva gli affreschi di una chiesa presso Vermo, di cui (ne) diede un' interessante relazione il Cav. Tomaso Luciani, e ne vidi ornata una chiesuola presso Bogliuno ; ma non mi vi abbattei altrove, nè ebbi pensiero di andarne in traccia. — Avvenne però, che giorni fa trovandomi a Cor-ridico, andai a vedere in due chiesuole in cui quel benemerito Parroco faceva lavorare per restaurarle, e con grata sorpresa trovai de'singolari ed abbastanza bene eseguiti affreschi — i quali però non esistono più. Le due chiesuole erano da più anni dimesse. In una, di Sant' Antonio abate non si poteva supporre che vi fossero gli aftreschi perchè questi erano coperti da duplice imbiancatura; ma dopo levato il tetto ed asportata l'ara che serviva di altare, il muratore fu sollecito di togliere la malta della parete di dietro, pensando di trovare qualche segreto nel muro il quale era anche costruito fuor dell'ordinario alquanto curvo a nicchia, cosicché vidi tosto nei frantumi i pezzi colorati. Il mio compagno di presenza, signor Melchiorre Lius, si accinse a raschiare colla sua falcetta da tasca l'intonaco d'una parete laterale e dopo alquanto di esercizio e di pazienza scopertane buona parte, vedemmo che era dipinta a quattro scomparti, iu ciascuno dei quali figure in gruppi, il cui soggetto però non seppi interpretare. Gustai un piacere tutto proprio nel vedere per sì ingenua fattura comparire alla luce teste, mani, arredi; pareva che raschiando, scattassero quegli oggetti come per prestigio della falcetta. Le figure erano dell'altezza di quattro piedi circa, bene eseguite, i colori conserva-tissimi. In uno scomparto si vedeva un vecchio barbuto, morto disteso sopra un letto, coperto fino al ineuto con strato scaldato ; presso al capezzale erano accoccolati due ragazzi, uno per parte; verso a pie del letto stavano cinque personaggi; uno aveva la copertura del capo a fascia avvolta, di cui un estremità pendeva-gli da un lato sopra il collo, il secondo aveva mitra, il terzo berretto rotondo senz' ala, il quarto corona ed era barbuto, il quinto corona ma non barba. Nel canto a sinistra iu alto c'era una figura a mezza vita di angelo, con ale disposte si metricamente come ornamento a sesto acuto. — In altro scomparto il gruppo rappresentava quattro persone in abiti sacerdotali che portavano entro a un drappo color viola il corpo di un vecchio barbuto, avente nimbo attorno alla testa, le mani incrociate sul petto, e col vestito a oro. Uno dei portanti teneva in mano un bastone semplice col manico ricurvo. Dall'atteggiamento, sino al punto che venne raschiata la parete, non ho capito se si trattasse di sotterrare il morto, ovvero di consegnarlo ad un quinto personaggio dalla testa molto calva, che prendeva parte del gruppo e stava dinanzi alla porta aperta di una casa o chiesa. Di sopra a sinistra c'era un angelo simile al suddescritto e teneva in mano una corona d'oro. Spiacemi di non conoscere i termini degli indumenti sacerdotali per farci una più esatta descrizione. Sulla parete in fondo vi saranno state senza dubbio delle iscrizioni come di solito, e come analogamente ne vidi più traccio a color nero nell' altra chiesuola di Santa Caterina. In questa gli affreschi non erano imbiancati, ma più o meno guasti dall' intemperie. Alle due pareti laterali v' erano dipinti quadri con nicchia, iu cui una figura, però sopra una parete v'erano sei nicchie a una figura ed una nicchia di doppia larghezza con due figure, e su 1' altra v'erano quattro nicchie ad una, e due a due figure, in tutto sedici figure, anche di circa quattro piedi di altezza. Erano tutte sante martiri ; tre avevano corona d' oro in testa, ed una di queste tre teneva la croce tra le braccia. Pella poca pratica che ho di coteste cose, e causa i guasti alle pareti non posso precisare chi fossero le dette sante, tranne sant' Agata che ho riconosciuto molto bene. Credetti di dare queste notizie tal quali, propriamente per avvertire come si possano trovare dove meno si attende, dati ed amminicoli in fatto di storia patria, e che perciò non si debbano lasciar inesplorate nè pietre lavorate nè costruzioni a muro de'tempi passati per quanto grette appariscano e si trovino in luoghi remoti o in villaggi. Studii sull'Istria Ci è grato di poter recare qui a conoscenza dei nostri comprovinciali gli studii fatti in un decennio, allo incirca, nel Regio Archivio Generale di Venezia da distinti istriani e da altri egregi sopra quanto riguarda il glorioso passato della provincia nostra : Buttazzoni dottor Carlo redattore dell'Archeo-grafo triestino, 1870. — Documenti antichi relativi a Trieste, 1870. — Atti diplomatici relativi all'Istria. — Documenti circa 1' assedio di Trieste fatto dai Veneziani, nel 1463. Corrila prof. Emilio 1872. Processi del S. Uffizio contro parecchi cittadini di Cittadella, provincia di Venezia, e il vescovo P. P. Vergerio di Capodistria. Combì prof. Carlo 1870. Carte relative al S. Uffizio, processo di eresia contro il vescovo di Capodistria P. P. Vergerio. Cumano dott. Costantino 1872. Documenti riguardanti l'Istria dei secoli X e XI. Fulin prof. Binaldo 1868. Rapporti commerciali di Venezia con Trieste nel secolo XVIII. Giunta provinciale dell' Istria 1872. Documenti riguardanti l'Istria. Kandler dottor Pietro 1868. Serie dei provveditori veneti in Pola nei secoli XIV e XV. Notizie sull' Istria, 1871. Antichità del governo di Pola. Luciani Tomaso 1869 — Processi fatti ad istriani per accusa di eresia. 1872 — Appunti sulle scuole pie, sugi' istituti d'istruzione pubblica e su altre materie di erudizione storica dell'Istria. Marsich abate Angelo 1870. Documenti storici relativi a Trieste. Sellenati consiglier Carlo 1872. Confini veneto-austriaci (Friuli - Aquileja, Friuli - Istria). Trieste, direzione dell'Archivio diplomatico 1863 — Dispacci degli ambasciatori straordinarii a Carlo V in Trieste Corner e Capello 1528. — 1869 — Nuovi documenti diplomatici relativi a Trieste e all' Istria. — 1870 — Documenti storici relativi a Trieste. Sui dialetti dell'Istria Per gentile condiscendenza deli' illustre signor professore Rinaldo Fulin, direttore dell' "Archivio Veneto," riportiamo da questa importante pubblicazione il seguente prezioso lavoro Sui dialetti dell' Istria, di quell' operoso e dotto nostro collaboratore, che è il cavaliere Tomaso Luciani di Albona, a cui la provincia deve per tanti titoli affetto e riconoscenza. al prof. Rinaldo Fulin direttore dell'archivio veneto Chiarissimo Signore, L'amore operoso col quale ella da parecchi anni va accumulando nel suo Archivio documenti, studi, memorie tendenti sotto svariate forme a illustrare storicamente non solo Venezia ma tutta la veneta regione, e la benevolenza colla quale registra nel Bidlettino di bibliografìa veneziana anche le mie cosuccie veneto-istriane, mi animano a presentarle oggi, con alcune notizie sui dialetti dell'Istria, un documento del 1353, scritto nell'idioma che secondo ogni apparenza, era allora comune alla classe civile della popolazione di Pola. È uno dei mille documenti che il ricchissimo e non mai abbastanza esplorato Archivio dei Frari ci offre, com'ella sa, per lo studio delle cose dell'Istria, di quell' Istria che nel periodo della romana dominazione ebbe comuni colla Venezia molte importanti magistrature, Curatori, Correttori Giudici, Consolari . . ., e che dall'epoca bizantina fino ai dì nostri, prima alleata, poi tributaria, finalmente soggetta, fu sempre legata a Venezia, e quando questa è caduta pianse come si piange sulla tomba di una madre. Il documento è un atto di accusa che i cittadini di Pola presentarono alla Signoria di Venezia contro il Conte (Podestà) Nicolò Zeno inviato colà a governarli. Pola s'era dedicata, o rassegnata, definitivamente a Venezia più tardi di parecchie altre terre dell'Istria, soltanto nel 1330 o 1331. Il documento ha importanza per la storia di quel Comune e dell'Istria perchè somministra in buon numero nomi di persone e famiglie e fa intravvedere quali fossero fin d'allora i prodotti principali di quel territorio, e i prezzi di questi, e il commercio che se ne faceva, e il sistema delle imposte (dazi), di comune e di stato anteriore al dominio dei Veneti e da questi adottato, e il carattere indipendente di quei cittadini che accusavano in modo aperto un publico magistrato, e sostenevano le accuse con franchezza d'uomini liberi ; ma esso documento ha pure un' altra importanza più rara, quella che gli deriva dall'esser scritto a Pola, a metà del secolo XIV, in idioma volgare. Dante nel'suo trattato — De vulgari eloquio — sottoponendo a rassegna i vari idiomi d' Italia, per escludere poi mano mano i meno degni, dopo avere stimmatizzato il tristiloquio turpissimo dei Romani, e aver cacciato fuori i volgari della Marca d'Ancona, dello Spoletano, del Milanese, del Bergamasco, mette nel severo suo cribro gli Aquileiesi e gl'Istriani, già prima annoverati nel grande gruppo dei dialetti italici di sinistra, e li caccia fuori cogli altri dicendo che u§es fastù„ crudeliter accentuando eructant. Secondo Dante adunque i dialetti istriani erano lontani dal volgare illustre non tanto per la sostanza quanto per la forma e l'accento. Tale sentenza riceve conferma appunto dal documento che le esibisco. Scritto trentadue soli anni dopo la morte di Dante, in quella Pola che fu certamente visitata da lui, esso è puro nella sua sostanza, il pensiero che dentro vi si aggira è prettamente italiano, ma, come risulta a non dubitarsi dalla forma grafica del suo testo, l'accento deve esserne stato ben aspro. Di fatti in esso sono così accozzato consonanti e vocali che, pronunziandole, non può non uscirne un suono — lacerator di ben co-trutti orecchi — o, come disse Dante con una sola parola, — crudele. Ella non troverà 1' aspirata h in molte voci che più tardi l'assunsero, ma in quella vece vi troverà voglando per volendo, vogludo per voluto, digando per dicendo conseglo e consigleri per consiglio e consiglieri, famegla per famiglia, romagnando per rimanendo, plaqua per piaccia, esamunianze per esami, dagando entention per dando ad intendere, o facendo credere : più vi troverà si fes per si fece, e 90, foè, perqò, imper^ochè, gloqa, playa, 'braqe, ciascuna, per ciò, cioè, perciò, imperciocché, goccia, piazza, braccia, ciascuna ; custizia per giustizia, e ca$a, per faccia, cre^emo, per credemo, non de chaqeva per uon ne faceva, siera per era; inoltre trementava, indebitamentre, plusor, maor, saipuda. mattina; — na receu per n'ha ricevuto, romaso, rimor, sudusendo, e quello che più mi fa meraviglia il negota tutto proprio dei dialetti lombardi, e non mai, ch'io sappia, usato dai Veneti. Immaginiamoci questi ed altrettali vocaboli e modi pronunciati (com'è l'abitudine dei litoraui) a voce alta e quasi strillante, per farsi sentire attraverso V alternato fremito del flusso e riflusso marino, rincalzato frequentemente dal più strepitoso fragore delle onde, e non parrà strana punto la nota del crudeliter accentuando. La quale anzi va così a capello da avvalorare sempre più la tradizione che Dante avesse visitato Pola personalmente, se già non bastassero a provarlo i tre versi notissimi del IX dell'Inferno: Sì com' a Pola presso del Quarnaro Ck' Italia chiude e i suoi termini bagna, Fanno i sepolcri tutto'1 loco varo. In essi sono scolpiti così al vivo i caratteri del paese da doversi per assoluto concludere, aver Dante dall'alto del colle di San Michele veduto egli stesso con un giro d'occhi e la vicina campagua tutta sparsa di sepolcri, e il non lontano Quarnaro. Ma se il dialetto della città di Pola ai tempi di Dante aveva una accentuazione aspra, molto più l'aveva il dialetto del suo territorio per quanto si estendeva l'agro dell'antica colonia. In esso vanno comprese e la grossa terra, ora città, di Dignano, e le borgate di Galesano, Fasana e Valle. Del dialetto di Dignano, com' ebbi a dirle altra volta, si è occcupato con intelligenza, perseveranza ed amore più che rari unici, un egregio amico mio da troppi anni defunto, il nobile signor Gio. Andrea Dalla Zonca. Ma appunto di lui, dei suoi studi, dei suoi manoscritti, lasci, prego, che le ripeta qui quanto io stesso ne scrissi ancora nel 1858. Il nobile signor Gio. Andrea Dalla Zonca, colto ed egregio cittadino di Dignano, dopo aver fatto, a richiesta di monsignor canonico Pietro Stancovich di Barbana d'Istria, per l'illustre Vegezzi Ruscalla di Torino, la versione in dialetto dignanese della parabola del figliuol prodigo (S. Luca, c. XV, v. 11-32), si era dato con grande fervore, ancora nell'anno 1841, a studiare lo stesso patrio dialetto. Fatta dapprima copiosa incetta di parole e di frasi, si era proposto poi di comporne un completo vocabolario, e più e più infervorandosi in tali studi, cominciò una raccolta di osservazioni per comporne quindi anche la grammatica. Contemporaneamente voltò dal dialetto veneziano la brillante commedia del Goldoni — Le donne gelose; — scrisse e tradusse qualche breve articolo di soggetto popolare, qualche apologo, qualche sonetto. Di tali studi e lavori se ne parlò e se ne vide qualche saggio nel ebdomadario — L' Istria, — particolarmente negli au. 1846-47. Senonchè nel Settembre del 1853, vinto dalla carità del natio loco, accettò, per la terza volta 1' uffizio di Podestà [; e per conseguenza si trovò nella impossibilità di proseguire allora i prediletti suoi studi. Nel dì 1.° Luglio del successivo anno 1854, ebbe una minaccia di apoplessia, e quindi abbandonò il publico uffìzio. D' allora l'egregio uomo, tra le melanconiche conseguenze e i più tristi presagì del male, ebbe quasi unico conforto la speranza di poter condurre a perfezione il vocabolario del suo patrio dialetto, già per iutiero abbozzato. Vana speranza! La di lui mente scossa e svigorita dall'attacco fatale, abbenchè conservasse la sua primiera lucidità, non potè più durare a quel continuo studio e lavoro eh' era indispensabile per coordinare e perfezionare i voluminosi e intricatissimi abbozzi. In tre anni, ad onta d'uua volontà ferrea, e di qualche assistenza prestatagli dal signor Antonio Bonassin, altro egregio Diguauese ed amico suo, non riesci che a mettere in ordine alfabetico i vocaboli compresi sotto la lettera A, e quelli della lettera B, fino a Borsellino-ifrtrsem. Nel Novembre del 1857, sotto il martello di nuovi attacchi apopletici soccombette, lasciando grande desiderio di sè in quanti 10 conobbero da vicino, e iu quegli stessi che, vivente, non ne avvertirono i meriti. Di nobile sentire, di spiriti generosi, di ideo larghe, fu uomo per forza e franchezza d'animo a nessuno secondo; amico a tutte prove leale, cittadino integro, vigilante, operoso istriano del patrio decoro e progresso quanto altri mai zelantissimo.] La superstite vedova, egregia donna, e i figli di lui adempiendo religiosamente i desideri dell'ottimo defunto, che mi confortò sempre di grande confidenza e di affettuosa amicizia, mi consegnarono tutti i mss. di sopra accennati. Ed io che li avevo veduti nascere, e crescere, che l'avevo non poche volte animato al lavoro, e ne avevo per oltre quindici anni diviso la gioia in lunghe conversazioni e in più lunghi carteggi, io 11 raccolsi con animo grato quasi sacro deposito, e m'imposi il dovere di custodirli non solo, ma di promuoverne possibilmente la publicazione a decoro del suo nome e a vantaggio dei patri studi linguistici e storici. Così scrissi nel 1858. Ma nei lunghi anni corsi dappoi ho cercato indarno un editore a Milano, a Torino, a Firenze, qui a Venezia ed altrove. Molti e gravi furono gli ostacoli dappertutto incontrati, e primo di tutti la difficile lettura 0 dirò quasi diciferazione degli intricatissimi mss., che hanno bisogno di essere tutti ricopiati e coordinati. Appena ho potuto in Milano trovar modo di far ricopiare la versione delle Donne gelose, versione che ho posto fin dal 1871, in mano al chiarissimo G. I. Ascoli, il quale ne trasse pure qualche scintilla di luce, come avrà vrduto nel suo ammirabile lavoro — L'Archivio glottologico italiano (Voi. I, B. 5 Appendice, Istria Veneta e Quarnaro). — Anche del vocabolario mi sono a quando a quando servito per note ed indicazioni somministrate a dotti e a studiosi di filologia; ma è troppo poca cosa al confronto del vantaggio che se ne ritrarrebbe qualora fosse diffuso largamente mediante la stampa. Ora perch'ella sappia, e lo sappiano, insieme quanti per ragione di studio possono averne interesse, le dirò distintamente in cosa consistano e cosa siano i mss. già detti. Essi sono : I. La minuta del vocabolario del dialetto di Dignano d'Istria, 0 a dirlo più esattamente, un estratto di vocabolario italiano colle corrispondenze nel dialetto di Dignano. È un volume di pagine 1066, delle quali 260 nel formato di centimetri 30X20, e 806 nel formato di cent. 25x22. La scrittura, distribuita in due e, a luoghi, anche iu quattro colonne, è fittissima, e copre le pagine in modo che non ci sono margini nè in alto, nè iu basso, nè ai lati. E un primo abbozzo, e quindi le voci e i modi di dire sono messi giù senza ordine nè alfabetico nè altro; solo che l'autore, per darsi una norma nel ricopiarlo, aggiunse poi ad ogni paragrafo (voce o frase) un numero progressivo dalla prima all' ultima pagina, e risultarono paragrafi 26752. À questi numeri corrispondono altrettali numeri segnati ad inchiostro ed a lapis nei ristretti margini di uu esemplare del Vocabolario degli Accademici della Crusca (quinta impressione, Venezia, 1741), e a numeri segnati sopra cartellini volanti dei quali ho potuto raccoglierne 3436. Questi ultimi erano la sua guida per trovare le voci e le definizioni negli altri vocabolari, che gli servirono mano mano pel suo lavoro. Quali sieno stati questi lo dice egli stesso in alcuni Cenni di prefazione e nell'ultimo foglio dell' abbozzo suddetto. Ecco le sue parole: „ Mi sono servito del Vocabolario Torinese, edi-„ zione veneta 1803, presso Antonio Rosa e Pietro „ Sola, onde aver presenti le voci e frasi italiane; l'ho „ ripassato con quello delle sette lingue del Facciolati, „ Padova, coi tipi del Seminario, 1758, eh' è più diffuso „ in voci ed in notizie del Vocabolario degli Accade-„ mici della Crusca, quinta impressione, edizione ve-„ neta, 1741, per Francesco Pittori, colla Proposta „ del Monti, Fontana, 1828, e col Dizionario del Dia-„ letto Veneziano di Giuseppe Boerio, Venezia coi tipi „ di Andrea Santini e figlio, 1829. Ho letto la Storia_ „ della Guerra della indipendenza degli Stati Uniti „ di America, scritta da Carlo Botta, Venezia, coi „ tipi di Giuseppe Antonelli, 1835, e vi trovai alcune „ parole e frasi italiane meno comuni, le quali poi sono „ raccolte in un indice alfabetico colla relativa spie-„ gazione alla fine del voi. VII, e fra queste pure ho „ razzolato ciò che prima non m' era dato conoscere „. ---(Coni.) LE CATTIVE ERBE (Cont. e fine V. pag. 1881) III. Dopo aver tentato di dare all' agricoltore una idea generale dei varii mezzi di propagazione, e della specializzazione delle erbe, affinchè egli possa rendersi ragione della comparsa e della ostinata permanenza delle erbe cattive che danneggiano i suoi prodotti, cercherò adesso di indicare rapidamente e per sommi capi i mezzi ritenuti più acconci ed utili per combatterle. Abbiamo già detto come fortunatamente la stessa Natura, colle leggi della specializzazione, provveda in parte a circoscrivere l'estensione delle erbe in generale, e quindi anche delle erbe cattive. A questa circoscrizione concorrono, nell'interesse del colono, anche altre circostanze: chè non tutte le erbe nascono, e si moltiplicano là dove cadono i loro semi, o dove troverebbero anche una coudizione di suolo favorevole; perchè al loro sviluppo ed alla loro riproduzione richieggonsi condizioni speciali di aeramento, di calore, di umidità, talora di luce che non si trovano dappertutto. Gli a-nimali, inoltre, che si cibano di alcuni semi, e la stessa imperfezione dei semi fanno sì che molta parte di essi vadano perduti, o restino infecondi. Tutte queste circostanze costituiscono altrettanti mezzi di distruzione delle male erbe, dei quali il colono deve andare lieto, e ringraziare quella Provvidenza che li dirige e modera in suo favore. Ma non deve, per questo, portare la sua confidenza al segno da starsene neghittoso spettatore di quanto va svolgendosi sotto i suoi occhi : Egli deve più che mai mettere in pratica il grande principio del Self-Help, che vale quanto Chi s' ajuta, Dio V ajuta. Se il possesso è piccolo, od orto o giardino, si possono strappare le male erbe a mano prima della fioritura, utilizzando le piante strappate o come ingrasso mescolandole con calce, o come foraggio qualora non siano velenose. Ottimo mezzo poi sono le zappature e vangature, principalmente se i possessi sono alquanto e-stesi; nonché le sarchiature in primavera pei cereali seminati in linea. Cotesti metodi però riuscirebbero troppo lenti e costosi, e sarebbero spesso inapplicabili alle grandi colture, alle quali giova sostituire al lavoro della mano quello degli animali; come sarebbero le arature, incalzature, sarchiature ed erpicature ; le quali ultime giovano moltissimo ad assicurare, principalmente se eseguite in primavera, la germinazione dei^ trifogli seminati nel grano, e quella dei frumenti. È cosa rincre-scevole che tanti coltivatori se ne astengano per timore di guastare il grano! Oltre 1' aratro si può assai utilmente fare uso in questi lavori anche delle zappe-cavalli, dei scarificatori e degli estirpatori. Mezzo efficace d'istruzione è il maggese o novale, assai più usato nei nostri paesi che nel settentrione, ed al quale si ricorre quando il suolo è molto infestato dalle male erbe. Secondo il grado poi di infezione e di depauperamento del terreno si stabiliscono maggesi annuali, semestrali ed anche trimestrali. Capovolgendosi in questo tempo di riposo una o più volte il suolo, lo si prepara fisicamente, e si favorisce la diffusione dei residui delle anteriori coltivazioni e degli anteriori ingrassi : nella quale diffusione sta, più che nel materiale riposo del suolo, ,il vantaggio del maggese. È poi da ritenersi che tutto ciò che concorre a ben lavorare ed a rendere ubertoso il terreno, concorre in generale anche alla distruzione delle cattive erbe. Gli stessi ingrassi, che, come abbiamo detto, mal preparati possono propagarle, si prestano efficacemente, quando siano bene confezionati e ben scelti, a distruggerle. Primeggiano fra questi la fuliggine e la cenere in certe praterie per la attitudine che hanno di far crescere alcune erbe speciali, assai grate al bestiame, a detrimento di altre che snno nocive : l'orina o ciccio, e le materie fecali nei campi seminati ad erba medica per la loro virtù di combattere il rizoctonum, che infesta queste coltivazioni speciali. L' utilità della cenere per fertilizzare i campi fu riconosciuta anche dagli antichi ; e veniva consigliata da Virgilio nella sua Geor-gica: Saepe etiam steriles incendere profuit agros Atque levem stipulam crepitantibus urere flammis. la quale utilità, in tal caso, consiste non solo nel prodotto della cenere quale ingrasso; ma nell'abbruciare contemporaneamente alle stoppie, anche le cattive erbe che pullulano nel campo. Consimile effetto producono le rnotere (écóbuage dei francesi) tanto opportunamente usate in Piemonte per le praterie, e le quali altro non sono che cumuli di zolle essicate che si abbruciano; oltre migliorare per tal modo la tenacità ed igrosco-picità dei suoli argillosi, si riducono in denere molti cattivi semi in essi contenuti. Incontestata è pure per la distruzione delle cattive erbe 1' utilità dei terricciati, delle coperture invernali dei prati col letame, delle acque correnti sulle praterie, delle fognature o drainages: insomma di tutti quei lavori che giovano a correggere l'indole del terreno. Fra i buoni mezzi di distruzione delle cattive erbe vanno pure annoverati gli avvicendamenti, perchè colle alternate colture si riesce ad impedire o soffocare lo sviluppo delle male erbe che sono proprie a ciascuna di esse. È noto come i cereali lascino infestato il campo di varie cattive erbe a fioritura multipla (rosolacci, melampiri, centauree, crisantemi, senapi). Ora se a questi faremo succedere piante che vanno sarchiate (quali sono le patate, le barbabietole, le pastinache ecc.), i lavori frequenti e profondi che esse esigono contrasteranno lo sviluppo delle erbaccie lasciate dalla precedente coltivazione. Lo stesso utile effetto producono le piante a grandi foglie (come sono le veccie, i piselli ed altre leguminose) le quali soffocano molte erbe avventizie. Dicasi altrettanto de' foraggi artificiali ; dai quali si ottiene tanta maggiore utilità, quanto più uumerose sono le falciature, sapendosi già che i foraggi tagliati una sola volta favoriscono lo sviluppo della pimprinella, dei bromi, della gramigna, perchè queste erbe maturano tardi nella state. Anzi l'agronomo conte di Gasparin formolò una legge speciale degli avvicendamenti basandosi appunto sulla temperatura iu cui sogliono germinare le male erbe. Non omettiamo finalmente di accennare come il bestiame nel ricercare il nutrimento nei pascoli limita 10 sviluppo di molte erbaccie annue, e specialmente di quelle che il suo dente incide prima che abbiano prodotti i semi. IV. — Non credasi però che le erbe le quali devono essere considerate come cattive e nocive dall'agricoltore, Io siano veramente in se stesse. Nulla havvi nella natura di inutile e che non serva a qualche uso speciale : chè tutto riesce ad uu fine e ad uno scopo condegno dell' ordine del Creatore. Il medico apprezza e vede di buon occhio molte di quelle piante che stringono il cuore all' agricoltore. Molte erbe vi sono (cantava l'Alamanni) ......che han virtudi Ascose e senza fin, che pon giovare In mille infermità donne e donzelle, In lor mille desir chi ben l'adopri. Così il medico si servirà delle valeriane, coclearie, aconiti e salicarie per comporre farmachi all'umanità sofferente. La celidonia è rubefiante; i fiori di tossillag-gine sono espettoranti: quelli di malva emollienti: la bistorta è astringente e tonica. Vuoisi combattere la febbre, lo scorbuto, i vermi? Possono utilizzarsi le piccole centauree, le crocifero, il tanaceto. Le foglie di fumosterno e di camomilla hanno una azione diuretica: e virtù purgativa hanno le radici di brionia, narcotica e sedativa le foglie di giusquamo, stimolante la saliva. Molte piante, moleste al colono, servono pure a perfezionare alcune produzioni dell' industria: Così l'indoratore usa dell'equiseto per addolcire 11 legno prima dell'indoratura: il tessitore dell'ortica per farne diverse tele, il fabbricante di merletti della piantaggine arenaria per imbiancarli, il tintore delle foglie di poligono per estrarne uu colore turchino, e degli steli della cuscuta per estrarne un colore oscuro. Il poligonum bistorta, ricco in tannino, viene talora usato nella concia delle pelli : la saponaria serve molto bene per imbiancare i panni, ed era anticamente usata nella tintura delle stoffe di lana: e dall' oxalis acetosella si estrae nella Svizzera e Germania 1' ossalato di potassa utile nell' arte del tingere. Ed in questa stessa industria facevasi uso dagli antichi delle radici della ninfea bianca che danno un colore grigiastro : e l'inglese Hooker assicura che la potentilla tormentilla impiegasi Snella Lapponia per tingere il cuoio in rosso. I liquoristi e fabbricanti di vini artifiziali si servono spesso, fra le altre erbe, della primula, della genziana, del marrubio, della german-drea, della verbena e della veronica per aromatizzare i loro prodotti. Siccome poi nulla havvi di buono che non possa dalla malizia ed avidità umana essere diretto al male, così havvi chi si serve della senapa, tanto nociva al bestiame, per falsificare i panelli; chi colorisce artificialmente i vini con decozione di papaveri, bacche d'amaranto, rose marine; chi, nella confezione della birra, sostituisce al luppolo il pericoloso colchico d' autunno ; e chi falsifica l'inchiostro di China col succo di rego-lizia. Molte altre piante possono essere impiegate ad usi domestici ed agricoli. Così nel Lincolnshire (Inghilterra), il Chenopodium Bonus Henricus è sostituito talora agli spinacci degli orti col nome di min-guay: ed il cardus marianus (alle cui foglie chiazzate di bianco si collega una pietosa leggenda della Vergine), è sostituito dalla povera gente ai carcioffi. A detta di Spencer Thornson 1) la capsella bursa pa-storis, e le radici di potentilla auserina sono talora mangiate in Inghilterra come erbaggi. Quelle della ninfea bianca e delle felci vennero panificate negli anni di carestia. Si sa poi che i soldati di Cesare assediati in Durazzo gittavano per disprezzo ai Pompe-jani dei pani di radici di erbaccie cotte nel latte, dicendo che prima di arrendersi si sarebbero cibati della scorza degli alberi 2). La radice lavata di brionia, e la poa fluitans offrono uua fecola nutritiva: dai tubercoli dell' orchide gli Orientali estraggono il loro salep: la radice dell' angelica è usata dai Norvegiesi per condire il pane. I fiori pestati di calta danno uua tinta giallognola al burro : le radici delle gramigne (triticum repens) danno una birra sana usata da alcuni popoli del Nord: 1' Heracleum sphondylium è distillato in Polonia per estranio dell' alcool, ed in Siberia si fa del thè col Dictamnus albus. Kaspail menziona anzi come utili a tale scopo anche le foglie della Borrago officinalis : e Rodio quelle della salvia e della veronica. Nou è male che di alcune di queste proprietà il colono tenga conto : chè qualche profitto egli ne può trarre per sè. Nè è male che egli conosca un' altra curiosa proprietà che hanno alcune delle erbe che lo circondano: quella cioè di rivelare le condizioni dell' atmosfera e di indicarne le variazioni. Chè vi sono alcune pianticelle che fanno, a chi sappia osservarle, le funzioui di 1) Wild Flowers by Spencer Thomson. London. Eontledye. 2) De Bello civili. Lib. Ili, cap. 48-49. barometro e di igrometro: e potrebbero opportunamente chiamarsi barometri ed igrometri del coltivatore. Si raddrizzano i ramicelli della stellarla media ? Apronsi i fiori della calendida? Contraggonsi le foglie della Carlina vulgaris? Allietisi 1' agricoltore, che il tempo è bello, o sta per diventarlo. Esala invece l'aspenda odorata un odore balsamico? Non dubiti che sta per avvicinarsi la pioggia. Cessa V odore di quella pianticella? Ci avverte che il tempo propende al secco; come la orsalide ci avverte di una atmosfera umida col ripiegamento e colla chiusura delle sue foglie. E qui porrè fiue a questo articoletto, che ti a-vrà forse, gentile lettore, fatto sbadigliare più volte con tanti nomi di piante, raccolti in uno scritto così semplice e disadorno. Voglio però che tu sappia che quanto io scrissi è tuttavia assai poco in confronto di ciò che ancora potrebbe dirsi da persone di me più competenti ed erudite, e che tutto ciò che queste persone potrebbero dirti sarebbe ancora ben lontano dal discoprirti i mirabili segreti di quelle erbe che" noi indifferentemente calpestiamo coi nostri piedi, e che vengono strappate dal dente vorace di tanti erbivori. Ogni filo d' erba compie nella sua vita vegetativa una propria missione, collegata coli' ordinamento generale dell universo : e per quanto grandi siano, come infatti sono, oggidì i progressi del sapere, non si arriva che a sollevare qualche lembo del grande e fitto velo di cui copresi la natura : così che la felicità presagita dall' antico Mantovano Poeta 1) a colui che si addentra nella ragione delle cose, non potrà mai essere raggiunta se non a condizione di piegare la fronte dinanzi a quegli arcani che all' umana intelligenza sono inaccessibili. Ing. Giov. JBatt. Perez. 1) Felix qui potuit rerum cognoscere causas. ( Virgilio, Georg.. II, 490). • G38E3-- NOTIZIE Il Ginnasio superiore di Pisino, composto di 6 classi, fu frequentato quest' anno da 92 scolari, 83 dei quali istriani. Nel venturo anno scolastico sarà aggiunta alle esistenti la classe VII. L'illustre Mommsen visitò nel mese scorso il Sepolcreto di Concordia (Veneto), e dichiarò che è il solo monumento il quale valga ad illustrare la storia delle milizie e delle guarnigioni d'Italia ai tempi Costantiniani. L'associazione di ginnastica triestina mandò una rappresentanza al Concorso ginnastico internazionale di Venezia. Una nuova filantropica istituzione sta per sorgere in Trieste: allo Spedale infantile verrà unito uu Asilo per le fanciulle abbandonate, e fu già approvato lo Statuto che regolerà l'unione dei due pietosi Stabilimenti. Da Resoconto 1875-76, inviatoci, rileviamo che la benemerita Commissione per sussidii a studenti italiani bisognosi presso 1' Università di Graz incassò du- rante l'anno fior. 549 in oblazioni, fior. 81, 02 per interessi di capitali ; assieme fior. 630, 02. Di questi furono elargiti in sussidii fior. 342, 50, ed impiegati in spese di cancelleria fior 12; assieme fior. 354, 50. Il fondo nell' anno 75-76 è di fior. 1674. 52, più un' Obbligazione dei vai. nom. di fior. 300, assunta per fior. 246. La Bandiera regalata dai ginnastici triestini a Genova per la II0 Regata nazionale, toccò in premio, nella XII gara dei dilettanti dei Comuni italiani, al canotto di Sampierdarena, circondario di Genova. L'equipaggio di questo canotto era formato da vogatori del ginnasio di quel Comune. Il primo convoglio composto di carri da trasporto è entrato il giorno 23 Luglio p. p. nella Galleria di Borutto distretto di Pisino. Una gita d'istruzione. — Sotto questo titolo leggemmo nella Perseveranza la descrizione particolareggiata di una gita fatta nel mese decorso a Venezia ed a Trieste dagli studenti del III anno del Regio Istituto Tecnico Superiore di Milano, guidati dagl' ingegneri Clericetti e Martelli. Scopo di questa gita fu di visitare i locali dell' Arsenale e della Stazione marittima di Venezia, le officine dello Stabilimento Tecnico ed i Cantieri del Lloyd di Trieste, nonché di percorrere la linea pontebbana per istu-diarne il tracciato ed esaminarne i lavori in costruzione. L'associazione pedagogica italiana di Milano in una seduta dello scorso mese ammise nelle classi intermedie l'insegnamento delle Scienze Naturali, avuto specialmente riguardo a quelle nozioni che servono a combattere i pregiudizii tuttora vivi nel popolo. Si ritiene che la ferrovia pontebbana sarebbe a-perta fino alla bocca della Carnia entro l'Autunno. Presentemente vi lavorano 5000 operai. Nel mese di luglio essa fu visitata dagli alunni ingegneri di Torino, Milano e Graz. Il Comune di Sagliano-Micca celebrò il 3 m. c. il II centenario di Pietro Micca con una lapide commemorativa nella casupola di quell' insigne eroe (1706) il quale fa rammentare all' Istria il suo Biagio Giuliani (1645) che diede fuoco alla polveriera di San Teodoro nel Regno di Candia, seppellendo nelle ruiue se, i soldati ed il nemico. A Mestre si costruiscono trebbiatrici, che per la precisione e finitezza del lavoro, nonché per la solidità, nulla hanno ad invidiare a quelle eh' escono dai più rinomati stabilimenti inglesi ed americani. (Gazz. di Venezia). Giosuè Carducci, il poeta repubblicano per eccellenza, accettò la commenda della Corona da S. M. il Re — Minimus, corrispondente della Gazzetta di Venezia, fa questa domanda : " Tra il Re ed il poeta chi è più uomo di spirito?» Un professore dell' Università di Bologna pubblicherà quanto prima una relazione scientifica sulla ì Cera Minerale scoperta da una donna di Monte Falò in una zona dell'Appennino bolognese. I lavori della Loggia di Udine procedono alacremente sotto la direzione del valente ingegnere Scala. Ora però si vede che il fuoco ha fatto più guasti che non si credesse. Marco Mounier, l'illustre e simpatico letterato, autore del libro: „È l'Italia la terra dei morti?" e di altri scritti in lode della nostra penisola, ha nella Rivista dei due mondi un articolo interessante sui Bozzetti del De Amicis. L'autore prende da ciò occasione per tributare i più meritati encomi al valoroso esercito italiano. Pregati, pubblichiamo : Una memoria a Besenghi L'Istria perdette in Pasquale Besenghi uno de' più chiari suoi poeti. Vorrebbe giustizia che il luogo dove riposa il degno comprovinciale non si lasciasse senza una durevole memoria, la quale, pur troppo, viene di sovente prodigata a chi meno la merita. Fino a tanto che qualche pietoso e gentile concittadino di Besenghi si faccia iniziatore, io mi contento di far eco alla voce di quanti salutarono l'illustre letterato come uomo fornito di doti egregie; e circa il raro suo amore alla poesia mi associo pienamente a quanto aggiunse di nuovo il periodico capodistriano "L'Unione,, an. II. N° 21, nello scritto "Un poeta dimenticato „. Dal Friuli, 12 agosto 1876 D.r M. D. coetaneo ed amico del defunto poeta. Cose locali Nel giorno 31 m. d., per cortese invito della spettabile direzione assistemmo nella sala delle ex-scuole popolari ad un pubblico sperimento di musica vocale ed istrumentale, dato dagli allievi dell'Istituto Magistrale e di Pratica sotto la direzione del maestro Giuseppe Czastka. Furono presenti a siffatta cerimonia oltre l'ispettore scolastico provinciale signor Klodich ed il capitano commendator Reya di Castelletto, il podestà Pietro Madonizza e molti cittadini, la cui presenza era ben necessaria in un luogo destinato ad educare dei maestri, i quali dovranno essere un giorno gli educatori di quelli che a-vranno in mano le sorti dei nostri paesi. Ma quale amara disillusione non hanno essi provata questi nostri concittadini ! Quel seguito di canzoni slave — italiane — tedesche udite cantare da slavi di terre slave lontane e da nostri italiani frammisti ad essi, avrà loro dato subito l'idea di quell'Istituto, che preten- derebbe allevare maestri di due differenti nazionalità a mezzo di una terza lingua — la lingua tedesca. Qualche ingenuo potrebbe ammirare, nel-1' ibrido programma, l'intendimento nobilissimo di affratellare le razze ; ma noi abbiamo troppe ragioni a convincercene che lo scopo dell'Istituto è rivolto ad offendere la nostra nazionalità, contrariamente alle vedute dello stesso I. E. Governo, il quale per ragioni di economia, avrà creduto alla possibilità di codesto stranissimo amalgama. Sarebbe questa una novella occasione per discorrere ancora di uno Stabilimento a cui ci eravamo lusingati fossero legate tante nostre speranze; ma le considerazioni che dovremmo porre innanzi escirebbero forse dal campo stabilito al nostro periodico, per cui ci limitiamo a questo semplice cenno per rendere noto a tutta la provincia il fatto, ed innalziamo solenne protesta alle nostre autorità provinciali, sempre pronte con raro zelo e con energia a difendere i nostri interessi nazionali, congiunti in modo indissolubile col miglioramento della nostra provincia. Negli ultimi giorni del decorso mese ebbero luogo gli esami delle scuole popolari maschili sotto la Presidenza del sig. Podestà preside del consiglio scolastico locale. Vi assistettero il Reverendo Don Pietro Sincich commissario vescovile per l'istruzione religiosa, ed il Comm. Reya di Castelletto dirigente il capitanato distrettuale. L' esito fu di piena soddisfazione del pubblico composto in grande parte dei genitori dei bambini assoggettati all' esame. Tolto il ridicolo e fatale sistema di altri tempi, per cui 1' esame consisteva in una recitazione di varii squarci di diverse materie posti in bocca ad alcuni prescelti, i quali non sempre erano i più meritevoli, 1' esame era fatto a moltissimi indistintamente e su di argomento a scelta della presidenza. Abbiamo osservato con compiacenza il fare di spontanea disinvoltura con cui i ragazzetti esposero le cognizioni apprese, il vivo interesse nello attendere ai quesiti che venivano discussi; per cui in qualunque momento rivolta la domanda a questo ed a quello, rispondevano con prontezza. Questo bel risultato forma il migliore elogio ai signori maestri, e deve procurar loro la più viva soddisfazione, premio ben meritato delle loro fatiche. Agli esami seguì la lettura delle classificazioni La scuola venne frequentata da 202 scolari. La sezione femminile chiusa per motivi d'igiene, causa la ristrettezza dei locali durante gli intensi calori di Luglio, non ha potuto dar saggio dell'istruzione ricevuta, la quale per quanto ne viene assicurato fu sotto ogni riguardo soddisfacente. La scuola venne frequentata da 189 scolare. Mercato dei bozzoli. — Secondo l'avviso muni- cipale 17 luglio n. 1587, il presso medio della gialla nostrana fu di fior. 2. 98/i0- aì Chil., e della giapponese riprodotta e mista di fior. 1, 446/10. La pubblica bilancia ne accolse della prima qualità Chil. 12016. 27, della seconda Chil. 1193. 43. Totale Chil. 13209. 70. (Dall' Unione) Alla direzione della Società filarmonica pervenne l'importo di fior. 15, spedito dalla Società Corale Sinico di Trieste, per 1' Asilo d'infanzia. Neil' anno scolastico 1875-76 furono iscritti in questo Ginnasio 138 scolari pubblici, 2 privati, 3 straordinari. Assieme 143. Abbandonarono l'Istituto 8, morirono 1 ; frequentarono fino alla chiusa dell' anno 134. Alla nazionalità della provincia appartennero 138, alla slava 4, alla greca 1. L'importo di f.ni 2534, 05 fu ripartito in stipendii, e furono riscossi f.ni 1404 per didattro. L'Istituto Magistrale fu frequentato da 111 candidati: 42 de' quali nel I, Corso, 28 nel II, 22 nel III e IV ; cinque ritiraronsi durante l'anno. All' esame di Maturità assoggettaronsi 15 candidati; tra i quali 12 furono approvati, 2 rimessi a 2 mesi, uno ad un anno. ---- Pubblicazioni Trinodia 'in morte di Giovanni Rismondo È un breve fascicolo contenente un canto funebre in onore del compianto nostro concittadino (!), corredato di una prefazione e di alcune note. La memoria del defunto nostro Rismondo fa sgorgare dal cuore del Cipriani, che gli fu amico, versi caldi di profondo affetto e di pietosa ricordanza. Con gentile pensiero volle poi l'egregio autore, noto anche qui per parecchi pregevoli lavori letterarii, dedicare il netto ricavato della vendita della sua Trinodia allo incremento degli Asili froebelliani di Gorizia. Non possiamo che raccomandare quindi la lettura non solo, ma anco l'acquisto di questo libro e per i meriti intrinseci del lavoro, e in omaggio alla memoria della persona onde trae argomento, e per lo scopo veramente filantropico cui fu rivolto 1' utile ricavato. Vendesi alla libreria Paternolli al prezzo di lire una. (Dall'1 Isonzo). In occasione della lagrimata morte (16 feb. 1865) del distinto avvocato istriano Giovanni dottor Rismondo, nato a Rovigno nel 1807, la Redazione di questo periodico ricordò (v. n. 25, an. IX, pag. 1611) com' egli, strenuo campione di libertà, dimorato da più che trent'anni a Gorizia, sorgesse a fianco di altri egregi patriotti del Goriziano a difendere i sacri diritti di Nazionalità fino dai tempi quando il difenderli era reputato a delitto! Aggiunte alla Storia del litigio tra il Capitolo di Trieste e il vescovo Marino de Cernotis. Dall'Archeografo triestino, voi. IV, fase. 2. Don Angelo Mar-sich. (Dono dell' eg. autore alla Redazione). Programma dell' I. R. Ginnasio superiore di Capodistria. Anno scolastico 1875-1876. Capodistria, Stabilimento Tipografico Appolonio e Caprin 1876. Contiene un erudito lavoro dell' egregio signor professore Federico Simsig, capoclasse della VII. col quale addimostra la maggior conformità del metro docmiaco (metro composto d'un giambo e d'un eretico, o d'un bacchico e d'un giambo; cioè di una breve, due lunghe, e una breve e una lunga) alle lesrgi ritmiche e metriche nelle tragedie di Sofocle, principe de' tragici greci, nato nell'Attica il 498 avanti Cristo. L'autore divide la materia, che dichiara ei pura ispida, poco nota o poco coltivata in tre parti : I È il docmio un ritmo ottasemo ovvero decasemo? II II metro docmiaco è un metro proteiforme. Ili II docmio nelle tragedie di Sofocle. — È accompagnata al lavoro dell' egregio professor Simsig una tabella dimostrante in assai chiaro prospetto la qualità delle forme di docmio che Sofocle ha usata nelle sette sole tragedie di lui rimaste, e che sono: Edipo re, Edipo a Colòno, Antigono, Elettra, Le Trachinie, Ajace e Filottete. Altro lavoro, pieno zeppo di erudizione, è quello del distinto direttore Giacomo Babuder sulla questione del Latino ne' Ginnasii, nel quale dimostrando come questa lingua sia mezzo efficacissimo all' acquisto di quella coltura generale, che forma oggidì la meta degli studii ginnasiali, propone un nuovo orario pel Latino in tale estensione : Classi I e II ore 8 settimanali; nelle altre Classi non meno di 6; anzi nella III e IV ore 7 in vista al fatto (dice il signor Babuder) che oltre la lettura dell'autore, conviene esaurire la sintassi, e nella IV anche la prosodia. Fan seguito agli accennati due lavori le Notizie intorno all'Istituto Ginnasiale, il Piano speciale dell'insegnamento prò 1875-1876, la Collezione dei mezzi d'insegnamento, i Temi dati nella lingua materna nelle Classi del Ginnasio Superiore, i Dati statistici della scolaresca. Vengono dopo, la beneficenza locale ossia l'annuncio dell'attivazione di un Fondo di beneficenza col relativo statuto, e sua gestione; un Atto particolare di beneficenza; gli Esami di maturità; la Cronaca dell'Istituto; i Dispacci più importanti pervenuti durante l'anno scolastico; ed in fine l'Avviso per l'apertura del Ginnasio (1876-77), che seguirà il 1 Ottobre alle ore 10 antimeridiane. X. La sottoscritta Direzione invita i signori proprietari di vigneti posti in questa provincia, di spedirle in un involto bene condizionato' un esemplare di quelle viti, che dessero segni di malattia, aggiungendovi eventualmente le osservazioni da loro fatte intorno alle medesime rispetto alla vegetazione durante la primavera. Dalla Direzione della stazione sperimentale enologica provinciale Parenzo, 15 Giugno 1876 JE. Mayersbach