Manlio Cortelazzo CDU 805.0(450.34)-54 Padova ETIMOLOGIE VENETE Non eper emulare un grande studioso, come Angelico Prati, che richiamiamo il titolo di una pregovole raccolta (Etimologie venete, Venezia-Roma, 1968), ma sol­tanto per contribuire alla sua integrazione con l'analisi di alcune voci in essa non comprese. bajan (pad.) "contadino, villano" (anche bajan6to). -Dal significato piu ge­nerico di "babbeo" (baggiano), che bagian ha in diversi dialetti veneti (venez., chiogg.) e trentini (compreso l'anaunico-solandro). bassabreve (pad.) "plebaglia, popolino, gente povera". -Travisamento del sintagma dotto bassa plebe. bonaman (venez., pad., rovig., vic., ver., trev., ampezzano, bisiaco, cembra­no, anaunico-solandro, friul.) "mancia, regala", specialmente (venez., trev ., feltr., agord., trent., friul.) o solamente (valsug., zoldano, ven. giul., ven. dalm., fiuma­no) "strenna di Capodanno o Natale" (cfr. AIS IV 781 Cp.). La formula, di proba­bile provenienza dai dialetti settentrionali, eampiamente diffusa, nelle due versioni bonaman e bamb6na, anche nei paesi ladini (J. Kramer con la collaborazione di S. Kowallik in "Mondo ladino" X, 1986 = Studi ladini in onore di Luigi Heilmann, pp. 316-617). -La spiegazione tradizionale (da bona man "mano generosa" e, poi, "mancia, dono di capodanno") estata posta in dubbio da R. Zeli nel Voc. dial. Sviz­zera ita/. s.v. bonaman, e sostituita da un piu convincente bona mane "buon matti­no", riferito all'augurio fatto alla mattina presto del primo giorno dell'anno, duran­te la questua, come confermerebbe il testo della filastrocca, .che l'accompagna. capea (pad.) "cappella" nella loc. essare o stare soto 'la capea de qualcheduno "essergli sottomesso". -Dal gergo dei muratori, per i quali cappella eil "gruppo di muratori dipendenti dal medesimo capomastro", secondo la definizione di A. Me­narini, I gerghi bolognesi, Modena„ 1942, dove, s.v. kapela, edetto: "Ancor oggi usato, senza intenzioni gergali. Es.: a san salta la kapela ed Marte/ = Sano alle di­pendenze di Martelli. A Porretta muratori e scalpellini chiamano ora ed cappella l'ora di colazione". Significati affini ha il francese, dove chapelle, dal primitivo si­gnificato di "insieme di ecclesiastici, che servono in una cappella", e passata nell'Ottocento a designare tanto una "associazione di mutuo soccorso tra operai", quanto (nell'argot) la "riunione di operai, che discutono dei loro interessi corporati­vi". capeizn (pad.), capelizn (trev., vic., valsug., cembrano) "cappelano" nella loc. andare da (o par) cape(l)izn "detto del marito, che va a vivere coni suoceri". -Dal­la posizione di dipendenza del cappellano dal parroco. La locuzione s'incontra nel Trevisano e nella Valsugana con il tipo equivalente "andare cucco", che prevale a nord, mentre verso est edominante il tipo veronese nare a grumbiale: il primo allude all'abitudine del cuculo di deporre le uova nel nido altrui, l'altro al grembiule, come indumento proprio delle donne. V. anche "Veneto ieri, oggi, domani" 19 (settembre 1990), p. 120. de baruccabiz (pad.) "con mezzi traversi", "di provenienza dubbia, generalmen­te compendio di furto". -Sembra dipendere, attraverso una semplice simpatia fo­nosimbolica, dall'ebraico baruhabiz, letteralmente "benedetto colui che viene", espressione augurale di benvenuto, ed anche "salmo nuziale", ma altresl. nome del protagonista di alcune canzoni antisemitiche (da cui furono tratte pure fortunate commedie) del XVIII secolo, variamente chiamate Storia di Baruccabiz, II secondo sposalizio di Baruccabiz, Diana infedele di Baruccabiz, ecc. Della loro popolarita fa fede il detto buranese lan' ajatto [pij de barucapiz vinturina, 16 najatto pide Ba­ruccaba el venturier "ne ha fatto piu di Bertoldo". Da staccarsi da questa tradizione, per ragioni cronologiche, el'aretino baruccaba "confusione", che il Caix (Studi di etim. it. e romanza, Firenze, 1878, p. 76) trae dal Redi e spiega con la frequenza di baruch habbtih nelle preghiere