ORGANO DELL’UNIONE SOCIALISTA DEI LAVORATORI Anno VII. — N° 360 Redazione e Amministrazione : CAPODISTRIA Via Santorio 26 - tei. 128 MARTEDÌ’, 17 AGOSTO 1954 Prezzo 10 din — 20 lire ABBONAMENTI: TX.T. Zona Jugoslava e R.FJ’.J.: annuo din. 420, semestrale din. 220, trimestrale din. 110 Spedizione in c. c. p. milim m BLED [attore di pace e collaborazione Una logica e normale tappa nello sviluppo dei reciproci rapporti tra Grecia, Turchia e Jugoslavia è stata raggiunta la settimana scorsa a Bled con la firma del trattato di alleanza, collaborazione reciproca e mutua assistenza. Si tratta di una tappa in armonia con la situazione politica internazionale: la pace non è ancora sufficientemente garantita, nè si sono registrati quei profondi mutamenti di circostanze dai quali la sicurezza e la pace in realtà dipendono. D’altro canto l’esistenza di un’alleanza esclusiva-mente difensiva fra tre paesi vicini, i cui interessi si identificano con la salvaguardia della pace e della loro indipendenza, ed i! cui obbiettivo principale è lo sviluppo ulteriore di una amichevole collaborazione, può soltanto contribuire al processo di allentamento della tensione internazionale. Potenzia inoltre il carattere pacifico dell’alleanza di Bled il fatto che essa non sia esclusiva, ma, a determinate condizioni, aperta anche ad altri paesi e che le siano estranei quégli elementi che rendono negativa per la situazione internazionale l’esistenza dei due grandi raggruppamenti occidentale e orientale. Varie e sostanziali sono le caratteristiche che distinguono l’allean za Balcanica dalie altre alleanze esistenti nel mondo. L’elemento differenziatore principale è contenuto negli impegni reciproci. Il trattato stabilisce infatti che i tre paesi alleati si riterrano aggrediti e in stato di guerra con l’aggressore di uno qualsiasi di essi. E’ previsto quindi un pieno automatismo giuridico che dura fino a quando i tre membri dell’alleanza non decidano concordemente di porre fine allo stato di guerra. Dato però il sensibile miglioramento della situazione politica nel mondo, il trattato non prevede un assoluto automatismo militare, in quanto ciascuno dei tre alleati si riserva il diritto di decidere fentità e la torma dell’effettivo aiuto militare da offrire al partner aggredito. Tale grado di automatismo militare è in perfetta armonia con la tendenza a. salvaguardare la sovranità Interna deiraiieato nei disporre delle forze armate. E’ questo un concetto che non troviamo negli altri sistemi militari difensivi. Altro elemento di primaria importanza è l’indipendenza dal Patto Nord-Atlantico. L’alleanza balcanica non entra automaticamente in azione con l’alleanza atlantica. Con la firma del trattato di Bled la Jugoslavia non ha mutato il suo atteggiamento verso quella organizzazione. Gli impegni che alla Jugoslavia provengono dall’articolo 6 del Trattato di Bled, poggiano sul presupposto che la pace in Europa è indivisibile e che ogni aggressione nel mondo in generale ed in Europa in particolare, minaccia anche la sicurezza del settore balcanico. D’altronde la Jugoslavia, aderendo ai principi della Carta fondamentale dell’ONU, ha il dovere di correre in aiuto alla vittima dell’aggressione. Questa non è cosa nuova. Per tutti questi elementi che determinano il suo significato di prezioso contributo al consolidamento della pace nel mondo, lo storico c-vento di Bled è stato accolto con compiacimento in tutti i circoli democratici del mondo e nella gran parte degli ambienti ufficiali. Fra le poche note stonate è purtroppo quella della stampa italiana. Si insiste nel collegare Trieste con l’Alleanza di Bled e si parla di essa come di un sistema difensivo, che può essere, sì, considerato favorevolmente, ma che difetta di completezza ed efficenza. Perchè? Semplicemente perchè l’Italia non ne fa parte «col suo peso di nazione la cui influenza supera da sola quella di tutti gli altri tre paesi presi insieme e perchè la questione triestina non è stata risolta!» A Roma non ci si vuol render conto del fatto che la necessità di una stretta collaborazione balcanica è conseguente al desilerio dei tre paesi di garantire nelle forme più adeguate la loro indipendenza e la pace nel loro settore, e che l’alleanza di Bled è il risultato delle effettive e permanenti condizioni di una realtà geopolitica. Trieste e l’Italia quindi non hanno nulla a che vedere con le determinanti dell’alleanza balcanica. Il fatto che in questi ultimi due anni i governi i-taliani si siano dati da fare per impedire od ostacolare la collabo-razione greco - turco jugoslava, attraverso i viaggi di De Gaspe-ri ad Atene e di Pella ad Ancara, con ignobili insinuazioni sulla politica estera jugoslava accusata di doppio giochismo, ed infine con la minaccia di veto in sede atlantica, sta soltanto ad indicare che Roma ha visto, nel consolidamento dei Balcani, l’erigersi di una barriera nel settore che da parecchi decenni è I'obbiettivo deU’espansionismo della sua borghesia. Da quando poi le conversazioni per Trieste hanno assunto uno sviluppo favorevole, ecco i circoli italiani mutare atteggiamento e tessere le lodi della costituenda alleanza, nella speranza che, attenuando la minaccia del veto; che in realtà non ha impressionato alcuno, possano strappare altre concessioni sulla questione triestina. Ora che l’alleanza è fatta, ecco la stampa ufficiale italiana definirla incompleta ed inefficente perchè l’Italia non ne fa parte. L’espansionismo italiano contenuto a Trieste da un eventuale accordo italo-jugoslavo, dovrebbe riapparire libero nella veste di quarto «partner» dell’alleanza balcanica. Sarebbe ormai tempo che si comprendesse che le porte di uno strumento di pace di popoli indipendenti, quale l’alleanza balcanica, si apriranno per l’Italia soltanto quando saranno abbandonate le anacronistiche aspirazioni egemoniche che traspaiono ancor sempre dalla stampa, ufficiale o no, italiana. HTc rSST" __________________________ * I 'IRAPIDI GLI SVILUPPI DELLA COLLABORAZIONE FRA I PAESi BALCANICI L’ASSEMBLEA CONSULTIVA consoliderà vincoli di alleati Benché i’Alleamza balcanica sia stata firmata da una settimana, non si è ancora spenta l’eco che tale avvenimento ha suscitato, sia aH’intemo che all’estero. Giunge a proposito >anche la notizia della visita Che verrà fatta al nostro paese dal Presidente della repubblica turca Gelali Bayar, il 2 settembre prossimo e che si protrarrà per una settimana. Oscurato, in un primo momento, dalla firma dell’A'Ueanza balcanica, PUNTI DI VISTA fuori prospettiva «Mi risulta che il 18 maggio La I nostra lotta, di Capodistria, ha [pubblicato un lungo estratto del I nio articolo su Laterza (L’illustra-hìone Italiana, maggio) facendolo seguire dal seguente commento: «f inalmente, come si vede, anche Italo Pietra, inviato speciale del 'Corriere della Sera, dopo avere scandagliato in lungo e in largo il nostro Lasse nella affannosa ricerca delle bibliche pagliuzze, incomincia a scoprire le grosse travi nel suo Paese». «Ai redattori e (censura permettendo) ai lettori de La nostra lotta vorrei dire, in poche righe, questi miei r unti di vista. «1) Lasciamo perdere le pagliuzze bibliche. A mio avviso, per trovare cose che ripugnano in Jugoslavia, non è necessario girare in lungo e in largo. Basta vedere il nome di un uomo scritto a caratteri enormi sul tetto del più alto palazzo di Belgrado; basta sentir gridare per le strade — Tito — Partito; basta vedere, proprio a Capodistria, offesa e scalpellata la lapide della casa natale di Nazario Sauro. Cose da nazionalsocialisti: così, proprio a Capodistria i nazisti nel 1944, demolirono il monumento a Sauro. E i fascisti, nel 1941, rimossero dal peristilio del palazzo di Diocleziano, a Spalato, la statua del vescovo Gregorio, opera di Meštrović. (A proposito, è stata rimessa a posto, dopo il 1945?) «2) I lettori de L’Illustrazione — per non dire altro — possono fare fede che non ho davvero atteso il maggio del 1954 per scoprire le grosse travi del mió Paese; ma ai giornalisti jugoslavi le travi è vietato cercarle in Jugoslavia. Quando proprio ci si batte il naso, allora si chiamano pagliuzze. All’insegna di Tito-partito, tutto va bene: per forza. ITALO PIETRA. (Da «L’Illustrazione Italiana» agosto 1954.) Così i nostri lettori, oltre conoscere dalle ricopiate «poche righe» di Italo Pietra i suoi «punti di vista», possono anche constatare quale consistenza abbia la sua premessa base, fondata su vincoli e divieti di una «censura», compresa fra le «cose» che a lui «ripugnano in Jugoslavia». Interessa ora vedere se queste altre righe, esprimenti il nostro punto di vista, saranno portate a conoscenza dei suoi lettori in una Italia dove la «Censura» dovrebbe rappresentare un ricordo di cosa esecrata di tempi tramontati. A nostro avviso, i giornalisti di Trieste e d’Italia si dividono in due grandi categorie. La prima comprende i giornalisti fascisti che, piu o meno (Rino Alessi dista da Capodistria 20 km.) hanno ripreso come e peggio di prima la loro attività e che mai potranno perdonare a Tito ed al Partito da lui guidato di aver validamente contribuito alla sconfitta del fascismo e di permanere tutt’ora i peggiori e più irriducibili avversari di ogni concetto e prassi fascista. La seconda comprende invece i giornalisti, cosidetti democratici, per i quali il grande e imperdonabile torto di Tito e del suo Partito è di aver rotto i ponti col Cremlino cosicché il ripristino imperiale dell’Italia ■—■ che doveva costituire il suo premio di prima della classe nell’anticomunismo e la ricompensa del suo zelo nel lucidare le scarpe a chi, col profluvio dei dollari, doveva favorire quel ripristino — sta riducendosi ad un sogno. Una significativa conferma della forma mentis di questa seconda categoria di giornalisti — che gareggia con quelli della prima nelle calunnie e nelle offese contro Tito e la Nuova Jugoslavia — è offerta anche da Italo Pietra col suo ,tentativo di porre sullo stesso piano Tito e Mussolini, ossia l’assassino e la vittima, l’occu-patore e il liberatore. Quanto assurdo e odioso risidti tale accostamento, lo testimoniano un milione e settecentomila caduti e vittime in Jugoslavia delle guerre di brigantaggio scatenate da Mussolini e da Hitler. Da quanto pare, Italo Pietra, in materia di lapidi, statue e monumenti, persegue oggi gli ideali e le finalità che hanno fatto epoca coi leoni di Traù. Nell’agosto 1911 i fratelli Kosulić — il cui casato fi-> gura oggi fra gli italianissimi di Trieste — denunciavano alla I. R. Procura di Stato di Trieste il cap. Nazario Sauro perchè aveva ingiuriato l’equipaggio di un loro piroscafo con l’epiteto di «porchi di s’ciavi!» e nel dicembre dello stesso anno Nazario Sauro veniva condannato dal Tribunale di Capodistria per quelle «ed altre ingiurie a 14 giorni di arresto, inasprito con un digiuno settimanflle.» Nel periodo dello «Adriatische Küstenland» il seniore Libero Sauro, figlio di Nazario e presidente di una commissione di leva qui nellTstria, spinse tant’oltre il suo zelo nello arruolare gli Istriani (nelle formazioni nazi-fusciste, da finire a raffiche di mitra chi si sottraeva. Di certo anche Italo Pietra sà che Nazario Sauro ha rifiutato sdegnosamente l’assistenza del prete e non ignora neppure il perchè di quel rifiuto. Ora si domanda se risulti maggiormente offesa e profanata la memoria di Nazario Sauro dalle scalpellature alla lapide della sua casa natale, oppure dalle sante Messe e dai panegirici intessuti J’ti suo (onore e gloria da preti e frati nelle chiese di Trieste, il cui vescovo benediva il suo gregge dai balconi delle case del fascio. Italo Pietra, specialista nello scoprire pagliuzze e grosse travi, dovrebbe anche ben comprendere quali risonanze ed effetti possa produrre in chi è stato ben dosato dì olio di ricino, di manganellate e dì colpi dì pugnale fascista, in chi porta ancora nelle proprie carni le stigmate della barbarie e ferocia fascista, sentire esaltata la figura di Nazario Sauro dal suo concittadino, Piero Almerigogpa, presidente del direttorio del fascio di Capodistria, la cui lugubre voce ha riecheggiato dai microfoni della RAI la sera del 10 con. Ad ogni buon conto è cosa certa che Italo Pietra e i suoi colleghi possono girare in lungo ed in largo la Jugoslavia «totalitaria» mentre ai redattori de «La nostra lotta» è inesorabilmente vietato l’ingresso nella Italia «democratica». attualmente suscita il più vivo interesse il memorandum sull’Assemblea Consultiva Balcanica, varato alla stessa riunione di Bled. In u-nia intervista, concessa alla «Borba», il Presidente dell’Assemblea Federale, Moš a Pijade, ha espresso la sua più viva ’ soddisfazione per questo memorandum che determina alcuni principi fondamentali sull’organizzazione e sulle competenze di questa Assemblea, che i giornalisti esteri chiamano «Parlamento Balcanica». Maša Pijiade si è soffermato particolarmente sugli articoli 1 e 5 di detto memorandum, i quali, determinando un numero uguale di rappresentanti dei tre paesi ai parlamento, indipendentemente dial numero dei loro abitanti, sanciscono la parità di diritti dei tre paesi balcanici anche in questo campo, parità che è stata il filo conduttore in tutte ile questioni sinoira avviate in porto. Naturalmente, per ora, l’Assembe-l-a Balcanica, avrà competenze puramente consultative, ma è da provvedere che le sue raccomandazioni avranno una notevole influenza sulla politica dei tre governi e poi, con Rapprofondi-mento dei rapporti tra i tre paesi, anche la questione delle sue competenze è suscettibile di ulteriori svilujppi. Intanto l’incidente confinario ju-gc-albanese, nel quale ha trovato la morte ila nostra guardia confi- ISCRIZIONI per Ostrožno Qualche settimana soltanto ci separa ancora dalle grandi manifestazioni che avranno luogo a Ostrožno, in Stiria, per celebrare la partecipazione di quelle popolazioni alla Lotta di liberazione nazionale. jL Linione socialista dei lavoratori del distretto di Capodistria e le altre organizzazioni sociali organizzano per l’occasione gite collettive, cui possono iscriversi tutti i cittadini, a! modesto prezzo di 500 din per il viaggio in autobus e 250 din. in camion. Affrettiamoci pertanto con le iscrizioni presso le sedi delle organizzazioni dell’Unione socialista o presso le filiali sindacali nei collettivi di lavoro! O-strožno dev’essere una seconda Okroglicft! maria Malčić Momčilo, è stato virtualmente chiuso con l’arresto del colpevole, le scuse e Tafferia d’indennizzo alla famiglia del caduto, fatta da rie del Gì verno albanese. Ha invece i suoi strascichi la questione, sui!,» ripresa dei lavori per l’erezione di ciopi confinari, lavoro al quale il Malčić era addetto, poiché la nostra segreteria agli af- fari esteri, in una nota rimessa al governo albanese, ritiene insufficienti le garanzie, offerte da quest’ultimo, contro il ripetersi dì analoghi incidenti. Il numero di sabato della «Borba» pubblica un articolo di fondo, a panna del vice-presidente del Consìglio Esecutivo Federale, Edvard Kardelj, dedicato ai consigli operai, che in questi giorni compiono i quattro anni della loro esistenza. «Ritengo — scrive il compagno Kardelj —• che nel nastro paese e fuori, non esiste persona, che voglia analizzare «mestamente questa esperienza (dei consigli operai, n. d. r.), la quale sarebbe pronta a iciointestarei Din-discutibile positiva affermazione dei consigli operai nel nostro sviluppo sociale. Tale affermazione è talmente fruttuosa, forte e ricca di varie conseguenze positive e socialiste in tutti i campi della vita sociale, dia poter affermare che i consigli operai non sono solo una via specifica del nostro sviluppo, ma sono — in una o nell’altra forma — un elemento indispensabile nel meccanismo' della democrazia socialista nel periodo di transizione dal capitalismo al socialismo in generale. «Anche se vivono da solo quattro anni — continua il compagno Kardelj — i consigli operai si sono così profondamente radicati nei rapporti sociali che le nostre genti lavoratrici non potrebbero nemmeno immaginare un’altra forza al posto e nel ruolo dei consigli operai. Questo fatto è la migliore conferma clhe non solilo giustifica isitoirica-mente e socialmente la loro esistenza, ma parla dalla loro indispensabilità sulla via -del socialismo.» TITO a Capodistria A bordo della «Jadranka» è giunto domenica pomeriggio alle 15 a Capodistria il Presidente della R. F. P. J., Maresciallo Tito al cui seguito erano i vicepresidenti del Consiglio esecutivo federale Edvard Kardelj e Aleksandar Ranković. Pur avendo costituito la visita una vera e propria improvvisata, un numeroso gruppo di persone è accorso a salutare affettuosamente il compagno Tito, che frattanto riceveva in udienza a bordo del pan- _ filo presidenziale i rappresentanti del potere popolare dei distretti di Capodistria e Buie e del distaccamento dell’A. P. J., intrattenendoli in cordiale, colloquio per circa un’ora. Alle 16 il Maresciallo Tito e il suo seguito hanno lasciato il porto fra le acclamazioni e i saluti della numerosa folla che s’era raccolta nei rrattempo sul molo e suuo spiazzo antistante. OSTRUZIONISMO ALLE TRATTATIVE PER UN ACCORDO SP TRIESTE SPETTA ALL’ITALIA dimostrare buona volontà La maggior -parte della stampa occidentale, compresa l’italdama, dava come quasi concluse le trattative sulla soluzione del problema triestino, prevedendone altresì l’imminenza dell’annuncio ufficiale. A detta di quelle voci si trattava di sole questioni di dettaglio (ad esempio la questione della pesca nell’Adriatico, che fra l’altro c’entra come cavoli a merenda, le garanzie reciproche sulla questione delle -minoranze, le correzioni della linea di frontiera, ecc.) sulle quali non sarebbe stato difficile raggiungere un rapido e completo accordo. C’è stato ohe — come il corrispondente da Trieste del londinese «Daily Telegraph», ripreso amabilmente dalla stampa italiana — ha preteso addirittura di essere tanto addentro alle cose da poter precisare la natura e la portata dei problemi ancora in sospeso, fra gli altri le rettifiche della linea di demarcazione, alle quali la Jugoslavia avrebbe rinunciato all’ultimo momento, irrigidendosi invece sul problema della pesca, sulle garanzie alle minoranze della zona B e sulla normalizzazione del traffico fra la due zone. Le cose stanno invece ben altrimenti. Innazitutto la Jugoslavia non ha rinunciato affatto alle rettifiche di frontiera in zona A, ciò che avrebbe significato la tacita approvazione dell’8 ottobre e -la relativa accettazione di quella decisione, respinta tanto sdegnosamente dai nostri popoli. Il resto non sono che congetture senza senso, messe lì soltanto per far aumentare la tiratura dei giornali. Ciò che invece denota una tendenza pericolosa è il fatto che la stampa italiana nell’attuale fase delle trattative su Traeste, scopre improvvisamente «difficoltà frapposte da parte jugoslava», -derivanti dalie «ultime richieste di Tito», come se -la posizione della Jugoslavia si fosse irrigidita nei riguardi -della -soluzione del problema. Tali informazioni hanno il preciso scopo di presentare la Jugoslavia colpevole .del ritardo o dell’eventuale fallimento delle trattative. Merita ricordato, infatti, che l’unaminità sul compromesso per la soluzione dell’annoso problema è stata raggiunta già da tempo fra la Jugoslavia, da una parte e gli Usa e Gran Bretagna, dall’altra, per cui il parlare di «difficoltà», «ultime richieste» o addirittura di nuove «pretese territoriali» jugoslave — -come in una corrispondenza da Roma scrive il «Manchester Guardian» — è semplice-mente una manovra, abbastanza ridicola, per procrastinare la conclusione dell’accordo. Il nostro paese ha detto ormai tutto, ha sacrificato per amore di pace il massimo di quanto poteva. Ora è di turno dell’Italia di -dimostrare la propria buona volontà. Ma, è appunto questa buona volontà che sembra mancare. Cosa possono significare, infatti, le «avance»» della stampa controllata, italiana e straniera su questioni che, come la pesca nell’Adriatico, con l’accordo su Trieste non hanno nulla a che fare, o che, come le garanzie sulla minoranza in Zona B, sono già risolte per effetto -delle leggi della nostra Costituzione o lo saranno nella reciprocità dell’accor-do, se non un tentativo di intorbidare le acque per far naufragare o, perlomeno, ri- tardare la soluzione -del problema triestino a fini non ancora ben chiari? L’agitare q-uestìoni che nulla hanno a ohe vedere con l’oggetto in causa, o altre, che implichino reciprocità e pariteticità già concordate, significa voler giocare ai bussolotti per mandare a monte la serietà delle trattative, con conseguenze facilmente prevedibili. Il problema della pesca nell’Adriatico investe i rapoorti reciproci in generale e con Trieste non ha alcuna specifica contingenza: i pescatori italiani hanno il diritto di pescare nelle loro acque territoriali e quelli ju-go-slavi nelle proprie e, se -desiderano fare il contrario perchè ciò ad essi è indispensabile, la cosa può essere frutto di un accordo fra i governi dei rispettivi paesi, accordo che assieme alle inevitabili difficoltà -di ogni trattativa, porta in se ben determinati obblighi reciproci senza che questi investano altri problemi ancora in sospeso. Il fatto poi che si insista su certi dettagli per le garanzie alla minoranza in zona B (si parla della «libertà di professare la fede religiosa») significa -non valere l’accordo su -base di reciprocità e, in definitiva, voler sacrificare la propria minoranza per poter più liberamente agire nei confronti di quella slovena a Trieste e in Italia. Ma è un trucco ohe non serve a nulla. L’accordo, se si fara e quando si farà, dovrà comprendere innanzitutto i principi -dell’uguaglianza e della reciprocità, così nei sacrifici come nei vantaggi. E non sarà certamente l’ostruzianismo -a favorirlo. B. D. L’ALLEANZA DI BLED rappresenta un elemento di pace, sicurezza e fruttuosa collaborazione — così suonano unanimi i commenti dell'opinione pubblica e degli uomini amanti della pace nel mondo. La loto rappresenta la seduta plenaria delle delegazioni jugoslava, greca e turca prima della firma dei docu menti ufficiali. PATTO SUD EST ASIATICO SENZA ASIATICI Cortigiani interessati senza corteggiate da proteggere L’Asia del sud est è considerata una zona nevràlgica dell latente conflitto fra i due grandi blocchi contendenti che stanno tenendo da anni il mondo- sospeso fra la guerra fredda, quella tiepida e quella caldissima. Essendo una zona nevralgica ne deriva il desiderio logico, se non lecito, per gli schieramenti opposti di metterci il più possibile lo zampino. Perciò non mancano le strizzatine d’occhi e gli inviti a -lasciarsi proteggere. Mutatis mutandis, si h-a una situazione che negli -aspetti esteriori consente agli umoristi ed ai dise»-gnatori divertenti analogie con fatti della vita non politica. -Consente, per esempio, -di rappresentare gli Stati dell sud -est asiatico sotto le vesti di attraenti f-anjciulle che — verso il tramonto, ora dei cosidettl pericoli per le fanciule sole — si vedono offrire la «protezione» di cavallereschi giovanotti dalia faccia sospetta tutti protesi -a spiegar loro che sono pronti a difenderle contro eventuali importuni. Nella vignetta accanto, il disegnatore, con un tratto pudico di matita, indicherà poi come finiscono sull’er-betta di periferia simili «protezioni» p'er le ragazze ingenue o amanti delRavvenituira. Se vagliamo restare -ancora un momento nell’analogia, dobbiamo riconoscere che -gli stati asiatici corteggiati si dimostrano ragazze non ige-nue e pochissimo amanti dell’avventura che si sà come incomincia e... si sà come finisce. Difatti nell’Asia sud orientale troviamo : India, Pakistan, Ceylon, Birmania, Tailandia, Indonesia, gli stati della Malesia e quelli dellTn--docina. Tutti «ragazze indifese» secondo g,li interessati protettori i quali «proteggono» -già di autorità -gli stati malesi — colonia inglese — e vorrebbero difendere, per procura -almeno, Laos, Cambogia e Viet-Nam che, in certo qual modo, sono «difesi contro i difensori» dai protocolli -della conferenza di Ginevra. Perciò le strizzatine d’occhi man sono state rivolte alla- Malesia — ragazza schiava della quale, per ora, si può fare quel che si vuole — o a-ll’Indocina, fanciulla giuridicamente sotto tutela internazionale, settore che fà gola. Ma gli stati -asiatici, come abbiamo detto, si sono dimostrati «ragazze molto serie» ed hanno rifiutato- i cavallereschi corteggiatori che volevano laocompagnarie fino all’«erbetta» di Baguio -diove il sei settembre -avrà luogo la conferenza per il Patto dal -sud est asiatico. Difatti hanno risposto fermamente nò: India, Birmania, Ceylon ed Indonesia. Ha accettato con sostanziali riserve il Pakistan e -ad -accettare senza riserve vi è stata solo la Tailandia governata -da gente che, in un passato non -tanto lantanio, -accettarono inviti e protezioni -già da altre pariti, per esempio -dall’Asse e dal Giappone del 1940, portando il loro paese ad avventure non tanto onorate. Assenti gli stati -asiatici del continente, a-lla conferenza per la difesa dell’Asia vi saranno: S-talti Uniti, Nuova Zelanda, Australia, Francia, Gran Bretagna, Filippine — stato geograficamente asiatico ohe però si -atteggia a ispan-oi americano-, australiano, tutto meno che ad o-siatico — il Pakistan con le sue -riserve e -la citata Tailandia. Fuori della -porta, con una gran voglia di essere fra quelli di Baguio: Ciang K-ai -Seek e Sing Man Rhee, t-roppo noti per essere facili a,gli «accoppiamenti» con protettori ricchi e perciò non invitati nel tentativo di salvare la reputazione della conferenza e dell’eventuale patto. Tutto sommato, patto per la difesa -diel sud est -asiatico senza asiatici. I corteggiatori -senza le corteggiate. Rimanendo nel-Ranalogia, dunque -un -fiasco o un arbitro morale. Un po’ troppo poco par delle intenzioni confessatali. D’-altra parte ila cosa sembra chiara anche per alcune divergenze verificatesi fra le due maggiori potenze -che saranno presenti a Baguio, ossia fra Stati Uniti e Gran Bretagna-. Divergenze di forma che denotano però sostanziali concetti differenti. Difatti n-el comunicato emanato a Londra per la conferenza di Baguio è detto che essa studierà la stesura idi -un patto «per il rafforzamento delia pace nella regione generale idell’Asia sud o-rientale e -del Pacifico del sud o-vest», mentre -a Washington si parla di «difesa -dell’Asia sud orientale». E’ chiaro che la dizione del comunicato londinese vuole indicare che nel progettato ,patto non si deve parlare nè dei Giappone, nè di Formosa e Chiang Kai Seek. Sbando così -le cose, non è facile prevedere che cosa verrà fuori dia Baguio. Se prevarrà la cautela diplomatica di Londra o -la politica dell’elefante di quelli del «China’s Lobby». Se il monito proveniente dal rifiuto dell’India e -degli altri paesi -asiatici sarà compreso o- meno e, infine, se si vaglieranno le parole di Chu En Lay in merito a Formosa. Se si dovesse essere troppo precipitosi a B-aguio si potrebbero combinare guai non piccoli per il futuro più o meno immediato. Se invece il monito dei paesi asiatici sarà compreso e ci si renderà conto che le «fanciulle oneste» anche in Asia si difendono d-a se, allora si la-scerà agli -asiatici il diritto di difendere l’Asia a monto toro-. Cioè nella pace e nella collaborazione-d-ei popoli -asiatici. Laburisti inglesi a Mosca e Pechino Proveniente da Mosca è giunto sabato a Pechino la delegazione del partito laburista inglese che aveva visitato IURSS. L’imponenza delle accoglienze e l’attenzione di cui sono circondati i rappresentanti laburisti in Cina e lo furono anche in Russia, hanno superato di gran lunga i limiti della cortesia verso l’ospite anche se si tratti di persona d’eccezione. Alla cena, offerta dal Presidente del consiglio dei Ministri dell’URSS, Maljenkov nella sontuosa villa che già fu dimora del grande Maxim Gorki alla periferia di Mosca si è brindato ben 18 volte agli ospiti, mentre Maljenkov si è dimostrato particolarmente premuroso e galante nei confronti delle dame inglesi, membri della delegazione. Le camere degli ospiti nell’albergo per loro riservato furono riempite di omaggi floreali e doni, Maljenkov presenziò per la prima volta in vita sua a un ricevimento all’Ambasciata inglese, ecc. Non andremo lontani dal vero, affermando che le calorose accoglienze di Mosca e Pechino ai laburisti britannici costituiscono un episodio di grande rilievo negli sforzi che la casta dirigente sovietica fa per trovare la via d’uscita da un circolo vizioso, all’interno e nel campo dei rapporti internazionali, creato dalla politica fallimentare di Stalin. Valgano a confermare quest’affagnazione altri sìntomi: Ginevra, le recenti note sui problemi europei, le misure di allentamento nell’amministrazione della Germania orientale, il recentissimo invito ad una delegazione parlamentare britannica a visitare l’URSS. Tutto ciò costituisce un filo unico, ininterrotto di atti e intenzioni che denotano un nuovo corso nella politica estera del Kremlino ß anche in quella interna (le maggiori attenzioni dedicate ultimamente all’agricoltura e ai trasporti, rami economici particolarmente sensibili e prima trascurati quasi completamehte), senza voler menzionare la relativa calma ai nostri confini orientali e il ripristino delle rappresentanze diplomatiche russe e dei paesi suoi satelliti nel nostro Paese. Ciò non significa però che la politica del Kremlino sia già mutata nella sua essenza, ma è un segno che finalmente a Mosca ci si rende conto della propria mutata posizione nel mondo, in peggio naturalmente. Il che, se vogliamo, è già qualcosa. PER IL PROGRESSO DEL NOSTRO PATRIMONIO FORESTALE^ per SI decennale della 43. Divisione SCSS9DtlCÌlll|llC Biffili dì MI9VÌ bOSCU POLA — lagotslfco. Per' fare un servizio piuttosto ampio su quelli ohe scino i preparativi per le ealebrazio-ini dei decennale della Quai'anfca-treesima divisione istriana, intervistiamo gli uomini e la stessa città di Polla dove il 4 e 5 settembre a-vremo la seconda Okroglica. Pola, per ilia grande feislta, per accogliere i combattenti sopravvissuti e gli ospiti annunciatisi da ogni parta dieiliTstria, dei Litorale croato e sloveno, diaBa Slovenia e Croazia, sta facendo già da tempo ila sua toilette, preparando il suo abito di gala. Lavori di restauro sono in corso pel centro urbano : si rinnovano le facciate delle oase, è stata installila^ ita ed inaugurata lanche l’illuminazione all neon dai Giardini dii’Arena, le vetrine idei negozi vengono addobbate, sono gioirti nuovi chioschi pubblici in piazza Piratel-liainza ed Unità. Si fanno più belle le vie Kandier, piazza Comizio, piazza Poro, la riva... E la festa? Alla sede delTUniome socialista del popoli» lavoratore o-perano lalacremente i membri dei vari comitati organizzatori, diall'ìuf-ficio propaganda a quello per il programma culturale ed artistico. Abbiamo chiesto sul come appariranno Ile celebrazioni -ad alcuni compagni del Comitato centrale. L’Eroe Popolare Vitomir Sirola-iPajo, ex comandante della Brigata Gortan, Pero iFanoun, Apollonio Àbrami, Mario Jadrejcih, Alfredo Cuomo, Medica ed altri organizzatori sperano in un pieno successo. A quanto si prevede, Pala ospiterà per le grandi celebrazioni dal decennale oltre 100.000 persone. Circa 40.000 sono i partecipanti già finora annunciatisi dia Piume, Aillbo-ina, Pisino, Pinguente, Parenzo e Buie. A questi si aggiungeranno altre migliaia di compagni e compagnie, del Oapodistriano, Gorizia, Po-stumia, Tolmino, Crikvenica. Delnice, Segna e treni speciali giungeranno da Zagabria e Lubiana. Lo stesso popolo di Polla sarà in quei giorni tutto in piedi, presente alile manifestazioni. Si prevede la partecipazione alle celebrazioni di ialite personalità politiche del noistro Paese. Vers» la metà di lagoisto una delegazione di ex dirigenti deda, gloriosa divisione istriana visiterà i compagni Tito, Kardelj, Gošmjak e Bakairić ohe si trovano attualmente a Briani. Nel campo della propaganda i preparativi per la festa di Pola danno già i primi risultati. Sono stati stampati 3.000 grandi e 10.000 piccoli manifesti che verranno' lanciati da aerei e diffusi in tutta listai», in Slovenia e Croazia. Sono in vendita 50.000 diplomi —. ricordi ed (altri 150.000 distintivi. A Pola, verranno allestite due mostre, una sulla 43. divisione istriana e l’altra di pitture con paesaggi istriani. Inoltre verrà spostata dia Sarajevo in questa città la famosa mostra suirishria (istoria, sulla vita e sulla lotta dei popolo istriano lattriaverso i secoli) che tanto successo ha ottenuto in (tutta la Jugoslavia. Altre mostre sullo stesso avvenimento sono in via di atlesitimantoi in tutti i centri istriani. na saranno addobbati a festa, con archi di trionfo e bandiere, cion mostre, eoe. e si terranno ovunque accademie celebrative con rappresentazioni, deposizioni di corone di fiori presso i monumenti e lapidi dedicate ai caduti; quindi verranno organizzate gite sui posti di lotta. Sul Monte Maggiore verrà organizzata una manifestazione per ricordare il decennale della fondazione della Brigata «Vladimir Garten». U.n poemetto «Istarska Legenda» dedicato affla lotta dei popoli della Istria è Stato composito per l’occa-sione, e verrà pubblicato. Alla vigilia delle celebrazioni vedranno la tace anche autre pubblicazioni dedicate alla LBL ed altra 43. divisione. La «Jadran» film idi Zagabria girerà un film sulla LIP del-l’Istria e sulla stessa manifestazione. Ogni villaggio e cittadina istria- Nel giorno della celebrazione ed affla vigilia avremo tutta una serie di manifestazioni artistico-oulfeurali e sportive. Non ci sarà un angolo della città ove il popoli» non possa .trovato latferaziorte e svago, Peir »’occasione si esibiranno numerosi gruppi corali, folcloristici e musicali ideile Società istriane ed alcune società ospiti della Slovenia e di Zagabria ■( «Vinko Jedjub» con coro, folclore e banda musicale). Tra le manifestazioni sportive, si prevedono incontri di calcio fra la Dinamo e la Crvena Zvezda ; l’Hajdluk e la Partizan, i quattro colossi jugoslavi, quindi riunioni pugilistiche, inoomltiri natatori, gare di imbarcazioni, ecc. La più grande attuazione della festia sarà senz'altro la «Notte polesana». Nel porto, in- fatti, avremo una grande ilitami-miaizicme e fuochi di artificio, gite in barca e batiain’e, vale, sandolini e barche a motate durante tutta la notte tra il 4 ed il 5 settembre, cop commento di suoni e canti. Chioschi con bibite e cibi caldi e freddi saranno ovunque aperti e ben riforniti. iNeil giorno del 5 settembre si avrà nei centro di Pola un solenne comizio e la parata. Sfileranno davanti alla tribuna le unità dei combattenti sopravvissuti della gloriosa divisione, unità di tutti i corpi dell’Armata Popolare Jugoslava, giovani premilitari, membri detrorga-mizzazione civile deillia Protezione antiaerea e Vigili del fuoco, membri delle Società «Partizan» di tutta, l’Istria. I combattenti sopravvissuti delia 43 divisione istriana prenderanno parte, alila vigìlia, all campeggio nei pressi di bosco Siama, diove avranno luogo la formazione dell’umità, ,l’adunata e le istruzioni. In onore di noti ex combattenti e icomanđaimti della divisione sarà preparato un pranzo con ricevimento. Un invito alila partecipazione va a tutti i combattenti sopravvissuti della gloriosa unità, a tutti gli istriani. quest'anno nel distretto di Buie Mentre il solleone di agosto dardeggia sui campi e sul mare NELLA PIANA DI SICCIOLE tornano a splendere i covoni (Strano mondo quello delle saline, un mondo di fango ohe deve diventare compatto come il cemento e di acqua che bisogna si trasformi in sale. Ed è così f ragile, così delicato che quasi si stenta a capire. Basta che nuvole minacciose si profilino all’orizzonte perchè la distesa dei bacini si animi di figure scarmigliate che corrono qua e là indaffarate. L,a piaggia è un nemico mortale. Un’altra grave minaccia è talvolta rappresentata dal mare. Si potrà dire ohe è proprio l’ac-qua .marina ila «malteria prima» delia produzione salifera, va bene, C C H I O TOGRAFICO VIVAIO DI CELEGA mktÉÈÉtÈ V ■IH P5f Ir w&hNNM mm Ilii ■ Una visione .panoramica del vivaio di Celega. Nel mezzo e. a destra della foto si vedono i filari di viti-madri mentre a sinistra e in primo niano sono le nuove vigne. Il collettivo di lavoro del vivaio che ha ottenuto buoni risultati col suo lavoro. ma nelle saline, c’è modo e nodo di trattare col mare. E’ regola ohe l’azzurro elemento si faccia incanalare ordinatamente nei bacini di fango, però alile volte questo si imbizzarrisce, rompe -gli argini dilagando per le saline e devastando tutto. ■Ciò accadde, ad esempio, nella campagna 1952. Quesf annio si sono invece avute abbondanti pioggie che hanno dapprima ritardato l’inizio della produzione a metà luglio e quindi hanno disturbato, ogni tanto, il lavoro. Tuttavia la produzione ha toccato finora le 13 mila tonnellate, cioè quanto nel corrispondente periodo dieiH’anno scorso. Tempo permettendolo, le saline di Sicciole potranno superare di questo passo il quantitativo di 25 mila tonnellate fissato nel piano. A titolo .di cronaca, riferiamo, che nella storia di queste saline — te più grandi in Jugoslavia — la punta più alta della produzione raggiunse le 45 mila tonnellate. ’Questa nuova campagna vede al lavoro circa 400 elementi. Si tratta, per i salltoari abbronzati dal soie e 'screpolati dalla salsedine, di afferrare ia)l volo il caldo estivo. E’ tutto qui, ma quant’occhio e fatica ci vuole ! Una volta asciugati e be,n battuti i bacini, li si «conciai», cioè imbottisce idi un leggero strato, di fango. L’acqua del mare viene quindi incanalata attraverso tutta una serie di bacini finché non raggiunge la temperatura voluta. L’acqua di un bacino evapora per effetto del sole e la sua temperatura sale di alcuni gradi. Il bacino successivo è «caldo» (in quanto secco) e ricevendo 1’,acqua del primo bacino la fa. aumentare ulteriormente di temperatura, così fino a 25—26 gradi, giunta ai quali l’ac-quia depone il sale. I salinari, in-somma, approfittano dei raggi del -scie e anzi ne agevolano l’effetto con procedimenti artificiali. E’ interessante notare che in margine al processo di produzione del sale, scaturiscono altri prod,otti: il cloruro di magnesio,, già in aisline, e, dopo, un certo trattamento, To jodio. Curioso ohe sotto Hitali» il sale pastorizio (per il bestiame) e quello destinato ad usi industriali (per la concia delle pelili, ad esempio) fossero alterati con sostanze , chimiche.. Altrimenti i consumatori se ne sarebbero serviti a scopi alimentari ed allora addio agli alti prezzi del sale alimentare, che è poi lia stessa cosa. Quest’amno nelle saline di Sic-ciöle c’è qualche novità; si è af- CMnacUetU La vite-madre americana cresce a vista d’occhio. Per questo le operaie devono provvedere alla legatura giornaliera delle stesse lungo le armature di legno. UMAGO Decessi: Kozlovič ved. Zakinja Maria, casalinga di anni 90; Scissa nata Deklič Giovanna, casalinga di anni 80. Matrimoni: Persico Antonio,, operaio di anni 27 con Beiakovič Etena, operaia di anni 23. Nascite: Fantelte Djordje di Malisa e Lanza Maria; Cediglia Livio di Antonio e Favretto Andreina. ISOLA Matrimoni: FelLuga Mariano, pittore, ,di anni 33 con Zugna Liaa, casalinga di tanni 33; Musizaa Libero,, di ©nini 22, barbiere con Bologna Gloria, di anni 22, operaia; Knez Jože, operaio, di anni 34 con Babič Vittoria, operaia di anni 29. Decessi : Grbac nata Brec Marisa, casalinga di anni 64; Della Pietra Bruno neonato. PIRANO Decessi: Bomazza nata Novacco Lucia, casalinga di anni 64. Matrimoni: Martinuzzi Edoardo, studente di anni 22 con Paranzan Faustina, infermiera di anni 22. BUIE Nascite: Smilovte Armando di Giuseppe e Vadinjal Aurelia; Korenika Franca di Francesco e Stoko-vac Albina ; Uderco Antonia di Giuseppe e Varda,basso Erminia; Požar Antonio di Bortolo e Morat-[to Maria; Marušič Albino di Mario e Bulfon Libera; Alessio Fulvio di Antonio e Delben Antonia.; Morato Mario di Giovanni e Sinkovič Gemma; Fernetió -Srdj-an di Libero e Fernette Stefania; Sinkovič Alfredo di Giovanni e Nefat Emma. ; Korenika Luciano di Luigi e Tenke!a Oliva; Forza Livio di Mario e Durato Paimira; Klobas Luciano di Rinalda. facciata timidaimeinite la meccanizzazione. Una locomotiva traina i vagonetti che prima venivano, spinti a mano e non occorre che si arresti lungo le barche sotto carico: via via tihe i vagonetti passano davanti alile barche, semplicemente si ribaltiamo. Lìevidante vantaggio di questa inmoviaizicime, consiglia il collettivo delle Balline di procedere a un’ulteriore meccanizzazione. Nella stagione 1955 entreranno in funzione elevatori elettrici per il carico dei vagoncini. Lo stesso luogo di carico, quindi, verrà lastricato, in pietra in modo da evitare ,all sale il contatto con la terna nuda. Si calcola che ogni anno, per effetto delle pioggie ohe sciolgono sate e terra, mescolandoli, si perdano 360 tonnellate di produzione. La pavimentazione dei luoghi di raccolta e di carico eliminerà l’inconveniente. Le innovazioni previste per il 1955 comporteranno una 'spesa di lo milioni di dinari, che, le saline trarranno dai propri fondi. La ricchezza del distretto di Buie non è ,contenuta solo nelle fertili vigne, oliveti, campi di grano e nella nuova industria ma anche nei boschi ohe ricoprono un quarto della superficie distrettuale. E’ interassanto notare che oltre 1500 ettari di boschi appartengono al settore socialista', mentre i produttori privati ne possiedono 5579. Nel passato, questo fondo forestale più spesso è stato oggetto di sfruttamento di quanto sia stato oggetto di cure e di attenzioni. Ora le autorità popolari dedicano un’attenzione particolare anche ai nostri -boschi. Soffermiamoci su alcune misure che il comitato popolare del distretto ha adottato allo ’capo ,di migliorare il nostro patrimonio boschivo, particolarmente quello socialista. Le più importanti sono: il rimboschimento, LA LIMITAZIONE DEI TAGLI, le disposizioni penali per i danneggiatori dei boschi e la riorganizzazione del servizio forestale. E’ stato stabilito che le guardie forestali saranno soggette al controllo del Comitato popolare del distretto. Il loro numero è stato aumentato mentre le loro capacità professionali si perfezionano e di pari passo l’efficacia del loro servizio, sia nella salvaguardia dei boschi che nel rimboschimento. Attualmente è in corso di studio un progetto per affetto del quale tutti i boschi di proprietà sociale e di una certa importanza (dovrebbero passare sotto il controllo del comitato popolare del distretto per essere sottoposti a un miglior regime. Per impedire ’ulteriori danneggiamenti dei boschi, frequenti negli ultimi tempi, la difesa forestale ha compilato l’elenco di una serie di persone scoperte al taglio del bosco vende, che viene considerata una trasgressione grave agli effetti di legge, persone ohe saranno denunciate al Tribunale. E’ sentita inoltre la necessità di disposizioni che limitino con maggior severità il taglio boschivo e il rispettivo controllo, poiché da noi i boschi vengono tagliati troppo presto e 'in quantitativi esorbitanti che ne impediscano la prosperità e in qualche luogo aumentano la forza distruttrice dei torrenti montani, danneggiando direttamente anche l’agricoltura. A tale scopo il CPD prepara un decreto con il quale anche tale questione verrà regolata, riducendo al livello minimo il taglio dei boschi. In alcune zone, come ad esempio nei pressi di Bolara, sul costone di Porta Fortori, lo sfruttamento dei boschi è proibito per qualche anno. E’ indubbio che queste misure contribuiranno a portare i boschi a quella importante funzione che essi dovrebbero avere nella nostra economia. 11 bosco è una cassa di risparmio il cui deposito aumenterà nel miglior dei modi con il rimboschimento. A tale problema il Comitato popolare distrettuale cerca d’interessare il numero più vasto di agricoltori non trascurando però anche l’impianto dei boschi a regia propria. A tale scopo quest’anno verranno spesi circa 5 milioni di dinari. Nella scorsa primavera sono stati rimboschiti circa 30 ettari di tereno e nel prossimo autunno ne verranno rimboschiti -altri 35, nella maggior parte col pino marittimo e alpino. I nuovi boschi, seminati quest’anno, progre discono ottimamente, favoriti dalle abbondanti piogge, cadute nei primi mesi di questa estate e anche dalla semina fatta con perizia e dal severo controllo e salvaguardia per preservarli dal bestiame. Le zone che vengono maggiormente rimboschite sono quelle dei dintorni di Cittanova, di Umago e di Marušiči, mentre una cura particolare viene dedicata alla zona di Canegra e a tutta la costa specchian-iesi sul golfo di Portorose. La novità degli impianti che avverranno nel nrossimo autunno consiste nel fatto che verranno rimboschiti i terreni carsici del costone destro della f Valle del Quieto e tutta una cintura difensiva da Salvore sino a Umago per proteggere l’agricoltura dalFaria salmastra e aumentare il valore turistico di questa zona. In alcune zone meno carsiche nei dintorni di Buie e Umago il rimboschimento verrà effettuato ad olivo e a mandorlo. Le piantine per la piantagione autunnale sono già pronte nel vivaio^ forestale di Comaria, nei pressi dì^'-’l' Marušiči, dove si trova il migliore I' e il -più grande bosco distretttuale. Ing. J. B. Notìzie CONCORSO PER AGRICOLTORI A BUIE Il Comitato- -Popolare del Comune ELABORATO IL PROGETTO PER LA BONIFICA DEI CAMPI DI TILARIA di Buie ha messo a disposizione di tre cooperative di tipo generale l’importo di 500 mila dinari per l’acquisto dell cemento che verrà distribuito graituitiameinftie a quei cooperatori privati i quali, in ùn concorso che -sarà indetto prossimamente, si impegneranno di costruire dei -depositi per letame naturale secondo te esigenze della tecnica moderna e con la minor spesa. L’Ufficio Progetti di Fiume ha assolto l’incarico affidatogli togli dal Comitato Popolare Distrettuale di Buie, elaborando il progetto di bonifica del campo carsico nei pressi di štrcaj—Tilaria. Attualmente ischio in carso i preparativi per l’inizio dei lavori di prosciugamento che miglioreranno sensibilmente ila produzione in questa zona. LA SEDE DEL DISTRETTO DI BUIE VERRÀ' TRASFERITA A UMAGO P&uUèf ... a Capo-disitria e nelle altre cittadine del distratto da una quindicina di giorni è assolutamente introvabile il carbon dolce? Venerdì si è riunita a Buie l’Assemblea distrettuale. Al primo punto dell’ordine del giorno figurava la relazione sulla realizzazione del piano sociale nel primo semestre, argomento sul quale ci ripromettia- La saline di Sicciole mo di ritornare in uno dei iDrossi-mi numeri. E’ stato approvato un piano aggiuntivo di investimenti che nrevede la sistemazione di una officina per 'la riparazione di macchinari agricoli. L’Assemblea ha dato inoltre il crisma a due nuove aziende: la fabbrica cementi «Istra-cementi» e la fabbrica di colori «Su,bmarine-co-■lor» entrambe con sede a Umago, che cosi hanno avuto la loro costituzione legale. La decisione più importante emanata ,djàirAssemblea idi venerdì è quella riguardante il trasferimento della sede del distretto di Buie a Umago. Tale trasferimento era previsto in epoca più lontana, cioè quando sarebbe stato portato a termine il palazzo previsto per la sede degli uffici distrettuali, però gli inconvenienti che venivano a crearsi per il fatto che la sede di tutte -le aziende economiche era situata ad Umago mentre la sede amministrativa era a Buie, erano cosi gravi da richiedere, che venissero abbreviati i tempi. Gli uffici del distretto verranno quindi provvisoriamente sistemati nel nuovo palazzo, attualmente in via di ultimazione sulla riva Armata Jugoslava. AVVISI SMARRIMENTO Domenica 25 luglio scorso, nei locali della Stazione Autocorriere di Capoidistria è stata smarrita una carta d’identità intestata a Peroša Franc, abitante a Skoeiam 10. Il rinvenitore è pregato di far pervenire il documento- alila nostra redazione. Il giorno 6 agosto è stata smarrita, probabilmente in mare, la carta d’identità intestata a Viezzoli Luigi, abitante a Pirano in piazza I Maggio n. 12. Il rinvenitore è pregato di restituirla, eomtirariaimente non sarà più valida. I Lettere in redazione Il potenziamento della piccola industria e dell ’ artigianato SORGONO COME FUNGHI fabbrichelte e officine a Isola Negli altri comuni si fa ancora poco per rendere prosperi i propri centri Benché negli ultimi anni siano stati fatti progressi notevoli per arricchire l’assortimento della produzione industriale del nostro paese, esistono ugualmente ancora vuoti notevoli, dei quali ci si accorge quando si ha bisogno di un determinato oggetto che non è di uso quotidiano, ma che pure serve ai bisogni dell’uomo L’epoca dei piori economici, rigidamente imposti dall’alto, è un ricordo del passato mentre ora nella loro elaborazione sempre più può e de-ve manifestarsi l'iniziativa dal basso. Iniziativa che deve tener conto dell’utilità economica di ciò ohe si propone. E’ naturale che la produzione più utile sarà quella dei prodotti non ancora compresi nella produzione nazionale poiché troveranno pi i facile smercio. I nostri comuni, che sono l’unità base dalla quale deve partire l’iniziativa in questo senso, uno „d i ggi non hanno dimostrato la dovuta capacità di utilizzare i cospicui mezzi messi a loro - disposizione per s viluppare quelle attività industriali aventi dinanzi a sè un sicuro avvenire. E dove la capacità non difettava è spesso mancato invece il coraggio cosicché dei progetti buoni si sono arenati o ancora nuotano nelle pastoie burocratiche. Chi, in un certo senso!, :;i stacca dalla mediocrità in questo campo, e -può essere additato ad esempio è il comune di Isola. Alche qui il comune si e trovato di fronte a problemi locali di una certa -urgenza, ma, senza accantonarli del tutto, ha preferito dare la precedenza a quelle attività che daranno nuove ricchezze al comune e lavoro stabile a’’a regolazione e questo non solo nelle dichiarazioni e sulla carta, come spesso succede, ma nella prassi. La prima opera, frutto di questo indirizzo economico, è la «Mehano-tecnica» una piccola industria di giocattoli meccanici che di giorno in giorno s’amplifica, assumendo proporzioni sempre più vaste sia per numero di operai occupati, che per quantità e assortimento di prodotti ohe tra breve non saranno solo giocattoli, ma anche giunti per bidei Jtte che daranno possibilità alla nostra industria di produrre non solo quell’antestetico tipo di bicicletta tedesca, ma anche tipi più eleganti. A questa industria, già funzionante a pieno ritmo, sono venute ad aggiungersi ultimamente altre due e sono la fabbrica articoli di legno e quella della fabricazione dell’arredamento minuto. Entrambe sono appena in embrione e occupano una decina di operai, ma all i line di questo anno, secondo i propositi degli organi economici del comune, la prima do' rebbe occup1 I re un centinaio di operai e la secondi una trentina, con possibilità di ulteriore allargamento nel periodo successivo. Il primo prodotto ohe uscirà dalla fabbrica articoli di legno, saranno i calci per i fucili-giocattoli prodotti dalla «Mekanotecnica» Successivamente si passerebbe alla produzione di attaccapanni, per i quali esiste una larga possibili.à di esportazione negli USA, e di altri oggetti in legno. La seconda fabbrica sarebbe complementare alla radioindu-s-tria e produrrebbe i chassis per apparecchi radio ed altro arredamento minuto. Parallelamente al' ' sviluppo della piccola industria, a Is ili si cerca di incrementare l’artigianato.. E’ sorta così l’officina per la galvanizza- zione ohe occupa quattro operai ed è -tutt’ora in fase di assestamento, nonché l’officina per le riparazioni radio ed elettriche. Oggi apre i propri battenti un salone da barbiere e parucchiere, mentre sono di prossima apertura una grande sartoria per uomo, filiale della ditta «Kruj» di Lubiana, che dovrebbe occupale circa 10 persone e una sartoria per donne. Accanto a queste attività artigiane, è sorta anche l’impresa pittori e decoratori che occupa una trentina di persone1, mentre, sempre nel campo artigiano, altri progetti sono in corso di studio, tra i quali il più avanzato, quello per l’apertura di un’officina bandai e installatori. Come si vede, a Isola c’è un fervore non indifferente di attività e il suo esempio do-vrebbe essere seguito anche dagli altri comuni, specialmente nel campo artigiano, dove l’abbandono -della Zona da parte di alcuni artigiani potrebbe creale vuoti ohe già ora devono essere colmati. Cara «Nostra lotta» Giorni fa, trovandomi alla stazione autocorriere, in attesa di partire per Pirano, ho assistito ad uno spettacolo poco simpatico e per nulla edificante. Arrivata una auto-corriera da Lubiana, sovracarica di passeggeri e di valigie d’ogni dimenzione e tipo, si è aperto il sipario, Unico attore in scena era il fattoino che, salito sull’imperiale, (dopo aver chiesto inutilmente il concorso aeuauilsta assentatosi per sue ragioni, non sindacabili dai pas-seggeri e dagli spettatori) ha cominciato il lancio e la calata dei bagagli che ben difficilmente potevano essere afferrati dai sìngoli proprietari — uomini o donne di tutte le età — data la distanza tra il fattorino, fermo sull’imperiale, e chi da terra attendeva lai caduta della propria valigia. Succedeva così che, nel miglior dei casi, cioè quando il viaggiatore riusciva ad afferrarla, ne subiva gli effetti dell’angolo di caduta, ricevendone un forte contraccolpo. Tn conclusione, per Io più le valigie finivano a terre' con le conseguenze ed i danni che ognuno può immaginare e comprendere. E’ ammissibile che, per lo meno durante la stagione turistica, la stazione autocorriere di Capodistria, dove si svolge un grande movimento di passeggeri col relativo bagaglio appresso, manchi, oppure si svolga nel modo descritto il servizio bagagli? Che dire poi dei viaggiatori che devono raggiungere l’albergo «Triglav« trascinandosi il proprio bagaglio? Mi risulta é noltre che i turisti tedeschi, qui di passaggio, devono faticare non poco per ottenere qualche informazione," data la mancanza ai cni comprenda e si esprima nella loro lingua. Un tempo presso la stazione m argomento lunzionava un addetto ai suoi vari servizi. Perchè è stato tolto e non più sostituito? A. B. I BIGLIETTI DEL 57. GIRONE DELLA LOTTERIA JUGOSLAVA sono in vendita L’estrazione avverrà lunedì 23 ago to alle ore 18 a, Capodistria, in Piazza della Rivoluzione (ex Loggia). Invitiamo tutti gli interessati, particolarmente coloro che non hanno assistito ancora all'estrazione, di a partecipare alla stessa. Ogni gio-vatore avrà la possibilità di partecipare personalmente all’estrazione. I .’entrata sarà libera. 1 [L DIAVOLO A SEMVEZZA di Eros Sequi A Seravezza il vento arriva da ire parti. Nelle giornate di buon tempo, al nettino ca.a dalla cri pierà rocciosa della Pania e dei forato. Al Ponto Slazzcroe.sn s’infila per la valle della Vozza, agita la chiome dei castagni protesi vcrso il greto, dà una spallata allo sperone di Valven'osa e s'moain-tnin i più tranqu:*!o alle case d« Ila borgata. Al tramonto, dopo un’ultima folata di maestrale, l’aria ha un breve riposo stango; a grado a grado inforza intanto la brezza fresca •he lo strapiombo dell’Altisismo avvia alla cittaduzza lungo il vallone del Serra. Quella mattina di luglio il sole arroventò le sabbie della Marina e calcinò i marmi splendenti dello J Alpi Apuane. A Seravezza la fre-r scura giunse dal mare, invisibile oltro la pianura nascosta dietro la gola di Corvaia; rimescolò negli angoli radi mulinelli di polvere e foglie e si afflosciò sulle bandie-,e in vetta ai pennoni piantati agli ingressi della piazza. Festa grossa: non tanto per il federale, che verso mezzogiorno sarebbe giunto dalla via di Quercia a tenere uno storico discorso a? Seravezzini ed alla gente scesa u»dalle covate dei paeselli annidati nelle pieghe delle montagne; quanto per la fiera annuale, che riempiva di bancarelle lo stradone „Ure il fiume, fino al Prato grande. Al Prato, davanti al Palazzo Me-.iiCi'O del Comune, le mucche muggivano pietà ai vitelli, i grandi buoi bianchi ruminavano indifferenti, belavano le greggi ammucchiate al margine della boscaglia, dove l’ombra della Costa proteggeva ancora dalla canicola. Giungeva di lassù fino in piazza il vociare trafitto dalle trombette e dai fischietti dei ragazzi. I montoni davano uno sgranio di j campano ogni qualvolta sbranavano con uno strattone della testa I un ciuffo di foglie. Sotto le cave ! incarnate in vetta alla Costa biancheggiavano nel verde i torrenti dei javaneti; i ragli degli asini in calore sostituivano i corni annunciaci nei giorni di lavoro il brillare delle mine. Il segretario del fascio marciava soddisfatto, con il petto gonfio nella sahariana nera, controllando che ogni cosa fosse a posto. Un’idea veramente geniale, la sua, di abbinare la visita'del federale con la fiera. Seravezza godeva fama di «rossa» e i papaveri si erano sempre mostrati restii alle visite ufficiali nel covo dei cavatori. Il meglio che poteva capitare, dicevano, era di. trovare la piazza scmideserta e di parlare solo ai fedelissimi, rinforzati troppo viàbilmente dalle sparute schiere affluite in autocarro da Pietrasanta, Viareggio e Forte dei Marmi. Sempre grattacapi in Versilia, con quella gente testarda, che rifiutava di comprendere la grandezza imperiale della patria. D’altronde, pensava il segretari, chi può rieducare i cavatori? Quelli della Costa e della Cappella si levano a buio, e all’alba sono già in cava, per tornare a sera con le rughe rapprese di polvere bianca e con il desiderio di un bicchier di vino e di una dormita. E quali della Tacca Bianca, sulla parete a precipizio dell’Altissimo, partono la sera della domenica e non ridiscendono che al tramonto del sabato, così insolenti da non salutare nemmeno Renzo Tarabella, segretario del fascio. Ronzo Tarabella s’era provato a stringere i freni. Ma alla spedizione punitiva organizzata non voleva nemmeno ripensare. Doveva essere il gesto decisivo, da annichilire ogni ribelle; una spedizione nella rocca nemica della Tacca Bianca, dove lavorava Cesare, l’ex segretario della sezione «rossa». Tutto era satto ben preparato, anche le pistole cariche nel fodero c i manganelli. Lui, Renzo Tarabella, Sciarpa Littorio, e una decina di giovanotti in gamba come lui, di Seravezza, Ripa e Querceta, che avevano fatto insieme la Marcia su Roma. Non esiste una mulattiera più profumata di quella di Giustagna-na all’ombrra dei castagni, su le pietre levigate dalle piogge e orlate dal muschio soffice e dai fili d’erba stenta. All’uscita dalla selva, una sosta sui massi di bardi-glio azzurrino della Cappella, e poi avanti sul viottolo a mezza costa, sopra la stretta valle del Serra. Michelangelo — diceva la gente del luogo — ci veniva a scegliersi lo statuario dell’Altissimo, ch’è meglio anche di quello di Paro, perchè si lavora altrettanto bene e non si rovina alle intemperie. E Renzo Tarabella rifaceva la strada di Michelangelo per sterminare gli ultimi «rossi». Allo strapiombo dell’Altissimo, il viottolo si interrompeva davanti ad una passerella oscillante e riprendeva al di là, tagliato nel marmo. Bisognava passare uno alla volta, senza guardare sotto la tavola per non provare il capogiro, oppure passarci senza curarsene, comò facevano ogni domenica notte i cavatori che la superavano dondolanti per il vino. Quando arrivò alla passerella, il segretario si voltò indietro trafelato: — Ci siamo, — disse. — Vado avanti io. E provò con il piede la tavola dondolante. Fu allora che si accorse di Cesare. Seduto all’altro v capo, fumava un mezzo toscano guardando sorridente. —Via di là! — gridò Tarabella. Cesare tirò una boccata di fumo, spinse col piede una pietra nell’abisso. E sorrise. Aspettò che Renzo Tarabella e gli altri confabulassero a lungo e quando li vide tornare in dietro a passi sempre piO celeri, si alzò lentamente e tornò al lavoro. Nella ricorrenza della formazione della *i3. Divisione istriana, questa terra ricorda Umberto Gorian UH CUORE GRANOE COME L’ISTRIA Agosto del'l-anno 1912. miseria si fa stirada dapper-Grisignarta il sal'e batte ine-B 'uto, specie poi a Grisigna-sorabilmeinte sui tetti rossi yna, paeise lontano da tutto e La sconcertante Marine Vlady, impostasi gio vanissima all’attenzione pubblici europei, con Fausto Tozzi in una scena dei film italiano «Musoduro» dei dede case nelle sue viuzze. Gli abitanti, già di buon ora, hanno preso Ila strada della campagna. Il grano attende di essere mietuto e trebbiato e bisogna approfittare del bel 'tempo par mettere al sicuro il prezioso alimento. E mentre i raggi solari penetrano dappertutto, anche nella pelle abbronzata dei grisignanesi, curvi a raccogliere il frutto di tante fatiche, in casa Gorian sta per venire al mondo il quinto membro della famiglia. Papà Gorian quel giorno non ha preso ili badile per andare in campagna. Seduto sui gradini antistanti la casetta, aspetta con il cuore in gola, ili memento in cui gli annunceranno la nascita del suo terzo figlio. Maledetto mondo — pensa — come farò ora a sfamare un’altra bocca? Quelli :> che ho non basta neanche per due. Il figlio Antonio lo raggiunge tutto esultante per dirgli che adesso ha un fratellino. ★ Gli arah passano e mentre il piccolo Umberto, cominciava a fare i primi passetti 'dal tavolo della cucina alla 'sedia del babbo, il cannone fa sentire la sua voce. Poco distante da Grisignana, sul 'Carso, ha inizio una guerra senza quartiere. La da tutti. I Gorian cercano di strappare alila terna avara anche l’impossibile, pur di sfamare, i figli ancor giovani. Cinonostamte a Grisigna-na niente avvenimenti degni di nota. Ma ecco che un mattino il paese si accorge che le guardie austro-lunga^ ■riche lasciano Grisignana. 'L’Austria ha penso ila guerra. Non pasisa medito, tempo e le ncvità arrivano. Per trenta lamini Grisignana nein a-vrà più pace. Sta par iniziare un nuova era, fatta di patimenti, umiliazioni, odio razionane, ancor maggiori di quelli sopportati sotto l’Austria. E’ in questa era che Umberto Gorian diverrà uomo. Uomo con un carattere -allegro, vivace e sincero. Neill’auto scoliaistica dove Umberto sta. imparando' l’alfabeto, 'li quadro id'etlTimpe-raifcore .austriaco viene sostituito 'da quelli di Vittoria Emanuele e di Benito Mussolini, ohe non ha mai sentito nominare. Anche- ili maestro ha lasciato il paese. Al suo posto ne è venuto un altro ccn i-dlee del tatto nuove-per i grisigri?ineisi. Ben presto Umberto lascia i bianchi delia scuotila per imbracciare il badile- e scendere a. valile: coin il padre. La. terra ha bisogno di braccia, braccia forti e robuste come ni callose ad alcune imprese stradali, pur di aiutare la sua famiglia a vivere meno 'duramente. Intanto in paese molte sono le faccie nuove. Quelle vecchie non lasciano più trasparire il [Sorriso di un tempo. E idi questo se ne -addolora il giovane Umberto che non può ancora comprendere il motivo di questo cambiamento. Lo dice apertamente, Umberto, che il nuovo regime non ha portato nulla di buono in paese. I fascisti lo nasciamo dire. Il Gorian è un pezzo d’uomo, capace-di piegare una spranga di ferro come un bimbo spezza una pagliuzza. ★ Da quattro anni l’Europa è messa a ferro e ia fuoco ..dai nazisti. La seconda guerra mondiale ha raggiunto l’apice della sua potenza distruttiva. Umberto segue attentamente gli avvenimenti e comincia a capire e a trovare una spiegazione alle tante domande che dia giovane si era fatto e alle quali non ■era riuscito a darsi una ri-Eipcigta, Aveva compreso che par 'liberarsi dal peso detta miseria, per ridonare ai suoi paesani quel sorriso che dia tamii anni era scomparso, bisognava unirsi e lottare con le armi in pugno. E così fece. Nei primi mesi del 1944 ebbe i primi contatti con il movimento partigiano. La trapresa. Gli alleati avevano già occupata tallita to Francia e si apprestavano a dare il colpo di grazia al nazismo. Nel gennaio 1945 i-1 Comitato distrettuale del Partito aveva deciso di tenere una riunione a Pivki. Umberto raggiunse la località che erano da ■poco passate le nove dell mattino. Tufct’intorno al casolare in cui doveva trovarsi con gli altri compagni convenuti regnava una calma perfetta. Sicuro che i repubblichini erano lontani, s’awiò decisamente ed entrato che fu nella casa, s’accorse che in essa vi erano due fascisti armati fino ai denti. Umberto li affrontò decisamente, anche se disarmato. Un colpo di pistola di uno dei due repubblichini non riuscì a colpirlo. Umberto s’awentò contro di loro e cominciò a sbatterli u-n‘o contro l’altro. Alle grida dei due, accorse un tenente, certo Udovisi, il quale sparò alla nuca di Umberto, freddandolo. Intanto, poco distante, il fratello Antonio e il compagno Giusto Massaroibto, erano caduti in un’imboscata. I fascisti li condussero nella casa e Antonio potè vedere il fratello disteso nel pavimento in un lago di sangue. Alla demanda se conoscesse il morto, Antonio si sforzò di rispondere con calma. Non disse però che era suo fratello. Ciò lo avrebbe compromesso ancora di più. Era il 13 gennaio 1945. Mentre lasciavano il casolare, legati come due assassini, Antonio Gorian e Giusto Massarotto sentirono gli stessi repubblichini dire : «Dobbiamo riconoscere che quel giovane aveva del fegato». Ora Umberto Gorian riposa nel cimitero di Grisignana, suo luogo natio, per il quale tanto fece e tanto lottò. BRESSAN ALDO DA POLA A PARIGI IL CAMMINO DELLA MISERIA L'odissea di Mario Rivoli, il pugile che lasciò Pola alla ricerca duna effimera fortuna laudile del piccalo Umberto. sua prima idea fu idi andare E così laffll’età di dieci anni in bosco, ma il Partito ave-«sminciia ad affrontare la va deciso diversamente. Um-diura vita dell contadino. Più berto doveva restare- a Gri-tardi, per guadagnare qual- signama © lavorare quale ait-ohe soldo di più, Umberto tivista ipolitico. Più tordi riandrà neillla valle del Quieto oevette il compito di fornire e a periodi offrirà le sua ma- ie unità combattenti di vive-___________________ ri. Mario Rivoli era molto conosciuto a Pola. Era ancora un bambino quando giunse in Jugoslavia dall’Italia insieme ad altri tre fratelli ed una sorella. E dopo essere stato accolto alla ■scuoia mineraria ui Ansia, passava al collegio per apprendisti dei Cantiere navale di pola «Scoglio Olivi». Allenandosi nel club pugilistico cittadino divenne anche uno dei migliori boxers di pola, il beniamino del pubblico. Avera lavoro, alloggio, vitto, amici, stima. Ma un giorno espresse il desiderio di tornare in Italia, dai vecchi ge. nitori. Il sentimento filiale e la nostalgia lo vinsero. Lasciò Pola. Non tornò mai più indietro. Che ne è stato di Mario Rivoli? In questi giorni ha scritto al suo allenatore del club pugilistico. La sua è una storia non comune. A casa, nella cittadina di Portici presso Napoli, trovò la miseria più nera. Un altro suo fratello, di fronte alla stessa miseria dipinta bellamente e realisticamente in «Due soldi di speranza» si era già deciso ad arruolarsi per la Somalia. Mario, disperato, si rivolse all’Ufficio della Legione Straniera, sito al vecchio palazzo Reale partenopeo. Fu arruolato, partì per la base di smista- che vuole. Non "li chiedono mento; poi per i campi africani di addestramento, infi- ne per la lontana terra di Indocina. Combattè a Bien Dien Fu, venne ferito. La sua lettera è giunta da Parigi, dove è ricoverato in un ospedale. Rimpiange Pola, deplora il suo sbaglio.. Dice della Legione Straniera, rocco ed in Tunisia, nella se sia stato un ladro o un e- stessa Indocina. La discipli-vaso dalla galeria; ma se af- na è durissima. I più deboli, ferma di avere delle idee di nella disperazione, pensano sinistra o se accertano che al suicidio. Le punizioni so-abbia appartenuto al parti- no a base di schiaffi, colpi to comunista lo rimandano di frusta, legatura al palo indietro senz’altro. sotto il sole cocente. In In- 1 docina su 180.000 combatten- ti dalla parte dei francesi La Legione ha, un suo uf- contro le forze di Ho Chi APPRENDENDO CHE sarebbe stato aurestiato per aver trafugato idiemairo dalla cassa debile carceri di Hoan- II Partito seguiva da vicino il’instamicabile lavoro del giovane Umberto e venne il giorno in cui egli fu elètto pangspeu OCaimiboìdge) il suo membro del Comitato di- questo tipico esercito di mer- ficio propaganda, lo Special Min, circa 50.000 erano le- Percy Aldrich Grainger, il celebre pianista e compositore americano, terrà prossimamente alcuni concern in Europa. cenari d’ogni razza e colore, dove i relitti umani cercano la salvezza in un pugno di franchi e trovano spesso la morte. Sebbene James Northcott abbia scritto che al Forte di Saint Jean si rimanda indietro molta gente che non è a posto con la giustizia, è un fatto che la Legione Stra. niera è composta in gran parte di fuorilegge. I tede-seni sono numerossimi sia fra la truppa che fra gli ufficiali, e sono ex soldati della Wermacht ed SS, in particolare appartenenti alla A-frica Korpus. Non vi mancano vagabondi ed affamati (gli italiani, in gran parte del Mezzogiorno, formano il 15% della Legione). Quindi si notano quislings polacchi, jugoslavi, bulgari, romeni. ecc. e numerosi disertori dell’Armata Rossa. Nella Legione Straniera incontri persone di ogni lingua e di ogni paese, ognuna acne quali ha il suo burrascoso romanzo di vita: disillusi, girovaghi, avventurieri, squilibrati, ladri, assassini, disertori, malfattori d’ogni risma, soie e traditori politici, decaduti e falliti, esseri avviliti, ex reduci di guerra. Giungono ai centri di raccolta con magri fagotti, senza carte di identità, smunti e miseri. In Francia e fuori di Francia gli uffici di arruolamento sono numerosi. In Germania, Austria ed Italia la Legione ha il vivaio dei suoi volontari. A Roma ed a Napoli vi sono due uffici centrali per l’Italia. La legge della Legione Straniera vuole che nelle sue file e alle sue caserme non vi sia libero accesso per la polizia a gli investigatori. Appena annunciatosi, l’aspirante legionario deve riempire un formulario con numerosissime domande che ri. guardano: nome, cognome, e-tà, professione, nazionalità, ecc. Ma il volontario è padrone di rispondere, quello Service siglato SS. L’aspiran- gionari, che per una misera te legionario che ha fretta paga base e qualche sopras-di scomparire dal mondo, o soldo, si sono posti al servi-ai sottrarsi alla giustizia zio del colonialismo. Il Cor-non bada molto alle clausole po addestrato all’esperienza c' irigaggio. Al’atto di ar- della guerriglia nel deserto ruolamento si richiedono al- africano^ e per di più moder, meno 5 anni di servizio mini, namente attrezzato, mecca-mo nel Corpo. L’Ufficio cen- nizzato — ha perfino un re-traie i trova a Parigi in rue parto del Genio ed un repar-Saint Dominique. D’alone di to paracadutisti — è adatto leggenda che ammanta la alla lotta nelle risaie e nelle storia della legione stranie- paludi dell’Indocina, ra attrae molti giovani vagabondi ed avventurieri, che -fa poi, non sono dei maltatori. Ma le prime delusioni co- j>a Napoli ad Algeri, da minciano nei campi di smi- Marsiglia ad Algeri: è la pri-siamento. Si dorme su pa- ma rotta della recluta. Poi gliericci sporchi, si riceve un l’addestramento. Quindi la rancio da galeotti e schaffi colonia. Dopo due anni in In. dai caporali. Una volta sot- docina, questa era almeno la to il dominio della disciplina regola finora, un legionario legionaria, il nuovo arruola- può sperare di entrare a far to non ha come far valere le parte della Polizia del Saha. sue ragioni ed a chi lagnar- ra_ -yj richiedono uomini dal. si nei- i nuovi maltrattamen. a pel}a aura> soprattutto abiti. La personalità e la liber- Ussimi ai tiro. La mercede tà dell’individuo perdono o- consiste in pochi franchi al gni significato. I campi di giorno, addestramento sono sparsi un poco dappertutto nel Ma- GIACOMO SCOTTI direttore 'hia aperto le porte ai detenuti Nel trambusto è riuscito a raggiungere la ceimpaiginia, mia è sitato arrestato 'durante una caccia al-l’uamo, orgarrreaaita dialla poližita Ideale con l’aiuto dei detoiniuti r:iassc|iluiffilaitii A PARIGI, accanto alla chiesta di SainteSulpice, in un negozio di articoli sacri è 'apparsa questa scritta: «Liquidazione di Vergini» SONO STATE inventate le pipe per signora, in colori diversi, che si assortiscono lalFabito. La novità viene ■diadi’America, dove si è scoperto che il tabacco è estremamente nocivo. Ma gli uomini hanno protestato. Non in nome dell’eleganza, ma del vizio. «I fumatori di pipa di tutto il mondo — avverte un ocmunioaito — fanno presente alle signore che mr.are la pipa non dà alcuna soddisfazione. Riscalda troppo e non contiene abbastanza tabacco' perchè valga la pena di fumaria». Non hanno precisato perchè essi si ostinino a fumarla. IL PITTORE giapponese Foujita si è -sposato per la quinta volta. Come al solito, ha evitato alto sposa l’acquisto del'l’anèlto nuziale : egli ha dia tempo un tatuaggio, nella mano sinistra, a forma di fede. iitrettuale del Partito. Questo inaspettato' riconoscimento •gli diede ancor più energia per continuare meill’opera in- li battaglione «Pino Budicin» poco formazione tempo dopo la sua ELI ORMONI NON SOLO SALVANO LA VITA, Ml LÀ CREANO ADDIRITTURA CERCASI GIOVINEZZA Che cosa sono gli ormoni? che cos’è I’eindocrinologia? Ecco delile domande che molite volte, si sentono ripetere, e alle quali ispesso iTinterpei-laito non sa cosa rispondere. i limiti più impensati della natura, nella lotta contro il male e la fine organica del-i’individuo. Oggi ila scienza medica non ha più per base l’empirismo medioevale e la sua al- ta geniere ila medicina odier- , . ... pa si vale di una ferminolo- la supemtizione. trcp già tratta dal greco antico o più semplicemente dal latino, la quial cosa non succedeva nei tempi lontani in cui la conoscenza diei complessi fenomeni bici’.io|gici e fisiologici era avvolta nei primitivi concetti ipocratici ie galenici. Le recenti, scoperte, dei raggi X, del radio, della penicillina, deiiraiuirieo-micinia, delto cloromiceittina, defflla tierramicina, e specie nella chirurgia, con il trapianto di tessuti e di arti, e quel ramo più portentoso della chirurgia cerebrale Che consente oggi ile più difficili .operazioni sull cervello, hanno contribuito a varcare IL COMPLESSO DI DANZE AFRICANE «KEITA FODEBA» IN JPGOSLAVIA A teatro coB tam-tam I nostri corrispondenti di Fiume e di Lubiana, dopo che il balletto africano «Keita Fodeba» s’è prodotto nelle loro città, ci hanno rimesso il «servizio» contemporaneamente. Non abbiamo tanto spazio, e per non far torto a nessuno, non ci resta che ricorrere al senno salomonico: due colpi di forbice alle loro corrispondenze, ed ecco qui cosa ne è rimasto. LUBIANA — Il dottor Keita Fodeba ha raccolto intorno a sè i giovanotti e le ragazze dell’omonimo balletto per mostrare all’Europa gli usi e costumi delle varie razze africane, non altrimenti conosciuti che attraverso il cinema. Musica e danza sono strettamente legate alla quotidiana vita delle genti d’Africa. Il suono del tamtam accompagna con canti e danze il lavoro nei campi, la gioia e il dolore, i grandi avvenimenti e perfinp il loro decesso. Il dottor Fodeba ci ha detto: «Scopo del nostro balletto è mostrare al mondo la ricchezza spirituale delle genti africane. Il folclore che noi andiamo mostrando — folclore che ha un suo proprio sviluppo e che .continuamente si trasforma come dappertutto nel mondo — vuole testimoniare di una cultura e di una ricca tradizione dell’Africa, di nobili sentimenti ed aspirazioni». In balletto nacque nel 1950 e cominciò a prodursi davanti ai pubblici dello stesso continente nero. Successivamente passò in Europa e non- c’è pubblico di alcuna nazione che non lo abbia applaudito. Questo complesso ha occupato per tre mesi il parigino Teatro des Champs Eleysèes, nel quale accorse ad ammirarlo perfino il Presidente della Repubblica francese. MAVIL FIUME — Nella nostra città il balletto «Keita Fodeba» si è esibito due sere consecutive al Teatro di Popolo: due sere di successo: Le danze, al suono ininterrotto del tam-tam ed accompagnate da cantilene, hanno un loro fascino che avvince per la genialità primitiva del rito, per il ritmo incalzante che raggiunge toni spasmodici, per la bellezza di alcuni motivi che hanno ben poco da invidiare alle nostre canzoni al microfono. Il tutto presentato con scrupolosa obbiettività documentaristica, senza alterazioni di dubbio gusto, come accade spesso di riscontrare nelle sequenze di vari films a sfondo africano che dàn-no ai riti e agli ambienti negri un certo sapore . . . hollywoodiano. Sicché mentre per un verso assistiamo a riti propiziatori, a scene caratteristièhe ad a diversi episodi della vita negra — il programma è vario e comprende miti, leggende e vicende più comuni degli indigeni d’Africa — nello stesso tempo ammiriamo le singole esibizioni che a coronamento di un crescendo ritmico, che direi infernale, raggiungono effetti parossistici. E se al dottor Fodeba va il merito per l’elaborazione critica e artistica dei motivi prescelti, i componenti il corpo di ballo is fanno apprezzare per le loro non comuni doti. ALESSANDRO DAMIANI po spesso favorita da un concetto mistico-religioso, che (attendeva passivamente l’in-tervenito di foirze extranaturali per il compimento di urna guarigione. Oggi la missione del medico- è guidata, da una chiara luce di verità e realtà, servita, oltre dal pesante studio di anni, dai metodi perfezionati d’indagine .scrupolosa dei vari laboratori clinici. Oggi il mondo scientifico è collegato con i centri più lontani: A-merica, Europa, Asia, Africa, sono espressioni geografiche superate dall’aviazione, dalla radiotelegrafia, e dalle pubblicazioni dei più recenti esperimenti in tutti i campi ideila medicina e chirurgia. Oggi Ha nobilissima arte del medico non si nasconde, e -non ne ha bisogno, entro la parola mistero ; m.a affronta (serena e cosciente il nemico, talvolta temibile, che si annida nel corpo umano. Ed eccoci arrivati alla risposta richiesta dalle due domande poste in testa al nostro articolo. Ormoni, sono i prodotti idi una secrezione di ghiandaie endocrine che hanno un’azione eccitante del metabolismo cellulare ( Adrenalina Tiroxina ecc. ). L’endocrinologia è parte della scienza medica che studia il comportamento delle ghiandole a secrezione interna. Da derivazione della parola Ormone dal greco significa «Stimolante», cioè prodotto di ghiandole a secrezione interna, come tiroide, surrenale ecc. eohe ha patere difensivo dell’organismo. Il nome gli fu dato dal prof. Starling. Endocrinologia: anche questa parola devia dal greco, e significa lo — A passare quel trabocchetto ci saremmo messi in condizioni d’inferiorità — diceva intanto Tarabella. — E abbiamo mostrato di essere decisi a tutto. I camerati approvavano. Sapevano che lui non voleva mosche sul naso! E della Tacca Bianca non se ne parlò più. Tarabella detta un’occhiata alla tribuna imbandierata, impartì gli ultimi ordini, e salì in auto, per andare a prendere il gerarca al Forte dei Marmi. Al Prato i fedeli in camicia nera giravano fra i capannelli della gente. — Forza, forza, — dicevano, — fra poco arriva il Federale; tutti in piazza. II Prato rimase deserto. Solo le greggi e i buoi attendevano il ritorno degli uomini imboscati su per il monte e della gente andata a curiosare in piazza. A un tratto riecheggiò fra le montagne il clangore della banda comunale. Nel silenzio del Prato si udiva il ruminare delle mucche e il brucare dele pecore, con gli occhi semichiusi sotto il sole ormai a perpendicolo. E in quel momento la squadra della Saltatoia avanzò scalza e * in silenzio di dietro il Palazzo. In testa procedeva Cecchino, con i capelli arruffati, i ginocchi sbucciati dalle scaglie dei ravaneti e la maglietta a brandelli penzolante sopra le toppe dei calzoni. Nascondendo qualcosa di rosso nel pugno, si avvicinarono cauti alle greggi, raggruppate pazienti intorno ai montoni legati ai cespugli. Guardavano Cecchino. E quando * Cecchino alzò nella destra mezzo peperone rosso, ogni montone si sentì alzar la coda all’improvviso e strofinare energicamente con lo zenzero più rabbioso di tutta la Versilia. — Successe il finimondo, — dicono le vecchiette col rosario in mano. La folla della piazza vide arrivare a corsa pazza fra le case, in una nuvola di polvere rotta dai In piazza l’usciere del comune belati, un miscuglio di zampe, di raccolse il suo trombone luccican-corna e di corpi lanosi. L’orda tu- te sotto il sole. Il Federale rag-multuante trovò un varco tra il giunse in fretta l’automobile e fuggi fuggi, attraversò la piazza, riparti senza rispondere alle giu-imboccò un altra strada, si trovò stificazioni del segretario. Il podi fronte il parapetto del fiume, desta e il curato si rifugiarono in tornò in piazza da un altra parte farmacia, a bere un bicchierino di e continuò a imperversare per il china, paese senza ritrovare la via d’u- scita. Il Federale troncò a mezzo la frase più bella, il segretario impallidì al suo fianco, il podestà scappò nella casa di fronte, il par- — Io non c’entro; — diceva il podestà. — Ha organizzato Renzo Tarabella. — E’ il demonio che è entrato in corpo alle bestie, — ripeteva roco lo raggiunse, reggendosi a don Raffaello. — E’ il demonio, due mani la pancia e la tonaca. — Che rivoluzionò! — disse il La cavalcata impazzì a lungo, fi- farmacista, no a- quando i montoni si accor- — Maledetti «rossi», — ringhiò sero che il bruciore era cessato e fra i denti il segretario del fascio; la stanchezza smorzò la furia. L’ul- — mo la pagherete! tima corsa snervata si afflosciò — Nessuno sa nulla: guai a chi come il mare lungo dietro il mu- parla, — disse Cecchino alla squa-retto alla confluenza dei fiumi, dra riunita alla Saltatoia. Stac-dove si attestò il primo montone cò una foglia di castagno, la in-e si andarono ad ammassare una filò alla sorgente e succhiò una addosso all’altra le pecore obbe- lunga sorsata di acqua canterel-dienti. lante. Il complesso «Keita Fo deba» al culmine di una danza caratteristica. studio dolile ghiandole a secrezione interna. Lo squilibrio di queste ghiandole porta . Željezničar (S), hanno rinsanguata le proprie file con elementi giovani e combattivi, che renderanno la vita dura agli squadroni di testa. Ad ogni modo il prossimo camp’onato pj omette di essere inte.essai) te quanto mai prima. prossimi campionati europei VENTITRÉ ATLETI PRONTI PER BERNA Lorger è la giovane speranza N. 1 Anche Mihalič, il forte atleta, sarà sulla breccia nei campionati di Berna. Dopo i campionati jugoslavi assoluti, è sitato deciso che la Jugoslavia sia rappresentata ai campionati europei di Berna da 18 atleti e 5 atlete, numero non elevato, ma comprendente tutti coloro che dalle prestazioni ottenute in questi ultimi tempi, possiedono le possibilità di tendere a piazzamenti onorevoli. Nella scelta si è guardato particolarmente a chi si trova in migliori condizioni di forma, con l’unica eccezione forse del discobolo Krivokapič, il quale recentemente non solo non ha brillato, ma ai campionati di Novi Sad ha ottenuto un mediocre terzo posto con m. 47,17. Dunque, in totale, ventitré atleti jugoslavi a Berna, cioè in campo maschile: Jovanovič, Pecelj, Benjak, Lorger, Petrovič, Grujič, Vipotnik, Mugoša, Štritof, Mihalič, Marjanovič, Milakov, Sarčevič, Krivokapič, Mentre gli stadi attendono il campionato IN TEMPO DI RIPOSO I RICORDI AFFIORANO Belgrado, agosto —■ Sugli spalti deserti degli stadi impazza la calura e le pietre sembrano far da specchio al sole che cade a picco sulle gradinate e sul rettangolo di gioco. In giro, silenzio assoluto. A tratti, tra l’erba bassa del terreno, dove centinaia di scarpe da gioco inseguirono lunghi palloni, tra l’erba che sembra quasi un velluto, il frinire sommesso di una cicala capitata lì quasi per dire che non è questo tempo per il calcio, che non è tempo .di parate e di gol. Niente gol adesso, ma ricordi di gol. Questo si. Ricordi di gol negli atleti che riposano dopo le fatiche di campionato, dopo la lunga corsa dei campionati del mondo. Ricordi di gol che vengono alla memoria ed alcuni sono più cari ed altri meno. Che “-^l ricorda più volentieri Cik Čajkovski, ad esempio? Il popolare mediano destro della nazionale Jugoslava e della squadra continen- BUONA OCCASIONE Abbiamo letto, nell’ultimo numero del settimanale zagabrese «Vjes-nih u srijedu» un interessante articolo, a firma del noto critico sportivo Oskar Erdelić, riguardante alcuni aspetti del campionato nazionale di pallanuoto. Come si sa, in questi giorni ha avuto termine la prima parte di detto campionato, che vede in testa alla classifica lo «Jadran» di Spalato con 12 punti. Quest’anno il campionato ha un aspetto che si può dire girovago. Difatti, l’intera carovana delle squadre partecipanti si sposta da un centro all’altro del paese dove si svolgono gli incontri di una a più giornate del calendario. Apprendiamo ora, dall’articolo in argomento che in 'tutte le località finora visitate dalle squadre partecipanti a questo campionato volante, l’organizzazione è stata pessima, in special modo a Zagabria e a Fiume. In quest’ultima città, per dare un esempio, i 'giocatori al loro arrivo non hanno trovato nessun dirigente o delegato ad attenderli alla stazione. Soltanto un giovanetto ha distribuito loro dei buoni per i pasti, e questo è stato tutto. I waterpolisti del Mladost, non sapendo dove alloggiare ed essendo privi di mezzi, si sono rivolti alla locale sede della Croce Rossa che gli ha benevolmente ospitati in una camera. Hanno dovuto però arrangiarsi alla meglio Pernottando sul pavimento nudo. Il Mladost ha ricevuto inoltre una assegnazione di 160 dinari per giocatore. Ci sembra che per collazione, pranzo e cena detta somma non abbia permesso ai giocatori di ingrassare. Ci sembra ora giunto il momento propizio per le organizzazioni sportive della nostra zona di intraprendere un passo presso la Federazione Nuoto Jugoslava affinchè una parte di questo campionato si svolga in una località della nostra costa. L’importanza che queste manifestazioni potrebbero avere è fin troppo evidente. Di tutti i centri minori della costa jugoslava, unicamente quelli della nostra regione sono privi della ben più modesta squadra di pallanuoto, e dire che le condizioni per il sviluppo sono più che favorevoli. Fra la nostra gioventù la passione per gli sport natatori è innata, ma si trova allo stato latente ed ha bisogno di una piccola scintilla. Questa potrebbe essere l’occasione propizia. Anche dal punto di vista turistico, ciò avrebbe grande ripercussione, e non dubi- UN PO' Di STORIA, PER PASSARE IL NOSTRO TEMPO ECCO NICIA, IL BALORDO^ E' sorprendente che gli intelligentissimi Ateniesi affidassero a un uomo simile l'impresa di Siracusa, ancora più sorprendente che il suo prestigio sia sopravvissuto alla grave catastrofe Nell’antica ed intelligentissima Atene, marioli, sicofanti e truffatori son diventati comodamente strateghi o arconti, purché avessero cervello : e gli esempi non si contano. Ma chi il cervello non l’aveva, faceva meglio a emigrare a Tebe o a Sparta, dove anche per i mediocri c’era posto, purché provvisti di un certificato penale pulito e di voglia di lavorare. Insomma, voglio dire che non ci sarebbe nulla di strano se Nicia fosse semplicemente esistito. Ma il guaio è che fece una tal1 carriera da tramandare sino' a noi il suo nome. Ecco quel che non quadra e mi turba. Questo Nicia non so dove metterlo nè come spiegarlo. Mi sarebbe più facile giustificare la presenza di Vanoni in un casinò di gioco, che quella di Nicia niella storia — nella storia, dico, non nella cronaca — di Atene. Ho provato a controllare se nel catastrofico ritratto che di lui ci ha lasciato, Plutarco 'avesse lavorato' un -po’ di fantasia, come spesso gli succedeva. Ma anche Tucidide è d’accordo nei presentarcelo come il più grosso corbellone del suo tempo. Del resto, giudicatene voi stessi. Nicia è pio. E fin qui, nulla di male, nemmeno nella spregiudica^ tissima Atene. Ma il guaio è che si tratta di una pietà bacchettona e bigotta, più da pinzochera che da vera credente. Infatti il suo forte, con gli dèi, è ila procedura, e nessuno lo batte su questo punto. Egli ha un criterio esatto delle gerarchie e dalle competenze, e state tranquilli non solo che non farà mal confusione -fra Dioniso e Apollo, nei chiedere un reponso, ma che riuscirà sempre a cavarsela brillantemente neli’intrieaitoa matassa delie loro rivalità. Non passa giorno ch’egli non sacrifichi a imo di loro colleghi, e come ne conosce beine i gusti! Per Atena sa benissimo che ci vuole l’argento, perchè è fern-' mina e con un temperamento un po’ da mantenuta di lusso: e lui, ogni settimana che Giove mette in ferra, o un braccialetto o una collana gliela porta. Marte invece preferisce il ferro: e lui, giù sciaboloni e corazze. Zeus è vecchio, e come tutti i vecchi ha un debole per le chicche: e lui vasi di miele e scatoloni di canditi. Tutto questo non impedisce a Nicia di far bene i suoi affari, e coi più esoso dei commerci: il noleggio di schiavi. Ne ha a migliaia, li tiene come bestie e li affitta alle miniere dove quei disgraziati, trattati a pane e acqua, muoiono come gli ebrei a Belsen e a Dachau. Ma gli dèi di ciò non si dispiacciono : .essi non hanno mai invitato gli uomini ad amarsi come fratelli e a trattarsi come 'tali. L’importante, per loro, è ohe uno segua la regola liturgica; e Nicia, per pregare, non si fa pregare: sul colmo della semina, la interrompe per una grande cerimonia propiziatoria; sul più bello della mietitura v’inteiroala un Te Deum di ringraziamento. Ogni boccone che mastica lo dedica a un morto di famiglia: il cosciotto d’agnello ia Nike, la costata di manzo a Fedone. Anzi, per non dimenticarne nessuno, mangia con una tavoletta davanti agli 'occhi in cui sono iscritti i nominativi di tutti i defunti, fino al sedicesimo grado. Dopo ogni piatto, ratta abbondantemente, e ricomincia. Nelle processioni, è corego o estiuco. In Senato, se öde una parola di suono funesto, abbandona il rostro; e se percepisce lo squittio d’un topo, lascia addirittura l’Assemblea. La facciata della sua casa è tutta un intrico di parole magiche per tener lontano gli incendi. Si taglia i capelli solo nei periodi di luna piena. Per uscire di casa, mette avanti il piede destro. E ad ogni volo d’uccelli che passa, fa lo scongiuro del caso, e lo ripete ventisette volte. Per questa vita faticosa, da «forzato di Dio», i suoi concittadini si mettono in testa che Nicia sia caro agli dèi e gli affidano' nientepopo-dimeno che l’esercito per la spedizione contro Siracusa, E questo è ciò che ci lascia perplessi sulla loro spregiudicatissima intelligenza. Essi sanno bene che Nicia è un grosso somaro particolarmente digiuno di Strategia e di tattica. Nè mancano altri bravi capitani già collaudati in imprese del genere: dello stesso Alcibiade, che aspira !a quell’incarico tutto si può dire, fuor che non ci sappia fare. E in suo favore si sono pronunziati anche gli àuguri. Ma gli ateniesi continuano a essere in schiacciante maggioranza per Nicia, contro il quale invece gli àuguri hanno risposto picche. Essi pensano che ci fu errore di certo : Giove non può essere contro questo timoratissimo fra tutti i suoi figli, ohe gli ha dato tante soddisfazioni. E spediscono, a riprova, un messo in Egitto per consultare Ammome. Ammome non mostra dubbi di sarta: dice ohe l’esercito, in mano a Nicia, farà un boccone solo di Siracusa. E Nicia, fin qui perplesso, anzi tentato di declinare l’offerta, allarga le braccia in un gesto di prona rassegnazione e alza gli occhi al cielo. Maledizione! Proprio in quel momento, l’azzurro è solcato da un lugubre stormo di corvi affamati che si avventano sulla statua di Pallade a beccuzzarla. Il segno non potreibb'essere più infausto, e Nicia ha una crisi d’isterismo. Si ricomincia a inteircigare gli àuguri, e le risposte sono ambigue. Il tempo passa e l’opinióne pubblica comincia ad accusare Nicia di renitenza agli ordini deH’Olimpo E’ l’unico rimbrotto a cui il pio generale sia sensibile. Gli avesisero dato del codardo o dell’incapace, se ne sarebbe infischiato. Ma gli ordini dell’Olimpo sono ordini dell’Olimpo : meglio morire eseguendoli ohe vivere evadendoli. E Nicia dà l’ordine di caricare le truppe sulle navi senza altre tergiversazioni. Proprio la vigilia dell’avvio, un coscritto si autolesiona dentro un tempio per sottrarsi alla alla partenza. E’ uno dei segni peggiori. E Nicia, appena glielo riferiscono, s’innervasisce a tal punto che esce di casa col piede sinistro. E’ là prima volta ohe gli capita nella vita, - e sa bene che non andrà liscia. Ma oramai tutto è pronto, non manca che Bordine di levare le ancore, e Nicia Io dà. Solo quando la costa è scomparsa all’orizzonte, egli si accorge che siamo nel periodo più nefasto del mese: le Punterie, come a dire un venerdì diciassette. Nicia, da quel momento, non vuole star più a sentire di piani di guerra e di ordini di operazioni. Tiene allenata la truppa soltanto agli scongiuri, e per tutte le settimane di navigazione, a bordo non si fanno che esercizi ejpirituaji. Non è un esercito, ma un salmo -diante convento, quello che veleggia alla volita di Siraousa, dove i soldati giungono esausti dai digiuni e dalle penitenze. La città, chiusa nelle sue mura, appare difficilmente prendibile con la forza, e i generali subalterni si mettono subito alla ricerca di qualche sistema per incrinare la compaitezza dei difensori. Qualcuno dei soliti bàndoli lo trovano: la corruzione, per esempio. Ma appenna vanno a proporla a Nicia, questi risponde sdegnato: «Ma come? Vi preoccupate degli uomini? Qui bisogna ingraziarsi gli dèi...», e giù mance, regalimi, sacrifici e bistecche, di montone solo per loro, mentire i soldati muoiono di fame. Decide allora di ripartire, ma proprio la sera dell’imbarco eccoti un’eclisse di luna. Questa, poi, Nicia non l’aveva mal vista, e nemmeno i suoi àuguri riescono a spiegare cosa sia quella luce gialla, che rende i voliti degli uomini simili a quelli degli spettri. Non soltanto lui, ma tutti stavolta sono atterriti e si persuadono che qualcosa c’è. Ma cosa? In- terrogato dagli specialisti, il cielo risponde che gli dèi non vogliono che s’intraprendia nulla «per tre volte nove giorni». E in questo nulla, evidentemente, c’è anche il reimbarco, che Nicia infatti disdice per tutto il mese. Ma a questo punto quelli di Siracusia mangiano la foglia e, avendo capito con che razza di cacadubbi hanno a che fare, prendono l’iniziativa. Una notte, mentire gli ateniesi intorno ai fuochi pregano, invocano, si battono il petto e sacrificano .polli e capretti, essi lanciano una pattuglia di guastatori sulle banchine del porto ad appiccare l’incendio alle navi che, secche e incatramiate come sono, bruciano come torce. Ma quella, per Nicia, non fu punto una disfatta; fu soltanto una conferma che gli dei erano molto arrabbiati, come sin dal principio gli era parso di capire. Nè lui nè nessuno dei suoi uomini rividero più la cara patria. Ma egli morì contento, nella ©onviziome che la sua fede era quella vera, e nella certezza di essersi, col sacrificio della vita, rimesso in paro con Giove e tutto l’Olimpo. E sta ben’e: contento lui, contenti tutti; e che Nicia fosse un cretino, lo abbiamo già anticipato. Ma che dire degl’intelligentissimi 'ateniesi, i quali, dopo aver nominato comandante d’esercito questo baciapile scimunito, anche dopo che ’ ebbe mandato a male quest’impreisa decisiva, dalla quale la Grecia tutta non doveva mai più riaversi, seguitarono a dire che la colpa non era sua e se la. ripresero con gli àuguri, gl’indovini e i barbanera? Con tutto il loro scetticismo, con tutta la loro scanzonatez-za, con tutta la loro scorteli atura, èccoli qui a rifarsela con i coirvi, con la luna, con l’eclisse, appena n® buscano, come tutti coloro che credono più a San Gennaro e alto «stellone» che non alla strategia e alla balistica. Ma come? Erano già almeno un paio di secoli che gli ateniesi ridevano d’Omero e delle sue spiegazioni a furia di sortilegi e di cabale; .avevano già avuto Pericle, Aspasia, Socrate, ITHiumini-emo e l’Enciclopedia. Eppure, a-lla prima Oaporetto,èccoli qui, affannati a spiegarla con te stesse càbale e sortilegi di cinque o sei-cent’annj prima, cioè a spiegare i fenomeni umani secondo gli stessi criteri che avevano usato i rapsodi della guerra di Troia. Andiamoci piano quindi con le patenti dia dare ai popoli. E non giudichiamone il cervello da quello dei dieci o venti geni «rappresentativi», i quali molto spesso non rappresentano che se stessi. tale e che ai mondiali elvetici ha strappato tanti applausi ai pubblici ed ai critici? «Cik» ha nella mente particolarmente non uno, ma tre gol. Sentitelo lui stesso narrare la storia di questi suoi tre gol prediletti. «Ognuno di questi tre gol mi è ugualmente caro. Il primo risale all’incontro intemazionale con la Norvegia a Oslo. I norvegesi avevano condotto per 1 a 0. poi noi avevamo pareggiato e quindi ci eravamo , portati in vantaggio per 2 a 1. A pochi minuti della fine, io segnai il terzo gol. Bobek era partito di scatto all’ala sinistra e si era tirato dietro quasi tutti i difensori norvegesi. 10 avevo seguito l’azione ed avevo atteso gli eventi. Quando Bobek si vide pressato da tre o quattro norvegesi e mi scorse correre liberamente a metà campo, mi allungò raso terra 11 pallone. Lo colpii in piena corsa. Viaggiò in aria per 25 metri e poi si infilo ndiTangalino in basso della porta avversaria. Ma forse più bello fu quel gol che riuscii a segnare a Belgrado contro il Lilla in una partita molto combattuta. I Francesi a un minuto dalla fine del primo tempo conducevano per 3 reti a 2, quando Bobek venne atterrato. «Pallone a 25 metri dalla rete avversaria, francesi a muro dinanzi alla propria rete e Bobek pronto per il 'tiro. Gli urlai di lasciarmi tirare in sua vece e mi buttai sul pallone. Ne uscì un tiro spettacoloso 3 a 3. «Stef» Bobek si congratulò con me ner il tirone. «Dopo questa tua rete —- mi disse — vedrai che vinceremo,» E vincemmo infatti per 8 a 4. Il terzo gol che ricordo volentieri risale al secondo confronto cpn l’Unione Sovietica durante le Olimpiadi di Helsinki. Sera con il punteggio di 2 a 1 in nostro favore, quando Vukas partì nel suo solito arrembaggio. Gli si fecero addosso in tre a interrompere la sua corsa. Era sui 16 metri, e dovette allungare il pallone indietro a me, che venivo di gran volata. Tirai forsennatamente. Ancora oggi vedo l’inutile tuffo di Ivanov per salvare quello che ormai non poteva più salvare.» Queste le reti di Čajkovski. E il più caro gol di Bobek, il cannoniere scelto della nazionale jugoslava? «Fu nella primavera del 1951 durante l’incontro in Inghilterra con l’HuJl City. Avevamo segnato la prima rete su calcio di rigore. Poco dopo, Cik, da destra, aveva allungato un pallone tra me e il centromediano Franklin. Ambedue corremmo per agguantarlo. Riuscii ad afferrarlo di destro ed a portarlo oltre la mia e la sua testa. Franklin continuò la sua corsa ed io lo ripresi al volo e lo scaraventai in rete. Gli spettatori applaudirono molto sonoramente questo mio gol e Franklin si congratulò per il modo in cui lo avevo superato». Un mediano e un attaccante possono segnare con facilità. Ben più difficile è per un terzino giungere a rete. Eppure Stankovič, il popolare terzino destro della Jugoslavia, è giunto più volte a rete. Ecco il suo racconto: «Benissimo mi ricordo. Ho segnato molte reti quale attaccante, a! centro o all’ala destra, e anche come terzino sui calci di punizione. Ma quello che mi è più caro nel ricordo è quello che segnai appunto quale terzino nel nostro primo incontro nelle Olimpiadi di Londra. Ci eravamo preparati a fondo t nella prima partita il sorteggio ci diede un avversario facile: il Lussemburgo. Almeno noi lo consideravamo tale. Alla prova dei fatti, poi, il Lussemburgo si dimostrò più forte del previsto, tanto da riuscire a condurre per 1 rete a 0. Noi attaccavamo in massa nella loro area per ottenere il pareggio e poi superarli. Ad un tratto un fallaccio su Bobek obbligò l’arbitro a concedere un calcio di punizione a nostro favore da 25 metri. Aggiustai la palla, presi una lunga rincorsa e calciai rabbiosamente. Il pallone passò come una furia sulle teste degli avversari che facevano mura dinanzi alla propria porta e infilò la rete. Era il pareggio. Poi Wolfl, Mitič e Bobek segnarono altre reti e vincemmo per 6 a 1. Tuttavia il mio gol fu anche il primo segnato in quelle Olimpiadi.» i Pavlovič, Račič, Gubijan, Škrinjar ed in campo femminile: Matej, Ka-lušević, Tuce, Babović e Radosavljevič. Finora la Jugoslavia ai campionati europei è stata sempre presente, tranne nel 1938 a Parigi. I migliori risultati ottenuti dagli atleti jugoslavi, risalgono ai campionati di Bruxelles nel 1950, quando intervennero alla varie gare ben 41 partecipanti. Allora Segedin ottenne un lusinghiero secondo posto nei 3000 metri siepi, coprendo la distanza in 6’07” e 4. Buoni piazzamenti vennero pure raggiunti da Pecelj, sesto nei 100; da Sarčevič, quinto nel peso; da Gubijan, quarto nel martello e da Vujačić, quarto nel giavellotto. Delle atlete, che per la prima volta prendevano parie agli europei, il miglior risultato venne ottenuto dalla Matej, che nel disco si piazzò al quinto posto. Degli atleti che nel 1950 furono a Bruxelles, parecchi difenderanno i calori jugoslavi anche a Berna. Però numerosi saranno anche i nomi nuovi, nomi di elementi che di recente hanno cominciato a brillare e che già hanno ottenuto risultati di risonanza europea. Tra i giovani, il primo posto spetta allo sloveno Lorger, il quale attualmente capeggia la graduatoria europea dei 110 ostacoli con il notevole tempo di 14”3. Ai campionati jugoslavi ha segnato un modesto 15”, ma si deve tener conto che nella stessa giornata ha corso i 100, arrivando secondo in 10”8 e alla staffetta 4 X 100. Lorger, che è studente ed ha 24 anni, sarà certamente agli europei la pedina numero uno delle speranze jugoslave. Ma non bisogna dimenticare un altro giovane che proprio quest’anno si è messo bene in luce, e cioè 10 studente ventunenne Mugoša, 11 quale sui 2000 metri ha stabilito alla fine di luglio il nuovo record jugoslavo con il tempo di 5T4”4, che è il nono risultato mondiale della specialità di tutti i tempi. Egli inoltre capeggia la graduatoria di quest’anno negli 800 e 1500 metri. Pure sugli 800 sarà Vipotnik il quale quest’anno ha segnato I’52”4, mentre sui 1500 è al quinto posto nella graduatoria stagionale con 3’55”. La graduatoria dei 400 metri è capeggiata da Orujiò, che ha ottenuto 48”6, mentre sugli 800 ha raggiunto il limite di l’52”4. Grujič, assieme a Mugoša, è una delle maggiori speranze jugoslave. Ha 21 anni e pure lui è studente. Nella velocità, la Jugoslavia conta su Jovančić, Pečelj, Benjak, Lorger, Petrovič, i quali, curando i cambi, dovrebbero formare ima staffetta molto veloce. In tale specialità, il primato jugoslavo (1953) è di 41”5. Non è improbabile poi che Jovančić (che sta ritornando in forma dopo una recente malattia) Besnjak e, forse, Petrovič possano prendere parte anche alla prova dei 100 metri. Mihalič correrà, con ogni probabilità, tanto i 10.000 che i 5000 metri. Egli quest’anno ha demolito i primati nazionali delle due specialità, rispettivamente con i tempi di 29’37”6 e 14’19”6. Sud 10.000 nella graduatoria mondiale, egli è dietro a Zapoitek e Kovac, con i quali si misurerà a Berna una lotta che si prevede accanita. Štritof ha segnato pure lui questo anno dei buoni tempi sui 5000, ottenendo ai campionati nazionali il tempo di 14’23”8. Per il salto in lungo, Radovanovič rimarrà a casa, in 'tal modo la Jugoslavia prenderà parte solo al salto in alto e con l’asta, ponendo in gara Marjanovič e Milakov. Il primo ha saltato recentemente 1.90, dopo aver superato anche l’asticella posta a 1.94 all’inizio di stagione. Attualmente si trova in ottime condizioni di forma. La stessa cosa non si può dire di Milakov, il primatista del salto con l’asta (4,31) di quale quest’anno è riuscito al massimo superare i 4.20. Sarčevič, che ha 29 anni, ed è insegnante di ginnastica, sarà il veterano della rappresentativa jugoslava a Berna. Sarà in gara nel peso, nel quale detiene il primato nazionale con metri 16,5. Nel disco, qualche possibilità ha Krivokapič, che nella graduatoria stagionale ha raggiunto i metri 48, 98 facendosi superare di Krnjaić, che lo ha battuto pure ai campionati jugoslavi, strappandogli il titolo. Tra i giavellottisti, si è fatto strada Pavlovič, che nello spazio di due settimane è passato da metri 66,75 a 68,78. Un altro giovane di possibilità, nel martello, è Račić, il quale ha portato via il titolo di campione jugoslavo a Gubijan, che attualmente è in declino. La Babović e la Kalušević sono 1-3 maggiori carte jugoslave nel campo femminile. La prima detiene i primati dei 100 e degli 80 ostacoli-Ha ottenuto di fresco buoni risultati a Londra, dove si è piazzata al secondo posto negli 80 ostacoli, con 11’ 7. La Kalušević, di appena 20 anni, ha lanciato il 'giavellotto a 41,70 e, in allenamento, ha superato il proprio primato nazionale di 42,46. In ottima forma si trova poi la Matej, che ha scagliato il disco a 43,47, mancando di un solo cm. il primato nazionale. La Radosavljevič detiene il primato jugoslavo del peso con 13,85, ed infine la Tuce, che quest’anno ha stabilito l’unico nuovo record femminile jugoslavo, segnando 4074 p. nel pentathlon.