ANNALES 8/'96 pregledni znanstveni članek UDK 325.2(450.36:497.1 ):323.1 L'EMiCRAZiONE SLOVENA E CROATA DALLA VENEZ!A GíULlA IRA LE DUE GUERRE ED IL SUO RUOLO POLITICO Aleksej KALC ! au reato in storia, Biblioteca nazionale slovena e degli studi - Sezione di storia, IT-34100 Trieste, Via Potro nio 4 dipl. zgod., NŠK-OZ, ÎT-34100 Trst, Via Pelronio 4 SiNTESI il contributo illustra l'ernigrazione délia popolazione slovena e croata dagli ex t&rritori austriaci che al termine délia prima guerra mondiale furono annessi all'ltah'a, relativamente alla collocazione di taie t'enomeno nel quadro Storico délia questione nazionale délia Venezia Giulia tra le due guerre e all'attivismo político dell'emigrazione quale movimento antifascista organizzato. La prima parte è dedicata al processo emigratorio, ai meccanismi ed aile circostanze che lo provocarono, nondié alie connessioni del movimento con la política snazionaIizzatrice ne/' con front i délie comunità "alloglotte". Vengono poi affrontati l'intricato nodo délia quantificazione del fenomeno e gli aspetti dell'impatto e dell'inserimento degli emigranti nelle nuove realtà, in primo luogo in Jugoslavia, che fu il più importante tra i paesi d'accoglienza. La seconda paite offre t.ma panoramica sulle strutture organizzative dell'emigrazione lungo le varie fasi evolutive e sulle attività politiche, pubbliche e clandestine, proiettate nel contesto dei difficili rapporti italo-jugoslavi. Il contributo si sofferma infine sulle azioni politiche che l'ernigrazione condusse negli Stati Uniti e in Sud America durante ed immediatamente dopo la seconda guerra mondiale in mérito alia definizione dei confini tra i due stati: Parole chiave: fascismo, emigrazione, attivitá política, antifascismo, TIGR, Venezia Giuüa, Jugoslavia, Sloveni, Croatí Ključne besede: fašizem, emigracija, politično delovanje, antifaSizem, TIGR, Julijska krajina, Jugoslavija, Slovenci, Hrvati NOTA INTRODUCTIVA La questione deíl'emigrazione sfovena e croata dalla Venezia Giulia nel periodo tra le due guerre mondial! costituisce, con le sue moltepîici diramazioni probie-matiche, un ampio e articoiato capitolo délia storia di quesía regione di confine. Considéralo ¡i contesto storico-politico entro il quale venne a delinearsi, taie questione, al di là dei risvolti sociali, economic! e cuiturali, si presenta solio un profilo marcatamente político: da un lato nell'ambito del processo di snazionalizzazione e di alterazione délia fisionomía étnica délia regione, dall'altro invece dal punto di vista defl'intensa attivitá e del ruolo político svofti da!-I'emigrazione dalla Venezia Giulia come movimento antifascista organizzato. La problemática dell'emigrazione tra ie due guerre mondiaü rtcorre costa rctemente nella Íetleratura storica sulla Venezia Giulia prodotta ín ámbito sloveno e croato da 50 anní a questa parte. Ció denota in certo qual modo ti peso che viene attribuito al "caso emigratorio", jaldamente ancorato nella coscienza storica slovena e croata. Non sí puó diré, tuttavia, che l'emigrazione dalla Venezia Giulia sia stata in tutto questo tempo al centro deü'attenzione della storiografia come complesso temático a se stante. Non sono molti, infatti, periomeno 23 ANNALES 8/'96 Aleksej KALC: L'EMIGRAZÎÛNf SlOVIlNA E CROATA DAt.lA VENEZIA GI'JUA .., 23-60 AlVlSFBTTftRAW » T.HIOÍIZIOT „COSUUCH" 0tós» ï i- "»wrwir'f^ J cal Vapore............- ............ - [di handteca itaÜQUü cite partirá da Trieste ¡7 [ 2 CtUSSB p„ Bueno-- A yres hitando di scah i pofti <íi............. ; AÍB6rj,LasI'HÍrii6<,s1Sa&¿os jé s n o qi|i <. No ................................Wi¿ i.-.., i__ 6._ 7________ B__ 'I_______ 10______ n m xa i o 14 y »»jj.p çr'i» t. i»c7ií j.aiii, (•»xomcrtlik ^«Mlf Wtffcto cJi'JmMtd gmixllfi ti J«> Kk 4! tagcüHt, pvrcbt .ion dispútítlafi! rnpwfr ad EMIGRANTSKI KONGHR V MARIBORU 1 IN 2. SEPTEMBRA Mariborski e^grant^i druSC*i »Jadj^riff in »Nanose sta objavili dedec proglas: ' V sobota t, septembra stevl agftno In Ta^rtvoralno d i olivo »Jadran« lBMuico svojega. obstoj» ln delovanja. S Javnost bo fr okviru emigrantskega kongresa, fcj bo Y nedeljo 2. septembra.. Spored siavnoatl ju naafednjl? .SEPTEMBRA: Nlavnostna akademija i-JadJ-atta« v Ciiionu; začetek ob B. od, Pri akademiji eodelajejo ¿lani narodneifi gledališča, ter drugi tfostj* in moškj zbor »Jadrana« iKrniaožeu sr. dpiki. Na akademiji ee bo .prvič izvajala b ¡uide] oranjem vojaške goflbe ki jo je v glasb« e, prof. Va- silij Mirit. Kantata J© ucJasbena t^jtrmlttvo iJodnm«. 2. S£PTEMERA: ob 8, uri zjutraj bo v ifrajigiškaiiski ecrkvl spominsltii sveta masa z* zrtye> padle v Pri morju. Pri m aH poj« društvo »Jadvan*. Maso bo bral župnik g. iakob S oklic ksSlovenigr »dca, ki bo im«l tudi pridigo. Ob 9.15 u?l bi> sjiicjem udeležencev ««¿¿prniMi kolodvor«, Po sprejemu se bo formiral sprevod, k( bo krenil izpred . glavnega kolodvora, po ¡nošenih ulicah ter s« sakLJuiil t Cnloou. . ož> 1» uri bo začetek koi»*re» v veliki dvorani Oniona. Po kongresu ho: bo poklonila deputaelja pdkojnema generalu Maistra tir bo polgžffa venec na njegov grob,. w Ob IS uri bo velika vrtna veselica Jadrana* nn letnem feJovadl^čn Sokola t v Kost^kepa oHci. Pri vcseiict bo sodelovalft godba Drava ter xbor včlanjeni v Ipavocvi pevski ž upi. čc bo slabo vreme bo vueclica v T>nionu. . Društva, ki so prejcia vabUa aa. so delovanje pri Javnosti »la»ti ona, hi se detaj«]n pri sprevodu» opozarjamo, da je ostro nNanosi izdelalo napise in da se 2b«rejo na kolodvoru tam, kjer bo določen za nje prostor, ki bo viden potom napisa oTgoni/acije. Spored sprevoda in vrstni rod rtruitev bo izdalo društvo. »Nanos« tekom tepe tedna. Društva se naproSa^o, naj bo udeleže sprevoda s prapori in zastavami ona'pa, ki Jmajo narod ne nože proBim«, naj se udeleže sprevodov v narodnih nošah. Prosimo vso narodno občinstvo Maribora, naj se Vflch prireditev poipošta--vllno udeleži, ter tak» dokaže, da mu Je usoda naših bratov in sestra onstran mej pri srca, Jer du. še nismo to ne faimo na nje yoa(vblli- Vožnja v Mari- PESETi KONGRES NARODNIH MANJ1NA I! BERNU Dr. JojIf Vitfan. ■ Od 4 do ? rnjn.i nastjeiat ia ovo-goilttnji fcongr^f cvropsliib narodnih iti&njina. I ovaj pnt .:rusi ri it t če prit. Etavnil-l nftroranu slateškoit vijcia a saveinoj palač L Prcuifiu se predlagalo, da fcc konfi^es ovaj p«t4 orfgodi, ip»k č« so I ove £~odiae odriatl prije saataoka viiečfc l skupštioe Lifle Maroilti. R*zfotr i« tome prije srtpa poliskt prijfdloir. da se nw-diuimrodn» zaštila narodnih manjljia gfnernlivira. PrcUlarpiri narininiji tna-njlna mur.it ¿e zauzrtt atanovište pre- / foglio Istra in occasione del Congresso degli emigranti di Maribor nel 1934. Glasilo Istra ob emigrantskem kongresu v Mariboru leta 1934. partiva un po' alla disperata, o per chí non poteva sperare di iasciare la Venezia Gíuüa in modo legale. L'espatrio clandestino infatti, benché rischioso, era aí-quanto age voie, se si pensa che esso avveniva attraverso percorsi ben avviati e spesso appoggiandosi alla titta re!e clandestina, attívata a livello (ransfrontaliero sin dai tempí deli'occupazione militare e facente capo soprat-tuito ad organizzazioni quaii l'Orjuna ed il T ¡GR. Attraverso quesli canal! lasciarono il paese anche numéros! antifasciste italiant,9 In Jugosiavia gli immigrati potevano contare poi, almeno per un primo aiuto, su organizzazioni come la Pisarna za zasedeno ozemlje e la Jugoslovanska matica (preposte all'assistenza e al sostegno a tutti i livelli degli sioveni e dei croati nei territori passati sotto il dominio italiano)10 e col tempo sulie stesse associazioni degli emigranti. Le partenze verso le altre destinazioni rispondevano piü strettamente alia lógica dei mercato del lavoro. Specialmente quelle verso il Sud America presup-ponevano anche un esborso non indifferente per le spose di viaggio, un vero investimento che sólitamente si affrontava con ii supporto della farnigiia, a volte alienando beni e non raramente ricorrendo al prestito. Tanto ptü solide dovevano quindi essere le prospettive di t'ar "t'ruttare" Sa sceíta emigratoria e potersi inserire nelfa societä ospíte. L'esodo verso ¡'Argentina avveniva in maniera molto piü accentuata di quello verso altre destinazioni se-condo i! modello della "catena migratoria", appog-giandosi cío é sulla rete dei legami famiiiari, parentali e sociali piü in generale. E' comunque opportuno sottolineare che in principio l'emigrazione slovena non 5 Sono numeróse le testtmonianze sull'espatrio clandestino. Ne citiamo ioiainenia qualcuna: Čermejj (Î969), 16S e seg; Žerjisl (1990), 79 e seg.; Türk (1991 ), 33 e seg. Kl Sufl'attivilà di quesïe due organizzazioni ir> Necak (1972!.. Cernid) (1972) e NeCak & Vovko (1985). 31 ANNALES ß/'96 AWœeJ KALC: t'EMICRAZIONE SlOVfNA E CROATA DALLA VENEZIA GtUUA ..., 2Î-60 poteva contare in Argentina su alcun punto di riferi-mento di questo tipo., dal momento che ia "grande emi-grazÍGne" transoceanica slovena precedente alia prima guerra mondiale fu un fatto quasi esclusivamente nord americano e le correnti sud americane erano state tanto esigue da precludere in quei paesi ¡I formarsi di comu-nita slovene di qualche rilievo. Si distingue perianto nel processo emigratorio transoceánico degli anni venti una prima fase, che rappresento, per cosí diré, un momento di prova per fungere da base per il píü sostenuto movimento successivo.11 Nell'ambito di quest'ultimo la grande maggioranza delle pai tenze era comunque concordata con chi gia stava dall'altra parte dell'oceano e spesso anticipava puré i soldi del viaggio, oltre che offrire la prima ospítalitá. LJna raccomandazione valeva peró per tutti ed era quella di venire preferibilmente con un mestíere in mano. E fu questo un alfro f3ttore della "catena migratoria", che trovo uno stimolo in particolar modo nello sviluppo edilizio di Buenos Aires ed altri centri in espansione, dove trovava occupazione una fetta importante del lavoro immigrato maschile sloveno,12 mentre queíio femminile si rivolgeva soprattutto al settore dei servizi domestici (Mislej, 1995b. 19), In jugoslavia i'arrivo e la presenza degli immigrati dalla Venezia Giulia furono accompagnati da molte dif-ficoltá, in primo luogo in mérito al problema dell' al-loggio e piü in generale delf inserimento in una societa gia di per sé gravata da profondi disagi. Le prime ondate, quelle prodottesi all'indomani dell'occupazione della regione da parte dell'esercito italiano, ebbero un carattete di profuganza e comportarono siluazioni di emergenza. Molti si fermarono in un primo tempo immediatamente oltre la linea di demarcazione, a SuSak, Bakar, Crikvenica e Kraljevica, credendo in una imminente rinegoziazione dei confini e sperando di poter in breve ritornare nelle proprie terre. II grosso pero puntó verso l'interno e in particolar modo verso i grandi cenlri. Alcune fonti parlano in que! periodo di 7.000 emigrati istriani a Zagabria, dove le autoritá, costituita entro il governo una sezione speciale per i profughi dall'lstria, affrontavano il problema in parte convogli-ando gli arrivati verso altre localitá, in parte procurando sístemazioni in loco.1-1 Negli anni successivi gli immigrati si distribuirono un po' in tutta la Jugoslavia, seb-bene il grosso rimaneva pur sempre in territorio sloveno e croato, dove praticamente non c'era localitá di una qualche importanza che non vedesse la presenza di sloveni b croati dalla Venezia Giulia. A parte i disagi, si puó sostenere che i primi con-tingenti e in parte quelli che seguirono fino verso la meta degli anni venti trovarono in Jugoslavia condizioni occupazionali abbastanza soddisfacenti. Ció vale in particolar modo per il ceto degli impiegati pubblici e privati, m a anche per i professionisti, i piccoli com-mercianti e gli artigiani I primi vennero in gran parte assorbiti daíl'apparato aniministrativo, che doveva es-sere rimesso in piedi colmando i vuoti lasciati dal-l'elemento impiegat.izio tedesco e ungherese. il giovane stato trovo in questo strato sociale un personale qualificato e di indubbio sentimento jugos lavo. Molti dei primi immigrati trovarono occupazione anche neila polizia e negli uffici privati, mentre i professionisti e gli appartenenti alia piccola borghesia diedero spesso vita ad attivítá in proprio. Non mancarono gli imprendítorí di successo come Vladimir Bizjak, titolare di un laboratorio dolciario, trasformato poi in azienda industríale nota in tutto il paese e ibrnitrice degli stessí Kara-dordevic, Dinko Brumič, divenuto noto commerciante a Zagabria, e Josip Sironic, titolare di uri pastificio (Tun> pie', 1991, 20). Una schiera di eminenti uomini politici ebbe accesso poi nel corso degli anni a prestigióse carichc statali e amministiative, tra questi Drago Maru-šič e Matko Laginja, nominati rispettivamente a capo della Dravska e della Savska banovina, Ivan Zuccon, Fran Vodopivec e Vilko Baltič. veliki županidi Zagabria, Maribor, Lubiana e Belgrado, Rudolf Golouh, vicesindaco di Maribor, e molti altri. Nei primi tempi esistevano opportunita occupazionali relativamente favorevoli anche per la classe ope-raia. Le maestranze specializzate provenienti da Trieste, 11 [I caso di Monrupino ne è un bell'esempio. Qui la catena ebbe inizio con un primo riucleo di partenze, concenratesi soprattutto ne i 1923 e riguardariti prevalentemente maschi, per lo più opérai di m esliere. Seguirono, in particolar modo negü anni 1927 e 1928, nella maggior parte dei casi i ioro famigliari più stretti, mogli e figii, fratelli e soreile, ma anche altri p a renti e compaesani. Archivio storico de! Cocu,ne di Monrupino, Registro di popolazione del Contarte di Monrupino - Provincia di Trieste. 12 A questo proposito è intéressante menzionare il ruolo s volt o da un personaggio c.ome l'architetto Viktor Sutdč, nativo di Santa Croce presso Trieste ed emigrato nei 1924 in Argentina, dove si affermé nel campo dei\'engineering e realizzô important! opere di carattere pubblico e prívato, occupando anche manodopera specializzata sbvena. Stando alia Cronaca parrocchiale di Santa Croce, le stesse partenze da quel paese rispondevano molto spesso aile offerte di lavoro da parte di Suk'ií ai propri compaesani. Ció rappresenta un esempio di "catena di mestíere" a reía z ione verticale piír único che raro, se si pensa che l'emigrazione slovena non poteva contare come altre su un proprio ceto imprenditoriale. Archivio della parrocchia di Santa Croce - Tries.Le, Župnijska kronika župnije sv. Križ». Sulla vita e sull'opera di Viktor SülíiC in PS BI (1986-89), 48!-433; AVS (1989), 13 fu utilizzato tra î'altro un vecchio coroplessodl baracche militari, che assunse presto i! norne di "istarske barake" (baracche istriane). Numeróse tamigiie vennero alloggiate anche in carrozze ferroviarie neîle varit staziorii della città. Per molti ia "temporaneità" di queste sistemazioni, tristemente note per le condizioni di estrema precarietà, si protiasse per più di un decennio (Radetií, 1944, 230239; TumpiC, 1991, 95). 14 Carica governativa a liveilo provinciale conferita per nomina dei ministro degli interni. 32 ANNALES 8/'96 Aleksej KALC: L'EMlGRAZIONE SLOVENA E CROATA DALLA VENEZIA GÍULIA ..., 23-60 Pola e Fiume andarono a costituire l'elemento qualifi-calo di important! settori industriali, primo fra tutti quello camieristico, a Spalato e soprattutto a Boka kotorska. Qui iavoravano neil'arsenale di Tivat circa 2000 opérai délia Venezia Giulia. Altro settore importante fu queilo deile officine ferroviarie, a Orvar, Kraljevo, Lubiana, Siavonski brod e Zagabria, ma i lavoratori immigrati, specializzati e non, si rivolsero un po' a tutti i rami e verso tutti i centri industriali del paese, inserendosi a volte, come per esempio i ferrovieri, anche nell'impiego statale (Tumpic, 1991, 91, 94; PeruSko, 1953,160). Non pochi immigrati trovarono infine sostentamento nel settore agricole. Pamiglie di agricoltori deil'lstria e dei Goriziano si stabilirono nei pressi di importanti centri come Zagabria, Osijek, Siavonski 8rod, Subotica, dandosi aíla produztone oilofrutticola, ma pure in provincia in varie parti del paese. In divers! casi impian-tarono aziende su base consorziale, introducendo anche colture nuove per quei posti e distinguendosi in particolar modo neila frutticoltura. Da segnafare anche in questo campo diverse imprese di successo, svilup-patesi a livello di grandi piantagioni, nonché Poperaio di alcuni personaggi, come Cvidon Vesel, chiamati alla guida di aziende frutticole industriáis (Tumpití, 1991, 113; Istra, 2 gtu. 1939, 1). Un discorso a parte erano poi le colonie agrarie, costttuitesi con il favore deile autorità nelf'arnhito délia política di colonizzazione interna e délia ríforma agraria. Tra il 1921 e l'inizio degli anni trenta piu di 140 famiglie, provenienti anche in questo caso principalmente da! Goriziano, acquisirono terreni e diedero vita 3 cinque insediamenti colonicí nel Prekmurje (¡a parte più orientale dei territorio sloveno, oltre il fiume Mura) (Kokolj, 1984}. Già nei 1918 furono impiantate colonie agricole nel Kosovo, mentre all'inizio degli anni trenta fu fondata queda di Bistrenica in Macedonia, presso il fiume Vardar (Tumpic, 1991, 114 e seg.). Questi ed altri insediamenti di coloni della Venezia Giulia patrocinad dalle autorità e reaüzzati, come nel caso di Bistrenica, per iniziativa del!e stesse organizzazioni degli emigranti, rivestirono anche un signifícalo politico-nazio-nale, se sí considera i! carattere étnico delie zone dove vennero impiantate. Nel Prekmurje, infatti, occupando terreni espropriati agli Esterhazy nei dintorn'f di Lendava, í coloni andarono a rafforzare il carattere sloveno di un'area prevalentemente ungherese (Kokolj, 1984, 594). Manifestazione dei circoli degli emigranti nel cortile detí'osteria "Pri levu" a Lubiana nel 1932. (NŠK). Bmigrantska prireditev na vrtu gostilne "Pri levu" v Ljubljani leta 1932. Nei casi del Kosovo e defla Macedonia essi si ritro-varono in vece ad essere coinvolti nella política snazio-nalizzatrice di Belgrado verso gli albanes! e le altre etnie non serbe. Questa política fini per investtre parados-salmente gli stessi colonizzatori, come nell'insedia-mento di Bistrenica, dove in pochi anni le famiglie slovene e croate passarono alia religione ortodossa e videro serbizzati i loro cognomi.!5 Se le prime ondate emigratorie conobbero in Jugoslavia condizioni di lavoro e di vita spesso difficili, ma lutto sommalo buone, nella seconria meta degli anni venli con ¡I montare della crrsi economíca la situazione cominció a peggiorare fino a diventare per molti drarn-matica. 1 nuovi arrivati, compresi gli intellettuali, incon-trarono sempre rriaggiori difficoltá a trovare qualsiasi genere di lavoro, andando ad ingrossare i contingenti dei disoccupati jugoslavi e le file d'attesa davanti agíi uffici dell'assistenza pubblica. All'inizio degli anni trenta strati consisten!! deil'immigrazione slo ve na e croata vivevano ai limiti esistenziali e costituivario un serio problema sociafe (Tumpic, 1991, 97; Kacin-Wohinz, 1990, 330). Si rafforzč tra chi a rr i va va la tendenza a indirizzarsi nella ricerca di opportunitá lavorative verso i centri e le province meridionali de! paese, mentre non pochi decisero di ritornare nella Venezia Giulia, o si videro costretti a considerare ¡'idea di emigrare in altri paesi.16 15 Sut caso della colonia di Bistrenica. che in seno al movimento degli emigranti ha suscitato dure polemiche pure a causa di torbkle qucstíoni riguardanti gii aspetti consorzialí delta comunitá, vedi Ruski & Novak (1973); piü in parí i col a re sulla serbizzazione In Makuc (1986). 16 Cos), nel 1937, in seguito alia notizta giornatistica che agenti di una compagnia inglese cercavano manodopera per !a leaüzzszion» di opere ferroviarie in irán, l'ufficio per l'emigrazione defla banovina a Lubiana fu invaso da centinaia cii immigrati dlsposti a rispondere aü'appello. Sempre nello stesso anno (che dopo l'arrivo deil'ondata dei cosiddetti "abissini" segnO un momento particolarmente critico) fu elaborato un progetío per l'emigrazione in Equador di 120 coloni sloveni e croati. Si trattava in gran parte di giovani che ave-vano lasciato i'llalia persfuggire agli obbltghi militan e che perianto non potevano pensare di íarvi ti torno, se non per andaré a scon-tare una pena perdiserzione. Arhiv republike Slovenije, Kraljevska bsnska uprava Dravske banovine, IzseljeniSki referat: spisi 1937. ANNALES 8/'96 Aleksej KaLC; L'EMICRAZtONE SLOVtNA E CROATA DALLA VENEZIA GIULIA .23-60 Danilo Turk alia most ra di commemorazione del 1. Processo di Trieste allestita dal circoln degli emigranti "Nanos" di Maribor nel 1936. (NŠK). Danilo Turk na razstavi mariborskega emigrantskega društva "Nanos" ob obletnici 1. tržaškega procesa leta 1936. Soprattutto in Siovenia, alia erisi economica ed al generale disagio sociale si accompagno un inasprimento dei rapporti tra le comunith immigrate e la popolazione lócale. In seno a quest'ultima venne a crescere ed aJ-largarsi a tutti i Primorci (sloveni del Litorales que! senso di insofferenza che giá da i tempi deli'Austria la societa slovena aveva incominciato a nutriré per vari motivi nei confronti degli sloveni di Trieste. Questo atteggiamento trovava ragioni comprensibili nel fatto che di fronte ai problemi innescati dalla crisi gti immigrati apparivano alia «tregua di inopportuni concorrenti nella corsa ai scarsi posti di lavoro e per l'ottenimento di sussidi sociali. Ma prima ancora esso traeva spunto da! diffuso risentimento a causa delle posizíom che gli sloveni della Venezia Ciulia si assicurarono neli'impiego pubblico e per il fatto che svolgevano in numero massiccio un ruoio ma Ivi sto come quello del I'agente di polizia. A ció sí aggiungeva il pregiudizio di un ambiente fortemente clericale e tradizionaimente ossessionato dalla dubbia íntegrita cristiana di chi ven i va da posti come Trieste, nonché il malcontento di una regione sovrappopoiata come il Prekmurje, i cui abitanti vedendo i coloni della Venezia Giulía insediarsi sulla térra di cui essi stessí avrebbero avuto bisogno, non potevano corto acco-glierli a braccia a pe rte. Si íecero largo in questo modo percezioni stereotípate dell'immigrato dalla Venezia Giulia. Eglí si sentíva apostrofare con appallativí per lui tanto offensívi quanto assurdí quaii "Lah" (dispregiativo per italiano) o "fašist" e c'erano luoghi dove il termine Primoree valeva una bestemmia. La diffidenza nei suoi confronti non manco di serpeggiare neanche dentro l'apparato amministralivo, dove associandosi con ií burocratismo sí manifestava sotto forme discriminatorie piu o meno sottiii. Lina di queste era la tendenza da parte dei comuni a non accogliere gli immigrati nelle "občinske zveze", i! che prechideva íorü l'acquisizione della cittadinanza, oppure l'ínterpretazione estrema-mente rígida delle leggi e dei regolamenti per que! che riguarda le assunzioni, l'assegnazione di aiutí sociali ecc. Ne rimasero víttime anche personaggi illustri quali Lavo Čermelj, il quale, in barba alla sua levaUira di professore di física conteso da ístitufí universitari, dovette esibire assurde documentazioni di idoneità per poter accedere ad una cattedra ginnasiale (Čermelj, 1972, 17-19, 38 e seg.). '7 Una delle cose che gli sloveni della Venezia Giulia si sentívano rinfacciare, come risu!to da un'inchiesta su i rapporti della popolazione locale nei confronti degli immigrât! svolta nel 1932, fu anche il fatto di organiz-zarsi in associazioni proprie anziché partecipare alia vita pubblíca collettiva e di coltivare in tal modo forme di particolarismo.18 D'altra parte, se è vero che laddove erano più numerosi gli immigrati davano vita ad as-sociazioni e si sforzavano di rnantenere viva l'identità regíonale di provenienza, essi tuttavia alio stesso tempo cercavario di integrarsí quanto più possíbile neila société slovena, proponendosi spesso come uno stimo!o importante della crescita sociale e culturale. Caso speciafe fu poi quello di Maribor: centro della Stiria ¡nferiore, conquistato nei famosi combattímenti per il confine settentrionaíe al termine della prima guerra mondiale dalle truppe voíontarie del generale Maister, alie quali si erano unit i anche numerosi Primorci ex militari austriaci, Subito dopo la guerra si formb a Maribor e nel suo circondario ía più importante colonia di immigrati dalla Venezia Giulia, stimata all'inlzio degli anni venti a circa 11.000 o addírittura 14.000 persone, mentre il censi-mento della popolazione del 1931 rííevo quasi 4.000 immigrati solamente ne! comune cittadino. A Maribor, i Primorci contribuirono in modo massiccio a ricomporre il tessuto sociale, disgregatosi con i'abbandono della città da parte deli'elemento tedesco, fino ad allora económicamente e culturalmente dominante, e a l idare alla cit'tà le fondamenta per il suo ulteriore sviluppo. Essi oceuparono pûsiziorii di rilievo, olfre che nell'ammíní-strazione e neli'impiego pubblico, nell'economía con l'apertura di esercizi ed aitre attività. Ma l'apporto più importante fu quello in campo cultúrale e nazionale, 17 Sulí'argomento cfr. anche Kactn-Wohmz (1950;, 328; Kokolj (1984), 606-607; Makuc (1985), 57. 18 Pohod, Ljubljana, 1932/10, 6. 34 ANNALES 8/'% Atek«i KALC: l'EM1CRAZIONE SLOVENA E CROATA DALLA VENEZIA GÍULIA .. . 23 Í0 dove si fecero promotori e furono i portatori délia nuova irnmagine ed identità ciltadina. Oltre appunto aile proprie associazioni, ie quali svolgevano anche un'opera assistenziaie nell'ambito délia comunità immigrata (a taie scopo si progettô di costruire pure un ricovero dell'emigranle}, gli sloveni délia Venezia Ciulia diedero impulso alla vita organizzata ed alla cultura slovena in generale, fondando tra l'altro istituzioni corne il teatro stabile e la Glasbena maiica (Société musicale). Divennero colonne portant! di quest'ultime numéros! artisti ed altro peisonale proveniente dalla compagnia teatrale e dall'orchestra del Narodni dom di Trieste, mentre un altro gruppo, del quale fece parte anche Zoran MuSit, ravvivó la scena delle arti figurative. A causa di questo ioro ruolo di punta nelia trasformazione délia fisionomía nâzionafe délia città, i Primorci di Maribor furono tra ie prime vittime délia deportazione nazista, attuata, per espresso desiderio di Hitler, al fine di ridare alla città un carattere tedesco.19 Quelio di Maribor fu senz'altro un caso particolare, ma l'apporta dato dagli immigrati come parte integrante délia società tra le due guerre un po' in tutti i campi è comunque un fatto riscontrabile ovunque in Slovenia e in molli casi anche nel resto délia Jugoslavia. LA VïTA ORGANIZZATA ED IL MOVIMENTO POLITICO IN JUGOSLAVIA La vita associativa ciegSi emigranti délia Venezia Ciulia in Jugoslavia conobbe tre fasi évolutive, con-traddistinte da un crescente livello organizzativo e da un sempre maggiore attivismo in campo político.2Í1 Le prime associazioni nacquero immediatamente dopo la fine délia guerra sotto forma di "comitati per gli esuli" e circoli cultural i, con i quali ci si preoccupo di offrire assistenza agli immigrati bisognosi e di riaffermare, sotto la guida defla piccoia borghesra, la tradizione organiz-zativa d'anteguerra. Pervase, rispetto al passato, ora anche dallo spirito di appartenenza proprio delle comunità séparâtes! dai iuoghi d'origine, queste organi2-zazioni operarono inizialmente senza coordinamento. La svoíta, che segnô anche l'inizio délia seconda fase di sviluppo, si ebbe nel 1928 con la nascita deW'Orjem - Organizacija jugoslovanskih emigrantov (Organizzazione degli emigranti iugoslavi). Proponen-dosi di organizzare tutti gli emigranti sotto lo stesso t.etto alio scopo di affrontare in modo globale i loro problemi e tutelarne gli interessi, VOrjem venne concepito come un'organizzazione centrale che, sorta a Lubiana, diede successi va mente vita a proprie affiliate nei maggiori centri sloveni e in altre partí della Jugoslavia. Oltre che de! nuovo assetto organizzativo, esso si fece promotore di ímportanti innovazíoni programmatíche, assumendo un carattere piü marcatamente poütíco e aggiungendo all'attívismo in campo culturale e sociale ía iotta contra il fascismo. A questo proposito strinse legami di col-laborazione anche con l'ernigrazione antifascista italiana, intraprendendo campagne di denuncia sulíe pagine del "Prímorskí glas" e altre míziative pubblícistiche. VOrjem ed il tono combattivo con i! quale l'emigrazione esord'i in questa fase erano l'espressione delia cosiddetta miada struja, la piü giovane e pro-gressista delle due correnti ideologico-politiche, che sin dai primi anní venti vennero a contrapporsi entro le comunitá degli emigranti. Tale contrapposizione rispec-chiava in certo qual modo il divano creatosi dopo la guerra nella Venezia Giulia, e soprattutto nella provincia di Trieste, tra il movimento giovanile, portatore di riuove strategie nel campo della difesa nazionale, rionché propenso ad una linea piü intransigente nei confronli del regime, ed il vecchio establishment político ed economico, fermo su posizioni lealiste e fedele alie forme di operativíta d'anteguerra. Formata anc.h'es-sa soprattutto dagli emigranti piü giovaní e corribattivi, ma molto piü aperta aü'ínflusso dei comunisti, alia fine degli anní venti la miada struja ritenne di dover smuovere le acque entro le cornunitá immigrate: per un verso incominció a collocare i problemi esistenziali del-l'emigrazione nel quadro piü generaie della questione sociale del paese e si pose come obiettivo I'affer-mazione di uno status di paritá degli sloveni e dei craati della Venezia Giulia entro la societá jugoslava (cosa questa che né Se personal ¡ta di spicco dell'emigrazíone erano in grado di garantiré, né i partiti politici e le autoritá, tranne che a parole, si prendevano la briga di riconoscere); per l'altro verso sí propose di reagire all'azione fascista snazionalizzatrice, che sotto gli occhi rassegnati e passivi dello stato jugoslavo aveva privato 1a minoranza nella Venezia Giulia dei suoi diritti fondamentali e di qualsiasi posibilitó di autodifesa. VOrjem volé va essere uffici al mente un'organiz-zazíone apaitítica, un'associazione di emigranti in quanto tall, a! di la delle loro idee polítiche, tanto che vennero ¡nvítati a far paite del comitato direttivo anche i cattolrci, i quaü rappresentavano un'esígua corrente neí panorama dell'emigrazione, dominato dall'elemento liberale. Benché avesse conservato, per motívi di opportunitá, un carattere fórmale prettamente assisten-ziale, VOrjem ebbe pero vita breve e diffícíle, non riuscendo ad avviare che a siento la propria attivitá. 19 Sulla colonia dei Primorci a Maribor, con particolare ríferimento a!ía vita organizzata e alí'impegno culturale, in Hattman (1976), OraSič ¡1990}, Makuc (1937). 20 Un quadro paríicolareggiato sutie organizzazioni degli emigranti in Vovko (1973), Vovko (1979), Peruíko (1953). 35 ANNALES a/'96 Aleksej KAIC: L'EMiGRAZIONE SLOVENA F CROATA DAU.A VENEZIA CSUUA . ., 23-60 Destando sin dall'inizio sospetli per la presenta ed il ruolo dell'elemento di sinistra, dovette insistere a lungo prima di ottenere il riconoscímento fórmale da parte delle autorità, dopodiché, all'inizio de! 1930, l'organiz-zazione venne sciolta su pressions dell'îtaiia. L'espe-rienza dell'Or/ern fu tuttavia di fondamentale impor-tanza per la successiva crescita organizzativa dell'emi-grazione e per i contenuti del sito attivismo, anche perché il provvedimento di soppressione liguardô únicamente l'istituzione madre e lasció in vita la rete di asso-ciazioni locali sparse oramai in moite parti de! paese. Poggiando su questi presupposti ebbe tnizio nel 1931 la terza fase evolutiva, che si protrasse per tutto il decennio e si svolse sotto il segno incisivo délia Zveza jugoslovanskih emigrantov iz Julijske krajine (Unione degli emigranti jugoslavi délia Venezia Giulia). A dif-ferenza deWOrjem la Zveza fu concepita come isti-tuzione di vertice atta ad affiliare e coordinare i circoli esistenti, favorendo altresi la formazione di nuovi. I suoi scopi erano "at'fermare ed armonizzare gii interessi degli esuli e prowedere con mezzi legittimi alla difesa delle minoranze jugoslave all'estero" attraverso un programma i cui punti fondamental i erano la lotta contra il fascismo e la soluzione délia questione délia Venezia Giulia. Anche la Zveza raggruppava tutti gli emigranti, a prescindere dai loro orientamenti ideologici, fatta ec-cezione per un gruppo di cattolici organizzatisi sepa-ratamente. Essa fu tuttavia dominata dalla sfara struja, la conservatrice "corrente vecchia", espressione de II'ex classe dirigente slovena e croata délia Venezia Giulia. La stara struja era l'ideatrice dell'organizzazione e, riuscendo a conservarne per tutto il periodo le redini, ne condizionô fortemente l'orientamento e l'attività. La Zveza jugoslovanskih emigrantov si mosse esaltando lo spirito filojugoslavo e avallando il principio dell'assoluta fedeltà ai centralismo belgradese. Il con-siglio direttivo aveva proclamato sin dalla fondazione l'apartiticità dell'organizzazione e delle sue affiliate, sot-tolineando corne único scopo deli'emigrazione organiz-zata l'impegno riguardante la questione délia Venezia Giulia e diffidando quîndi i circoli dal lasciarsi coin-voigere nella scena política jugosiava o dal prendere posizione ufficiale in mérito a questioni di carattere interno. Non veniva comunque negato il diritto ail'im-pegno político individúale. Ma anche questo principio polé attuarsi nel "rispetto" dell'orientamento deli'or-ganizzazione e venne spesso gestito, come si vedrà, in modo da scoraggíare o neutralizzare, qualora ce ne fosse bisogno, le "militanze" ritenute scomode e capact di pregiudicare l'immagine dell'organizzazione. Iri tal modo la stara struja assîcuro alla Zveza una condizione operativa strettamente legale, essendo dei resto so-stenuta nella sua linea di condotta, almeno fino alla metà degli anni trenta, dalla maggioranza degli emigranti. Questa maggioranza era desiderosa principalmente di vedere una jugoslavia rafforzata e capace di tutelare le sue minoranze nella Venezia Giulia, cosa che con il crescere delle discordie tra le nazionalità sem-brava poter essere garantlta solo dalle forze unítariste e centraliste. Gli emigranti, continuando la tradizione delle íorze borghesi-nazionalí nella Venezia Giulia, si rivelarono pertanto ¡ più strenul critici delle divisioni partítiche e delle idee separatiste. La nascita e le vicende del la Zveza jugoslovanskih emigrantov lungo tutto l'arco délia sua esistenza sono strettamente legate al nome di quello che fu il per-sonaggio di maggior spicco deli'emigrazione slovena e croata della Venezia Giulia: ii dr. Ivan Marija Cok (1886-1948). Avvocato triestino e dirigente deii'as-sociazione política Edinost sin dagli anni precedenti la prima guerra mondiale, egli lasció l'ltaiia verso la fine del 1928 su pressione delle autorità, dopo aver subito una íncriminazione. per furto, frutto di una montatura inscenata dai fascisti, coslataglí il carcere e la radi-aziotie daíl'albo professionaie. In jugoslavia incomincio subito a lavorare all'idea di una organizzazíone degli emigranti forte e unitaria, con sede a Lubiana, che avrebbe dovuto costituire un baluardo di lotta antifascista (Rejec, 5). Egli attivo i numerosí legami con le più alte sfere politiche serbe e con gli ambienti statali, allacciati e coltivati daí tempi ín cui fece parte dello Narodno vede (Consiglio nazionaledeí Serbi, dei Croaíi e degli Sloveni a Zagabila) ín veste di ra p presentante dell'Edinost di Trieste e dello Pri vremenu Narodno Predstavništvo a Belgrado, come pure durante la conferenza di pace di Parigi, alia quale aveva partecipato neil'ambito della delegazione jugoslava come esperto per le questioni etniche.21 Nel 1929 e nel 1930 per6 Belgrado riteneva tuttavia inopportune dar vita a una tale organizzazíone e per di più in un centro cosí prossimo al confine italiano, considérate le rabbiose campagne propagandistíche e le pression! dipiomatiche che da parte italiana sólitamente si accompagnavano a qualsiasi manifestazione di solidarietà o di protesta ¡n mérito alia situazione della minoranza. Nel momento Ín cui nella Venezia Giulia il regïme fascista stava regalando i conti con ¡I movimento clandestino terrorista sorto dopo la soppressione delle organízzazioni slovene e croate, sforzandosi di farlo apparire corne uno stru-mento al servizio delle mire espansíonistiche jugoslave, Belgrado si era vista anzi costretta a sciogliere, oltre aW'Orjem, anche la Jugoslovanska matica e la jugoslovanska straža, Queste organízzazioni erano state continuamente nel mirino della propaganda fascista, in quanto tacciaíe di alimentare le idee irrédentiste e di sostenere le attivíta clandestine antiitaliane. 21 Su! ruolo e la carriers política di questo per^orsaggio vedi Kalc (1993), Kaic (1983). 36 ANNALES 8/'% Alekwi KALC: L'fMICRAZION'f SLOVENA í CROATA DALIA VENEZIA GlUliA ., , 23-60 Cío riflette in qualche modo t'aîteggiamento ten uto dai governanti jugoslavi nei confronti delf'emigrazione e cîella minoranza nella Venezia Giutia durante tutto il periodo tra le due guerre. Un atteggiamento che una parte deiia storiografia jugoslava ha definito di completo disinteresse e cosciente rinuncia ad intervenire in favore délia comunità siava per non pregiudicare 3a difficile ricerca di equilibrio nei rapportí con un'ltalia irritabile ed aggressiva. In realtà, corn' stato in seguito dimostrato, il problema délia minoranza era tutt'altro che trascurato dagli ambienti governativi, anche se è vero che prevalse in essi la convinzione di non poter incidere sulla situ-azione e la tendenza a considerare la questione più che altro in termini di política estera e interna. Le autorità appoggiavano infatti sia g)i emigranti in jugoslavia sia il movimento nazionale nelia Venezia Giuiia soprattutto perché i torti subiti dalla minoranza, trovando rísonanza nell'opinione pubblica jugoslava, ne alimentavano lo spirito antiitaliano e contribuivano a catalizzare î'unità interna in opposi2Íone aîie tendenze separatiste croate. D'aitro lato perô il governo non esitava ad intervenire per sedare le attività degli emigranti a seconda delle opportunité dettate dagli sviluppi nei rapporti con Roma (Kacin-Wohinz, 1985, 34-35). Il via libera al progetto délia Zveza, nei 1931, rispondeva anch'esso a questa lógica. I rapporti italo-jugoslaví erano entrati dopo la rottura del patto di amicizia, nei 1929, in una fase sempre più critica e il regime di Belgrado e le forze centraliste e unitariste che lo sostenevano decidevano di appoggiare l'emigrazione organízzata come strumento per controbiIandaré i colpí di una política estera italiana tendente sempre più a ingerirsi nella situazione interna del paese. Stando a buoni conoscitori della vicenda, la costituzione della Zveza sarebbe stata caídeggiata dallo stesso re Aies-sandra, con il quale Čok intratteneva rapporti personalí e che guardava con particolare favore al manifestó "jugoslavismo" degli emigranti (Rejec, 8). Forte di questo e di aitri appoggi tra i vertid stata i i e politici, la Zveza, la cui sede era a Belgrado e che raccoglieva sotto di sé una quarantina di circoli, poté darsi una struttura organizzativa più ampia e articolata deli'Orjem e costituita da un direttorio e da quattro sezioni operative, dislócate in diversi centri della jugoslavia: la sezione per l'assistenza, la sezione statistíca, quelia pubblicistica e quella economica, entro ¡a quale operava un comitato per la colonizzazione. Divenne organo ufficiale def-l'organizzazione il settimanale Istra, fondato nei 1929 da emigranti istriani, che svoise un ruolo fondamentale, sia dal punto di vista aggregativo e della compattazione delle file degli emigranti, sia come strumento informativo e di propaganda.22 La Zveza ebbe comunque la sua anima e ('elemento 22 Per approtondimenti suli'tora vedi Vovko (1991), propulsore soprattutto in Ivan Marija Čok, che ne fu il presidente e il leader carismatico dall'inizio alio scio-glimento dell'organizzazione avvenuto nei 1940. Estre-mamente attivo e politicamente versato, nonché ottimo conoscitore dei retroscena politici jugoslavi e dei temi della política internazionale, egli guidó I' organ i zzaz ione con mano ferma e spesso ¡n modo autocratico, non dísdegnando, sopraitutto nei rapporti con il regime jugoslavo, di compiere passí arbitrari e all'insaputa de! direttorio (Peruáko, 1953, 162). In taf modo diede alia Zveza e aíl'intero movimento degli emigranti una forte impronta persónate. Egii non nascondeva la propria ambizione ed anzi si adoperava attraverso le proprie conoscenze per entrare a far parte del parlamento jugoslavo quale rappresentante deg!i emigranti e degli stoveni e dei croaíi defla Venezia Gíulia. Accanto a quello di Čok tutta una serie di altri nomi, tanto della vecchia guardia quanto dei la corrente giovane, contribuí a (¡vello di vértice e con l'attivismo nelle singóle associazíoni alia crescita della struttura organizzativa e aí nutrito programma di iniziative che l'emigrazione riusci a metiere in campo in quegii anni. Da un lato questo impegno fu volto a lenire i problemi esistenziali degli emigranti, che la crist economica rendeva nei primi anni trenta particolarmente gravi. Si cercó di at'frontare il problema avviando pro-getti di colonizzazione e con interpellanze ed interventi presso le dirigenze degli organi statali competenti. Alie piu importanti associazíoni focal/, come il circoto Tabor di Lubíana, il quale, trovaridosi in un punto di transito obbligato, t'ungeva da centro di prima assistenza per chi arrivava in Jugoslavia, vennero riconoscíute funzioní di patronato e di garante per l'inserimento degli emigranti nella societü di accoglíenza. Non mancarono a questo reguardo, per quanto non si ponesse iri dubbio la costantemente ribadíta íeaíta, neanche toni critici della Zveza nei confronti della poca sensibilítá che le autoritá, nonostante le continué sollecitazioni, mostra-vano per i bisogni degli immigrati, tanto che i vantaggi di cui questi poterono godere furono faticosamente conquistati oppure dovuti alia benevolenza di singoli funzionari (Vovko, 1978, 463). La Zveza e in particoiar modo aícuni circoli continuarono poi anche la lotta iniziata giá ai tempi deli 'Orjem per il riconoscimento della paritá giuridica degli emigranti, i quali, non possedendo la cittadinanza, venivano trattati secondo le norme per gli stranieri: non di rado succedeva che essi divenissero paradossalmente vittime di provvedimenti discriminatori che le autórita jugoslave ponevano in atto controdi loro (in quaíitá di cíttadiní italiani) in risposta a quelli riservati ai cittadini jugoslavi in Italia (Tumpic:, 1991,97). Nei campo sociale vennero investite molte energie, 37 ANNALES 8/'% Aleksef KALC: L'EMIGRAZlONï SLOVtNA £ CROATA DALLA VÊNE2IA GîUUA .... 23-60 ma lu in quello político che il salto di qualità si fece maggiormente sentire. Con la nascita délia Zveza I'emigrazione organizzata si costitui in movimento político vero e proprio, dando vita ad una stagione di intenso altívismo. L'azione política trovo la sua espressione più evidente ín una incessante campagna propagandística. Essa vide in prima linea l'/sfra, che, dopo il periodo íni-ziale, caratterizzato da toni nostalgia ed evocativi delle tristi sorti degli emigranti e della loro terra d'origine, una volta divenuto organo della Zveza assunse una linea molto combattiva. Oltre che all'analisí dei temi dei fascismo e delí'antífascismo, esso dedicava grande spa-zio alia política estera italiana e ai rapporti italo-jugo-slavi. Appoggiandosi alio Manjšinski inštitut di Lubiana e ad altri canali informativi le due redazioni, quella centrale a Zagabria e i'altra dislócala a Lubiana, e i loro collaboratori esterni, tenevano inoltre mínuziosamente aggiornato il quadro della situazione nella Venezia Ciulia, dibattevano la questíone delle minorante in L'uropa e íe vicende di política internazionale diret-tamente o indirettamente riguardanti i! problema della Venezia Ciulia. Per quanto la voce deil'/.síra trovasse già di per sé vasta eco anche al di fuori dei confíni iugoslavi, e non solo in Italia, d ove la stampa fascista non mancava di rífenme, l'Ag/s, l'agenzía facente capo al giornale, prowedeva a rifornire di notizie dalla Venezia Giulia la stampa estera con comunicatí in lingua francese e tedesca (Peruško, 1953, 163; Kacin-Wohtnz. 1990, 336). La campagna d'ínforrnazione dell'opinione pubblica e degli ambienti polítici intemazíonali si avvalse poi di altre iniziative pubblicistiche. La più importante fu senz'altro il libro bianco sui soprusi subiti dalle minoranze nazionali nella Venezia Giulia. Apparso nel 1936 in lingua inglese e due anni più tardi nella versione francese,2-1 esso ebbe larga diffusione in Europa. Suscitó ovviamente dure reazíoní in Italia, ma pure in jugoslavïa, dove In virtù dell'avvicinamento tra i due paesi, sancito dagli accordi Stojadinovič-Ciano dei 1937, si provvide al sequesîro della seconda edizione. Già la prima versione aveva comunque centrato i'obiettivo, offrendo tra l'altro all'aulore, Lavo Čerrnetj, l'opportunità di recarsi a Londra accompagnato da! presidente della Zveza Ivan Marija Čok per tenere una conferenza a un gruppo di parlamentan inglesi presso i i Balkan-Committee. Solo qualche anno più tardi, nei 1941, al secondo processo di Trieste istruíto da! Tribunale specíale per la difesa dello stalo contro il movimento antifascista sloveno. Popera gravo come principale atto d'accusa nei confronti di Čermelj, c.ostandogli la condanna capitale, comrnutata poi in ergastoio (Čermelj, 1974, XV, 2). Risonanza ancora maggiore suscitarono le mani-festazíoni pubbliche, frequenti gíá nel corso degli anni venti. Oltre che in occasioní contíngentí, queste venivano organizzate regol ármente negíi anníversari di eventi storíci qualí ¡I trattato di Rapallo, la costítuzione dello stato jugosiavo e per commemorare i condannati a morte al primo piocesso di Trieste del 1930, la cui fucilazione aveva essa stessa provocato rrianífestazioni di piazza e altre proteste. Ai quattro condannati e al toro compagno giustiziato a Pola nei 1929 gli emigranti eressero giá neílo stesso anno a Kranj (Slovenia) quello che fu ii primo monumento antifascista (Žerjal, 1990, 100-103). Ma gli appuntamenti di maggiore rilievo furono gli emigrantski taborii, adunanze che sí richia-mavano per la forma e per i contenuti ai tabori del-l'epoca de! risveglio nazíonale, e soprattutco i congressi annuali della Zveza, In tutte queste occasioni, che vedevano !a mobilitazione in tnassa degli emigranti, sí levavano forti le accuse e le rivendícazioní ín nome de! popolo jugosiavo della Venezia Giulia. Si é detto de! principio antifascista su cui si fondava l'impegno político del movimento degli emigranti. Dopo ía repressione de! movimento clandestino nella Venezia Giulia e le pesanti sentenze emesse dal Tribunale speciale per ta difesa dello stato al primo processo di Trieste - processo il quale suonava come accusa e severo monito a tutta la popolazíone "alloglotta" - lo spirito antifascista andava ulteriormente rafforzandosi nelle file degli emigranti, rendendoli sempre piu incllni alia mil i tanza política. All'atto della costítuzione della Zveza, Ivan Marija Čok sottolineava che essa doveva essere una "solida falange contro il fascismo" e che tenendo vivo nell'opinione pubblica il problema della minoranza doveva testimoniare "come al centro d'Eu-ropa si cerca di annientare nel piu brutale e pérfido dei modi un popolo che ha pieno dirítto di vivere sulla propria térra" (Vovko, 1978, 460). L'Istra in partícolar modo fece del ¡'antifascismo i! suo cavallo di battaglia, non stancandosi mai di sottolineare l'essenzialita di questo valore quale presupposto della lotta a cui i'emigrazione si era votata. Si rafforzarono inoltre ai finí di questa lotta i legami con I'emigrazione antifascista italiana in Francia, con la quale, dopo i prirni contaítí risalenti a! 1929, all'inizio del 1931, e quindí prima ancora della costítuzione della Zveza, venne stipulato un patio di alleanza che prevedeva varié forme di collaborazione (Kacin-Wohinz, 1990, 337-338). Cosí dopo la guerra, Tone Peruško, uomo di sinistra e uno dei leader della miada struja. osservava che, nonostante il conservatorismo di una parte della dirigenza e l'atteggíamento acritico di molti emigranti nei confronti 23 te due edizioni sono rispettivamente: Life and Death Struggle of a National Minority - The Jugoslavs in Italy, Ljubijana 1936, e La minorité Slave in Italie. Les Slovènes et les Croates de la Marche ¡ulienne, Ljubljana 193Ô. 38 ANNALES K/'96 A!eksor>e rcpjessiva porto a)Yarre$'ío ó) qvas) trecento persone: appartenenti ai gruppi nazionai-libe-rali e cristiano-sociali, che, anche con l'appoggio degíi emigranti in jugoslavia, avevano opéralo soprattutto ín campo cultúrale ed educativo, coltívando la lingua e mantenendo vivo lo spirito nazionale; membri del movimento comunista, che sotto ia guida di Pino Tomažič poitava avanti dal febbraio 1939 un programma di lotta antifascista e per la liberazione e l'unione clí tuttí i territori sloveni in una repubb/ica di tipo soviético; attivisti del TIGR'„ organizzazione che non aveva avuto rapporti ufficiali con i comunisti sloveni, ma che di fatto collaborava con loro per quel che riguardava i pre-parativi in vista deü'insurrezione armata contro il fascismo. Si arrivó cosí, nei dicembre del 1941, al secondo processo di Trieste, che costo agli sloveni delSa Venezia Giulia altre cinque condanne a morte e centinaia di anni di carcere. Tra í sessanta imputati che comparirono davanti al Tribunale speciale per la difesa delto stato c'era anche un gruppo di emigranti, tra cui Lavo Čermelj, arrestati dalle forze d'invasione italiane in Slovenia dopo l'aprile 1941. Avrebbe dovuto sedere accanto a loro pure il presidente deífa Zveza izseljencev, Ivan Marija Čok, ma i! giudizio a suo carico e a carico di altri 11 imputati resisi irreperibili fu rimandato. II rióme di Čok fu tuttavia piu volte citato nei corso del dibattimento processuale e precisamente in relazione ad un documento scopetto dalla poÜ2Ía tedesca ne JI o Stato maggiore militare jugoslavo alí'atto dell'occupazione di Belgrado e assunto dalle autorita giudiziarie italiane come materia d'accusa. II documento, che portava la data del 24 maggio 1940 e la cuí stesura veniva attribuita dalle autorita giudiziarie italiane a Čok, era un progetto per l'impiego degli emigranti della Venezia Giulia in caso di un confiitto armato con l'ltalia. Esso prevedeva per loro speciali compití nell'ambito deil'esercito jugoslavo e sul territorio nemico, dove avrebbero dovuto fungere da quinta coíonna e svolgere operazioni di sabotaggio. Allegata al testo c'era una lista di materiale bellico necessario per le operazioni di sabotaggio che l'esercito jugoslavo avrebbe dovuto fornire al l'organizzazione e un elenco con 86 nomi di emigranti. II documento., di cui in realta non si conosce l'autore, ma che risulta essere stato presentato agli ufftci competenti jugoslavi da Čok, fu arcbiviato nei maggio 1940 in seguito alia disposízione del ministro e dei capo di stato maggiore che alie proposte in esso contenute non doveva essere dato corso, perché "con l'ltalia vengono strette relazioni sempre miglíori". (van Marija Čok, che nei marzo 1941 con l'aiuto dei servizi inglesi aveva lasciato clandestinamente la fugo-s )a\>)a, si trova va a) tempo del processo a Londra. Appre-so dalla stampa italiana del "sensazionale documento", voíle córrete in aiuto agli imputati. lí 6 dicembre sí rívolse diverse volte al popólo italiano attraverso Radio Londra, negando qualsisasi responsabilita riguardo alia lista con gli 86 nomi e denunciándola quale artificio delle autorita italiane, che con un elenco di nomi quasi uguaie a quello degli imputati al processo avrebbero voluto creare una connessione tra questi ultimi e i piani descritti nei documento (Čok, 194S, 44). In realfa nella lista comparivano solamente due degli imputati al processo, Lavo Čermelj e Danilo Zelen, e il documento venne a gravare únicamente sulla sorte del primo, essendo ii secondo caduto in uno scontro a fuoco con la milizia fascista giá nei maggio di quell'anno. 37 Una minu2Íos3 ricostruzione dell'attività del TIGR nei 1940 e delle vícende di contorno in Perene {19?7f. 45 ANNALES 8/9b Aleksej KALC: L'EMIGSABON'É SLOVENA E CROATA DAI.I A VENEZIA C1ULIA..., 2.1-MI L'AZiONE POLITICA DURANTE LA SECONDA GUERRA MONDIALE: LO JUGOSLOVANSKI ODBOR IZ ITALIJE A prescindere dalla questione reguardante il piano di impiego degli emigranti in caso di guerra, i cui retroscena rimangono oscuri, nella seconda meta del 1940, dopo l'entrata in guerra dell'ltalia, scattarono tra le file dell'emigrazione in Slovenia i prepatativi per l'organizzazione, in caso di conflitto, degli emigranti-non cittadini jugoslavi in spécial) contingenti militan. All'indomani dell'attacco delle forze dell'asse alia Jugoslavia venne di fatto a formarsi la legione volontari Soška legija, che vide l'adesione di alcune miglíaia di emigranti. Essa non riusd perô a prendere posizione a fianco delle truppe regolari, in quanto il precipitare degli eventi ne decretó automáticamente lo sciogli-mento. Molti volontari furono in breve arrestati e confinât! dalle forze d'occupazione italiane. altri entrarono nelle file del la Osvobodilna fronta (Fronte di líbe-razionel. Negli anni successivi, del resto, la grande mag-gioranza degli emigranti in Jugoslavia prese parte attiva alia lolta partigiana o appoggió il movimento di liberazione (Peruíko, 1953, 167; Čermelj, 1972, 104111}. E furono proprio loro in molti casi a gettare le b3s¡ e a guidare il movimento di liberazione anche nella Venezia Giuiia, la cui popolazione slovena e croata, pur decisamente osti le al regime, aveva perso le punte avanzate deH'altivismo antifascista a causa della reptes-sione delle organizzazioni clandestine e della mobi-Jítazione nell'esercito italiano e nei battaglioni speciali (Škerlj, 1970). La guerra faceva scattare anche un altro piano di cui furono portatori elementi dell'emtgrazione organizzata. quello della sensibilizzazione sulla questione della Venezia Giuiia delle potenze alleate nella prospettiva di una futura ridefinizione dei confiai italo-jugoslavi. Questa azione ebbe ancora una volta come principale protagonista Ivan Marija Cok, in veste ora di presidente dello Jugoslovanski odbor iz Italije (Comitato degli jugo-slavi d'ltalia). Questo organismo nacque per iniziativa dei rappresentanti delle ex formazioni politiche slovene e croate in Italia, che all'inizio del 1940 avevano concordato con la Zveza emigrantov di costituire un comitato congiunto che nel momento in cui il conflitto si fosse allargato alia Jugoslavia si incaricasse di rappresentare gli interessi degli sloveni e dei croatí della Venezia Giuiia all'esero. Avendo il comitato perso a causa degli arresti la parte dei membri vesidenti nella Venezia Giuiia, furono i rappresentanti delt'emígrazione - come previsto dall'accordo - a prendersi carico del-l'iniziativa, delegando Čok a portare avanti l'azione in conformité agli obiettivi prefissi (Rejec, 19 e seg.). Rifacendosi alio Jugoslovanski odbor che aveva operato in esilto durante la prima guerra mondiale per riuníre sloveni, croati e serbi in un único stato, lo Jugoslovanski odbor iz Italije si prefiggeva ora di portare a compímento questo programma con l'inclusione nella jugoslavia degli sloveni e dei croati della Venezia Giuiia. Esso operó nelf ámbito delía rappresentanza política regia jugoslava, alia quale Čok e gli altri due componen!! del comitato, Ivan Rudolf e Boris Furlan, si unirono in Medio oriente, mettendosi a disposizione del regio governo jugoslavo in esiiio. !n questo contesto il comitato si vide riconosciulo e appoggiato quale por-tatoredell3 causa degli jugoslavi riella Venezia Giulia. Lo jugoslovanski odbor iz Italije esordl nella seconda meta del 1941 legando il proprio nome al progetto che vedeva i! governo jugoslavo i m peg na to a costituire un proprio esercito in Medio Oliente. L'iníziativa, realíz-zata in accordo e con l'appoggío finanziario dei britan-nici, rispondeva al desiderio di contribuiré in modo attivo agli sforzi militari della coalizrone antinazista, nonché all'opportunita di dotarsi di una forza militare in prospettiva del rientro del governo e del monarca in patria e del rípristíno dell'ordinamento statale prebei-lico. Con l'apparizione in Jugoslavia dei repartí cetnici guidati da Draža Mihajlovič, il suo ruolo venne pero automáticamente ridimensionato, in quanto il governo, sostenendo pur sempre il concetto di una líberazione nazionale ottenuta per mezzo dell'intervento alicato, Iruvava nel movimento cetnico, riconosciuto come "esercito regio jugoslavo in patria11, e nei suo capo, nomínalo ministro de.lla difesa, l'espressione dei propvi obiettivi politici e strategici. A questo punto le forze armate in Medio Oriente continua ron o a es i ste re come elemento simboleggiante la continuita statale jugoslava. II núcleo originale dell'esercito era rappresentato da un gruppo di ufficiali e da alcuni repartí della marina e dell'aviazione regia jugoslava, che a! momento della disfatta si eiano trasferiti in Medio Oriente Tali repartí furono quindí ingrossati con numerosi volontari sloveni e croati, reclutali tra i soldatí dell'esercito italiano nei campi di prígionia inglesi, compito questo di cui si fecero carico Čok e Rudolf, i quali sembrano essere stati pure gli artefici del progetto. II reclutamenío diede immediatamente buoni risultati, anche perché in diversi campí gli sloveni ed i croati si erano giá organizzati spontaneamente, chiedendo di essere distinti dag!i altri prigionieri italiani - specialmente dai (ascisti, con i quali venivano spesso anche a scontri fisici - e offrendosi in molti casi come volontari nelle unitá inglesi. Con tanto maggiore entusiasmo essi risposero all'appelío dello Jugoslovanski odbor iz Italije, i! quale Si invítava a entrare a far parte dell'esercito jugoslavo, che avrebbe contribuito a liberare le terre jugoslave. Giá nel luglio 1941 il primo gruppo di volontari, inquadraLo nello Gardni bataljon (Battagíione deila guardia regia), prestó gíuramento a re Pietro II, seguito nei mesi successivi da altri contingenti, provenienti dai campi in Africa set- 46 ANNALES 8/496 Aleksej KALC: L'EMIGRAZIOME SLOVE NA £ CROATA DALLA VENtZIA CtUtM 23-60 MVCOSLOVEKiCT O0BO9 12 IT/MIE ITA LIA K «JOÖSLAVii COMMITTEE COSH'S YûffSOSLAVR df/ALfE 1>e, th© undersign«li, as the rapresçntative ©çaboïs oS coeuBittee oí the Yugo o lavs of Italy, whiôh expresses th« ideals, «soi. ratio cía snà aia? of the Yugoslav/ of th« JtjÜä« tónjeefe, harety certify that D*» Ivea S, C p 1er, îoraer ¿r«a¿ÍEítt of thy Slovene political fartjr "EDIHÛST" (ürsioní for tüe irouince of Trieste and of šb« Ped ers t: lor of Yugoslav Saig-jaats oí Italy in Yugoslavia, As rrecident af eiiA G-oanltts«. The said Dr. l-ran y. 5 ok ia the «uicttiditiofiol yep rese at at Its itera a? ûû<î he, in Wrtse aî the Instruct i cuis already tö fei», is esapoweiûd t-sj negotiate , aut sod ^veïy raprsseivt the saiâ Cocwiittçs. Salgrade, Zagreb, rri«at-j¿ February Sth, 1941. (Iir, Mirto Trato vie) forro s r irfefSideat' ûï tbc Ci'jats jfoiitfioai rn^ty "SBlug5ïn (ïJnlon) for the Province of latrie, find vicepresidini of the Fédéra?Jo« ç?f ïuffosiov Swi^raat? of Italy Yu^oalavia. (Se, athavil firadamejitO Seozetary General of tbe S1«^« ran ion o S ïago&lav Ebigrœt» of ïtaly lu Yv.goeL&via. ^ ^ \ Ulbert Rejec), farmer politisai «Éiíc r at tät 'ámli "^^laosf La ÎTiss-te anč S orner Secretar? of tus slovimo rsutfca; i str t y "SDUIOSI" fo-. the rniytice oí Corizia. flWfôftÇ/ {»BU ¡umnir) i" r&fi - f, frnra 1 - tria J President r t töe Slovene Feder-«■tiöo "flrsnMjQr'1 for tüe Äefer.c* of the l'at.berUsû / -. ^¿iuol <• Danilo from , rresiiUfct of^tfce Slovene Aatifasoist Orsemastlons In fAjrt. Iv.Sa) Yugoslav »ar Tcl'iisteer in «ils »ar 1914-ls, foraor «allot oí tii* newípaoer "latarstaj R.1Jeí' (tke Intrisn "ort) In Trieste, Jtc.« La Saeígb. ivtdi t Ante fcpjnic} fTan Istrie, fomier msHem ot tils Society of lutrian Students tn KarreViv {J2r* tiavo ¿ojraelj) profe5a>?r pulîliûiût, fgnaerly Sçiîrctdry Jfen^ral of the fédérât loi of in« ^livnai OrgBAi«»t iaas \r> Jaliaa Ibrch {."t-rosvata"; '1a now in Ljubljanar treaiAértTs of the ayiTsns 'ïriidu^tec of the Juiiae March, ■ m thyr (lir. rirsnifo fraa ÏTiasts, co« iorei^ti ««îitoT .if the daily rs«wiipauir "Jutro" in former ■«'■reaSde/ît of Vh* Orsfflflisfttio' of ftec-oftdary Schools. . * (I>r. Brago Xûrxsté) ^ from Ooiriziaj Yugoslav war->oivj(«tecr atid as^ber o? taa Yujjçaiav SgnKitSfr« in the war ^»¿-ifl, for^tr Ba« of ¿¿utu jaaa and foraier i'leister (it Sootsi Politics arid Katioaal ffealth, rpr, VinfcG Rapnç-tl froc. Trieste, novi iawysr aoa i-tesidsot a? ïte YujcslnT--m-r-r-irt'. CJue ûni of tne Drgauisatlon ot fuiiosl&v Kaigrante "Nansa-Jadriw'' in «iitiior. Credenziaie dello "Jugosloveriski odbor iz Italije" al dott. Ivan María Čok per l'azione política in favore del-l'annessíone delta Venezia-Giulia alia Jugoslavia durante alia seronda guerra mondialc. (Copia in NŠK). Pooblastilo "Jugoslovenskega odbora iz Italije" na podlagi katerega je dr. ¡van Maria Čok vodil politično akcijo za priključitev falijske krajine k Jugoslaviji med drugo svetovno vojno. (Kopija v NŠK). tentrionale, quelli del Kenya, det Sud Africa e del-Tlndia.38 Rudolf, personaggio carismatico e uomo d'azione, impiieato tra t'aitro anche nell'altivíta di sabo-taggio del TIGR nel 1940, stabili ií suo quartier generale in Egitto e si mantenne in diretto contatto con gii arruolati, divenendone un punto di riferimento ideológico. Dal setiembre 1941 egli pubblicava per loro a nome dello Jugoslovanski odbor iz Italije e con il sussidio de) govetno jugoslavo e delle autoritó militari inglesi il quattofdicinale Bazovica, che fungeva da propagalore degli obiettivi riguardanli la questione della Venezia Ciulia, ma che fu anche uno strumento a sostegno deglt interessi del governo monarchico jugoslavo. Contemporáneamente all'attivita inerente ali'esercito jugoslavo in esiíio lo Jugoslovanski odbor iz Italije intraprendeva, per opera di Čok, anche l'azione piü propria del suo mandato, cío é la campagna informativa e diplomática volta a porre all'attenzione dell'opínlone pubblica e deí governi alleati la questione confinaría italo-jugoslava. Iniziata verso la fine del 1941 con interventi sui mezzi di informazionc Inglesi, essa si manifestó con crescente intensità nel corso deí 1942, contrapponendosi alia campagna che il conte Sforza stava svo/gendo in America per assicurare aíf'ltólía postbelíica l'integrità dei contini defiriiti con il Trattato di Rapalfo. Neila primavera di quell'anno Cok trasfen la sede dello jugoslovanski odbor iz Italije negli Stati Unitl, pariendo ai seguito della missione governaliva inviata o!tre océano per soilecitare e appoggiare le initiative degli immigrait di origine jugoslava a sostegno deila patria in guerra. Le comunità slovene e croate negli Stati Uniti avevano mostrato in tutto i! periodo tra le due guerre mondiali grande sensibilité per quanto accadeva alia minoranza jugoslava nelía Venezia Giulia. Ne! 1935 avevano dato vita a New York al Defense Committee for 38 Un quadro completo salla storia de i reparti jugoslavi in Medio Oriente in Klun (1978). 47 ANNALES 8/'% Aleksej KAl.C: l'IMICRAZION t SLOVENA E CROATA DAt.!,A VENEZIA CHJIIA -, -!.3-M> the Yugoslavs in H ai y, divenuto poi Defense Aliiance, che facendosi portavoce delía minoranza assoggettata aveva proweduío a denunciare all'opinione pubbitca americana i soprusi del regime fascista. La Defense Aliiance si mantenne del resto in stretto contatto con l'emigrazione organizzata in jugoslavia e 11 Istra, l'organo della Zveza jugoslovanskih emigrantov, i cui articoli venivano ríportati d3Üa stampa jugoslava in USA, era stato la primaria fonle di informazione sulla situazione nelía Venezia Ciulia (Vovko, 1987; Vovko, 1992, 89-90). Lo scoppio della guerra vide poi la piena mobi-litazione degli jugoslavi d'America e la costituzione nell'aprile 1941 dello Yugoslav Emergency Council, che successe idealmente alia Defense Aliiance, nonché dello jugoslovanski pomožni odbor [Comitato jugoslavo di soccorso). Sorto per inízíativa delle societá di mutuo soccorso, quest'ultimo era impegnato nella raccolta di fondi da inviare alia popolazione in patria. Gli emigranti jugoslavi collaboravano inoltre alJo American Slav Congress, fondato nell'aprile 1942 dalle tredici comu-nita nazionali sl3ve degli Stati LJniti alio scopo di sostenere la política del presidente Roosevelt e g!i sforzi della nazione americana in guerra.39 Čok trovo in questo contesto un ambiente favorevole e ricettivo. La sua missione si sviluppo in una prima fase attraverso i giornafi immigrati, con giri di conlerenze nelle piü importanti colonie ¡ugoslave del paese e inter-venti alie manifestazioni pubbliche organizzate a so-stegno della nazione jugoslava, registrando una certa risonanza anche al di fuori delle comunita jugoslave e nei circoli politici e statali americani.40 La stampa im-migrata dedico alio Jugoslovanski odbor e alia questione della Venezia Giulia parecchio spazio, mentre t dirigenti delle organizzazioni immigrate slovene riconoscevano a Čok il ruolo di rappresentante legittimo degli sloveni nella Venezia Giulia (Ka!c, 1983, 188-189). Čok godeva anche dell'appoggio personale di Louis Adamič, i! noto scrittore americano di origine slovena, che per primo aveva sollecitato le comunita jugoslave a mobilitarsi e prepararsi ad accorrere in aiuto alia nazione d'origine. L'importanza del legame e del rap-porto di collaborazione che venne a svilupparsi tra Čok e Adamič r i vest i va tanta piu importanza, se si considera che Adamič era membro sin dal 1940 del Consiglio di sicurezza degli Stati Uniti e vantava conoscenze nelle piu alte sfere statali.4' Tramite Eleanor Roosevelt, ¡'influente moglie del presidente degli Stati Uniti, che come Adamič faceva parte dello Common Council for American Unitv, organizzazione per i diritti social i ed "etnici" degli immigrati, la sua voce trovava eco e grande considerazione nelle alte sfere statali e alia Casa Bianca, mentre non meno importante risulto in quel periodo ai fini del suo impegno político l'amicizia che lo legava alia figura carismatica di Fioreiio La Guardia. Adamič fu ¡l motore principale deil'azione política che l'emigrazione intraprese a partiré dalla meta del 1942 a sostegno della patria d'origine, azione che aveva un punto di forza nello Slovensko ameriški narodni svet (Consiglio nazionale degli sloveni in America, in breve SANS), di cui Adamič era presidente onorario e il quale era guidato da un altro insigne uomo di cultura e político sloveno, Etbin Kristan, noto anche quale pro-inotore negli Stati Uniti del movimento per la costituzione di uno stato jugosfavo durante la prima guerra mondtaie. Ponendo come obiettivo l'unificazione dei territori sloveni secondo lo storíco progetto della Sío-venia unita del 1848 e la costituzione di uno stato jugoslavo federativo e democrático, lo SANS vide per la prima (e ultima) volta íe componentí ideologiche del-í'emigrazíone slovena mettere da paite ie tradizionali discordie e riunirsi attorno ad un progetto político congiunto. Paral lelamente a questo fervore di attivita passava ad un lívello superíore anche l'azione dello jugoslovanski odbor iz Italije. Neí novembre de! 1942 Čok si vivoSse a nome del comitato a Roosevelt, Churchill e Stalin, nonché ai piü alti funzionari statali delle tre potenze alleate con un memorandum suile aspírazioní degli sloveni e dei croati d'ltalía. In esso egli riprendeva le note 3rgomentazioni suli'immoralitá dimostrata dal-I'Italia nei confrontí deile mírioranze nazionali e, ri-vendicando per gli sloveni ed i croati della Venezia Giulia i! diritto di unirsí agli altri "fratelli jugoslavi", chiedeva di veder riparala l'ingiustizia súbita dopo la fine della prima guerra mondiale, quando essi erano stati "immolati alie aspírazioní imperialistiche dell'ltalia" (MCY, 1942). Nel mese di marzo 1943 ebbe modo di ribadire le stesse richieste ad alti rappresentanti americani durante una visita aüo State Departement, mentre ati'inízio d¡ aprüe pubbücó l'opuscolo informativo The Problem of Trieste, sostenerido ¡a tesi per cuí la cittá sarebbe spettata a guerra finita alia jugoslavia (Tchok, 1943). 39 Suile attività degli sloveni negli Stati Uniti in favore della lugoslavia durante la seconda guerra mondiale in Klerrienčrč- (1967). 40 Tra pli interventi di maggiore spicco, quello alla commemorazione dei condannati a morte al primo proœsso di Trieste, tenutasi a Clevelaiid, sede delta più popoiosa comunità slovena statunitense, e quello al Tabor di Euclid (Ohio), svoltosi alla presenza cii rappresentanti trfficiaii delle autonta a me ri cane (Kslc, 1983. 188). 41 La loro cortoscenza risaliva, tra l'altro, già ai tempi di una visita di Adamič in jugoslavia nel î 932, quando perô le richieste di Čok di interessare ('America al problema detla minoranza in ttalia non fecero presa sullo scrittore, fresco dei primi grandi successi ed atlratto da aitre problematiche. 48 ANNALES 8/'% Aleksej KAIC: L'EMIGRAZIONE SLOVE NA í CROATA DALLA VtNtZlA CIUUA ... 23-60 L'iniziativa rispondeva all'affiorare dei timori, nella prospettiva di una svolta sulla scena bellica e política italiana, di assistere ad un atteggiamento rnolto íonga-nimedegli alleati occidentali nei confronti dell'ltalia per conseguiré un suo distaccamento dall'alleanza con la Germania ed in vista di una sua futura integrazione nei quadro strategico occidentale. Riconosciuta l'opportu-nitá di sol levare la questione, il lavoro di Čok, come pure un altro suo opuscolo su"! litorale sloveno (Čok, 1943) incontrarono il favore di Adamič e uscirono sotto il patronato deilo SANS. Adamič, inoltre, ripropose pochi mesi piü tardi il testo integrale di The Problem of Trieste in appendice al suo libro My Native Land, un best seller che contribuí a richiamare l'attenzione dell'America sulla questione jugoslava (Adamič, 1943). Se con queste imprese, come con altri interventi, Čok riusc'i indubbiamente a daré risonanza alia causa che doveva rappresentare, la sua missione, tuttavia, e Cintera sua esperienza non furono prive di insidie e difficoltá. Anzi, parlando piü in generale, quella dello Jugoslovanski odbor iz Italije fu una storia alquanto travagÜala, condizionala com'era dal difficoltoso rap-porto di Čok con il governo jugoslavo in esilio e dagli stravolgimenti venutisi a creare sulla scena política jugoslava con l'imporsi a livelio militare e político del movimento di liberazione nazionale guidato dai comunísti. li governo jugoslavo in esilio, e l'intero ambiente político a! suo seguito, era stato sin dall'inizio túrbate da aspre díscordie interne. Domínalo dalla corrente panserba, che ne monopolizzava la política, esso vedeva prolungarsi e prevalere piuttosto le tradizionali lotte di carattere nazionale che non lo sforzo unánime per i! conseguimento degii obiettívi comuni dettatí dalla drammatica situazione in patria. Di riflesso, la con-flittuaíitá si riproduceva anche nella delegazione política jugoslava negli Stati Uniti e si estendeva alie comunitá immigrate, alimentata dalla campagna che l'ambasciatore jugoslavo Fotič e una parte dell'im-migrazione serba conducevano indiscriminatamente contro i croati per i crímini commessi nei confronti della popoiazione serba dal regime ustascia nella Nezavisna država Hrvatska. Čok non aveva risparmíato cr iti che alí'orieritamento del governo jugoslavo e alie varié componenti che lo sostenevano. Con particolare enfasi aveva pero contéstalo l'insufficienza delia política estera in mérito al problema della Venezia Giulia. Si ha notizia, infatti, di profonde diversitá di vedute tra Čok e il governo riguardo ai peso che si doveva daré alia questione, come pure sull'azione che lo Jugoslovanski odbor iz Italije doveva svolgere. Egli intensifico la sua polémica quando, verso la meta de! 1942, la componente panserba parve disposta ad aperture verso l'ltaiia.42 Con particolare violenza si scagiio contro i membri sloveni del gabinetto, i clericali Franc Snoj e Miha Krek, per il loro atteggiamento ligio nei riguaidi della corrente panserba, e li accusó di iníeressi particolaristici. Questi contrasti traevano comunque spunto anche da anta-gonismi di carattere personafe e dall'ambizione di Čok di entrare a far parte del governo. Egli infatti avanzava la propria candidatura a sostegno di una maggiore legit-timazíone delle rívendícazioni governative sulla Venezia Giulia e insistendo sul diritto degii sloveni di orientamento liberale di trovare espressíone díretta nella rappresentanza ufficíale degii interessi jugoslavi al-I'estero (Kalc, 1983, 190, 198; Vovko, 1989, 156-157, Klemenčič, 1987, 177).43 A peggiorare le cose contribuí il progressivo chiarirsi di quella che era la reale situazione rn Jugoslavia, con cuí si veniva introducendo un nuovo elemento di scontro: la questione partigiana. Fino alia fine del 1942 le comunita immigrate jugoslave e l'opinione pubblica americana si erano appassíonate all'eroica figura di Draža Mihajlovic e alia lotta dei cetníci contro l'occupatore della patria jugoslava. Tale immagine veniva loro propinata dal governo regio in esilio tramite /I suo centro informativo, la cui propaganda - condivisa e seguita del resto da quella inglese e staturiitense - conlinuava ad ascrivere ai cet-nici, passati dopo una breve fase di resistenza al col-laborazionismo, il ruólo guida nella lotta contro l'inva-sore, minimizzando e semmai criminalizzando quello del movimento partigiano. Per quel che riguardava piú specifícamente la Slovenia, dove si era delineata la contrapposizione tra I'Osvobodilna fronta e i partiti 42 II capo della diplomazia Nindic si iricontró aflora con il conté Sforza e l'ufí'icio stampa des governo negli Stati Uniti smorzó i toni nei riguardi deíle autorjtá d'occupazione italiane in Slovenja. 43 Čok si riteoeva infatti snobbato, dal momento che ne¡ dicembre 104! ii governo non si preoccupó nerrimeno di informarlo del falto che stesse discutendo dei la questione delía Venezia Giulia e avesse inviato un memorandum in materia al governo brilannico e americano In seguito egli non manca va neanche di sottoi meare l'insensíbilitá e il deliberato disinteresse dimostrati dagli ambienti governativi per Se sue iniziative a nome cleüo jugoslovanski odbor iz Italije e fece circolare insistentemente la voce negli ambienti immigrati di essersi visto negare i necessari fondi di íinanziamento. La questione trovo eco anche sulla stampa, quando nei giugno 1943 un giornale della comunitá immigrata croata, nei pieno della polémica che aflora oramai imperversa va sul ruolo delle varíe forcé pol i t reo- m i i i t a r i in patria e in mérito agli atteggiamenti del governo in esiíío, accusó í rappresentanti di quest1 ultimo di aver abtisato del denaro pLibblico a fini personali e di aver negato a Čok pochi spicciolí. Ma il quadro appare ancora piü confuso, se si considera che da lonti governative rísulta essere stata stanziata all'imzio una considere vole somma per Se attivitá propagandisíiche di Čok, somma pero di cui non é chiaro se e come sta stata Utilizzata (Vovko, 1989, 198; Savo, 1943). 49 ANNALES 8/96 Atekrej KALC 1 EMIGRAZIONF StOVENA E CROATA DALIA VENEZIA Clt/llA ..., 23-60 borghesi d'ante guerra riuniti nella Slovenska zaveza, gli esponenti slovení neí governo erario riusciti a celare ¡I collaborazionismo di quest'ultima, lancíando altresf vio-lentí attacchi contro ií movímanto partigiano e ac-cusandolo di condurre una lotta fratricida. Dalla meta del 1942, pero, grazie all'opera di Luois AdarníC ed altri rappresentanti dell'emigrazione, nonché della stampa comunista americana e inglese, ¡a veritá incomincid a farsi strada, finché verso la meta del 1943 il quadro della situazione fu messo definitivamente a fuoco. Di fronte a tutto ció l'immagine e la credibilita del governo jugoslavo vennero ulteriormente compromesse, mentre l'unitarietá del movimento degli immigrati, impegnato nell'attivita in favore della patria d'origine, ne usci incrinata. Nell'ambito dell'immigrazione slo-vena, dove la divisione fu particolarmente rilevante, presero corpo d'ailora in poi due contrapposte correnti: da un lato lo SANS e la maggior paite degli emigranti, che abbracciarono la causa partigiana, dall'alíro lato invece si schiero un gruppo di cattolici, che influenzato dalla propaganda, ma soprattutto inamovibile nei suoi principi anticomunisti, tese a manifestare una sempre piii aperta ostilitá nei cont'ronti del movimento parti-giano. Veniva cosí a crearsi una spaccatura, che era desíinata a perdurare pure dopo la fine della guerra, trovando espressione in termini di approvazione o ripudio della jugoslavia di Tito. Con il profilarsi di questa polarizzazíone Čok fu tra i politici jugoslavi in esiiio che presero posizione a favore dei partigiani. Disponendodi informazioni, che i servizi di propaganda governativi negavano all'opinione pub-blica, si adoperó per una piü obiettiva conoscenza della situazione in patria, contribuendo a contrabatiere la campagna di accuse e condanne che lo scbieramento antipartigiano e la stampa cattolica conducevano contro il movimento di liberazione, nonché contro le organiz-zazioni e gli esponenti dell'emigrazione filo partigiani, in primo luogo lo SANS e Adamič. I rapporti con il governo jugoslavo e gli esponenti sloveni clerical!, cui eglí rinfacciava le implicazioni con i collaborazionisti, trovarono cosí un ulteriore motivo di deterioramento e videro il reciproco inasprirsi di critiche e contro critiche. Nei dicembre 1943 e nei gennaio 1944 Čok si trovo anche al centro della crisi che portó alia disgregazione delí'esercíto jugoslavo regio in Medio Oriente, la cui vicenda offre importanti elementi di riflessione sul ruolo dello jugoslovanski odbor iz Italije e sugli interessi politici ai quali esso rispondeva. Nei corso de! 1943 anche gli sloveni ed i croati neil'esercito regio in Medio Oriente incominciavano a venire a conoscenza della reale situazione in jugoslavia, dopo che per due anni proprio il periodico Bazovica, a nome dello Jugoslovanski odbor iz Italije e quale único organo di infor-mazione permesso dalla censura di guerra jugoslava e britannica, aveva sostenuto i! mito cetnico. 11 giornale riportava sempre piü frequentemente anche notizie sui "ribelü", sottolineando pero che le due forze avrebbero dovuto cooperare nella resistenza contro l'occupatore e che i "ribelli" si sarebbero dovuti metiere sotto il comando di Mihajlovič. Nella seconda meta del 1943, pero, con l'affiorare delle notizie sul ruolo de! movimento di liberazione, un crescente numero di soldati incominciava a manifestare la volontá di unirsi ai partigiani e andaré a combatiere in patria, alimentando con cid le división! ed i contrasti che gíá prima avevano caratterizzato i rapporti neil'esercito. Dopo la confe-renza di Teheran, dove gli alleati decidevano di ap-poggiare Tito, e la notizia del divieto da parte del Comítato antifascista popolare, l'organo parlamentare partigiano, a re Pietro II di ritornare in jugosfavia, la tensione arrivó al culmine, sfociando all'inizio del 1944 in una rivolta e nei rnesi successivi nella defezione della maggioranza dei volontari, i quali si univano poi alie Brigate partigiane d'oltremare. II giornale Bazovica, sulle cui pagine l'epopea cetnica era ormai del tutto scomparsa, facendo posto alia lotta congiunta del movimento di Tito e degli alleali, aveva tentato di contenere il processo di dís-soluzione esortando 3d attendere uniti il momento in cui l'esercito sarebbe entrato in azione. Lo stesso Čok si rivolgeva ai soldati con appelli all'unitá. Ma iniziata la sedizione si schierava con i rivoitosi, fondando assieme ad alcuni ufficiali il Comitato esecutivo dell'Eserctío jugoslavo di iiberazione in Medio Oriente e lancíando appelli ai volontari nelle unitá regie affinché si aggre-gassero all'esercito di Tito per prendere parte altiva nella lotta di liberazione. Ben presto peró, su pressione del governo jugoslavo e degli organi militari inglesi, smentiva tutto e invitando i soldati a rimanere fedeli a re Pietro partecipava agli sforzi per salvaguardare l'inte-gritá dell'esercilo (Klun, 1978, 613 e seg.j. Tutto ció dimostra la complessitá della situazione e la posizione anche ambigua di Čok in un momento in cui i! movimento partigiano era divenuto una realta innegabile e si poneva con sempre rnaggiore forza il problema di chi avrebbe governato in futuro la Jugoslavia. Verso la fine del 1943, dopo essersi trasferito in Medio Oriente, Čok sí adoperó infatti, assieme ad altri colleghi di tendenze modérate e insofferenti verso l'orientamento panserbo e filocetnico del governo, per il suo avvicendamento con una compagine piü democrática che cercasse la strada del compromesso con i! movimento di liberazione. Nei 1944 poi, trasferitosi a Londra, sostenne ed operó a fianco del cosiddetto governo Tito-Šubasič, sorto sulla base del patto di collaborazione tra il movimento di liberazione e i politici rrionarchici in esiiio non compromessi con la política antipartigiana. In quanto all'impegno di Čok e dello jugoslovanski odbor iz Italije in mérito alfa questione della Venezia Ciulía, dalla meta del 1943 in poi questo proseguí all'insegna della preoccupazione di veder affiorare quai- 50 ANNALES 8/'% AI«*»; KALC: L'ÏMMJRAZIONÊSLOVENA E CROATA DALLA VENEZIA CIU11A .... 2.3-êO ^ehilo^ "¿uQfrdóiHxruikeqa, oM&k& ¿è, 7la¿¿íe- POŠILJA s IVAM UCCMHOV • KAiRQ Ri oi rni :.v i | - w^î^y 1* J SCO ssr* U JUCOSLO VENSKÍ: ' 30îh YEARj V w ^l.ktln: ju >»> ] I: vnilVUO ,J1" ' | s» n*i> orí, rtM-üíirc : ^jdE OKLV YUGOS LAV HgVfSPAPBKPRiaTEP IW STATEOFWŠeOKSIK*ž0k 4?r,5Q0 AMÊÏU 0ÁW- VU Q OSLAVS IN T BIS■<- (QUidsi Orgân -l 'wisVñ^íit\¡ _______ _________.............. ..... ...... st. — SO. HÍ0. OBZOR lalurj *» HUoi^tur» fnfidrt tow; 3 b lica ft t lin pi* JV.Inftuk** M^'-'cl-a, uni)« Ü» A t J »I JlfM£.U'KB» WKST AUïS, VV3, S. JtfWA fîM3, ; w » Eo vsiUieti JiïC ai« Mciftjjrpj o d f-Mtt nij coifg^ m/iío, pe iišite kaio tuvMjtVi v |tiši, iBr Va» uavl do.-Jura, do fcdaj hotq narpCulno »pa! pJačuic., ynfrav Prtwo® Vis, atoritt t<> ib jo;niaff-ftjt«, dd liât cwgclifl DHfiraj z«k>i d'jJiújatí y Vašo 1i$šq. — V prava. (21. junij: Ameriško Slovanski Dan izjava aîûewèito jíiígoslovan3k.ega odbora za wispei&svanîë nascvov v. s. vojhc obuamómi» BO?ÍHCV nt ÜKTAMK K/.J:« jc/ 1V1»fct>ll»qr ai1»-1«»HI, 1?, boi.hii l".IÂV<«.j>l:'.n j I mí» 3n>to'Ji. Ali 1»» pri» n:vdr(ii iJalo. nI L pa ijrca« — 5|.{i! i ■>• t oui'i'li Iihih'Ívk, ?»o-Ii|!it«r Hit or>ni,'t-sti m r>e in r.^i^nr, X'nSu MMiwi-i«5íii dvrnavrcia »u j-j -nt I mino j>ofcttivtU i:u it «»ti; «Jeri^iii-jiLij«, hi> >tiuri ¡;i«vife> f.v-|cO. '?ll 1-UJM j» rMülií, l:L IK , IV llljllU MîMJK iM'imr.Kv <>ipwn:«fsa (|ennrjfi. 'i'u«)>n i!« rj^mic i<«» v« — Liro*h»°otinti — k 11^01" ínitulfc oi l liir dit |,í>';oiy,i'.u>iy. '» ilï j»iií Ltmii*!, :i-> jji » I¡15:1111« stvqj niiMtiw v li«tr rv i>Aiu lu» ¿»«ui^oUi-alat» iz- pl'ivnk», lâfcv Iisurnîiiû- bol iiiiiUHÏjîiîiMi. K*ii?|f«>i' v.v icmnr- Irli' »«jp'I»»-^ loFiHc vvf.fi >0 ci.-«« [n>{i|-»iri3i¡ in ;pi|)n v lin-í^k, mi vrpí; , tilwpfwi vcn-l. »■ íii-Mir. JlJlti'Km »• ihitl.iU, c,n : ^»'»'Kjinlip^u i'j Ji ,»!•«'♦;], "¿i (ii ^(1. ,'tjtriU . .. • t rtu Vi;, ¡MviJni^ut: (i-J, ; ^iifl }>»/i:;lii>|l irrtju u^i^li« 1 [.(««".i1» n 1 ArjCriifcn-liiflvanskj I 'Jf.l nmJl-fi»! (ki Kmij jajB-Tutr. («H Ul ov, asui-1'i 1 lil .MnV:i)|mii, l«ot iiiav. pvixjiifl)j;X 1h Y*«hlri' sifi.vli; i)| «Hiš; ¡I5I1V ilinalivii»:, iII liljšft l'.'j i]ic.' -t (d »rti I1I-J 1401'tli (lOjirillOr, lr ki «<>!-.-»i;lliv ,WciU' ji: M^h-f. ' j i 1 Jm lov >• t^j gi^n ti I & i 1* I rl> i iiJi.-oikiii llt^vk ¡['1 '^■voifc.-jn ' 1 J1«:»iiS>ai hSll->.> !la i V i! fn fidliLtortjt, let riivi^ oltffti'»!« se hform>:ci. •l>nil 11'ililn, (Jf| ;ir,L'l»i> iv j«!«:. 'llltlM«| i: l HI 1 Ti ■ ; liC Milili. j 1*1 M -ills 1U«HlHl I Krilili «11 .»I ri ml i ka •!•> • t^ dil.ii, tj«' r yn>«iivn.i'" l;oiii ' [ui-tjlejrn StiAViKiv- f}riiil"li«ijr.;n VfrtJ«- ¿vir-S? !«*! f" I a i;cri cviKi) ;i ili j;«v m iflJUTli »IVfri >D ^(«-,1 iLt Ud^,! i-i)li1;i>joi llilw IH i^jp.ll ilfi ;\|nlii«'i| 1,-nn :W(».iŠll 'ii-il«» i rs i;i '5.)iil Iiii«t ¡rivih l*i"i dii« lini; .irnKOfpii-. 1 -,«!,) I»-'I q:vM|i> i« ■: I (l'i iicir- A^IHIHU » -1 .SliM?rilKl]!ii;«ri\i iUi^U l : . ; rOíít Ii 11 Ur S»L «OlJrkifiHIJA KfO-. ; • ' VB nov, kultur ^r jfi-e rki-.^ü; i j n^iv;« in .'fcíi'i'iiió iws I J')*/i ln.lv K^i'irU Ji; ,jc VfSil : ¿I. Miaja v 'ivrj;i«îii. l;i j j«. iíhí-n'(r, li¿ríi jm l-«>rj I («sltf'j •au l»:i:îs«V (ii-iiKïhejno I »prth j*lt*MU^:iFi ïJrtViii^'. " [JOIÎ ii:i?OQin " .S : »I Cl-v; 1 u jV ,.M5:in<:? «Í «.Himiubvc tWj ■fy". Vvii <1 II , iwi>. » «■pgsoiî ii'.-i-'iji «-.ni» [inivi'Ali sp ÎÎ!«»inpaivi ÎO tiiij vrl tudi S>lov.rbtfi. -Vil llflil hMR^U •<< ll>) O >'.!)• fi'u f-hivp, w £r»i vív'.iVe'«* ii' il'ïlju |tti<«1l|i «^rilicq ílíVM-ttiii iii'waw v Š fi. iSUulijn 1 fon M'ii»lbilív. A•"♦.). > vnhk»; . ¡síi"'.Jo. I;í i>l-.'.»i- s ü Aiiwiry :riuifl h« 3«. si h in 'a', iuvll sîx.. îci f>- [iH<'iMi Liîlv'J»: V lllllll-.llViJl Oo • if'Sll tC" ï {.nil'UM I i(l > W>fc|íW( ÍUIlüXÍ» '-.M'iU, *.<■'*> lui» 'rfíiu/ 7i> n.i«"'j}0' vi^fi (limiti v.l^t'.ii, flivrii d«; lirip», !'uii.ufci. Sidvciíi'.i, fsl ercnl.vl lll ri • KM«» 'wirlu.ji im-'l Sli^'um , llü-•AViilliM. ?>n 5<«vii;l, «t ïlOVi-N'u, Uî R« nr>iv:i I iHf. N> "In ii-.itr tmc.i, .> NV («um, du >0 {¡oiiüi) |Hjv-jliiia \m UÜ.1 'ira-¿Ivii, k.MMîiV iW'4.>vi ÍD I.ÍU Wfil»!"Il l-il t'f^'r !'ii:»aiM «A «^InK-tni! liti^vi*!wnm *.v>>. (11, du (ml» nur vivo 'jiiH.¡-1»I> v -¡•l-lpiiirj, |.i Sic» -iti >»«>,( lin 15HÑ ítíll«.» «IT I«'i ; nbl v'tlir.ii. !'(l.¡i|'.'.-( id<(Míe StovH jj.r. t'l V\J|V» l«:'.L' (M.-f.llíiilC 'rV«> ¡> »• i- !■■ t- ' -]tjf»«-ili| VM »I, f-'li» :»< ;li» ii«-. Sln;.3r¡- j <:<• |u ç,-; A'MiiinUi. ■ .N(iQ!:irt:l»4 .- « -ftl>iv U'l^i ■:i'-t«> mi 1 o.«-JÍ|1 ^«nt>t níiOiíífi'V l»'ín(;ii;fílíl SÎUViHI-CV :il I f ^ MU". ihil^ll- [> ptlí^'íí ^''■".W* Iw (>»['!•.': ^'■.«l^nfti ^5(ir>il (ur'.lmk" — tic:«. »Jim <■ ¡wiiiki x.-o|t:p.-> j;iil¡gílfi »- A in vri l,o mo] ¡Kivdr-»' vh-üi Nhvtltt'üi. IIi'i'hIoIu ¿(i îiïii'illi, IHV-Jll ]n Ivurli: * IciM ■11 yl'itlidiu Vi'.ünili I ílKrjV I'.«>ih Vzklili i, v|-ui 'lUíl- lun. Ii-M ni» iioik'lv v íenyi^m .'ivor1^"« jiikp5il o'uitvd ¡x jttu-je", pr, I :c í,M-,*v" v V v i.r.'liiii u^ln ■1 in f1 d?. tí-iUiiiKljnoo. • v yj'in vh'^i iim, |«j vaj« ic íüluvfcj-iíi m |.r{|.tnvk'«ni. ?. od11 Vil 11 1 ,-l«C-itv*üI«jvl-l i|t twl-'KíjllIc.ll 11 3Kr«l■.n• i)r. 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JUGOSLAVIJE 1 Izseljenci iz JULIJSKE KRAJINE v Južni Ameriki za priključitev svojih rojstnih-krajev k Federativni narodni republiki JUGOSLAVIJI Loa emigmnten de ta VENEC1A JULIA «a» Sutl - Amérira pro anión de eu tierra natal con la república Federativa Popular república Federativa Popular YUGOESLAVIA Tie emi errant* of the VENEZIA JULIA :n South America for the unión of their native country with the Federal People's republic V U G 0 E S L A V I A Jugoslovanska Ciuutra "Samopomoč Slovan«*" Delavska Kulluroo Eruiivo "Liudfllo Odar" "G^spodar^ra Dnjšrvo Slovofcctv"' - Vilio £>o«»to "Stareiuld Dom" SJort>a£ko Podporno Dništra Cankcr" . Primorski Odbor tJdruient® oTobcdjvr Jugralcrnia . SoTcaafci Odbir VdrSvobodno Jugosicnhiot - StoTccnirf Soiaaia Odsefa Udntžsnjc» Svobodna JusciiT»!]« - Storoaiki Odsok . Kitavro (Mrafanl» Svobodna lugoclmrija . Ctr.» SaiU» Oiii 5imon Gtrtiijcrčičtev Odbor ffobariska Skupina lugodoranako Društvo "THskr»'* - Raemio ' Slorentio Delavsko Podporno Cruit" TdhuMT'. Car doba Odbor sa laga&lovcmBko PrittOri» - Monlorideo SlovTOjiko Podporno iCulinmo Oroitro "TiaJ Dom" . Sira Paoi&. En -ODBOR ZA JUGOSLOVANSKO PRIMORJE" V ARGENTINI (t( argf.nti^. ; r/ Haatua Aires _„ 19 4 S Frontespizio della raccotta di firme a fevore della Venezia-Giulia jugoshva inviate dagli emigranti Sloveni in Sud America alla conferenza di pace a Parigi net 1946. Naslovnica dokumenta z zbirko podpisov za priključitev Primorske k fugosfaviji, ki so jo primorski emigranti poslali na pariško mirovno konferenco leta 1946, 56 ANNA1ES 8/'96 Ñekrni KAIC: 1 tMIGRAZION'E SlOVfNA f CROATA DALLA VfNEZIA CIULtA .., i%*0 accordi e ai di fuori delíe normaii condizioni previste per l'immigrazione.48 Era una emigrazione dai punto di vista sociaie molto diversa da queila della Venezia Ciulia. Formata da numerosi intelleítuaíi e sacerdoti, essa si costitui negli anni successivi in un singolare núcleo sfuveno di irradíazione culturafe. Una realíá, pero, che si sviluppó paral lelamente e in modo completamente separato dalla vecchia comunitá immigrata dalia Primorska. Troppo alta era infatti la barriera ideológica che le divideva e incompatibili le posizioni assunte nei confronti della Nuova jugoslavia, vista dagli uni come patria del male e dagli altri come símbolo di liberazione dal giogo fascista e del tanto agognato congíungimento con la nazione madre. Solamente a distanza di quarant'anni, con ía svolta in senso pluralista della société slovena e la nascita della Slovenia indipendente, ¡1 dialogo ha mcominciaío a farsi strada. POVZETEK Prispevek je italijanskemu bralcu namenjen pregled problematike na osnovi dosedanjih raziskav v okviru slovenskega in deloma hrvaškega zgodovinopisja. Avtor podaja globalno sliko dogajanja z ozimen na značilnosti eksodusa, njegov pomen v okviru narodno-politične problematike v takratni julijski krajini kot tudi na delovanje primorske emigracije kot organiziranjega protifašističnega gibanja. Uvodna poglavja so posvečena izseljenskemu procesu, njegovim dinamikam, mehanizmom in okoliščinam, ki so mu botrovali ter njegovi pogojenosti z raznarodovaino politiko italijanske države. Poudarek je na kompleksnosti pojava, ki se je začel že takoj po italijanski zasedbi Julijske krajine in je potekal po fazah v skladu z utrjevanjem italijanske predfašistične oblasti, nato fašističnega režima ter z načrin/m/ raznarodovalnimi ukrepi zoper slovensko in hrvaško manjšinsko skupnost. Do izraza prihaja teža, ki jo je imelo izseljevaje v procesu osiromašenja manjšinskega družbenega tkiva, ki je zaradi pregonov, izsiljevanj, škvadrističnega nasilja in pravno zasnovane diskriminacije izgubilo dober del višjih socialnih in intelektualnih slojev. Avtor posebej poudarja tudi pomen gospodarsko in socialno pogojenega izseljevanja, ki je bilo najštevilnejše in kateremu je posredno ravno tako pripomogla raznarodovalna politika z razgraditvijo slovensko in hrvaške zadružne, bančne in druge gospodarske strukture, z davčnim pritiskom, skrajno fiskalnim iztirjevanje dolgov, napadom na kmečko posest in podobnim. Hkrati je fašistični režim "tujerodnemu" prebivalstvu nakazoval izhode iz gospodarske stiske in vse večjega občutka ogroženosti s tem, da je ponujal ugodne pogoje za odhajanje v južno Ameriko. Najbolj zanimivo je, da je do tega prihajalo proti koncu dvajsetih let, potem ko je režim leta 1927 v skladu s prehodom v avtarkijo in spremenjeno demografsko politiko (spodbujanje demografske rasti kot temelja narodne vitalnosti in opravičila za ekspanzbnizem) začel močno zavirati izseljevanje. Izjema je bila Julijska krajina, kjer je v nasprotju z drastičnim upadom drugod po državi prekooceansko izseljensko gibanje doseglo prav takrat velik vzpon. Nadalje je govor o tipološklh in strukturnih značilnostih izseljenskih tokov, o geografski razporeditvi\ oblikah vključevanja in položaju emigrantov v priseljenskih družbeno gospodarskih stvarnostih, zlasti v Jugoslaviji, ki je sprejela glavnino emigrantov. Še prej pa se avtor kritično ustavlja pri težavnem problemu kvantifikacije izseljenskega gibanja, ki ob pomanjkanju ustreznih statistik še vedno ni zadovoljivo rešen, saj se razne ocene, tudi zaradi različnih konceptualnih pristopov, večkrat razhajajo. O dejanskem pomenu izseljenskega pojava vsekakor nesporno pričajo posamezni primeri krajev, ki so izgubili dokaj visoke odstotke svojega prebivalstva. Drugi del razprave je posvečen organizacijskim aspektom emigrantskih skupnosti in njihovemu političnemu delovanju zoper fašistično Italijo ter v zvezi s problemom julijske krajine, vse do mirovne konference po drugi svetovni vojni. Glede obdobja med obema vojnama je težišče na udejstvovanju emigrantov v Jugoslaviji, ki je doseglo višek v prvi polovici tridesetih let pod vodstvom Zveze jugoslovanskih emigrantov iz luljske krajine. Prikazane so razvojne pofeze političnega gibanja, njegova protifašistična akcija, vloga emigracije v okviru italijansko-jugoslovanskih odnosov, notranji ideološki spori in razhajanja o pojmovanju političnega boja, glede katerega je kot načelo prevladal iredentizem. Prikazana je tudi vloga podtalnega delovanja emigracije v okviru organizacij, v prvi vrsti TIGRa, ki so bile nosilke militantnega iredentizma. 43 l'Argentina aeeoise dal 1947 alla meta degli anni cinquarita circa 6.000 emigranti politici sloveni, provenisrrti dai campi di raccolta in Svizzera e Germania, nia soprattutto in Austria e Italia (ES, 1990, 224). Still'argomento vedi anche Svent (1995). 57 ANNALES 8/ 96 Aletocg KALC: 1'EMIGRAilDNE SlOVENA E CROATA OAUA ViNfZlA GlULtA .... 23-60 V zadnjih dveh poglavjih so prikazane politične akcije primorske emigracije med drugo svetovno vojno za osveščanje zavezniških sil o vprašanju Julijske krajine in za priključitev Primorske in Istre k povojni Jugoslaviji. Opisano je dolovanje Jugoslovanskega odbora iz Italije, nekakšnega naslednika Zveze jugoslovanskih emigrantov, oziroma njenega predsednika Ivana Marije Čoka t' okviru jugoslovanske kraljeve misije med jugoslovanskimi priseljenskimi skupnostmi v ZDA. Ob propagandni vlogi v zvezi z italijansko-jugoslovanskimi mejami, prihaja do izraza tudi sodelovanje omenjenega odbora in njenega predsednika pri širšemu delovanju v zvezi z vojno v Jugoslaviji (v prvi vrsti z organizacijo jugoslovanske kraljeve vojske na Bližnjem Vzhodu), vpletenost v političnih antagonizmih znotraj jugoslovanskih vladnih krogov v izgnanstvu ter v sporu glede odnosa do narodnoosvobodilnega gibanja ter vprašanja političnega ustroja povojne Jugoslavije. Končno je prikazana še politična akcija primorskih izseljencev v Argentini, ki je prek Odbora za Primorsko potekala do mirovne konference in razglasa o priključitvi Primorske k Jugoslaviji. BIBLIOGRAF1A AA.VV. (1970): Gospodarska in družbena zgodovina Slovencev. Zgodovina agrarnih panog. !.. Ljubljana. AA.VV. (1979): Zgodovina Slovencev. Ljubljana. AA.VV. (1985): L'Istria tra Je due guerre. Contributi per una storia sociale. Roma. AA.VV. (1994): Kronika Rihemberka - Branika. Branik. Adamič L. (1943): My Native Land. 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