ANNO XXVII. Capodistria, 1 Dicembre 1893. N. 23 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-Irirnestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Bedazione. Articoli comunicati d'intere»»« generale li stampano gn> tuttamente. — Lettere e denaro franco alla Redattone. — Ua numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. La Liturgia slava nell'Istria Il Canonico Volarich(') presentò nella seduta 12 Marzo 1892 della Dieta provinciale istriana una interpellanza all' I. R. Governo intorno all' uso della lingua slava nella Liturgia ecclesiastica. L'I. R. Governo in questa faccenda di messali e di rituali c' entrava veramente come Pilato nel Simbolo apostolico, e la Dieta istriana meno ancora. Ma poiché il Canonico Volarich (per certa gente tutte le vie menano a Roma. . . . voleva dire a Pietroburgo) ; ha creduto bene di portare in pia^a una questione da sagrestia, la Dieta istriana ha raccolto il guanto, o meglio 1' asperges gettatole ai piedi ; e incaricato il Prof. Benussi di rispondere al prelodato Calonaco. Si aggiunga che la questione è così concatenata con altre questioni d' ordine storico e nazionale che il silenzio dalla parte dei laici avrebbe potuto essere interpretato per una implicita abdicazione dei nostri più sacrosanti diritti. Ed ecco così spiegata l'origine e l'opportunità di questo lavoro dell'egregio professor Benussi2); il quale nutrito di seri studi, ed atto quindi ad approfondare la questione, ha risposto con ragioni e documenti alle avventate parole, ed ai soliti cavilli di chi vuol per forza avere ragione, e s'impone ai deboli di spirito ed agli ignoranti, con quel fare reciso che taglia corto, (1) A scanso d'equivoci rammento che il titolo di Monsignore si compete ai Vescovi ed ai prelati; e che i semplici canonici non sono prelati se non nel caso che siano insigniti del titolo di protonotari apostolici. Così ad esempio i Canonici di Trieste e Capodistria sono semplicemente canonici; monsignori invece sono i Prepositi di Capodistria e di Trieste perchè protonotari apostolici. Aveva ben ragione il povero don Abbondio di notare la tendenza di appropriarsi titoli ai quali non si ha diritto. — A poco, a poco, si comincerà a dar dell'eminenza ai vescovi, poi lo vorranno gli abati, poi i proposti, perchè gli uomini »ono fatti così: sempre vogliono salire; sempre salire; poi i canonici . . . Prom. Sposi Capitolo XXXVIII. (2) Inserito nel vol. IX fascicolo 1, 2 degli atti e Memorie della Società istriana di Archeologia e Storia patria. — Parenzo, tip. Gaetano Coana 1893. e tien luogo di argomenti. Il Benussi poi, in questo suo nuovo studio, degno in tutto della sua fama, hai messo in chiari termini la questione, senza divagazioni, con un esatto linguaggio storico, e solo ricorrendo alle fonti del diritto canonico e della storia ecclesiastica per quanto era strettamente necessario a rilevare le vicende civili dell' Istria. E questo si dice a que' radicali (se pur ve ne sono in j paese) che vorrebbero lasciare t i preti friggere nel loro grasso, dimentichi che religione e patria conjurant amice, e sono due sentimenti indivisibili nel cuòre (Téli' nomo.' Senz'altro ecco un breve riassunto dell'opera del Benussi. L'Istria provincia romana non fu occupata da Sloveni e Croati ; quindi fu evangelizzata da Santo Ermagora, e non dagli apostoli Slavi. „Non vi ha in tutta l'Istria una sola chiesa istituita dai Santi Cirillo e Metodio ... In nessuna orazione liturgica s'invoca nell'Istria e per l'Istria il loro patrocinio". Dopo una necessaria digressione sull'operato dell'arcivescovo Metodio altrove, e toccato della facilità, colla quale i suoi discepoli abbracciarono lo scisma greco, ritorna alle cose istriane per confutare i madornali errori del Ginzel, che in fatto di storie ecclesiastiche istriane, disse cose de populo barbaro e che diedero origine agli errori ripetuti ai giorni nostri dagli Slavi. Basti dire che secondo il Ginzel le diocesi istriane furono soggette all' arcivescovo di Spalato (pag. 35). Quando da un teologo si stampano nella dotta Germania di questi errori, nou dee più recar meraviglia se il Canonico Volarich viene a ripeterci la favola di San Metodio evangelizzante l'Istria. Peccato che nella basilica di Parenzo, accanto ad Eufrasio nell'insigne mosaico non si sia ancora scoperto qualche sauto slavo calzato con le famose opanche, invece dei sandali grecoromani ! ! Il Benussi passa quindi a dire delle con- dizioni etnografiche nei secoli XI — XIY e della colonizzazione slava nei secoli seguenti. Fino oltre al 1000 (sono verità non mai abbastanza ripetute) tutti i nomi menzionati nei diplomi sono italiani; più tardi si hanno Slavi stabilitisi nella campagna negli agri della terra, ma non entro a questa: la civiltà rimane sempre italiana. Dei Morlacchi ed altre tribù slave, importate pur troppo dalla Repubblica veneta, possiamo contare con documenti alla mano, tutti i passi nella campagna istriana già tutta abitata da genti latine poi italiche. Cadono perciò gli argomenti del Canonico Yolarich con cui pretende dimostrare la liturgia slava costante ed inalterata nell'Istria da Cirillo e Metodio fino ai nostri giorni. Il privilegio, se pur fu privilegio, della liturgia slava, non fu dato agli apostoli slavi per tutti gli slavi, ma solo per una data regione nella quale non mai fu compresa l'Istria. Il privilegio del celebrare in lingua slavonica era il triste privilegio della ignoranza*) e cessò per testimonianza di Monsignor Legat, quando si ebbero preti istruiti in lingua latina. E l'attuale risveglio della questione ormai morta e seppellita nell'Istria non è che un'arma politica, e un mezzo di propaganda slava che tutti sappiamo benissimo donde ha preso le mosse. Nata nel 1848 andò sempre più propagandosi; ed il Benussi ve lo dimostra con tutta evidenza nelle ultime pagine palpitanti d'attualità come si direbbe con una frase moderna. A combattere lo slavismo russo, e a provvedere 1' Istria di buoni sacerdoti nostri, così italiani come slavi, urge provvedere il paese d'un buon seminario. Ci ha pensato prima di tutti il vescovo Legat; e la sua proposta accettata dalla Dieta provinciale naufragò per cagione d'insormontabili difficoltà finanziarie, dice il Benussi *) A riprova del fatto — poi che il dottor Benussi e 1' egregio nostro collaboratóre se ne sono dimenticati -- citiamo quel motto eh'è vivo anche oggi in bocca del nostro popolo. A lezi (no a lezi, no a sa lezer) che sul so libro, come i gregorici — simile a quell'altro, più diffuso, Non sa leggere che nel suo messale — si dice di persona, la quale, per la crassa sua ignoranza, mostrasi irremovibile nell' opinione propria, per quanto essa sia evidentemente ^alsa, e . butta tutte le altre, comunque buone, e pretende d'ave e ragione , per forza : esempio insigne nella presente questione liturgica il sedicente Diritto croato. — E i gregorki (forse anche corruzione di gtagoliti ?) sono appunto que' frati del terz' ordine di san Francesco, i quali, come narra il Naldini nella Corografia, capitati qui dalla Dalmazia, avevano il convento colla chiesa di San Gregorio presso alle mura di Porta Zubenaga, e così, per qualche tempo, felicitarono degl' illirici loro riti anche la nostra città. (N. d. E.). (pag. 124). Sono in grado di dare in proposito qualche schiarimento, e di aggiungere una paginetta di storia contemporanea. *) Il disegno del Legat di fatti naufragò, ma solo per l'opposizione dei Reverendi Padri Minori osservanti di Sant'Anna a Capodistria. Ridotto quel convento ai tempi di Monsignor Legat ad un solo sacerdote: il padre Antonio, il quale, poveretto specialmente dopo pranzo si sentiva in vena di cantare con la voce chioccia per due, il vescovo, in un suo viaggio a Roma, avea ottenuto da Pio IX la cessione del convento stesso il quale doveva essere subito nello stesso anno (1858) mutato in seminario diocesano. Se non che i frati, subodorata la faccenda per mezzo del cardinale protettore, fecero revocare la concessione del Papa, spogliarono i conventi della Dalmazia e fecero ogni sforzo per ripopolare il convento. Come frati hanno fatto il loro interesse; ma intanto il progetto del Legat abortì; e san Francesco un'altra volta legò col pio cordone, non solo le spade, come diceva il conte Attilio nei Promessi Sposi, ma anche le chiavi di S. Pietro. E si noti che così era bene avviata la faccenda del Seminario, che il vescovo Legat avea raccomandato al Preposito Stradi di fare una questua in città per provvedere ai primi bisogni dell'impianto. Sono cose note a Capodistria lippis et tonsoribus', e tutti rammenteranno come lo scrivente abbia percorso tutta la Calleghe-ria per raccog'iere dagli esercenti l'obolo a benefizio del Seminario. E tanta fu la generosità dei Capodistriani e la fiducia, che in due giorni si raccolse la somma di circa trecento fiorini, quali furono consegnati e ricevuti con molto aggradimento da Monsignore e con un sorrisetto di giunta. Andato poi a monte il seminario, con detti fiorini e con altri raccolti a Trieste, e coi fondi lasciati dal vescovo Dobrilla, fu istituito invece il convitto a Trieste, convitto, come è noto, oggi come oggi, di colore e d'intendimenti slavi. 0 vicenda delle umane sorti! Chi l'avrebbe mai detto che i denari raccolti come sopra dolessero poi finire in tal modo? Mi si lasci però • Imeno il vanto modesto di avere anche io contribuito mio malgrado all'opera. Non ci vuole poi tanta aritmetica per capire che il sassolino ce l'ho portato anche io; e che tuttora di quei denari *) E noi siamo in grado di fare un' altra aggiunta. Il progetto venne secondato se non promosso dalla deputazione comunale di Capodistria; e in prova abbiamo letta di questi giorni una Nota di data 14 aprile 1858 diretta dalla deputazione a monsignor Legat, nel suo testo originale tutto scritto di pugno del dottor Antonio Madonizza. (N. d. R.) ce ne avanzano, per provvedere a que' bei cecini i1 lucido necessario a tenere puliti e lucenti i tradizionali stivali. Sic vos non vobis, come dice il latino. Torniamo a bomba subito. Il Benussi tesse quindi la storia della fondazione del convitto paren-tino-polense a Capodistria per iniziativa di Monsignor Glavina, erede dello spirito del Legat. Troppo è nota poi la defezione del Glavina stesso ; di che non mi stupisco punto, considerando l'influenza che sugli spiriti amanti della quiete esercita V ambiente. E Monsignor Glavina, che fino dal 1848 ho personalmente conosciuto a Gorizia, dotato d'animo mite, ne ha forse sofferto più d'ogni altro, ed a tempo, visto che la lotta con lo slavismo era per lui affare spinoso e difficile, se ne lavò le mani, e rassegnò il reggere et gubernare, pago del benedicere et sancii fica re. Senza ingrossare la voce amo meglio di dare questa spiegazione al fatto, indotto a ciò da lontane memorie che mi allietano la senile fantasia. Da ultimo, il Benussi, dopo aver esaurito il suo tema, riassume con lucido ordine gli argomenti e conchiude con le seguenti nobilissime parole "Ai nostri vescovi diciamo impertanto di stare sull' avviso, di non lasciarsi sopraffare dagli avvenimenti. Custodiscano essi con gelosa cura e fermezza quel sacro deposito di fede e d'intima urr'one p1 centro della cattolicità, che da lunga se.'e <" secoli fu loro tramandato dai predecessori, lottanti con ben altre difficoltà che non siamo le presenti, e che è il più nobile retaggio delle nostre chiese episcopali. Il clero istriano assista e conforti i vescovi in questa pia opera, come la chiamava i' concilo aquilejese, rendendosi di questa guisa egualmente benemeiito della religione e della patria. Ed 1- 'cato per ultimo non dorma, si rammenti che esso pure foglia pavte importantissima nella chiesa ed abbia presente alla memoria il vecchio adagio: vigilantlbus jura:„ Verissimo; il laicato ha avuto nei difficili momenti una gran voce in capitolo (e tutta la stoi'a ecclesiastica lo attesta da Santa Catterina da Siena allo Chateaubriand ed al Bonghi). E tra un laico pio e dottò, quale in questo libro si dimostra il Benussi, e gli sproloqui del Diritto Croato, del Volarich, e di altri preti slavi fanatici, e russofili non vi può essere alcun dubbio nella scelta : i nostri Monsignori ci pensino. | - ------ INDICE DELLE CARTE DI RASPO (Archivio provinciale) Filza IO. (Continuazione vedi n. 8 anno XXIV e seg.) In questo tempo (a. 1546 e 1547) prete Matteo Megiacich era pievano a Lanischia e prete Nicolò Mizarich pievano a Sdregna nel Marchesato di Pietrapelosa. anni 1545, 1546, 1547 e 1548 c. 225-234 Capitano Giammaria Contarini Mansorum et herbatieorum Locazioni di terre dello Stato e dell'erbatico. I terreni (masi) sono dati in affitte solitamente ai villici stessi del territorio ove si trovano per un quinquennio verso la corrisponsione di un dato prezzo. L'erbatico invece è affittato a gente lontana e d' anno in anno. Vengono a chiederlo da Parenzo e sino da Pola. Nell'anno 1545 l'erbatico nel territorio di Racievas dato a nn tale di Due Castelli aveva fruttato al capitano lire 201 nonché, a titolo di regalia, 100 lire di cacio, due capretti e un castrato di due anni, oppure per esso lire cinque. Nell'anno seguente l'erbatico della villa vai bone super carsio era stato dato a uno di Villanuova nel territorio di Parenzo per lire 41 s. 6, 300 lire di cacio e un capretto. Similmente l'erbatico della villa di Cropi-gDecco l'ebbe Nicolò de Sabini di Capodistria. L'erbatico del Castello di Raspo fruttò lire 99 s. 4, più le solite regalie nell' anno 1546. Nello stesso anno l'erbatico della villa di Terstenicco l'ebbe uno di Momarano. Nell'anno 1547 l'erbatico della villa di Bergodez locato a uno di San Lorenzo, diede lire 100 in denaao, lire 60 di cacio, due castrati o per essi lire 9 e un capretto. L'erbatico dell'Orliach fu dato a uno del Carso di Pirano per lire 96, lire 50 di cacio e 4 capretti nell' anno 1547. — anni 1545, 1546, 1547 e 1548 c. 235-284 Capitano Giammaria Contarini Éxtraordinariorum primus Registro di atti diversi. Atti di procura, estimazioni di danni dati ai campi. Sentenze volontarie, con cui la parte assume un'obbligazione verso altrui. Dichiarazioni giurate dei cattaveri del comune di aver po3to i termini nei campi fra due confinanti in lite, esenzioni triennali dalle imposizioni publiche a chi è accolto ad abitare quale vicino. Compromessi, sentenze arbitramental". Ingiunzione ai Zupani di Rozzo, Colmo, D-aguchio, Sovignacco e Verch che in tutto ciò che sorpassa le lire 5, si in sequesrri come in vendite, pignorazioni ecc. essi non debbano ingerirsi. Terminazione capitanale in forza della quale sono confermati a vitaqurH sacerdoti ordinari beneficiati e canonici della chiesa di S. Bartolomeo di Rozzo prete Gerolamo Bencich, prete Gerolamo Greblich e prete Bartolomeo Iuresich con tutti gli utili che vanno congiunti (a. 1548). — anni 1545, 1546, 1547 e 1548 c. 285-428 Capitano Giammaria Contarini Preeiptorumet sententiarum primus, seeundus, tertius. Registro di termini, precetti e quaiche sentenza in processi civili. — anni 1545, 1546, 1547 e 1548 c. 429-468 Capitano Giammaria Contarini Pignorum mobilium et stabilium Registro di pegni consegnati in forza di sentenze, estimazioni dei medesimi e loro incanti. Sono campi, prati, vigne, bestiame, vestimenta ecc. anni 1546 e 1547 c. 469-482 Capitano Giammaria Contarini Elevatio testamentorum Tre cedole testamentari sono presentate nell' ufficio capitanale per essere proclamate. La prima è scritta da prete Giorgio Magurich (o Maurich o Mazarich?) di Sdregna beneficiato in Verch ed è di Marina moglie di Giovanni Gerbcich di Verch. La seconda è di Luca Crancich di Verch ed è scritta dallo stesso prete. La terza è di Elena Rusgnacoviza di Sovignacco ed è scritta da prete Giovanni beneficiato in Sovignacco. anni 1545 e 1546 c. 483-495 Capitano Giammaria Contarmi Liber taxationum expensarum Registro di spese tassate dal cancelliere capitanale Francesco Argenta in alcuni processi civ'li. anni 1545 e 1546 c. 486-524 Capitano Gimmaria Contarini Processus criminalis contra Antonium filiurn Philippi Lottodich et socios de PinguenU Rissa avvenuta in Pinguente nella contrada frachia dinanzi alla bottega di Lorenzo Cardoni calzolaio e poco lontano della casa di Iacopo de Germania. L'accusa è portata al tribunale dal cavaliere capitanale Alberto da Brescia contro Antonio di Filippo Sottodichio, Vincenzo di lui fratello, un tale nominato Chirino e Baldo Battelli di Rozzo. — anno 1547 c. 525-529 Capitano Giammaria Contarini Elena di Grise Podecca da Rozzo dà querela ad Antonio Sancich di Rozzo il quale avrebbe offeso la sua onoratezza, tanto che Giovanni Gastericli non volle più sposarla. — anno 1545 c. 530-557 Capitano Giammaria Contarini Processus criminalis contra Petrum Nicolich de vicinatu pro furto et eius complice» Donato Malipiero, podestà capitano di Capodistria con dispaccio 30 ottobre 1545, narra al capitano di Raspo il fatto di Pietro Nicolich, morlacco, di Visinada — luogo soggetto in criminale al reggimento di Capodistria — affinchè proceda contro di lui quale imputato di furte commesso nel territorio di Rozzo, paese sottoposto al capitanato di Raspo. Il Nicolich rubò due bovi che pascevano nel territorio di Rozzo, poi li diede a Matteo Diviach e Pietro Grobacich, morlacco, — ambidue abitanti nel territorio di Montona — i quali andarono a Parenzo ove li vendettero a Giovanni de Sinai dis beccaio di quella città. Il Nicolich è punito per tre anni continui a vogare il remo in galea e bandito in perpetuo dal capitanato di Raspo, i due complici a due anni di remo e al bando dal capitanato per dieci anni continui. A pagare la taglia bandita e le spese del processo vengono confiscati i loro beni. — In questo anno 1545 abbiamo podestà a Montona Giambattista Molin e a San Lorenzo Francesco Marcello. anno 1546 c. 558-565 Capitano Giammaria Contarini Processus contra stippam codelich de Parentio occasione vulneris Giorgio Rogonichdi Visinada trovandosi alla fiera di S. Spirito nel territorio di Pinguente il 13 di giugno 1 >16, venuto a contesa per cagione di una donna, fu ferito dp Stefano Codolich d Villanova di Parenzo. Il quale viene condannato a pagare lire 25 di multa, la quale poi viene ridotta a sola lire 12. — anno 1547 c. 566-571 Capitano Giammaria Contarini Michele Gerbaz, vice-cavaliere, dà querela al zupano di Colmo Matteo Cnchia, il quale si sarebbe rifìiutato di trattenere in arresto un tale a cagione di certi disordini commessi alla fiera di Colmo. Ma uditi i testimoni, il Cuchia viene provvisoriamente prosciolto dal carcere. anno 1546 c. 572-579 Capitano Giammaria Contarini Margherita, moglie del fu Biagio moliner, dà querela a Pinosa figlia del prete Bartolomeo Cocever, la quale durante una contesa le scagliò un sasso alla testa in modo che riportò una lesione, come appare dalla perizia del chirurgo Cosmo. anno 1547 c. 580-589 Capitano Giammaria Contarini Processus contra vicinos ville de Lenischia Citarsi ob damnum illatum Ulis de Bergodez Il zupano della villa di Bergodez sul Carso, Matteo Clobaz, denuncia il zupano di Lanischia Michele Gerbaz, il pozuppo di detta villa Michele Urta, nonché Martino Ferie, Matteo Strologo, Andrea Strologo, Giovanni Sina^ticli, Berte Crismanic'i, Grise Ivan-cich, Giorgio Cremancich, Luca Stenta, Martino Chichio, Visco Bre-gliavar e Lorenzo Smatich tutti di Lanischia per il fatto che essi volendo danneggiare i loro vicini di Bergodez, condussero tutti i loro animali — sieno bovi sieno cavali' — a pascere in due campi seminati a frumento e spelta, siti in certa località da loro chiamata ziele brech, di proprietà di Giorgio Brencovich e Giorgio Sosich in modo che distrussero ogni cosa. Vengono tutti puniti, atteso le povertà loro, in lire cinque cadauno ; il zupano però col consenso del quale commisero quella devastazione, ottiene doppia pena, e cioè di pagare lire dieci. — ann» 1546 c. 590-607 Capitano Giammaria Contarini Processus criminalis contra Zuanem Curntsich de Suvignacho et Iacobum Corneriza sotios occasione furti. Giovanni Cernesich di Sovignacco è punito per ciò che rubò due pelli di bove a Lorenzo Ivancich di Segnach nella giurisdi-■ zione di Racizze. Codeste pelli egli vendette al calzolaio in Pin-| guente Matteo Cerdon al quale andava debitore di s. 25 che era il prezzo di un paio di scarpe. Per dette pelli ebbe da lui l. 4. s. 19 quali pesorno l. 22 on. 2 a rason de s. 41/., la lira. Al detto Ivancich erano stati rubati ad opera di sconosciuti ancora altri effetti, come: otto vesture da dona de griso sottil biave et negre et una de pano paonazzo et una pelizza de donna alla usanza che costò da lire XX. Poi dodici fazuoli de dona de quelli se porta in testa che gli costarono lire 3 1' uno ed altri capi di vestiario fatti tingere da lui a Capodistria l'opera sola del tintore gli costava soldi 8 per capo. Un banchaletta, fazuoli da man, doi anelli d'arzento che gli costarono a Capodistria un mocenigo 1' uno e molte masserie di casa. — anno 1547 c. 608-629 Capitano Giovanni Contarini Processus criminalis contra Iacobum sgnidar de pinguento ob castratos furatos Antonio Lottodich macellatori Iacopo Snidar è condannato alla pena di vogare il remo in catena per mesi diciotto perchè rubò alquanti castrati al beccaio pinguentino Antonio Lottodichic. anno 1547 c. 630-637 Capitano Giovanni Contarini Absolutio Laureata filii ser Andree Sersich de pinguente a suo banno. Lorenzo figlio di Andrea Sersich, pinguentino, punito nell'anno 1545 del capitano di Raspo Nicolò Loredan al bando di quattro anni per furto commesso in Pinguente, viene assolto dal capitanato G. M. Contarini per hauer liauuto il beneficio di redimersi del bando da il strenuo ser Andrea de verona contestabile di capodistria per hauer preso un piero Nicolich de vicina, condannato in galia al remo in ferri per imputation de furto. anni 1546 e 1547 c. 638-645 Capitano Giovanni Contarini Visum et repertum Chaterine uxoris Leonardi Clanovar de villa Cropignachi Leonardo Clenovar, abbatuta la porta di casa, venne una notte assalito nella sua casa a Cropignacco sul Carso di Raspo da otto morlacchi sconosciuti, legato, bastonato e quindi spogliato di tutto quanto aveva in casa. La moglie Caterina venne anche sì fattamente maltratata che poche ore dopo mori. Attesa la gravità del fatto, il capitano informa ia Signoria, in seguito a che la lettera ducale Francesco Donà, 18 gennaio 1546, dà facoltà al capitano di Raspo che possa publicare — come fa veramente — che se alcuno accuserà quegli sconosciuti morlacchi in modo da scoprire chi veramente fossero, avrà lire mille. E se uno degli autori del misfatto verrà a manifestare gli altri suoi complici, oltre la impunità avrà anche la taglia predetta. Nidolò degli Elmi chirurgo a Pinguente, riferisce circa le ferite iscontrate sul corpo del nominato Leonardo. anno 1546 c. 646-651 Capitano Giovanni Contarini Sententie in primo arrengo Registro di alquante sentenze pronunciate dal capitano Giovanni Maria Contarini in publico arrango ad sonum campane et premiisa tuba congregato in logia parva comunis pinguenti la domenica 14 febrraio 1546. Erano presenti Antonio Lugnani contestabile della Compagnia di Raspo, i due giudici del comune Gerolamo Lottadichio e Ottaviano Lugnani quali testimoni, nonché il cancelliere capitanale Francesco Argenta. — anno 1548 c. 652-667 Capitano Giovanni Contarini Presentatio de persona Gregori Sorzich banniti de terris et locis. Iacopo de Giovanni de Bissaris, nobile vicentino, trovandosi in via da Rozzo per venire a Pinguente, presso la chiesa di San Giovanni, allo scopo di essere assolto dal bando inflittogli dal podestà di Vicenza, prese benché ferito a morte e condusse al capitano Contariri Gregorio Sorzich pertinente alla giurisdiziona di Dne Castelli e bandito dal podestà di Rovigno Almorò Michiel da tutto lo stato veneto. Compiuta tale presentazione, il de Bissaris «Mede di essere assolto dal bando. Intanto il Sorzich è cacciato in prigione e medicato dal chirurgo Cosmo. Ma poiché Sebastiano Trevisan podestà di Rovigno ricercato dal Contarini non vuole mandargli la copia della sentenza di bando inflitto al Sorzich, perchè Tuleva che fosse di sua spettanza il giudicare il presente caso, il capitano ne informa gli Avogadori di comun. anno 1547 c. 668-681 Capitano Giovanni Contarini Sententie pecuniarie in arrango generali secundo Registro di alquante «eutenze pronunciate dal capitano «alla piazza di Pinguente nell'anno 1547. anni 1545, 1546, 1547 e 1548 c. 682-737 Capitano Giovanni Contarini Denuntiarum et accusatioMim primus Registro di reati minori col processo e rispettiva sentenza. Anni 1545, 1546 e 1547 c. 738-787 Capitano Giovanni Contarini Damnorum datorum primus. Registro di danni recati ai campi dal bestiame col processo « colla punizione dei danneggiatori. Anni 1545, 1546 e 1547 c. 788-915 Capitano Giovanni Contarini Appelletiones Ardignani Il capitano Contarini con lettera 6 settembre 1545 ricerca il podestà di Dignano Sebastiano Quirino che, appellatosi presso l'ufficio capitanale Vito Malusato (Malusa) di Dignano sulla sentenza pronunciata contro di lui dal predecessore del Quirino Tomaso Zeno e a favore di Luca morlacco, voglia spedirgli copia della sentenza e degli atti rispettivi. — Simile ricerca per l'appellazione presentata da Antonio Gambaletta di Dignano contro sentenza pronunciata del predecessore in favore di Antonio Antonelli. — Simile per Luca di Dignano che s' è appellato da sentenze contro di lui pronunciate e a favore di Simone Bada-covich e di Andrea Gomoglia. — Altre appellazioni di Matteo Curitich, di donna Fumia vedova di Biagio Biasolotto, di Martino Milani, di Antonio Antonelli, di donna Pasqua moglie di ser Antonio Malusato, di Vito Malusato, di Venier palino (?), di Tomaso Cando, di Michele de la Marca, di Daniele Furlan e Cristoforo Biasiol, di Bartolomeo Bergomense. — Lettere al podestà di Dignano Vittorio Michiel che lo ricerca degli atti e della sentenza pronunciata in favore di Simeone Buscator da Montona contro Antonio velichonis. — Lo stesso per l'appellatone venerii venerarij?, di Martino Trolis, di Luca morlacco o di Pietro di Jadra. — Appellazione di Martino Zofar di Racizze da sentenza contro di lui pronunciata e a favore di Biagio Locbol di Vodiza da Francesco boldestain, signore di Racizze (a. 1547). — Altre appellazioni dignanesi di donna Pasqua Malusà, di Venier Palino, di Antonio Cerdon e di Michele de la Marca. Anno 1546 c. 1126-1133 Capitano Giovanni Contarini Processus D. Martine uxoris strenui loarnis Marie Vicich sti-ftndiarii pro elevatione testamenti q. d. urse reliete q. Iacobi de Upore. Viene decretato che sia redatto in publica forma il testamento di donna Orsola moglie del fu Iacopo de Lepori di Capodistria, per il quale tutta la di lei sostanza è aggiudicata a donna Martina del fu ser Francesco de Lepori, moglie di ser Giammaria Vicich di Pinguente. [ (Continua) G. V. — Portole h---——-------—~ ItST o t i z i e Ha prodotto un senso profondo di meraviglia e di dolore, la pubblicazione, nell' Istria del 25 Nov. pp., delle motivazioni con cui il ministero di Giustizia, sentito il ministero dell' Interno, in una nota diretta alla Giunta provinciale, domandò il parere della Dieta provinciale sulla convenienza di trasportare il Tribunale Circolare da Kovigno a Pola ; parere richiesto a sensi della legge 26 aprile 1873, N. 62. E facciamo eco alle giuste osservazioni con cui la redazione dell'Istria accompagna quella nota: "L'intonazione complessiva, oltre che non persuadere ; ingenera di primo acchito il convincimento, che si abbia voluto un po' troppo avvilire ed umiliare una città, attribuendole difetti e mancanze che in gran parte non sono vere, e in parte sono per lo meno esagerate e rimediabili. E, francamente detto, Rovigno non meritava questo. Osserveremo ancora, che le argomentazioni atte a dimostrare un miglioramento del servizio della giustizia col trasporto del Tribunale a Pola o mancano affatto, o ci sembrano molto labili — a parte l'intento di migliorare le condizioni materiali e sociali dei signori impiegati. Certo si è, che un tale atto solleverà infiniti commenti e molto disgusto, specie a Rovigno, che è parte vivamente interessata.» 11 giorno 24 Ottobre venne riaperto nell'aula dello storico Parlamento Subalpino in Torino la seconda sessione del primo congresso delle società economiche sotto la presidenza dell' on. Paolo Boselli ; erano presenti l1 on. Luigi Luzzatti, il comm. Aiello, il senatore Alessandro Rossi e molti egregi economisti. Relatore dell'importante tema agragrio fu il prof. Alessandro Garelli, il quale presentava nna elaborata relazione pelle forme e pelle applicazioni teoriche e pratiche del credito agrario personale in relazione colle condizioni generali del credito quale è oggi L'egregio prof. Garelli nell' applaudita e dotta sua relazione accennò alle forme ed alle mutazioni rapidamente avvenute nel campo dell'industria agraria dove le nuove macchine che ogni giorno si vanno fabbricando ed introducendo nell' uso quotidiano, dànno continuamente un impulso irrefrenabile e veramente meraviglioso a quella trasformazione agraria di cui è questione. li credito, come per le altre industrie così deve essere il nerbo dell'agraria, purché tenuto nei limiti dovuti e adoperato colla massima prudenza e sagacità. Attenendosi unicamente al credito agrario personale, l'egregio Garelli difende a spada tratta l'agricoltura iu generale, sino ad ora considerata meno saviamente ed equamente di quanto merita. Egli sostiene inoltre essere un pregiudizio il credere che il capitale mobile non possa avere le medesime garanzie dal coltivatore di terre che non dagli altri industriali. li Garelli vuole che il credito personale sia meglio regolato per legge e da esso l'agricoltore possa trarne i maggiori frutti sia col mezzo della cambiale, sia col cash credit delle banche scozzesi (conto corrente allo scoperto) sia colle sovvenzioni che ricorda, ad es., la Cassa di risparmio di Bologna (la prima del mondo per importanza, come dissero Leroy-Beaulieu e Luzzati). Ma l'agricoltore non può secondo alcuni essere soggetto alle disposizioni della legge commerciale al pari del commerciante ; secondo il Garelli invece lo dovrebbe senza distinzione, perchè il credito agrario non può scostarsi dalle altre forme di credito commerciale. Colle Banche popolari (sostenute da valorosi campioni quali il Luzzati Luigi, il Maggiorino Ferraris, Enea Cavalieri, ecc.), colle Casse di risparmio, colle Casse rurali di prestito (sistema che il dott. Wollemborg diffuse con successo nel Veneto), coi sindacati agrari che potranno tramutarsi in Banche agrarie regionali, il Garelli trova i mezzi più acconci all' uopo. Ed oltre le Banche ordinarie su cui fa grande assegnamento per 1' avvenire economico agrario, il Garelli aggiunge : «Ai Comizi agrari spetta l'alta direzione del movimento agrario nella regione ove operano. Se vogliano perciò rispondere allo scopo per cui esistono, ad essi incombe di promuovere la creazione di ogni specie di questi Istituti, e spronare gli esistenti ad entrare in questa nuova via, mostrandone tutto il vantaggio, ed avvicinandoli agli agricoltori che dovrebbero fruirne. L' opera, sebbene di pura direzione, non cesserebbe di essere assai pratica, perchè solo persone autorevoli possono servire di guida su questo terreno quasi inesplorato, per quanto fertile, ed indurre i ritrosi a tentare il primo viaggio. Nè meno degno è il compito della stampa. Per ottenere l'intento, è necessario produrre un mutamento nella pubblica opinione, e per creare questa nuova corrente d'idee niuno può meglio riuscire che la stampa sotto tutte le sue forme, perchè nessuno esercita sulla pubblica opinione un' influenza della sua più efficace». A noi importa particolarmente accennare alla discussione sul punto secondo delle conclusioni proposte dall' on. Garelli, che riguarda l'estensione delle Banche popolari, le Casse di risparmio e le Banche di credito ordinario sulle più remote campagne col mezzo di succursali, d'agenzie agrarie di sconto e di Casse rurali di prestito. Su questo punto parlò l'on. Luigi Luzzatti dice che il credito alla industria agraria è essenzialmente personale, squisitamente popolare, in questo senso che non v'è nessuno che faccia maggiore appello alle qualità morali di chi lo chiede. E allora quale istituzione meglio vi corrisponde delle Banche popolari? Ricorda che egli cercò di costituire nei minori centri tali Banche, ie quali hanuo vocazione specialmente agraria; però non esagerò in tale sbocconcellamento del credito agrario, ricordandosi 1' ammaestramento del Cattaneo che nelle nostre tradizioni storiche il credito agrario esce dalle città. Le Casse di risparmio dal canto loro raccolgono nei grandi centri i guadagni del commercio e dell' industria, riversandoli poi come benefica rugiada sulle campagne. Perciò, senza pregiudicare la questione giuridica, appoggia la conclusione del cav. Garelli. Il seguente ordine del giorno, proposto dall' on. Luzzatti e votato all' unanimità : «Il Congresso, facendo plauso alle numerose Casse «di risparmio e Banche popolari che aiutano il credito «agrario, le addita alla riconoscenza degli agricoltori «italiani ed eccita gli altri istituti di simile specie ad «imitarli, curando segnatamente le piccole Banche mutue «agrarie e le Casse rurali». La Società Operaria Triestina commemorerà nel giugno 1894 il compimento di 25 anni di esistenza. La detta Società bandisce in tale occasione un concorso a premi per il componimento poetico, sul quale verrà musicato un Inno da eseguirsi in quella ricorrenza. L'Inno dovrà essere una manifestazione fedele-dei carattere e degli intendimenti cui la Società — sul campo del solidale aiuto tra i lavoratori e della difesa dei loro diritti — in armonia col proprio programma statutario, sin dal suo nascere, si informa : popolare e piano; breve; preferibilmente a strofe chiuse da ritornello, e terminato, per maggior adattabilità all' andatura musicale di tale componimento, da verso tronco. 11 Concorso resta aperto a tutto il 21 die. 1893. --—s^SX®?7*®--—1 Cose locali La direzione del nostro Teatro sociale ha scritturato per il venturo carnovale la compagnia drammatica diretta dai signori Tellini e De Farro ; daranno 22 rappresentazioni, cominciando col 15 gennaio. Di questa compagnia ecco cosa ne ha scritto il Corriere di Gorizia del 21 novembre p. p. : "Sabato 18 esordiva colla Fernanda di Sardou, la Compagnia diretta dai signori Tellini e De Farro. La fama che la precedeva non si è smentita, e ne citiamo in prova gii applausi ai singoli attori e le chiamate al proscenio ad ogni finale d'atto. È un complesso di buone attrici ed attori : la signora Fulgida Venturi, che per la prima volta si presenta al nostro pubblico, si è manifestata una attrice di merito. Elegante, intelligente, appassionata, nel carattere di Clotilde ebbe momenti felicissimi. La signora Maria Marussig, interpretò il personaggio della protagonista con fina intelligenza e grazia, ed a lei pure compete molto merito nel successo. Il signor Tellini già favorevolmente conosciuto dal nostro pubblico, nella parte di Andrea ha confermato la bella fama che lo annovera fra i buoni attori del giorno. Nuovo per il nostro pubblico era invece l'attore comico signor Angelo de Farro, che però, nella difficile parte di Pomerol riuscì vittorioso, facendosi continuamente applaudire, specialmente nella gran scena del terzo atto, con Clotilde. Tutti gli altri secondarono bene i personaggi principali. Raccomandiamo alla zelante direzione del Teatro di farci sentire le vecchie ma sempre belle produzioni nazionali dei Cecconi, Ferrari, Gherardi del Testa, Giacosa, Torelli, già sicuri che non saremo privati della Fernanda, della Moglie ideale, de La fine di Sodoma ecc. ecc. dell' inevitabile Amleto. ----------i Appunti bibliografici Marco Tamaro : Le città e le castella dell' F stria. Volume secondo. Parte seconda Dignano). Io dico seguitando (') che questa seconda parte del volume, per varietà e per vivezza di descrizione mi è piaciuta ancor più della prima. Il principale inerito dell' autore consiste nell' avere scritto, dopo aver tutto veduto, e quasi toccato con mano. A differenza di quelle descrizioni che si fanno d'un paese, o per sentita dire, o per averlo veduto a volo d'uccello queste hanno il merito di essere tolte dal vero. Come il vecchio Kandier anche il Tamaro può ripetere — Mi son sta, mi go visto. Certo l'autore non ci rapisce come gli scrittori di primo ordine, il De Ainicis per esempio, con la magìa dello stile; ma ci piglia amorevolmente e alla buona per mano e ci dice: venite dietro a me, guardate qua, mirate là, sentite questo, notate quello. Nel giudicare di un libro, bisogna ben tenere conto delle intenzioni dell'autore; e da chi mi promette una scarrozzata con un buon cavalluccio del paese io non posso pretendere mi porti su su sulle nuvole con un pallone aerostatico. Questi viaggetti senza pretese arrecano pure non pochi vantaggi. Io per esempio, a Valle, a Dignano non ci sono mai stato, pure il Tamaro mi ha ajutato a formarmene un'idea; e quante belle cose mi ha insegnato! Ho saputo che a Valle siamo su di un terreno storico; che passava la strada consolare romana, che le antichità vi abbondano ; e quanto poi vi si dice degli agri colonici in generale e della storia di Valle, dei suoi statuti, degli edifizi ecc. ecc. ha giovato assai ad ordinare le mie idee e a dare una rinfrescatina alla memoria che qualche Tolta si permette qualche scappatina fuori di casa. E quante utili notizie qui e in tutto il libro per la toponomastica istriana da offrirsi all' illustre Ascoli pe' suoi studi! Ha ben dunque ragione il Tamaro di esclamare: "Nessuna maraviglia quindi se la romanità è in noi radicata nel sangue, come l'amore intenso a questa terra, ogni zolla della quale ci ricorda antiche glorie e immani sventure, (pag. 461) Toccato di Canfanaro, l'autore ci conduce quindi a visitare le romantiche rovine de' Due Castelli ; e opportunatamente ricorda versi del Contento e del Fachinetti. La nota dominante nell'Istria, già altre volte l'ho notato, è in tono minore; una gran malinconia si diffonde e regna sulle nude scogliere, sui boschi sfrondati, sulle desolate campagne lontane dai centri specialmente nell'Istria bassa. L'autore ha espresso bene il colore locale in vari punti del libro, come in questa descrizione del suo viaggio tra le rupi di Due Castelli, e nella sua gita al canale di Lerne nella prima parte. La musica però non è sempre in tono minore; spesso dalle nostre cittadelle al mare, dalle isolette, dai colli vestiti di olivi e di viti s'alza al puro cielo, si diffonde sul mare azzurro un inno di festa. A Dignano adunque, a Dignano alta, allegra, nel puro aere, sotto ampio orizzonte, e con una vista stupenda fino alle Giulie e alle Carniche, nella gloria del sole, come dicono i nuovi marinisti. I luoghi, si sa, prendono aspetto dalle condizioni atmosferiche, si dipingono, o lieti o tristi, nella nostra fantasia e vi rimangono, secondo il buono o brutto tempo. Ed era una bella giornata in propizia stagione quella, in cui il Tamaro visitò Dignano. La descrizione è quindi vivace; a Dignano 10 non ci sono mai stato, ma sento che ci starei volentieri, a differenza di altri luoghi vicini, da me veduti in un'orrida giornata di scilocco. E tutto mi riesce perciò simpatico. Veggo il paese disegnarsi lungo lungo in forma di ipsilonne, ammiro la piazza, 11 castello, la chiesa, la sagrestia, la cassa del beato Bembo, (Dio guardi le sue ossa dai topi); digerisco anche la storia dei canonici e delle chiese minori; e mi trattengo con piacere a leggere dei costumi, degli usi, dei canti del popolo. Il mio giudizio su Dignano è bello e fatto, veggo quelle famose botteghe da barbiere, dove si pigliano tuttora gli avvenLori pel naso ; mi faccio raccontare vita, morte e miracoli di tanti bravi Dignanesi, del Sotto Corona, del Della Zonca, e del celebre naturalista B. Biasoletto farmacista a Trieste all'insegna dell'orso nero; orso nero che faceva ispiritare me povero fanciullo, quando da via Carintia filava pel Ponte Bosso alla scuola ogni mattina con la paura in corpo di un altro orso : orso bianco, ex caporale e maestro tedesco. Entro da ultimo in un osteria e vo' centellando il famoso vin rosa, quel prelibato vin rosa col quale il patriottismo e la pietà dei buoni Dignanesi verso gl'infelici prigionieri vollero, promotore Antonio Vidacovich, mitigare gli orrori del carcere a quella buona droga di Prete Pero e compagni trent'anni or sono a Trieste. Con gli stessi sentimenti, e sempre con le buone disposizioni prodotte dal vin rosa segno l'autore nella sua gita a San Vincenti, assisto a un matrimonio di contadini morlacchi, e prendo appunti sul castello già feudo dei Griinani. A proposito dei Griinani ; qui non era il luogo opportuno; ma sarà bene rammentare al Tamaro che questi Grimani sono proprio i discendenti di Antonio Griinani nemigo de Dio e dei christiani, degno dì esser manza dai cani, come dicevano le scritte col carbone sui muri nel 1499 a Venezia, perchè reo di aver perduto contro ai Turchi la battaglia del Zouchio; e perciò messo in ferri a Parenzo e condotto a Venezia prigioniero di stato. Quando tratterà di Parenzo, il Tamaro ce ne saprà dire qualche cosa ('). L'autore da ultimo ci trasporta nel castello di Barbana, di cui rende così bene il colore locale, che quelle mura desolate, e quella chiesa irregolare, con tutti gli accessori feudali si sono proprio stampate nella mia fantasia. Ma il feudalismo di Barbana era corretto dalla civiltà veneta, nè quel maniero nulla avea di comune con altri covi ai confini settentrionali della provincia. E dalla feudale e lontana Barbana usciva quel lume del clero che fu il Canonico Stancovich, onore dell' Istria. A proposito dell'ara votiva al nume Melesoco, per cui tanto inchiostro fu sparso, dirò anche io la mia opinione. In ciò, credo, sia accaduto tutto il contrario che nell' orto della monaca di Monza. Qui sì, invece di scavare vicino, meglio era scavare lontano. Voglio dire che, vista la tendenza dei Romani di accogliere tutti gli Dei vinti, e specie negli ultimi tempi le superstizioni degli Egiziani, inclino a dar ragione ai filosofi recenti che fanno derivare quel nome dall'egiziano, anziché dal greco e dal latino. Ma l'amico Tamaro, ha ben altro pel capo che attendere a queste mie chiacchiere. La via è lunga ; egli ci ha dato però prove di essere dotato di buone gambe. Viviamo nel finisecolo, in cui si va in velocipide da Milano a Chicago. Dunque coraggio, Marco, i cani vedendoti così in fretta passare ti ab-bajeranno dietro come a quell'altro. E tu non te ne incaricare e ... sempre avanti Savoja. P. T. --—m—-- "Varietà. Nel recente Congresso della Association franQaise pel progresso delle scienze, ebbe luogo una lunga e dotta discussione sui pericoli della salute, nei quali può incorrere la prima giovinezza, coli' abuso degli esercizi così detti sportivi. — E poiché si tratta della nuova generazione che sta a cuore a tutti noi, e può essere chiamata a grandi eventi, crediamo opportuno di metterla sull' avviso, come si è fatto dai nostri vicini di ponente, pur dicendo cose note ai medici ed agli igienisti. — Dopo che nelle scuole, e in parecchi dei ritrovi giovanili, ha preso vigore 1' atletismo, da che, il vigore tenace dei muscoli e l'agilità del piede, vi sono divenuti oggetto di preoccupazione, e d'emulazione ; s' è visto in Francia ripullulare tra giovani e moltipli- (•) Veggasi la Provincia XVIII, 9, XXI, 22, e la Nuova Antologia 1 Febbrajo 1893. carsi anche, la nevrastendia ; malattia |che, in passato, era generalmente doloroso retaggio solo delle persone dal sistema nervoso affrante dall'età, o dalle lotte della vita produttiva. Di più, M.r Legendre, inquel congresso, ebbe a segnalare un altro malore, che in questa fine di secolo giunse^ e... pur troppo, ad arricchire la patologia giovanile. È un guaio ricorrente dal cuore, che colpisce i giovinetti che durano lunghi gli esercizi della corsa, che nell' età del fisico sviluppo riesce pericoloso a tutto P apparato circolatorio, e che si estrinseca con accessi repentini ed intensi di palpitazione di cuore. A dir del Legendre il guaio s' è rilevato specialmente neii'età che corre fra il 14° e il 16° anno; periodo, durante il quale, avviene sovente che l'aumento in larghezza del torace sia in proporzione minore del crescere in volume del cuore ; che, invece, della continuità di faticosi esercizi ritrae dilatazione nelle cavità di destra. In quel Congresso furono pur segnalate quali conseguenze d' abuso d' esercizi fisici : le frequenti epistassi, o perdite di sangue dal naso, una dispepsia speciale (anomalia digestiva prodotta da indigestione soverchia di bevande) cefalee e insonnie ostinate per afflusso smodato di sangue al cervello, e disordini nella regione cervico-dorsale in parecchi adolescenti, che troppo a lungo stettero ricurvi sulla bicicletta. M.r Bouchard, pose fine alla scientifica disquisizione, col dire che l'abuso degli esercizi sportivi ha il deplorevole risultato di falsare interamente lo scopo della ginnastica ; che, misurata e rettameute intesa, è elemento essenziale di prospera vigoria ; e concluse soggiungendo che il soverchiare dello sport non può a meno di recare una scossa a quel livello degli studi, che le giovani menti sono tenute a serbare elevato, per onorare e far grande la patria. (Dalla Perseveranza) B. G. ---------- PUBBLICAZIONI L'Aracne, rassegna mensile illustrata. Disegni di ricami, stoffe, merletti. Con tutta coscienza raccomandiamo alle gentili nostre comprovinciali l'abbonamento a questo periodico, il solo per quanto ci è dato sapere che trati i con tanta ricchezza, varietà di tavole, e descrizioni accurate, l'arte gentile di Aracne. Si pubblica a Torino nella prima settimana d'ogni mese dai Fratelli Pozzo proprietari editori. Sommario dell'ultimo numero: Piove autuunali, M- Bobba — Era una limpida goccia (Sonetto), Alinda Bonani Brunamonti — La poesia dei viaggi, C. A. Levi — Da Saint-Beuve (Poesia), Biagio Allievi — La leggenda del vino, Maria Bobba — Corriere letterario, Maria Bobba — Cadon le foglie____(Poesia) Michele Grassi — Per le giovinette : Legende de la vigne, di M. Emile Chasles — Spiegazione delle tavole — Sciarada.