Received: 2014-05-10 UDC 821.131.1.0:373.3.011.3-051-055.2"18/19" Original scientific article "COME UNA MONACA, SENZA LE DOLCEZZE DEL CONVENTO". L'AMBIGUA PUREZZA DELLA MAESTRA Chiara SACCHET Via IV Novembre, 51, 31010 Mareno di Piave TV, Italia e-mail: chiara.sacchet@gmail.com SINTESI II presente lavoro e un excursus nella letteratura italiana a partire dalla seconda metä dell'Ottocento, attraverso la figura della maestra elementare. Tale personaggio compare quale rappresentazione letteraria parallelamente alla fondazione della scuola elementare unitaria. Un'analisi delle caratteristiche comuni allafigura della maestra, dai personaggi deamicisiani fino agli esempi letterari del primo Novecento, e sia uno specchio delle condizioni di vita e di lavoro degli insegnanti primari, sia uno strumento di indagine su quali fossero i significati attribuiti al primo lavoro intellettuale femminile. Le maestre ci vengono sempre presentate come deboli, ammalate, la loro figura e spesso legata all'ambito erotico: risultapertinente leggerle in un'ottica di contaminazione, sia dal punto di vista dei rapporti tra classi sociali che in un'ottica di genere. La conclusione del lavoro propone un confronto con testi di matrice autobiografica, diari o memorie poi pubblicate. Tali scritti rovesciano il punto di vista: la maestra e narratrice della propria esperienza. In tal caso permangono le condizioni di lavoro e le difficoltä, anche dal punto di vista della scomoditä del ruolo attribuito, ma vi e una riappropriazione e un rovescia-mento; alle difficoltä oggettive e alla "pericolositä" sottesa al lavoro si aggiunge un ele-mento di comprensione. Si sposta il punto di vista sull'avvenuto incontro, sulla capacitä di affrontare le difficoltä e vincere i sospetti, svolgendo appieno il proprio mestiere. Parole chiave: maestra, scuola elementare italiana, insegnamento elementare, lavoro intellettuale femminile, Scuola Normale "AS A NUN, WITHOUT THE PLEASURES OF THE CONVENT". THE AMBIGUOUS PURITY OF THE TEACHER ABSTRACT The present work it's an excursus into the Italian literature from the second half of 19th century, through the figure of the elementary teacher. This character appears in literature simultaneously to the foundation of the united Italian school. The analysis of the common features of this figure, from the first characters of De Amicis' books, to the examples of the early 20th century, both mirrors the real condition of life and work of the Chiara SACCHET: "COME UNA MONACA, SENZA LE DOLCEZZE DEL CONVENTO". L'AMBIGUA ..., 915-926 elementary teachers, and underlines the meanings associated to the figure of the feminine teacher, the first women intellectual job. Teachers are always presented as weak and poor (as actually they were), and their figure is often linked to the erotic sphere: it is for this reason relevant the category of contamination, both form a social and a gender point of view. The conclusion of the work is a comparison between other autobiographical texts, memories or diaries that were published, written by teachers. These writes overturn the point of view: the teacher is narrating her own experience. So, working conditions are still hard, the idea of being perceived as someone "contaminating/ contaminated" is still present, but there is a re- appropriation: teachers positively deal with material difficulties and suspects, and they do realize a real encounter with students and people. They underline their abilities on doing a work they're proud of. Key words: elementary teacher, Italian elementary school, teaching, intellectual women job, Normal school La figura della maestra appare, nella letteratura italiana, nella seconda meta dell'Ot-tocento. All'lndomanl, cloe, dell'lstltuzlone della scuola elementare, sanclta dalla legge Casatil poco prima dell'unificazione. La comparsa del personaggio letterario e cioe so-stanzlalmente contemporanea all'apparlre, nelle molte scuole clttadlne e rurall da poco lstltulte, dl reall maestre, del cul destlnl la letteratura rende una verltlera descrlzlone. La Pessenda non potendo aspettare il concorso, ha subito accettato il posto di mae-stra rurale, comune di Olevano, nel Cilento, con cinquecento franchi l'anno di re-tribuzione. Nel grave freddo di due anni fa, non aveva potuto ottenere una indennitä per il fuoco in casa, dopo avere invano scritto piu volte all'ispettore scolastico e al provveditore, per qualche sussidio, la madre le si e ammalata di bronchite e le e morta. Nell'anno seguente, il comune di Olevano, avendo dovuto sopportare qualche spesa maggiore nel bilancio, ha diminuito di cento lire la retribuzione della maestra elementare; la Pessenda e rimasta, contentandosi di quello, in mancanza di meg-lio, visto che non vacavano altri posti di maestra rurale e che i concorsi in cittä si facevano sempre piu difficili. Nell'ultima estate la Pessenda non ha usufruito delle vacanze, non avendo forse mezzi per recarsi in Piemonte; nell'agosto e stata presa dal tifo petecchiale, che e stato mal curato dal medico condotto. Essendosi nel paese La legge Casatl, del 13 novembre 1859, e ll prlmo ordlnamento leglslatlvo comune che regola l'lstruzlone: «proclamata nel regno di Sardegna e nella Lombardia da pochi mesi sottratta all'Austria, poi dopo l'Unita via via - ma con forti difficolta e ritardi- estesa a tutto il territorio, riordinando la nostra istruzione dalle prlmarle all'unlverslta, aveva lstltulto per alunnl dal 6 annl ln su una scuola elementare gratulta ln due blennl dl I e II grado; ll blennlo dl I grado era obbllgatorlo per tuttl dal 6 annl dl eta, ln locallta con almeno 5 obbllgatl; l'altro dl II grado come corso superlore soltanto ln Comunl con popolazlone magglore dl 4.000 abitanti e ovunque con almeno 50 iscritti» (Santoni Rugiu, 2006, 45). Chiara SACCHET: "COME UNA MONACA, SENZA LE DOLCEZZE DEL CONVENTO". L'AMBIGUA ..., 915-926 diffusa la voce che la sua malattia era contagiosa, ella e stata abbandonata da tutti, anche dalla contadina che veniva a fare i grossi servizi; quindi non si pud bene ac-certare il giorno della sua morte, avendola poi ritrovata quasi nera, sul letto, in una stanza senza mobiglio, con lefinestre aperte e un lume spento, per terra, in un angolo. (Serao, 1889, 983) Il drammatico racconto della breve vita della maestra Pessenda, ci introduce appieno nella tematica della rappresentazione delle vicende delle maestre, in particolare delle ma-estre rurali, nella letteratura dall'Ottocento in poi. E una rappresentazione la cui analisi risulta particolarmente pertinente in termini di contaminazione, sia per il modo in cui tali figure letterarie appaiono (e scompaiono presto) sia per i significati che a tale presenza sono sottesi. La storia di Pessenda appartiene alla conclusione di un racconto di Matilde Serao, Scuola normale femminile, ispirato alle reali vicende delle compagne di scuola della gior-nalista, dei cui spesso tragici destini Serao aveva gia scritto in un articolo, Come muoiono le maestre^. Sembra, a scorrere la casistica di quanto successo alle giovani ragazze, che il mestiere di maestra sia un mestiere contaminante, in molteplici modi ma, prima di tutto, dal punto di vista della salute: «essendosi diffusa nel paese la voce che la sua malattia era contagiosa, ella era stata abbandonata da tutti» (Serao, 1889, 983). Il topos della maestra debole di salute, ammalata, ricorre nella letteratura dall'Ottocento con grande frequenza, a partire da Cuore di De Amicis, nel quale «le maestre, come i maestri, [...] sono spesso tristi e sofferenti, insidiati dalla malattia, per lo piu poveri, con familiari a carico» (Bini, 1989, 334). La maestra di Enrico e, infatti, «sempre quella, piccola, col suo velo verde intorno al cappello, vestita alla buona e pettinata male, che non ha tempo di rilasciarsi, ma un poco piu scolorita che l'anno passato, con qualche capello bianco, e tosse sempre» (De Amicis, 1996c, 15). La madre di Enrico la interroga sulla propria salute: Mia madre gliel'ha detto: -E la salute, cara maestra? Lei non si riguarda abbastanza! - Eh, non importa, - ha risposto, col suo sorriso allegro insieme e malinconico. [...] Povera maestra, e ancora dimagrata. Ma e sempre viva, s'accalora quando parla della sua scuola. [...] O mia buona maestra, mai, mai ti scorderd. (De Amicis, 1996c, 15) Ma l'essere cagionevoli e lo scegliere un destino di malattia cominciano gia nella formazione all'insegnamento, con le interminabili e pesanti ore di lezione della scuola normale, in particolare nel temibile terzo anno. E sempre Serao a descriverlo «quel lungo sacrificio di tre anni, andando a letto tardi per studiare, levandosi presto quando s'aveva voglia di dormire, uscendo con la pioggia, col freddo, con l'umido, senza ombrello, senza mantello, con le scarpe sottili, con la tos-se, mangiando poco, risicando il soldo per comprare i libri e rinunziando a un cappello per avere una scatola di compassi» (Serao, 1889, 978). Il tutto per cosa? E una nobile si-gnora «dal cervello meschino e dal cuore inerte» (Serao, 1889, 972), venuta a controllare 2 Il Risveglio educativo, 4 luglio 1886, Serao, M.: Come muoiono le maestre (Bini, 1981, 1216). Chiara SACCHET: "COME UNA MONACA, SENZA LE DOLCEZZE DEL CONVENTO". L'AMBIGUA ..., 915-926 I'operato delle ragazze, a ricordarlo: «Sulla porta, la marchesa pronunzio un fervorino, ricordando a quelle fanciulle che la loro triste condizione le obbligava a fare le maestre, che non avessero la superbia di credersi indipendenti e libere» (Serao, 1889, 973). E il mestiere che mina la salute delle giovani donne che decidono di intraprenderlo e, a ricompensa di un lavoro gia dipinto come ingrato, pare che persino i bambini abbiano maggiore considerazione dei maestri uomini che delle maestre, e dell'affetto sentito per queste ultime provino persino vergogna. Ma almeno i bimbi le si affezionano? - le ha detto mia madre -Molti si - ha risposto -Ma poi finito I'anno, la maggior parte non ci guardan piu, quando sono coi maestri, si vergognano quasi di esser stati da noi, da una maestra. Dopo due anni di cure, dopo che s'e tanto amato un bambino, ci fa tristezza separarci da lui, ma si dice: - Oh di quello li sono sicura, quello li mi vorra bene. - Ma passano le vacanze, si rientra alla scuola, gli corriamo incontro: - O bambino bambino mio! - E lui volta il capo da un'altra parte. (De Amicis, 1996c, 29) Ma c'e un'altra questione che, quantomeno nella letteratura dell'Ottocento, pare in-dissolubilmente legata alle vicende/vite di questi personaggi. E la questione erotica: le maestre sono dei corpi, corpi di giovani donne spesso sole, che rischiano di contaminare o essere contaminate nell'ambiente in cui si trovano inserite per lavoro. All'inizio delle loro storie vi e spesso uno spostamento, per andare ad insegnare in disagevoli sedi di confine. Le maestre rurali sono, nell'elenco delle compagne di Serao di cui prima, le piu sfor-tunate, quelle che non hanno passato il concorso che garantisse loro il posto in una scuola di citta, o che per motivi economici si sono viste costrette ad accettare di insegnare nelle scuole di campagna. Quando le maestre si trovano sole, a vivere in locali fatiscenti adia-centi o nella scuola stessa, o ancora qualora si trovino ad insegnare nelle scuole serali, a persone adulte, ecco che raggiungono il grado massimo del loro potenziale di conta-minazione. Si realizza cosi un doppio campo di tensione: da una parte la possibilita, e il conseguente pericolo, per una donna sola di venire contaminata, dall'altra l'accettazione di un ruolo lavorativo che pare sottendere a una certa disponibilita: le maestre sono per-tanto oggetto di attenzioni da parte del sindaco, del potente di turno, del medico condotto. Ad una connotazione sessuale del proprio ruolo si contrappone, quale antidoto, una purezza monacale, un destino di solitudine che si accompagna a trascuratezza nell'aspet-to, abbandono da parte dei propri innamorati, abbandono anche da parte dei propri cari. In un racconto di Carola Prosperi una maestra, che ci viene presentata come «una ragazza anziana, vestita di nero, magra e scialba, col volto avvizzito e lungo, fisso in un'espres-sione di fredda e abituale malinconia^> (Prosperi, 1919, 71), per difendersi dalle continue richieste di denaro della famiglia, a cui non sa opporre un rifiuto, decide alla fine di accet-tare la richiesta di matrimonio di un vecchio vedovo. Paola, questo il nome della donna, subisce lo scherno del fratello: Il cuore della zitella trasali a quella ferita nuova e senti ravvivato il bruciore di tutte le ferite antiche. Chi aveva stabilito, alla sua nascita, che il suo destino dovesse essere Chiara SACCHET: "COME UNA MONACA, SENZA LE DOLCEZZE DEL CONVENTO". L'AMBIGUA ..., 915-926 rinunzia, umilta e sacrificio? Aveva pagato il fio di essere nata virtuosa e savia, tra gente senza scrupoli, dispotica e temeraria, che apprezzava soltanto I'ozio e i piaceri della vita; e quando la casa, peggio di una barca che fa acqua da tutte le parti, era stata li li per sfasciarsi, ella sola si era rassegnata a partire. (Prosperi, 1919, 71) In seguito al matrimonio viene disconosciuta dalla famiglia, e di lei si dice che «fu morta al mondo, come una monaca, senza le dolcezze del convento; come una sepolta, senza le dolcezze della tombac» (Prosperi, 1919, 82). Per difendersi dalle calunnie, e di-fendere la propria purezza, la propria non contaminazione, le maestre arrivano ad ucci-dersi: lo fanno gli analoghi personaggi letterari, ma questo accade anche nella cronaca. E emblematico l'episodio di Italia Donati, maestra toscana che si suicida, il 1° giugno 1886, lasciando una lettera scritta al fratello in cui prega che le venga eseguita un'autopsia che dimostri la sua illibatezza, per non poter piu tollerare le calunnie dell'intero paese, in seguito agli apprezzamenti del sindaco, presso la cui abitazione risiedeva, in mancanza di altre strutture attigue alla scuola. Il caso scosse le coscienze, e sollevo un problema che era ben presente nella vita di molte delle maestre che uscivano dalla scuola normale. Ragazze che si recavano a lavo-rare lontano da casa, senza alcuna protezione simbolica offerta dal loro lavoro, e di cui la letteratura sembra fare una sottile ma tagliente ironia, facendole passare, qualora non cadano in errore, da «bambine grandi» a «ragazze anziane», monache «senza le dolcezze del convento». Vittime sempre della propria pericolosa sensualita, che non e mai agita consapevolmente ma sempre subita, sia che si scelga di viverla sia di rinunciarvi com-pletamente. De Amicis ci riassume efficacemente, attraverso le parole di un ispettore scolastico, quale dovesse essere lo stato della questione, quali e quante le inquietudini che le maestre, libere di girare per la citta, dovessero provocare nei legislatori e detentori del decoro: Si figuri il da fare che c'e a invigilare delle centinaia di signorine, la piu parte delle quali son giovani, molte... anche troppe, belline, vivaci, moltissime indipendenti, sparpagliate per una grande citta, nei sobborghi, a due, a tre miglia fuor dalla cinta. Si fa il possibile, certo, come vuole il decoro. Ma, insomma, non possiamo avere un corpo di polizia per i corteggiatori delle maestre. Ci son delle personcine che ci fanno disperare, anche senza loro colpa, per colpa di madre natura, che le ha fatte come sono, che attirano gli occhi. Certo, sarebbe molto piu facile dare informazioni d'un maestro. In questo caso non si tratta che di dire: e un galantuomo o no, e monarchico o e repubblicano, ha o non ha debiti, beve o non beve. lo li ho tutti in mente, domandi pure... ma come si fa per le maestre? Come si fa? E una cosa complessa, e un argomento... spinoso. (De Amicis, 1996a, 426-427) Non ci si lasci ingannare dall'ironia di questo brano, ironia e leggerezza che effet-tivamente pervadono tutto il racconto Amore e ginnastica, da cui e tratto. Si tratta di questioni terribilmente serie. Ed e proprio Fra casa e scuola: bozzetti e racconti (1892c) a presentarci due personaggi di maestre emblematici, per molti versi diametralmente op- Chiara SACCHET: "COME UNA MONACA, SENZA LE DOLCEZZE DEL CONVENTO". L'AMBIGUA ..., 915-926 posti. L'una, la maestra Pedani, e una maestra dl glnnastlca fuori dal comune, che splcca e stona nell'affollato corpus di insegnanti di De Amicis. Gia presente nel Romanzo di un maestro^, e a lei interamente dedicato il racconto Amore e Ginnastica: Giä, madre natura I'ha fabbricata per quello: le ha dato le proporzioni scheletton-iche piu perfette che io abbia mai viste, una cassa toracica che e una meraviglia. L 'osservavo giusto ieri nella rotazione del busto, che faceva per esperimento. Ha la flessibilita di una bambina di dieci anni! E mi vengano a dire i signori estetici che la ginnastica sforma il bel sesso! Quella maneggia i manubri come un uomo, e ha il piu bel braccio di donna, se lo vedesse nudo, che si sia mai visto al sole. (De Amicis, 1996a, 379) E di lei, ancora: Usciva un giorno con il cappellino sbieco, un altro col cappotto sbottonato o con gli stivaletti da casa, camminava a passi troppo lunghi, si lasciava sfuggire delle note di voce maschile che facevano voltare la gente stupita, e pronunciava una erre quadruplicata che dava lo stridore d'una raganella. Ma invano. Tutti questi difetti e anche il nasino finto scomparivano nella bellezza poderosa e trionfante del suo corpo giovanile di guerriera. (De Amicis, 1996a, 390) Il racconto e permeato di un'ironia gentile, che secondo Calvino e «di un garbo, una misura, una civilta veramente rare, priva di complicita ma piena di comprensione umana»4, ed e altresi «un bel racconto dove I'amore si manifesta senza drammi ma solo con sussulti dell'anima e dei sensi giovanili e senili [_]. Le sole sofferenze sono quelle passeggere per l'innamoramento respinto e infine accettato, anzi conquistato dall'energi-ca ginnasta: ma ancora una volta troviamo l'accostamento fra condizione della maestra, amore, sesso» (Bini, 1989, 337). E l'erotismo gioioso e a tratti audace che pervade Amore e Ginnastica si rovescia in un racconto della medesima raccolta, che vede protagonista un'altra maestra emblematica, Enrica Varetti. Racconto quanto mai torbido, La maestrina degli operai e la storia di Enrica, figlia di un maggiore morto a Custoza, vissuta fino ai di-ciott'anni in collegio, che si ritrova ad insegnare in una scuola popolare serale a Sant'An-tonio, periferia di Torino. La ragazza che «sui ventiquattro anni, benche alta di statura, ne dimostrava diciotto; era esile, aveva un corpo gentile di fanciulla adolescente, il viso d'una bianchezza lattea e d'una minutezza di lineamenti da bambina, e una piccola bocca scolorita, da cui usciva una voce debole e dolce di malata» (De Amicis, 1996b, 508). La ragazza si chiede quale autorevolezza potra avere, insegnando ad una quarantina di uomini e ragazzi di eta diverse. Il fulcro narrativo della vicenda e il tragico innamoramen-to di uno dei ragazzi, un piccolo criminale di quartiere, per la maestra; Enrica e terrorizza-ta dai comportamenti del ragazzo e dai sospetti che sulla sua condotta possono ricadere, e tutta l'atmosfera della classe e turbata dalla presenza fisica della ragazza, che attira 3 La stesura de Il romanzo di un maestro e lunga: cominciata molto presto, viene interrotta per Cuore (1886), successivamente ripresa, e il romanzo verra pubblicato da Treves nel 1890. 4 L'introduzione si trova in Calvino, 1981, VII. Chiara SACCHET: "COME UNA MONACA, SENZA LE DOLCEZZE DEL CONVENTO". L'AMBIGUA ..., 915-926 sguardi «senza posa dal viso ai piedi e dai piedi in su» (De Amicis, 1996b, 530), e sembra scomparire dletro la propria bellezza, e farsl ognl glorno plu avvenente e plu ammalata. Il racconto sl conclude traglcamente, con la morte dell'lnnamorato, parzlalmente redento da un bacio in fin di vita della ragazza, e vi alberga un senso di sconfitta, che sembra sancire un fatale distacco tra il mondo borghese della ragazza, e quello condannato alla miseria del popolo. La breve distanza, che pero appare incolmabile, tra la scuola e l'osteria. Vorrei tuttavia ritornare al significato qui attribuito alla parola contaminazione: conta-minazione e, in questa accezione, l'esito di un contatto deviato, in cui e implicita, o viene ravvlsata, una perlcoloslta. Contamlnazlone sl ha lnfattl solo nel caso vl sla un contatto, che e altresi condizione primigenia del mutamento, esattamente cio di cui si ravvisa la perlcoloslta. E dl che tlpo dl mutamento/ movlmento sl ha paura, cosa crea o potrebbe creare la "contamlnazlone da maestra"? Credo vl slano tre ordlnl dl raglonl. Innanzltutto un mutamento di tipo fisico, uno spostamento, e la maestra e elemento disturbante soprat-tutto quando si muove, quando entra in contatto con un ambiente che non le appartiene, ln cul e stranlera, un outsider. La prospettiva di estraneita fisica si esprime spesso in un'lncomunlcablllta anche llngulstlca, ed e ll prlmo tra l fattorl dl contamlnazlone della glovane lnsegnante. Altro elemento e quello del contatto tra classi sociali. La giovane di buona famiglia, quantomeno minimamente istruita, senza tuttavia dimenticare che «si puo supporre che ll maestro o la maestra "medlocre o meno che medlocre" fosse una persona appena alfa-betlzzata, per lo plu lmpegnata ln un paese o ln una borgata, che da annl non leggeva un libro, tagliata fuori da ogni contatto con la vita culturale, chiusa in stanze malsane con declne e declne dl alunnl dl tutte le eta» (Blnl, 1981, 1209), che entra ln contatto con una classe soclale a cul non appartlene, con cul normalmente non comunlcherebbe, rappresenta un contatto/ contamlnazlone tra classl che e perceplto come perlcoloso. Sl ricordi, a questo proposito, quanto scrive Raffaele Garofalo, in un rapporto intitolato La criminalita in Italia in rapporto all'educazione del popolo (1896), «gli insegnanti sono spostati, malcontenti, genii incompresi, i quali, non potendo raggiungere i loro ideali sognatl nelle scuole normall e dovendo annolarsl ne' paesl a lnsegnare la grammatlchetta, sl vendlcano col promuovere ll soclallsmo, coll'lnsegnare cose che offendono la morale e la religione». Se vale per i maestri al maschile, questo e altrettanto vero per le maestre.5 Si ricordi a questo proposito la vicenda della maestra Rita Majerotti, da lei narrata nel racconto autobiografico Pagine di vita, pubbllcato a puntate su La difesa delle lavoratrici, dal 1913 al 1915, pol rlpubbllcato come Il romanzo di una maestra. Rlta nasce nell'agosto del 1876 ln Veneto, a Castelfranco. Flglla dl un maestro dl ldee soclallste, garlbaldlno, e dl un'arlstocratlca dl orlglne austrlaca, declde dl segulre la carrlera del padre, dlplomandosl alla scuola normale e dlventando maestra. Parteclpa attlvamente alla vlta del partlto soclallsta prlma, comunlsta pol, rlcoprendo ln entrambl ruoll dl dlrlgenza. In segulto ad una dolorosa vicenda familiare, il matrimonio riparatore con un uomo violento, riflette e scrive molto ln rlferlmento alla condlzlone femmlnlle, anche all'lnterno del partlto soclallsta. Sl trasferlsce a Barl, ma non smette mal dl fare l'lnsegnante, malgrado l'ostlllta che le vlene rlservata dalla dlrlgenza scolastlca per le sue posizioni pacifiste e anticlericali. La persecuzione diviene ancor piu serrata con l'affermazione del fascismo, costringendola ad interrompere la propria professione e trasferirsi in Francia. Si veda a questo proposlto Majerottl, 1995. Un'altra celebre maestra soclallsta e Alda Costa, ferrarese, nata nel 1876, morta nelle carcerl fasclste dl Copparo nel 1944; della cul vlcenda sl occupa, pur ln termlnl romanzescamente 5 Chiara SACCHET: "COME UNA MONACA, SENZA LE DOLCEZZE DEL CONVENTO". L'AMBIGUA ..., 915-926 A cui si aggiunge, infine, una terza variabile di contaminazione come cardine del mutamento, la variabile di genere. Una donna sola, elemento contaminante o a rischio contaminazione, dei cui esempi letterari abbiamo fin ora discorso, e un elemento di peri-colosita. Qualora il contatto generasse cambiamento, e questo cambiamento interessasse le relazioni di genere, l'investitura conferita ad un mestiere femminile, la pericolosita insita nel mestiere stesso si palesa. Ecco allora la necessita di conferirgli vesti scomode, dimesse, che ne annullino in un certo senso la desiderabilita, sottolineandone, oltre che le difficolta materiali, il legame quasi indissolubile alla solitudine forzata, o a qualcosa di torbido. Due esempi letterari ci vengono per concludere dal Novecento, da due scrittori diversi in cui pure tornano tali antiche questioni. La prima e una celebre maestra di Pirandello, La maestrina Boccarme, racconto del '24, la seconda Fiorella, la maestra di un racconto di Cassola. Di Mirina Boccarme, misto di «inesperienza, stupidaggine, da bambina chiusa fin dall'infanzia, prima in un orfanotrofio, poi in un collegio», e del cui triste destino amoroso si fa una fastidiosa ironia, sappiamo che e una ragazza umile, uscita dalla scuola normale e innamoratasi, per un fugace momento, di un giovane che l'ha baciata e le ha regalato un ritrattino, per poi scomparire. La ragazza e rimasta fedele tutta la vita al ri-cordo di quell'amore, e passando da maestra a direttrice di una scuola elementare, vive in una stanza spoglia all'interno della scuola, il cui unico suppellettile e appunto il ritratto. Il sogno d'amore si rivelera per quello che e, un'illusione/ inganno, per quanto riferito da un'antipatica compagna dei tempi della scuola, venuta in villeggiatura nel luogo dove Boccarme insegna. La ragazza e direttrice della scuola di una piccola localita di mare, e la si descrive mentre Restava a guardar le navi, a interessarsi alla vita di bordo, per quel che ne poteva immaginarla e guardarla cosi da fuori. Quando le scuole erano chiuse per le vacanze estive, la maestrina Boccarme non sapeva che farsi della sua liberta. Avrebbe potuto viaggiare, coi risparmii di tanti anni; le bastava sognare cosi, guardando le navi ormeggiate nel Molo e in partenza. (Pirandello, 2000, 95-96) La maestra cioe vive in una sorta di isolamento, una specie di quarantena, per come e descritto il "paesello" sembra un'isola, che la separa dal mondo, non e chiaro se per espiare la colpa dell'unico innamoramento giovanile, o quale ineluttabile conseguenza dell'aver scelto di fare la maestra, per di piu, la direttrice. L'ultimo esempio letterario e quello di Fiorella, la protagonista del racconto La maestra di Carlo Cassola, che si reca, incinta e con l'altro bimbo di qualche anno, a lavorare in un paesino dell'appennino toscano nell'immediato dopoguerra, preferendo le disagevoli condizioni dell'insegnamento rurale alla convivenza forzata con la suocera. Nel suo primo anno scolastico, la gravidanza la rende asessuata, tanto che puo condividere gli spazi di vita con i boscaioli che lavorano nei boschi intorno, e che hanno come punto di riferimento traslati, Giorgio Bassani nel racconto Gli ultimi anni di Clelia Trotti (1955). Chiara SACCHET: "COME UNA MONACA, SENZA LE DOLCEZZE DEL CONVENTO". L'AMBIGUA ..., 915-926 i locali attigui alla scuola. Ma se «I'anno prima era come se non avesse sesso: la gravi-danza la metteva al riparo dalle attenzioni maschili. Ora invece doveva stare in guardia. Una donna giovane, che viveva lontana dal marito, era inevitabilmente un richiamo per gli uomini» (Cassola, 1967, 114). Infatti Fiorella subira le attenzioni di un giovane sinda-calista, del geometra che sta ristrutturando la scuola, del medico condotto che ha fama di donnaiolo. Di quest'ultimo pero, si innamorera, e fa sorridere il rovesciamento di prospet-tiva, rispetto al quadro triste delineato dalle figure precedenti: Fiorella decide di stare con il medico, e «le sorride l'idea^>, che non avrebbe piu dovuto fare economia su tutto, per se e per i propri figli, ma che almeno per quell'estate avrebbe potuto «fare i bagni». Infine, concludendo questo breve percorso nelle rappresentazioni letterarie della ma-estra e nei significati che a tali rappresentazioni sono sottese, il riferimento e a due testi che, scritti "di proprio pugno" da due insegnanti elementari, rovesciano il punto di vista finora analizzato. Pur in una sostanziale analogia di contenuti e vicende, essi ne danno una lettura opposta. Si tratta di un romanzo autobiografico di Maria Giacobbe, Diario di una maestrina, pubblicato nel 1959, e del Diario di una maestra di Franca Marinelli, depositato all'archivio di Pieve di Santo Stefano e poi pubblicato, che si riferisce all'anno scolastico 1952-1953: due esempi di particolare valore anche letterario, per la bellezza dello stile, ma che non differiscono molto nei contenuti da altri diari o memorie di mae-stre, depositati all'archivio o pubblicati presso piccole case editrici. In questi racconti di vita si ritrovano, sotto forma di difficolta narrate, tutti gli elementi citati in precedenza: il mestiere di maestra come mestiere contaminante per la salute, per le grandi difficolta pratiche in cui viene svolto, la distanza tra il mondo dell'insegnante e quello dei contesti sociali in cui svolge il proprio lavoro, spesso poverissimi, l'essere percepita come un elemento estraneo, l'ambiguita sessuale sottesa al proprio lavoro, in particolare per la scelta di vivere sola, nella casa adiacente alla scuola o presso qualche famiglia. I racconti si soffermano cosi su agguati notturni, su apprezzamenti, sulla neces-sita, specie nei contesti di paese, di sottolineare la propria serieta, anche rinunciando ad andare al cinema con degli amici. Sono altresi storie in cui si rivendica con orgoglio, e non senza celare l'inadeguatezza, o l'imbarazzo degli inizi di fronte ai bambini, l'appar-tenenza a un mestiere, a una categoria professionale. Il Diario della maestra Maria Giacobbe e un viaggio, anche fisico, nella Sardegna del dopoguerra, nelle diverse poverta che caratterizzano le realta dell'entroterra. Maria, di famiglia benestante, si trova a vivere la medesima situazione di Enrica Varetti, La Maestrina degli operai, tuttavia, malgrado l'iniziale paura, nell'insegnare a una classe di «trenta uomini tra i diciotto e i venticinque anni; piu un vecchio di circa sessanta. Conta-dini - pastori [...] tutti piu alti e piu robusti di me» (Giacobbe, 1957, 21-22), l'esperienza per la ragazza e positiva, riesce ad instaurare un buon rapporto con i propri alunni ed anzi, i suoi ideali ne escono rinforzati: «la scuola da i mezzi per sfrondare il destino di tutto il suo potere e per ridurlo a una semplice invenzione. I miei allievi, con l'ardore distruttore e rivoluzionario proprio dei giovani, si appassionano a questo lavoro e ascoltano avida-mente tutto cio che per loro sa di nuovo» (Giacobbe, 1957, 97-98). Nelle varie realta in cui Maria insegna, accade comunque che l'incomunicabilita tra il mondo della maestra e quello del paese permanga. Alcune decisioni dell'insegnante non sono viste di buon Chlara SACCHET: "COME UNA MONACA, SENZA LE DOLCEZZE DEL CONVENTO". L'AMBIGUA ..., 915-926 occhlo dalla pubbllca oplnlone, blgotta e retrograda. Cosi, l'aver permesso alle bamblne di lavarsi a scuola, in una vera doccia con l'acqua calda, evento che per le piccole e stato fonte dl enorme glola, e vlsto con sospetto dal paese. I sospettl ferlscono profondamente la ragazza, ma sono anche tasselll dl un percorso dl cresclta, e maturazlone. Glacobbe lo capisce poco a poco, dopo iniziali errori e enormi difficolta con bambini gia grandi e cresclutl ln un contesto dl vlolenza. La impossibilitä per molti, quasi tutti in Sardegna, di essere cid che veramente vo-gliono essere, di fare cid che ritengono meglio fare, di scegliere tra due strade e se-guire quella che giudicano migliore e una delle cose che rendono cosi desolato questo paesaggio umano. Il nostro «destino» e reso spesso ancora piu penoso da un carico di aspirazioni sbagliate o frustrate. Si intuiscono nuove soluzioni ai problemi, si apprez-zano certi modi di vita dei continentali, che sono per molti remoti quanto i marziani, ma e impossibile uscire dal cerchio soffocante delle piccole abitudini, di sostenere l'ironia dei benpensanti, di vincere lapaura della critica (Giacobbe, 1957, 97-98). Malgrado le numerose deluslonl, ll percorso della ragazza, che e al tempo stesso esl-stenziale e geografico, e si conclude a Orgosolo, porta ad un rovesciamento totale della prospettlva dl estranelta, la maestra come elemento contamlnante, cosi come la lette-ratura l'aveva presentata. A sancire definitivamente la conclusione di un percorso, che porta dall'estranelta alla comprenslone dl una comunlta, delle sue dlnamlche ed eslgenze, dell'affetto verso le persone che la abltano, e una nuova consapevolezza, anche polltlca. Non mi viene piu in mente, adesso, quella stupida frase che mi frastornava il primo giorno: «Orgosolo universitä del delitto». Ben altre cose ho imparato di questo paese: la sua miseria, i suoi bambini denutriti, le sue donne dignitose, i suoi uomini perse-guitati, il suo triste attaccamento a forme di vita superate, la sua sfiducia non sempre immotivata nella giustizia e nella legge. [...] Non si pud fermare ilprogresso ma non si pud inghiottire la fame. Sono miei fratelli questi giovani che vengono a offrirmi la candidatura nella lista di pastori e contadini e operai che intendono presentare per le elezioni comunali. Non so ancora per quanto tempo potrd stare a Orgosolo e rifiuto. Ma con l'ostinazione dei santi ritornanoper molti giorni apregarmi, e sempre con lo stesso argomento come un ritornello: - Tu sei dei nostri, tu ci capisci e sai anche scriv-ere. Senza di te cosa sarä la nostra lista? Un corpo senza testa. (Giacobbe, 1957, 123) Storia simile, e ugualmente difficile, e quella della maestra Franca Marinelli, che inse-gna per l'anno scolastlco '52-'53 nella frazlone dl Cergnal dl Santa Glustlna, un mucchlo dl case ln mezzo alle montagne, che sl ragglunge solo a pledl. L'arrlvo della ragazza, che si fa trasportare a piedi per chilometri un pianoforte a coda, e accolto con sospetto e diffi-denza, e turba gli equilibri e le dinamiche di potere del piccolo paese. Franca subisce mi-nacce, la scuola viene forzata di notte e si favoleggia su quali comportamenti scabrosi la ragazza possa aver tenuto, per scatenare una slmlle vendetta. Sono le medeslme sltuazlonl di quasi un secolo prima, ma la ragazza non demorde, insegna con passione e descrive Chiara SACCHET: "COME UNA MONACA, SENZA LE DOLCEZZE DEL CONVENTO". L'AMBIGUA ..., 915-926 con ironia i limiti e le enormi difficolta dell'insegnamento in un contesto di montagna, tanto duro perche dura e, prima di tutto, la vita di chi vi abita, caratterizzata da miseria, emigrazione, lavoro minorile. Eppure, dopo un anno di lavoro, andandosene da Cergnai, Franca non e piu la stessa. Ho capito di essere diversa, si essere una privilegiata, perche non ho abbandonato le mie aspirazioni e posso continuare a lottare, con la speranza di migliorare la mia vita e me stessa. [...] Ho cominciato ad amare questo paese e i suoi abitanti, ma mi rendo conto che e molto difficile vivere qui; e duro essere sempre fraintesa e ve-dere spegnersi ogni mio entusiasmo. Perche alcuni mi capiscono e altri, quasi tutti in veritä, invece no? «Sono buona gente - mi dice l'autista - e le vogliono tutti un gran bene. Magari le fanno dispetti, ma e il loro modo di dimostrare simpatia.» lo penso alle sassate, alle lettere anonime, alle maldicenze; ma all'improvviso non sento piu alcun rancore. Non e colpa loro. E colpa nostra che ci dimentichiamo della loro miseria. Sul treno, frugando nella borsa, trovo l'ultimo disegno di Azzurra. Lo ha messo di nascosto, mentre mi baciava: e un mio ritratto in mezzo alla scolaresca. (Marinelli, 1987, 103-106) La contaminazione avviene, a volte. Con esiti tutt'altro che negativi. "KOT NUNA, BREZ LJUBEZNIVOSTI SAMOSTANA". DVOUMNA ČISTOST UČITELJICE Chiara SACCHET Via IV Novembre, 51, 31010 Mareno di Piave TV, Italija e-mail: chiara.sacchet@gmail.com POVZETEK Članek predstavlja sprehod v italijansko književnost druge polovice 19. stoletja skozi lik osnovnošolskega učitelja. Ta lik se v literaturi pojavlja istočasno z utemeljitvijo združene italijanske šole. Analiza splošnih dejavnosti lika - od prvih oseb v De Amicisovih knjigah, pa do primerov iz zgodnjega 20. stoletja - odseva dejanske pogoje življenja in dela osnovnošolskih učiteljev in poudarja pomene, ki so povezani z likom učiteljice, prvega ženskega intelektualnega poklica. Učitelje vedno predstavljajo kot šibke in revne (kar so dejansko bili), njihov lik pa je pogosto povezan s področjem erotike: iz tega razloga je pomemben za kategorijo kontaminacije, v obeh oblikah, tako družbeni, kot tisti, ki je povezana s spolom. V zaključku članka je primerjava med drugimi izdanimi avtobiografskimi besedili, spomini in dnevniki, ki so jih napisali učitelji. Ta besedila predstavljajo Chiara SACCHET: "COME UNA MONACA, SENZA LE DOLCEZZE DEL CONVENTO". L'AMBIGUA ..., 915-926 obraten vidik: učitelj pripoveduje o svojih lastnih izkušnjah. Tako so delovni pogoji še vedno težki, ideja o razumevanju kot nekoga, ki "kontaminira/je kontaminiran", je še vedno prisotna, vendar pride do ponovne prerazporeditve nalog: učitelji se pozitivno spopadajo z materialnimi težavami in nezaupanjem ter se zavedajo resničnega soočenja z dijaki in ljudmi. Poudarjajo svoje sposobnosti pri delu, na katerega so ponosni. Ključne besede: osnovnošolski učitelj, osnovna šola, poučevanje, intelektualno delo žensk, normalka FONTI E BIBLIOGRAFIA De Amicis, E. (1996a): Amore e ginnastica. In: De Amicis, E.: Opere scelte. Milano, Mondadori, 377-493. De Amicis, E. (1996b): La maestrina degli operai. In: De Amicis, E.: Opere scelte. Mila-no, Mondadori, 495-586. De Amicis, E. (1996c): Cuore. In: De Amicis, E.: Opere scelte. Milano, Mondadori, 99-375. Bassani, G. (1955): Gli ultimi anni di Clelia Trotti. Pisa, Nistri-Lischi. Bini, G. (1981): Romanzi e realta di maestri e maestre. In: Vivanti, C. (ed.): Storia d'Italia, Annali 4: Intellettuali e potere. 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