Received: 2012-05-12 UDC 353:323.15(497.572)"15/16" Original scientific article IL RUOLO DI MEDIATORE. VENEZIA TRA AUTOCTONI E FORESTIERI: I MORLACCHI NEL SECONDO CINQUECENTO IN ISTRIA Andrea SAVIO Universita degli Studi di Padova, Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell'Antichita - DiSSGeA, via Vescovado, 30, 35122 Padova, Italia e-mail: andrea_savio@hotmail.it SINTESI Il presente contributo intende analizzare il ruolo di mediazione delle autoritä vene-ziane esercitato dal Collegio, una delle istituzioni piu importanti e piu complesse della Repubblica di Venezia, nella seconda metä del XVI secolo. Dagli anni Sessanta del Cinquecento le comunitä di morlacchi, emigrate da poco nello Stato da Mar e in particolare in Istria, subirono continue angherie da parte degli autoctoni sostenuti dai podestä vene-ziani. Il fenomeno assunse una tale portata da spingere i rappresentanti di alcuni gruppi morlacchi, come quelli di Dignano, a scrivere suppliche al Collegio di Venezia. Venezia cercd di controbilanciare ilpotere dell'elite locale come aveva effettuato in altri territori della terraferma? Parole chiave: Etä moderna, Repubblica di Venezia, comunicazione politica, Collegio, Istria, morlacchi THE ROLE OF THE MEDIATOR. VENICE BETWEEN NATIVES AND STRANGERS: THE MORLACHS IN ISTRIA DURING THE SECOND HALF OF THE SIXTEENTH CENTURY ABSTRACT This paper aims to analyse the mediating role of the Venetian authorities as exercised by the Collegio, one of the most important and complex institutions of the Republic of Venice during the second half of the sixteenth century. Since the1560s the Morlachs community, emigrated in particular in Istria, suffered constant harassment by the indigenous population supported by Venice. The phenomenon assumed such a scale as to push the representatives of some Morlach groups, such as those of Dignano, to write petitions to the Collegio. Did Venice try to counterbalance the power of the local elite as it had done in other areas of the mainland territories? Key words: Early Modern period, Republic of Venice, Political Communication, Colle-gio, Istria, Morlachs Andrea SAVIO: IL RUOLO DI MEDIATORE. VENEZIA TRA AUTOCTONI E FORESTIERI: I MORLACCHI ..., 264-274 INTRODUZIONE: LA TERZA PARTE NELLE PICCOLE COMUNITA E IL RUOLO DI UN'AUTORITA SUPERIORE Per comprendere le societa umane e necessario avere una cognizione adeguata delle norme sociali. Tuttavia, queste sono ancora poco conosciute. Nonostante alcuni recenti progressi, si sa ancora poco sulla loro formazione e i motivi per cui esse cambiano in base alle percezioni di giustizia e di violenza. Secondo i sociologi, l'individuo basa in-formalmente le sue relazioni sull'autocontrollo personale (first-party) e sulla risoluzione di conflitti senza l'intervento di terzi (second-party). Nella maggioranza dei casi, pero, i conflitti vengono risolti attraverso le tradizioni e le leggi definite complessivamente come terza parte (Black, 1983, 98-113; Black, 1993, 124-137; Gibbs, 1989, 35-37; Hechter, Opp, 2001). Durante un conflitto, i cosiddetti terzi (Cooney, 1998, 37-44) possono incoraggiare i concorrenti a combattere o in alternativa possono mitigare la violenza, fermarla, o addirit-tura impedirla. I terzi sono coloro che hanno conoscenza di un conflitto, reale o potenziale; essi comprendono non solo gli amici o nemici, gli astanti, e tutti i mediatori, ma anche le forze di polizia che possono decidere di non intervenira o i giudici che possono punirli. In conclusione, il controllo sociale implica un insieme variegato di pratiche e creden-ze. A volte ha il carattere di risoluzione del conflitto, altre volte puo essere visto come l'applicazione delle norme o la regolamentazione del comportamento. Il conflitto puo essere risolto attraverso un arbitrato, o attraverso il contenimento e la punizione dei com-portamenti giudicati inaccettabili. Le norme e valori coinvolti in tutti questi processi sono soggetti a modifiche nel tempo. Il controllo sociale richiama l'attenzione a un modo di agire che considera un certo standard o ideale. In tutte le societa il controllo sociale co-stituisce una chiave importante per comprendere la violenza, il conflitto e tutti quei problemi legati alla formazione e all'accettazione delle norme sociali. Durante la Repubblica di Venezia strumenti importanti per comprendere queste dinamiche, sono le suppliche alla Serenissima Signoria che, seppur di difficile contestualizzazione, aiutano lo storico a indirizzarlo nei piccoli e grandi conflitti. LE SUPPLICHE DEI MORLACCHI E IL CONTROLLO GERARCHICO DEL COLLEGIO VENEZIANO Nell'aprile del 1561 una supplica venne redatta dai morlacchi di Dignano, una comu-nita nel Sud dell'Istria a poca distanza da Pola, e venne fatta recapitare immediatamente a Venezia. Nelle prime parole vi e l'atto di accusa alla Serenissima, che li aveva negli anni precedenti fortemente invitati a stabilirsi nei suoi domini con «ferma speranza et large promesse» (ASV, 1). Essi ora si sentivano traditi. Dagli anni Venti del Cinquecento i funzionari veneziani dello Stato da mar appog-giarono un processo di ripopolamento delle aree rurali dell'Istria grazie ad un potenziale umano disposto a emigrare per motivi economici (Ivetic, 2011, 69-73). Nel corso del XVI secolo furono chiamati nuovi coloni, soprattutto morlacchi, vocabolo usato spesso impro-priamente come sinonimo di Valacchi, ma in realta comprendevano piu etnie di semino- Andrea SAVIO: IL RUOLO DI MEDIATORE. VENEZIA TRA AUTOCTONI E FORESTIERI: I MORLACCHI ..., 264-274 madi di lingua slava che stanziavano soprattutto oltreconfine (Bertoša, 1972; Roksandic, 2009; Panciera, 2011). In generale, il termine veniva usato nel XVI e XVIII secolo per indicare i pastori venuti dalle montagne, senza l'indicazione della nazionalita. Essi si stanziarono isolati, anche a gruppi di centinaia, nell'Istria centro-meridionale. Particolari norme (i capitolari) furono emanate per regolarne la sistemazione (Senato Mare, 1893, 331-335, 373; Benussi, 1886, 121-156; Bratulic, 1959, 129; Caenazzo, 1885, 129-140): fu loro proibito, per esempio, l'insediamento nei casali sparsi per la campagna e imposto di vivere sotto i loro «zuppan^» in villaggi gia esistenti, in tutto o in parte disabitati, o furono invitati a fondare nuove ville. Tra il 1520 e il 1580 l'Istria raggiunse l'apice della crescita demografica, fenomeno che se da una parte fu gradito dalla Dominante a causa dei nuovi scambi economici, dall'altra produsse tensioni tra le nuove popolazioni e i gia residenti, gli autoctoni. Attriti che, almeno per il XVI secolo, coinvolsero anche i podesta, ovvero le autorita locali veneziane1. L'Istria aveva quattro sedi vescovili, una delle quali era Pola, e diciotto podesterie. Questi centri erano governati da consigli cittadini compo-sti dall'elite locale e amministrati dal capo del consiglio nella figura del podesta venezia-no. I podesta facevano parte del patriziato veneziano minore e svolgevano questo incarico per un periodo di tempo limitato per evitare forme di collusione con i poteri locali. Non e casuale pero che piu membri di una stessa famiglia si avvicendassero nelle funzioni pode-starili nell'area istriana, intessendo relazioni con i mercanti locali e appoggiando spesso i consigli cittadini a scapito dei nuovi venuti (ASV, 3). Nella supplica dell'aprile del 1561 i morlacchi dignanesi si lamentarono per le continue violenze effettuate dai cancellieri e dagli ufficiali veneziani. I cittadini li persegui-tavano vietando loro di utilizzare i propri pascoli e il podesta di Dignano, approfittando della sua carica, arresto, condanno, bandi ingiustamente, secondo la supplica, diversi morlacchi (ASV, 1). Dopo un mese una nuova supplica evidenzio le altre gravi proble-matiche di integrazione: differenza nella compravendita delle biave tra vecchi e nuovi cittadini, discriminazione religiosa, furto di denaro, uso di denari pubblici per fare cause contro di loro da parte di privati, giungendo perfino a negare l'uso agli stessi terreni dei morlacchi per coltivare (ASV, 4). Le suppliche manifestavano specifiche richieste rivolte al centro dominante, solita-mente per ottenere giustizia o una particolare grazia, perche il caso fosse delegato ad altro organo istituzionale che non fosse quello che aveva istruito, o stava per istruire, il processo. Le suppliche riflettevano complesse dinamiche di potere esistenti a livello locale e avevano quindi il fine di ridefinire equilibri, ottenere vantaggi o, piu semplice-mente, ottenere uno strumento di pressione che, spesso, poteva anche non essere utiliz-zato (Cerutti, 2010, 571-612; Garbellotti, 2002, 227-260; Nubola, 2002; Povolo, 2003, XXXVII). Modalita e scansioni temporali della vertenza erano ovviamente importanti, «Noi poveri morlachi, percio che invitati dalla bonta di Vostra Serenita del 1539, mediante l'opera del quondam messer Alvise Baduer, allhora proveditor generale in Dalmatia, non senza inspiration divina, tutti d'un animo et voler, lassassimo le case, vigne et nidi nostri fatti con infiniti spese et sudori nostri padri et qui et de subditi del signor Turco si fessimo sudditi di Vostra Serenita, la quale per patente privilegio del suo eccelentissimo Senato del ditto millesimo de di 15 mazo ne fo permesso che potessimo habitar l'Istria et esser trattati come sono li altri habitatori» (ASV, 2). Andrea SAVIO: IL RUOLO DI MEDIATORE. VENEZIA TRA AUTOCTONI E FORESTIERI: I MORLACCHI ..., 264-274 ma inseriti nella narrazione potevano divenire strumentali al fine di ottenere un obiettivo politico. Questo emerge distintamente quando Venezia si trovava a decidere di fronte a un vero e proprio contraddittorio tra il supplicante e i suoi antagonisti, valutando le risposte che le erano pervenute. Nell'insieme le vicende conflittuali delle suppliche costruivano narrazioni elaborate da diversi soggetti: non solo dalle parti protagoniste, ma anche dai soggetti istituzionali chiamati ad esprimere la loro opinione sulla vertenza in corso. L'in-teresse di questa narrazione risiedeva soprattutto nell'enfatizzazione retorica di taluni aspetti del conflitto, ma anche nella stessa tipologia delle richieste inoltrate. Da queste suppliche si evince, per esempio, come i morlacchi, di fronte all'ostilita della popolazio-ne di Dignano, e del loro podesta, minacciassero di ritornare nei luoghi di provenienza, qualora la situazione non fosse migliorata2. Come tutte le suppliche, anche questa venne esaminata in un contraddittorio dal Col-legio, l'organo incaricato di accoglierle istruendo le pratiche e suddividendole tra i vari uffici per i pareri di merito. Molto spesso la magistratura veneziana assumeva le sue de-cisioni dopo aver consultato gli avogadori o i podesta non piu in carica (Maranini, 1974, 297-305). La Signoria, dopo aver esaminato la supplica, decideva quale fosse l'organo istituzionale piu indicato a fornire una risposta. La delibera poteva venire trascritta in una ducale, un documento ufficiale inviato dal senato veneziano agli organi periferici, e affi-data agli stessi supplicanti, che dovevano teoricamente consegnarla agli organi incaricati per la risposta (Povolo, 2003, XXXVII). Le informazioni contenute in tali documenti sono per lo piu dettagliati, anche se tal-volta possono risultare fuorvianti in quanto riflettono gli obiettivi delle parti in conflitto. Per questo motivo oltre alle suppliche, definite dal punto di vista archivistico come Colle-gio, Risposte di fuori, si e effettuato uno spoglio di tutta la serie Collegio, Notatorio (dal 1 settembre 1560 al 1 settembre 1570), distinta in filze e registri, in un periodo in cui l'atti-vita del collegio era ancora, quanto a funzioni e competenze, del tutto fluida, con evidenti ripercussioni nella vischiosita delle scritture prodotte. Per comprendere il rapporto tra le serie delle suppliche e il Notatorio, si e tentato di ricostruire il percorso istituzionale delle vertenze prestando particolare attenzione alle istituzioni preposte (terze parti), alla riso-luzione del conflitto e al ruolo dei patrizi veneziani nelle decisioni assunte. Il Notatorio e una raccolta cronologica, quasi giornaliera, di atti del Collegio, o parte di esso, nella quale venivano fatte annotazioni, forse con il chiaro significato di agenda o di registrazione, se non con efficacia temporanea, almeno in via di formulazione3. L'unica vicenda, conservata nel Notatorio degli anni Sessanta relativa a Dignano e che solo marginalmente interesso i morlacchi, fu quella concernente alcune violen-ze commesse all'interno della residua nobilta cittadina (ASV, 5). Dopo alcune richieste Gia nel 1539 a Pola «duemila case di Morlacchi» stabilitisi nel contado, alle quali il Senato aveva concesso l'esenzione per due anni da ogni gravezza e la facolta di pascolare il bestiame e di attendere all'agricoltura, provvedendole di denari e di utensili, erano state oggetto di tante persecuzioni da parte dell'oligarchia polese da costringere quel forte contingente di coloni ad allontanarsi dall'Istria, frustando cosi quanto il Senato si attendeva dal suo insediamento in Senato Mare, 1893, 365. La stessa spiegazione nella Guida dell'Archivio e poco chiara su questo tema, Guida generale degli Archivi di Stato. Archivio di Stato di Venezia, 1966, 883, 888-891. 2 Andrea SAVIO: IL RUOLO DI MEDIATORE. VENEZIA TRA AUTOCTONI E FORESTIERI: I MORLACCHI ..., 264-274 di delucidazioni a diverse autorita locali, il Collegio si espresse con una sospensione. Praticamente lascio alle autorita in loco la risoluzione del procedimento. Se il ricorso all'istituzione veneziana e la sua disponibilita ad accogliere i conflitti e un dato che si puo individuare come ricerca di consenso di un centro che persegue la collaborazione dei sudditi, e anche interessante notare quando la collaborazione interagisce attivamente e non solo attraverso I'attivita di delega, ma ad esempio respingendo, o come in questo caso, sospendendo le richieste del supplicante. Se i supplicanti avevano redatto la peti-zione dinettamente alla Dominante, cio era dovuto al sentimento di ingiustizia subito dai governanti veneziani locali. Nello stesso periodo il consiglio della comunita di Dignano richiese ripetutamente a Venezia (Senato Mare, 1893, 343-346) la possibilita che ogni abitante potesse fare appello direttamente al capitano di Raspo in caso di condanna da parte del podesta locale. Entrambe le situazioni evidenziano come i patrizi che reggevano la podesteria non parteggiassero, secondo una certa storiografia, solo per gli autoctoni, come probabilmente era avvenuto fino agli anni Cinquanta, ma che il contesto locale fosse piu complesso. Lo stesso Collegio, che con il suo ruolo sovraordinato di terza parte poteva intervenire in maniera incisiva, ad ogni supplica incarico della risposta il capitano di Raspo. Tutte le suppliche provenienti da Dignano furono cioe delegate a lui, ovvero al governatore militare dell'Istria, la massima autorita politica, alla quale ci si rivolgeva per le questioni amministrative e giurisdizionali, e colui al quale la Repubblica aveva affidato l'amministrazione della giustizia per i nuovi abitanti, ruolo che aveva come com-pito essenziale quello di mediatore nei conflitti, oltre che di rappresentante Venezia e i suoi interessi. Ovviamente ogni capitanato amministrava il proprio territorio in modo differente, ma la vicenda di Dignano si inseriva nel contesto di accesa conflittualita che caratterizzava il territorio nei pressi di Pola, conseguente alla politica di immigrazione incentivata dalla Repubblica nei decenni precedenti (Alberi, 2001, 226-227; Veronese, 1994, 187-188, De Luca, 2012, 44-46). Questo cambio di prospettiva puo far riconsiderare il vero ruolo dei morlacchi negli anni successivi a quelli dei primi insediamenti. Nel 1551 i morlacchi di Dignano chie-sero, nonostante gli accordi scritti e il divieto emanato dal Consiglio de Dieci, di poter far legna lungo alcune strade su cui avevano autorita solamente i vecchi residenti. Nello stesso periodo redassero una serie di suppliche, nella quasi totalita dei casi stese da av-vocati, sulla scorta delle motivazioni addotte dai supplicanti, e appoggiate da funzionari della capitale prima di passare il filtro della cancelleria. Tutta la preparazione di questa documentazione veneziana, senza contare le cause civili coeve, sarebbe stata economica-mente insostenibile per dei poveri pastori delle montagne (ASV, 6). I morlacchi nel corso degli anni Cinquanta erano aumentati demograficamente nell'area e i terreni che essi avevano scelto erano diventati piu fertili. Le sovvenzioni e le esenzioni avevano portato quei vantaggi economici che avevano creato non poche tensioni con i locali, ma nelle comunita coloniche piu di qualcuno era nel frattempo diventato facoltoso (Ivetic, 2011, 116-125). Dignano stessa era considerata il granaio cerealicolo dell'Istria e i maggiori proprietari erano diventati gli stessi morlacchi, a differenza degli autoctoni che investi-vano preferibilmente sul legname. Lo scontro economico riguardo comunque due risorse appetibili: l'olio e i terreni per i pascoli. Tali conflitti aumentarono proprio alla fine degli Andrea SAVIO: IL RUOLO DI MEDIATORE. VENEZIA TRA AUTOCTONI E FORESTIERI: I MORLACCHI ..., 264-274 anni Settanta, quando I'Istria raggiunse il suo apice demografico. Il Senato veneziano, al fine di risolvere queste problematiche, decise cosi di nominare nel 1579 un provveditore per favorire i nuovi coloni ed evitare ulteriori tensioni sociali. Con il rafforzamento paral-lelo del capitano di Raspo sui coloni si concretizzava cosi una gestione piu diretta della colonizzazione tramite funzionari delegati nella regione. Il provveditore divento inoltre il giudice inappellabile nelle cause civili (anche di quelle che riguardavano i nuovi abitanti) e della prima istanza per quelle criminali, coloro che si trovavano coinvolti in queste ul-time mantenevano pero il diritto di appello a Venezia4. Negli stessi anni Venezia avvio un processo di centralizzazione amministrativa che fece di Capodistria, il capoluogo dell'intera provincia, a scapito dell'autonomia dei con-sigli locali. Nell'agosto 1584 venne istituito il Magistrato di Capodistria che avrebbe giudicato in seconda istanza tutte le cause, civili e criminali, sostituendo in questo ruolo anche la stessa Venezia. Se da un lato il cambiamento sembrava favorire chi non poteva permettersi di presentare appello a Venezia, dall'altro era un modo per controllare podesta e pubblici uffici dei centri minori modellandoli alla misura del centro e delle sue necessita di governo (Marino, 1994, 185; Povolo, 2000). La differenza di status con i litiganti e di fondamentale importanza: il giudizio di terzi era piu facilmente accettato se il loro status sociale era superiore, come nel caso dei podesta. Uno dei vantaggi del controllo dello stato o in genere dell'autorita pubblica, ad esem-pio, risiedeva nella sua giurisdizione piu ampia, che poteva forzare a far rispettare la sua decisione in caso di controversie che non trovano da sole un esito positivo. Nel contesto in cui autorita e coercizione erano utilizzate esageratamente, il risultato poteva causare risentimento, protesta e resistenza. Perche il terzo potesse avere successo, doveva contare sulla fiducia dei litiganti. Per questo motivo fino al Novecento le autorita delle comunita furono tra i principali mediatori di conflitti: esse avevano gli strumenti necessari per risol-verli, quali il controllo informale, l'autorita e il consenso. La maggior parte dei riscontri documentali delle terze parti si trova quindi nelle sanzioni applicate dalle comunita ai protagonisti del conflitto (Sober, Wilson, 1997). Nelle piccole comunita i mediatori non erano affatto disinteressati alle sanzioni, perche oltre all'onore sociale entravano in gioco interessi particolari di tipo economico (Fehr, Fischbacher, 2004; Greif, 1994, 912-950; Kandori, 1992, 63-80; Knack, 1992, 133-156). CONCLUSIONI Il ruolo di terza parte delle autorita veneziane esercitato dal Collegio e connesso alla comunicazione politica, secondo modalita che si possono individuare attraverso un processo di astrazione del conflitto (Caizzi, 1993; De Vivo, 2006, 75-80). Un primo punto di riflessione e dato dal conflitto locale: le due parti ricorrono per ridefinire a proprio vantag- «Venezia toglieva agli organi di potere locali la gestione del problema, eliminava ogni possibilita di mediazione tra le esigenze dei coloni e le esigenze dei gruppi di potere locali (probabilmente non esistevano in Istria dei ceti dirigenti forti in grado di far pesare i propri interessi e quindi Venezia pote imporre le proprie scelte)» (Veronese, 1994, 185). Andrea SAVIO: IL RUOLO DI MEDIATORE. VENEZIA TRA AUTOCTONI E FORESTIERI: I MORLACCHI ..., 264-274 gio gli equilibri. E importante a tal fine rilevare se chi gioca la prima mossa si possa definite come la parte piu debole e se il ricorso serviva dunque come un'ulteriore difesa nel caso di un invio di una seconda supplica. Quanto ai morlacchi nel caso analizzato, inizial-mente si ipotizzava facessero parte del gruppo piu debole, in realta negli anni Cinquanta e Sessanta del Cinquecento le comunita a sud dell'Istria stavano vivendo un momento di ridefinizione dell'equilibrio politico tra vecchi e nuovi abitanti (non diversamente da quanto accadra a fine secolo, ASV, 7 e ben delineato in Ivetic, 1997, 89-92, 103-105). La forma di comunicazione politica inerente all'inoltro delle suppliche, la loro acco-glienza e la conseguente attivita di delega sono tutti elementi che facevano parte dello sta-to giurisdizionale di antico regime. A differenza degli altri Stati, Venezia aveva istituzioni repubblicane e per mantenere il controllo del suo fragile territorio attuo scelte di delega molto oculate perche sapeva che andava ad agire direttamente negli equilibri istituzionali locali. Nel caso di studio analizzato sembra che Venezia si mosse in modo limitato, ma solo un'attenta analisi dei patrizi che sedevano in Collegio potra forse risolvere il ruolo di terza parte dello Stato marciano, in una zona di estremo interesse per la complessita so-ciale ed istituzionale esistente e per gli interessi economici che molte famiglie veneziane avevano in loco. Si ringrazia per gli utili consigli sull'Istria in eta moderna Lia de Luca. Andrea SAVIO: IL RUOLO DI MEDIATORE. VENEZIA TRA AUTOCTONI E FORESTIERI: I MORLACCHI ..., 264-274 VLOGA POSREDNIKA. BENETKE MED DOMAČINI IN TUJCI: MORLAKI V ISTRI V DRUGI POLOVICI 16. STOLETJA Andrea SAVIO Universita degli Studi di Padova, Dipartimento di Scienze Storiche, Geografiche e dell'Antichita - DiSSGeA, via Vescovado, 30, 35122 Padova, Italija e-mail: andrea_savio@hotmail.it POVZETEK Razprava poskuša analizirati posredniško vlogo beneških oblasti, ki jo je igral Col-legio (Kolegij), ena izmed najpomembnejših in najbolj zapletenih institucij Beneške republike iz druge polovice šestnajstega stoletja. Od šestdesetih let 16. stoletja so bile skupnosti Morlakov, ki so emigrirale predvsem v Istro, deležne nasilja s strani domačega prebivalstva, ki so ga podpirale Benetke. Predstavniki nekaterih skupin Morlakov, kot so tiste iz Vodnjana, so se s prošnjami začeli obračati na beneški Kolegij. Zahtevali so večjo zaščito in hkrati tudi preklic nekaterih gospodarskih omejitev. Na prvi pogled se je zdelo, da je do teh zahtev prišlo iz obupa, ki ga je čutila ta manjšina. Morlake so dejansko podpirali tudi sami beneški uradniki, a Kolegiju vseeno ni uspelo rešiti omenjenih problemov. Benetke so se zato odločile imenovati svojega predstavnika, ki je podpiral nove naseljence in preprečeval nadaljnje družbene nemire. Na ta način so si zagotovili bolj neposredno kolonizacijo, ki so jo nadzorovali imenovani predstavniki v regiji, hkrati pa so poenostavili tudi reševanje lokalnih sporov. Ključne besede: zgodnji novi vek, Beneška republika, politična komunikacija, Collegio, Istra, Morlaki Andrea SAVIO: IL RUOLO DI MEDIATORE. VENEZIA TRA AUTOCTONI E FORESTIERI: I MORLACCHI ..., 264-274 FONTI E BIBLIOGRAFIA ASV, 1 - Archivio di Stato di Venezia (ASV), Collegio, Risposte di fuori, filza 315, c. 23 aprile 1561. ASV, 2 - ASV, Collegio, Risposte di fuori, filza 313, c. 24 luglio 1559. ASV, 3 - ASV, Collegio, Risposte di fuori, filza 317, c. 12 agosto 1563. ASV, 4 - ASV, Collegio, Risposte di fuori, filza 315, c. 24 maggio 1561. 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