FÜBBUCrrA (prezzi per mm d'altezza, larghezza 1 colpmia): commerciall L. 1.50 — finanzlari, legali, cronaca L. 2.50 — Concessionarla escluslva UNIONE PUBBLICITA ITALIANA S. A. LUBIANA, Via Selenburg n. 1 — Tel. 24 83 Lubiana, 5 dicembre 19^i2-XXP DIREZIONE - REDAZIONE: LUBIANA, CASA DEL PASCIO — Tel. 26 58 ABBONAMENTI: Annuo L. 25 — Semestrale L. 13 — Sostenitore L. 1000 Spedlzlone in abbonamento postale II» Grupp» — UN NUMERO CENT. öO NOI OBBEDIAMO! 11 Duce ha parlato il gior-no 2 corrente intervenendo alla riunione delle commis-sioni legislative riunite alla Camera dei Fasci e delle Cor-porazioni. Dopa il saluto al Duce, ordinato dal Segretärio del Partita, subito, ira le piü ardenti acclamazioni, il Duce, che aveva dinanzi a se sol-tanto aJcuni appunti, ha detto: «Vi Č nota, o camerati, la mia riluttanza a parlare an-che in tempi che comune-mente si chiamano di pace o normali. Questo dlpende da una mia convinzione, che cio6, SU cento casi, ci si pent6 settantacinque per avere parlato, venticinque soltanto per aver taciuto. In secondo luo-go 6 mia convinzione che in tempo di guerra, quando par-la con la sua voce potente il cannone, meno si parla e me-glio 6. In ogni caso bisogna parlare per i consuntdvi e ra-ramente per i preventivi. Questa mia convinzione si rafforza davanti a questa guerra che ha ormai assunto proporzioni che si potrebbero dire cosmiche, tanto sono universal!, guerra che scaval-ca contlnuamente le parole, guerra che essendosi dilata-ta enormemente nello spazio, si 6 naturalmente e proporzionalmente allungata nel tempo. 10 mi compiaccio che il popolo italiano non mi abbia sollecitato troppK> di frequen-te aUa tribuna, perch6 il popolo italiano, che 6 certo uno dei piü intelligenti della terra, se non il piü intelligente, non ha bisogno di troppe dande propagandistiche, spe-cialmente di una propaganda che non sia straordinaria-mente intelligente. Tuttavia, dopo diciotto me-si di silenzio, siamo ormai entrati nel trentesimo mese di guerra, io ho la vaga im-pressione che buona parte del popolo italiano abbia il desiderio di riudire la mia voce. Gigantesca opera del Regime 11 mio di oggi non vuole essere quindi un discorso, ma piuttosto im rapporto politi-co-militare, piü militare che politico. Sarä quindi un discorso di dati, di cifre, di fatti, sarä in altri termini il consuntivo dei primi trenta mesi di guerra. Non 6 il discorso che ml ripromettevo di pronunciare nella ricorren-ga del Ventennale; d'altra parte il Ventennale 6 stato celebrato nel migliore dei modi, rievocando per tutti, anche per gli immemori o smemorati, quello che il Regime ha fatto durante venti anni di opere. Un'opera gigantesca Che b destinata a lasciare tracce indelebili per tutti i secoli nella storia. Abbiamo celebrato il Ventennale con un'amnistia £a-mosa che ha spalancato le porte delle carceri a circa cinquantamila individui e che ha liberato dal eonfino anche i cosidetti politici, prova di forza del Regime. Finalmente il complesso delle provviden-ze sociali, che in tempi di-versi avrebbero sollevato una ondata di grande entusiasmo, perche effettivamente noi in questo settore siamo all avan-guardia di tutti gli Stati, nessuno escluso. Gli eventi principal! dl quest! diciotto mesi, che vanno dal 1" giugno 1941 ad oggi, sono i seguenti: la guerra contro la Russia, I'intervento in guerra del Giappone e lo sbarco degli anglo-americani neU'Africa del Nord. Militarismo russo La potenza militare della Russia non e stata una sor-presa per me, se non limita-tamente al punto di vista che vorrei dire qualitative. Nel 1933 o '34 lo Stato Maggiore italiano ricevette dallo Stato Maggiore russo Tin vito di mandare una commlssione per assistere alle manovre dell'Armata rossa che si svol-gevano nei dintorni di Mosca. Io colsi I'occasione per man-dare una commissione che era presieduta dal Generale Francesco Saverio Grazioli, uomo d! indiscussa preparazions professionale e dotato di un acuto spirito di osservazione. Quando egli ritomö, mi fece un rapporto molto elaborato, Che io lessi con la piü grande attenzione e che mi convin,se Chi v'era qualche cosa d! nuovo ad Oriente, e che I'eser-cito rosso era ormai cosa ben diversa da quelle truppe rac-cogliticce che sotto le mura di Varsavia, nel 1920, si fecero battere da truppe non meno raccogMticce di Polacchi e Frances!. Qualche anno dopo una vi-sione cinematografica, che io mi feci ripetere a ritmo ral-lentato per meglio esamlnar-la, d! una parata bolscevica sulla piazza del Cremlino a Mosca, m! diede la convinzione Che ad Oriente ormai si era formato un potente Stato strettamente militarista, che aveva ormai rinunciato alia rivoluzione intemazionale fat-ta attraverso le singole rivo-luzibni nazionali, ma voleva estendere la rivoluzione nel Continente e nel mondo attraverso le forze delle sue baionette. Era quind! necessario, a mio avviso, Che I'Asse si garantisse le spalle. Ed č mia convinzione profonda che I'epoca fu scelta con chiaro discerni-mento. Se si fosse tardato oltre, gli avvenimenti avrebbero potuto avere uno svolgi-mento ben diverso. Noi siamo cosi obbiettivi da riconoscere che il soldato russo si t battuto bene, ma si 6 battuto molto meglio il soldato tedesco che ha battuto il.soldato russo. Bisogna riconoscere che solo un eser-cito come quello tedesco e solo il C. S. I. R., diventato oggi A. R. M. I. R., potevano superare la prova di un in-verno che non aveva avuto reguale in 140 anni. Oggi la Russia ha perduto i suoi territori piü fertili, piü ricchi di materie prime; ha perduto da ottanta a novan-ta milioni di abitanti. Quel territori ci permettono di ve-dere il futuro dal punto di vista delle materie prime e dal punto di vista alimentäre con maggior fiducia. Posso affermare che gli aiuti anglo-americani sino a questo momento sono stati quanto mal esigui. E sinto-matica cosa fe questa: che i Russi non hanno ma! voluto Che il loro suolo fosse calpe- stato da un soldato americano o inglese. Non credo che qui si deb-bano indagare ! mister! della cosidetta psicologla russa o slava o Orientale che dir si voglia. Non vi ö il minimo dubbio, a mio avviso, che in questa gigantesca partita che deve creare la nuova Europa e stabilire i conf!ni fra Europa e Asia, la vittoria decisiva e de-finitiva non puö che arridere alle arm! dell'Asse. II Giappone nostro alleato Se vi e un uomo nel mondo che ha voluto diabolicamente la guerra, quest'uomo ž il Presidente degli Stati Uniti d'America. Le provocazioni che egli ci ha inflitto, le mi-sure che egli ha preso contro ventato se non !1 primo in ricchezza tra i paesi del mondo, certamente fra ! prlmi. Ebbene, bisogna riconoscere che ciö 6 giusto, ciö š il pre-mio alla sua virtü. Sono materie prime di cui si arric- di noi, l opera della sua propaganda, il tutto dimostra ch« quest'uomo, il quale pure aveva fatto una sacra pro-messa alle madri americane che i loro figli non sarebbero mai andati a morlre oltre i confini degli Stati Uniti, quest'uomo ha voluto delibe-ratamente la guerra. Naturalmente il Giappone non poteva aspettare che fos-sero i primi gli Stati Unit! a sparare. Questa 6 una caval-leria del vecch! tempi, dato che sia mai esistita. E quüidi il Giappone ha fatto benissi-mo a non aspettare l'ultima ora ed ha inflitto ai traco-tanti American! quella tre-menda sconfitta che oggi !m-pone agli stessi Američani una giornata di lutto e di silenzio. Ora, I'intervento del Giappone nella guerra del Tripar-tito e una garanzia assoluta di vittoria, perchife il Giappone i irraggiungibile e imbat-tibile. Tutte le posizion! inglesi nell'Estremo Oriente sono crollate come castelli d! carta. Si 6 dato questo caso sin-golare nella storia, che il Giappone In pochi mesi, da paese povero come no!, 6 di- chisce !1 Giappone: sono materie prime di cui s'impove-riscono i nostri nemici. E non passa giorno senza che l'or-goglio degli American! sia colpito, sia frantumato. Dove sono oggi i profeti american! che pensavano di liquidare il Giappone in tre settünane o, al piü, In tre mesi? Evidentemente non co-noscevano nulla della forza mlUtare de! Giappone e, so-prattutto, della sua intima struttura morale per cui in quel paese l'Imperatore, ha non dico l'autoritä, ma la di-gnitä di un Dio, ed i soldati che muoiono in guerra sono deificati. £: veramente difficile battere un popolo che ha !n risorse morali di questa natura. L'inglorioso sbarco anglo-americano in A. S. Terzo avvenimento: lo sbarco degli Anglo-americani nel-l'Africa del Nord, ovverossia la tragicommedia deir-ed inumani. . «Odiare sempre piu gli Inglesi». '. Per I'oscurantismQ barba-rico dei degni pronipoti di-Drake, dell'imperturbabile Lord Nelson impiccatore di Caracciolo, di Lord Kirtchi-ner, del Generale O'Dryen, quale altro sentimento puo trovare posto in noi, colpiti nei nostri affetti piü can, irt noi commossi ma niente af-fatto indeboliti dai proditori attacchi della R. A. F.? Siano pur certi gli: sj>iendi-di insulari, che le ritorsioni al momento opportuno non mancheranno. Anche certo nostrano, seb-bene sparuto anzi sl^oradico' puritanesimo sino a p'öco fa abituato, non so se per ecces-siva miopia cerebrale, p peiP un sentimento veramente umanitario (del restp fuori posto) 0 per sciocca posa^ arricciava il naso e crollava la testa con fare di superior© compatimento ogni qualvolta leggeva ed udiva «Dio stra-maledica gli Inglesi», messo improvvisamente, e molto da. presso, alla dura i-ealtä degli ultimissimi awenimenti, si h completamente ricreduto. Tutti oggi in Italia odiano I'Inghilterra, ed in misura sempre maggiore. Anche da questo lato il fronte interno e compatto. Tonificati da questo sentimento gli animi di tutti gli Italiani, dalle ' rive del Don airOceano Atlantic©, dai Bal-cani al fronte egiziano, dai campi alle officine, sono tesi verso la luminosa meta che noi raggiungeremo fatalmen-te attraverso gli imprescindi-bili alti e bassi di questo im-mane conflitto: Vittoria! Orazio foico Zambeili COSCIENZA DEI TEMPI Ogni popolo ha la sua storia, le sue vicende drammatiche, i suoi momenti di gloria, di vilta, di asservimento, di a'poteosi. Ogni popolo, qual piü qual meno, ha pas-aato ' peHodi • di meraviglioso ri-rtascimento culturale; politico, giu-ridico cd ^ caduto nel piü profon-•do abisso d'ogni ipioranza intel-I^ttualo e morale; Tale I'evoluzio-ne del mondo: .come la piccola, ansignificanto paraiola della vito umana; ma come vcnt'anni J'esi-atenza possono' fare un eroe o un aanto quanto ottanta non riuscire Ä darci altro che' un vile o un matvagio, cosi. per i popoli piü valgono, nell'infinita teoria dpi secoli, passati e. ayvonire, pochi anni di durisslma .esperienza al confrpnto di m(^lti oziosi e pavidi. . Qucsto ayvieiM oggi: e t\itti •devono capirlo, devono sentirlo. Questo tempo di' immane tragedia che s'abbatte sull'Europa ti tempo' di aaörificio tenace. e tgmpo di sangiiiiiosa messa a fuo-co di tutte le energie; come quan- pud trattare anche questo argo-viento e rendersi portavdce di quello špirita rivoluziana-Tio con il quale noi giovani ■vogliama trasformare il teatro italiana. Trasformare diciamo, e •questo non perche — came a molti potrebbe apparire — noi ci si senta dei riforma-tori, ma perche crediamo sia giunto il momenta di dire ba-sta ad un teatro fatto di ibride mollezze e soprattutto di inerzia congenita — incan-cepibile con i tempi che vi-■viamo — dalla quale non ci si vuole riscuotere. Mentre scriviamo, a Milana gli uniči locali di prosa aperti annunciano-. . Non sappiamo se questo sia il lavoro di un giovane. Se si, dobbiamo dichiarare che non e certo con comnie-die di questo genere che il teatro italiano riselvera la sua crisi e rinsan^era la sua anemia. La trama nen poteva essere piü vieta — il problema della maternitä ideale che usurpa i diritti di quella materiale ma non desiderata — e la stesura piü convenzionale. Dal primo atto airultime i dialoghi si trascinano piete-samente pregni di reterica, di frasi ad etfetto, di luoghi co-numi abusati. Si salva ferse soltanto la fine del prime at-te, con queirinnovazione (ben-che giä sfruttata in commedie di stampo esotico) del cam-biamento d'ambiente a scena aperta, nell'intento di realiz-zare per mezzo di accorgi-menli scenic!, ciee spaziali, una retrecessiene nel tempo, il che — nella formula ette-centesca — si otteneva sela-mente con le stacce delle sce- ne. A nostro parere pero il trapasso devrebb'essere preparate piü lentamente ed at-tuato per gradi, acoompagna-te anche dal declinare insen-sibile delle luci che prepa-rerebbere efticacemente le sgorgare liuninoso del finale. L'impostaziene delle luci, dal punto di vista tecnice della regia, ha presentate infatti delle manchevolezze, ri-scontrate, come dissi, al finale del primo atto e al finale del secondo, in cui ve-demmo I'alba accendersi di colpe come per une spetta-celo pirotecnico. Ma ci h state assicurato che tali deficienze sene dipese dair imperfetta attrezzatura del teatro che non ha al sue attivo un moderne impianto di graduazione delle luci. II nostro appunto nen e quindi dirette tanto alia regia quanto aU'erganizzaziene tecnica del «Drama», di cui sarebbe desiderabile un perfeziona-mento, anche in previsione delle ulterieri recite che Ja compagnia di prosa terra in questo teatre. Le scenografie di Umili ci sono parse degne di melta attenzione, per I'ingegneso ritrovato prospettico che permette la visiene tridimensie-nale delle scene. Arioso il primo e terzo atto, spaccati da quella luminosissima ve-trata proiettata sullo sfendo delle case cubiste; graziosa-mente convenzienali, come ri-chiedeva l'interpretazione del teste, quelle del secondo. (Una lode in blecce, anche per le scenografie, a tutti gli attori che si sono volontero-samente prestati per la realizzazione delle scene, dise-gnandole, dipingendole, in-chiodandele e persino mon-tandole.) La regia di Umili ha ade-rite al teste con fedelta, spe- Una scena del I» atto dc «Le tre Marie> di Caramello, rappre-sentata dalla Compagnia di prosa del Dopolavoro del Faseio di Lubiana. cie per il prime e terzo atto. Tuttavia abbiamo preferito il tone gustosamente caricatu-rale impresso al secondo, che altrimenti non avrebbe potu-te decentemente reggersi. A questa informaziene lieve-mente grottesca si e adegua-ta la recitazione delle stesso Umili, tesa in paurose equili-brie su situazieni e dialoghi abbondantemente retorici. Lo stesso stile hanno seguito con efficacia il Parena e il Di Gre-gorio in due sapide caratte-rizzazioni. II Pullini si e ve-tato invece a un'interpreta-ziene scarna, semmessa e schiva di enfasi che abbiamo approvato per I'esatta valo-rizzazione del personaggio. Nel campo femminile la si-gnera Elli ha dimostrato di saper vibrare efficacemente in parti drammatiche, ce-gliendo anche un applause a scena aperta al finale del terzo atto. Nella parte delle altre due Marie la signora Pullini e la signorina More hanno datö esatte rilieve a parti antitetiche, veemente ed aspra la prima, trepida e contenuta la seconda. Bisogna netare in appen-dice, per amere di verita, che anche le parti femminili era-no ingrate e convenzienali al massimo, fatte su misura per gli esagerati sbracciamenti su questo piano di rifor-me sociali, tendenti all'avva-loramente dei valeri spirituali della razza per adeguarla ai suoi destini imperiali, che Mussolini ed Augusto si riin-contrano. Mussolini, combattendo sul Carso rimane ferito, dimo-strande cosi Taderenza delle proprie idee interventistiche all'azione. In seguito si pone a capo delle squadri-sme rivendicatore della Vittoria e non esita a servirsi della forza eve ritiene neces-sario: ma, raggiunto lo scope che era quelle di sostituire un geverne forte e responsabile ai pavidi parlamentari di allora, mestra la sua generosita non abusandene verso personali awersari:. cosa invece dalla quale nen seppe tratte-nersi Augusto. Egli letta nen per sestituirsi ad altri capi e ad altri partiti, ma per ri-cendurre I'ltalia alia consa-pevolezza della sua missione civile nel mondo. A questo scope la prima grande affer-, mazione del Fascismo fu la Conciliazione con la Chiesa: essa non poteva mancare perche «una nazione profen-d^ente cattelica e morale quale I'ltalia fascista, eve si enora la madre, prima mae-stra di ogni virtu, esempio di ogni sacrificie e rinunzia, eve le leggi morali operano nei cittadini con spontanea scru-polosita, doveva per forza di cose awicinarsi alia massima fonte del suo nutriment© spi-rituale». Ed e su queste premesse spirituali che si poggia la fu-tura grandezza d'ltalia, mentre le opere eseguite e i risultati raggiunti dimostrane eloquentemente che i valeri spirituali della stirpe non si sono cancellati col tempo: sono presenti anzi, piü che ieri, eggi nella costruzione di un Impero che, per le diverse difficolta e centingenze del tempo mederiTO, si dimostra ben superiere anche a quello dell'antica Roma. Lie. * Emilio Balbo — Protagonisti dell'Impero di Roma — Ed. Pin-ciana. Lire 12. della Melato e I'esagitazioine repressa della Sammarco. I giovani invece difficilmente possono adeguarsi ad une stile teatrale che ha fatto, piü o meno degnamente, il suo tempo. Pubblico elegante, disinvol-to — troppo disinvolto anzi, soprattutto negli apprezza-menti di qualche gruppo di giovincelli in vena di inoppertuni snebisipi — e plaudente. Sarebbe opportune pero che esse impa-rasse in breve tempo due cose: a giungere in orario a teatro e a non fare dello spi-rito sorpassato. Questo nen lo diciamo noi ma il decalogo de «Le spettatore educato> che censigliamo affettuosa-mente a tutte le persone, superior! ai diciott'anni. A. DH iUlO im PRECISAZIONE i fe mi. Una nota di redazione al mio articolo: «Risparmio-fer-reo e realta» mi Invita a pre-cLsare come si possa pratica-mente tradurre il potenzia-mento dell'attivitä corporati-va, rivolta al fine di dimi-nuire le sperequazioni tra i redditi. La risposta era im-plicita nel mio articolo stesso laddove affermavo: «L'equi-librio dei redditi, e conse-guentemente tra redditi, con-suml e prezzi, si puö avere solo col controllo e" la direzio-ne della produzione attraver-so il sistema corporativo, nel quale la produzione stessa, col cessare di essere un fatto preoccupante soltanto per gli imprenditori, innalza i lavo-ratori a cointeressati diretti del suo risultato economico, tanto piü se si pensi cJie il consumo proprio su Joromag-giormente confida.» fi indubbio che nel campo corporativo non si sono fatti molti passi innanzi. Le cause prime sono dovute alle guerre che si sono susseguite in questi Ultimi anni e al fatto che il sistema corporativo si basa su una morale sana e sulla buona volontä e buona fede degli uomini, cose piü facili a dire che a trovare. Ma io credo al suo piü o meno prossimo affermarsi per-chč solo esso rappresenta una legge morale, poUtica, econo-mica, apprestante un armo-nico ordine di giustizia e di equilibrio sociale. L'uomo della strada, che in fondo 6 il piü acuto osserva-tore dei fenomeni che attor-no a lui si manifestano e si sviluppano, vede nella crisi attuale, che travaglia tutto il mondo, I'elaborazione del tra-passo da una civütä ad una altra, trapasso lento, laborio-so, difficile e necessariamen-te . drammatlco, perchfe la trasformazione sia duratura ed il distacco dai passato sia definitivo. Tutti i popoli sono assetati di una maggiore giustizia sociale e tendono con tutte le loro forze al miglioramento del loro tenore di vita. Non si possono nš si devono infrangere le gerarchie della natura e dello spirito, annul-lando, nell'utopia comunlsta, quelle disuguaglianze che sono necessarie al progresso; ma si devono respingere con tutte le forae e vincere le tetre teorie di quanti reputa-no I'ingiustizia inseparabile dalla vita collettiva. Lo Stato collettivista o mar-xista, negando la funzlone economica del capitale, plus valore dell'imprenditore do-vuto ad inadeguata remune-razione del lavoro, assorbe la proprietä, e, sopprimendo que-sto fondamentale fattore della produzione, teoricamente ne effettua la distribuzione sulla intera collettivitä, ma di fatto sostituisce al dominio della classe capitalistica il dominio di una nuova classe scaturita dagli strati proleta-ri, che piü tardi, prima in modo larvato e poi palese-mente. si rivela la nuova classe detentrice del capitale. Viene pertanto a mancare uno dei fini migliori dell'azio-ne ridistributrice dello Stato: quello dell'attuazione dei concetti di equitä e di equilibrio sociale. I cosidetti regimi capitali-stici e borghesi, quasi sempre stimolati da minacce di perlco-losi turbamenti sociali, e solo in momenti di grave depres-sione, provvedono alia distribuzione della ricchezza con sussidi di disoccupazione, pagati, si intende, mediante pre-lievo di ricchezza dalle class! piü abbienti, ma solo per una provvista di sussistenze stret-tamente necessarie, e non per un njiglioramento del tenore di vita delle classi meno ab-bientL La distribuzione della ricchezza negli stati socialisti o liberali 6 guidata da criteri di sowertimento sociale, o dalla volontä di mantenere posizioni di privilegio e di dominio. La storia ci insegna come questi equilibri slano fonte di vicende tormentose per i popoli, cosi come ci sta inse-gnando che la disuguale distribuzione dei beni del mondo 6 fonte di odii e di guerre fra le nazioni. La dottrinacorporativacon-cepisce lo Stato non come strumento degli interessi di una classe dominante e detentrice del potere, ma come I'Ente unitario e sovrano che deve regolare, controllare e Urigere le attivitä dei singoli per il raggiungimento del massimo benessere coUettivo. Per questa ragione lo Stato fascista tende a consegulre, tra gli altri innumerevoll fini, una piü equa distribuzione iella ricchezza prodotta, non solo per motivi di giustizia sociale, ma anche di massimo benessere economico della collettivitä. Non vuol uccidere I'inizia- a questo fine supremo. Non tiva privata, ma indirizzarla vuol sostituirsi all'imprendi-tore e al commerciante, ma evitare che I'imprenditore e il commerciante possano dan-neggiare gli interessi comuni. Dal benessere della collettivitä discende il benessere dei singoli individui, mentre dal-I'egoismo di pochi nasce lo squilibrio che rende effimero anche il benessere dagli stes-si acqulsito. La collettivitä š composta di imprenditori, commercian-ti, agricoltori, artigiani, im-piegati, operai, e I'equilibrio sociale lo si raggiunge solo attraverso la regolazione di tutte le attivitä. Nella grande famiglia na-zionale ogni componente deve mettere sul tappeto le sue possibilitä e le sue necessitä. In primo luogo 6 necessario Che gli organi corporativi co-noscano i costi di produzione per poter provvedere ad una piü equa ripartizione dei gua-dagni degU imprenditori e degli operai in proporzione dell'apporto che essi danno alia produzione stessa, tenen-do presenti le necessitä della vita. Da tale conoscenza discende la possibilitä anche di evitare gli squilibil dei prezzi e di assicurare una vita sana ai traffici e ai commerci. A questo punto, per tradurre in pratica questo concetto, sarebbe necessario prendere per esempio un'azienda tipo, fare i calcoli del capitale im- piegato per gli impianü, del deperimento degli impianti stessi, del costo dei trasporti, e delle materie prime adope-rate per la produ2äone, di un reddito equo per il capitale impiegato e per i tecnici e gli operai, e trame il prezzo di vendita del prodotto. Non valgono gli alti lai suU'im-1 possibilitä pratica di tale esa- ' me perchö ogni azienda che si rispetti conosce benissimo i suoi costi di produzione. Si tratterebbe di impedirne un'arbitraria manipolazione perchfe in una societä orga-nizzata I'arbitrio non puö e non deve essere ammesso. Tra gli estremi dei sistemi comunisti e liberali, I'equilibrio voluto dal sistema corporativo 6 Tunica possibilitä di salvezza per i popoli e non rappresenta un'utopia, ma po-trebbe diventare una realtä se gli organi corporativi adempissero pienamente alle funzioni loro demandate. Finora vi hanno adempiuto solo in minima parte. II potenziamento dell'attivitä corporativa si puö rea-lizzare vincendo gli interessi egoLstici, sganciandoci dal dominio del capitale come ci siamo sganciati dal dominio delle masse, e non lasciando morire il nostro spirito rivo-luzionario, che 6 ri vesti to di umanitä, ed č fortificato dnl-I'idea tradizionalmente ilalia-na della giustizia sociale. Cesare loHaneMi delegarle ad altri enti od isti-tuti, se non per obbiettivl d'in-dole generale eccedenti gli interessi delle singole categorie.i Diritto e dovcre: tale concezio-ne oontribuiscc a dare un ca-rattere assohitainente pubblici-stico all'assisten7>a sociale, atfi-data dallo Staio al sindacato oome Tente che meglio puö noscere le particolari necessitä delle categorio che rappresenta e che meglio puö provvedervi. Le forme nelle quali si con-creta Tassistenza a favore dei lavoratori sono Tassistenza de-mogratica, quella sanitaria, quella legale, quella rivolla agli invalidi e agli anziani del lavoro e quella, infine, svolla direttamente dai singoli imprenditori, in aggiunta e ad integrazione di quella diretla e coordinata dalle Associazioni sindacali o dal Partito. Ricordiamo infine il provve-dimento approvato recentemen-te dal Comitato Corporativo Centrale, relativo alio sciogli- Iniento del Patronato nazionale-per Tassistenza sociale ed a I trasferimento delle sue funzioni alle organizzazioni sindacali. II Patronato, sorto nel 1922, in söguito alTabolizione dei Segre-tariati del Popolo, residuo di un meschino passato, aveva svolto senza dubbio una vasta opera di assistenza medico-le-gale ai lavoratori. ma era tempo che tale compito venisse affidato alle associazioni professionali, dotate di niezzi e di un'attrezzatura tecnica molto superior!. In tutto questo complesso as-sistenziale, verameute notevole da ogui punto di vista, merita l>artioolare menzione il servizio delle assistenti sociali, di cui ci riserviamo, in un prossimo articolo, di esaminare la natura e le funzioni, non senza aver dato prima un breve cenno eul sorgere e sulTaffermarsi di questa speciale forma di assistenza sociale. N. Tabeliini Viiclie ftli orti di giicrra cuntriltuisiMtiio-al cousegiiimcnt» della vilt(M'ia. I dati statistici parlano chiaro. L'ASSISTENZA SOCIALE La parola «assistenza> deriva dal verbo latino «adsistore», ehe ha il slgnificato di aiutare o integrare; ed infatti si ha Tassistenza quando si inter-viene per supplire, per com-pletare particolari provvidenze ecc. ecc. Ma non si tratta affatto di carita, anche se le prime forme assistenzialj sorsero proprio a scopo di beneficenza, o per motivi religiosi, prima ad ini-ziativa privata, poi attraverso pubbliclie istituzioni. Col tempo ci si oriento verso sistemi piu razionali di protezione e miglioramento, non solo materiale ma audio morale, a favore di quanti erano in condizioni bisognose. Ma era sempre una forma di carilä. piü o meno larvata, che si rivoigeva alTindividuo per soccorrerlo momentaneaniente, lasciandolo poi pressapoco nelle medesinie condizioni di prima. A ben altri i>rincipi risponde la concezione fascista di assistenza «sociale», di quelTassi-stenza ciofe rivolla alle masse lavoratrici, ehe tende per prima cosa a reintegrare Tindivi-duo nelle sue eapacitä fisiche e spirituali, per restituirlo sano ed efficiente alla famiglia ed alia societä. Alla medesima con- eezione sl Ispira pure la previ-denza sociale, che si esplica perö in una fase precedente, lesa a prevenire e ad assicurare contro qualsiasi rischio ed e attuala attraverso le assicura-zioni sociali (nuzialitä e nata-litÄ; tubercolosi, invaliditä e vecchiaia; infortuni e malaltie professionali; disoccupazione in-volontaria). E dalTimponente sviluppo della previdenza sociale h derivata una maggiore estensione nel settore delTassi-stenza sociale, oggi disciplinalo da norme giuridico-poliliehe e completamenle permeate del concetto fascista della solida-rietä sociale. Alio Stato ineombe Tobbligo di tulelare il lavoro, proprio in quanto lo considera come un 'dovere .=!Ociale>: «a quosto titolo, e solo a questo titolo, fe tutolato dallo Stato» (Dichiar. II" — Carla del Lavoro). Ma il lavoro si puö conceptre anche in potenza, ed ecco che le realizzazioni sono estese su va-sla scala, con la creazione di appositi euti a cuj vengono affidale determinate attiviln: TOpera Nazionale Maternitä e Infanzia (0. N. M. I.), la Gioven-lü Italiana del Littorio (G.I.L.), e TOpera Nazionale Dopolavo-ro (0. N. D.) per il miglioramento della razza italiana e per la sua elevazione fisica e morale. Vi sono poi gli Enti Comunali di assistenza o tante altre istituzioni, di cui molte in continuo sviluppo. Comunemente viene falta una dislinzione fra Tassistenza sociale generale — ehe e quella che, perseguendo fini di carat-tere generale, ž esercitata dallo Stalo in favore della collettivitä, senza dislinzione di classi o di categorie — e Tassistenza professionale o di ca-tegoria. Quest'ultima persegue scopi di indole parlicolare ed e esercitata dallo Slato attraverso Enli che hanno come loro cöm-pito la tulela di determinate categorie. E Tassistenza che viene svol-ta dalle associazioni professionali iegalmente riconosciule, secondo il preciso disposlo della Dichiarazione XXIX« della Carla del Lavoro: «L'assistenza ai propri rappresentanti, soci e uon soci, e un dirillo e un dovere delle associazioni professionali. Queste debbono eser-citare direttamente le loro funzioni di assistenza nš possono MOSTRA PRIORITA In un pei'iodico edito dal fronte tedesco del lavoro, ri-poi-tante notizie sociali dalla Germania, abbiamo rilevato questo trafiletto: «i: stato possibile, senza grave diffi-coltä, armonizzare con la le-gislazione germanica le assi-curazioni dei paesi che man-dano in Gennania la loro mano d'opera esuberante, e ciö perche sostanzialmente il Continente europeo ha assi-milato i principi direttivi delle assicurazioni vigenti nel Reich». Ci sembra tuttavia azzardato da parte del com-pilatore affermare che tutte le altre nazioni, le quali hanno inviato lavoratori in Germania, si sono trovate, nei confronti delle assicurazioni per i lavoratori vigenti nel Reich, in un gi-ado di infe-rioritä. La situazione di partico-lare sviluppo industriale in cui si e venuto a trovare il terzo Reich, ha imposto agli Stati europei una naturale «convenzione» con esso, circa la riispettiva concessione di prestazioni assicurative ai lavoratori occupatisi in terra germanica: soprattutto nei riguardi dei lavoratori ita-liani, sappiamo che molti e vari sono stati gli accordi intei-venuti fra i rappresentanti dei nostri due paesi. Dai rapporti amichevoli in-tercorrenti fra le due Nazioni, e naturale anzi che ne sia-no derivate utili esperienze e con reciproco vantaggio. Ma non si puö per questo cate-goricamente affennare che le direttive tedesche siano state prese a modello dalTintero continente europeo: e per al-tro, non ci si dovrebbe di-menticare che anche l'Italia ha contribuito a queste nuove esperienze, ponendosi spesso alTa.vanguardia con le sue ini-ziative. Vogliamoalloracoglie-re Toccasione per ricordare che in Italia le previdenze sociali trovano il loro primo enunciato nella Carta del lavoro e piü speeificatamente al paragrafo 27, mentre le realizzazioni sono cominciate subito dopo l'awento del Fa-scismo. Lo sviluppo della rivoluzio-ne industriale tra Ii XVIII" e il XIX" secolo ha provocato i movimenti politici e sovver-titori del socialismo e del co-munismo, che hanno avuto soprattutto carattere di ri-bellione popolare alio sfrutta-mento da parte delle classi capitalistiche ed al mancato adeguamento delTassistenza sociale ai lavoratori. A questi movimenti, frutto dei regimi demoliberali, il governo Fascista si e opposto non soltanto con la forza ma anche in virtü del convinci-mento, in quanto le- previdenze sociali da esso adottate hanno persuaso il popolo ita-Hano che nella disciplina cor- porativa, mentre il lavoro assumeva la funzione di soggetto delTeconomia, ai lavoratori ne sarebbe necessaria-mente derivata una maggiore e reale assistenza. Si deve quindi alla Marcia SU Roma se una prima bar-riera e stata posta in Europa al comunismo dissolvitore e altre Nazioni abbiano altresi trovato la linfa per quelle ri-forme sociali che, oltre ad essere state per esse di esempio, le hanno riscosse dal le-targo dei regimi democratici. Ne si puö insinuare che al-meno parte degli enunciati siano rimasti sulla .. . Carta, giacche Tautoritä dello Stato e la disciplina imposta alla Nazione non hanno pennesso che i provvedimenti gover-nativi si perdessero nelle va-cue disquisizioni parlamenta-ri, come e avvenuto nei regimi liberali, ma hanno trovato, nelTordinata compagine statale e nelTardore costrut-tivo degli italiani, il primo incremento alla loro pratica attuazione. Infatti mentre e stato effettivamente svilup-pato un nuovo spirito di so-lidarietä, che dalTambito del singolo individuo si proietta sulTistituto nazionale per superare con la sua forza spi-rituale ogni confine, Taccor-• ciamento delle distanze sociali e un programma tuttora in via di migliori realizzazioni, e ad esso le previdenze sociali poi'tano un notevole contrlbuto. ž merito del Fa-scismo avere perfezionato Tassicurazione per le malat-tie professionali, Tassicurazione per la tubercolosi, Tassicurazione per la nuzialitä e natalitä e Taver attuato, attraverso forme mutualisti-che, Tassicurazione generale obbligatoria per le malattie comuni. E resterebbero da citare molte altre leggi pro-tettive, da quelle riguardanti il collocamento a quelle per le migrazioni interne, che gli Istituti italiani hanno porta-to al pili alto grado di perfe-zionainento, si da essere state prese ad esempio perfino nelle nazioni del Sud America. Poiche non amiamo rin-chiuderci nelle nostre istituzioni senza volgere lo sguar-do altrove, possiamo essere pronti ad accettare e ad as-similare quanto riteniamo opportune: nia non certamente per questo possiamo essere compresi nel novero di quelle nazioni che, almeno da vent'anni a oggi, abbiano. avuto la necessitä di «assimi-lare i principi direttivi» vigenti presso altri paesi in matei-ia di assicurazione per i lavoratori; infatti sia per la maggior esperienza sia per la bontä della sua organizza-zione la nostra Previdenza non puö temere confronti. 1. Lici^ra I uccbesi II Segretario Federale tiene rapporto alle Gerarchie provinciali E statx) tenuto nei giomi 2 •e 3 corrente il consueto rapporto alle Gerarchie provinciali. II rapporto si 6 aperto con il saluto al Duce, ordinato dal Vice Federale Capurso. In mattinata hanno rife-rito suU'attivitä dei vari Centn 1 rispettivi Segretari; durante la discussione il Vice Federale 6 intervenuto per chiarire, d'accordo con gli Ispettori di Zona, alcuni punti che erano oggetto delle reia-zioni. Nel pomeriggio il Vice Co-mandante Federale della G. I. L. L. ha impai'tito le dispo-sizioni per le attivitä inerenti organizzazione, e in particolar modo per le refezioni scola-stiche. Le discussioni sono conti-nuate nella mattinata del giorno 3 ed il Vice Federale nel pomeriggio ne ha fatto un ampio riepilogo al Segretario Federale; hanno riferito inol-tre gli Ispettori di Zona. II Segretario Federale ha concluso il rapporto elogian-do vivamente i Gerarchi e impartendo le direttive sul-l'attivitä da svolgere, con par-ticolare riguardo al periodo invernale. Assistevano al rapporto i componenti il Direttorio Federale, il Vice Ckjmandante Federale della G. I. L. L., il Segretario Provinciale del Dopolavoro, la Fiduciaria del Fasci Femminili, la Segreta-ria provinciale delle Massaie rurali, la Segretaria provinciale delle lavoranti a domi-cilio. Manifestazioni per ii primo annuaie della tondazione de! Comando Federale della G. I. L L Doraenica giorno 6, ricorren-do il primo annuaie della fon-dazione del Comando Federale della Gioventü Italiana del I