ANNO T L K T O 1 NUMERO IT ŠTEVILKA 10 1 C LUGLIO 10 J U L I J 1943/XXI r QUIK9ÌCINALE DEL COMANDO FEDERALE DELLA GILL * POLMESEČNIK ZVEZNEGA POVELJSTVA GILL-A Sta nel prato, dietro il Foro, Pascolando Brigliadoro, Za štadionom se mirno pase osliček siv izbrane rase. E il padron gode la brezza, Mentre in man tien la cavezza. Pastir z vrvjo v rokah počiva, mir in brezdelje sladko uživa. Or ragliando l’animale Lascia il piano e il monte sale. Zariga sivček, kvišku pne, zbeži z ravnine, v goro gre. Mentre va per quell’altura, Un monello lo scongiura. Ko preko travnika beži, za njim se deček pripodi. Chè la bestia, una carriera, Prende come una bufera, Osliček zdirja kot vikar, mu krik jahača nič ni mar. Però il discolo non sa, Sulla groppa di chi sta: Navihancu se nič ne zdi, kaj vse se lahko mu zgodi. Ma la pipa è bell’e spenta E d’un tratto s’addormenta. Mu pipica se pogasi, omahne v travo in zaspi. Poi d’un balzo monta in sella Alla libera asinella. Takoj nato ga že zajaha, da ostrmi živalca plaha. E tornata al padroncino Getta a terra il suo fantino. Domov pridirja, kar se da, a paglavček zleti na tla. LA VITA DEL DUCE MUSSOLINI MURATORE La notte era splendida. La luna sorgeva dietro gli altissimi monti bianchi di neve fra un ridere argenteo di stelle. Il lago di Lugano aveva magici riflessi come una levigata superfice metallica battuta da luci ignote e fatate. Il Gottardo si presentò ai miei occhi come un gigante, pensieroso e raccolto ... Nel vagone tutti dormivano, io solo pensavo. Che cosa pensai quella notte che divideva due periodi della mia vita? Non lo ricordo. Solo alla mattina — è ciò poteva dipendere dallo spossamento fisico — quando passammo per la Svizzera tedesca e una pioggia novembrale ci accolse fredda come l’addio d’un infelice, ricordai — con una stretta al cuore — le contrade verdi d’Italia baciate da un sole di fuoco ... Fu un primo spunto della nostalgia? Forse ... Al sabato, insieme ad un pittore disoccupato, andai ad Orbe — città vicina •—■ per lavorare come manovale. Trovai lavoro ed il lunedì mattina, quattordici, incominciai. Undici ore al giorno di lavoro, trentadue centesimi all’ora. Feci centoventun viaggi con una barella carica di sassi al secondo piano di un edificio in costruzione. Alla sera i muscoli delle mie braccia si erano gonfiati. Mangiai delle patate cotte fra la cenere, e mi gettai vestito sul letto: un mucchio di paglia. Alle cinque del martedì mi destai e discesi nuovamente al lavoro. Fremevo della terribile rabbia degl’impotenti. Il padrone mi faceva divenire idrofobo. Il terzo giorno mi disse: — Voi siete vestito troppo bene! ... Questa frase voleva essere significativa. Avrei voluto ribellarmi a quel villan rifatto che mi accusava di poltroneria, mentre le ossa mi si piegavano sotto le pietre, gridargli sul muso: «Vigliacco, vigliacco!». E poi? La ragione è di chi ti paga. Venne il sabato sera. Dissi al padrone che intendevo partire e perciò mi avesse pagato. Entrò nel suo gabinetto, io restai sul pianerottolo. Di lì a poco uscì. Con mal celata rabbia, gettò nelle mie mani venti lire e centesimi, dicendo: — Ecco il vostro avere ed è rubato. Restai di sasso. Che cosa dovevo fargli? Che cosa gli feci? Nulla. Perche"! Avevo fame ed ero senza scarpe. Un paio di stivaletti nuovi li avevo lasciati a brandelli sui sassi da costruzione che mi avevano lacerato le mani come la suola. Quasi scalzo corsi da un italiano e comprai un paio di scarpe imbullettate alla montanara. Feci fagotto e alla mattina dopo — domenica venti luglio — presi il treno per Losanna. Benito Mussolini Nel leggere questo passo, trovi tutta l’anima e lo stile così inciso, direi quasi marcato, di Mussolini. Il periodare stringato, tutto nervi, senza inutili ornamenti, ma solo denso di fatti, dà la misura, ed il valore dello scrittore. Nel raccontare un episodio della sua vita, l’Autore non dimostra amarezza nè astio, ma una dignità, un cuore ed un orgoglio che pongono in luce il virile temperamento di Mussolini. Egli, nel dirci tutte le pene e le fatiche più umili alle quali si assoggettò pur di vivere nel suo lavoro, pur di guadagnarsi il suo pane, si manifesta nella sua vera luce: un uomo che fece del lavoro, di qualunque genere esso fosse, la ragione della sua vita, vedendo nel lavoro stesso il motivo della vera dignità umana. Nota di Gavino Cherchi DUCEJEVO ŽIVLJENJE MUSSOLINI KOT ZIDAR Prekrasna noč. Mesec je vzhajal izza visokih zasneženih gor in med srebrnim smehljanjem zvezda je odsevalo Lugansko jezero kakor gladka kovinska plošča, ko padajo nanjo žarki neznane, čarobne svetlobe. Gott-hardski vrh se mi je prikazal kot zaskrbljen in razmišljajoč orjak. V železniškem vozu je vse spalo, le jaz sem razmišljal. Na kaj sem mislil tisto noč, ki je delila dve dobi mojega življenja? Ne spominjam se. Samo proti jutru, — morda je bilo to zaradi telesnega neugodja — ko smo se vozili čez nemško Švico in nas je sprejel novembrski dež, hladen kot slovo nesrečneža, sem se z bolečino v srcu spomnil va zelene italijanske pokrajine, ki jih poljublja žareče sonce. Ali je bil to prvi znak domotožja? Mogoče... V soboto sem šel z nekim brezposelnim slikarjem v bližnje mesto Orbe, da bi delal kot zidarski podajač. Dobil sem delo in v ponedeljek zjutraj, štirinajstega, sem začel. Enajst ur dela na dan in 32 stotink od ure. Prenesel sem tisti dan 121 bremen kamenja v drugo nadstropje gradečega se poslopja. Zvečer so bile mišice mojih rok vse nabrekle. Pojedel sem nekoliko krompirja, spečenega v pepelu, in sem se vrgel oblečen na posteljo — na kup slame. V torek sem se zbudil ob petih zjutraj in se zopet odpravil na delo. Tresla me je silna jeza nemoči. Gospodar me je delal besnega. Tretji dan mi je rekel: «.Vi ste oblečeni predobro.» Te besede so imele svoj pomen. Najrajši bi se uprl temu parveniju, ki mi je očital lenobo, dočim so se mi pod kamenjem upogibale kosti, ter mu zabrusil v obraz: «Lopov, lopov!» Kaj pa potem! Prav ima vedno le tisti, ki plača. Prišel je sobotni večer. Rekel sem gospodarju, da mislim oditi in naj bi me izplačal. Stopil je v svoj kabinet, jaz sem pa ostal na stopnišču. Čez nekoliko časa se vrne in mi s slabo prikrito jezo vrže v roke 20 lir in nekoliko stotink, rekoč: «Tu imate svoj zaslužek; je pa ukraden.» Okamenel sem. Kaj naj bi mu storil? Kaj sem storil? Nič. Zakaj? Lačen sem bil in brez čevljev. Par novih čevljev sem ugonobil na gradbenem kamenju, ki mi je raztrgalo roke in podplate. Skoraj bos sem stekel k nekemu Italijanu in kupil par oleovanih hribovskih čevljev. Povezal sem cido in se naslednje jutro, v nedeljo 20. julija, odpeljal z vlakom v Lozano. Ko čitaš ta sestavek, spoznaš vse Mussolinijevo bistvo in njegov sklesan, skoroda pribijajoči slog. Jedrnata in mišičasta tvorba njegovih stavkov, brez nepotrebnih okraskov in prenapolnjena z dejstvi, nam daje merilo in vrednost pisatelja. Ko pripoveduje dogodke iz svojega življenja, ne kaže niti zagrenjenosti niti mržnje, pač pa dostojanstvo, dobroto in ponos, ki osvetljujejo moški Mussolinijev značaj. Ko nam pripoveduje o vseh svojih ponižujočih težavah in trpljenjih, ki jih je prenašal, da bi mogel živeti od dela svojih rok in si služiti svoj kruh, se nam kaže v svoji pravi luči moža, ki se je lotil katerega koli dela, kot smisla svojega življenja, ker je videl samo v delu vzrok 'pravega človeškega dostojanstva. BALILLA AL CAMPO TSaHiMc Il primo campo graduati della Gill ove i Balilla di Lubiana, accampati in un’amena spianata del noto parco di Tivoli, trascorrono in gaia spensieratezza un periodo di meritato riposo, ritemprando il corpo e lo spirito Prvo taborjenje podpoveljnikov skvader Gilla, kjerl'prezivljajo ljubljanski Balille, nastanjeni na prijazni ravnici znanega tivolskega parka, v veselem razpoloženju čas zasluženega odmora ter si krepe telo in duha CRONACA DEIJA ('.ILI. * ÌK IRIDIO il il\A (iILLA Partenza per il fronte del Pice Comandante Jederale Il Vice Comandante Cassani, in seguito a richiamo alle armi, ha lasciato questa sede per raggiungere la sua destinazione. All'atto della partenza i Dirigenti e i Funzionari della Gill hanno voluto dare al camerata l’affettuoso saluto di commiato. Con l'occasione gli hanno offerto un album contenente le fotografie che testimoniano le molteplici attività realizzate durante il lungo periodo di tempo in cui egli fu l'animatore sollecito e premuroso della gioventù di Lubiana. Il nuovo Dice Comandante Jederale della Gill Al Camerata Cassani è succeduto nella carica di Vice Comandante Federale il prof. Luigi Pertoldi. Egli che vive in seno alla Gill fin dalla sua costituzione, e che è stato di essa il più fattivo collaboratore, seguiterà a prodigare le apprezzabili doti di esperienza, di capacità e d'intelligenza per le successive conquiste della fiorente organizzazione giovanile di questa provincia. Collaboratori richiamati Alcuni nostri collaboratori, richiamati in servizio militare, sono già partiti o si preparano a partire per i loro centri di mobilitazione. Noi accompagniamo col cuore e col pensiero questi cari amici e facciamo loro i più fervidi e cordiali auguri. Campo Nazionale Cadetti Sono partiti per il Campo Nazionale Cadetti alcuni Capisquadra Avanguardisti di Lubiana. Essi frequenteranno il corso prescritto per acquistare la idoneità al grado superiore. Campeggi e colonie Il lo Campo per graduati, ai giardini di Tivoli, si svolge regolarmente secondo le direttive del Comando Federale. In esso compiono speciali esercitazioni Balilla scelti, di Lubiana e provincia i quali aspirano al grado di Vicecaposquadra. Dal 1° al 15 agosto si avvicenderanno altrettanti Avanguardisti per compiere anch'essi un periodo di esercitazioni che li renda idonei a conseguire il grado di Vicecaposquadra. Sono entrate pure nella fase di completo funzionamento le colonie diurne della Gill di Šiška, Rakovnik e Kolmann. Šiška e Rakovnik accolgono rispettivamente 95 e 100 giovanetti, Kolmann ospita 100 bimbi d'ambo i sessi. Col 2° turno, che andrà dal 10 agosto al 10 settembre, beneficeranno delle speciali cure climatiche bimbe in numero uguale a quello del turno precedente tanto a Šiška quanto a Rakovnik. Il Centro di Economia domestica di Via Toma-nova offrerà invece asilo a 70 Giovani Italiane che faranno ivi un interessante campeggio. Mostra di lavori al Centro femminile di Economia domestica Presso il Centro di Economia domestica è stata organizzata una mostra di lavori eseguiti nel corso dell'anno XXI” dalle organizzate della Gill. Sono saggi di taglio e di confezione di capi di biancheria e di maglieria. Presentano un caratteristico aspetto le borse, i cappelli, le cinture, le scarpe eseguite con intenti autarchici, facendo uso di striscioline di carta di vari colori. Meritano pure d'essere segnalati alcuni lavoretti d'arredamento casalingo, quali portalibri, portavasi, servizi da tavola ecc., pur essi fatti con treccioline di carta. Le esercitazioni di cucina sono terminate con un saggio, Commissione provinciale scuola - Gill In seduta straordinaria sé riunita la Commissione di Collegamento Scuo'.a — Gii per trattare questioni inerenti all'attività prestata in seno dell'organizzazione giovanile dagl'in-regnanti qui comandati. Dopo un attento esame degli atti es'stenti presso il Comando Federale la Commissione ha conclusso i suoi lavori elogiando la benemerita classe degli educatori per l'opera di fede svolta in Lubiana anche nel delicato settore politico - assistenziale. cspettacoli teatrali Sono stati effettuati due interessanti spettacoli al «Dramma» a cui hanno assistito i Balilla del 1° Campo graduati e i bimbi delle Colonie climatiche di Rakovnik, Šiška e Kolmann. I piccoli hanno fatto una festosa accoglienza agl’illustri personaggi di «Piccolo lord» e «Mandiamola a Lubiana» ed hanno applaudito calorosamente in preda al più vivo entusiasmo. ABBONAMENTO A "GIOVENTÙ' LUBIANESÉ” Il Comando Federale G. I. L. L., nell’intento d'incoraggiare e favorire i lettori di «Gioventù Lubianese», ha concesso speciali abbonamenti semestrali di L. 8 e annuali di L. 15. Coloro che desiderano ricevere puntualmente il giornale a domicilio potranno inviare l’importo alla sede di detto Comando — Viale Vittorio Emanuele III n0 28 — specificando chiaramente: nome, cognome e indirizzo del richiedente. Gdfiod Zveznega vice-poveljnifui na fronto Zaradi vpoklica pod orožje je zapustil Vicepoveljnik Cassani tukajšnji urad in odpotoval na določeno mesto. Ob odhodu so ga za slovo prisrčno pozdravili voditelji in funkcionarji Gilla. Ob tej priliki so mu poklonili dragocen album s fotografijami, ki pričajo o obširnem delu, izvršenem v dolgi dobi, ko je bil on marljiv in skrben spodbujevalec ljubljanske mladine. Novi Zvezni vicepoveljnik Gilla Tovarišu Cassaniju sledi v službi Zveznega vicepoveljnika profesor Luigi Pertoldi. Novi vicepoveljnik, ki živi z Gillom že od njegove ustanovitve ter je bil njegov najdejavnejši sodelavec, bo še nadalje velikodušno obračal svoje dragocene izkušnje, sposobnosti in razumevanje za bodoče uspehe cvetoče mladinske organizacije te pokrajine. Vpoklicani sodelavci Nekateri naši sodelavci, ki so bili vpoklicani v vojaško službo, so že odpotovali ali pa se pripravljajo za odhod v svoja mobilizacijska središča. S srcem in z mislijo spremljamo te drage prijatelje ter jim izražamo najtoplejša in najsrčnejša voščila. Narodno taborjenje kadetov Odpotovali so v Narodno taborišče kadetov nekateri Caposquadra avanguardisti iz Ljubljane. Obiskovali bodo predpisani tečaj za uspo-sobljenje višjega čina. Taborjenja in kolonije Prvo taborjenje caposquader v tivolskem parku se vrši redno po smernicah Zveznega poveljstva. Na njem se vežbajo v posebnih vajah izbrani Balilla, ki žele napredovati za Vicecaposquadra. Od 1. do 15. av- NAROČNINA NA »LJUBLJANSKO MLADINO'1 Da bi spodbudilo bralce «Ljubljanske mladine» ter jim pokazalo svojo naklonjenost, je dovolilo Zvezno poveljstvo Gill-a posebne polletne naročnine po L 8.— ter celoletne po L 15.—. Kdor bi želel točno prejemati časopis na dom, naj nakaže znesek na sedež tukajšnjega Poveljstva, ulica Viktorja Emanuela III št. 28 ter naj Jasno navede Ime, priimek ln naslov. gusta jih bodo zamenjali drugi avanguardisti, ki se bodo prav tako usposobili za čin Vicecaposquadrov z enakimi vežbami. V polnem razvoju so tudi Gillove dnevne kolonije v Šiški, na Rakovniku in v Kollmannovi vili. V Šiški in na Rakovniku je po 95, odnosno 100 dečkov, v Kollmannovi vili pa 100 otrok obojega spola. V drugem turnusu od 10. avgusta do 10. septembra bo uživalo posebno klimatično nego enako število udeležencev tako v Šiški kakor na Rakovniku. V prostorih Zenskega osrednjega urada za domače gospodinjstvo v Tomanovi ulici se bo ustanovilo zavetišče za 70 Mladih Italijank, ki bodo napravile tu zanimiv poskus letnega taborjenja. Razstava izdelkov v Ženskem osrednjem uradu za domače gospodinjstvo Pri Zenskem osrednjem uradu za domače gospodinjstvo se je priredila razstava izdelkov, ki so jih na-pravlie članice Gilla v teku XXI. leta. Izdelki kažejo kroje in izdelana oblačila iz perila in pletenja. Zlasti značilni so klobuki, torbice, pasovi in čevlji, izdelani v znaku avtarhije, uporabljajoč trakove raznobarvnega papirja. Opozoritve vredni so tudi nekateri izdelki hišne opreme, kakor n. pr. podstavki za knjige, vaze, servisi, ki so prav tako izdelani iz papirnatih trajcov. Tudi kuhinjski tečaj je končal s preizkusnim nastopom. Pokrajinski odbor za povezanost šole in Gilla Na svoji izredni seji je razpravljal Pokrajinski odbor za povezanost šole in Gilla o delu, ki so ga opravili dodeljeni učitelji v mladinski organizaciji. Po skrbni proučitvi vseh spisov pri Zveznem poveljstvu je odbor zaključil svoje delo s toplo zahvalo zaslužnim vzgojiteljem za njihovo zvesto delo, ki so ga izvršili v Ljubljani tudi na kočljivem politično-pomožnem torišču. Gledališke predstave Vršili sta se dve zanimivi predstavi v «Drami», katerima so prisostvovali Balilla 1. taborišča podčastnikov in otroci klimatičnih kolonij Rakovnika, šiške in Kolmana. Otroci so napravili praznični sprejem slavnim igralcem «Malega lorda» in «V Ljubljano jo dajmo» in so z najbolj živim navdušenjem ploskali. Giovedì prossimo, 22 corrente, alle ore 16, tutti i figli degl'italiani residenti in questa città, iscritti o non iscritti alla Gill, sono invitati a presentarsi alla sede del Comando Federale di Lubiana, Viale Vittorio Emanuele, n. 28, per urgentissime comunicazioni. Al campo graduali della G. I. L L. Il primo campo per graduati, sorto ai giardini di Tivoli, è già entrato nel suo pieno sviluppo. Alla tendopoli fa buona guardia un gruppo di . . . coscritti che danno le sentinelle all'ingresso e lungo il recinto: sono soldatini alti due spanne, che mettono tutto l'impegno pe: assolvere bene il loro mandato e g aduati, delle stesse proporzioni, che duran fatica ad adunare ne! luogo stabilito quella minuscola guarnigione quando la vedetta grida «fuori la guardia!», Non li trova ancora «in gamba» questi marmocchi I' esigente capoposto e spesso ci prende qualche «cicchetto» per loro, caldo di queste giornate afose, Il campo s'è fatto ora silenzioso e deserto: a scaglioni i manipoli sono usciti per recarsi, parte alle consuete esercitazioni nel bosco vicino, parte alla piscina «Illiria», pur essa a breve distanza daU'accampamento. Il Comandante fa il suo giro d'ispezione: — Via il gavettino: sul letto non ci dev'essere nulla .. . — Quel telo non è bene arrotolato: ecco, si fa così . . . — E tu perchè versi l'acqua sotto la tenda? Ai lavandini, ci si lava! . . . 1 pochi rimasti, per la pulizia del Ma non si perde d'animo il bravo figliuolo, e nei momenti di riposo li aduna nel piazzale attiguo o sotto la tenda del corpo di guardia e ammonisce, dà consigli e richiama i meno capaci. Le tende, tipo GIL, sono state montate a regola d'arte e disposte in ovale nel campo, al centro del quale si erge, altissima, l'asta su cui viene issato il tricolore. Disposti in quadrato i vari reparti campo, non hanno un minuto di pace; e fanno volentieri il loro lavoro, perchè esso, anche se umile, ha le sue imperiose esigenze. D'improvviso ci giunge un canto nostalgico: il canto va facendosi sempre più distinto: «Non ti scordare di me, della bianca stella alpina, che cogliemmo una mattina su pe’ monti aH'albcggiar», V Gillovem taborišču podpoveljnikov skvader s'irrigidiscono sull'attenti, di buon mattino, mentre la bandiera si leva festosa e solenne: nella luce morente del vespero, quando s'appressa il meritato riposo, i reparti sono di nuovo sull'attenti per rendere gli onori alla bandiera che viene ammainata con gli onori prescritti. Ma le tende? Le tende, dicevano.. . sono comodissime. Hanno lettini soffici, per dodici, e riparano, con le loro doppie pareti, tanto dall'umidità della notte, quanto dal Sono i soldati in diciottesimo che rientrano. Han rotto le righe e si sono precipitati nelle proprie tende. Ma c e stato appena il tempo di togliersi un po' di polvere di dosso e di asciugarsi il sudore che già l'adunata per il rancio li ha chiamati alle cucine e là vicino, nella più intima concordia, han preso a divorare un rancio abbondante, ravvivato dal più formidabile appetito. Luigi lezzi Prvo taborjenje caposquader v tivolskih vrtovih je že v polnem razvoju. Turnus, ki se je začel 10. julija, šteje stopetdeset sprejetih Balill; ravno toliko Avanguardistov se bo izmenjalo ob drugem turnusu, ki bo trajal od 1. do 15. avgusta. Ob tem šotorskem mestu straži skupina . . . rekrutov in sicer kakor po navadi ob vhodu in ograji: to so po dva pednja visoki vojački ter caposkvadre iste velikosti, ki so Irudijo, da bi zbrali na določenem kraju vso drobno posadko, ko se začuje povelje: «Straže, ven!» Zahtevni taboriščni načelnik ni š" č'sto zadovoljen s temi otročiči in ima še pogostoma sitnosti zaradi njih. Toda, revež ne obupuje zaradi tega; med odmori jih zbira na bližnji jasi ali pod strežnimi šotori, jih opominja, jim daje razne nasvete ali pa grozi s strogimi kaznimi. Šotori Gilovega vzorca so postavljeni po vseh strokovnih pravilih v obli črti, sredi katere se visoko dviga drog za razvitje trobojnice. Na povelje «pozor!» se postavijo v kvadrat postrojeni razni oddelki v ranem jutru v strumno stojo spričo zastave, ki se dviga praznično in svečano; prav tako se zberejo ob njej ob pojemajoči popoldanski svetlobi, ko se bliža zasluženi počitek: pozdrav zastavi je najprivlač-nejši obred taborišča. Kaj pa šotori? Rekli smo, da so zelo udobni. V njih je mehko ležišče za dvanajst oseb ter ščitijo s svojimi dvojnim stenami prav tako pred nočno meglo kakor pred vročino sedanjih pasjih dni. Sedaj je postalo taborišče tiho in zapuščeno: skupinice so postopoma odšle deloma na običajne vežbe v bližnji gozd, deloma v kopališče «Ilirije», ki se prav tako nahaja blizu taborišča. Poveljnik se odpravi po svojem nadzornem obhodu: «Vzemi proč skodelico! Na postelji ne sme biti nič.» «Tisto platno ni dobro zvito; poglej, tako je treba narediti.» «In ti, zakaj izlivaš vodo pod šotorom? Umivati se je treba pri umivalnikih!» Tisti redki, ki so ostali zaradi sna-ženja taborišča, nimajo niti trenutka miru; opravljajo pa svoje delo radi, kajti tudi najskromnejše delo ima svojo privlačnost in poezijo. Nenadoma zaslišimo petje; pesem postaja vedno razločnejša: «Ne zabi me nikar, planike — zvezde bele, ki v zori smo nekoč jo trgali v gorah.» Ob šestih zvečer se vojaki vračajo. Zapustili so vrste in se zagnali pod šotore. Imeli so pa komaj toliko časa, da so se iznebili prahu in si obrisali potne obraze, ko jih je že poklical poziv na zbor pred kuhinje, kjer so se v najlepši harmoniji lotili svoje večerje, ki jim jo je zabelil njihov silni apetit. IV LA K IL CAPRIOLO Su un'alta roccia stava l'agile capriolo. Come lo scorse l'aquila vorace, volò da lui e gli disse: — In verità sei agile, o capriolo; tuttavia non vorrei cambiare le mio ali con le tue gambel — Io invece non darei le mie gambe per le tue ali, — la rimbeccò orgogliosamente il capriolo. 1— Hum! — disse l'aquila sprezzantemente, — salta allora oltre questo precipizio se sei tanto fiero e sicuro delle tue gambe! Vedremo chi arriverà prima oltre! Queste parole irritarono molto il capriolo che, pieno di sdegno, si slanciò immediatamente e balzò verso il precipizio. Ma l'abisso era troppo largo ed il capriolo sbattè così forte sulle sue pareti, che rimase ucciso sul colpo. L'aquila, calò tutta soddisfatta sulla preda e, afferratala, la portò senza fatica al suo nido. — Guarda, guarda — soggiunse, osservando l'animale morto, — come si finisce quando si è accecati dalla vanità e dall'ira! (Riduzione dello sloveno a cura di A. Cremonesi) H UNA UN OREL Na visoki skali je stala skočna srna. Ko jo ugleda požrešni orel, prileti k njej in ji takole pravi: «Pač je res, da si skočna, oj srna; vendar ne bi hotel zamenjati svojih peroti za tvoje noge.» «Jaz pa svojih nog ne za tvoje peroti,» odreže se mu srna ponosno. «Hm,» de nato orel zaničljivo, pa skoči čez tale prepad, ko se tako hvališ s svojimi nogami. Bodemo videli, kdo bo prej čezenj, ti ali jaz!» Srno ujeze te besede. Hitro se požene in zaleti čez prepad. Toda ta je preširok in srna trešči vanj tako nesrečno, da pri tej priči mrtva obleži. Orel se pa veselo spusti niz-doli in si odnese svoj plen brez truda v gnezdo. «Da, da,» pravi še, ogleduje mrtvo žival, «kaj bi sam ugonabljal, ko vas pogubljajo častihlepnost in jeza!» Dragotin Kette Oggi che il nemico si affaccia ai termini sacri della Patria, i 46 milioni di italiani — meno trascurabili scorie — sono in potenza e in atto 46 milioni di combattenti che credono nella Vittoria per- chè credono nella forza eterna della Patria. MUSSOLINI Sedaj, ko se pojavlja sovražnih oh svetih mejah Domovine, je od šestinštiridesetih milijonov Italijanov — razen nevpoštevanja vredne navlake — zmožnih inm pripravljenih 46 milijonov bojevnikov, ki verujejo v Zmago, ker verujejo v večno moč Domovine. ljubljanska mladina * št. 15 v^imabue sembra fosse il soprannome <1* Cenni di Pepo, che per essere stato arrogante o disdegnoso, si ebbe quell’epiteto burlesco. Che fosse ambizioso, questo Pepo, lo si può desumere dal fatto che io stesso Dante Alighieri, parlando di Ciotto di llon-done, il precursore della pittura toscana e allievo di Cimabtìe, dice: «Credette Cima bue in* la pittura tener lo campo». Cimabue nacque a Firenze verso l’anno 1240, da famiglia agiata. Venne iniziato allo studio, come era in uso tra i ricchi di Firenze, nella scuola di grammatica presso il Convento di S. Maria Novella, appartenente ai Domenicani, scuola che qualche anno più tardi accoglierà anche Dante Alighieri, il padre della lingua italiana. Ma mentre Dante passerà presto dalla grammatica alla rettoriea ed alla dialettica, dalle sc'enze liberali a quelle divine, Cima-bue č preso dallo studio di immagini reali e segnatamente di figure dal vero. Anche Dante si diletterà nel disegno, come molti allievi di quella scuola, ma Dante ritrarrà soltanto angeli. Nella scelta dei soggetti i due allievi dimostreranno subito diversità di attitudini: in Dante si. andrà formando una tendenza intellettuale e spirituale, in Cimabue una tendenza realistica e rappresentativa. Noti ci č dato però di sapere chi lo abbia guidato durante i primi anni della sua vita d'artista e se abbia avuto modo di apprendere la tecnica di colore dai maestri greci, chiamati a lavorare a Firenze, in S. Maria Novella, oppure dai mosaicisti veneziani addetti ai lavori del Battistero, fc certo, però, che subì l’influenza della sceneggiatura dei caratteristici teatri che in quel tempo sorgevano presso le confraternite dei Laudesi fiorentini e di cui forse egli faceva parte. L’arte, di tali sceneggiature, che venivano affidate ai pittori, eh« per Io più erano anche dicitori, era naturalmente ispirata a soggetti sacri, come sacri erano i soggetti drammatici. I più frequenti erano quelli ispirati alla Natività, alla Trasfigurazione, alla Passione, al Limbo, all'Inferno ecc. Nel 1272 è a Roma c lavora col Cavallini intorno a figure di Profeti e di Apostoli. Ha cosi modo di manifestare in pieno la sua arte. Poco dopo ò invitato ad Assisi per la decorazione della grande, chiesa di S. Francesco fatta costruire vent’annj prima sui fianchi del Subasio da frate Elia per incarico di Gregorio IX0. Le nude pareti, illuminate attraverso le bifore dal sole umbro, e i vuoti del sof-' fitto, tra nervatura e nervatura, attendevano da anni di essere affrescate. Cimabue era il più indicato per esaltare su quelle pareti, con un’arte nuova, la vita e la gloria del poverello d’Assisi. Tri questa chiesa rimangono di lui due grandi crocifissi e una Madonna assisa in trono, in compagnia di S. Francesco. Dopo un’assenza di dieci anni, .rientra in Firenze, dove, malgrado le lotte tra guelfi e ghibellini, terminate con la vittoria CIMABUE Madonna di Cimabue della parte guelfa, le compagne dei Laudesi continuano la loro fiorente vita religiosa. Si può dire che ogni manifestazione sia guidata da loro, ed ò di questo periodo il culto maggiore per la Madonna. In mezzo a tanto fervore, religioso, è ovvio die Cimabue, tenuto in Firenze in grande considerazione, e non ancora superato dal suo allievo Ciotto di Rondone, fosse invitato a dipingere soggetti sacri. È di questo tempo la Madonna della chiesa della S. Trinità che oggi si trova nella Galleria degli Uffizi in Firenze. Di essa un ignoto pittore ne fece una cop'a che ora trovasi nel museo di Louvre a Parigi. Si legge in antichi documenti che Carlo Martello, passando per Firenze, volle far visita a Cimabue e che in tale occasione accorse alla bottega del Maestro una folla enorme di popolo tra cui trovavasi, allora giovanissimo, Dante Alighieri. Aurelio Do Conti CTimabue je bil menda vzdevek Cennija di Pepo, ki Je dobil ti Šaljivi pridevek zaradi svoje nadutosti in jezljivosti. Da je bil Pepo Častihlepen, vidimo že iz tega, da pravi o njem Dante Alighieri, ko govori o Giottu di Rondone, predniku toskanskega slikarstva in Cimabuevem učencu, tako le: «Je mislil Cimabue, da bo slikarjev vseli prvak . . .» Cimabue se Je rodil v Firencah okrog leta 1240. v premožni družini. Svoje Študije Je začel, kakor je bila navada med firenškimi bogatini, v gramatikalni Soli v zavodu svete Marije Novelle, ki je pripadal dominikancem. Kako leto pozneje Je vstopil v to Solo tudi Dante Alighieri, oče ital Janškega jezika. DoČim Je prehajal Dante hitro iz gramati-kalne Role v retorično in iz te v dialektično, od svobodnih ved v božanske, Je prevzel C melma Študij stvarnih slik in oblik po naravi. Tudi Dante se je zabaval z risanjem kakof mnogi gojenci tiste Sole, toda slikal Je samo angele. V izboru snovi sta oba gojenca takoj pokazala svoje različne sposobnosti: Dante sc je oblikoval v Intelektualni in duhovni smeri, Cimabue pa v realistični in predstavni. Ni nam pa znano, kdo ga je vodil v prvih letih njegovega umetniškega življenja in če se je mogel priučiti barvni tehniki od grških mojstrov, ki so jih poklicali na delo v Firence v sv. Marijo Novello, ali od beneških mozaičnih mojstrov, ki so izdelovali krstno kapelo. Gotovo pa Je, da je vplivala nanj scenerija značilnih gledališč, ki so se porajali v tisti dobi pri bratovščinah fiorenti!» škili hvalnih pevcev, katerih član Je bil morda on sam. Ta seenična umetnost, ki so jo zaupali sli karjem, ki so bili po večini tudi recitatorji, je obravnavala nabožne snovi, kakor so bili nabožni tudi dramatski motivi. Najpogostejši so bili motivi, ki so se na nafiali na Rojstvo, Izpremenitev, Trpljenje, Predpekel, Pekel itd. Leta 1272. je bil v Rimu, kjer Je slikal s Cavallini jem Preroke in Apostole. Tu Je imel priliko pokazati vso svojo umetnost. Kmalu nato Je bil povabljen v Assisi, da bi okrasil veliko cerkev sv. Frančiška, ki jo Je začel 20 let prej graditi na pobočju Subasia brat Elija po nalogu Gregorja IX. Gole stene, ki jih Je skozi dvodelna. okna razsvetljevalo umbrijsko sonce, in stropni prostori med vezmi so čakali že leta, da bi jih poslikali s freskami. Cimabue Je najprimernejši slikar za pove ličevanje življenja in slave Assiškega ubožca na tistih cerkvenih stenah z novo umetnostjo. V tej cerkvi vidimo še vedno njegovi dve veliki križanji in eno sliko Marije na prestolu v'družbi sv. Frančiška. Po desetletni odsotnosti se je vrnil v Firence, kjer so, kljub bojem med guelfi in gli bellini, ki so končali z zmago guelfov. nadaljevale družbe hvalopeveev svoje cvetoče versko življenje. Lahko rečemo, da so vse manifestacije vodile one in prav iz te dobe izhaja največje češčenje Matere Božje. Sredi tako goreče vernosti je razumljivo, da so Cimabua v Firencah tako visoko ce-n li in da so mu izročali v času, ko ga ni še prekosil njegov gojenec Giotto di Rondone, v slikanje svete predmete. Iz tega časa je tudi Mati Rožja v cerkvi sv. Trojice, ki se nahaja sedaj v Galeriji Uffizijev v Firencah. Od tč Madone Je napravil neki neznani slikar posnetek, ki ga hranijo dandanes v pariškem luvrskem muzeju. V starih listinah čitamo, da je hotel Karol Martel, ko Je šel skozi Firence, obiskati tudi Cimabua. Ob tej priliki se je nabrala pred mojstrovo delavnico ogromna množica, med katero Je bil tudi takrat še zelo mladi Dante Alighieri. Vi. Una mosca si era impigliata in una ragnatela. — Ahimè! — si mise a sospirare quando s'avvide che non poteva più liberarsi, — ahimè, che non ho visto i fili di questa retei Come mai i ragni non filano reti più grosse? In tal caso certo non mi sarei impigliata! — Anch'io penso di no — disse il ragno con disprezzo, acciuffando la povera mosca —i ma noi ragni non siamo così sciocchi. Chi vuole irretire o sedurre qualcuno deve tendere reti sottili e poco visibili; ricordatelo, o mosca. (Riduzione dallo sloveno a cura di A. Cremonesi) .LA MOSCA E IL RAGNO ♦ MUHA IN PAJEK. Muha se je ujela v pajčevino. «Ah, ah,» tako je vzdihovala, ko se ni mogla nikakor več rešiti, «da nisem videla teh nitk, te mreže! Ah, zakaj ne predejo pajki debelejših mrež, potem bi se gotovo ne ujela.» «Tudi jaz mislim, da bi se ne,» dejal je nato pajek zaničljivo in zagrabil ubogo muho, «toda mi pajki nismo tako neumni. Kdor hoče koga zapeljati in ujeti, mora nastavljati tanke, malovidne mreže, le zapomni si muha. Tebi že povem, ker te takoj zadavim.» Rečeno, storjeno. — Ali veste, kdo posnema pajka? Dragotin Kette S. Domenico di Guzman Fondatore dei Irati predicatori Dopo la caduta di Gerusalemme in potere dei Turchi, lo scisma greco si diffuse largamente e le armate della mezzaluna si avvicinarono a Costantinopoli. L’eresia de' Valdesi e quella dei Manichei turbarono la fede e la coscienza dei fedeli, e riaccesero passioni ed odii contro la religione e la Chiesa cattolica. Un giorno al Pontefice Innocenzo III, uno dei più grandi Papi che la storia ricordi, apparve una profetica visione: egli vide la Basilica del Laterano sul punto di crollare e due uomini che si apprestavano a sostenerla e a rafforzarla: erano Domenico di Guzman e Francesco d’Assisi. Domen’co nacque a Calaroga (Spagna) nel 1170. Un segno straordinario preannunziò quella nascita: sua madre, prima che egli venisse alla luce, aveva visto in sogno il figliuolo sotto forma di un cane, che portava una fiaccia accesa in bocca. Una stella si era posata sopra di lui il giorno del battesimo e sulla sua fronte splendè sempre un raggio di questa celeste apparizione. La Chiesa, nell'ufficio composto in lode del Santo, di lui canta: «la stella splendente sulla fronte del fanciullo, preannunzia il nuovo sole del sei olo». Domenico sostenne trionfalmente aspre e nobili lotte in difesa della verità e della fede, perciò viene invocato nella Liturgia luce della chffesa, dottore della verità. Frequentò l'Università di Valenza. Durante una terribile carestia che infieriva in Ispagna, Domenico, non contento di distribuire ai poveri tutto ciò che aveva giunse persino a vendere i libri, e a chi si meravigliava rispondeva: «Non voglio studiare su pelli morte, quando vi sono uomini che muoiono di fame». Un altro giorno vuol darsi in prezzo per riscattare un cristiano prigioniero dei Mori. A 25 anni si consacrò al Signore, abbracciando lo stato ecclesiastico ed entrando fra i Canonici Regolari di Osma. Attraversando con il Vescovo di Diego le coste meridionali della Francia per ritornare in Patria, osserva la rovina e l’abbandono provocato dall’eresia albigese. Una voce intima gli dice: «Questo ò il campo del tuo lavoro». Quasi nello stesso tempo, nell’umile chiesetta di S. Damiano, vicino ad Assisi, la stessa voce aveva detto a Francesco: «Va, o Francesco, a sorreggere la mia chiesa che minaccia rovina». Svolge la sua missione in Danimarca, ma un presentimento lo richiama nella terra desolata degli Albigesi. Egli attua il suo disegno; traccia le linee fondamentali dell’Ordine, un'sce i suoi discepoli, che, insieme alle Vergini Sorelle, si consacrano irrevocabilmente al Signore con i santi voti. L’Ordine dei Predicatori è un’ammirabile istituzione che rivela una profonda genialità nel fondatore. Il fine supremo di quest'Ordi-ne ò sintetizzato in queste parole: ricondurre a Cristo per mezzo della pred cazione i fratelli traviati, renderli partecipi della verità meditata per lungo tempo nel silenzio del Chiostro. L’Ordine viene ufficialmente approvato dal Papa Onorio III il 22 dicembre 1316 e le parole di approvazione che si leggono nella seconda bolla: «i Domenicami saranno intrepidi sostenitori della fede e veri luminari del mondo», sono veramente profetiche. I primi seguaci si stringono i:it:r:io a lu!, abbracciano il suo ideale, le chiamano padre ed in breve si moltiplicano prodigiosamente ; il candido abito, col nero mantello dei Canonici Regolari, cui si è aggiunto, dono gentile della Vergine Madre, il bianco Scapolare dei frati predicatori, rifulge a Roma, sede del Vicario di Cristo; a Bologna, Madre del sapere; a Parigi ... e I figli di Domenico, animati dagli stessi ideali si spingono ovunque ad evangelizzare i popoli, ovunque lasciando un’orma profonda della loro azione, nella purezza della santità, negli splendori delle scienze sacre e profane, nelle lettere e nelle arti; ma ancora non si esaurisce l'attività prodigiosa di questo infaticabile apostolo: tutti egli vuole condurre al Signore, e non essendo possibile che tutti si rinchiudano In un chiostro, egli, con magnifica Intuizione, porta II Chiostro nelle famiglie. Ecco sorgere il Terzo Ordine. Cosi la vita religiosa penetra nei fooolari domestici, ne santifica gli affetti, ne vivifica la fede, li trasforma in santuario. Re, umili operai, nobili dame, povere donnicciole, dotti, scienziati, umile gente del volgo, sono tutti stretti nel vincolo soave della Carità che li affratella e li fa figli dello stesso padre. Quante oper» virtuose sono sorte, quanto eroismo è nato da questa numerosa schiera! Ricordiamo Caterina da Siena, decoro del Terzo Ordine Domenicano, forse la p:ù alta figura di donna, che apparve nella sua ferrea età di lotte, di guerra, di sangue, come una visione di pace, come un miracolo di Dio. Guido Negri, il capitano' santo, degno di stare accanto a Giosue Borsi, caduto al fronte di difesa della Patria. La missione di Demonico è ormai compiuta; come Paolo, egli può ripetere: «Ho combattuto una buona battagl'a, ho percorso tutto il cammino, ho serbato immacolata nel mio cuore la fede». Il 6 agosto del 1221, fra il compianto di tutti, muore nella cella di fra Moneta a S. Niccolò di Bologna. S. Domenico non è morto ma vive tutt’ora nel culto profondo dei f’gli ed ancora oggi la Scala Gusmana, dopo sette secoli, è ascesa dalle folle che in lui riconoscono il glorioso apostolo. La sali una schiera di vergini; S. Agnese, S. Rosa da Lima, la Beata Imelde Lambertini; la salirono predicatori, quali S. Giacinto, S. Pietro da Verona, S. Vincenzo Ferreri, Girolamo Savonarola, La Cordaire, Monsabre. A questi apostoli della parola precedono e seguono quelli dell’esempio: Apostoli sUenziosi ma non meno eloquenti. È impossibile enumerare i Santi e i beati dell'ordine: «Contate — disse, infatti, Papa Clemente X contate e ditemi, se potete, quante sono le stelle del cielo ed io vi dirò quanti sono i Santi e i Beati Domenicani». Non meno facile è elencare gli apostoli della scienza; valga per tutti S. Tommaso d'Aquino che meritò all’Istituto il titolo dell'Ord!ne della Verità; S. Alberto Sv. Dominik guzmanski Ustanovitelj bratov pridigarjev Ko je padel Jeruzalem pod turško oblast, se Je začelo širiti grško razkolništvo in vojske pclumcseca so se bližale Carigradu. Krivoverstvo Albigenzov in Man'hejcev Je kalilo vero in vest vernikov, vzplamtela sta sovraštvo in strast proti veri in katoliški Cerkvi. Nekoč se prikaže papežu Inocencu III., ki spada meri največje papeže zgodovine, preroški privid: videl Je lateransko baziliko, kako se podira, in dva moža, ki se pripravljata, da Jo podpreta in okrepita; bila sta Dominik kuzmanski in Frančišek Asiški. Dominik se Je rodil v Čalarogi v Španiji leta 1170. Nenavadno znamenje Je naznanilo tisto rojstvo. Preden Je zagledal luč sveta, Je videla njegova mati v sanjah svojega sina v podobi psa, ki Je nesel v gobcu prižgano baklo. Na dan krsta se Je prikazala zvezda nad nj:m in na čelu se mu Je vedno svetil žarek te nebeške prikazni. V molitvi, zloženi na čast Svetniku, poje cerkev: «Zvezda, ki sije na otrokovem čelu, naznanja novo sonce stoletja.» Dominik Je bojeval trde in plemenite boje v obrambo resnice in vere, zato ga v Ptur-glji imenujejo «luč cerkve» in «doktor resnice». Obiskoval je vseučilišče v Valenci. Ko Je razsajala nekoč v Španiji strašna lakota, Domin’k ni samo razdelil med uboge vsega, kar je Imel, marveč Je prodal tudi vse svoje knjige. Ko so se mu zaradi tega čudili, Je odgovoril: «Nočem Študirati na mrtvih kožah, Magno, miracolo della natura e stupore del suo secolo; Raimondo da Penafort, Principe dei Canonisti, Domenico Soto, fiaccola del concilio di Trento. A questi Apostoli della sc:enza si affiancano quelli dell’arte: frate Angelico, fra Bartolomeo, Girolamo di Moravia. Ed, infine, i geniali lavoratori, quali Macularli e fra Giocondo, a cui s‘ deve gran parte delle antiche fortezze di Genova e ti Treviso, il Ponte di Notre Dame a Parigi, il Palazzo della Camera dei Conti, la Camera Dorata e la Sala del Consiglio di Verona. Seguono fra Benedetto e Giacomo d’Ulma, i primi lavoratori del vetro; fra Domenico da Pisa e Domenico Cortigiani, valente lavoratore del bronzo e del marmo; fra Giovanni, frate Sisto e frate Ristoro, architetti di S. Maria Novella, «cc. L'Ordine ha dato alla Chiesa Santi e Beati; confessori e vergini; martiri e Veneragli; Pontefici, Cardinali, Patriarchi, Arcivescovi, Vescovi, Legati Pontefici, Presidenti di Concili Generali, Nunzi Apostolici e scrittori. Giovani lettori, l'Apostolo S. Domenico sembra darci quella Corona con la quale superò numerosi ed ardui ostacoli. Prendete il Rosario, voi che piangete, e sarete sollevati, poiché le lacrime chte scorrono dagli occhi su questi grani benedetti, cadono con minore amarezza; la vostra felic:tà e la vostra gioia diverranno più cristiane, perchè non perderete il sentimento dei vostri bisogni e delle vostre m!serie. A colui che rimprovera alla Chiesa la crociata contro gli Albi-gesi e l’apostolato di S. Domenico, noi risponderemo in nome della storia: «Colui ch’è veramente istruito non s’ sdegna più; egli ammira». Domenico non Ha combattuto che con il Rosario ed il Rosario ha piegato i cuori ribelli, ha d:ssipato le tenebre dell’eresia, ha ravvivato la fede e purificato i costumi. P. MARINO GIOVANNI BATTISTA O. P. Cappellano MMitare. kadar umira toliko ljudi za lakoto.» Zopet drug:č je hotel prodati sebe, da bi odkupil od Mavrov nekega ujetega kristjana. S petindvajsetimi leti se Je posvetil Gospodu, postal Je duhovnik In vstopil med Redne kanonike v Osmi. Ko Je na povratku domov prepotoval z dieškim škofom Južno francosko obalo, Je videl vse razdejanj«, ki ga je povzročilo krivoverstvo Albigenzev. Tedaj mu je rekel neki notranji glas: «Tu Je polje za tvoje delo.» Skoraj ob istem času Je v skromni cerkvici sv. Damijana blizu Assisija rekel * st i glas Frančišku: «Pojdi, Frančišek, podpirat mojo cerkev, ki se podira.» Sv. Dominik Je vršil svoje poslanstvo na Danskem, toda neka slutnja ga Je poklicala zopet v opustošeno deželo Albigenzov. Tam Je uresničil svoj načrt: začrtal je temelje svojega reda, zbral svojo učence, ki so se skupno z deviškimi sestrami nepreklicno zaobljubili Gospodu. «Red pridigarjev» Je čudovita ustanova, ki razodeva globoko genialnost ustanovitelja. Najvišji smoter tega Reda Je kratko izražen v sledečih besedah: pripeljati s prldlgova-njem h Kristusu vse izgubljene brate, da bodo deležni resnice, o kateri naj razmišljajo na dolgo v samostanski tišini. Uradno Je Red odobril papež HonoriJ III. 22. decembra 1316. Besede tega odobrenja v drugi buli: «Dominikanci bodo neustrašeni borci vere in prave luči sveta,» so bile resnično preroške. Prvi pristaši so se združili okrog Dominika, sprejeli njegov ideal, imenovali ga «oče» ter so se v kratkem čudovito pomnožili. Bela obleka s črnim plaščem Rednih kanonikov, kateremu se Je določil še kot dražestni dar Marije Devioe, bel škapulir bratov pridigarjev, Je videti v Rimu, sedežu Kristusovega vikarja, v Bologni -Materi znanosti, v Parizu itd.; Dominikovi otroci, ki so vsi prežeti z istimi ideali, se trudijo vsepovsod, da pripeljejo ljudstva zopet k evangeliju, ter puščajo povsod globoke sledove svojega dela v čistosti svetniškega življenja, v odličnih uspehih cerkvenega in posvetnega znanja ter v književnosti in umetnost:. V vsem tem pa se ne izčrpuje še vsa čudovita delavnost tega neutrudljivega apostola; vse ljudi bi namreč rad pripeljal h Gospodu; ker pa ni mogoče, da bi se vsi zaprli v samostan, prenese v svoji s:jajni intuiciji samostan v družine: ustanovil je Tretji red. Na ta način stopa versko življenje v domača ognjišča, posvečuje njihova čustva, Jim poživlja vero in jih spreminja v svetišča. Kralji in preprosti delavci, plemenite gospe in uboge ženice, učenjaki, znanstveniki in preprosto ljudstvo, vse Je povezano v ljubkih sponah ljubezni, ki Jih medsebojno pobrati in napravlja za deoo istega očeta. Koliko krepostnih del in junaštva je vzklilo iz teh Številnih vrst! Naj omenimo le kras dominikanskega tretjega reda, Katarino Siensko, mogoče naj-večjo žensko pojavo, ki Je nastopMa v tisti težki dobi borb, vojska in krvi kot vedri privid miru, kot čudež božji. Prav tako n. pr. Guido Negri, sveti kapetan, ki Je — vreden da ga postavimo poleg Giosua Borsija padel v boju na braniku domovine. Dominikovo poslanstvo je bilo s tem dopolnjeno in tudi on lahko ponovi s Pavlom: «Bojeval sem se dobro, dovršil sem svojo pot, ohranil sem neomadeževano vero v svojem srcu.» Umrl Je, od vseh objokovan, dne 6. avgusta 1221. v celici brata Moneta pri sv. Nikolaju v Bologni. Sv. Dominik ni umrl, ampak živi še vedno v globokem češčenju otrok; po sednvh stoletjih se dvigajo še vedno po njegovi lestvi množice, ki zro v njem slavnega apostola. Vzpele so se nanjo device sv. Neža, sv. Roza iz Lime, blažena Imelda Lambertini; prav tako pridigarji sv. Hiacint, sv. Peter Vero-neški, sv. Vincenc Ferreri, Girolamo Savonarola, La Cordaire in Monsabre. Pred temi in za temi apostoli besede še mnogo drugih apostolov zgleda: t:hi, a nič manj pomembni. Nemogoče je našteti vse blažene in svetnike tega Reda. «štejte,» pravi papež Klement X., «in povejte mi, koliko Je zvezd na nebu in povedal vam bom, koliko je svetih! in blaženih dominikanov.» Nič lažje ni tudi imenovati vseh apostolov znanstva; naj navedemo za vse le sv. Tomaža Akvinskega, ki je zaslužil tej ustanovi naslov «Red resnice», sv. Alberta Magna, čudež narave in strmenje stoletja; Rajmunda Tenafortskega, princa kanonistov, Dominika Sota, baklo tridentinskega cerkvenega zbora. Tem apostolom znanstva se pridružujejo še apostoli umetnosti: Fra Angelico, fra Bartolomeo in Girolamo iz Moravije. Končno še genialni delavci kakor Maculani in fra Giacondo, ki so zgradili po večini antične trdnjave v Genovi in Trevisu, notredamski most v Parizu, Palačo grofovske zbornice, Pozlačeno dvorano in Veronsko zbornico. Slede še fra Benedetto in G:acomo d'Ulva, prva steklarja, fra Domenico iz Pise in Domenico Cortigiani, odlična delavca v bronu in marmorju, fra Giovanni, frate Sisto in frate Ristoro, arhitekti sv. Marije Novelle itd. Red Je dal Cerkvi svetnike, blažene, spovednike in device, mučenike in častitljive može, papeže, kardinale, patriarhe, nadškofe, škofe, legate |n predsednike občnih zborov, apostolske nuncije in pisatelje. Mladi bralci! Apostol sv. Dominik bi nam mogel dati tisto krono, s katero Je sam premagal številne in težavne zapreke. Vzemite vi, ki Jokate, rožni veneo in potolaženi boste, kajti solze, ki padajo iz oči na ta blagoslovljena zrna, padajo z manjšo grenkobo. Vaša sreča in vaše veselje bosta postali bolj krščanski, ker ne boste izgubili čuta svojih potreb in svoje bednosti. Vsakomur, ki bi očital Cerkvi križarske vojske proti Albigenzom in poslanstvo sv. Dominika, bomo odgovorili v imenu zgodovine: «Kdor Je dobro poučen, se ne zgraža več, marveč Jo obču-duje. Dominik se Je bojeval samo z rožnim vencem; rožni venec Je uklonil upornike, Je razpršil megle krivoverstva, poživil vero in prečistil življenjski način.» VITA H!) II 1*0 !L L Ki» 0 O Dalle "memorie” della puerizia ... la parrucca, non si sa come, saltò sulla zucca al pieletto addormentato, poi prese fuoro non si sa come ... .. . je priletela lasulja na spečega prefekta ter se vnela, ne da bi kdo vedel, kako se /e to zgodilo . . . IV el carnevale recitavamo delie commedie e ognuno doveva provvedersi del vestiario che richiedeva la sua parte. Una parrucca di stoppa era rimasta ciondoloni per le nostre stanze strumento di burle e di grandi risate. Dal giorno delle ceneri fino alla penultima domenica di quaresima, era continuamente saltata in capo a questo e a quello, ma sempre fra noi, compreso il solo cameriere. Il prefetto aveva concepito un odio grandissimo, contro questa povera parrucca, come quella che continuava il carnevale al di là del lunario. Il buon uomo la sera nelle ore dello studio aveva il vizio di dormire e, per intendersi, la stanza destinata allo studio era vicina a quella del lavamano. La penultima sera di quaresima la parrucca, non si sa come, saltò sulla zucca al prefetto addormentato, poi prese foco non si sa come. Io che venivo dalla stanza del lavamano, visto quello spettacolo, chiappai un brocchetto e spensi il prefetto. Io non ho colori per dipingerlo svegliato. Uno stoppaccio, un can barbone che esca dall’acqua sono immagini troppo smorte. Il fatto sta che la prese con me, e a suon di spinte mi portò al cospetto del superiore, che era un buon diavolaccio. Viste le figure c udite le prime parole di quell'Iliade, cominciò a scontorcersi, a spurgarsi, a mordere il fazzoletto; e poi a riprese, come chi parla fra la tosse, e più cogl' alti che con le parole, m’impose di lasciar lì il brocchetto e d'andurmene. Tornato in camerata fui salutato dagli applausi universali, e quasi portato in palma di mano; io che aveva inteso di fare un'opera buona ricusai come ... gli onori del trionfo, ma finii per essere castigato a pane e acqua, castigo dettato più da uno spirito lucrativo che dalla ragione. Il primo giorno masticando quel po' di pane dicevo-dunque era meglio lasciarlo bru- ciare . . .» ma in quel punto comparve il cameriere con un tavogliolo pieno di roba e mi disse: «Questa gliela manda il Rettore, ma purché V pustnem času smo imeli gledališke predstave in vsakdo si je moral sam priskrbeti oblačila za svojo non dica nulla». Allora capii che avevo fatto bene a spegnere il prefetto. Giuseppe Giusti vlogo. Samo lasulja iz prediva, predmet šal in smeha, je še ostala in visela po naših sobah. Od pe- pelnične srede do predzadnje postne nedelje je neprestano skakala z glave na glavo; seveda se je godilo to samo med nami in natakarjem. Prefekt se je silno srdil na to ubogo lasuljo, češ da nadaljuje pustne norčije preko za to določenega časa. Ubogi mož je imel razvado, da je spal ob urah večernega učenja; učna soba je pa bila — povemo to v boljše razumevanje — blizu umivalnice. Na predzadnji postni večer se je zgodilo, da je priletela lasulja na spečega prefekta ter se vnela, ne da bi kdo vedel, kako se je to zgodilo. Jaz sem prišel ravno iz umivalnice ter sem ob tem prizoru hitro pograbil vrč in pogasil prefekta. Rečem vam, da ni barv, s katerimi bi ga bilo mogoče naslikati, ko se je zbudil. Če bi ga primerjal s klobčičem ali s psom-kodrom, ko pride iz vode, bi bile to še vse preblede predstave. Dejstvo pa je, da se je razjezil name ter me prisuval do predstojnika, ki je pa bil velika dobričina. Ko je zagledal ta prizor ter slišal prve besede te Iliade, se je začel zvijati, odkašljevati in grizti robec; nato mi je pa v pretrganih besedah, kakor bi ga dušil kašelj, ter bolj z gestami kot z besedami ukazal, da naj pustim tam vrč in naj odidem. V spalnici me je pozdravilo splošno odobravanje; malo je manjkalo, da me niso nosili na rokah. Jaz sem nameraval storiti le dobro delo, zato sem odklonil . . . čast triumfa. Obsojen sem bil kljub temu na sam kruh in vodo — kazen, ki mi je bila naložena bolj iz oportu-nitete kot po pravici. Ko sem prvi dan žvečil tisti košček kruha, sem si mislil: «Bilo bi torej bolje, če bi ga pustil zgoreti.» V tistem hipu je pa prišel natakar s polnim prtičem jedi, rekoč: «To vam pošilja rektor, samo molčite!» Tedaj sem razumel, da je bilo le dobro, da sem pogasil prefekta. La terra dei Morti; S. Ambrogio, il Brindisi di Girella; la Chiocciola ter il Re Travicello, v katerih se satira bliskovito in jasno, vendar pa premišljeno in melanholično oklene teh osebnosti. • Šibko zdravje ga je prisililo, da si je iskal okrepitve s potovanji križem Italije. Na enem izmed teh potovanj je bil gost Manzonija, ki ga je zadržal en cel mesec (v I. 1845.) pri sebi in se dnevno z njim prijazno razgovarjal. Leta 1847. se je kot major mestne straže v Pesci udeleževal političnega življenja; v naslednjih letih je bil poslanec svojega kraja v zakonodajni zbornici. Umrl je za jetiko leta 1850. ob ljubeznivi pomoči svojega prijatelja Gina Capponija, ki ga je bil sprejel v svojo hišo. Poleg «šal», kot z ironičnim olep-šavanjem sam imenuje svoje poezije, je zapustil spise v prozi, v katerih se kaže njegova nemirna, šaljiva in živahna narava. Značilno za njegovo prozo je ljubko ravnovesje med številnim ljudskim in njegovim naravnim narečjem. Pripoveduje in razvija s svojo drzno govorico, dra-žestno-svežo in polno ljudske premetenosti, vedno pripravljen citirati pregovore, tu ostre, tam ironične in zopet neizprosne kakor obsodba. Njegova glavna kritična in pripovedna dela so: «Della vita di Giuseppe Parini», «Epistolario» in «Memorie», iz katerih smo priobčili en odstavek. Nacque a Monsummano in Val di Nievole nel 1809; per volontà di suo padre si recò a Pisa per studiarvi Giurisprudenza. Ivi trascorse varii anni di vita studentesca in allegra spensieratezza giovanile, finché nel 1834, conseguita la laurea, si trasferì a Firenze. Ma l’avvocatura non lo attraeva; sin da studente aveva dato prova della sua attitudine verso gli studi letterari, e in modo particolare verso la poesia. Sicché, trascurando le pratiche forensi, esercitò il suo ingegno arguto e vivace in un genere di poesia ispiratagli dalle circostanze politiche e dagli uomini del suo tempo. E' una satira politica allusiva, maliziosa ed ammiccante, composta in una ricca varietà di metri, in gergo burlesco e brioso, fatto di popolari metafore e di immagini di particolare efficacia rappresentativa. Tipi e fatti sono fissati in rapidi e chiarissimi tratti, con un ingegnoso e ridente gusto di simboli, a traverso i quali appare evidentissimo l'oggetto della sua satira. Eppure egli non mira a mettere in berlina nessuno dei personaggi del suo tempo, ma ad un tipo; parla «in generale» come egli dice, sicché: Girella, Gingillino, Re Travicello, Taddeo e Veneranda possono fare impallidire molti suoi contemporanei, e nondimeno, continueranno ad essere i modelli insuperabili di ogni ideale esigenza. Veri capolavori devono considerarsi le poesie: La Terra dei Morti; S. Ambrogio; Il Brindisi di Girella; la Chiocciola; il Re Travicello, in cui la satira avvolge fulminea ed evidente, eppure pensosa e malinconica i suoi personaggi. La salute malferma lo decise a cercar ristoro nei viaggi, che egli compì a traverso l’Italia. In uno di questi viaggi fu ospite del Manzoni, che per un mese (nel 1845) lo ebbe presso di sé in quotidiana ed affabile conversazione. Nel 1847 partecipò alla vita militare come maggiore della guardia civica di Pescia, negli anni successivi fu deputato del suo paese nell’Assemblea Legislativa. Morì di tisi a Firenze nel 1850 amorevolmente assistito dal suo amico Gino Capponi, che lo aveva accolto in casa sua. Oltre agli «scherzi», com'egli chia- Rodil se je v Monsummanu v Val di Nievole leta 1809. Po očetovi želji je šel v Piso študirat pravo. Preživel je tam nekoliko let v veseli mladostni brezskrbnosti, dokler se ni leta 1843., po doseženi diplomi, preselil v Firenze. Odvetništvo ga pa ni privlačevalo. Pokazal je že kot študent svoje sposobnosti za književne študije, zlasti za poezijo, tako da se je, zanemarjajoč svojo sodnijsko prakso, oklenil s svojo živahno in bistro nadarjenostjo neke vrste poezije, ki so mu jo navdahnile politične okoliščine in sodobni možje, namreč neke namigujoče, nagajive in namežikujoče politične satire, zložene v_bogati metrični raznovrstnosti, v šaljivem : GIUSTI mò con ironico eufemismo le sue poesie, lasciò scritti in prosa, in cui dà prova della sua indole irrequieta, burlesca e vivacissima. La sua prosa, è contrassegnata da un suggestivo equilibrio tra i numerosi accenti popolari ed il suo linguaggio naturale. Narra ed espone col suo baldanzoso linguaggio, fresco di grazia e furbizia popolaresca, con la sua pronta citazione dei proverbi, ora taglienti, ora ironici, ora irremissibili come una condanna. I suoi principali scritti critici o narrativi sono: Della vita di Giuseppe Parini; l’Epistolario e le Memorie, da cui abbiamo stralciato il precedente brano. Note di Ines Gentile in ognjevitem žargonu, polnem ljudskih prispodob in slik z učinkovito predstavljalno silo. Tipi in dejanja so orisani v hitrih in jasnih potezah, z duhovitim in nasmejanim okusom za prispodobe, iz katerih se jasno kaže predmet njegove satire. Ni imel pa namena postavljati na sramotni oder nikogar izmed sodobnih osebnosti, marveč samo tipične pojave; govori «na splošno», kakor sam pravi, tako da ob Girelli, Gingillini, Re Travicellu, Taddeu in Venerandi res lahko po-blede mnogi njegovi sodobniki in bodo ostali zato vedno neprekosljivi vzori najidealnejših zahtev. Med prave mojstrovine je šteti poezije: ŽIVLJENJE V ZAVODU Iz otroških "spominov” la CANZONE oec PIRATA ti.SI* U Ben armalo di cannoni, Vento in poppa, vele al vento, Fende l'onda con spavento Un veliero brigantin. Il nocchiero è un reo pirata Per valor detto il «Temido» (1) Conosciuto in ogni lido, Rinomato oltre i confin. Sopra il mar freme la 1 unai Nelle vele soffia il vento Si colorano d'argento Le vezzose azzurre ondin. Lieto canta il capitano In quel mar che bagna un mondo. Mai s'arresta, mai dà fondo: A Istambul (2) virando alfin. Vola vola-, mio veliero, Con ardor, Che giammai nemico altero, Nè tormenta, nè bonaccia, Cantrastar può la tua traccia, Può fiaccare il tuo valor. La mia barca è il mio tesoro, E' ii mio Dio la libertà, La mia legge è forza e vento, La mia Patria il lido mar. Alla barba Dell'inglese Cento imprese Volli far, Ed- un tasso Imponente Quella gente Dovè dar. Là combatton aspra guerra Capi e re Per un palmo più di terra. Sol io posso comandare Come voglio tutto il mare, E padron io son di me. Non v'è spiaggia O scogliera, Nè bandiera Di splendor, Cui non pesi Gran desio Folle e rio, Pien d'ardor. La mia barca è il mio tesoro, E' il mio Dio la libertà, La mia legge è forza e vento, La mia Patria il fido mar. Alla voce «a me la barcal» Come a voi Vira, guizza e al ciel s'inarca; Dopo un ratto ancor scompare, Chè io sono il re del mare: Grande ardor posseggo io sol. Tutto quanto Il rubato E' assegnato Per ugual. Ma nutrisco Desiderio: E' l'imperio Sul rivai. La mia barca è il mio tesoro, E' il mio Dio la libertà, La mia legge è forza e vento, La mia Patria 11 fido mar. Condannato sono a morte? Me ne rido: Son sicur de la mia sorte. Chi m'ha osato condannare Finirò coll'impiccare Sul veliero a lui più fido. Ma se muoio? Oh! la vita Per finita Mi apparì Quando il giogo Del tiranno Con affanno Scossi un dì! La mia barca è il mio tesoro, E' il mio Dìo la libertà, La mia legge è forza e vento, La mia Patria il fido mar. ▼ varstvu zvestih mi topov in z vetrom v jadrih belili, reže morje jadrno mi ladja, strah voda. Krmar predobro znan pirat, pravično zvan Temido,1 obale vse vedo mi zanj, sloves njegov gre prek meja. Nad morjem mesec trepeta, po dolih veter piha, Amo il suono del gelato Aquilone, E de’ cavi il bel tremore, E de' flutti il forte ardore, Ed il rombo del cannone. E del tuono Il concento E del vento Il fischiar. M'addormento, Estasiato, Dondolato Dal mio mar. La mia barca è il mio tesoro, E' il mio Dio la libertà, La mia legge è forza e vento, La mia Patria il fido mar. LUIGI IEZZI (Halle) spagnolo di José ile Esproncoda) (1) Voce spagnola: temuto. (2) Nome turco ili Costantinopoli. valovi sinje dražestni srebrno se bleščijo. Vesel prepeva kapitan po morju, ki obliva svet. Se ne ustavi, ne zasidra, je Istambul® mu daljni cilj. Le jadraj, jadraj ladjica naprej mi brez mirul Nikdar noben sovrag ohol, ne vetra bes, tišine mir ne bo preprečil ti poti, ne zlomil drzne ti moči. Je ladja moja moj zaklad, svoboda je moj Bog, vihar in moč sta zakon moj, moj dom — morje zvesto. Sem kljub sili vseh Angležev sto podvigov naredil, za nagrado plen orjaški od njih samih sem dobil Tam borijo ostro borbo kralji in poveljniki, dokler šibkejši se ne vda. Jaz samo še poveljujem vekomaj na sred morja: sam še vedno svoj gospod. Ni obrežja ne pečevja, ne zastave vseh morja, ki bi moje blazne sile ne čutili vrh voda. Je ladja moja moj zaklud, svoboda je moj Bog, vihar in moč sta zakon moj, moj dom — morje zvesto. Na moj poziv: «Hej, ladjica!» okrene bliskovito se in šviga in v nebo se pne. Po napadu zopet zgine, ker kralj morja sem samo jaz, gorečnost vliva moj obraz. • Plen celotni, ki dobimo, si pravično razdelimo. Zelja mi edina je, da sovrag porazi se. Je ladja moja moj zaklad, svoboda je moj Bog, vihar in moč sta zakon moj, moj dom — morje zvesto. Vem, obsojen sem na smrt. Kaj to briga me! Usoda ta ne straši me. Kdor tvegal je obsodbo to, končno sam obešen bo na lastnem brodu brezsrčno. Ce poginem, nič zato! Zame končano je bilo, ko sem otresel bil nekoč jarem suženjstva pekoč. Je ladja moja moj zaklad, svoboda je moj Bog, vihar in moč sta zakon moj, moj dom — morje zvesto. Ljubim vetra dih leden, škripanje ladijskih vrvi, šum razbesnelega morja in grom, ki sega vrh voda. Ob glasu groma silnega in udarcev vetra divjega zaspim mirno z vso slastjo, valovi me zazibljejo. Je ladja moja moj zaklad, svoboda je moj Bog, vihar in moč sta zakon moj,, moj dom — morje zvesto. 1 Temido = Španski izraz za «strali vzbu' JaJof». 2 Istambul = turfiko ime za Carigrad. JK ateo__________________ H Lnttapido novella ^ Marco era nato in una casetta lungo le nere scogliere di Aci Trezza in quel di Catania, non lungi da quelle masse di pietra vulcanica, che si racconta fossero state ivi lanciate dal leggendario Polifemo. I genitori di Marco cercavano un mezzo di vita con la pesca e il figliuolo, quando non era costretto ad aiutare il babbo nella pesca, badava alle faccende di un ricco signore del vicinato, che il più delle volte lo mandava a pascolare un numeroso gregge. Mentre le pecore erano alla pastura egli leggeva un vecchio libro di storia, e si esaltava alle nobili imprese di tanti eroi. Cosi il sedicenne Marco alimentava l'innato ardore per tutto ciò che è grande e generoso. Non era pago di quella vita semplice; al di là del verde dei campi e della distesa azzurra del mare c'era qualche cosa che lo attirava. Rare volte era andato nel Capoluogo dove aveva potuto fare il confronto tra la vita di campagna e la vita di città. La sua sete insaziabile per le novità, la sua irrequietezza gli avevano fatto sorgere tante idee strane ed audaci, ed un bel giorno decise di avventurarsi verso il suo nuovo destino. Sapeva che lontano lontano dal borgo natio, in terra di Spagna, tuonava il cannone e che molti volontari italiani partivano per portare il loro aiuto ai fratelli in arme. Con la sua casacca sulle spalle, il giovane ardito prese il suo nuovo cammino. Dopo aver percorso molti chilometri giunse a Siracusa ed aspettò ivi che una nave partisse per la Spagna. Non ebbe da attendere molto: qualche giorno dopo la S. Maria, un trasporto militare, salpava piena di soldati e carica di merci verso occidente. Marco era a poppa, nascosto in mezzo alle casse, deciso ad affrontare qualsiasi evento pur di giungere nella desiderata terra. L'indomani, sul far dell'alba, la S. Maria era in vicinanza della costa. Con il suo occhio acuto Marco potè vedere in lontananza un ammasso bianco di case: Barcellona si profilava al suo sguardo pieno di curiosità e di stupore. Ivi la nave gettò le ancore. Felice egli si presentava al Comando militare italiano. Lo ricevette un capitano che appena lo vide domandò chi fosse. Marco, in preda alla più viva emozione, spiegò tutto. Il capitano, anch'egli siciliano, nell'udire il nobile desiderio di Marco tentennò il capo. Un sorriso gli affiorò sulle labbra e fini con l'esaudire il suo desiderio. Quale grande gioia pei Marco poter indossare per la prima volta una divisa, avere un bel fucile, marciare soldato tra i soldati! Ed attese con ansia di poter raggiungere il fronte. Questo per il giovane intrepido era la sua ultima e grande ambizione. Un bel mattino il capitano disse a Marco: — Devo partire per una imminente azione. — Capitano, volete lasciarmi qui? — supplicò Marco. — Io desidero dividere con voi i pericoli e le sofferenze. Guardate: sono forte e robusto: saprò reggere a qualsiasi prova. Una carezza, un sorriso del buon capitano lo rassicurarono. La sera stessa partirono e dopo un lungo viaggio in tradotta, con molti altri soldati spagnoli e italiani, giunsero in prima linea. Il rombo dei cannoni, le raffiche della mitraglia, il rumore delle macchine di guerra, de- gli aerei e dei motori, accolsero il nostro giovane. Marco ebbe un mo-mi'iito di incertezza, ma ben presto si riebbe. E fu sempre tra i primi nella mischia. Una ferita leggera al braccio lo costrinse per alcuni giorni al riposo, durante il quale soffrì tanto per la sua forzata inattività. Una voce gli saliva dal suo intimo e gli diceva: — Va, corri dove sono i tuoi compagni, combatti ancora. Ricomparve, in prima linea. Quel giorno la battaglia fu più aspra del Marko je bil rojen v neki revni hišici ob črnih čereh Aci Trezze blizu Catanie, ne daleč od gmote og-njeniškega kamenja, o katerem se pripoveduje, da ga je nametal tja prayljicni Polifem. Markovi starši so se preživljali z ribolovom, sinček je pa služil, kadar ni bil primoran pomagati očetu, pri nekem bližnjem bogatem gospodu, ki ga je pošiljal pasti svojo številno čredo. Ko so bile ovce na paši, je prebiral Marko neko staro zgodovinsko knjigo in se je navduševal nad podvigi raznih junakov. Tako je postal šele šestnajstletni Marko ves vnet za vsa velika in plemenita dejanja. S svojim preprostim življenjem ni bil zadovoljen; onostran zelenega polja in višnjeve morske gladine je bilo nekaj, kar ga je privlačevalo. Redkokdaj je šel v glavno mesto, kjer je mogel primerjati podeželsko življenje z meščanskim. Njegova neza-doščena žeja po novostih in njegov nemir sta mu vzbujala čudne in drzne misli in nekega lepega dne sklene, da se prepusti svoji novi usodi. Vedel je, da grme topovi v španski deželi, oddaljeni mnogo kilometrov od njegovega rojstnega kraja in da je odšlo mnogo italijanskih prostovoljcev na pomoč svojim bratom pod orožjem. S suknjičem na ramenih se je odpravil smeli mladenič na svojo novo pot. Po mnogih kilometrih ceste je dospel v Siracuso in čakal tam, da bi kaka ladja odplula v Španijo. Ni mu bilo treba dolgo čakati: nekaj dni pozneje je solito. Molti soldati spagnoli e italiani caddero dinanzi all'ostinata resistenza del nemico. Bisognava passare ad ogni costo. [1 comando decise di tentare un'azione notturna affidando l'impresa a volontari audaci, forti, di provato valore e spirito di abnegazione: Marco fu tra questi. L'esigua schiera strisciò carponi nella notte; scoperta,, fu accolta da un nutrito fuoco. Ciò nonostante essa riuscì ad espugnare i fortini ed a fare molti prigionieri. Marco, ferito gravemente, fu trasportato al campo. Il capitano appena seppe l’accaduto, corse all'ospe-daletto militare, a salutare il piccolo eroe. Marco, raccogliendo tutte le sue forze, con parole deboli ma ardenti di amor patrio, cosi parlò per l'ultima volta: «Viva l'Italia, Viva il Duce, Viva la nuova Spagria!» Poi ci fu un silenzio profondo. Gugliotta Angelo in blaga proti zapadu, Marko je bil na kinu ladje, skrit med zaboji in trdno odločen, tvegati vse, da pride v zaželeno deželo. Ob zori naslednjega dne se je Sv. Marija približala obali. Z bistrimi očmi je že razločil Marko bfelo gmoto hiš: bila je Barcellona. Tam se je ladja zasidrala. Ves srečen se je Marko predstavil italijanskemu vojaškemu poveljstvu. Sprejel ga je kapitan, ki ga je takoj, ko ga je zagledal vprašal, kdo da je, od kod prihaja in kaj želi. Ves ganjen mu je Marko vse pojasnil. Kapitan, prav tako Sicilijanec, je zmajal z glavo, ko je slišal njegovo plemenito željo. Z lahnim smehljajem na ustnicah ga je končno uslišal. Kakšno veselje je prevzelo Marka, ko je smel prvič obleči vojaško obleko, dobiti lepo puško ter korakati kot vojak med vojaki. S hrepenenjem je pričakoval trenutka, ko bo smel oditi v bojno črto. Za neustrašenega mladeniča je bil to zadnji in najvišji cilj. Nekega jutra reče kapitan Marku: «Odpotovati moram zaradi neke takojšnje akcije.» »Gospod kapitan,» prosi Marko, «ali me hočete pustiti tu? Jaz želim deliti z vami vse nevarnosti in trpljenje. Glejte! močan sem in krepak; vzdržal bom vsako preizkušnjo.» Dobri kapitan se mu je nasmehnil in ga je pobožal; Marko je bil potolažen. Odpotovali so še isti večer ter dospeli po dolgi vožnji v vojaškem vlaku, z mnogimi drugimi španskimi in italijanskimi vojaki, v prvo črto. Grom topov, prasketanje strojnic ter ropot bojnih strojev, letal in motorjev, je sprejel našega mladeniča. V prvem začetku se je čutil Marko nekoliko negotovega, toda kmalu si je opomogel in je bil v boju vedno med prvimi. Lahko ranjen na roki je moral nekoliko dni počivati; zaradi te nedelavnosti je zelo trpel. V njegovi notranjosti se je dvigal glas in mu govoril: «Pojdi, teci tja, kjer so tvoji tovariši in se še bojuj!» Zopet je prišel v prvo črto. Tisti dan je bila bitka ostrejša kot navadno. Mnogo španskih in italijanskih vojakov je padlo ob vztrajnem odporu sovražnika. Treba je bilo prebiti za vsako ceno. Poveljstvo se je odločilo, da poskusi s ponočnim nastopom, ki ga je zaupalo drznim in krepkim prostovoljcem preizkušene hrabrosti in polnim zatajevanja. Marko je bil med temi. Neznatna vrsta se je plazila ponoči po vseh štirih. Ko so jo zapazili, so jo sprejeli z močnim ognjem. Kljub temu se ji je posrečilo zavzeti utrdbe in ujeti mnogo sovražnikov. Težko ranjeni Marko je bil prepeljan v taborišče. Komaj je kapitan zvedel, kaj se je zgodilo, priteče v majhno vojaško bolnico, da bi pozdravil malega junaka. Marko zbere vse svoje, moči ter s šibkimi besedami, ki pa so bile prežete z gorečo domovinsko ljubeznijo, izgovori zadnjič v svojem življenju: «Živela Italija, živel Duce, živela nova Španija! Nato je nastopil globok molk. LIBRERIA Kleinmayer S Bamberg Soc. a g. I. - Miklošičeva 14 Tutte le novità librarie in italiano - sloveno -tedesco. 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I cacciatori raccontavano, accalorati ed entusiasti, le piccole avventure di caccia; io mi facevo quasi trascinare dallo zio, i cani ci precedevano ansimando con un palmo di lingua fuori. Il mattino seguente uscimmo soli: lo zio, io e Fido. Sollevavo spesso lo sguardo al cielo e guardavo con sospetto una nera nuvola che ingrossava. — Zio! — Che c'è? — E se piove? — Hai paura? — Io?! Io no. Ma è per Fido. Sai, è un po' raffreddato. Questa notte lo sentivo soffiare forte forte. Poverino! Se si bagnasse gli verrebbe certo la polmonite! — Ma va, sciocchino! ricordati che le bestie chiamano il medico molto meno spesso di noi. Hai mai sentito, per esempio, che Fido si sìa lagnato per mal di denti? ... — Risi e continuai a trotterellare al suo fianco. Eravamo nel fitto del bosco quando udimmo il brontolare del tuono. Ci fermammo. Lo zio guardò il cielo, scrollò il capo con stizza, scaricò il fucile e lo mise ad armacollo. — Affrettiamoci, forse pioverà! — Fido questa volta ci seguiva con la coda fra le gambe e la testa bassa. Fu un diluvio e giungemmo a casa guazzando negli abiti, zuppi come spugne. — Questo non ci voleva borbottava lo zio, non ci voleva ... Bene. Doveva andare cosi, e sferrò un calcio a Fido che si strusciava contro i suoi calzoni. La sera sentivo freddo e quasi non toccai cibo. La mamma mi osservava inquieta. — Sono stanco, mamma, vado a letto. — Quando si chinò per darmi il bacio di buona notte mi parve che il suo volto fosse diaccio, ma era il mio che scottava ... Venne il medico e trovò tutti attorno al mio capezzale. La mamma portava di continuo il fazzoletto agli occhi mentre badava ad inumidirmi le labbra alle mie continue richieste di acqua. Il babbo era seduto su di una poltrona a piè del letto, un gomito sulle coperte, la faccia appoggiata al palmo della mano, gli occhi fissi su di me. Lo zio in disparte, contro la parete, lo sguardo a terra, i muscoli della faccia contratti. Mi avrebbero poi detto che si riteneva il colpevole di tutto . . . poi non rammento più nulla. Mi pare di aver dormito per lungo tempo . .. Il primo ricordo è la faccia dello zio china su di me. Rideva, di un riso ingenuo come quello di un bimbo e sj asciugava gli occhi quasi con stizza. Quando il medico mi permise di uscire sul terrazzo a godere del primo sole, seppi ogni cosa. Era stata la polmonite e me l’ero cavata per miracolo. — ... Voleva sempre rimanere accanto al tuo letto, anche quando c'eravamo già tuo padre ed io. Ha trascorso spesso la notte seduto sulla poltrona accanto a te. Non andò più allo stabilmento, non riceveva nessuno. Diceva che tutto era per colpa sua . . . Quando il medico assicurò scomparso ogni pericolo, partì per Roma. Doveva recarvisi per importantissimi affari, ma non sarebbe partito prima di saperti in via di guarigione. Ed ora, come ti senti, caro? — e mia madre mi baciò i capelli. Riposavo sul divano del salotto. Arrivò lo zio. Aprii gli occhi e balzai in piedi. — Zio Tommaso! Mi alzò come una piuma e mi baciò in modo che la punta di un baffo mi entrò per il naso facendomi ster- I ^ovišče stričevega prijatelja je bilo največje v vsej pokrajini. Razprostiralo se je po dveh gričih, ki ju je ločila široka in globoka dolina. Zaraščeno je bilo z bujnim gozdom, kjer je živelo obilo divjadi., Odpravili smo se zelo zgodaj: stric, prijatelj, lovski čuvaj, jaz, Fido in prijateljev pes. Držal sem se neprestano za stricem in kadar mi je zaklical: «Pozor, ustrelim!» sem si zamašil ušesa, stisnil glavo med ramena, zaprl oči in čakal na strel. Potem sem stekel s Fidom po plen; razume se, da ga je vedno našel on, toda meni je bilo prav tudi tako. Dan je bil izvrsten. Vrnili smo se domov s polnimi torbami. Lovci so vsi vneti in navdušeni pripovedovali male lovske dogodke. Mene je moral stric skoraj vleči za seboj, psa sta pa zasopla tekla spredaj, moleč jezik daleč iz gobca. Naslednje jutro smo .odšli sami: stric, jaz in Fido. Pogostoma sem gledal kvišku in strahoma opazoval črn oblak, ki je postajal večji in večji. «Stric!» «Kaj je?» «In če bo deževalo?» «Kaj se bojiš?» «Jaz? Jaz že ne, toda za Fida mi je. Saj veš, nekoliko je prehlajen. Ponoči sem ga slišal, kako težko je nutire; mi strinse al petto. — Etcì. .. etcì. . . Ahi, zio, mi fai male! — Già, ti faccio male, bestia che sono! — e mi depose sul divano. S'inginocchiò vicino, mi baciò ancora, mi tenne la vita fra le mani: — Bene. Ora ascoltami. Più niente zio Tommaso. No, assolutamente, se mi vuoi un po' di bene. Zio Tom, solo zio Tom! Gli sgranai gli occhi in volto. — Già, tu non sai, non puoi sapere . . . quando eri nel delirio per la febbre (e la sua voce ebbe un tremito) hai mormorato: «Zio Tom! perchè non ti piace che ti chiami zio Tom? Se guarirò, ti lascierai chiamare zio Tom?». Non puoi immaginare ciò che sentivo qui dentro (e si diede un pugno allo stomaco). Ora sei guarito, e devi chiamarmi Tom, Zio Tom, hai capito? — Io lo presi per i lunghi baffi e gli diedi un bacio. — Sì, zio Tom! Entrò mia madre. — Ma che cosa fai in quella posizione? sciupi i calzoni, Tommaso! — Bene, disse faceto lo zio alzandosi, non incominciare tu a portare del disordine, Luisa! D'ora in poi sono Tom, lo Zio Tom. E nient'altro. Capito?l La mamma capi e sorrise. Giuseppe Parena gl. il. štev. dihal. Ubožec! Če bi se zmočil, bi gotovo dobil pljučnico.» «Pojdi, pojdi, norček! Ali ne veš, da kličejo živali zdravnika mnogo bolj poredkoma kot mi. Ali si že slišal, na primer, da bi se bil Fido kdaj pritoževal zaradi zobobola?» Smejal sem se in poskakoval ob njegovi strani. Prišli smo že globoko v gozd, ko smo zaslišali prvo grmenje. Ustavili smo se. Stric je pogledal kvišku, jezno zamajal z glavo, izpraznil puško in si jo obesil preko rame. «Podvizajmo se; mogoče bo deževalo!» Zdaj nam je sledil Fido z repom med nogami in s sklonjeno glavo. Ulila se je ploha in prišli smo domov premočeni do kože. «Tega nam ni bilo treba,» je godrnjal stric, «ni bilo treba. Pa — je že moralo biti tako.» To rekši, brcne Fida, ki se mu je dobrikal okrog nog. Zvečer me je tresel mraz, večerje se nisem skoraj niti dotaknil. Mati me je zaskrbljeno opazovala. «Truden sem, mamica; grem v posteljo.» Ko se je sklonila, da bi me v pozdrav poljubila, se mi je zdelo, da je njen obraz ledeno mrzel; toda v resnici je bil le moj tako pekoč. Prišel je zdravnik, ki je našel zbrane vse okrog moje postelje. Mamica si je neprestano brisala z robčkom oči ter mi močila ustnice, ker sem hotel vedno imeti vode. Očka je sedel v naslonjaču ob vznožju postelje, s komolcem naslonjen na odejo, z obrazom med rokama in s pogledom uprtim vame. Stric pa je stal na strani ob steni; gledal je v tla in vse mišice njegovega obraza so bile bolestno skrčene. Pozneje so mi povedali, da se je čutil kriv vsega tega. Nato se ne spominjam ničesar več. Zdi se mi, da sem dolgo, dolgo spal. Moj prvi poznejši spomin je zopet obraz strica, ki se je sklanjal nad menoj. Preprosto kakor otrok se je smejal ter si skoraj jezno brisal oči. Šele ko mi je zdravnik dovolil, da smem uživati na terasi prve sončne žarke, sem izvedel vse. Imel sem pljučnico, ki sem se je rešil skoro-da na čudežen način. «Stric je hotel biti neprestano poleg tvoje postelje,» mi je pripovedovala mamica. «Tudi takrat, ko sva bila pri tebi že očka in jaz. Prebil je pogostoma vso noč poleg tebe, sedeč v naslonjaču. Ni hodil več v tovarno in ni hotel sprejeti nikogar. Rekel jo, da je vsega kriv on. Sele ko je zdravnik zagotovil, da ni več nikake nevarnosti, je odpotoval v Rim. Moral je tja po nujnih potih, je pa odlašal vse dotlej, dokler ni bil gotov, da ti gre na bolje. In sedaj, kako ti je, dragec?» je še pristavila in me poljubila na lase. Počival sem na divanu v sobi, ko je vstopil stric. Odprl sem oči in skočil pokonci. «Stric Tomaž!» Dvignil me je ko peresce in me poljubi! tako, da me je konica brka poščegetala v nosu in me prisilila kihati. Stisnil me je na prsi. «Hači — hači! Joj, striček, boli me!» «Seveda, zverina sem in te mučim!» To rekši, me položi na divan, poklekne poleg, me zopet poljubi in me drži okrog života. «Dobro,» pravi, «zdaj me pa poslušaj! Nič več stric Tomaž, na noben način več, če me imaš še nekoliko rad. Stric Tom in samo stric Tom.» Debelo sem ga pogledal. «Seveda, ti ne veš in tudj ne moreš vedeti. Ko si blodil v hudi mrzlici (njegov glas se je pri tem na-lahko tresel), si mrmral: — Stric Tom! Zakaj nočeš, da bi te imenoval stric Tom? In če ozdravim, ali ti bom smel reči stric Tom? — Ne moreš si predstavljati, kaj sem takrat čutil tu notri (in pri tem se udari po želodcu). Zdaj si zdrav in me moraš imenovati stric Tom. Stric Tom, razumeš?» Prijel sem ga za dolge brke in ga poljubil: «Da, stric Tom!» Vstopila je moja mati. «Kaj pa delaš tu kleče, Tomaž? Pokvaril si boš hlače.» «Dobro!» reče stric v šali in vstane, «toda ne delaj zdaj ti zmešnjave, Lojzka! Od zdaj naprej sem Tom, stric Tom in nič drugega. Si razumela?» Mamica je razumela in se je nasmehnila. Golcri Asciutti — ad olio — smalti — vernici a smalto — pennelli e tutti gli utensili per pittori — stucco per vetrai ecc. potete acquistare a preesi vantaggiosi presso: Fr. Medie - Lubiana Resljeva, 1 Nadaljevanje, La pčsina dei giochi e dei passatempi ■ Stran za igre in zabavo Čftneddoti storici Non perder tempo Una volta il grande filosofo Platone trovò un. suo scolaro che stava giocando ai dadi, e lo rimproverò. — Si gioca per una cosa da nulla —, si giustificò lo scolaro. E Platone: — Non ti rimprovero per quel che giuochi, ma per il tempo che perdi. L'ora del pasto Una volta domandarono a Diogene '1 «cinico»: — Qual'è l'ora per mangiare? — Se sei ricco, mangia quando vuoi; se sei povero, quando puoi. L'età dell'amico di Cicerone Un antico compagno di scuola di Cicerone, uno sciocco vanerello, per farsi credere più giovane di quel che fosse, si diminuiva di molto gli anni. — Ho capito —, gli disse Cicerone. — Quando venivi a scuola con me, non eri ancora nato. La memoria di Dante Si racconta quest'aneddoto per dare un'idea della formidabile memoria di Dante: Un giorno il Poeta incontrò un tale che gli domandò: —Qual'è il miglior cibo? — Un uovo. E Dante proseguì per la sua strada. Alcuni anni dopo egli incontrò quel tale che gli disse: ►♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦♦ Quesiti complicati Una gita difficile Il direttore di un collegio chiese al proprietario di un'autorimessa il trasporto di 178 persone, tra alunni ' e insegnanti, che dovevano partecipare a una gita. NeH’autorimessa erano disponibili solo vetture grandi della capacità di 17 persone ciascuna e vetture piccole della capacità di 5 persone. In che modo il proprietario della rimessa potè distribuire tutti i gitanti nelle vetture, senza lasciare alcun posto vuoto? L’oste beffato Diciasette studenti giocarono un brutto tiro a un oste. Lo incaricarono di preparare un pranzo e lo pregarono di figurare fra i commensali. Convennero poi che il conto sarebbe stato pagato dal designato nel modo seguente: avrebbero contato a uno a uno i presenti fino a sette; colui al quale sarebbe toccato questo numero si sarebbe ritirato dalla tavola. Avrebbero continuato a contare e l’altro settimo commensale si sareb be ritirato a sua volta. E così via, finché non fosse rimasto a tavola che un solo commensale, che avrebbe pagato il conto. Accettata, senza sospetto la proposta, anche dall’oste, gli studenti poterano mangiare a ufo. Come fecero? — Con che? — Col sale — risponde Dante, senza nemmeno voltarsi. L'asino- iftdiscceta Nasreddin e il suo asino Nasreddin una volta fu visitato da un amico il quale gli domandò se gli prestava l’asino. — Mi dispiace — rispose Nasreddin — ma l’ho già prestato a un altro. In quel' momento l’asino, che stava nella stalla, si mise a ragliare. — Vedi che ce l'hai! — Come! replicò Nasreddin, offeso. Tu credi più all'asino che a me? Zgodovinske anekdote Ne izgubljaj časa Veliki modroslovec Platon je videl nekoč nekega svojega učenca, ki je kockal, in ga je zato pograjal. «Saj igramo za malenkost,» se je opravičeval učenec. Platon mu je pa rekel: «Ne grajam te zaradi vložka v igri, marveč zaradi časa, ki ga zapravljaš.» Kdaj naj se jé Nekoč so vprašali «ciničnega» Dio-gena: «Kdaj je najboljši čas, da se jé?» «Ce si bogat, jej, kadar hočeši če si pa reven, kadar moreš.» ywvwyvwvvvywwvvvyv>>Vvwywww indovinello (della P. I. Pertoldi) Ho quattro zampe pari a un somarello Ma un passo non so far come il fratello. E’ triste dover star sempre in un loco E fatta vecchia alimentare il fuoco. Uganka (Sestavila P. I. Pertoldi) Stiri nožiče ko osel imam, a niti koraka storiti ne znam. Žalostno vedno na mestu je stati, v starosti pa v ognju življenje končati. VWVrAO/>h?VVVVVYVVyVVVVVWVyWWVVVVV g r b d i lubiana COMMERCIO ED SOCIETÀ A G. L. INDUSTRIA LEGNAMI Spago e Tela GROSUPLJE S. a. C O R D A M F I L A T I S 0 < Q_ H I I TESSUTI Starost Ciceronovega prijatelja Da bi se zdel mlajši, kot je v resnici bil, je neki Ciceronov tovariš iz šolskih dni v svoji neumni ničemur-nosti vedno tajil svojo pravo starost. «Razumem,» mu je rekel Ciceroni «ko si hodil z mano v šolo, nisi bil še rojen.» Dantejev spomin Da bi pokazali, kako neverjetno razvit spomin je imel Dante, pripovedujejo tole zgodbo: Nekega dne sreča Dante neznanega človeka, ki ga vpraša: »Katera jed je najboljša?» «Jajce,» odgovori Dante in gre po svoji poti. Nekoliko let pozneje sreča zopet tega človeka, ki ga pobara: «S čim?» «S soljo,» odgovori Dante, ne da bi se bil niti ozrl. IndisUuUto o-sti Nasredin in njegov osel Nekoč je obiskal Nasredina njegov prijatelj in ga je poprosil, če mu posodi osla. «Žal mi je,» odgovori Nasredin, «posodil sem ga že nekomu drugemu.» V tistem hipu pa začne osel v hlevu rigati. «Vidiš, da ga imaš doma!» «TakoU odvrne Nasredin užaljen, «ti verjameš bolj oslu kot meni?». ‘Sežki nalogi ‘i Težavni Izlet Ravnatelj nekega zavoda je poprosil lastnika avtomobilske garaže za prevoz 178 oseb, gojencev in učiteljevi ki bi se udeležili nekega izleta. V garaži so bili pa samo taki avtomobili, ki so imeli prostora za 15 oseb in drugi manjši za 5 oseb. Kako je uredil lastnik garaže prevoz, da ni ostal noben prostor nezaseden? Nasamarjeni gostilničar Sedemnajst dijakov je grdo nasa-marilo nekega gostilničarja. Naročili so mu, da naj pripravi kosilo ter da naj se ga udeleži tudi sam. Dogovorili pa so se, da bo plačal vse tisti udeleženec, ki bo določen na sledeči način: šteli bodo vedno po vrsti do sedem; sedmi se bo nato umaknil od mize. To se bo nadaljevalo toliko časa, da bo ostal pri mizi samo še zadnji in ta bo moral plačati ves račun. Ko je, nič hudega sluteč, sprejel ta predlog tudi gostilničar, so jedli dijaki zastonj, Kako so to dosegli? DIVIETO Dl RIPRODUZIONE Dl SCRITTI ED ILLUSTRAZIONI Al sensi e per effetto deH’artlcolo 4 del R, D. L. N. 1t6« del 7 novembre 192»— IV, * «letata la riproduzione degli ssrlttl e delle Illustrazioni contenute nel presente faseleolo, a meno che non sla stata data speelale autorizzazione. PREPOVED REPRODUKCIJE 8PI80V IN ILUSTRACIJ V smislu In zaradi 4. Člena Kr. Dekr. Zak. It. 1(50 od 7. novembra 1926—IV le prepovedana reprodukcija tu objavljenih spisov In lluitrael], razen v primeru posebne pooblaatltve. Direttore responsabile: LUIGI IEZZI. — Direzione: Comando Federale CILL, Viale Vittorio Emanuele III n. 28 — Lubiana. — Telefono 29-24. — Tipografia Merkur 8. A. — Lubiana. 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Verso Arabia la Felice / v Ma^l più furbo, ed a ragione, A cercar Marcuccio e Alice; ^ Uria ai venti: ”È un’invenzione!”. V Deveto dezelo teko na vso silo, Končno pa najbolj prebrisan nato da našli bi čudežna Francka in Milo. kriči po pravici: „Bajka je to!u 15 ITO 19M/XXI QUi.”JD’CIlALE DEI COMANDO FEDERALE DELU «ILI * POLMESEČNIK ZVEZNEGA POVELJSIVA GILL-A Se si trovan per le vie Non fan mai monellerie. Ko se po cestah dvojica sprehaja, vljudno se vede, nič ne nagaja. Stan nell’aula impalati Pur se vengon disturbati : V šoli se vedno strumno držita, nemirnih v bližini nikdar ne trpita. Sono un pozzo di sapienza, Benedetta tal semenza! Kar koli ju vprašaš, znata ti vse. vedi sam Bog, odkod vzela sta se. ANNO T NUMERO K LETO A ŠTEVILKA 10