ANNO XVII. Capodistria, 1 Dicembre 1883. N. 23. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOUIAZIONK per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti ai ricevono presso la Redazione. Pubblichiamo il seguente articolo del "Diritto" giornale della democrazia italiana, e richiamiamo T attenzione delle nostre classi operaie e delle direzioni delle Società di mutuo soccorso su quanto specialmente si riferisce all' ordinamento di queste società. LEON SAY e la previdenza in Italia Tutte le notizie da Parigi concordano nel dichiarare che l'illustre Leon Say ha portata seco in Francia la migliore impressione della sua recente visita in Italia. L' origine e lo scopo del viaggio suo sono noti. Tentato dalla parola dell' onorevole Luzzatti. e quasi incredulo intorno agli splendidi risultati che la previdenza ed il mutuo soccorso hanno già dati in Italia, l'onorevole Lèon Say ha deciso di venire a vedere con i propri occhi. E siamo lieti che l'illustre economista abbia dovuto riconoscere che persino la parola colorita dell' onorevole Luzzatti era al disotto della realtà; tanto più che siamo persuasi che 1' onorevole deputato di Treviso meno degli altri si sentirà dolente di ciò. L' onorevole Say ha visitato Milano. Cremona, Lodi e Bologna. A Milano la Cassa di risparmio, presieduta dall' Annoni e dal Mussi, la poderosa Banca Popolare, con tanto affetto diretta dall'onorevole Pedroni, le Associazioni di mutuo soccorso così vaste e solidamente organizzate, le case operaie erette col concorso del Municipio e della Banca Popolare, lo hanno vivamente soddisfatto e colpito. A Lodi ei potè studiare le modeste fila di un credito agricolo con somma Articoli comunicati d'interesse generale li stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — 0« numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. cura educato dal Zalli, direttore di quella Banca Popolare e fratello di cuore dell' onorevole Luzzatti : a Cremona il credito popolare ed agricolo, diffuso anche alle modeste borgate, con una splendida organizzazione, di cui è anima 1' onorevole Vacchelli, ora segretario generale al Ministero d' agricoltura. Bologna segna una pagina brillante nella storia della previdenza e della cooperazione italiana. Uomini di cuore, come i compianti Pepoli e Berti, per non parlare dei viventi come il Ravà, il D' Apel e cento altri hanno lavorato e faticato, ed un lodevole accordo di forze e di intenti vi produce ora risultati notevoli. Tutto questo lavorìo lento, paziente, oscuro, spesso disconosciuto, talvolta anche deriso, ha dovuto sorprendere l'onor. Say, come sorprenderebbe non pochi italiani qualora si prendessero la pena di conoscerlo. È stata un' opera silenziosa, senza i rumori vuoti delle agitazioni demagogiche, senza falsi bagliori : ma è stata 1' opera solida, indistruttibile dei banchi di corallo, che un bel giorno appaiono, quasi creazioni improvvise, alla superficie delle acque. Il senatore Say sarebbe certo il primo a sorridere, qualora noi credessimo eh' egli abbia trovato tutto perfetto. L' on. Luzzatti ed i suoi validi cooperatori più degli altri sentono le imperfezioni eventuali dell' opera loro. Ma in questo mondo la perfezione non esiste che nella mente dei facili critici, che non hanno mai fatto o tentato nulla, e che quindi trovano tanto agevole il biasimare gli altri. L'opera si può dire appena iniziata: ma le basi ne sono solide, e noi speriamo che sovra di esse si possa innalzare il grandioso edifizio I della previdenza e della cooperazione italiana. ,11 progresso maggiore si è avuto finora liei „mutuo soccorso. Le nostre Società operaie souo «oramai numerose, contano spesso i soci a centinaia e migliaia, e talvolta posseggono anche «fondi cospicui. Noi speriamo che nuove* inda-„gini del ministero di agricoltura e la prossima „ Esposizione di Torino pongano in luce i rapidi „progressi che l'Italia ha fatto in questo ramo. «Le Società di mutuo soccorso più antiche ^migliorano di giorno in giorno la loro ammini-,strazione: ve ne sono alcuno clic posseggono un «ordinamento contabile ottimo. Esse comprendono „sempre più che lo scopo loro non può essere „nè la politica dei partiti, nè le feste, nè i .«banchetti, nè il servire di sgabello ai demagoghi ed agli avvocati senza cause, ed ai cento «politicanti che abbondano nella città e nei vil-Jaggi. Oggidì le migliori Società di mutuo soccorso tendono a diventare istituzioni serie, ordinate su basi statistiche e contabili sane. A «molti ancora, anche in buona fede, ripugna uu «po' questo cambiamento, che pare loro un po' «troppo matematico. A noi invece non dispiace. «La Società di mutuo soccorso deve a nostro av-«viso, assumere sempre più il carattere di un «Istituto d' assicurazione, con tutta 1' austera ri-«gidilà degli ordinamenti che ad essa si ad-« dicono." Un altro prodigioso progresso è stato quello delle Banche popolari, di cui 1' on. Luzzatti fu 1' apostolo infaticabile. Sarebbe cosa vana trattenerci ora sulle statistiche che ci attestano la vastità delle loro operazioni. Quello che v' ha di più lieto per noi è 1' osservare come tali benefiche istituzioni diano notevoli segni di risveglio nell' Italia centrale e meridionale. Ma ivi le difficoltà sono immense, e noi raccomandiamo vivamente all'Associazione delle Banche popolari più floride della Lombardia di prendere cura speciale ed affettuosa di questo movimento sano e rigeneratore che si va manifestando nel centro e nel mezzodì della penisola. La cooperazione di consumo ha invece avuta minor fortuna in Italia. A fronte dello sviluppo prodigioso eh' essa ha, ad esempio, in Inghilterra, noi siamo ancora molto, immeusamente piccini. Torino è forse la città dove si è svolta meglio, e ne va certo data viva lode a quella fiorente Società generale degli operai. Notiamo invece qualche risveglio' nella questione dellebcase operaie, che in alcuni comuni soprattutto ebbero valido appoggio dalle Banche popolari. Ma anche su questa via molto, troppo ancora ci resta a fare. Per ultimo saremmo lieti che le Società operaie si prendessero cura maggiore di ciò che riguarda 1' istruzione e 1' educazione dei loro soci e delle classi lavoratrici. In Inghilterra l'istituzione dei Clubs operai ha molto giovato sotto questo aspetto. Qualche cosa si è tentato anche da noi in Italia, soprattutto dopo la recente riforma elettorale : ma fino ad ora i risultati sono modesti assai. Gli operai italiani potrebbero in molti comuni procurare una più rigida osservanza della istruzione obbligatoria, e se ne troverebbero contenti. L'ignoranza è il primo ostacolo a qualsiasi progresso economico e sociale. Noi desideriamo che i cooperatori italiani considerino gli encomi del Say come incoraggiamento a cose migliori, come stimolo ad aspirare ad ideali sempre più alti. E così si moltiplicheranno le loro schiere, e recluteranno forze nuove e vigorose. Quanti giovani agiati ed annoiati troverebbero largo impiego alla loro attività, se invece di oziare spesse volte nell' atmosfera viziata dei caffè, si arruolassero sotto le bandiere dei cooperatori italiani ! Quale impulso al progresso, quale nuova solidarietà fra le nostre classi sociali se ne avrebbe, qualora i cittadini migliori rivolgessero l'opera loro disinteressata allo sviluppo delle istituzioni di previdenza ! E soprattutto non scordiamo le campagne, ove l'opera riparatrice della legge, del Governo e degli a-nimi buoni è assai più necessaria. Solleciti di accogliere sempre quanto spetta ad argomenti che mettono nella loro luce i fatti storici e geografici della nostra provincia, accogliamo volentieri la lettera seguente, le cui osservazioni nulla tolgono al merito degli articoli precedenti ; anzi affermano vieppiù la valentia del loro autore nella stringente dialettica e nella non comune erudizione storica, già da molto tempo apprezzata dai lettori della Provincia. Onorevole Redazione della , Provincia" PRO LOGICA Lessi con attenzione e vivo interessamento gli articoli, che il nostro amico comune P. T. pubblicò in codesto giornale e poi anche nella Concordia del 1884 intorno a Luciano da Lovrana ; e annuirai la erudizione storica e artistica dell' autore, non meno che la stringente dialettica colla quale egli seppe dimostrare all' egregio sig. V. B. di Zara che il lodato autore del Palazzo ducale di Urbino era nativo di Lovrana nella Liburnia, anziché di Vragua, in Dalmazia. Ma, prescindendo dall' interesse, che può avere per la storia dell' arte, il sapere se un dato artista nascesse piuttosto in questa che in quella località, io sono costretto a chiedere se convenga che uno scrittore istriano si affatichi in una effemeride istriana a sostenere che il sullodato artista nascesse proprio in un territorio il quale — amministrativamente oggi legato all' Istria — per nostra stessa ammissione, non appartiene nè geograficamente, nè storicamente all' Istria. Il nostro amico P. T. non esita a dichiarare nella Concordia che il Luciano da Lovrana è „un' altra gloria istriana", compiacendosi anzi di averla rivendicata ; e aggiunge subito dopo, quasi a giustificare questa sua affermazione, che „oggi come oggi, la liburnica Lovrana è riconosciuta uu' appendice delia penisola, alla quale „con nesso amministrativo è congiunta. " In questa sua medesima idea egli insiste nell' articolo da lui pubblicato nella Provincia del 16 corr., dove, dopo avere, secondo me, esaurientemente confutato le ragioni dell' egregio sig. B. V., che vorrebbe il Luciano da Lovrana dalmato, chiude dicendo : „In ogni modo la Dalmazia è ricca „abbastanza per cedere all'Istria uu suo grande." È qui che non si può assolutamente andar d'accordo col sig. P. T. Se il Luciano da Lovrana è, come egli ha dimostrato, da Lovrana, ciò vuol dire unicamente che non è dalmato ; ma non si può in alcun modo inferirne che egli sia perciò istriano. Lovrana non appartiene all' Istria; noi lo abbiamo sempre affermato, fondati sopra ragioni geografiche, etimologiche e politiche, e non ci tornerebbe conto di mutar opinione proprio oggi che i Laginja ; e compagni vengono a ricordarcelo con modi abbastanza violenti e allarmanti. Nè sarebbe giusto che noi respingessimo la Liburuia, quando ci accomoda, e la riconoscessimo per nostra, quando ce ne più veniva qualche vantaggio. Bisogna avanti tutto essere logici e giusti. La Liburnia non fa parte dell' Istria, e se essa ha delle glorie artistiche, sono sue, e non nostre. Giacché io non so dove 1' egregio P. T. abbia trovato che „oggi come oggi la liburnica Lovrana „sia riconosciuta come un' appendice dell' Istria." Nessuno l'ha mai detto o scritto, e nessuuo vorrà dirlo, quando pensi, che, oltre essere uua cosa ingiusta, sarebbe una cosa sommamente pericolosa. Siamo logici, per amor di Dio ; e per la gloriola di annoverare tra ì nostri cosiddetti grandi uno di più, non diamoci la zappa sui piedi, non ammettiamo noi stessi che quel distretto d'oltre Monte Maggiore il quale, ci è amministrativamente appiccicato per forza, appartenga veramente a noi. Abbiamo abbastanza malanni in casa, senza andarcene a pescare altri col lanternino. Tutto Vostro A. B. CORRISPONDENZE Cittanuova, 3 novembre Nella Provincia del 1 ottobre p. p. lessi la Domanda se iu questa cittadella si trovasse ancora un quadro dipinto a tempera dal Giambelliuo, ristorato uel secolo scorso in Venezia. — Ecco quanto posso dirvi io in proposito : Nel secolo scorso fu rsitorato un quadro in Venezia, ed è precisamente quello che ora si ammira nel nostro duomo sull' altare di Santa Lucìa, dipinto cou vaghissime tinte. La Santa è posta presso San Carlo Borromeo (del quale fu maestro il vescovo emoniense Fra Girolamo Vielmi) che t, eue il crocefisso tra le mani. Le sta a destra Sant' Antonio abate seduto ed in atto di meditare sopra un libro; negli altri spazi in diverse graziose movenze souo collocati dei vivaci angioletti. Questo quadro è dipinto su tela. Ed ora di un altro quadro. Sul finire del secolo scorso la chiesetta campestre di Santa Lucia fu demolita, e 1' immagine che aveva sull' altare, raffigurante questa santa, fu portata iu una famiglia, dalla quale passò poi in duomo. La detta immagine posta su nuovo telajo fu ritoccata. Se il quadro di Santa Lucia sopra descritto è bello, quest'ultimo gli rivaleggia certo. È la santa a destra della Vergine che tiene il bambino; a sinistra le sta Santa Caterina, Nel primo dipinto è rimarchevole l'immagine di Santa Lucia; nell'altro quello di Santa Caterina, sia pei delicati lineamenti che pel nobile atteggiamento e 1' eleganza del vestito. Vi dirò ancora che in casa dei siguori de Filppiui trovasi una Vergine del Mantegna*); la tavola sopra cui è dipinta è ancora in buon ordine ; non così la pittura, che è molto sbiadita da essermi impossibile di ritrarre iu fotografia un negativo. I Filippini venuti a Cittanuova nel secolo scorso da Parenzo potrebbero aver portato dalla loro patria il quadro; per cui, a mio parere, invece di un Mantegna potrebb' essere opera di Fra Bernardo Parentino. Altro dipinto di non ispregevole lavoro esiste nella ex-cattedrale emoniense. Nella cripta trovasi un parapetto di legno rappresentante a colori vivacissimi *) Il nostro corrispondente avrà dati sicuri per rilevare oltre la pittura sbiadita l'opera dell'insigne padovano. N. d. R. V Assunta coi dodici apostoli. La pittura è riconoscibile appena in una quinta pai te. Ohe sia questo uu lavoro della scuola mautegnesca ? Certe linee però che ne rinforzano l'ombreggio lasciano dubitare che sia opera del secolo XV. I lineamenti degli apostoli sono abbastanza marcati e di buon diseguo, e così pure il loro atteggiamento. Sopra il capo dei medesimi leggesi il loro nome in lettere bianche su fondo rosso. Alcuni anni fa si scopersero due pitture sotto la volta del coro del duomo; una delle quali fu giudicata bisantina auche dal professore Majonica. Il disegno era consimile a quello del mosaico che ammiiasi nell'abside dell'Eufrasiaua di Parenzo. Ecco quanto ho potuto raccogliere intorno alle antiche pitture che conserviamo in questa cittadella, un tempo così fiorente e tenuta in pregio dalla Serenissima.*) Archeologìa Le rovine dell' antica Basilica cristiana iu Maggia Vecchia presso Trieste**) Nel seno di Maggia presso Trieste giace in riva al mare la città dello stesso nome: uu piccolo paese con una chiesa molto interessante del secolo XV. Sulla facciata della medesima osservasi una bella finestra a ruota, nel cui centro si vede Maria col bambino Gesù. Sul timpano della porta d'entrata evvi un' interessante rappresentazione in bassorilievo del Tadre Eterno con nel grembo Gesù attorniato da due angeli. Sull'architrave della porta ò scolpito P agnello. Stemmi ed iscrizioni ci danno sufficienti indicazioni sul tempo di costruzione di detta Chiesa. La piazza innanzi la chiesa col palazzo municipale ci da l'immagine di una piccola città signoreggiata dai veneziani, la quale si comportò valorosamente nella guerra con Massimiliano I. Il parroco conserva due oggetti interessantissimi: un magnifico ostensorio di stile gotico - italiano del secolo XV, ed un calice dello stesso tempo, nel quale però osservansi delle parti di stile romano-antico. Entrambi gli oggetti meriterebbero di venire disegnati da esperta mano. Ma ciò che mi condusse a Muggia non fu già la Muggia moderna, ma la Muggia vecchia, le cui rovine si trovano sulla scoscesa cima di un colle sopra Muggia. Nelle guerre dei veneziani coi genovesi nel secolo XIII essa venne completamente distrutta e poscia abbandonata dagli abitanti. Non rimane altro che alcuni alberi di insolita bellezza, le rovine delle mura che circon- *) Una seconda lettera dello stesso autore, che pubblicheremo in altro numero perchè ricevuta molto più tardi, servirà di rettifica e schiarimento alla presente. N. d. E. **) Di Rodolfo de Eiteiberg. Tratto dalla ìtitheilunghen der k. k. Central Commission znr Érforschung und Erhaltung di Kunst und Hietorischen Denkmale. Vienna 1882, Puntata IV. dano la città e la chiesa consacrata ai principi degli apostoli Pietro e Paolo. L' architetto Pulgher mi diede notizia di detta chiesa, ed in sua compagnia intrapresi la faticosa salita sulla cima dove sorge la chiesa e dalla quale si gode una vista ni agni fica sul mare e sopra Trieste. La chiesa ci offre una chiara immagine di una piccola Basilica antica adatta al bisogno di un piccolo comune cristiano. Ciò che la caratterizza una basilica vi è ancora conservato, sebbene in rovine. Rimane ancora: L' atrio, il pulpito i cancelli e l'ambone. Essi sono di marino, forniti di ornamenti del tutto simili a quelli di Cividale. Se si osservano gli ornamenti del battistero per immersione della Cattedrale di Trieste, ed i fregi sopra alcuni avanzi ornamentali di Aquileia, non si può certamente reprimere il pensiero che detti ornamenti coi loro singolari intrecciamenti, faccie di animali ed uomini, non siano stati in quel tempo il linguaggio artistico degli scultori, dall' epoca della distruzione di Aquileia fatta da Attila sino a Carlo Magno. La chiesa, che pur troppo viene conservata solo quando è strettamente necessario, è una antica Basilica cristiana di tre navate a pilastri con tre absidi delle quali conservasi alla meglio quella di mezzo. Nella chiesa esistono ancora, il pulpito, l'ambone, ed i cancelli. Il pulpito giace libero, molto vicino all'ambone, il quale ha la medesima forma di quelli di Grado e di Torcello. Esso è soltanto più rozzamente lavorato, e poggia sopra sei libere colonne, le basi delle quali sono ornate con foglie di quercia. Come una singolarità è pure da notarsi, che sopra il margine superiore, fra due teste trovasi un marmoreo leggìo. L'interna costruzione della chiesa è quella delle Basiliche romane; la navata di mezzo è fornita di cancelli pei lettori e pei cantori, ed ogni navata laterale ha pure i suoi cancelli. Le absidi sono chiuse orizzontalmente nel modo delle Basiliche orientali. Sopra entrambe le pareti della navata principale vi sono affreschi, fra i quali quelli dei quattro Evangelisti che sembrano di carattere bizantino-antico. Di un tempo posteriore, circa del secolo XIV, dovrebbro essere gli altri che rappresentano S. Caterina, S. Domenico eid un colossale S. Cristoforo col bambino Gesù, colla nota iscrizione : che chi nel medesimo giorno avesse guardata l'effigie di detto Sauto, non sarebbe morto di morte repentina. Non ostante moltiplicate intonacature ricomparvero col tempo le traccie della pittura, locchè si spiega con ciò che ai colori era stata frammista della cera. Il signor Pulgher ha spesso verificato in Oriente che i colori mescolati con cera, se vengono coperti da uuo strato di calce, ricompariscono col tempo alla superficie. Sull'altare fu collocata un' antica iscrizione i cui tratti la qualificano del tempo migliore degli imperatori romani : (*) C . IVLIO NICOSTRATO Fili. PIISSIMO ANN . XVIII. M . Villi. D . XII IVLIVS . NICOSTRATO f III! li/1 III! NYMPHE ISCRIZIONI CRISTIANE Pisino, 5 Novembre 1883. Spettàbile Redazione, Nello scavare giorni fa, le fondamenta di una casa nel Clivo di S. Francesco in Pola, — e precisamente nel sito attiguo al piazzale o cortile ov' è la facciata della Chiesa di S. Francesco, (attualmente ridotta a magazzino militare), — la fondazione della qual Chiesa con annessovi Convento è attribuita alla famiglia dei Sergi di Castropola, si rinvenne la seguente iscrizione : DEDIC HVIVS BASILI CE'VI t È probabilmente dei primi secoli cristiani ; ricorda una basilica ; sul sito si rinvennero traccie di mosaico. È alta 40 cent, larga 23 cent, grossa 15 cent. Le lettere sono di rozzo lavoro. È al Museo. La scoperta è dovuta al sig. Ingegnere Mattassi di Pola. Alcuni mesi fa nell' atterrare parte di un muro del Vescovato di Parenzo si rinvenne questa iscrizione pure cristiana: YIC DWAMEMBR A•NVNC•RE QVIESCENT NTRA • MVROS IVIVS • CIVIAA _ 'S • PARENT c. d. r *) u L' Archeografo Triestino „ voi IV pag. 508" porta l'iscrizione. Vedi pure Ireneo della Croce Historia di Trieste, Venezia 1698 pag. 279. Noterelle storiche Il Muzio istriano maestro del Tasso Nella Vita di Torquato Tasso, scritta da Giuseppe Sacchi, che serve di prefazione alla Gerusalemme liberata, stampata iu Milano 1844, si legge — che, Torquato Tasso veniva chiamato da Bernardo suo padre a Pesaro presso il Duca Guidobaldo della Rovere per esservi cavallerescamente educato col figlio delle stesso Duca, alla cui corte era raccolto un illustre corteo di letterati, fra i quali l'istriano Girolamo Muzio da Capodistria, che godeva uuo stipendio di quattrocento scudi all' anno per onorare colla sua dottrina la Corte di Urbino. Il detto Muzio fu pure uno dei maestri di Torquato Tasso. Egli stava colà scrivendo un poema eroico sopì"; la Historia della recuperatone de HkrHsalem fatta da Gottifredo Bo-glioni e da altri cavalieri, ma appena seppe dal giovine Bolognetti, amico del Tasso, che questi attendeva pure ad un poema sullo stesso argomento, ristette dal lavoro, e scrisse in una lettera queste memorande parole : „Che il Tasso giovine, abbia tolta quella impresa io non sapeva nulla. Egli ha buono spirito e buono stile, e se le altre parti risponderanno alle prime, egli solo ha preso soggetto da farsi onore." Tanta era la riverenza che il giovine Torquato aveva saputo meritarsi nella età di soli diciannove anni. N. Conservazione di oggetti artistici Un nostro vivo desiderio, manifestato ancora nell' anno scorso, riguardo alla conservazione di oggetti sacri, aventi valore storico-artistico, viene ora appagato. Leggiamo nel Foglio diocesano il seguente rescritto luogotenenziale : „Sono accaduti ultimamente casi, che amministrazioni di beni ecclesiastici hanno rimosso antichi addobbi ed arredi di chiesa, li hanno sostituiti con nuovi, posti in vendita e persino venduti, I senza riguardo al loro valore storico od artistico. Essendo questo procedere contrario all'interesse che ha lo Stato di conservare oggetti di valore storico ed artistico, avendo ciò già data occasione ripetutamente a giuste recriminazioni, e non potendosi assolutamente approvare dal lato della conservazione della sostanza dei beni ecclesiastici, la Luogotenenza si pregia di richiamare su ciò l'attenzione del reverendissimo Ordinariato Vescovile, osservando che sarebbe opportuno di avvertire le Amministrazioni ecclesiastiche intenzionate di alienare antichi oggetti di chiesa o sostituirveli con altri, che innanzi tutto s'informino intorno al loro valore storico od artistico, domandando consiglio al Conservatore di antichità, ed al caso, prima di prendere una decisione in proposito, ricercare il permesso dalla superiore autorità," Appunti bibliografici Storia della letteratura latina compendiata ad uso dei licei da Onorato Occioni. 1883. Paravia e Comp. Torino — Roma — Milano — Firenze. Come negli ultimi mesi dell" anno scolastico c' è la solita alluvione di programmi, raspature di temi di laurea per lo più, dotte disquisizioni talvolta, così alla riapertura delle scuole stesse piovono i nuovi testi, i nuovi metodi, col ritornello stampato a lettere cubitali — compilati secondo gli ultimi programmi ministeriali. E siccome questi benedetti programmi in virtù di chi siede sopra le cose scolastiche, cangiano ad ogni mutar di luna, così si può ben immaginare il diluvio raccolto in non so quali deserti strani della scienza, di libercoli, compendi, ristretti ecc. ecc. ad edificazione degli scolari, e conforto dei rispettivi maestri. Anzi la libertà tanto è mutata in licenza, da far quasi desiderare in certi momenti il ritorno dei tempi beati, nei quali 1 testi di scuola scendevano da Vienna col so bravo pitaffio sulla prima pagina ; e l'unico deposito di libri scolastici era nella sopradetta città iu Sant'Anna Gasse, molto opportunamente sotto la protezione di Sant' Anna, la quale,'da brava donna, avendo insegnato a leggere alla Beata Vergine, come si vede sulle tavole e tele dei pittori, anche si stimava, sapesse spapacciare la scienza ai nuovi figliuoli e ; figliuole. Tra i maestri che hanno qui il maneggio dei libri scolastici, celebre è lo Scavia autore di grammatichette, sillabari libri di lettura per tutto e per tutti ; e questi superò nel passato Agosto sè stesso, dando fuori — i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni ridotti ad uso delle scuole ecc. ecc. Torino ecc. ecc. Il troppo stroppia, ' dice il proverbio; e questa volta una voce sola ; d'indegnazione alzarono i giornali di tutti i ! partiti ; e nessun maestro, che io sappia, ebbe r ardire di adottare i — Promessi Sposi — castrati nella sua scuola. Dico questo, perchè certo il libro sarà capitato anche costì ; e caso quo qualche signor professore delle reali, o maestro popolare avesse a fargli buon viso, apriremo un' apposta rubrica nella Provincia, e ci stamperemo i nomi dei soprallodati a lettere cubitali ad prepetuam rei memoriam. Un altro guajo serio di questi libri di lettura specie per le scuole popolari, si è il rimpinza- mento di ogni sorta di roba : cognizioni di fisica, di storia naturale, di politica, di statistica, di geografia e storia, e chi più ne ha più ne metta; e tutto ciò col pretesto di dare la così detta istruzione reale. Certo anche i libri di lettura solo intenti ad educare con la novelletta di G-ian-nettino, che torna dalla scuola e butta all'aria le sue robe, non sono buoni oggi ; ma c' è sempre quella benedetta via di mezzo da scegliere. Con certi libri di lettura aridi, secchi, non si provvede al cuore e meno all' ingegno ; fanno più male che molti scapigliati romanzi, perchè formano i mezzi dotti, i saputelli, ed eccitando desideri, che non potranno essere soddisfatti, preparano le plebi scamiciate, inquiete e riottose. Si aggiunga che per lo più sono scritti con un' affettazione di semplicità e popolarità che è sciatteria bella e buona. Peggio ancora quelli si adoperano nelle scuole di Trieste e dell' Istria, se debbo giudicare da certi esemplari mi vennero alle mani ; e veggo scritti in un italiano impossibile con certe brusche svolte di periodi e serpeggiamenti affaticati in uno stile denso, soffocato, contorto, stecchito, nodoso, involto coma gli alberi e i rami nella selva dantesca dei violenti contro sè stessi. Ma se moltissimi sono i libri scolastici mediocri, altri cattivi, anzi pessimi, non perciò si hanno a buttare tutti in un fascio, e ce ne abbiamo anche di buoni, di ottimi. Tra questi due, che freschi freschi mi vennero gentilmente regalati — La vita Nuova di Dante Allighieri interpretata e migliorata nel testo da Giambattista Giuliani. Terza edizione ampliata e corretta ad uso dei Licei. Firenze. Le Monnier 1883. Lire italiane due ; e — Storia della letteratura latina compendiata ad uso dei licei da Onorato Occioni. Paravia ecc. Vale Lire it. 2-50. Sono due rondini che fanno primavera, e ci promettono il buon tempo in mezzo al diluvio come sopra. Dirò un' altra volta del primo ; oggi faccio un cenno del secondo. Del nostro Onorato Occioni (dico nostro, perchè tutti lo ricordiamo direttore del ginnasio comunale a Trieste) del traduttore di Silio Italico, professore nell' università romana ecc. ecc. scrittore elegante, coscienzioso, dotto, un libro che tratta di cose latine non può essere che buono. Questo libro ha poi anche il merito non comune della convenienza per le scuole, perchè lontano dai due estremi opposti: non va terra terra come i soliti compilatori con la scusa della facilità ; e neppure troppo vola in alto nè si perde in erudite disquisizioni ; come dalla sua vasta dottrina potea essere tentato a fare. Egli è pago di additare al giovane con un cenno, con un giudizio appropriato, altrove più vasti orizzonti, gli solleva il lembo della mistica cortina, e lo invoglia così a penetrare nei recessi della scienza. Premessa una breve introduzione, l'autore divide la storia della letteratura latina in cinque età. I. Dalla fondazione di Roma alla fine della prima guerra punica (241 a. O.); II. Dalla fine della prima guerra punica alla morte di Siila (78 a. 0.) ; III. Dalla morte di Siila alla morte di Augusto (14 d. 0.) ; IV. Dalla morte di Augusto agli Antonini (138 d. 0.); Y. Dagli Antonini alla caduta dell' impero occidentale (476 d. C.) Ad ogni età premette un prospetto generale, e con uno sguardo sicuro misura per dir così lo spazio, prima di scendere ai particolari, accurati, non mai minuziosi, neppur quando dalla predilezione per certi autori era tentato di fare. Lo stile lucido, la locuzione propria, elegante, non artifiziata, un certo fare dell' uomo erudito che con disinvoltura parla e senza ostentazione di ciò che sa e che a lui pare cosa naturalissima si debba sapere, danno al libro un'aria di novità, e ne rendono gradita la lettura non solo al giovane, ma anche all' uomo provetto. In molti luoghi poi si travede il poeta, 1' artista ; descrivendo i tempi passati si capisce che l'autore ha 1' occhio ai presenti ; allora 1' Occioni vale per due ; accanto all' uomo vecchio, del quale esamina lo stile e narra la vita, sorge 1' uomo nuovo. Leggasi per esempio il brano seguente, dove tocca delle satire di Orazio. * -'- „.....Nelle altre che rappresentano Roma e sono vere satire, si vede una moltitudine composta di gente avida di piaceri, di ganzi sfiaccolati, di uomini mai contenti del loro stato, di ricchi avari che muojono di fame piuttosto che pagare un brodetto, di maldicenti per mestiere, di ciurmadori che speculano sull' ignoranza, di furbi che accarezzano i vecchi e i malati per diventarne gli eredi, di falsi filosofi, d'ignoranti buffoni, vantatori d' ispirazioni improvvise ; e in mezzo a questo brutto popolo s' aggira il poeta che sta a sentire, lasciando la parola ora a questo, ora a quello, o entra in discorso, e fra scapati si prende nel suo dire una libertà da scapato, e motteggia o esprime un parere, o confessa le sue proprie magagne, inventa una storiella e mena la sferza, e sembra che giuochi e ride e ammaestra facendo ridere. Orazio nelle satire è il poeta che cammina per Roma. (pag. 135) " Bravo Onorato, questà è da maestro! Sembrerà forse a qualche spigolistro pedante, che l'autore conceda troppo le attenuanti nel giudicare qualche scrittore, o troppo palesemente accenni a certi vizi ; ma i giovanetti oggi imparano presto dalla piazza e dalla famiglia a dir pane al pane; e sarebbe ridicolo conservare solo nella scuola la vecchia disciplina dell' arcano. Ma veggasi con quali nobili intendimenti e con che elevatezza morale 1' autore si studi di formare il carattere del giovanetto, come nel Prospetto generale della quarta età (pag. 214). Nuovi poi spesso, o in modo espressi da parer nuovi, i giudizi su di un' età o su di uno scrittore. Così giudicando la quarta età l'autore scrive : D' altronde è pur troppo vero che anche se gl'imperatori fossero stati simili ad Augusto per secoli, continuando immutata la stessa poetica, la letteratura si sarebbe serbata un pezzo, ma infine sarebbe caduta in qualunque modo ; vi volevano nuovi sentimenti e pensieri che le aprissero una nuova via, imperocché la forma era già perfetta, nè si poteva a lungo seguitare ad usarla alla stessa guisa, senza necessariamente corromperla.8 (pag. 218) Così io penso, e da molto tempo insegno, si debba spiegare il nostro Seicento senza ricorrere alla sola spiegazione delle capre emissarie spagnole. E tanto più quando si pensi che i sentimenti e i pensieri del 1500 non erano nuovi ; ma imitazioni in gran parte. Finalmente non solo per la elocuzione, anche pel contenuto il libro si presenta con una patente d'italianità ben intesa. Dei nuovi studi tedeschi si giova; ma l'ipercritica contiene nei limiti di una critica temperata, vecchia ma sempre nuova. Nel prospetto generale dell' età terza parmi che l'autore scenda a troppi particolari ; perciò è costretto poi a qualche ripetizione. Raccomando ai nostri giovani di leggere questo libro che farà conoscere loro il mondo latino, il mondo de' nostri padri meglio che i brevi cenni della scuola. Grli egregi professori vorranno poi accoglierlo nella biblioteca ; chè iu un ginnasio italiano si ha pure a dar luogo a qualche novità, e non comperare solo libri arcaici da muricciuolo. In quest' opera nulla si contiene che possa offendere sotto un certo aspetto che c'intendiamo, la più delicata, cavalleresca coscienza. P. T. Bolettino bibliografico L'Istria sino ad Augusto — studi di H. Dr. Benussi professore al Ginnasio comunale superiore di Trieste. — Trieste, stab. tip. di Lod. Herrmanstorfer — 1883. Questo pregevolissimo lavoro del bravo istriano è ormai noto ai comprovinciali, per cui anche potendolo, non azzarderemmo una recensione, che sarebbe poi una lode sincera al giovane scrittore, all' esimio autore di altri lavori sulla nostra provincia. Diremo qui solo, che pubblicata 1' opera dal titolo L'Istria sino ad Augusto nel-l'Archeografo triestino, diretto dall'Hortis. — ciò che basterebbe per riconoscerne i rarissimi pregi, — fu raccolta ora dall' egregio autore in un grosso volume, così da formare colle Note SUl-l'Istria del nostro De Franceschi un prezioso e ricco emporio di fonti e materiali per gli studiosi istriani e specie per chi ci darà intera un giorno la storia della nostra provincia. Le ragioni poi che mossero l'egregio Dr. Benussi a comporre un'opera di tanto ingegno e pazienza. ce le dà egli ne*seguenti cenni, preposti al suo lavoro, eh' ei chiama modestamente studi : „Nel 1872 pubblicai un breve „Saggio d'una Stori;', dell' Istria dai primi tempi sino all' epoca della dominazione romana." Da quel tempo, continuando nello studio delle cose nostre, mi trovai in un tale labirinto di notizie o false, o contradditorie, o incerte, passate quasi in eredità dall' uno all' altro degli scrittori, da convincermi sempre più essere opera vana ed infruttuosa o-gni tentativo di scrivere una storia dell' Istria se prima non si raccogliesse™ tutte le sue fonti e non si assoggettassero ad un minuzioso -esame critico. Laonde, spesi vari anni in questo lavoro di preparazione, rifeci il Saggio di Storia già pubblicato e Io continuai sino ad Augusto, procurando per quanto si poteva, di tenermi strettamente alle fonti, d'interpretarle rettamente e comprovare ogni fatto ogni detto col citare per esteso, sia nel testo, sia in nota, tutti i documenti storici che vi si riferiscono. — Così facendo volli offrire al lettore, assieme all' esposizione particolareggiata dello svolgimento storico dell'Istria nel periodo che precedette l'Impero, anche una completa raccolta delie-rispettive fonti, e dove il bisogno lo richiedeva, l'esame critico delle medesime. L' ospitalità gentilmente offertami nell' „ Ar-cheografo Triestino" dal suo Direttore, il signor CAI'OUlKrilA, Tipogrm» di O'ari» rrior». Attilio Dr. Hortis, al quale professo per ciò la più viva gratitudine, m' offerse il modo di pubblicare questi miei studi. Se poi con essi io sia riescito a spargere un po' di luce sulla storia antica del nostro paese, a determinare alcuni fatti ancor dubbi, ed a togliere vari errori che pur sempre si vanno ripetendo in suo riguardo, non sta a me il giudicarlo. Quello però di cui sono certo si è, che chiunque riprenderà lo studio di questo periodo storico, mi sarà grato d' avergli risparmiata colla presente pubblicazione un'improba fatica ed un' ingente perdita di tempo." Le innondasioni del 1882. Relazione al comitato milanese di soccorso. Milano, tip. Bernardini di C. Rebeschini e C. 1883. Di questo egregio lavoro del nostro comprovinciale avv. Giorgio Baseggio, ne parleremo nel prossimo numero. Funeraria. — Fortunato Novello. — Ili novembre 1881. — Venezia, prem. Stabilimento tip. di Pietro Naratovich. 1883. Con questo titolo ci venne cortesemente inviato dal distinto sig. prof. G. B. Novello un interessante volumetto che oltre ad una commemorazione dell'illustre prof. Carlo Combi, letta all'Ateneo di Venezia intorno a Fortunato Novello di cui fu detto che la patria, la scienza, Varte rimasero prive di un valorosissimo cittadino —• contiene ancora copiose Note illustrative la commemorazione medesima e la vita e le opere dell'illustre trapassato ; gli Scritti e i Discorsi funebri pubblicati nell' occasione della sua morte — la Descrizione dei funerali t— i Discorsi pronunciati sulla bara — 1' epigrafe scolpita sulla sua tomba — le necrologie ed altre pubblicazioni stampate nella luttuosa circostanza. Dispensa dello scambio dei biglietti Facciamo adesione alla proposta di un egregio signore di Umago pubblicata nell' Istria del 24r p. p. di aprire una soscrizione di fiorini uno per 1' esonero dello scambio di viglietti di visita nella prossima occasione delle feste natalizie e cape d' anno, a vantaggio dei poveri dei singoli luoghi di soscrizione ; e proponiamo in aggiunta che i Municipii si facciano raccoglitori delle Arine degli oblatori per trasmetterle all' ooor. redazione dell' Istria, la quale generosamente si offre di pubblicarle nell' ultimo numero dell' annata 29 decembre. Gli uffici comunali, non ne dubitiamo, si offriranno volentieri a prestare il loro ajutp per un'opera di carità._ ~TMàtrTTfàdoiiina — AnUa (ìrtriii «di». • rnd»t. r.ip.m.klH.