Abbuonamento annuo fiorini 4 semestre f.r 2. Pagamenti antecipati. Per un solo numero soldi 20. Rivolgersi per gli annunzi alVAmminis. Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 334 pianterreno. Il periodico esce ai 10 e 25 d’ogni mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi all’Amministrazione Si stampano gratuitamente articoli d’interesse generai Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi antecipatamente. Non si restituiscono i manoscritti. Excelsior____ Capodistria, 10 luglio 1885. È di prammatica, che ogni numero di un giornale abbia il suo articolo di fondo. Senonchè, mentre la cosa riesce abbastanza difficile anche avendo per obbiettivo un campo vastissimo, per chi si occupi quasi esclusivamente di una provincia, riesce parecchie volte difficilissimo. E ci succede di star lì per dei quarti d’ ora a beccarci il cervello, se mai le cose altra volta discusse si offrissero a nuovi punti di vista, a tendere gli orecchi, se 1’ aria dei monti ci rechi un qualche nuovo paradosso a modificare la situazione, comicissima è vero, ma che per la continuità dei medesimi accidenti minaccia doventare noiosa. Ma perfino quest’ ultima risorsa ci è negata. Poveri d’inventiva, i soliti tribuni non sanno che ripetere lo stesso motivo di basse insolenze in triviali sermoni, con a bordone i soliti urli dei villani che di tanto sermonare deducono questa comoda e sottile conclusione, che fra pochi giorni i padroni saranno loro, e noi a pascolare gli armenti, a sudare sulle loro campagne. E vi so dire che sarebbero i ragionevoli e magnanimi padroni. Che fare in tanta povertà di argomenti? A vero dire, degli argomenti ce ne sarebbe, e di quelli maschi ; ma ... . ci è un ma. E sì che finalmente non sarebbero dannosi a quegli stessi che non li vogliono udire; che anzi. Del rimanente, tolte le parole, non si cancellano i fatti; e se un giorno questi fatti ne occasionassero degli altri, non saremo noi che ne faremo i lamenti. La è sulla bocca di tutti, che la secchia va al pozzo, fino a tanto che la ci lascia il manico. Frattanto noi non istaremo a piangere: nessuno ci potrà toglie di essere quello che siamo, e ci basta questo. E non ci pare che vi possano essere degli ingenui che si lusinghino di ottenere su questo campo un qualche successo. Dei pazzi non va tenuto conto. Dopo ciò che ci fa a noi se per le insinuazioni taboristiche i contadini riterranno di noi quel peggio che si possa immaginare? Di mille persone noi non teniamo che alla stima di dieci, e questi dieci non sono certo i contadini. Che se fra di essi ce n’ è alcuni che si elevino tanto o quanto sopra le 1 operaie poeta e legatore (dall’ „Operaio* * di Trieste) Vi presentiamo Antonio Maffi. Non è un fenomeno : è un semplice lavoratore che le proprie virtù e gli avvenimenti trassero dalla tuiba dei suoi compagni legando al suo nome la vittoria d un principio, che, sebbene nuovo, ha le sue tradizioni in secoli molto anteriori al nostro. Egli si è rilevato dalla numerosa e forte schiera come si rilevarono molti altri operai, quali, ad esempio, quell’ Antonio Maschio, gondoliere, innamorato interprete di Dante, che noi abbiamo udito pochi anni addietro in una conferenza al nostro Gabinetto di Minerva : quel facchino Giambattista Vigo, che portando a scaricare i sacchi di carbone nel porto di Genova, compone versi e tragedie; il pasticciere Ioacchini, che scrive di filosofìa e disputa profondamente con uomini che sono vere illustrazione del-l’Italia moderna ; il contadino S. di Collatto, che descrive in squisitissimo stile i dolori de’suoi compagni di fatica.... Il Maffi, adunque, non è un fenomeno, ma è la personificazione del popolano moderno che mercè l’istruzione si migliora, si affina e si rende capace di partecipare al governo della cosa publica. La fonderia di caratteri dello Stabilimento Ci velli di Milano accolse il Maffi nel '64 giovinetto di 14 anni, ed applicando al lavoro la sua ardente volontà di studiare, divenne uno dei migliori nell’ arte. Egli fu ed è tutt’ ora uno dei più fervidi apostoli dell' associazione ; e quando, nel ’74, si istituì in Milano masse, non dobbiamo temere che ■ non si addieno dell’ inganno e che ci fallisca la loro stima. Quan-t’ è agli altri, odi profanum vulgus et arcco. Se non sdegnassimo le trivialità, ci sarebbe facile di erigere un palco nelle nostre piazze, e commuovere alla nostra volta le basse passioni della plebe ; e certo non avremmo bisogno d’inventare calunnie. Che ne avverrebbe? Pensino i contadini che noi non abbiamo bisogno di andare nei loro villaggi, ma sì essi di venire nelle nostre città e nelle nostre borgate; e che perciò i loro caporioni, provocandoci a fare ciò che del resto non faremo, non hanno certo in mira il benessere della popolazione slava, ma qualche loro individuale vantaggio. Ma queste le sono rifritture, e il fatto è che non abbiamo argomento per un articolo di fondo. Non ci resta pertanto che di finire, salvo ai lettori il diritto di conchiudere, che tanto sarebbe stato a non avere incominciato. -----------—---------—-------------------------------—- Saggio di Annali Istriani, Del secolo XIII — dall’ anno 1235 e seg. dell'Ah, Angelo Marsioh. (Oont. vedi N. 10) 1251. Le galee venete conducono sino a Pola l’imperatore Corrado ; quivi monta altre galee speditegli dal marchese Bertoldo le quali lo conducono a Pescara. Ersch Gruber. Allgem. Enciclop. v. XXV, p. 232. 1251. — U capitolo di Parenzo vi costruisce la canonica, convertita poi in granaio, la quale dura tuttora, ed è tutta di pietra quadrata. Kandler Cod. Dipi. Istr. — sub. an 1224, novembre, — ed Indicaz. p. 29. 1251. — Corrado vescovo di Capodistria fino dal 1245 proscioglie da ogni giurisdizione vescovile l’ospedale di San Nazario in città, alla cui erezione molto aveva cooperato, riserbasi solo il diritto di confermarne il priore. Cappelletti. Le Ch. d' It. v. Vili, p. 724. 1251. — Il patriarca Gregorio conferma a podestà di Capodistria Varnerio de Gilaco giustinopo-litano. Kandler. L’Istria. Aen. II, p 193 1251, 23 maggio. — Bertoldo, patr. di Aquileia e marchese d’Istria, passa agli eterni riposi dopo una reggenza di 33 anni ; viene sepolto nella Basilica aquileiese. Mancano. Ann. del Fr. To II, p. 372 e seg. la Società dei fonditori di caratteri, il Maffi ne fu eletto a segretario. Dotò di scuole quella Società, che prese il nome di / anfilo Castaldi — l’inventore dei caratteri mobili — applicò ad essa migliori statuti, una regolare e chiara amministrazione, sicché il Giuri dell’ Esposizione dell’81 ebbe a premiarla di medaglia. E quando il Consolato operaio d’Italia istituì le Scuole operaie, nelle quali furono assorbite le scuole di parecchie altre società, il Maffi fu eletto a segretario della Commissione tecnica e poi maestro per parecchi anni. Il Consolato stesso affidò al Maffi parecchi incarichi delicati, che sarebbe lungo 1' enumerare. Ma come poteva il Maffi accudire a tante cariche? — Sapeva dividere il tempo — ecco tutto : dal sorger al cader del sole nell’ officina, la sera nelle Società operaie e nelle scuole, poi a casa, a leggere, a studiare, e. .. . a far versi ; sì anche a far versi, giacche il poetare fu in ogni tempo il conforto più caro del nostro Maffi, — È una debolezza come un" altra questa di scrivere versi — dice il Maffi, — Ma che male faccio se consacro ai versi il tempo che altri dedica ad una partita a briscola o alle bocce ? * Poetò fino al giorno tn*cui la politica entrò nella sua modesta casuccia, scrivendo, più che per scrivere, per dar sfogo alla piena del cuore ed alla folla di pensieri, per far conoscere ed amare i deboli, [ buoni, la verità e la giustizia; e toccò anche felicemente la corda della satira, sdegnato dalla moderna ipocrisia, che nascondé sotto la maschera del sentimentalismo e della filantropia il più profondo egoismo. Studiò, perchè n’ era innamora- 1251, 18 luglio, Milano. — Papa Innocenzo IV autorizza il vescovo di Pola, che scomunicò il podestà e consiglio locale perchè tenevano prigione Pietro de Olico e Bainaldo notaio, addetti al servizio vescovile, ed interdisse la città, di conferire ad altri i benefici dei sacerdoti che, contumaci all’interdetto, continuavano a celebrare. Podestà di Fola era Galvano dei Castropola. Kandler. Cod. Dipi. Istr. — e Notiz. Stor. di Fola. p. 193. 1251, 29 novemb. — Papa Innocenzo IV elegge a patriarca di Aquileia Gregorio di Montelongo, legato apostolico e in allora capitano generale delle truppe ponteficie contro Federico II. Marnano. Ann. del Friuli. T. II, p. 375. 1251. — Morto il patriarca Bertoldo e venuto al seggio Aquileiese Gregorio da Montelongo, 1’ Istria tutta è in movimento, Pola e Capodistria in aperta sommossa; ad appianare le cose il patriarca Gregorio si porta in Istria. Kandler. L'Istria. An. I, p. 131, — ed Indicaz. p. 29, — e Marnano. An. del Friuli v. II, p. 373. 1251. — Quei di Capodistria e di Pola ricusano obbedienza alla chiesa aquileiese ; sedata ogni sommossa, il patriarca Gregorio da Montelongo accorda a Capodistria il diritto di provedere dei rispettivi podestà Pinguente, Portole, Buie e Due-Castelli. Kandler. L’Istria. Ann. I. p. 131 ed Ann. II, p. 183. ed Indicaz. p. 29. 1251. —Il Patriarca d’Aquileia si adatta di accettare da Pola un’ aversuale di lire 2000 per i suoi diritti: e per non vedersi poi rifiutata anche questa si procura per mezzo del vescovo locale il castello ; fortifica le mura, alza torre per tenere in freno la irrequieta città. Notizie storiche di Fola, p. 31, — Kandler. Indicaz. p. 29. 1251. — II patriarca d’ Aquileia, Gregorio da Montelongo, dà il castello di Buie in governo alla città di Capo distria. Kandler. L’Istria. Ann. V, p. 265. 1251. — Il patriarca Gregorio di Montelongo ristaura le mura e costruisce una torre in Pola. Kandler. L’Istria. Ann. IV, p. 132. 1251 - 1269. — Gregorio di Montelongo, napoletano, patriarca d’Aquileia e marchese d’Istria. Kandler. L' Istria. An. I, p. 133. 1251, 27 novembre, Trieste. — Donna Pedernica del fu Venerio Conca vende a don Andrea canonico custode della cattedrale in Trieste una vigna posta nella riviera di Sant’ Andrea. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1251, 14 dicembre, presso Pirano. — Corrado eletto re dei Romani svincola l’Istria da ogni obbedienza al patriarca Gregorio, non avendo il padre del re investito che il Patriarca Bertoldo della detta Marca. Minotto. Acta et, Dipl. v. I, p. 23. tissimo, il Parini — il più arguto poeta del principio del secolo nostro — e volle imitarne quella satira acutissima che si è il Giorno, scrivendo un poemetto satirico intitolato Giorni nostri, dove con fine e profonda ironia sferza il gaudente che si atteggia a filantropo. Però questo poemetto, diviso in tre cauti, restò incompiuto, causa le sopravvenute elezioni dell’ 82, che dall’ officina lo balzarono a Montecitorio. E cosi, incompleta, questa satira fa parte della raccolta de’ suoi scritti, che il Comitato elettorale permanente dei lavoratori in Milano ebbe la felice idea di publicare non ha guari sotto il titolo Versi e Prose di Antonio Maffi, corredandola di una bellissima biografia, che ci offre 1’ opportunità di riassumere questi appunti. * * * L’uomo dà il carattere allo scrittore , ed il Maffi ci si rivela una delle più savie, delle più care persone del mondo; e si capisce che i versi lui non li ha scritti per 1’ altrui passatempo, bensì per mostrare le piaghe della società, per migliorarne gli istinti, affratellando la sua musa alle miserie del popolo, all’ idea sociale, a quegli intimi^affetti a cui brucia il più caro domestico incenso. È un libro che si legge volentieri, che fa pensare, che si ammira per la squisitezza del pensiero, per una certa impronta di franchezza che rivela un animo aperto e leale. Oltre a parecchie poesie satiriche, patriottiche, intime e d’ occasione, vi si legge una graziosa novella medioevale, un racconto storico di indole sociale narrato con maestrevole forma e stile spigliato, infine un estratto dalle memorie parlamentari dell’autore.. La politica rapi il Maffi alla poesia — e cosi dal- PATRIA 1251. — Composizione tra il comune di Pirano e Gregorio, patriarca d’Aquileia. Kandler. Indicaz. p. 29. 1251, 14 dicembre. — Andrea Zeno figura in questo mese ed anno qual podestà di Capodistria. Minotto. Acta et Dipl. v. I. p. 23. 1252. — Il re Corrado passa dalla Marca in Istria e Schiavonia ove monta su legni regi (16 galee) assieme al suo seguito per essere condotto nella Puglia. Muratori. Annali d'Italia. 1252. — Agnese vedova di Cidro (ladre, Zabadie) da Pinguente dona alla Chiesa di Aquileia tutti i suoi beni mobili ed immobili, reali e personali, situati entro il castello di Pinguente e nel suo territorio ; il patriarca eletto, Gregorio di Montelongo, rilascia procura per impossessarsi della donazione. Carli. Ant. Ital. - To V, p. 179, 182 e 212. 1252. — Il patriarca Gregorio fa rilevare i suoi diritti sulla torre e sul castello di Pola in seguito a permuta di beni col vescovo di detta città. Carli. Ant. Ital. - V, p. 186, — Kandler. Indicaz. p. 30, e Marnano. Ann. del Friuli v. II. p. 376. 1252. — Il patr. eletto, Gregorio, udite le preci del comune di Pirano, gli accorda in via di grazia Giravero, altrimenti Guarnerio o Varnerio de Villaco (Gillaco) di Capo distria a podestà. Carli. Ant. Ital. - V, p. 186 e 214. - Kandler. L'Istria anno VI p, 1Ì4; e Marnano. Ann. del Friuli v. II. p. 376. 1252. — Luto, nipote del fu Jadre di Pinguente,. dona alla Chiesa di Aqnileia tutti i beni lasciatigli dal Jadre e che si trovavano entro il castello di Pinguente e suo territorio. Carli. Ant. Ital. v. V, p. 182. 1252 (51 ?) — Il comune di Fola riscontra lettere del patr. Gregorio e gli dà a conoscere come volentieri l’accetterebbe, ove si decidesse di visitare la città. Carli. Ant. Ital. To. V, p. 194 e 214. 1252. — Stefano comparisce in quest’ anno Signore di Duino. Kandler. L’Istria. Ann. V, p. 66. Fra’ Cristoforo abate di S. Petronilla presso Valle. Kandler. Cod Dipi. Istr. 1252, 12 marzo (1251?) — Papone, giudice delegato del fu patriarca Bertoldo, pone il vescovo di Parenzo Giovanni III al possesso delle acque del porto di Rivo contro le pretese di alcune donne parentine Kandler. L’Istria. Ann. VI, p. 223, — ed Indicaz. p. 30 1252, 23 marzo, — Il capitolo di Pirano, consenziente il proprio vescovo Corrado, fissa a sei le prebende della chiesa collegiata, mancando di mezzi a dotarne di più. All’ atto stipulato in Capodistria figurano Don Giovanni Battista e Damiano, canonici della cattedrale, ed i canonici di Pirano Don Facina pievano, Don Leonardo, don Pietro e Don Romeo. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1252, 1 maggio. — Giovanni, vescovo di Parenzo, intima a nome del papa e del patriarra al comune di non obbligare il territorio che tiene la chiesa di Parenzo sì in comunione che diviso, sotto pena di nullità. Tra testimoni comparisce Fra’ Cristoforo, abate di S. Petronilla presso Valle. loppi. Aggiunte al Cod. Dipl. Istro-Tergest. p, 37. 1252, 12 maggio. — I comuni di San Lorenzo e di Due - Castelli si eleggono in giudice arbitro Giovanni vescovo di Parenzo il quale decide una loro questione per pascoli di fondi comunali. Testimonio all’Atto comparisce Ser Facino, gastaldione di Due - Castelli. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1252, 4 luglio. — La curia dei vassali di Giovanni, vescovo di Parenzo, pronuncia la caducità dei feudi del castello d’ Orsera, nel caso che i vassalli li alienassero o lasciassero d’abitare il detto castello. All’ atto stipulato in Rovigno compariscono il canonico di Parenzo don Simonino ed il prevosto di Rovigno Don Margarite. III. Vengono eletti a segretario l’onorevole Gam-)ini Pier Antonio ed a cassiere l’onorevole Covaz Lodovico. IV. Il consesso prende atto della relazione del presidente sulle elezioni politiche, approva le misure urese d’urgenza, rileva con soddisfazione il pieno accordo e la disciplina mantenuta non solo dai soci tutti senza eccezione, ma in generale dai nazionali italiani, nella otta coi nazionali slavi fatta artificialmente sorgere da instigatori ultramontani, e per studiare i mezzi per migliorare i rapporti sociali iu provincia, rilassati in causa della lotta stessa, nomina un comitato composto degli onorevoli Amoroso Dr. Andrea, Cerovaz Pietro, Madonizza de Dr. Pietro, Martinolich Carlo, Mrach Dr. Egidio, Scam-ncchio Dr. Antonio e Sottocorona Tomaso, coll’ invito di relazionare a suo tempo alla presidenza con concrete proposte. V. Si delibera di continuare l’inchiesta scolastica, riconfermando il mandato degli anteriori delegati, autorizzato il presidente di valersi, per facilitare l’inchiesta, anche dell’ opera di altre persone. VI. Vengono accettati i seguenti nuovi soci. 1. Amoroso Pietro fu Alessandro da Pirano. 2. Bubba Agostino fu Pietro da „ 3. Chierego Domenico fu Domenico da Pirano. 4. Comisso Antonio da Pirano. 5. Fiorenzis Leonardo da San Vincenti. 6. Fragiacomo Nicolò fu Nicolò da Pirano. 7. Martinolich Dr. Giovanni Avv. in Trieste. 8. Pagliaro Giorgio di Domenico da Pirano. 9. Pertot Bartolomeo da Orsera. 10. Petronio Pietro fu Giovanni da Pirano. 11. Sbisà Luigi di Francesco da Parenzo. 12. Schiavuzzi Francesco fu Giuseppe da Pirano. 13. Trani Pietro fu Nicolò da „ 14. Varini Bortolo fu Stefano da „ 15. Viezzoli Pietro fu Francesco da » 16. Zarotti Nicolò di Lorenzo da „ VII. Si acorda una rimunerazione di fior. 25 : — una volta tanto al docente privato G. P. La seduta è levata alle ore 8 pom. --------------------------------------------- CORRISPONDENZE 1252 — Abate de’ Benedettini di S. Pietro in Selve fra’ Valfredo. Kandler. L’Istria. Ann. IV, p. 120. 1252. —La Terra di Pirano ottiene dal patriarca d’A-quileia il proprio podestà. Kandler. L’Istria. Ann. II, p. 82. 1252. — Don Facina, pievano di Pirano, ed i canonici dello stesso luogo Leonardo, Pietro e Romeo, postisi in accordo col canonico arcidiacono Giambattista e col canonico Damiano di Capodistria, fissano a sei i chierici non potendo le rendite fissarne di più ; Corrado vescovo diocesano vi assente e papa Innocenzo IV approva pure la deliberazione. Kandler. Pirano, Monogr. St. - p. 42 1252. — La terra d’Isola ha Ospizio di benedettini (S. Caterina), figliale del monastero di S. Giorgio Maggiore di Venezia. Kandler. Cod. Dipi. Istr. sub an. 1212, 3 giugno. 1252, 18 febbraio (More veneto). La cavalleria d’Istria fà bella prova di sè sulla piazza di San Marco nella giostra, data in onore del neoeletto doge Remerò Zen, già podestà di Fermo. Bomanin. Storia di Ven. v. II, p. 256. 1252, 1 marzo. — Giovanni vescovo di Parenzo protesta contri ogni alienazione del territorio parentinu, che è di ragione diretta della Chiesa di Pa-renso, tanto se già diviso ed assegnato a singoli possidenti quanto se tenuto in comune. Figura alla deliberazione, presa in Parenzo, V 82 egli non scrisse più un verso. Come divenne il Maffi deputato ? Fra i più ardenti e costanti nel chiedere la riforma elettorale erano stati i membri di quel Consolato operaio, ed una volta promulgata la riforma elettorale — il che fu nel gennaio dell’ 82 — si costituì un Comitato allo scopo di organizzare le forze operaie e scegliere in esse il loro candidato. Vi fu dapprima un gran dire su queste intenzioni del Consolato operaio ; i moderati cercarono gettare il ridicolo sul deputato operaio. „Sarà egli — chiedevano ironicamente — il rappresentante dei parrucchieri, oppure dei calzolai, o dei falegnami, o dei fabbri?"— „Sarà — rispodevano gli operai, fermi nella loro giusti-ficatissima idea — sarà il rappresentante di tutti quelli che lavorano, di tutti quelli che soffrono". E la sera del 26 ottobre, il teatro della Canobbiana era gremito di cittadini ; e migliaia e migliaia rumoreggiavano alla porta, ansiosi di penetrare in teatro per vedere e udire il candidato dei lavoratori. Fu un susurro generale. La figura rozza e gagliarda d' un atleta che tutti s’ attendevano, si presentava in un omino pallido, con una testa riucciutella, fronte ampia e due occhi splendenti d’intelligenza. Cominciò a parlare, e la sua parola fu una rivelazione. La battaglia era vinta, ed il suo discorso fu ascoltato con attenzione sempre più viva, con applausi sempre più crescenti. E tre giorni doj>o, 10,408 voti portavano a Montecitorio il primo operaio deputato. *** Kandler. Cod. Dipl. Istr. — e loppi. Aggiunto al Cod. Dipi. Istr. Triestino p. 35. Pinguente, 1 Luglio 1885. 1252, 30 dicembre.—■ Il patriarca - eletto Gregorio de Monte Longo conferma la sentenza arbitra-mentale del suo antecessore Bertoldo {1242 22 dicembre) riguardante gli obblighi de' vescovo di Pola verso il proprio capitolo. — (Atti del notaio Giovanni de Lupico). Kandler. Cod. Dipi. Istr. sub. ann. 1334, 30 giugno. ( Continua) PROTOCOLLO dell'adunanza di Presidenza della „Società politica i-striana“ tenuta a Rovigno nel giorno 28 giugno 1885. Presiede il presidente Costantini Dott. Francesco. Sono presenti i membri di presidenza Bubba Dr. Giuseppe, Cleva Dr. Giovanni, Gambini Dr. Pier Antonio, Ghira Dr. Paolo, Glezer Dr. Felice, Mrach Dr. Adamo, Venier Dr. Silvestro. La seduta è aperta alle ore 4 pom. Scusata la non comparsa degli Onorevoli Sbisà Francesco e Covaz Lodovico, si passa alla pertrattazione degli oggetti posti all’ ordine del giorno. I. Vengono letti ed approvati i verbali delle sedute presidenziali dei 26 aprile e 3 maggio a. c. II. Il consesso prende notizia degli atti pervenuti alla presidenza dopo l’ultima seduta, e conferma le disposizioni prese relativamente ai medesimi. I croatomani, non paghi di spargere i loro sentimenti nazionali in chiesa, in iscuola, sulle pubbliche vie ed altrove, varcano perfino la soglia del tempio di Temi per dar sfogo, con ispavalderia unica, alle loro aspirazioni ed al loro fanatismo. E senza tante chiac-chere, eccovi il fatto. Giorni or sono doveano essere sentiti come testimoni in un processo penale questo cooperatore don Kompare e certo Braischa. Quest’ ultimo, da lungo tempo ospite iu casa del signor decano, avrebbe assolto, se non erro, gli studi politico-legali. Ciò posto, veniamo al quia. Si presentano adunque, in seguito a citazione, al giudice penale e (vedi progresso !) pretendono ambidue — sebbene il Kompare più moderato — che il protocollo sia redatto in lingua croata. Il giudice però, Signor Petronio, forte delle disposizioni di legge veglienti in argomento, e considerando oltre a ciò che entrambi i testi conoscono bene l’italiano, non accede, e con ragione, al loro pio desiderio. Cionnonpertanto li esamina nella lingua slovena. Degna d’ essere ricordata è la circostanza che lo stesso Braischa lesse, comprese ed approvò il protocollo assunto sulle sue deposizioni, prova questa che l’italiano egli lo conosce. Dopo ciò a questi tali messeri noi consiglieremmo di non romper le . . . ai signori impiegati colle loro strambe idee. Gli impiegati non hanno bisogno d’ essere sturbati nelle loro funzioni con proposte intollerabili .che inceppano il libero corso dei lavori, onde sono affollati, e le varie procedure. Sappiano inoltre che il Giudizio, per la santità del suo scopo, non è luogo da essere convertito in campo politico .... . Un episodio. Alle 9 di quella sera un vecchio si precipitò nella casetta del Maffi, e stringendogli la mano, gridò con voce tronca dall' emozione : „Eletto ! comincia il trionfo dei popolo ! Voi non mi conoscete, ma volli venire a darvi la notizia pel primo, perchè siete il rappresentante dei deboli e dei lavoratori !.... Per me posso dire d’ essere vissuto abbastanza. “ * * * * I II E giunsero telegrammi ed auguri da Napoli, da Genova, da Torino, da Roma: e le adulazioni scivolarono giù come aqua sul marmo levigato, porò non vi lasciarono nel Maffi la minima traccia. Alla vigilia della sua partenza per Roma così concluse il suo dire agl operai elettori che si recarono a salutarlo nella sede de Consolato operaio : „Da una parte stanno le sconfinate speranze e lo scetticismo più sconfortante, stanno gli scherni e gli incoraggiamenti — dall’ altra vi sono io, povero operaio, sul quale stanno rivolti gli sguardi di tutto il paese. Se non posso assicurarvi, o compagni, che adempirò all’ ufficio con valore ed ingegno, vi posso assicurare che nessuna debolezza, nessuna transazione mi renderà mai indegno della vostra stima. “ * * * Appena entrato in Montecitorio fu presentato a Varò, allora presidente provvisorio. „Cosi piccolo e fa tanto rumore" — esclamò il Varò nel vederlo ; ma fin dalle prime sedute, tutti trovarono in lui un giovane serio, grave, di brevi parole, che sapeva rispondere sempre con senno, schivando ogni esagerazione di pensiero e di forma. I moderati tentarono subito farne uno dei loro, ma s’incontrarono in persona più di loro scaltra e di fede incrollabilmente radicale. Maffi in Parlamento non prende mai la parola per soddisfare la vanità personale di fare un discorso : è però sempre il portavoce coraggioso degli oppressi e dei diseredati, ed è sempre ascoltato con profonda attenzione. La sua presenza alla Camera dissipò molti pregiudizii che alcune classi ripetono, anche in buona fede, contro gli operai ; fu il più eloquente rimprovero per la trascuranza nella quale gli operai vennero tenuti dalle classi fin qui dominanti ; fece sentire la necessità d’ una giustizia sociale riparatrice dei torti della vecchia società, facendo conoscere che la libertà — speranza degli uni e timore degli altri — può diventare senza pericolo il bene di tutti. * * * II Maffi è nel Parlamento lavoratore instancabile come nell’ officina ; egli tenne dopo 1’ 82 conferenze in Milano, in Roma, in Terni ; partecipò a diversi Comizi, ed avendo il Consolato Milanese fondato il giornale La Rivista Operaia, egli ne assunse la direzione, esercitandola con amore ed attività. Quando la Camera ha le grandi vacanze, il Maffi riveste il camiciotto e torna, modesto, nell’ officina a fondere caratteri. E versi ne farà più ? Sarebbe proprio un peccato se il parlamentarismo avesse in lui affievolito V estro. Al signor Braischa poi, siccome esperto nelle discipline di legge e — diciam frapparentesi — ospite in casa altrui, diamo l’umile quanto sincero consiglio di studiar meglio il §. 163 Bpp. per evitar fiaschi e perchè le sue domande non abbiano un’ altra volta a subire un’ inesorabil ripulsa. Credo del resto opportuno di richiamare su questo argomento 1’ attenzione dei giudizi inferiori e della competente superiore autorità giudiziaria acciocché, per l’arroganza imperdonabile e pel gusto bizzarro di certuni, non abbia a soffrire il libero e pacifico andamento degli affari giudiziari, ciò che finora mai avvenne. Sappiano infine quei tali signori che qui in Istria, la lingua del giudizio propriamente detta fu sempre, è e speriamo sarà sempre l’italiana. Sappiano ancora, se l’ignorano, che per i bisogni dei nostri contadini e per curare gl’ interessi delle parti, gli impiegati sanno tutti qual più qual meno, lo sloveno che si parla in Istria e che è appunto una delle due lingue usate nel paese. Nel Pinguentino poi questo idioma ci si presenta assai corrotto e ciò pel vasto uso di voci italiane introdotte, come altre volte abbiamo osservato, nello stesso sia tali e quali, sia modificate nella desinenza giusta le proprietà etimologiche e fonetiche di quel parlare. — Quattro parole ancora e chiudo. Il giorno 25 p. p. ebbe luogo in quest’ i. r. Giudizio un pubblico dibattimento di confronto a questo Dirigente scolastico per la contravvenzione ex § 471 C. P. Ecco impertanto per sommi capi i motivi che vi diedero origine. — Mesi or sono l’imputato aperse un giuoco di lotto sopra un quadro rappresentante non so quale Madonna. La posta era di soldi 5. Coperti una trentina e più di numeri non si curò di continuar nel giuoco, ma intascati i soldi, sotto il pretesto di non poter esaurire i numeri vendè, non è molto, il quadro per fior. 3, senza darsi pensiero di versare i rispettivi importi ai giuocatori, che per conseguenza vivevano nella speranza della vincita. Venuta la cosa a conoscenza del Giudizio e del P. M., l’imputato fu chiamato a rispondere della contravvenzione di truffa. Aperto il dibattimento alle ore 4 in presenza dell’ accusato e del P. M. che sostiene 1’ accusa, nonché di numeroso pubblico, si passa all’ assunzione delle prove. Queste vengono fornite dai due ragazzetti Giusto Bresciani ed Antonio Ceconi, discepoli dell’imputato ed incaricati del giuoco, nonché da alquanti testimoni nelle persone dei giuocatori. L’ accusato confessa tutto ; solo vorrebbe escluso ogni malizioso proponimento, trattandosi di un importo così meschino. Finita l’assunzione delle prove il P. M. domanda il procedimento e l’applicazione della legge considerando trattarsi di persona che per la compiuta educazione dovea ravvisar l’azione per illecita e punibile. E il giudice penale, associandosi alle vedute del P. M., pronuncia sentenza per la quale l’imputato riconosciuto reo della contravenzione ex §. 461 viene condannato, in via di straordinaria mitigazione e con applicazione del §. 260 alla multa di fior. 20 od, in caso d’inesigibilità, a 4 giorni d’ arresto. Contro tale sentenza il condannato insinua il Ricorso. Isola Luglio 1885. Seguito a parteciparvi, ma brevemente, parte delle solite anomalie (dico parte, perchè mi occorrerebbero diversi numeri del vostro giornale per potervi soltanto enumerare tutte quelle che avvengono giornalmente) che qui si succedono l’una all’altra, e di cui questo povero popolo o non viene nemmeno a conoscenza, o non si forma mai un’idea se ha operato bene o male. L’Unione Operaia di Trieste ci onorava due anni or sono d’ una sua visita in gita di piacere, ed a quel-1’ epoca si comportò talmente secondo le prescrizioni di Monsignor della Casa, da lasciare diversi nostri esercenti con non indifferente danno, per stoviglie volate all’ aria e spezzate, per sedie rotte ecc. ecc. ; buscandosi alcuni dei suoi membri una giterella a Pirano accompagnati dalla Gendarmeria, ed infine ringraziando Isola dell’accoglienza loro fatta coll’esprimersi edificantemente, col gridare improperi, offese ed insulti. Questo il resoconto della visita di due anni or sono. Venuta a conoscenza la locale Autorità Municipale che la predetta Società aveva intenzione d’onorare Isola d’una sua visita anche quest’ anno e precisamente domenica 28 p. d. essa non seppe far meglio, per mostrarsi grata alle gentilezze ricevute due anni prima, che di andare in corpore al molo ad accogliere in modo solenne la Direzione ed i membri dell’Unione Operaia. — E pretendeva anche l’intervento della Banda Cittadina, ina i membri di questa, pieni come sono di buon senso si rifiutarono, per cui questa esuberanza di dimostrazione andò a vuoto. Il giorno dopo, il 29 Giugno nacquero poi cose che mi astengo dal classificare. Frattanto le racconto. In detta sera si dava un concerto vocale ed istru-mentale nel locale Benvenutti da una Compagnia italiana. Il pubblico accorse abbastanza numeroso, tanto più che ad Isola devesi approfittare di ogni circostanza, perchè in causa delle molto amichevoli (?) relazioni colle consorelle città dell’ Istria e di Trieste, qui non è possibile godere nè di una divertente riunione sociale, nè di un divertimento drammatico, nè di altri leciti passatempi. Ci si evita!! Perchè ? Ebbene, quella sera due o tre individui, non so per quale motivo o movente, appostati fuori del suddetto locale principiarono a gettare invettive, improperi, villanie, offese all’ indirizzo dei cantanti, e tutto ciò u-nicamente perchè di nazionalità italiana. Il pubblico presente ne rimase indignato, ma restò tranquillo. Ed ora cosa penseranno quegli artisti del nostro paese, della nostra educazione ? E che cosa poteva nascere s’essi a- vessero sporto querela e domandato soddisfazione mediante il B. Consolato d’Italia a Trieste ? E sapete cosa fece 1’ Autorità di Polizia locale ? Fece arrestare al momento un paio di quegli individui per rimetterli il giorno appresso in libertà senza proferir verbo. Tanto è quanto ! — Al pubblico giusto ed imparziale poi il giudizio ! In una prossima vi racconterò per esteso le gesta famose di alcuni membri dell’ Unione Operaia nella visita del 28 decorso. ——---------------------—'^pOo» ■ -■-------———----------- ALBO EPIGRAFICO ISTRIANO dei tempi veneti. L’idea non è mia. Fu già del Kandler. Il quale nella sua Istria del 1851 N. 27 p. 1, accingendosi a publicare 1’ epigrafi dei tempi veneti dei publici edifici di Capodistria copiate e a lui favorite dal professor Loser, si esprimeva così : “Bella impresa e di grandissimo giovamento sarebbe il lapidario di tutta la provincia e di tutti i tempi, dai più remoti fino a noi, e tale da meritare 1’ estimazione dei forestieri e la soddisfazione dei proprii, che in quella vedrebbero come in questa penisola il sentimento di essere veramente famiglia durò costante e nelle leggende tenne viva ai presenti e tramandò ai posteri la memoria di persone e di fatti, che erano cari perchè di famiglia ; la soverchia adulazione medesima tornò in vantaggio.*1 Ma poi accarezzò quest’ idea e la caldeggiò lungamente il Luciani, il quale ebbe anche a fare in quest’ argomento una proposta concreta alla Giunta provinciale. Veggasi la fine della sua Belamne — Albona 6 ottobre 1877 publicata nella Provincia a 1878 N. 3, 4, 5, e di quest’ ultimo specialmente a p. 38 fra le Conclusioni e Proposte. „A questo doppio Albo, dice, romano e medioevale — che vorrà sicuramente regalarci Carlo De Franceschi — si dovrebbe poi far succedere un Albo di cose venete, iscrizioni, stemmi ecc. Una raccolta completa delle iscrizioni e degli stemmi veneti sparsi per l’Istria ga-reggerebbe d’interesse colla raccolta delle iscrizioni romane, e sarebbe quasi una continuazione e complemento del Codice Diplomatico." Ma da quel tempo non gli fu dato di più recarsi nell’ Istria diletta però suo malgrado rinunciare a compiere quest’ opera lui, che l’avrebbe compita sì bene. Costante nutrì il desiderio che altri vi desse mano quando che fosse. Chè in una sua dei 2 dicembre ’83 e in un’ altra dei 30 dicembre ’84 volle esortare me a un dipresso così: „E giacché ci si mette in questo, prenda occasione a rettificare qualche errore delle stampate e aggiunga quelle che mancano. Le due che mi accenna non saranno, suppongo, le sole che manchino. Nè si limiti a Capodistria e alle tutt’ora esistenti in pietra, ma le prenda dove le trova, dalle pietre, dai libri stampati, dai manoscritti e ne faccia un codice epigrafico dei tempi veneti. E la consiglierei di ammettere anche le chiesastiche, le sacre, le sepolcrali, tutte : che tutto è vita, costume, segno dei tempi e della loro civiltà, storia. Così compirà il voto espresso dal benemerito Kandler ed anche il mio voto ... Quand’ ero in Albona, circa venticinque anni fa, avevo copiato in un libriccino molte iscrizioni venete e disegnato stemmi per iniziare appunto tale Albo, e il libriccino troverà in casa Scampicchio . . . Grazie a lei che accolse la mia idea e si propone di attuarla.“ Io 1’ ò infatti accolta di buona voglia e mi propongo con fermezza di attuarla, come potrò — se quanti sentono amore delle patrie cose vorranno aiutarmi. Ai quali, se bisogna, fo qui di assistermi calda preghiera — e specie ai maggiorenti dei luoghi, perchè eccitino a loro volta T uno o l’altro eh’ essi sappiano uomo di buona volontà. Che se non credessero di prendersi o non potessero, la briga maggiore del copiare le iscrizioni, sarei pure contento quando solamente m’informassero se nella loro città o nella borgata iscrizioni dei tempi veneti ci fossero — la riguardino o no — e quante e in che sito collocate, e se per avventura ne sieno fuori della città o borgata loro, le quali in qualche modo la riguardino, se finalmente di tali ne sieno o manoscritte o publicate già per le stampe, di cui abbiamo notizia. E di queste ultime basterebbe m’indicassero dove sieno stampate, perchè niuna me ne .sfugga, e correggessero qualche errore eventuale. Ma le altre assai meglio farebbero a trascriverle tutte — ricordino fatti publici o privati, profani o chiesastici, guerreschi o di pace, tutte, anche le più insignificanti, forse insignificanti solo in apparenza. E dove le accompagnassero di qualche notizia o notizietta illustrativa, accrescerebbero di molto il valore dell’ opera loro. Chè io quello posso fare per ora — ed ho già in parte fatto — è di trascrivere le già publicate e quelle inedite che trovansi nei luoghi più vicini. Ma per viaggiare tutta la provincia — e ne avrei desiderio — mi manca di presente e tempo e denaro. Un giro breve procurerò tuttavia di fare anche così. E già il segretario che fu del Municipio di Capodistria G. D’ Andri fece mia una sua raccoltina d’iscrizioni venete e sono certo mi donerà la sua già compiuta il segretario del Municipio di Montoua G. Franco, e di trascrivermi quelle di Portole s’incarica G. Vesnaver. Gl’ imitino altri e presto — prima che il fanatismo il vandalismo o l’incuria facciano strazio più lacrimevole. Del loro zelo renderò pubblicamente il meritato conto. Nel distribuire codeste iscrizioni seguirei 1’ ordine alfabetico per città e borgate, dentro a ciascun luogo 1’ ordine cronologico. In fondo porrei quelle eh’ eventualmente si trovino fuori della provincia, ma in uno od altro modo narrino di lei. Ciascuna correderei d’ un breve commento, dicendo se sia edita e da chi e quando o inedita o manoscritta, dove sia collocata, quali i caratteri, quali dimensioni essi abbiano e la pietra, di questa se sia ornata di fregi o accompagnata da stemmi o emblemi altri — chè disegnarli mal saprei e riuscirebbe per essi forse più difficile la publicazione dell’ Albo —, accennerei il fatto o il personaggio ricordato ed altre brevi notizie aggiungerei insomma che potessi trovare da me o mi favorisse altri. Documenti inediti o rari o notizie più lunghe porrei in fine in un’ Appendice. Quest’Albo messo insieme che fosse con la cura maggiore, offrirei alla nostra Società di Archeologia e Storia patria — se mai volesse pubblicarlo fra le Memorie. Dell’ importanza di cotale publicazione, dopo quanto di sopra è detto per le bocche del Kandler e del Luciani, non fa d’ uopo che io parole altre vi appulcri — e sarebbe compresa anche senza di quelle. Trieste, 25 giugno 1885. Giuseppe Vatova prof, suppl. nel Ginnasio civ. sup. Varia. Un tribunale per la lingua italiana ? Un Signore, legato, a quanto ne vien detto, per affinità a un letterato istriano, messa lì, su due' piedi, senza cioè che nessun antecedente gliene desse 1’ autorità, la toga del giudice, con un tuono che appena si consentirebbe Giosuè Carducci, pronuncia da Parenzo sulle attitudini letterarie di questi e di quelli, lasciando intravedere l’inettezza di tutti, o quasi, salvo, s’intende, il suo congiunto. Ci ripromettiamo da quest’ ultimo che gli vorrà toccare l’orecchio, avvertendolo che i confronti sono odiosi; che si può benissimo lodare uno, magari fino a rompere le scatole, senza per questo disprezzare gli altri ; che si potrebbe anche lasciare un po’ che l’opera lodi il maestro ; che finalmente non convien tirar per i capelli nessuno, a non volere che si avveri la sentenza, che un amico troppo zelante nuoce sovente più che un nemico. * * * Scrivono alla „Scolta" 1 corr. da Pola che quella Rappresentanza comunale ebbe, a respingere con grandissima maggioranza, la proposta del Governo di mettere a sua disposizione un locale conveniente per insediare la I. classe delle scuole magistrali in lingua italiana. Noi riteniamo che ci sia di mezzo un malinteso, perchè non è possibile, che si pensi all’istituzione di altre scuole magistrali in provincia prima di deliberare sulle sorti di quelle, che abbiamo la fortuna di albergare tra noi. * * * Il ministero della pubblica istruzione ha diramato una circolare a tutti i Consigli scolastici provinciali, colla quale riprova la condotta de’ docenti che presero parte alle recenti agitazioni elettorali politiche e li richiama all’ ordine. Ornai sua Eccellenza poteva risparmiarsela. * * * La gita fatta domenica della Società triestina „U-nione ginnastica" a Pirano, riuscì magnificamente. Gli ospiti ebbero accoglienze entusiastiche. Noi attendiamo alla nostra volta la „Società Operaia di educazione fisica" che arriverà qui nel pomeriggio di domenica 12 corr. a mezzo di sei vapori e sappiamo che a cura del nostro Municipio e di apposito Comitato tutto è preparato per ricevere degnamente i fratelli triestini. ------------------------------------------- CRONACA LOCALE Nell’ ultima sua tornata de’ 25 Giugno p. p. la nostra Rappresentanza comunale ha votato le seguenti sovrimposte e tasse : Addizionali alle imposte dirette : " del 40% pel Comune censuario di Capodistria „ 400/° d.o d.o „ Lazzaretto „ 50/0 d.o d.o „ Lazzaretto, soltanto sulla fondiaria per le guardie campestri boschive al dazio consumo del 150% sulle Carni e Vino Tasse comunali indipendenti ; di f. 11.26% per ettolitri di bibite spiritose di qualità fina „ 7.5V/2 „ „ „ ordinaria „ 1.70 „ di birra venduta al minuto Tassa macello e pascolo, in aumento alla già esistente fior. 1 — per ogni Bue „ 0.38 „ „ Vitello „ 0.07 „ „ Castrato Ancor nel 1881 la Giunta provinciale chiamata ad approvare i bilanci preliminari del Comune pel successivo 1882 li facea oggetto delle seguenti gravi considerazioni : „Col limare di continuo intorno ai bilanci comunali al di là del limite suggerito da una possibile economia, le Rappresentanze comunali, che da più anni addietro si sono l’una all’ altra succedute, li hanno ischelitriti a segno, eli’ essi non bastarono più, quasi sistematicamente, a pareggiare gli introiti del Comune colle inevitabili spese ; d’ onde sorse poi la necessità di ricorrere molto di frequente al credito privato anche allorquando queste spese avrebbero potuto, e dovuto, trovare il loro copri-mento negli annuali bilanci comunali. Ora, questo sistema della cosidetta economia sino all’ osso, se fu fatale sino ad oggi a codesto Comune, avveguacchè si debba nella massima parte ad esso sistema attribuire, se il Comune si è caricato poco a poco di un capitale passivo all’ incirca di fior. 47.000.— di- verrebbe rovinoso affatto, qualora venisse dalla Rappresentanza Comunale continuato anche in limite della contrazione del progettato riflessibile prestito, e non lo si abbandonasse poi affatto parimenti in seguito, onde mettere il Comune una volta per sempre, od almeno fino a tanto, che non sarà estinto il nuovo debito, al coperto del bisogno di contrarre nuove passività, le quali finirebbero coll’aggravare smisuratamente le forze contributive dei comunisti ed esporrebbero altresì a serio pericolo la stessa conservazione della sostanza comunale. * Il severo giudizio della Giunta provinciale non recava alcun frutto ed i bilanci preliminari del Comune venivano compilati more solito anche negli anni successivi. Nel 1884 il Podestà presentando quelli pel corrente 1885 dichiarava: »Senza pregiudizio del mandato affidato alla Commissione, eletta nell’ultima seduta, per l’esame e riferta dei Conti preventivi comunali prò 1885, credetti consulto portarli oggi in prima lettura e per render possibile a quest' Inclito Consiglio di sviluppare eventualmente i criteri generali, secondo i quali li bramerebbe riveduti e corretti e per attingere il cortese ed illuminato parere dell’ Egregio Contabile dell’ Inclita Giunta Provinciale, assieme alle vedute deU’Illmo. Signor Commissario Governativo sui medesimi. Avrò ottenuto V ambito intento se il bilancio preventivo, abbandonato il vieto ed erroneo sistema di un pareggio illusario, s’ uniformerà a saggia economia, che migliori e sollevi la situazione e-conomica del comune, conciliando l’introito colle spese e togliendo l’Esecutivo all’annuale ingrato imbarazzo di dover coprire con nuovi prestiti le esigenze a cui non arrivano le rendite preventivate. “ L’Egregio Contabile, cui alludeva il Podestà era il signor Giovanni Sussa Direttore dell’Ufficio di contabilità provinciale, il quale, presa la parola, così giudicava i conti presentati: »Visitando anche questo ufficio comunale, appresi che i conti preventivi prò 1885 erano approntati ; e dacché gentilmente fu appagato -il mio desiderio di esaminarli, mi sia lecito esporre l’impressione avutane e che non può sfuggire a nessuno. La Spettabile Deputazione s’attenne nel compilarli, anche quest’ anno come per lo passato, ai criteri anteriormente manifestati dalla Spettabile Rappresentanza, coll’aumentare, cioè, oltre al possibile gl’ introiti e col ridurre altrettanto le esigenze. Di tal guisa al pareggio agevolmente s’arriva, ma un’ occhiata ai consuntivi basta a chiarire l’erroneità di cotali bilanci, redatti non alla stregua dei veri bisogni e delle rendite reali, ma colla sola mira di ottenere comunque l’equilibrio. Perciò da un lato le rendite largamente preliminate, come in tutte le amministrazioni, anche private, rimangono di molto inferiori alla previsione e le poste d’esito soverchiano quasi tutta gli angusti confini, loro assegnati, cosicché alle ordinarie esigenze convien sopperire ognora con prestiti annuali. D’ altronde fra gl’ introiti preventivati nei bilanci, a parziale coprimento delle esigenze, da vari anni figurano alcuni importi, più o meno rilevanti, al solo scopo di manifestare ripetutamente nei consuntivi l’assoluta loro inesigibilità. Cotali poste perciò dovrebbero piuttosto una buona volta radiarsi dai conti e con esse sparire la oziosa, illusoria evidenza, atta solo a generare imbarazzi nella gestione. Egli è poi strano assai, che un Comune quale Capodistria abbia chiuso il suo bilancio consuntivo del 1883 coll’esiguo civanzo di fior. 7 circa mentre il 1 Gennaio 1884 reclamava la rata di annualità per il prestito di fior. 100 mila. A mio parere la dignità ed importanza di questo Comune richiederebbero che i resoconti alla chiusa dell’ anno presentassero un civanzo di cassa, se non esuberante, tale però da bastare eventualmente a’straordinari bisogni ed alle prossime esigenze dell’ anno susseguente. Prescindendo pure dal poco decoro per il Podestà di ricorrere periodicamente al credito privato verso garanzia di publici effetti, un tale sistema, col successo degli anni, minaccia di sbilanciare e sconvolgere affatto 1’ assetto economico-finanziario del Comune. Onde se a tempo non si provveda, sia pur con gravi sacrifici, ben più imponenti diverranno le difficoltà nel futuro ed enormi i pesi, quando non si voglia porre a serio pericolo una parte o tutto il patrimonio comunale. Certi vieti sistemi a mala pena tollerabili in qualche Comune di campagna dovrebbero bandirsi da una Città-Comune d’indiscutibile importanza, dove a buon diritto deesi presumere che la gestione amministrativa sia sempre ispirata a criteri più vasti e positivi, scevri da difficoltà ed imbarazzi per l’esecutivo. Li prego, Gnor. Signori, a voler seriamente ponderare sulla irregolare situazione economica di questo Comune segnalata loro e testé, e come so, ripetutamente per lo passato dall’ Illmo. Signor Podestà, e abbandonando i dettami di una falsa e fatale economia, li esorto a voler dare un altro indirizzo alla gestione eco- nomica, ponendo il Comune in grado di avere una saggia e ben equilibrata amministrazione, quale la sua importanza vivamente la reclama. * Le parole del Direttore Sussa rimasero inascoltate fino all’ insediamento della nuova Deputazione. Questa comprese immediatamente la situazione ed in un esaurientissimo rapporto compilato dal relatore on. Avv. Gallo dimostrò 1’ assoluta necessità di votare le imposte suddette. E la Rappresentanza le votò mostrando finalmente di comprendere eh’ è meglio sobbarcarsi per qualche anno a certi pesi, che andar incontro alla bancarotta e con essa a pesi di gran lunga maggiori e forse insopportabili. Noi plaudiamo all’ opera efficace della nostra Deputazione ed al senno della nuova Rappresentanza cittadina. * * * Ai 21 del mese scorso veniva convocata a generale Congresso la nostra Società di Abbellimento. Attesa l’illimitata fiducia dei Soci nella Direzione scarso fu il numero degli intervenuti. Ciò nulla meno la seduta potè aver corso. — Il Presidente deplora la diminuzione di parecchi Soci causata in parte dall’ essersi allontanati alcuni dal paese ed altri per poco attaccamento all’ istituzione. Accenna ai nuovi impianti fatti durante 1’ anno ed al filare di acacie ombrellifere da eseguirsi nel prossimo autunno lungo i marciapiedi del Brollo. — Propone di sostituire alle zolle che sostengono le aiuole dei singoli giardinetti, dei pezzi di grata naturale onde sottrarsi così ad una spesa continua di manutenzione — Inoltre manifesta il desiderio che i soci vengano invitati alle adunanze generali a mezzo dei giornali locali ed anche con avvisi da pubblicarsi nelle cantonate delle piazze. Ambe le proposte vengono accettate ad unanimità. Il Cassiere passa alla lettura del resoconto della gestione sociale prò 1884. Fa rilevare come alle fine del 1883 ci fosse un civanzo di Cassa di fior. 117"27 e come durante Panno ’84 fra nuove tasse di buon ingresso e riscossioni mensili sieno stati incassati fior. 368"07. Come infine quale esito figurasse la somma di fior. 302’36 specificati come segue : Per lavori giornalieri e piante fior. 201.04 Per manutenzione , 60.16 Per stampe copiature e bolli » 10.08 Per oggetti di cancelleria , 4.30 All’ esattore „ 26.78 „ 302.36 Sottratto 1’ esito dall’ introito rimane alla fine del 1884 un fondo di cassa di fior. 55.71. Approvato anche il resoconto si passò alla nomina della nuova direzione che in base alle modificazioni dello statuto andava a diminuirsi di 5 de’ suoi membri. Furono rieletti per acclamazione a Presidente il sig. Guido Zetto, a Cassiere il Dr. Gravisi ; entrati per la prima volta in carica come vice presidente l’Ingegnere Gregorio Callogiorgio e come Secretarlo il sig. Nicolò Belli. Dopo di ciò la seduta venne levata. p. G. * * * La brava orchestra dei nostri filarmonici persevera nel proponimento di tenerci allegri. Anche sabato scorso si produsse con ottimo successo nel giardino dell’ Hotel Paparotti, soddisfacendo più ancora della volta scorsa. Crescit eundo. E le promesse per 1’ avvenire sono delle più lusinghiere ; avremo tra breve un „fresco in mare* e al cominciar dell’ autunno, concerti e trattenimenti in luogo chiuso. La nostra riconoscenza ai bravi dilettanti e all’ e-gregio maestro. qualunque cenno non sarebbe che un pallido riflesso di una sostanza che vuol essere delibata nella sua originalità. Al fascicolo, adunque, non esitiamo di mandar direttamente il nostro lettore: non avrà certo che a compiacersene. Dal canto nostro, non ci rimane che di esprimere il voto affinchè la Società prosegua con pari senno e alacrità, certa che amanti delle patrie memorie le si faranno intorno a sorreggerla nell’ impresa in cui onorevolmente si è messa. RINGRAZIAMENTO Le sottoscritte porgono vivi e sinceri ringraziamenti a tutte quelle gentili persone, che, in qualsivoglia maniera manifestarono la loro compartecipazione al recente loro lutto. Capodistria 7 luglio 1885. Le famiglie Redatti e Longe. -ATxT'XT'ISO Si porta a pubblica notizia che nei giorni 14 e 22 Luglio dalle ore 10-12 avrà luogo la vendita a publica asta dei generi di Drogheria di compendio della massa concursuale di Giuseppe Delise valutati nell’ Inventario, 7 Marzo 1885 N. 3, fior. 229 coll’ avvertimento che soltanto al secondo incanto ne potrà essere fatto 1’ acquisto ad un prezzo inferiore della stima, ma verso pronti contanti. L’ asta si terrà nel negozio dell’ oberato, Contrada Callegheria, casa Gorzalini. Il protocollo d’ estimo è ostensibile presso quest’ L R. Giudizio Distrettuale alle solite ore d’ ufficio. Capodistria 25 Giugno 1885. Il giudice BOZZO m. p. ------------------------------------------- AVVISO INTERESSANTE Nel locale in via Porta Maggiora N. 1083 si smercia per pochi giorni soltanto, Stoffe-uomo, Camicie, Paglierie, Terlicci, Creton, Oxford, Pere al, Telerie, Busti, Grembiali, Veli spagnoli, Fazzoletti ecc. ecc. Tiene pure un ricco campionario Stoffe per Signora. A richiesta si spedisce campioni — franco dazio. — Negozio Manifatture Via Porta Maggiora N. 1083 -----------------------------------------A. PUBBLICAZIONI È uscito in elegante formato e corredato di Tavole pregevolissime il primo fascicolo degli atti e memorie della nostra società di Archeologìa e Storia patria. „La Perseveranza lo fa oggetto delle seguenti riflessioni. Per quanto si contrasti, lo spirito antico di regionalità nell’Italia trapela da tutti i pori, ed è singolare come oggi si manifesti più che mai vivo negli studiosi di storia e d’ antichità con quel loro aggrupparsi intorno ad Associazioni costituite ai centii loro naturali, con esito non meno efficace che fecondo. Non ne vogliamo cercare la ragione : qui ci basta di aggiungere una prova di più nell’ apparire di una Società istriana con eguali intendimenti delle nostre, che, al di là del confine politico, ci lega nel libero dominio degli studii e del pensiero. La Società istriana si e costituita nel luglio del 1884; e ci sta dinanzi già il primo frutto della sua operosità nel fascicolo di scritti che annunciamo ; il quale, meglio di una promessa, è un fatto per sè degno di nota e di encomio. L’indice del fascicolo lo dice abbastanza: la scienza preistorica come 1’ archeologia medievale, il costume come 1’ epigrafia, hanno in esso dei rappresentanti degni nel dottor Amoroso e nel canonico Cleva, nel dott. Gregorutti, cav. Pulgher e cav. Luciani, versando tutti, come fanno, in argomenti d’indole locale. Non è questo il campo in cui ci sia dato di addentrarci nel merito dei loro lavori : d’altra parte, SOCIETÀ CITTADINA NAVIGAZIONE A VAPORE fra Capflistria e Trieste ---------ofRSilo------ Col giorno 16 Maggio corr. mese i piroscafi t»u i wiisi» faranno (tempo permettendo) le gite giornaliere, fino a nuovo avviso, col seguente ORARIO NEI GIORNI FERIALI: da Capodistria per Trieste da Trieste per Capodistria I. Corsa . . ore 5 3/4 ant. I. Corsa . . . ore 8 ant. II. „ . III. „ . I. Corsa. II. „ . . III. „ . . 9 'U , 5 poni. II. III. NEI GIORNI FESTIVI: ove 5 3/, ant. ■ * 9 V4 , „ 6 pom. I. Corsa II- n • IH. „ . . „ 12 mer. • „ 6 7, pom. ore 8 ant. „ 12 mer. „ 77, pom. Prezzo di passaggio soldi 30 indistintamente; per fanciulli sotto ai 12 anni soldi 20. Nolo delle merci da convenirsi col capitano. Il punto d’approdo a Capodistria è il Porto, a Trieste la gW- Riva della Sanità Capodistria, 11 Maggio 1885. I« AHčcgic e-