ANNO XXVII. Capodistria, 1 Novembre 1893. N. 21 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-irimestre in proporzione.— Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'intereMe generale el stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Sedazione. — Ua numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. X-ie saline Sotto questo titolo nel periodico - Natura ed Arte - c' è un articolo del nostro collaboratore P. T. e che trattandosi di cose istriane diamo qui riprodotto. Premettiamo che il periodico Natura ed Arte, edito a Roma-Milano dal Dott. Francesco Vallardi, è un' eccellente pubblicazione con illustrazioni, adatta specialmente per le famiglie, e si propone di trattare brevemente di cose d'attualità. (') * * * — Le saline .' ecco il tema dei discorsi del g'ionio, ~cTopo Ta "strage def nostri ' fratelli commessa dai fratelli in latinità ad Aiguesmortes. Ma pur troppo da Caino in poi, i fatti diedero spesso ragione al proverbio - tanti fratelli tanti castelli. Col tempo... forse la civiltà ci metterà un riparo : molta acqua ha però a correre prima sotto (') Per abbonamenti dirigersi al Dr. Francesco Vallardi. Milano. Corso Magenta 48, Ecco il sommario dell' ultimo numero uscito al primo Ottobre a. c. - Gli avventurieri della letteratura (Lorenzo da Ponte) A. Centelli, illustrato - Dall' Ottobre 1799 sin oggi. Sunto di storia contemporanea per tutti. R. Bonghi - Egle. E. Novelli - Cima da Co-negliano. P. Molmenti- Sui monti. F. Rizzatti (illustrato) - Il fucile del diavolo. A Tabarrinij (illustrato) -Le saline, P. Tedeschi (illustrato) - Grandi manovre, P. Valle - 11 manicotto. Iolanda (illustrato) - Rassegna letteraria, scientifica, economica - Bibbiografia - Miscellanea-Diario degli avvenimenti - L'arte e la moda, Marchesa di Riva (illustrato) - Giuochi e ricreazioni scientifiche - Rassegna finanziaria, F. Galliani. Le incisioni dell' articolo Saline sono tolte dalle Marine Istriane del Caprin, gentilmente concedute. - La Rivista - Natura ed Arte - in ottavo grande esce ogni 15 giorni, e vale per 1' estero Lire venticinque. A suo tempo P. T. promette articoli illustrati sul Duomo di Parenzo e sul monumento al Tartini, ecc. ecc. i ponti. Per non rinfocolare gli sdegni, parliamo piuttosto di saline. — Come mai, mi domandava un Tizio 1' altro giorno al caffè, osservando le belle incisioni di Natura ed Arte, come mai è possibile di ammucchiare all' aperto tanto sale ? E non si liquefà sotto i raggi del sole ? — Gli è, risposi, perchè è appunto il sole che fabbrica il sale. Il mio uomo aveva un titolo accademico, pure credeva che il sale fosse tutto di miniera, e si seavasse solo dalle viscere delle montagne. L'amico rimase a bocea aperta; non sarà male adunque rendere di pubblica ragione quella lezioncina. Dopo tutto è un lumicino anche questo acceso da quella brava signora che ha l'incarico di buttar giù i muri divisori. Lasciamo da parte il sale di miniera e parliamo adunque del sai marino. (Dette alcune cose in generale V autore prosegue :) Celebri sono pur troppo oggi le saline di Aiguesmortes in Provenza; ne abbiamo molte anche in Italia : a Trapani, a Barletta. Le saline più importanti dell' Adriatico sono nell' estuario veneto, e a Capodistria, a Pirano nella penisola istriana. Badino, è un brano di storia che m' accingo a narrare ; la politica e la triplice c' entrano come il cavolo a merenda. Un tempo le saline dell' Istria erano assai più estese. La città nuova di Trieste, 1' emporio aperto ai commerci da Carlo VI e da Maria Teresa; que' bei corsi con le case allineate a perdita d'occhio erano, fino alla prima metà del secolo scorso tutte saline. E saline appartenenti al comune di Trieste si trovavano pure nella vicina valle di Zaule, di qua dal ponticello della Rossandra ; confine di stato tra la Repubblica e il comune di Trieste, sotto il protettorato di casa d' Austria. Seguivano di là dalla Rossandra altre saline, accanto alla cittadella veneta di Muggia. Quindi secolari dissidi tra i due stati, baruffe, incendi, toilette dannose ; e pur troppo assai prima che ad Aiguesmortes, qui corsero rivi di sangue fraterno, italiano. La repubblica con savie leggi allora regolava i commerci del sale, vegliava ad impedire i facili contrabbandi ; e cercava di attirare nel-1' Istria veneta gli Slavi ed i Tedeschi dal Nord a comperare il sale a Capodistria ; e 1' arciduca, come è naturale, faceva lo stesso per le saline di Trieste. Chi montò in furore, e perdette addirittura le staffe fu l'imperatore Massimiliano che, per tagliar corto, e rettificare a suo modo i confini, prese così viva parte alla lega di Cambrai. Gli storici che veggono spesso le cose al largo, assegnano altre cause, o adducono motivi di alta politica ; ma la causa prossima ad entrare nella lega, per Massimiliano furono appunto le saline ai confini. Ed anche nella famosa guerra di Gradisca più tardi, o degli Uscocchi, i quali tanti danni recarono e con tanta barbarie a Venezia, c' entrano pure le saline ; e su quelle acque limacciose, su que' pantani si azzuffarono Austriaci in lega con gli Uscocchi contro gl' Istriani veneti e la repubblica per molti anni fino alla pace di Madrid (1717), che fece per l'Istria come il vento di libeccio lasciando il tempo di prima. Ma torniamo in saline, per dare al lettore una chiara idea del come si lavora il sale. (Qui P. T. toglie un brano dalla Porta Orientale con la relativa incisione, quindi prosegue) : Nelle saline che abbiamo descritto emigra da Capodistria e da Pirano una parte della popolazione, trasportando da Maggio a Settembre i suoi lari nelle povere casette (salari) poste in cima al fondamento. Pittoresca è la vista sulle saline dai colli e dai monti sopra la valle di Sicciole in fondo al Porto Rose, dietro a Pirano, la città del Tartini. All' alba si vedono uscire gli operai dal „salaro", scendere dalla scala esterna, ed entrare sul fondamento : le donne in un bizzarro costume, con un grembiale sostenuto da due bretelle, e col cappello di paglia, in forma di paniere rovesciato, con delle spiche di frumento intrecciate nel nastro. E là succinte, con le maniche della camicia rimboccate, curve sull' acqua fanno andare innanzi indietro il zornador infaticabilmente. Con altri arnesi gli uomini puliscono il fondo, danno la via alle acque, raccolgono le cappuccie del sale, e le portano nel salaro. AIP ora del desinare, nell' alta quiete meridiana, si raccolgono in vari gruppi sulle scale del salaro, o all'ombra degli olivi nella vicina collina, poi fanno la siesta. Intanto la barca, legata all' argine, dondola, dondola con un leggero scricchiolio che concilia il sonno ; e gli occhi dei lavoratori avvezzi ai lampi del sole, ai candidi cavedini, allo splendido azzurro del mare, affissano, quasi a riposo, le cime degli alberi di qualche bragozzo scostantesi di qua, di là, in tempi eguali dalla perpendicolare di un fumajolo, d' un olivo, d' un campanile lontano, e agitanti le banderuole bizzare con le penne rosse, nere, bigie di gallo o tacchino. Intanto, nelle callette, tra un salaro e P altro, le ragazze filano un primo amore, interrotto da un subito e pauroso sbadiglio del babbo son-necchiante, o dal passo della guardia di finanza. A interrompere la monotonia di questa vita eguale, tranquilla scoppiano di quando in quando i temporali ; e allora un affaccendarsi, un accorrere per portare il sale sotto il tetto, prima che scenda la pioggia. Di notte è una scena di magico effetto, specialmente veduta dall' alto. Le lanterne dei salinari si rincorrono, girano, s'incrociano, spariscono per ricomparire più in là come tante lucciolette ; alcune si avanzano diritte, parallele ; altre descrivono, intorno un lume maggiore delle curve concentriche, poi pare si ballocchino come i lumi colorati nelle girandole ; spesso con rapide fughe si affondano dentro ad una macchia nera per riapparire più lucide subito: la scena ha non so che di grottesco e di pauroso insieme, d'umoristico e di spaventevole. Ma già spessi lampi gettano sull' acqua bagliori, come di rame infuocato ; mugge il tuono, s'ode lontano la gran voce del mare che si agita ; già qualche onda si rompe all' argine ; poi lunghi ed alti cavalloni P un dopo P altro flagellano le rive ; sibila il vento, la pioggia scende a torrenti. I salinari hanno fatto il possibile, salvata una parte della raccolta del sale giornaliero; e, ricoverati sotto il tetto, recitano il rosario^ intercalando nelle avemmarie qualche nuova giaculatoria strappala dallo spavento allo scoppio del fulmine. Le lanterne traspaiono, timidamente, quasi impaurite anche esse, dalle impannate delle povere case. Mezz'ora, un' ora al più ; poi una dopo l'altra si spengono ; il temporale è passato, alle rive borbotta ancora qualche onda di mar vecchio ; vien giù un' acquerugiola fina fina eguale eguale, e nei fruscii, nei crepitìi delle alghe, nei susurri misteriosi della natura rinfrescata i salinari si addormentano e sognano la sagra della chiesuola, o la festa del ritorno in città. Ancora una notizia, e questa per la storia letteraria. Il compianto Dott. Francesco de Combi giustinopolitano, in lingua povera capodistriano, buon poeta, autore del Levita d' Efraim, della parafrasi dei Martiri di Chateaubriand, di una traduzione in ottava rima delle Georgiche di Virgilio, premiata dal Congresso pedagogico di Venezia ('), ha lasciato pure un poemetto didascalico, l'Alopigia, ossia la fabbricazione del sale, tuttora inedito. E quando vedrà la luce ? Ma !... abbiamo tante altre faccende sulle braccia ! (') Vedi la recensione di P. T. nella Nuova An-! tologia, Novembre 1873. I-^^t'.ÄSi^®------ INDICE DELLE CARTE J)I RASPO (Archivio provinciale) Filza IO. (Continuazione vedi n. 8 anno XXIV e seg.) Lettera ducale Pietro Landò, 10 giugno 1545, rimette al f capitano di Raspo copia di parte presa in Consiglio di Pregadi, j confermata dal Maggior Consiglio il 25 maggio 1545, in merito [ ai condannati a servir in galia in ferri; e lo invita di mandare [ ai rispettivi provveditori quegli individui che fossero per avven-I tura già condannati e quelli che saranno in avvenire, avvertendo ! però che sieno gente atta, altrimenti saranno rimandati. Lettera ducale Pietro Landò, 8 luglio 1545, al capitano di [ Raspo. Lo invita di pagare con tutta prontezza i soldati che si ! trovano a Castelnuovo, acciocché possano attendere con bon a-nimo a quella custodia della importantia a voi nota. Lettera ducale Pietro Landò. 4 agosto 1545, al medesimo. I contestabili della Compagnia di Raspo Antonio Lugnani e Do-! menico de Castro ebbero a chiedere alla Signoria che volesse conceder loro uno altro cavallo in appresso il suo, si come è disposto per la deliberation del Senato del 27 novembre 1504. Essendo la Compagnia di presente completa co' suoi quaranta cavalli, non si intende di aumentarla, ma è commesso al capitano che netti dai primi lochi vacanti debbiate rimetterne altri doi [ che vi saranno presentati da questi cappi uno per uno col stipendio de ducati tre al mese et la tansa ordinaria. Proclama capitanale, publicato il 30 agosto 1545. Poiché è sta rotta la preson dal Campanil di Pinguente e ne fuggì un carcerato senza che i custodi delle due porte e della piazza I' avessero avvertito, è stabilito che i guardiani devono prestare •la custodia con diligenza in pena di lire 5 di giorno e lire 10 di notte, più ancora tre tratti di corda in publico; con ciò che ogni notte sia data al capitano una nota di quelli che saranno stati comandati della detta guardia. Proclama capitanale (a. 1545) che obliga i sudditi e le confraternite a dare in nota presso la cancelleria la quantità di frumento e altre biade che uno possedesse, e ciò allo scopo di conoscere le condizioni del paese e sapere, occorrendo, come provvedere, affinchè il Castello non patisca penuria di grano. Invito capitanale, 12 settembre 1545. Dovendosi, il giorno seguente domenica, far correr atti cavalli Turchi il pallio messo per sua Signoria (il capitano) olii Corridori de Brazza Vili Raso cremisin finissimo, coloro i quali desiderano partecipare alla gara col proprio cavallo, devono dare in nota presso la cancelleria i cavalli stessi, coi segni loro e col nome del corridore. Deliberazione presa in rogatis nell'anno 1532. La Signoria nel 1523 atti XX de agosto concesse alla camera de Raspo provisione de ducati otlo per pagha al strenuo et fedelissimo Gio. Battista De Castro capo de croati. Il qual de quel tempo fino alla conclusione della pace, havendo continuamente servito et nel exercitio con Compag.a de ottanta cavalli, et in Ravenna con molta soa Comendatione, corno attestano lettere et fede publice detti proveditori nostri generali, dove contrasse una egri- tudine che per uno anno et più l ha tenuto infermo con grave dispendio suo, dalla quale impedito non puote venir alla Signoria nostra. E però si decreta che al nominato Giov. Ba.tt. de Castro Cittadin di Capo d'histria et Pirano siano dati ducali quatro de Augumento per paga a paghe otto al Anno si che nel avenir habbia ducati dodese per paga dalla Camera nostra de Raspo con listessa obligatione de tenir atti servitij nostri Cavalli doi corno fa al presente. Continuando haver le Tasse nella patria nostra de Friul corno hora ha. Terminazione capitanale (a. 1545) che vieta ai gastaldi delle confraternite pinguentine di dar conviti ai componenti le medesime o di contrarre altre spese coi denari delle confraternite senza licenza del capitano. Divieto capitanale (a. 1546) di portar arme di notte dopo il suono della prima campana, pena tratti tre di corda da essergli dati in publico et pagar l. XXV et star zorni XV in preson agli inobedienti. Dispaccio capitanale ai provveditori all'armata (a. 1546), onde risulta che Tomaso di Rado, morlacco, abitante nel capitanato, morì trovandosi ai servigi dello Stato nella trireme, comandata dal capitano in golfo Andrea Duodo. Proclama capitanale (a. 1546) invita a portare dinanzi al capitano nel suo palazzo tutte le misure che si adoperano in castello acciocché sieno esaminate dai giustizieri e non vengano defraudati i compratori. Decreto capitanale, 11 aprile 1546, vieta di pascere ogni sorta di bestiame sui prati del territorio pinguentino. Lettera al principe, giugno 1546. Il capitano Giammaria Contarmi supplica che si voglia risparmiare il lungo viaggio sino a Venezia, ove bisognerebbe portarsi a incassare le tanse per il pagamento dei cavaleggieri di Raspo, i quali quelle tanse andavano sinora a levare a Udine. Proclama capitanale, 8 settembre 1546, obliga tutti i forestieri a dare in nota i beni che per avventura possedessero entro il territorio del capitanato, ut possint poni in extimo. Proclama capitanale, 31 ottobre 1546, vieta da mo avanti la caccia della lepre e ciò per riservar quelli animali alla caccia del Clarissimo Capitanio. Lettera ducale Francesco Donà 15 gennaio 1546. Nel comunicare la parte presa in favore di Giovanni Antonio Scampicchio di Montona, il capitano viene eccitato a curare quanto in essa parte è contenuto, e cioè che siano fatti boni li ducati mille che li furono (allo Scampicchio) impr estadi per mer cado da portole in lo Amontar de tante legne da fuoco che l'ha in esser fatto col suo dinaro per munition de magazeni de Comun. Il capitano Giammaria Contarini, mediante il proclama 27 febbraio 1547, invita coloro i quali avessero per avventura avuto molestia da alcuno della sua Corte o andassero creditori di alcun importo di denaro, che vogliano manifestarlo ond' egli possa far loro giustizia. Proclama capitale, 24 aprile 1547, vieta ai zupani dei castelli e delle ville soggette al capitanato la giudicatura da lire cinque in su. Lettera al principe, 22 maggio 1547. Il capitano informa che ser Sebastiano de Germanis e un altro cittadino si porteranno a Venezia incaricati di difendere le regioni del comune circa certe deliberazioni prese a favore de li stipendiari et forestieri che possedono beni in questo territorio. Lettera ducale Francesco Donà, 21 agosto 1547. Informa il capitano che furono uditi i deputati del comune di Pinguente, tra i quali Sebastiano de Germanis assistito da due avvocati, ser Francesco Malipiero e ser Iacopo Bonfio, dopo di che fu annullata la sentenza del 30 aprile 1535 emanata da Donato Malipiero capitano di Raspo in quella parte soltanto che risguarda l'impositione di galeoti. Lettera ai provveditori dell'Arsenale, 25 ottobre 1547. Il capitano Giammaria Contarini partecipa che in seguito a deliberazione del consiglio comunale di Pinguente verrà al loro cospetto, quale procuratore del Comune, un cittadino per chiedere che la comunità sia sollevata dal carico eccessivo dei carreggi ad essa imposta Lettera al podestà di Montona, Nicolò Molin, 14 Dicembre 1547. Il capitano Giammaria Contarini, in seguito alla dimanda scritta pervenutagli da parte del podestà di Montona, gli concede che possa assentarsi sei od otto giorni per recarsi a Parenzo a visitare il nipote, podestà di quella città. Egli deve però, nell' assenza, delegare persona atta e fedele che lo rappresenti nel governo del comune. Lettera ducale, Francesco Dona, 6 dicembre 1547, al capitano di Raspo Giammaria Contarini. Rimette copia di una terminazione dei provveditori all'Arsenale circa i carreggi e altre scritture, e lo invita a far eseguire quanto in essa è contennto. Lettera ducale Francesco Donk, 21 dicembre 1547. Partecipa che, in seguito a sua istanza, visto li boni portamenti soi fatti nel tempo che V ha servito p Trombetta in Dalmatia, fu decretato che a Galasso di Vincenzo, cavaleggero nella Compagnia di Raspo, sia accresciuto lo stipendio de ducati uno per paglia siche nel advenir el debba liavver ducati Quatro per paglia, sino cliel servirà la Signoria nostra a paglia otto al anno. Il cancelliere capitanale, Francesco Argenta, veneto, per incarico avuto dal suo superiore il capitano, dà il possesso temporale della chiesa maggiore di Pinguente ai sacerdoti nominati a vita dal consiglio comunale Giovanni Snebal, Mauro Bogiasich, Giovanni de Gravisi e Bonifacio Sottolichio (a. 1548). anni 1545, 1546 e 1517 c. 47-78 Capitano Giammaria Contarini — Consiliorum È nominato un ambasciatore da inviarsi a Venezia onde perorare in favore dal comune contro la carattada troppo gravosa imposta pel podestà e capitano di Capodistria (12 luglio 1545). — Nella seduta 4 settembre 1545 viene deliberato di prendere a prestito della scola di santa Maria maggiore di Pinguente cento ducati da impiegarsi nell'acquisto di altrettanto frumento per il fondaco del luogo, con ciò che a suo tempo se ne faccia la restituzione alla detta scola. — Nella seduta del 27 settembre 1035 e decretata la nomina di due sindaci del Comune, i quali liabbiano cura de veder li conti et ragion delle cose de spectabile comunità. — In seguito a speciale istanza presentata dai giudici è deliberato ut omnes tavi presbiteri quam nvlites et forenses qui habent bona aquisita in territorio pinouenti debeant de celerò describi in libris extimi huius spectabilis comunità ad hoc ut solvent pro dictis Bonis gravudines cum ceteris Civibns et habitatoribus sub hac iurisdict'ione Castri pinguenti ac nullo modo exempti a dictis factionibus realibus pro dictis Bonis essa debeant. — Elezione degli officiali del Comune e dei gastaldi delle chiese. — La proposta di acquistare per il Comune unum vexillum auratum cum signo sancti Geor-gii Protectoris Castri Pinguenti, ove spendere sino a 25 ducati, presentata dal capitano, dai giudici e dai sindaci è accolto a voti unanimi. Quei denari vengono presi a prestito dalla scola di santa Maria maggiore, obligo del Comune di restituirli nel giorno di san Michele dello stesso anno (seduta del 26 aprile 1546). — A togliere la spesa che si deve sostenere per pagare i cavalli che vanno a Capodistria o a Montona ad acquistare frumento per il fondaco del Comune, si delibera che tutti coloro i quali possiedono cavalli sono obligati di andar gratuitamente per una volta a comprare frumento dove faccia bisogno (30 maggio 1546). — A pagare i 25 ducati spesi per il nuovo gonfalone e altri debiti del Comune, il Consiglio decreta una imposta (colta) sui terreni esistenti (5 settembre 1546), e ciò che avanzasse da questa imposizione, si dispone che venga collocato nella cassa della Chiesa maggiore ed ivi conservato. — Poiché, i preti, i soldati e i forestieri che hanno beni nel territorio di Pinguente intendono opporsi alla deliberazione su menzionata, per la quale sono obligati ^.lle gravezze come ogni altro possessore di terreni, sono nominati due cittadini con incarico di difendere le ragioni del Comune dove occorresse (14 novembre 1546). A tale scopo si prendono a prestito 50 ducati (25 dalla scola della chiesa maggiore e 25 delle altre scole di Pinguente) da consegnarsi ai due cittadini nominati. A lite finita quel denaro sarà restituito e se accadesse che allora il Comune non ne avesse, verrà imposta una colta. — Nella seduta 21 dicembre 1546 sono confermati a vita i sacerdoti in servizio della chiesa maggiore di Pinguente Giovanni Snebal, Mauro Bogiasich e Giovanni de Gravisi. — Nella seduta 13 marzo 1547, in sostituzione del defunto, è nominato a vita il nuovo portatore della croce della chiesa maggiore di Pinguente. — Elezione degli ufficiali del Comune. (Continua) G. V. — Portole —-ìw------- IST o ti z ì e 11 desiderio vivissimo nostro come di tutti i comprovinciali, di riprendere la lettura del periodico „L" Istria", è rimasto deluso fin oggi, nò siamo in grado, più che non lo sia ciascuno, di dare notizie intorno alla deplorevole questione insorta improvvisamente a turbare la pace in provincia ; e per cui venne sospesa dall' egregio suo redattore la pubblicazione dell' „Istria." Però non è questione finita, pare e speriamolo; lo rileviamo soltanto per dare spiegazione del nostro silenzio in merito, trattandosi di cosa di tanta importanza ; silenzio che altrimenti non avrebbe scusa. Ma non possiamo tacere che il voto generale, e siamo certi di esprimerne la sincerità, è quello di vedere tolta ogni divergenza ad ogni costo, per continuare con tutte le forze unite la lotta contro il nemico comune che intanto ride e soffia nel fuoco. Quando la Lega Nazionale deliberò di aprire una scuola siili' altipiano, poco lungi da Santa Croce, la cittadinanza triestina diede un' imponente esempio di patriottico buon volere, offrendo numerosissime e cospicue oblazioni per il nobile intento. Ora il lavoro iniziato sotto si buoni auspici è compiuto ; la Direzione della Lega ha ricevuto in consegna 1' e-dificio e l'attività della benemerita federazione conterà d' ora innanzi una nuova importante partita. L'edifìcio è degno dell'istituzione che lo fece sorgere e dello scopo cui è destinato. Linee schiette e severe, ornamenti sobri e di buon gusto, un insieme che soddisfa 1' occhio e parla al pensiero ; è quello che ci voleva per una scuola come questa. Nè 1' insegnamento tarderà ad iniziarsi nei nuovi locali ; la Direzione della Lega sta provedendo ora alla nomina di un maestro e di una maestra e alle altre pratiche necessarie a conseguire il permesso di attivazione dell' insegnamento della nuova scuola che verrà convenientemente arredata per cura della Lega. Altre ancora sono le scuole che la Lesa Nazionale fa costruire. A Colmo e a Stridone sorsero già due altri edifizi scolastici e la Direzione pensa già ai maestri e all'arredamento anche per queste scuole, per cui è prossimo il giorno in cui la sezione adriatica conterrà ben cinque scuole in attività. Il giornale ufficiale «L'Osservatore Triestino» (N. 246) ha pubblicata la Notificazione della i. r. luogotenenza, concernente le elezioni suppletorie per la Camera di commercio e d' industria istriana, in Rovigno. Viene indetta l'elezione di 9 membri effettivi con la durata di funzione di sei anni, in sostituzione degli attuali cui scaderà il mandato con la fine dell' anno corrente. Dei 4 membri della sezione di commercio, almeno 2 devono essere domiciliati a Rovigno, e dei 5 membri della sezione d'Industria, almeno 3. I) regolamento elettorale è ispezionarle presso l'Ufficio della Camera stessa, nonché presso le autorità industriali di prima istanza, come pure presso gli Uffici delle imposte. La i. r. commissione elettorale publicherà le liste elettorali, i termini per i reclami, e le giornate per la elezione, che si potranno ispezionare presso 1' Ufficio della Camera, e presso gli Uffici delle imposte. Per una deplorevole dimenticanza non abbiamo pubblicato gli eletti di tutti e tre i corpi elettorali che costituiscono la rappresentanza comunale di Parenzo ; e vi ripariamo pubblicandoli oggi. Furono eletti a rappresentanti e sostituti nel : Terzo Corpo. Rappresentanti : Dr. Conte Guido Becich - Parenzo ; Menganziol Pietro di Giuseppe, idem ; Benedetto marchese Polesini, idem ; Sebastiano Sbisà, idem; Giuseppe nob. Yegottini, idem; Celestino Codan fu Matteo, da Fratta ; Dumovich Michele fu Michele da Majo ; Micatovich Giovanni di Martino da Torre; Misdaris Giov. Battista da Villanova di Parenzo; Radovan Giovanni fu Marco daMompaderno. Sostituti Rappresentanti: Matteo Sandri fu Antonio - Parenzo ; Cucaz Gregorio fu Gregorio, Villanova ; Cortese Antonio fu Michele, Dracevaz ; i.Corazza Antonio fu Giovanni Giassenovizza ; Pietro Millos fu Pietro, Monghebbo, Secondo Corpo. Rappresentanti : Franca Pietro fu'Giov. ^ Parenzo ; Galli Luigi fu Benedetto, idem; Marelici Angelo fu Gabriele, idem ; Monfalcon Domenico, idem; Perusino Daniele fu Nicolò, idem; Rocco Egidio fu Andrea, idem ; Iurcovich Simone fu Matteo - Foscolino ; Micatovich Antonio fu Marco - Fratta ; Mocibob Antonio - Sbandati ; Radesich Marco fu Giovanni - Villanova. Sostituti : Begnù Felice fu Nicolò - Parenzo ; Draghicchio Francesco fu Gregorio, idem ; Pinzan Pietro fu Pietro, idem ; Tami Luigi, idem; Vucanovich Simone fu Biagio da Sbandati. Primo Corpo. Rappresentanti comunali : Can-ciani Dott. Giovanni - Parenzo ; Candussio de Giovanni, idem; Calagari Giuseppe fu Giov. Batt. idem; ; Danelon Angelo fu Francesco, idem ; Ghersina Michele, idem ; Manzolini de Nicolò, idem ; Privileggi Pietro di Giuseppe, idem ; Sincich de Andrea, idem ; Vidali [ Giov. Antonio, idem ; Stifanich - Talich Natale -Mompaderno. Sostituti : Crevatin Giuseppe - Parenzo ; Dari j Antonio fu Domenico, idem ; Mauri Stefano fu Gio-I vanni, idem ; Volpi de Giuseppe, idem ; Ziz Antonio, : idem. Scrivono da Pola al Piccolo : Il rinomato scrit-; tore Luigi Illica, il quale trovasi qui, ha ultimato il nuovo libretto intitolato Nozze istriane che il ; distinto maestro nostro comprovinciale Antonio Sma-reglia sta ora musicando. L'opera, che tratta il . soggetto eminentemente istriano, perchè riflette gli usi e costumi del popolo dignanese e che avrà per tutti i comprovinciali delle speciali e forti attrative, verrà portata a compimento nel venturo luglio e nell' autunno 1894 sarà data al teatro di Coi-te in Vienna. La Sezione di Trento del Consiglio provinciale di agricoltura ha pubblicato il seguente avviso di concorso : Viene aperto il concorso al posto di Direttore resosi vacante presso 1' Istituto bacologico della Sezione di Trento del Consiglio provinciale d'agri- coltura pel Tirolo, Istituto che per la ventura campagna bacologica verrà installato nel nuovo edificio espressamente costruito a tale scopo. L' annuo onorario è fissato a 2400 corone v. a. u., pagabile in rate mensili anticipate. Viene pure messa a disposizione del Direttore un' abitazione annessa all' Istituto composta di 5 stanze, cucina, ed accessori. Negli eventuali viaggi d'ufficio riceverà una diaria di 6 corone e gli verranno rimborsate le spese di trasferta. Coloro che vi aspirassero devono presentare a questo Ufficio entro il giorno 20 novembre del corrente anno le loro insinuazioni corredate della fede di nascita, del certificato di sana costituzione fisica e dei documenti ed attestati, eventualmente lavori scientifici (attinenti, specialmente la Bachicoltura), comprovanti la loro abilità, la pratica percorsa e le cognizioni in particolare. l.o Neil' allevamento razionale del baco da seta, basato sulle norme teorico-pratiche. 2.0 Neil' anatomia e fisiologia, come pure nella patologia del baco. 3.0 Nella confezione del seme da bachi secondo i sistemi più perfezionati. 4.o Nella direzione economico-amministrativa di un importante Istituto di confezione. 11 posto dovrà esser occupato coli' apertura della prossima campagna bacologica e precisamente col Lo aprile 1894. Il Consiglio, credendolo opportuno e permettendolo le speciali condizioni dell' aspirante, si riserva di poterlo chiamare al coprimento del posto ancor prima dell' epoca soprafissata. E' aperto 1' iscrizione presso la R. Scuola di Pomologia e Orticoltura in Firenze per 1' anno scolastico 1893-94. La Scuola ha la sua sede alle Cascine presso Firenze Gli aluni sono accolti in convitto e ricevono un' istruzione prevalentemente pratica, per un corso , di 3 anni. L' istruzione pratica è avvalorata da lezioni sugli elementi di scienze fisiche e naturali, computisteria, giardinaggio, frutticoltura, orticoltura, ecc. Alla Scuola è annessa la vasta azienda delle Cascine con serre e giardini ove sono riunite collezioni numerose di piante ornamentali, con orti estesi, pomari, vigneti di viti nostrali e di viti americane resistenti alla fillossera, vivai di piante fruttifere, ecc. Completano 1' azienda la stalla, il pollaio, un deposito di macchine agrarie, ecc. Nel suo genere l'istituto delle Cascine è l'unico in Italia per 1' insegnamento dell' orticoltura. Gli alunni che lo frequentano provengono da varie Provincie del Regno, e quelli licenziati trovarono facile collocamento. Per le nuove ammissioni si prescrive che i concorenti abbiano un' età non minore di 14 anni, nè superiore ai 17, subiscano un'esame equivalente alla licenza elementare, siano di preferenza figli di coltivatori o di piccoli proprietari agricoltori. La retta mensile è di L. 25. CORRISPONDENZE Buje 27 ottobre Nel distretto di Parenzo e in quello di Capodistria nello scorso settembre si verificarono parecchi casi di febbre carbonchiosa negli animali bovini, tutti seguiti da morte, e cosi pure del mal rossino nei suini ; intendo accennare ai casi denunziati e pei quali furono prese le più severe misure di legge, mentre corrono voci di molti altri casi tenuti nascosti per sfuggire alle considerevoli spese e disturbi necessari però onde spegnere l'infezione, che altrimenti, date le circostanze favorevoli, potrebbe scoppiare di nuovo. E dunque seriamente a temersi che nel venturo anno con la stagione calda che sembra la più propizia si sviluppi il contagio. Un pensiero tormentoso, ed io che vi scrivo e che sono stato alle battiture ne sento il peso. Però non m' accascio e tento la difesa; a questo scopo mi sono procurato la «Relazione del Laboratorio Pasteur-Chamberland», sotto la protezione del ministero di agricoltura del Regno d'Ungheria, intorno alla sua attività nell' anno 1892, relazione pubblicata a Buda-Pest (Rudolf. Bakpart 7, Izàm), e vi ho trovata la statistica del bestiame inoculato in Ungheria contro il carlonchio e il mal rossino nell'anno 1892. L'indicato laboratorio di Buda-Pest ha inoculato nel 1892 niente meno di 806932 capi di bestiame ! Dalla sua istituzione che data nell' ottobre 1886, ha inoculato 1237674 porci contro il mal rossino, e 945512 montoni, 147248 bovini, 9788 cavalli contro il carbonchio-, in tutto 2340232 capi di bestiame; per i quali furono adoperate circa 5 milioni di dosi di pus. In appendice sono pubblicati i nomi dei proprietari del bestiame, il luogo di dimora e il numero degli animali inoculati; sono oltre 1000 i proprietari che hanno fatto eseguire la inoculazione, e vi si riscontrano i più bei nomi dei magnati. E ciò che più importa sapere è questo, che dalla relazione ufficiale diretta al r. ministero di agricoltura dall'illustre professore dottor Hutyra; la mortalità nel 1891 sui capi di bestiame inoculato in quell'anno, era discesa a 0.88% pei' i porci, a 1.01 °/o per i montoni, a 0.12 % Per i bovini, ed a 0.00% per i cavalli. Splendidi risultati davvero. Giova notare che il mal rossino e la pleumo enterite infettiva del porco, la febbre carbonchiosa e il carbonchio sintomatico, hanno molte analogie sul modo di manifestarsi, di svilupparsi e di propagarsi, per cui ne viene di conseguenza che si devono applicare per tutte queste forme le stesse misure, ciò che venne anche confermato dal decreto 28 luglio 1888 dal ministero di agricoltura in Francia. A conferma poi dell'efficacia dell'inoculazione, la „Relazione" riporta il testo delle modificazioni introdotte nelle leggi di polizia sanitaria in Francia in seguito alla scoperta Pasteur, modificazioni dirette a limitare le misure restrittive di esse leggi per gli animali che vengono inoculati. Riporta inoltre le disposizioni prese dalla società 1' .Avenir" di mutua assicurazione contro la mortalità dei cavalli e del bestiame, per cui non garantisce la morte avvenuta in seguito a malattia carbonchiosa, se non venga prodotto il certificato di eseguita inoculazione. Annunziato così in via sommaria il contenuto della importante Relazione, vengo a concludere che nella nostra provincia, ad esempio di altre provincie dell' Austria, sarebbe prudente provvedere a tempo onde scongiurare i pericoli di un contagio che da un momento all' altro, poiché il germe serpeggia, potrebbe divampare dovunque con incalcolabili danni. ; Neil' accademia reale di veterinaria di Buda Pest, l'illustre professore Hutyra tiene ogni anno dei corsi d'inoculazione oltre che per gli alievi dell'accademia, anche per i veterinari in epoche determinate. Varrebbe dunque la pena che il consiglio agrario provinciale-nella prossima sua seduta si occupasse della importante ; questione, onde ottenere che la giunta provinciale, la quale ha già fatta una proposta all' imperiale governo di concorrere nella spesa con fior. 200, per inviare uno dei nostri veterinari al corso di inoculazione nella reale accademia di Buda Pest; visto il maggiore pericolo che ci minaccia, volesse provvedere con la massima sollecitudine per ottenere il concorso dello ^ Stato, se pur lo credesse necessario, o altrimenti j provvedere a spese provinciali onde sia preso un j rimedio di urgenza. La nostra economia rurale già colpita e dalla " invasione fillosserica, dal deprezzamento delle grana- ; glie e dei vini, sarebbe rovinata intieramente da un ] possibile sviluppo e propagazione della febbre carbonchiosa specialmente negli animali bovini : e non si potrebbe perdonare a quegli organi che hanno l'ob- j bligo di provvedervi, se non avessero adottato a tempo quelle misure preventive che sono oramai passate nella pratica con tanto successo. (r.) ; ----—-1 Appunti bibliografici F. Dall' Ongaro. Novelle vecchie e nuove. Firenze - Succeuori Le Monnier 1890. Non è una recensione, ma una semplice protesta. Le novelle sono già note da molto tempo ; e chi fosse il Dall' Ongaro e quanto benemerito a Trieste specialmente, tutti lo sanno. Queste novelle poi, benché un pò invecchiate, e con la catastrofe del Deus ex machina secondo il repertorio romantico, si leggono però sempre con piacere. Ma ripeto, non è qui il caso di una recensione, nè di un appunto. Premetto che ho sentito sempre una viya simpatia pel Dall' Ongaro, pel poeta di nobili sensi patriottici, per 1' autore degli indimenticabili Stornelli. Come triestino poi io rammento sempre ton istima ed affetto, quale uno dei più validi collaboratori della Favilla, ed infaticabile nel promuovere con altri egregi il risveglio nazionale. I tempi in cui egli visse a Trieste furono tristi assai ; allora si era in pieno assolutismo ; le scuole tedesche, il dialetto natio guasto da molte voci straniere. Si capisce quindi come il Dall' Ongaro abbia nelle sue Novelle creati certi tipi o non veri, o alterati, che ci danno ai nervi oggi ; e da certi esempi che avea sotto gli occhi sia stato indotto a falsi giudizi sullo stato di tutta la Provincia. Perdoniamogli quindi le sue kellnerinn, e le fraile e molti personaggi delle sue novelle studiati alla sfuggita nelle osterie del Carso. Una sua scappata però non ho potuto tollerare in pace venticinque anni or sono ; e mi rammento di aver scritto -La sagra di Semedella. (Vedi Tra filo e filo Treves 1870) appunto quale confutazione ad un'altra novella del Dall' Ongaro - Il berretto di pel di lupo - (Racconti Le Monnier) in cui si introduce uno Slavo puro sangue a fare la prima parte nella festa campestre di Semedella. Al berretto di pelo di lupo, che non si vide mai a Capodistria a quella festa, ho contrapposto il berretto dei nostri pao-lani e marinai sulla brava testa di Tomasetto e di Nazario, che sono tipi veri e tuttora vivi e verdi per la grazia di Dio ; e la tuba, ammaccata parecchio, del Prof. Antonio, Dio lo riposi, sempre vivo nella memoria del nostro popolo. Ma io non aveva troppa voce in capitolo ; 1' edizione del Tra filo e filo è esaurita ; e il berretto di pel di lupo è sempre inalberato nell'edizione Le Monnier, il quale di scrittori istriani e triestini non ha mai voluto saperne, perchè non istampa libri di autori tedeschi : gli eredi dell'ottimo Domenico Tagliapietra informino. Ma tutto questo è niente. Nelle Novelle vecchie e nuove de quo a pagina 153 leggesi „La sua fisonomia siciliana (di Rosario), la sua franchezza, la vivacità delle sue parole mi fecero pensare, quanto ci corre fra una provincia meridionale d'Italia, e quest'ultima appendice bastarda della nostra penisola." Certo oggi, dopo gli esempi di franchezza e di carattere forte, eroico, il Dall'Ongaro non iscriverebbe più queste parole ; ma intanto ciò che è scritto è scritto, e noi Triestini ed Istriani non ci facciamo certo la più bella figura. Ed è così che si perpetuano nelle famiglie tanti pregiudizi ed errori. Ed io, per non perdere le staffe, cito semplicemente il fatto, e „parole non ci appulcro." P. T. VARIETÀ I primi elementi dell'amabilità. {Dalla Perseveranza) L'amabilità è un dovere dell' uomo sociabile e l'uomo permaloso, scrive la contessa Pigorini-Beri nel suo recentissimo volume edito dal cavaliere F. Casanova {Le buone maniere), è la persona più disamabile, più insopportabile del mondo. In questi casi le signore fanno testo di legge. Alessandro Manzoni diceva che Massimo d'A-zeglio era nato seducente, e con questo, secondo il parere della prefata gentile scrittrice, voleva spiegare per quali volute si era aggirato il suo spirito eletto, per conservargli sempre, malgrado la diversità delle opinioni, delle tendenze, dell' indole e del carattere, una affezione più che paterna, cieca, d'una esclusività quasi gelosa. Parliamo dunque di questa speciale qualità dell' animo e della mente ad un tempo — 1' amabilità — che vuol con sè, a fida scorta, 1' arguzia, la festività, la garbatezza e 1' urbanità, 1' affabilità senza smancierie e svenevolezze, o le affettate sdolcinature, le quali otterrebbero 1' effetto contrario. Abbiamo ricordato il libro piacevolissimo, e diremmo anzi geniale, della contessa Pigorini-Beri, e ne spigoleremo qua e là qualche periodo, qualche passo, qualche aneddoto, senza voler con ciò usurpare il posto al bibliografo... di servizio o di turno. Attenendoci pertanto al tema dell' amabilità, si può, senza tema di errare, asserire che il non aver l'aria di farsi passare presso gli altri più di quello che si è, o almeno più di quanto supponiamo di valere, davanti al tribunale senza sospetti della nostra coscienza ; il non cacciarsi a rotta di collo ed a spintoni e sgambetti in mezzo alla folla, anche se ne è il caso, chiedendo il parere di chi può essere a noi inferiore, ed ascoltandolo con qualche deferenza, se pur non dice, per abitudine inveterata, delle castronerie, è un frutto dell' amabilità innata in chi non saprebbe mostrarsi ruvido e grossolano col suo prossimo. Spinta all' esagerazione, l'amabilità diventa una leziosaggine insulsa e seccante ; non adoperata a tempo e luogo opportuno, può produrre conseguenze non liete e dare risultati deplorevoli, che più tardi si dovranno rimpiangere amaramente; dunque «Adelante con juicio.» La contessa Pigorini-Beri, nel suo grazioso volume dedicato alla Principessa Pignatelli Strongoli del Balzo, dama d' onore di S. M. la Regina — 1' amabilità personificata — ricorda con ragione che Vittorio Emanuele e Garibaldi erano semplici ed amabili, senza affettazione. Io ricordo che, a differenza di molti altri grandi uomini italiani, Camillo Cavour — a detta di quanti lo avvicinarono — era così gentile, o diciamo pure, amabile, da non usar mai, anche nell' ultimo anno di sua vita, in mezzo a quella incessante ressa di 1 persone d'ogni ceto che gli si cacciavano innanzi e, gli si stringevano ai fianchi, e lo sollecitavano in mille guise e per ogni verso, la ben che minima sgarbatezza. Non gli venne mai meno il suo leggendario sorrisetto, e, se talvolta dovette mandar a quel paese qualche importuno, lo consigliò a girar V Italia con tanta arguzia da fargli intendere la ragione di primo acchito. E allora giù, una fregatina di mani... alla Cavour ! Oggidì nei Parlamenti, panni faccia gran difetto l'amabilità, che pure talvolta, unita a qualche punta d' ironia e non disgiunta dalla calma e dalla moderazione nelle discussioni più importanti, farebbe vincere le battaglie più arrischiate, perchè è anche questione di abilità, di accortezza, di prudenza, è un mezzo sicuro di difesa, di previdenza.., direi quasi di mutuo soccorso e di cooperazione salutare, essere amabili cogli amici e più cogli antagonisti, per disarmarli senza grave pericolo. Ma non osiamo sperare tanto amabili i gladiatori dell' odierna palestra parlamentare, nessun Paese eccettuato ! Poiché parlammo di D'Azeglio, non sarà neanco fuori del caso ricordare un aneddoto sconosciuto probabilmente ai più, e che serve a far meglio apprezzare quella buona gente del 48, la quale forse ebbe un solo torto, quello cioè di aver seminato male i proprii esempi, cosicché l'attuale generazione, in tanta penuria di raccolto e tanto bisogno d' uomini di Stato, è costretta a mandar in frantumi la lanterna di Diogene, perchè non trova 1' uomo... per la quale. Massimo d' Azeglio aveva creduto opportuno di ritirarsi dal Ministero che portava il suo nome, ed indicava al Re Vittorio Emanuele, a successore, il Conte Camillo di Cavour, 1' uomo del connubio, come lo chiamavano allora gli intransigenti aristocratici e gli ultra-democratici. Allorché fra le contrarie correnti parlamentari e diplomatiche, e di Corte, Cavour ottenne di far prender parte dalle truppe piemontesi al corpo di spedizione anglo-turco-francese in Crimea, nonostante gli alti lai degli ignoranti, degli oscurantisti, dei neghittosi, dei sognatori incompresi, 1' illustre uomo si recò all' Accademia Albertina, ove D' Azeglio, poverino, aveva ottenuto, a prezzo ridotto, tre camerette in affitto dal cosidetto Demanio, e dove si occupava di paesaggio, rimanendo estraneo ad ogni affare politico. Cavour espose a d' Azeglio (Zei lo chiamavano gli intimi amici e le dame di Corte) come stavano le cose, e, quand' ebbe finito gli chiese che cosa ne pensasse : «Sei un uomo fortunato (V ses na' con la camisa!)» gli rispose d'Azeglio. Lascia gracchiarle rane, e va in Crimea: dall' Oriente verrà la luce per noi!» E così avvenne. O gran bontà dei cavalieri antiqui ! direbbe Ariosto, il cavalleresco poeta; quei due avversari politici non si peritavano di consigliarsi nei momenti supremi, e l'uno cedeva all'altro il passo per 1' onore e la salvezza della patria. Questa é amabilità, che va dall' abnegazione del patriottismo all' eroismo più schietto, più puro, più classico. CAPODISTRIA, Tipografia Cobol-Priora. Ma io non vorrei abusare dell'amabilità dei lettori protraendo di soverchio la chiacchierata. E fo punto senza aggiungere altro. Gr. I. Armandi. ----—ifß------J PUBBLICAZIONI j Calendario universale per le famiglie per l'anno 1894 (Anno XV), elegante volume in-4 di pag. 80, illustrato da circa 100 incisioni; pubblicato dalla Ditta editrice Francesco Manini-Wiget, Milano, via Durini 31. Si vende presso il libraio Benedetto Lonzar in Capodistria, prezzo 50 centesimi (v. i.). Il Raccoglitore scolastico, periodico mensile per la scuola e per il maestro, redattore ed amministratore Lorenzo Gonan. Trieste, Tip. Lit. E. Sambo e C. E' uscito il primo numero, e contiene : 1. La Redazione - Per intendersi. — 2. L. Gonan - Esperienze colla scrittura verticale. — 3. Il Reporter -Congressi delle nostre società magistrali. — 4. B. L. - Ai maestri del distretto di Gradisca. — 5. Il cronista - Notizie. — 6. Varietà. Molmenti. - Carpaccio, son temps et son oeuvre. Venise, Ongania et succes. Fontana. Un opera di particolare importanza per la storia e per 1' arte è quella del Molmenti, la quale da un bellissimo quadro della pittura veneziana in mezzo a e cui grandeggia la figura del Carpaccio. L'autor»-ha dedicato a questo studio non facile il suo ingegno a la sua passione di artista, ed è riuscito a far opera degna del suo nome. Ci piace riportare, a proposito di questa dotta e geniale pubblicazione del Molmenti, il giudizio che ne dà l'Ateneo Veneto, nel suo ultimo fascicolo. Dopo aver dichiarato che il Molmenti ha enumerato e descritto le opere del Carpaccio in Venezia e fuori, esaminata l'autenticità loro, e rilevata l'importanza di ciascuna, 1' egregio critico così si esprime : «Certo gli studiosi ammireranno 1' erudizione del Molmenti, ammireranno la sicurezza con la quale il critico s' inoltra negli oscuri labirinti delle origini della pittura veneziana; ammireranno le considerazioni filosofiche sull' arte, di cui è ricco il libro -a me piace ammirare un pregio più semplice, più caro. Amo il gusto della soave arte del XV Secolo, che spira da tutto il libro, che informa lo stile modestamente colorito. Amo quelle pagine nelle quali lo scrittore - forse ora si potrebbe dire poeta - tracciata la storia della leggenda di S. Orsola nella pittura del Rinascimento, esamina ad uno ad uno i quadri nei quali il Carpaccio dipinse cosi genialmente i casi della Vergine e delle sue undicimila ancelle; perchè in quest'esame il Molmenti è così sapientemente parco, che ci sentiamo penetrati a poco a poco e commossi dalla soavità poetica della leggenda, e dalla profondità e gentilezza dell' arte del Carpaccio.»