Abbiionamento annuo fiorini 4 semestre f.r 2. Pagamenti antecipati. Per un solo numero soldi 20. Rivolgersi per gli annunzi alVAmminis. Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 334 pianterreno. Il periodico esce ai 10 e 25 d’ogni mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi all’Amministrazione Si stampano gratuitamente articoli d’interesse generale. Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi antecipatamente. Non si restituiscono i manoscritti. Excelsior .... Quintino Sella Ecco le parole con cui 1" on. Spautigati, dal banco della Presidenza, annunciava la morte di Quintino Sella al Parlamento italiano: “Vi sono degli uomini per i quali l’immortalità comincia il giorno che muoiono - per i quali sta la gratitudine della patria redenta. Di questi fu Fon. Quintino Sella. Ebbe i natali nella patria di Pietro Micca, e come lui ebbe forti i propositi. Scienziato e uomo di Stato, tale si rivela al suo primo ingresso alla Camera, al suo primo prender posto nel Ministero, ove, qual reggitore delle finanze, fu il ristauratore della ricchezza italiana. Ognuno ricorda i suoi sforzi costanti perchè Roma fosse la capitale d’Italia, quella Roma ch’egli voleva grande e degna dei futuri destini della nazione. Sulla vetta delle Alpi egli chiamava la gioventù italiana, quasi memore del detto antico che i monti sono più vicini al cielo. Quanta calamità, quanto dolore per questa perdita, per la quale piangono re e popolo „. A detti tanto elevati e pietosi, versando una lacrima sul modesto marmo che copre le spoglie del grande e forte Biellese, noi pure facciamo eco di cuore e ricordiamo come ai rosei pareggiamenti del troppo roseo autore di Stato e Chiesa, dietro ai quali il deficit montava minaccioso e gigante nel vicino Regno, alle partigiane speculazioni, agli sperperi inqualificabili, osasse sol riparare la mente angelica di quel grande scienziato e finanziere, di cui deploriamo commossi, oggi ancora, dopo tanti giorni la perdita. Fu lui, che prendendo di fronte la più immeritata impopolarità seppe con tenacità subalpina, liberare 1’ Italia dall’ onta della bancarotta e con la tassa del macinato prepararla a quel pareggio che dovea recarle tanto lustro, che dovea aprire al Magliani la via all’ abolizione del corso farzoso. Ai tempi cui ci riferiamo, la rendita italiana non toccava il 49 °|0 e il credito dei nostri vicini era tanto scosso, che nei diari francesi si discorreva delle cose italiane nel modo seguente: „La situazione finanziaria dell’ Italia è disperata. Per questo infelice paese, il cui preventivo annuale risulta per lo meno con un deficit di 160 milioni di lire, una catastrofe diviene di giorno in giorno, nonché più probabile, certissima. Si tratti di uno Stato o di un particolare, quando il deficit supera Vimposto, la crisi è inevitabile. Il fallimento apparisce adunque come un risultato, che non si può scongiurare. “ E il grande economista italiano non solo scongiurò il fallimento, ma mise l’Italia in grado di attendere alla sua difesa e porsi ben anco, quando le circostanze lo richiedessero, in grado di offendere presuntuosi, che osassero provocarla. Quintino Sella fu adunque degno degli onori altissimi, che gli furono resi dal popolo che ha tanto amato; ed il più bell’epitaffio da scolpirsi sulla tomba che racchiude le ossa di lui, lo dettò quell’eroe che fu il braccio destro di Garibaldi, 1’ eroe di Maddaloni, quando caratterizzò il robusto alpinista : “Uomo di ferro che fa e vuole come pochi in Italia sanno e vogliono fare e operare,,. Persuasi di far cosa grata ed utile ai lettori del nostro periodico, pubblichiamo la seguente relazione della conferenza tenuta addì 11 corr. Marzo in questa Sala Municipale dal distinto giovine maestro d’agricoltura Giovanni de Baldini, relazione favoritaci dallo stesso Conferenziere. Spettabile Redazione del giornale „Patria !“ Nella conferenza da me tenuta a Capodistria la sera del 11 corr. trattai dei parassiti più dannosi ai nostri alberi da frutto. Quasi per tutte le campagne si osservano, sulle vette dei frutteti, dei piumaccio!i bianchi traenti al grigio, nell’ interno dei quali svernano in letargo miriadi di bruchi che attendono i tepori primaverili per uscire dei quartieri d’ inverno, e gettarsi con voracità sulle tenere foglie appena sbocciate per divorarle, distruggendo così il frutto nel suo embrione. Io descrissi la vita metamorfosica di questi animali, e cercai di far comprendere ai campagnuoli quanto sia necessario il raccogliere i piumaccioli e gettarli sul fuoco per evitare il rapidissimo sviluppo dei bruchi. La Liparis chrysorrhoea, Liparis auriflua e la Pieris crataegi, appartenenti ai lepidotteri, svernano appunto in forma di bruchi raccolte fra poche foglie che tessono una con l’altra con filamenti bianchi, che presentano l’aspetto dei già menzionati piumaccioli. I danni cagionati da questi divoratori di foglie sono immensi, e ove non si combattano, va perso per qualche anno l’intero prodotto delle frutta. Un altro parassita dannosissimo agli alberi da frutto è PAcidalia bramata. La femmina di questo lepidottero esce della terra nell’ inverno ; ed avendo le ali mal sviluppate non può volare, e si trascina quindi lungo il tronco fra i rami in traccia di a-mori, e vi depone successivamente anche le nova. I bruchi ne escono in primavera unitamente ai germogli, dei quali si cibano a preferenza. Ad evitare il danno immenso cagionato da questi bruchi, si applica sul tronco a tempo debito una trappola per le farfalle femmine. Questa consiste di un anello fatto d’intorno al tronco con una sostanza viscosa e che al freddo non indurisca. L’ operazione si eseguisce verso la metà di gennaio con cera apposita o con vischio ben rammollito. Dopo poco tempo si osserva come gli anelli viscosi sieno coperti di farfalle che non potendo volare sono costrette a passarvi sopra e vi restano attaccate. Feci pure osservare al mio uditorio di campagna, gli anelli color bronzo lucente formati dalle uova della Gastropocha neustria (farfalla appartenente ai bombicidi) sui giovani ramoscelli, e consigliai di raccoglierli e gettarli al fuoco II „Cossus ligniperda" è uno dei costanti a-bitatori dei nostri alberi da frutto ; è un bruco lungo 8-10 cent, di color carne. Ha il dorso rosso bruno e gli anelli del suo corpo appariscono carnosi e gonfi. È munito d’ una testa nero-bruna, coriacea, avente delle mandibole molto sviluppate e ben a-datte a rosicchiare il legno. Il Cossus è un bruco polifago e vive anche nel tronco dei salici, dei pioppi e degli ulinus, formandosi delle gallerie rodendo il legno In primavera avanzata il bruco si chiude in una specie di bozzolo tessuto con bava serica e scheggette di legno. Di questo esce la farfalla che ha le ali anteriori brune con macchie bianchicce e strisciette nere, le posteriori e tutto il resto del corpo color bruno. La lunghezza di questo lepidottero notturno è di circa 3 cent, e la sua larghezza colle ali aperte di 8 cent. Dopo l’accoppiamento la femmina depone le uova sul tronco degli alberi, e di queste escono dopo poco tempo i piccoli bruchi, i quali si pra- ticano una via fin sotto alla corteccia per ivi svernare ben riparati dal freddo. In primavera cominciano i piccoli rodilegno a praticar delle gallerie nella parte più tenera del tronco, sotto la corteccia ; finche sentendosi forti abbastanza si accingono al faticoso lavoro di rodere il legno fino al midollo. La pianta che serve di albergo a questi ospiti di buon appetito, viene in pochi anni talmente crivellata di gallerie, che al più leggero soffio di vento si spezza con facilità. Il „Cossus acsculi" è un alleato del suo stretto parente sopra descritto, ed abita di preferenza nel tronco dell’ ippocastano. Anche il pomo, il pero ed altri alberi da fratto sono talvolta onorati di albergare nel tronco questo roditore di color giallo paglia con macchie nero-brune. Il bruco è un po’ più piccolo del Cossus ligniperda, ma nei costumi non varia molto da quest’ ultimo. La farfalla è bianca con macchie bleu-acciaio. Come fu già sopra accennato, i danni cagionati da questi rodilegno sono enormi. Il più bello e produttivo pometo può in pochi anni cessar affatto di portar frutta, e il più romantico viale di pioppi e ippocastani perdere del tutto quell’ aspetto di ridente frescura e presentare al passante dei nudi tronchi spezzati. A tanta calamità havvi pure un rimedio ; e ciò è 1’ uncino da brachi, strumento semplicissimo, formato di un filo di ferro lungo quasi un metro con un’ estremità piegata ad uncino doppio, e l’altra attaccata ad una palla di legno per facilitarne la manipolazione. Osservando attentamente gli alberi che albergano i Cossus, si vedono sul tronco o sui rami più grossi dei siti ove la corteccia è un po’ sollevata e coperta da scheggette di legno simili alle segature. In quel punto è certo che comincia una galleria del bruco. Introducendo ora l’uncino da bruchi, che si può piegare in ogni verso nel foro, si potrà estrarne il braco con somma facilità. Ripetendo questa operazione con diligenza in tutti i fori esistenti, si potrà, se non distruggere completamente i bruchi, almeno rallentare di molto il loro sviluppo. Se un albero ne è infetto già da più anni, e le gallerie corrono in ogni senso, è indicato di otturare i fori sulla corteccia con argilla e di introdurvi del petrolio. Dopo due o tre giorni si sturano i fori e si levano i bruchi più facilmente, poiché questi vengono per così dire attirati dai vapori del petrolio all’ apertura della galleria. Parlai anche dell’„Autonomus pomorum* piccolo insetto di color bruno della famiglia dei gorgoglioni, la cui larva danneggia i fiori del pomo ; poi dell’ „Autonomus pyri,“ simile al confratello, divoratore delle gemme del pero. Consigliai di raccogliere e bruciare i fiori e le gemme che albergano le larve di questi parassiti per impedirne lo sviluppo. Accennai pure ai danni prodotti dalla „Hypo-nomentha cognatella“ ai pomi, ai ciliegi e ai pruni, suggerendo di raccogliere assiduamente e bruciare le foglie tessute assieme da questa piccola ruga gialla con punti neri ; nonché di ungere i rami dell’ albero albergatore in primavera con petrolio diluito. Questa piccola ruga si moltiplica straordinariamente, e comparisce spesso in orde tanto numerose, che distruggono completamente le foglie degli alberi. Accennai inoltre ad un’ operazione di molta utilità, e che viene eseguita in tutti i paesi ove i frutteti si coltivano razionalmente, cioè quella di nettare bene la corteccia con ispazzole di ferro, a tal uopo costruite, per allontanare tutti i licheni e i muschi, piante parassite che soffocano il tronco ed offrono comodo asilo agli insetti per svernare ; e suggerii anche di pennellare il tronco con calce spenta, affine di distruggere tutti quegli abitatori degli alberi che pongono sede nelle fessure della corteccia, ed arrecano al frutteto danni considerevoli. SPIGOLATURE POLITICHE. Austria - Ungheria. Nel corso della discussione sulle scuole medie, il Ministro dell’istruzione dichiarò, con riferimento alle dichiarazioni già fatte nel Comitato del bilancio, non trattarsi di introdurre l’utraquismo, col dichiarare obbligatorie tutte le lingue del paese, ma di procurare che sieno coltivate le lingue di tutte le nazionalità. Se la prova fatta nelle scuole di Lubiana colla lingua slovena dovesse dar buoni risultati, si dovrebbe tener conto e mandar ad effetto una tale risoluzione. * * * In una delle ultime sedute della Camera dei Deputati, L on. Dr. Vitezich ha voluto spezzare una nuova lancia a prò’ dei suoi elettori istriani. E questa volta prese le mosse — guardate un po’ da dove ! — dal libro dell’ italiano Paolo Fambri, sulla necessità di rettificare i confini segnati fra 1’ Austria e l’Italia dopo la guerra del 1866, per accusare gli italiani dell’ Istria come informati alla stessa idea, stigmatizzandoli d’irredentismo. Preso poi 1’ a ire, descrisse le condizioni dell’ I-stria come svantaggiosissime agli slavi, i quali per converso, vuoi per il numero, vuoi per il provato sentimento di fedeltà, meriterebbero speciale protezione ; ed accusando la politica del Governo, non scansò calunniose insinuazioni all’ indirizzo dell’ autorità politica ed amministrativa della Provincia. Lo ribattè, per quanto era attaccato nella sua qualità di Capitano provinciale, 1’ on. Dr. Vidulich e nel merito della questione, 1’ on. deputato Suess fra il plauso dell’ intiera sinistra. Per tal modo, anche questa novella prova dcll’on. deputato sloveno per una idea vagante nel campo dei sogni impossibili, sortì un effetto ... di ilarità ; e non poteva esser accolto altrimenti — come con fina ironia osserva la Neue Freue Presse — il grido di dolore con cui 1’ on. deputato „ deplorò la riluttanza degli italiani del Litorale a lasciarsi slovenizzare.8 Italia. La crisi ministeriale, divenuta inevitabile dopo l’insuccesso della legge Baccelli, ha avuto una causa prossima nella votazione per la nomina del nuovo Presidente della Camera. L’ elezione di Ceppino, candidato ministeriale, a Presidente della Camera con una maggioranza minima di voti, elezione resasi necessaria in] seguito alla dimissione dell’ on. Farmi, ha scosso fortemente la posizione del Gabinetto ; ed il giorno in cui era stata fissata l’installazione del nuovo Presidente, Depretis annunciò alla Camera, che il Gabinetto aveva presentate le sue dimissioni al Re. Come di solito, il Re s’ è riservato di pronunciarsi; per cui interinalmente resta affidato al vecchio Gabinetto il governo della cosa pubblica. Varie sono poi le opinioni circa la persona a cui sarà affidata la formazione del nuovo Gabinetto e circa le persone che saran chiamate a comporlo. Con maggior verosimiglianza credesi che Depretis verrà nuovamente incaricato della formazione del Gabinetto, come l’unico Ministro Presidente possibile nelle attuali condizioni parlamentari. Altri poi non sono alieni dal pensare ad uno scioglimento della Camera, per ricomporre una maggioranza più forte e più omogenea. Ad ogni modo la presente crisi benché di difficile scioglimento, porterà forse un po’ di luce tanto necessaria nell’ oscurità della situazione. Ed il Diritto, rimproverando a Depretis l’abortito tentativo di fondere elementi tanto eterogenei, conchiude : „II nuovo Ministero non può essere che di Sinistra, o di Destra. I mezzi termini non sono più possibili, dal momento che il massimo tentativo per farli prevalere è fallito. Torniamo adunque sulla retta via e ci guadagneremo tutti ; ci guadagnerà il paese ; ci guadagneranno le istituzioni e soprattutto ci guadagnerà il carattere nazionale.8 Francia. Desta interesse la notizia portata dalla France di trattative corse fra il Sig. Ferry e Canova del Castillo circa la conclusione di una alleanza francospagnola. Molti dubitano della verità di un tal fatto, che però non apparisce tanto inverosimile, quando si consideri che la Francia non può esser aliena all’ idea, di iniziare la formazione di una forte alleanza da contrapporsi a quella formidabile delle tre potenze centrali. * * * La spedizione militare al Tonchino, che doveva essere affare di poco tempo, tiene tutt’ora occupata 1’ armata francese. Quando la Camera votò il primo prestito per la spedizione, si disse, trattarsi puramente di tener alto il prestigio della Nazione e di vendicare la morte di Neviere. Poi si promise di limitarsi all’ occupazione del Delta, per lo che era necessario venire in possesso delle piazze forti di Sontay e Bachnihn. Ora anche queste son conquistate e l’operazione militare continua tuttavia, con grande meraviglia degli stessi francesi, che si lagnano del grave dispendio. Ad onta di ciò siamo persuasi che, quando si tratterà di sanare il fatto compiuto e votare le relative somme per coprire le spese incontrate, la Camera non esiterà punto a farlo, approvando piemamente una impresa mediante la quale la Regenza, con molto tatto politico, senza occasionare un aperto conflitto colla China, seppe conquistare la vasta regione del Tonchino. Spagna. Una nuova congiura militare, tendente ad una vasta sollevazione, fu sventata mentre i preparativi erano già di molto avanzati. Ritiensi generalmente che sia stata organizzata per opera di Zorilla e che avesse numerosi aderenti tanto fra i soldati che fra il resto della popolazione. Riuscì all’ Autorità di scoprire un convegno dei congiurati in casa del generale Belarde, in seguito a che operò numerosi arresti e scoprì le trame dell’ intera congiura. Naturalmente la notizia destò il panico nella Capitale, quantuque la Reggenza si fosse affrettata con notizie tranquillanti a scemare 1’ importanza e la gravità del fatto. Per mancanza di spazio riserviamo alla prossima volta la continuazione del Memoriale, di cui il nostro ultimo numero. ------------------------------!---------— LEVIA GRAVI A. ('Continuazione. Vedi ì numeri precedenti) La natura ha posto alla lingua una doppia sbarra, i denti e le labbra, quasi per avvertirci di ben meditare la parola prima di concederle il volo. Senonchè, pur troppo, la leggerezza nel favellare è l’ultimo difetto di che l’uomo si emendi ; dico 1’ uomo che in tanta luce di civiltà conservi tuttavia il preconcetto medievale, che 1’ onestà importi qualche cosa di più che il solo astenersi dal porre trivialmente la mano nelle saccocce del prossimo. E l’etimologia ci suggerisce del pari un uso per lo meno innocente di questa nobilissima fra le umane potenze. Parola deriverebbe dal latino parabola, per sincope paratila (la qual forma è rimasa nel dialetto friulano) per contrazione parola; come del pari favella deriverebbe da fabella, piccola favola. Vogliono cioè che per l’uso abbondantissimo che si faceva ne’ suoi esordì della lingua italiana in novellare, per una specie di metonimia la manifestazione del pensiero sia stata denominata favola e parabola. Se oggi la lingua nostra difettasse di questi vocaboli, e li dovessimo coniare, l’accademia che ne avesse il compito non farebbe a sproposito rivolgendosi all’impero celeste per sapere come chiamino da quelle parti quella siffatta macchina a vapore, „Hanno fatto nella China Una macchina a vapore Per mandar la guigliottina : Questa macchina in tre ore Fa la festa a cento mila Messi in fila." Solo, perchè finalmente siamo civili, la nostra macchina fonetica, come la lancia di Achille, uccide sì, ma poi resuscita ; anzi „Al secol nostro, secol beato, Per chi vuol essere immortalato, L’unico mezzo, da quanto pare, L’unico mezzo gli è di crepare." Allora, quando vi troviate colle calcagna al sole, visto il precetto evangelico „ amerai il prossimo tuo lungo disteso" visto inoltre e soprattutto che i morti non li incontriamo più sulla strada delle nostre impotenti ambizioni, allora „Tutti fan bene, nessun fa male; Tutti son buoni, son generosi, Figli obbedienti, padri amorosi ; E tutti quanti, non si sa come, Mandano ai posteri il loro nome. “ La mercè di questa carità postuma, di questa generosa e illuminata giustizia „Non crepa un asino Che sia padrone D’ andare al diavolo Senza iscrizione; “ e il Foscolo sentenziò rassegnato : Morte sol mi darà fama e riposo. Sicché vedete che i Chinesi sono barbari. Finalmente è tale 1’ uso che si fa della parola, che il verbo criticare, il quale per sè non direbbe altro che „giudicare" passò a significare sulle bocche del popolo istriano „giudicare sfavorevolmente." Ed è una sottile ironia, anzi un amaro sarcasmo, col quale si viene a dire, che nel portar giudizio sul valore degli altri non si seguono altrimenti i criteri della verità e della giustizia, ma le prevenzioni dell’invidia e dell’ odio. Dante se ne consolava pensando che „Non è il mondali rumore altro che un fiato Di vento che or vien quinci e or vien quindi, E muta nome perchè muta lato." C’ è il guaio però, che quel fiato lo soffiò di Firenze, e lo mandò a vivere di elemosina e a morire a Ravenna. Ma parliamo di cose allegre. 0 chi direbbe che la voce colazione è nata in convento ? Ed ecco in che maniera. L’ antica disciplina ecclesiastica imponeva durante la quaresima un’ unica refezione, e i nostri vecchi vi si attenevano, e sdigiunavano in quel periodo di tempo appena la sera. Qualche cosa di simile si costuma tuttavia la vigilia di Natale. Ora nei conventi si tenevano dai frati delle conferenze, delle collazioni, nelle quali i singoli portavano assieme (conferivano) il frutto dei loro studi su qualche argomento proposto dall’Abate, puta caso una quistione di filosofia, di dommatica o di morale. Succedeva che, come sono diversi i pareri, talvolta la disputa si accalorasse, e i frati, finita la conferenza, si sentissero spossati e con le fauci inaridite. In questi casi l’Abate si teneva autorizzato a interpretare la legge del digiuno con qualche larghezza, e permetteva una piccola refezione, il crostino teologico inaffiato di qualche sorso di vino. A denominare questa refezione non esisteva un nome, e d’altr’onde avveniva in un’ ora e in una quantità, che la non si poteva dire nè cena e nè desinare : la si disse colazione, perchè avveniva all’ ora della collazione, della conferenza. La singolarità di questa derivazione e di qualche altra delle surriferite mi fa temere, che se ne metta in contingenza la verità. A dirvela come la penso, di questi dubbi ne vengono anche a me, e di più di una di siffatte disquisizioni ho pensato che la sia più ingegnosa che vera. Da parte mia ve le ho esposte come le ho lette, aggiungendovi del mio le divagazioni che avete vedute, e che non saranno state una stonatura, se l’insegnamento della lingua ha da essere non un semplice insegnamento di parole, ma inoltre, se il maestro le sappia, un insegnamento di cose. Che se fossi riuscito a piacervi, e desideraste che mi continuassi, a meglio soddisfarvi vi manderei, ciò eh’ è stato lo scopo di questa mia fatica, al bellissimo libro „La fortuna delle parole“ di Manno, il quale Manno, se m’indovino, ne ha dettato anche un altro „La fortuna delle frasi, “ che non dev’ essere meno interessante del primo. Quant’ è a me, per ora faccio punto, riservandomi di ritornare sull’ argomento, se mi cessi la sovvenutami atonia della mente, e mi arrida un bricciolo d’ispirazione. Intanto farò il poi tron e, quantunque non abbia il pollice tronco a bello studio per causar le fatiche della vita militare. ------------:-- ■ --r---------- BIBLIOGRAFIA Abbiamo sott’ occhio un opuscolo del prof. Antonio Zernitz, docente nel Ginnasio di Capodistria, dal titolo Gli anelli nella storia nella poesia e nelle superstizioni. È un lavoro di molta erudizione, e che raccomandiamo a chi si diverte di questi studi. E pure a coloro che non ci hanno il gusto, parecchie di quelle notizie riusciranno interessanti. Eccone un saggio. „Sotto gl’ imperatori romani crebbe oltre misura il lusso anche in questo genere di ornamenti. Così, mentre prima il portare anelli era esclusiva prerogativa dei maschi, e si consegnavano in ricognizione di meriti, specialmente militari, come oggidì le medaglie, le decorazioni, gli ordini, nei tempi dell’ impero, fattisi i costumi più mo .li che mai, si arrogò anche il gentil sesso questo diritto, e ne fece oggetto delle sue più delicate cure.“ — „Anche il numero delle anella che si mettevano nelle dita non fu sempre il medesimo. Dapprima se ne usava un solo ; più tardi in numero maggiore. Il bellimbusto romano se ne copriva le dita ; e ne aveva persino di leggeri per 1’ estate e di pesanti per l’inverno," — „Uno dei molti modi di indagare il futuro, presso i Greci, si era quello della profezia dell'anello. Si poneva sur un tavolo consecrato con ispeciali cerimonie e tessuto di rami d’ alloro, un piatto fatto di diversi metalli, sull’ orlo del quale erano disposte le 24 lettere dell’ alfah etto in eguale distanza tra di loro ed alquanto rilevate. Poi si teneva sul piatto, appeso ad un sottil filo, un anello che si faceva oscillare qua e là, notando attentamente a quali lettere andasse a battere, e componendone in tal guisa le misteriose parole del responso." — „Enrico Vili benediceva anelli d’oro che avevano, secondo lui, la proprietà di guarire il cancro." — „Le ragazze inglesi credono che ponendo un anello matrimoniale in un berretto da notte, e collocando il tutto sotto il loro origliere, vedranno in sogno il marito che loro è destinato." — „Anche gli anelli forniti di una specie di capsula contenente veleno, pare sieno stati in uso già fin dai tempi più remoti. Citeremo, per atto d’ esempio, il fatto di Annibaie, il quale vistosi in pericolo di cadere nelle mani dei Romani, succhiò — a quanto dicesi — il veleno eh’ ei soleva portare, per questa eventualità, sempre rinchiuso nel proprio anello, e si tolse così di vita." — „In Inghilterra era ai tempi della regina Elisabetta costumanza di portare l’anello nel pollice, come ancora oggidì si può osservare in alcuni ritratti di quell’ epoca." Da parte nostra non possiamo che augurar bene di un ginnasio, i cui docenti hanno anche nel fiore della loro età la pazienza delle lunghe ricerche e il gusto degli studi severi. E agli studiosi di cose teologiche e di belle lettere indichiamo 1’ opuscolo del professore Paolo Tedeschi San Paolo nelle leggende, nei misteri, e in un passo della Divina Gommedia. Il titolo dice la cosa e il nome dell’Autore il pregio del lavoro; e però le nostre parole sarebbero un di più, e i nostri elogi una temerità. Ciò non ostante, perche non si creda che non lo abbiamo letto, aggiungeremo che non ci pare un’ alzata d’ingegno, come 1’ autore mostra di temere, la novissima interpretazione eh’ egli fa al notissimo passo della Commedia Tu dici che di Silvio lo parente Corruttibile ancora, ad immortale Secolo andò e fu sensibilmente. Andovvi poi lo Vas d’ elezione, Per recarne conforto a quella fede, C1T è principio alla via di salvazione. “ Tutti i commentatori, (dice l’autore) spiegano l’ultima terzina citata rammentando il rapimento di Paolo fino al terzo cielo, come nella seconda lettera ai Corinti. Anzi tutto però si osservi che Dante parla a Virgilio pagano, a Virgilio ignaro delle sacre carte, il quale nella bolgia degli ipocriti si maraviglia al vedere crocefisso con tre pali Caifasso, perchè della storia di Cristo non ha mai letto parola. Allor vid’ io maravigliar Virgilio Sopra colui eh’ era disteso in croce Tanto vilmente nell’ eterno esilio (Inf : XXIII.) Come poteva adunque Dante giustificare i suoi dubbi con un argomento del tutto sconosciuto al pagano? Non è più naturale l’ammettere alludesse alla discesa leggendaria di Paolo nell’inferno, discesa facilmente nota a lui e nota pure a Virgilio che l’avrebbe veduto passare pel Limbo ? Di più si osservi che il poeta dice „essere andato Enea ad immortale secolo, e sensibilmente, e poi passando a Paolo soggiunge semplicemente: andovvi 'poi lo vas d’ elezione" senz’ altre correzioni ed aggiunte, necessarie se avesse inteso di alludere al rapimento in ispirilo fino al terzo cielo. La parola andò ha un significato così pedestre, così plastico che si prova una certa ripugnanza a crederla usata da Dante così felice ed esatto nelle locuzioni, a significare un rapimento spirituale. A lui così profondo nelle scienze teologiche e nelle divine scritture, certo sarebbe venuto alla penna un vocabolo migliore : fu rapito, fu innalzato, ascese, e non quel disgraziato andò. Ma 1’ avere invece adoperato il medesimo verbo, e con l’aggiunta di quel poi, che modifica solo il tempo, e non il modo dell’ azione, induce credere ad uomo d’intelletto aver egli inteso di accennare non ad un mistico rapimento, ma ad una vera andata, come quella di Enea, sensibile, drammatica, e ad altri visibile, non nel cielo ma nell’ inferno “ Ora, tutto questo ci pare di una logica incontestabile. E abbiamo gustato molto la patetica scena alla quale l’Autore ci fa assistere raccontando col Bettinelli che „passando S. Paolo presso il sepolcro di Virgilio pronunziò queste memorabili parole : oli te qualem re-didissem si te vivimi invenissem! (oh quale ti avrei reso se ti avessi trovato vivo!) E il Bettinelli stesso sulla testimonianza di un codice estense di G. Francesco Pic-cinardi cremonese asserisce che nella messa di S. Paolo si cantava a Mantova una sequeza che diceva : Ad Maronis Mausoleum Ductus fudit super eum Piae rorem lacrimae. Qualem inquit, redidissem Si te vivum invenissem Poetarmi maxime,, E molte altre belle cose racconta, che il lettore vorrà leggere nel libro. Nel quale ne troverà anche una che (non ce ne voglia male 1’ Autore) non risponde alla verità. Imperocché i canonici di dividale non sono tutti paffuti, nè le costituzioni capitolari sanciscono, che il Vangelo della notte di Natale si canti da un canonico di quelle dimensioni. Quest’ utima osservazione tanto per non mostrarci digiuni di erudizione. Il tipografo Carlo Priora di Capodistria ha diramata la seguente circolare : La Biografia degli Uomini Distinti dell’ Istria di P. Stancovich Isriano pubblicata la prima ed unica volta in Trieste coi tipi di G. Marenig, ha oramai ottenuto quel favore, cui assicura ad un’opera la esattezza dei fatti, la copia delle notizie, un bene ordinato scompartimento della materia, e sopra tutto la sagacia delle osservazioni. Ne è prova evidente 1’ accoglienza avuta ; si che in oggi non se ne trova più un esemplare in commercio. '•Gli è perciò che il sottoscritto ha stabilito di farne una seconda edizione ; persuaso che questa avrà 1’ esito felice della prima. Ed ei non si dilunga in parole per raccomandarla. L’ opera dello Staneovich sarà stampata in un elegante volume in 8.° grande, di circa 600 pagine, con caratteri nitidi, nuovissimi. Costerà f. 3 l’esemplare, più le spese postali. Carlo Priora tip.-edit. ------------------------------------------------ CORRISPONDENZE. Povigno, Marzo 1884. „ Un decreto aulico del 1826 risuscitato a questi chiari di luna. “ L’ assolutismo che qui domina sovrano, degno sarebbe davvero d’ altri tempi e d’ altri luoghi ; di quel-l’Impero tutt’ al più che tanto viene criticato dall’Europa civilizzata e che sì tristi e sanguinose conseguenze va di continuo producendo. Ma qui da noi, in tempi cotanto liberali, ed all’ ombra di rispettate Leggi costituzionali, che l’Autorità cittadina, che viceversa poi funge anche da Autorità politica, si ostini a voler rappresentare la parte dei tiranelli di cinque secoli fa, la è cosa che non va e che non può assolutamente andare. Delle sue liberalissime gesta ne terrà conto la patria cronaca; noi racconteremo come, non paga ancora dei fasti passati, volle di questi giorni aggiungervi novella fronda. È recentissima, accaduta agli sgoccioli del Carnovale, e dev’ essere nota urbi et orbi, onde chi ancora non s’ adagia a credere al miserando stato in cui è caduto il nostro Paese, abbia novella prova e si convinca, che bisogna con ogni sforzo sollevamelo. Nessuno ignora al certo come la „ Filarmonica, “ lustro e decoro di questo nostro Paese, venisse sciolta due anni fa, „ perchè non corrispondeva più agli scopi per cui era stata fondata; “ in realtà, per dar posto all’ „Unione," che si può dire „ mai non fu viva “ e che come nacque morì. Da quell’ epoca a ragione si può dire, che qui ogni vita si pubblica che sociale è spenta, nè s’inganna chi ci raffronta e ci pone con nostro grave disdoro al dissotto delle più modeste borgate interne, ove tutto si agita, tutto si preme, tutto tende in comune al miglioramento della patria istriana. Ma non perdiamo di vista l’essenziale. Agli ultimi di Carnovale, nel mentre fin nei più piccoli centri della Provincia si cercava con ogni mezzo di rallegrare la vita con feste e musiche ; qui, come al solito, si continuava nell’ ormai eterno letargo. Senonchè ad alcuni dilettanti filarmonici ( posti da lunga stagione in forzato riposo per le ragioni ut supra, ) a rompere la generale monotonia, saltò in mente la luminosa idea, universalmente applaudita, di organizzare delle pubbliche feste da ballo ; e quindi per il relativo permesso ricorsero alla competente Autorità, la quale larga in ogni incontro di liberalità, trovava more solito di rifiutarglielo. Di questa strana ripulsa motivi scritti riteniamo non esistervi, motivi poi che hanno il segreto dei fatti palesi, secondo il nostro buon popolo sarebbero, che con ciò s’intese di ritrai- il popolino, che ne ha pur tanto bisogno, dai divertimenti, perchè si trovi in caso, dopo ricevuto il , memento homo, “ di portarsi alla cassa ad allegerirsi le saccocce, ed ovviare così il pericolo di vedersi tolta dal focolaio colla ancor bollente giallona la tradizionale caldiera. Vistisi quei dilettanti privi del desiderato permesso, che dovea rallegrare tutta la cittadinanza senza distinzione di classi o di fortuna, pur volendo in qualche modo rendersi utili alla Città pensarono di offrire l’opera loro alla Direzione del Casino Civico, la quale, riesce superfluo il rilevarlo, accettava con animo grato quella spontanea esibizione, e ciò tanto più volentieri, inquantochè pel Ballo fissato all’ultimo Lunedì, erano attesi ospiti graditissimi di Parenzo e di Trieste. Povera Direzione! non 1’ avesse mai presa quella tanto naturale determinazione, che così almeno avrebbe risparmiato a se stessa, alla società che rappresenta, alla città, al mondo infine lo scandalo che ivi successe proprio in sul più bello che le gambe principiavano ad agitarsi, e gli animi ad aprirsi a quella espansione che desta sempre una buona musica, in ispecialità poi quando da anni si balla al suono di bolse armoniche o di reumatizzati pianoforti. Ma la Direzione tenne fermo contro l’inaudita prepotenza che pretendea venissero licenziati i dilettanti cittadini perchè non muniti del relativo permesso, bellina davvero, di dar „ publiche feste da Ballo. “ Ed ora ci sia permesso domandare: ove siamo ? ed ove andiamo ? E o non è il civ. Casino costituito legalmente da oltre 40 anni ? Se non lo è, cessi d’ esistere perchè non corrisponde più ecc. ecc. ma se lo è, è anzi tutto necessario che sia rispettata, e maggiormente poi nei locali di sua Sede, la sua legale e responsabile Rappresentanza, e ciò in ispecialità da chi intende ed applica la Legge coi cari ricordi del 1826 ! Fu fortuna per la gentile Società ivi riunita che i pifferi che erano venuti per suonare se ne andassero suonati e, quello che più vale, coll’ intermezzo di un piagnucolamento assai stuonato e molto male a proposito. Ed ora — d’ inciso una considerazione. Se cotanta energia così a proposito addimostrata in quella sera fatale non fosse venuta meno in altri tempi, trove-rebbesi per avventura il nostro Paese ai ma’ passi in cui è caduto ? Del resto meglio tardi che mai, e possa il forte esempio essere presto imitato dagli altri, che purtroppo per questione di riguardi personali, cooperano, magari involontariamente, al continuo decadimento del loro Paese. Ma veniamo finalmente alla chiusa. Ad onta del doloroso incidente, che per carità di patria sarebbe stato assai meglio sottacere, se maggior carità di patria non fosse il tentar di bruciar la cancrena, finché siamo ancora in tempo, in quella sera e nel susseguente mattino si ballò allegramente perchè tutelati da ogni esteriore sorpresa dalla forza armata, che attendea gli arditi dilettanti - filarmonici, perchè disturbatori dell’ ordine puhlico nella nostra Società privata! Avete capito in quali acque si navighi ? E perchè quella sera e il dì seguente l’ideato colpo di mano andò fallito, furono quei miseri citati a palazzo e sulla base di un aulico decreto del 1826 (molto' recente) condannati a 10 fiorini di multa per cadauno, assieme la bagatella di f. 90, od in altrettanto arresto in caso d’insolvenza. Fortuna che in quella, che chiameremo celebre serata, si trovava un Angelo, che dischiude pomposamente i suoi vanni all’ ombra di S. Giusto, il quale raccolse sotto la sua protezione quei cattivi genii, che si volea scacciati dal nostro piccolo Paradiso ; così nello svolgersi del processo si conoscerà finalmente come qui si viva, in pieno Secolo XIX, e come la volontà di pochi s’imponga ed avvilisca un Paese. --------------------—------------------------------ "V ari a_ La, „Permanente" di Trieste Per una svista del cronista, non abbiamo ancora accennato ad una adunanza tenutasi in merito alla prossima apertura della Esposizione Permanente di Trieste, adunanza che, e per 1’ attualità, e per la sua importanza, merita d’ esser fatta di pubblica ragione, anche per l’interesse che desterà vivissimo nella vicina consorella. Alludiamo alla riunione che ebbe luogo addì 13 del passato Febbraio nei locali della Società Operaia, ove per iniziativa del suo benemerito Presidente rispondevano al cortese invito oltreché i migliori fra gli artieri ed operai che annovera quel Sodalizio, anco altri distinti cittadini. Alla scelta e numerosa accolta 1’ On. Pres. esposti con acconcie parole gli scopi ed i nobili intendimenti, che promossero e stanno per attuare quella „Mostra Permanente" accennava tosto alla necessità che dessa trovi il più sincero e maggiore appoggio nelle città istriane. A quel toccante appello ai sentimenti di fraternità e solidarietà colla consorella Trieste risposero i presenti con entusiastica approvazione. Da tutti indistintamente fu promesso 1’ appoggio morale e quello che vale altrettanto e più, anche il materiale, col concorrere cioè ad ogni costo a quella Mostra. Dopodiché fu acclamata la Direzione della Società stessa a fungere da Gomitato intermediario fra i nostri produttori, e la Direzione della Permanente, incarico accolto con visibile soddisfazione nella sicurezza di compiere opera veramente patriotica. Da ultimo furono distribuite a tutti gl’intervenuti Copie del Regolamento interno della Mostra, colla relativa tariffa per le tasse di collocamento, nonché l’Appello diramato dal Consiglio direttivo, stampati questi molto a proposito divulgati per generalizzare l’idea e la conoscenza dell’ utile Istituzione. Ed i nostri artieri se ne partiano quindi colmo l’animo di contentezza, dispostissimi ed invogliati di farsi tra breve onore anche nella Palestra artistica che loro aprirà 1’ amata Trieste. Possa questo esempio della nostra Mutua, spingere anche le consorelle istriane, onde al prossimo Pallio dell’ ingegno e del buon gusto, 1’ Istria nostra non abbia a fare meschina figura. E così terminiamo con un arrivederci alla solenne prossima apertura dell’ utilissima Mostra, la quale, non v’ha dubbio incoraggerà gli spiriti forti che primi concorsero, e persuaderà li ancora titubanti per modestia a farlo senza perder tempo. Alla Permanente di Trieste, o geniali artieri e produttori istriani, o come espositori o come visitatori, onde ritornando alle case vostre possiate lieti raccontare, come la nostra cara Trieste abbia fatto passi giganteschi sulla via del progresso, seco traendo indissolubilmente l’Istria e Gorizia. ■---------------------------------------------------- Il processo politico contro Enrico Iurettig e Riccardo Zampieri, di cui è parola nei precedenti nostri numeri, terminò il giorno 15 corr. Marzo. In base al verdetto dei Giurati, la Corte condannò Enrico Iurettig a 18 mesi di carcere duro ed alla perdita della cauzione nell’ importo di fior. 3000 — Riccardo Zampieri fu assolto dall’ accusa e rilasciato a piede libero, dopo un arresto preventivo di oltre quattro mesi. L’ avvocato difensore interpose querela di nullità per mala applicazione della legge. Ed ora stiamo attendendo 1’ esito di questo nuovo tentativo collo stesso vivo interessamento, col quale abbiamo seguito lo svolgersi di questo interessante processo. * * * L’ eccelsa i. r. Luogotenenza, con decreto del 2 corr. Marzo, riconobbe la legale esistenza della “Società istriana di archeologia e storia patria„, che quindi potrà iniziare la benefica sua operosità. Vogliamo lusingarci che, non altrimenti che alle altre società patrie, anche a questa che sarà di tanto lustro al paese, non mancheranno numerosi soci. * * * Registriamo una nuova importante scoperta fatta di recente sull’ isola di Veglia. Nella località denominata S. Marco presso Besca-nuova, scavando alla profondità di un metro all’ intorno d’ una chiesetta, furono scoperti differenti bellissimi terrazzi di litostrato, ottimamente conservati. Furono inoltre ritrovate alcune tombe romane con ossa di cadaveri e vari orci di terra cotta. Ecco pronto novello argomento di studi per la neo - costitita Società Archeologica. * * * Gli ultimi giorni della scorsa settimana, il celebre scrittore Giovanni Verga si trovava a Trieste. I triestini avrebbero voluto festeggiarlo, col far rappresentare in sua presenza la sua Cavalleria rusticana, che fu già data nella stagione al Filodrammatico, ma egli espresse il desiderio che ciò non avvenisse. * * * Dicesi che il deputato trentino Dr. Bertolini si sia iscritto per parlare nell’ occasione della discussione del bilancio del Ministero della Giustizia, in argomento degli ultimi processi politici tenutisi ad Innsbruck. * * * Apprendiamo con vero piacere come 1’ egregio amico nostro Antonio Carmelich di Trieste, già proprietario del „ Caffè alla Sanità “ abbia acquistato quello della „Stella Polare" ove si trasferirà coi primi del venturo Aprile. Al caro amico i migliori auguri, e possa quel centro ridivenire, come non v’ha dubbio, rigoglioso di vita cittadina e liberale. -——*5 L—a c CRONACA LOCALE Nel pomeriggio di domenica 9 corr., la nostra piazza echeggiava dei concenti della nuova banda cittadina, istituita circa sei mesi fa e composta quasi per intero di giovanetti sotto i 20 anni, che si produceva in via ufficiale per la prima volta, sotto la direzione dell’ esimio maestro Garetti. Il concerto principiò con una briosa marcia del maestro, cui seguì un’ aria nell’Opera Falstaff di Balle, di accurata istrumentazione, di molto effetto, ed eseguita egregiamente. Emerse in questo pezzo special-mente la cornetta, sonata con espressione e disinvoltura da un giovane dilettante che in breve tempo, sotto il nuovo metodo d’istruzione, superò le aspettative di tutti. Dopo udimmo una graziosa mazurka, e quindi un’ aria nell’ opera L’ Ebreo di Apolloni, pezzo irto a sufficienza di difficoltà, specie nella stretta finale, che però vennero superate brillantemente. Bravo il sonatore di eufonio, a cui era affidata la parte principale. Dava fine al Concerto una bella Polka scritta dallo stesso Carretti. Se questa nuova banda civica, composta quasi esclusivamente di giovanetti e sorta si può dire quasi per incanto, ha fatto sì rapidi progressi, lo si deve in primo luogo allo zelo del maestro che non risparmiando tempo, fatiche, e sormontando certe difficoltà che si opponevano al suo buon volere, la rendeva così abile e disciplinata; ed in secondo luogo alla buona volontà degli allievi, che sebbene di tenera età, si danno premura di assecondare i propositi del maestro. Non va dimenticato il Direttore della banda Sig. Debelliti!, che zelantemente presta 1’ opera sua. Il Big. Garetti adunque può essere ben lieto e superbo dell’ esito felice del concerto, come dall’ altro canto è lieta la cittadinanza tutta, la quale applaudendo vivamente maestro ed allievi, fa voti di poter nella fiorita stagione che si avvicina, frequentemente passare delle altre ore sì allegre. * * * Come abbiamo anteriormente annunciato, la sera del 17 m. c. ebbe luogo il II.0 Congresso generale della Società di Abbellimento. Dalle comunicazioni fatte dall’ egregio Presidente, abbiamo appreso colla maggior soddisfazione come il Sodalizio conti di già il cospicuo numero di 220 soci, e come molti altri cittadini ancora addimostrino il desiderio di concorrere col loro obolo, a rendere vieppiù vaga e ridente la già cupa nostra città. Con rincrescimento poi udimmo come alle varie qualità di Pini, che furono ultimamente piantate, sieno stati inferii dei danni, per mano di chi probabilmente teme di veder tolta dalla fitta chioma di quelle conifere l’amena vista dell’ azzurra marina, e più in là le cineree sfumature dell’Alpi colla bocca di Gemona, che, vista in pieno sereno dalle nostre rive, assume un’ apparenza veramente fantastica. Dopo le comunicazioni della Presidenza fu approvato ad unanimità il Resoconto della gestione sociale prò 1883, esposto con chiarezza e precisione dall’esimio Cassiere, e dal quale risulta, come nell’ anno 1883 sia stata incassata fra doni, tasse di buon ingresso e canoni mensili, la bella somma di f. 378.70. Di questi ne furono spesi fra impianti, manutenzione, spese di cancelleria, salari ecc. ecc. f. 261.43, per cui alla chiusa dell'anno rimanevano tuttavia in cassa f. 117.27, risultato questo sotto ogni aspetto soddisfacentissimo. Furono poi approvate dopo alquanta discussione alcune modificazioni allo Statuto. La più importante tra esse è quella, che riduce la Direzione sociale da una Giunta di 9 Membri, la quale nominava dal suo seno la Presidenza e le altre molteplici Cariche, a soli 4 Direttori, e cioè : Un Pres., un Vice, un Segretario ed un Cassiere, da eleggersi in adunanza generale e per un triennio. Questa importante modificazione portata allo Statuto, veniva suggerita dall’ esperienza, dando così anco una volta ragione alla massima „ Val più la pratica, che la grammatica". Diffatti tutto quello che fu fatto nei due anni d’esistenza della Società, lo dobbiamo all’infaticabile attività del solerte Presidente, coadiuvato mirabilmente dall’ egregio Cassiere. Altre modificazioni pure addottate, non meritano speciale rilievo. In seguito vennero accettate le seguenti proposte: a) Di piantare un secondo filare di platani sopra il bastione lungo la lugubre muraglia dei cortili delle Carceri. * b) Di attorniare 1’ arida Piazza del Brolo con un filare di acàce ombrellifere, da tenersi basse ; rinunciando alla vagheggiata idea di ridurre parte di quella Piazza in ameno giardinetto, visto, che giornalmente serve quale mercato di Legna, e considerato, qualmente si presti egregiamente per Feste Popolari, come è avvenuto quest’ anno negli ultimi di Carnovale. c) D’ incaricare persona dell’ arte di redigere un progetto corredato da analogo fabbisogno per la riduzione delle due Cisterne di Piazza del Brolo, secondo le vedute tempo addietro messe innanzi dalla „Provincia", per vedere, se, tra Comune, Società di Abbellimento e le immancabili (generose - spontanee) ' oblazioni private, sia il caso, con questi chiari di luna, di poter portar a buon termine un’ opera anzitutto utilissima, e monumentale. Finalmente restava incaricata la Direz. di disporre, a seconda delle odierne forze finanziarie della Società, pel collocamento di altre banchine in pietra lungo i publici passeggi, ed a suo tempo, all’intorno del Brolo. Et de hoc est satis. In chiusa non possiamo a meno di osservare, che, ciò che ci ha meravigliato assai, è stato lo scarso numero degli intervenuti, quantunque l’adunanza fosse stata annunciata dai periodici cittadini. Bisogna senz’altro ammettere, che i Membri di questa tanto utile Società, ripongano piena fiducia nella Direzione, e si trovino ar-cicontentoni di veder sorgere come per incanto siepi fiorite e odorifere, spalliere di acàce ed altee, e vaghi giardinetti, poco curandosi del resto della monotona parte burocratica, che di solito presentano queste adunanze. E la Direzione di riscontro, paga appieno della fiducia in essa riposta, contenta a sua volta della piena soddisfazione dei consoci, ci tiene molto e a questa e a quella, ma più di tutto alla puntualità (cosa veramente insolita), dei versamenti, fatti persino in via antecipata; con che potrà appagare sempre meglio e la sua, e la volontà di tutti, che amano veder abbellito il proprio Paese. * * * Il Podestà ed il Consigliere anziano di questo Comune sono ritornati da Vienna, ove presentarono a S. M. 1’ Imperatore il memoriale accennato nel precedente numero del nostro giornale S. M. accolse molto benevolmente la nostra Deputazione e promise di favorire per quanto possibile i voti del Comune e della Società Operaia. I nostri deputati al Consiglio dell’ Impero, onorev. D.r Vidulich e D.r Millevoi furono larghi d’ogni cortesia ed appoggio alla Deputazione stessa, onde s’abbiano i migliori ringraziamenti dal paese. * * * * * * La sera di Giovedì 20 corr. in occasione della metà di Quaresima, i nostri dilettanti filodrammatici allestirono un festino sociale nel salone dell’ Hotel "Armonia,. Al trattenimento drammatico e di declamazione seguì un ballo, che riuscì animatissimo per numeroso concorso. * * * Si dice che la Festa da Ballo, progettata per la metà di Quaresima nella Sala della Loggia, sia stata rimessa a Pasqua; avendo 1’ idea, da tanti anni caduta in disuso, sollevate le solite opposizioni retrive, le quali però non valsero ad arrestare il Circolo Filodrammatico, pieno di vita e di giovinezza, dallo spassarsela allegramente ballando fino all’ alba del prossimo dì. * * * Al momento di porre in macchina ci viene annunciata la morte della distinta Signora Nicolina de Mado-nizza nata march. Polesini. All’ addolorata famiglia le nostre vive condoglianze per la perdita sentita con generale compianto. Cassa di Risparmio Triestina Avendo la sottoscritta Direzione deliberato, in base all’ art. 19 dello Statuto, di sottoporre a novella timbratura tutti i libretti di deposito in circolazione emessi tanto dal cessato Monte Civico - Commerciale quanto dalla Cassa di Risparmio Triestina, essa invita con la presente i detentori di simili libretti che non fossero stati per anco sottoposti a questo procedimento, iniziato sino dal Giugno decorso, a volerli presentare al più tardi entro il corrente anno, all’ effetto di dare esecuzione al deliberato suddetto. Trieste, 25 Agosto 1883. LA DIREZIONE DELLA CASSA DI RISPARMIO TRIESTINA F. GLANZMANN, Presidente. Cassa di Risparmio Triestina Non avendo molti dei possessori di libretti del cessato Monte Civico - Commerciale e della Cassa di Risparmio Triestina ottemperato all’ invito d. d. 25 Agosto 1883 vengono gli stessi diffidati nuovamente nel loro proprio interesse, a produrre quanto prima i libretti della Cassa di Risparmio Triestrna per la timbratura e quelli del Monte Civico Commerciale per lo scambio con nuovi libretti della sottoscritta. Trieste, 9 Febbraio 1884. LA DIREZIONE della Cassa di Risparmio Triestina SOCIETÀ CITTADINA NAVIGAZIONE A VAPORE fra Capotta e Trieste --------»{gg}*"----- Col giorno 10 marzo corrente i piroscafi itili 1 Milli» faranno (tempo permettendo) le gite giornaliere, fino a nuovo avviso, col seguente ORARIO NEI GIORNI FERIALI: da Capodistria per Trieste da Trieste per Capodistria I. Corsa II. „ . I. Corsa. IL „ • . ore 7*/2 ant. . „ 4 poni. I. Corsa . . . ore 11 ant. IL *.........« 51/, pom. NEI GIORNI FESTIVI: ore 7‘/2 ant. „ 5 pom. I. Corsa IL „ • ore 11 ant. „ 6‘Apolli. Prezzo ili passaggio Soldi 30 indistintamente. Per i fanciulli sotto a’ 12 anni soldi 20. Nolo delle merci da convenirsi col Capitano. I soci del Circolo filodrammatico si radunarono Mercoledì 19 corr. per discutere lo Statuto della nuova società, che si denominerà “Società filodrammatica operaia. „ Lo statuto fu pienamente approvato ed il Comitato promotore fu incaricato di avanzarlo all’ Autorità per 1’ approvazione. Interinalmente fu nominato un istruttore drammatico con onorario fisso, in conformità allo statuto della nuova società. Recapito in Trieste per passeggieri e bagagli al Caffè della Sanità. Il punto d’approdo a Capodistria è il Porto, a Trieste la Riva della Sanità -^§1 Capodistria, 8 marzo 1883.