Si pubblica ogni sabato. III. ANNO. Sabato 21 Ottobre 1848. M 62. Sulla Facolta politico legale proposla dal signor Blazir per Trieste. L' istituzione di una universita in Trieste non e desiderio nuovo, e se la memoria non ci tradisce, sa-ranrio due anni che ne veniva caldamente parlato a persona autorevole della Commissione degli studf, e ne parlo anche una Commissione incaricata di proporre i bisogni morali e materiali di Trieste pei prossimi cinque anni. I cangiamenti avvenuti nell' amministrazione fecero cadere fra tante cose avviate e disposte, anche questo progetto che si pertiene al Dr. Platner, il quale non si stette li-mitato al solo pensarlo. Frazione di questo piano di studio generale, si era un proprio seminario per avere sacerdoti che sieno del popolo ed educati ad esso, e questo progetto paftiva dal nostro Prelato, e fu pog-giato dal comune di allora; assegnando danaro. Qualunque fossero" i pensieri d' allora, scossi, ma non distrutti come speriamo, dalla rivoluzione, qualunque fossero i modi di mandare ad elfelto quel piano, e senza toccare se le ragioni ed i modi del sig. Blazir sieno i migliori, d'una sola cosa mi faro carico, ed e della cattedra di Statistica, per la quale egli ravvisa in me attitudini naturali, sviluppate coll'esercizio, dicendomi nato-fatto per quella cattedra. Ouesta sarebbe per me una scoperta novella, im-perciocche non ho mai dato studio alla statistica che nelle scuole, e non pili di quello che mi occorreva allora per avere comune edueazione; e fino d'allora du-bitai che la statistica fosse una scienza da se, che si avesse a chiamarla statistica, e che si fosse avanzata; e pensai che dovesse piuttosto sfasciarsi per attribuirne i materiali alle altre scienze cui appartengono di diritto, se la statistica non ha da essere 1' enciclopedia di tutto lo scibile applicata ad un paese. Dovrei ricusare la cattedra per titolo diignoranza, e di incredulita. Non posso pero trattenere la sorpresa come vo-lendo preparare la futura generazione degli impiegati, nelle forme liberali, che e quanto dire sapienti, non abbia avvertito il sig. Blazir alla causa di gravissimi Iagni e sconvolgimenli, al difctto cioe del diritto pubblico interno deli' Impero, delle provincie, dei Comuni e del diritto amministrativo, del quale neppure una parola nelle scuole austriache, quasinon si dasse diritto tale, e fosse supplito dal Codice civile privato, o dal beneplacito degli amminislratori. Forse sfuggi al sig. Blazir che in questi ultimi 35 anni, ad ogni cangiamento di persone ammini-stranti, si cangio il diritto amministrativo, ed ora fu il carniolico, ora il croato, ora il polacco, ora il tedesco, ora il tirolese" che si volle applicare, desumendolo non da leggi scritte, non da leggi tradizionali, non da diritto naturale; nemmeno da instituzioni delle persone chiamate ad attribuirlo, ma dalle loro reininiscenze, dalle loro propensioni patrie, e troppo spesso dalle loro velleila di fare di questa provincia, un Carnio, una Polonia, un Ti-rolo, od una Stiria e che so io. Per cui ne vennero due cose, 1' una la incertezza, la perdita dei diritti, 1' altra la farna in cui fu il sapere amministrativo di questa provincia quasi fosse colpa nostra. II sig. Blazir prenda informazione della storia am-ministraliva p. e. dei boschi, dei livelli, delle decime, degli urbariali, dei sottocomuni, dei comuni, delle signorie, dei sudditi, delle robotte, delle saline, dei beni comunali, delle imposizioni addizionali, o comunali, delle decime del cie.roJ dei feudi, delle ipoteche, e vedra come non vi fu ne diritto slabile, ne procedura che garantisse almeno le forme, e vi aggiungiamo, nemmeno principi che sieno passati in diritto convenzionale, qualunque ei fosse. E si accorgerebbe che le querimonie del popolo non erano dirette contro i Giudizj ed i Tribunali (non dico di sin-gole persone, che uomini sono uomini) come istituzioni; ma erano dirette e lo sono contro le amministrazioni politiche e comunali come instituzioni; le lagnanze qui sono la regola, pei Tribunali sono eccezioni. Pure lo stesso diritto civile si poggia tanto sul diritto amministrativo; ed il diritto amministrativo ha tanta conseguen-za sul benessere materiale, e deve creare e promuovere il benessere morale, che e pure qualcosa per* chi e maturo a civilta, o vi e gia grandemente progredito, ed ha bisogno di esiStere come uomo Iibero e certo del suo diritto. La costituzione cangiera molte cose, ma non di-spensera dallo studio ragionato del diritto da addottarsi; ne dara la scienza infusa agli amministratoft piu di quello che la diede la monarchia; la monai;chia dava P arbitrio che non amava la compagnia del sapere, la costituzione dara il diritto, il quale non potra reggere che colla scienza, se ha da durare la liberta; il nuovo diritto non dispensera dalla conoscenza deli' antico, perche non tutti i diritti esistenti verranno tolti, il piu non verranno che reluiti o convertiti. Lo studio del Codice civile potrebbe piu facilmente lasciarsi alla diligenza privata, perche il Codice porto gia il frutto nella Giurisprudenza fatta ormai generale, di quello che Iasciare alla diligenza privata lo studio del diritto pubblico interno, e del diritto amministrativo, il quale non ha ne principi addottati, ne si e formato in giurisprudenza generale. II Iasciare questo studio alla privata volontžk, nelle forme semi forzose delle scuole, avra di conseguenza che la gioventu sara tratta a credere che quanto si insegna nelle scuole sia tutto, che altro non vi sia; e che avuti gli allori iminarcescibili del dottorato, non occorra altro di sapere, come e avve-nuto a me ed a parecchi altri. Ma se noi fummo vittima, di un erroneo sistema, non possiamo volere che i figli nostri non s' alzino sul nostro capo, e sieno alla condizione di quelli che non conoscendo 1'astronomia, non credono nell ordine mira-bile pel quale si muovono le sfere. Non rincresca al sig. Blazir un mio consiglio, dacche si e pošto alla testa del progetto di uno studio di legge in Trieste. Lasci la statistica, proponga invece una cattedra di diritto pubblico interno e di diritto amministrativo deli' impero, della provincia nostra e dei municipi, vi prenda anche il diritto internazionale ed il diritto pubblico interno dei precipui stati del mondo; vedra che ne risulteranno ottimi effetti. E se vuole proporre insieme un candidato alla cattedra, vegga di non prendere un granchio sulle attitudini naturali, e sulle instituzioni scientifiche, come prese colla mia persona. P. Kandler, Ctualoosa sulla lingua romanica. Al Sig. P. d. U. ISOLA. Se a voi sembra che io abbia arbitrato nel ritenere gli homines capitanei del placito istriano di Carlo Magno per deputati dei comuni, eccomi a darvene giustiticazione in due sole parole; nella lingua romanica o valacca, la quale non e altro che la lingua romana rustica Capete-nie indica cio che noi dicevamo deputazione comunale, non gia i mandati dal popolo, ma quelli che erano posti ad agire per un comune. E cio corrisponderebbe pre-cisamente al decurionato romano, a quei corpi o collegi che provvedevano agli interessi dei comuni, i quali erano i loro diffensori, e se i tempi non picchiassero troppo su certi modi di elezione, direi i rappresentanti del popolo. Non trassi il valore della voce capitaneus dal ro-manico; 1' atto del parlamento mi parve che non dovesse ammettere altra interpretazione, dacche questi capi, i quali non erano carica militare, ne potevano essere duum-viri od i giudici dei comuni, non avrebbero potuto essere che del popolo non della plebe, d' altronde i capi rioni della plebe non erano che sei per le colonie, e la cifra degli intervenuti sarebbe stata troppo grande, senza calcolare che furono scelti da numero maggiore dei loro colleghi. Nella lingua romanica cercai piuttosto la con-ferma di quanto aveva supposto. I nostri provinciali sembrano non gradire P esistenza dei romanici in Istria; rispetto il loro giudizio il quale certamente šari dedotto da fatti e da conseguenze ben gravi; pero sembra a me che se ne potrebbe trarre grandissimo vantaggio dalla lingua loro non solo per le cose nostre deli' antichita, ma altresi per ispiegare molte voci della lingua volgare moderna, che ripetiamo senza cercarne P originario significato. E uso per dirvene una," di apostrofare uomo del volgo (m'mttmdo che non abbia titoli) col ttarba o Bara, la femmina col Donna; ebbene barbat in romanico significa uomo giunto a vi-rilita, ed e tanto appropriato ali' uomo che volendo in-dicare coraggio dicono burbalie; sbarbatello diciamo tutto giorno di giovine che si arroghi di virile piu che non conviene; domina poi fu termine di gentilezza anche nella lingua nobile latina. Vi sara avvenuto frequentemente di udire nell'Istria inferiore dirsi calle per indicare non gia i vicoli di citta, ma le strade pubbliche; ebbene calle in romanico significa strada; se voleste pescare nei vari dialetti nostri, trovereste assai voci, deli' antica lingua conservate nella volgare viva. Noi diciamo magari, non sempre per espri-mere desiderio, quasi si volesse dire oh me beato, me-car in romanico esprime: almeno, nonostante, quand'anche, supposto, sia come si sia, in ogni modo, in ogni tempo. Io penso che i compilatori dei dizionari della lingua latina e deli' italiana trarrebbero grandissimo van-taggio dalla lingua romanica, non solo per fissare il valore di alcune voci incerte o dubbie, non solo per far conoscere la lingua latina del medio tempo, della quale abbiamo si grande necessita, e sconoscenza, ma svele-rebbe ben altre cose non inutili. A voi che siete si pa-ziente nell' ascoltarmi non sia grave, questa volta di leg-gere alcune ciancie. I romanici dicono suffletu cio che noi religiosamente diciamo anima; inima il cuore, mente 1'essere conscio, tenere in mente osservare tenere de mente la memoria, credentia la religione, visu il sogno, maestrie la sapienza, inteleptul il saggio, musa la scienza, biserica la chiesa, Domnedeu Iddio, Dios Giove, rugamentu la preghiera, Rusalia Pa-squa Rosa o Pentecoste, cugeta pensare, me inchinu a-dorare, aeru il clima, dracu il diavolo, cantecu il salmo, Or vi diro qualcosa di frequenti faccende: dereye-torie dicono 1' offizio, lapidu il deporre qualcuno d' ofli-zio, mitescu sedurre il giudice, cuventu discorso, bene dicu aver ragione, judecatoriu il giudice, carturariu 1' uomo di lettere, aspru severo, scaunu il trono, nume (nomen) il titolo, supus il suddito, me juru congiurare, parola assicurare inpacaciune pacificamento, ajutorintia pretesto, prepunere sospetto, spune, dicu, vorbescu il parlare, indoire il dubbio, sarutare e presso loro il ba-cio, strimbetate la curvatura, sburdu il donneare, reotate la cattiveria, laude la gloria, cumpetu 1' economia, stupu il riempire, defaimare il biasimo, nesciendu 1' ignorante, casatorie il matrimonio, indelungu il differire, albetia la bianchezza, grumatu il mucchio. Per dirvi qualcosa della pulizia e del vitto vi segnerč : radu sbarbarsi, imbracu vestirsi, tundu tosare, descinzu sfasciare, maneca la manica, pileriu il cappello, venatu la caccia, peptenariu il fabbricatore di peteni; al-mariul 1' armadio vesment il vestito, guleru il collaro, lingura il cucchiaio, cepenegu il tabarro, margaritariu le perle, ciucuri i fiocchi, calfun le scarpe, servetu la salvietta, mangeleu i I mangano. E degli animali pasere e ogni uccello magariu 1' a-sino, berbece il caprone, vulturu V avvoltoio, gripsoru 1' aquila, ariciu il porcospino, mifa il gatto, racu il gam-bero, len il leone, rendurca rondinella. Di cose metalliche o pietre o terre: arama e rame, arama galbina e 1' ottone rame giallo, cerusa e il lapis da scrivere, piatra acra 1' alume, piatra puciosa il zolfo, lutu argilla, trimbitia la trombetta, salitre il salnitro, cave miniere, carbune de petra carbon fossile, ola pen-tola, cositoriu lo stagno, galbenu lo zecchino (il giallo). Ma voi ne avete anche di troppo con queste voci; ancora alcune e termino. Onoraie dicono omenescu, for-tificare interire, il colore celeste vinef, incendio ardeciu-ne, 1' acquavile vinarsu, il fegato ficdt, la tribuna o la scena da commedia amvon, 1' ambasciatore elciu (fecia-lis?), scuturu il gettare da se, betranu il vecchio, tener il giovane, saguru una tavoletta di miele, matrice Ia col-lica, lingu il leccare, omenasu uomaccio, gura Ia bocca, audul la farna, časa camera, «pa fdo, caita catenaccio, riu il torrente, plače bene soddisfazione, sorlu il dado, friptura il rosto, for de gusto insipido, jos giu, cold, colea H, injos ingiu, audi a proposito; deplen puntual-mente, ita vivam per 1' anima mia, alt altrimenti, vai vai tie guai a te, de unde da dove. Ne crediate che queste voci 1' abbia attinte a quel romanico che parlano presso al lago d' Arsa ; no, le presi da quella lingua che parlano nella bassa Ungheria, ove non sentirono mai influenza di lingua italiana. Ho ve-duto qualche libercolo stampaio nella Valacchia propria, e vi ho letto il suggerimento messo in pratica di ricor-rere aH'italiano per nobilitare la lingua romanica; non potremmo noi fare al rovescio per riconoscere le origini deli' italiano, per riconoscere anche il latino medesimo ? So la vostra risposta ... costituzione, liberta, nazionali-ta, liberta della stampa... Ebbene... ad altri tempi.— Addio. P. Kandler. Sulle elezioni municipali. (Articolo comunicato~). Non sono legale; pure mi sembra che se la stampa accusava le elezioni di mene clandestine, e chiedeva un investigazione, il Magistrato non doveva ricusarla; i privati non danno le prove, danno solo le indicazioni, le prove se le procura il giudice inquirente, ed anche quan-do si cangera Ia procedura, le prove verranno rilevate dal giudice. II dire date la prova pute degli antichi pretesti per non fare giustizia. La voce pubblica e secondo le leggi vigenti uno dei modi di denuncia, e la voce pubblica si fe' sentire assai forte per bastare ad aprire un' investigazione. Poteva aprirla il Magistrato? Se fosse vero che qualcuno dei suoi in qualunque officio costituiti avessero esercitato influenza, o col raccomandare o col dis- suadere, o coll' asserire fatti falsi, o col negare fatti veri o coll' indicare qualificazioni false come per esempio quella di fiduciari esso avrebbe dovuto astenersene. Forse era il caso di astenersene, se si trattava di nemici, di amici politici o d' altra specie, o se qual-cuno dei membri fosse gia prevenuto per esercizio di incombenze omogenee in altra veste. La giustizia deve avere anche 1'aspetto di essere imparziale, e deve man-tenersi in fama di giustizia. E ridicolezza domandare prove senza inquisizione, cid sarebbe quanto supporre che non vi sieno altre prove che le scritte, che il furto fatto da persone ignote non sia furto, ma anche i putelli sanno che vi sono d'altre prove che non le scritte, e vi sono prove anche di induzione. Poteva farlo la Commissione? Nella Commissione sie-dono persone che non sono cittadini austriaci, siedono persone cui la legge vietava di essere rappresentanti del Comune; il legislatore non ha tolto quella legge, la Commissione non ha ne mandato ne potere di giudicare cittadini austriaci, ne di decidere dei loro diritti, ne di privarne chissisia; meno poi dei diritti politici. Da un fatto illecito non puo provenire diritto, meno poi dovere in chissisia; se il popolo li elesse, egli e perche non gli fu fatto sapere che non poteva eleggerli; Ia tolle-ranza contro legge delle autorita non da obblighi ne diritti. Ne vale il dire che sono pochi gli esteri, uno solo potrebbe decidere deli' onore, delle sostanze del benessere del comune, se i voti fossero pari. Ma se la Commissione fosse tutta di Austriaci potrebbe dessa annullare tutte le elezioni, se venisse pro-vafo a lei che vi furono delle mene? Quandanche nes-suno degli individui dovesse astenersi, non lo polrebbe piu fare. Vari fra gli eletti notoriamente non hanno la capacita di essere Consiglieri, la classe dei distinti per sapere riusci una satira; la Commissione non trovo di annullare queste nomine, essa e quindi gia compromessa. E forse Visgna-vetz distinto per sapere? E compromessa perche fu in-vitato il popolo a votare, senza dirgli di cosa si trattava, e compromesso il Magistrato perche invitato di spiegare al popolo di che si trattasse, rimise il popolo alla lettura di legge redatta in forma intelligibile a grande fatica. Tutta la votazione e nulla perche votarono anche i non austriaci. E se la Commissione anche po-tesse giifdicare, non potrebbe giudicare che di caso in caso, non privare me p. e. del diritto di agire pel Comune perche un turco mio vicino venne eletto con ma-neggi. Ne il modo di far richiamare le elezioni dagli elettori e di diritto; perche chi fu eletto ed ha accettato, ha aquisito un diritto del quale non puo essere privato che demeritandolo. Io non sono legale; e diro da uomo di piazza: L' antico sistema di governare le cose pubbliche non doveva durare piu dopo il Maržo; ora si ha liberta; ma se volete esser liberi dovete cominciare coll' essere giu-sti, non v' e giustizia se le leggi non vengono osservate. Chi devia dalla strada retta non sa dove puo capitare; abissus abissum invocat in. voce cataractarum. Non vi ha che un solo mezzo, quello cioe di ritornare nelle vie del diritto, con misura straordinaria; 1'ordine viene dal disordine; questo fa sentire il bisogno di quel!o, e lo rende piu gradito. Marina di guerra austriaca. Al Redattore delt Istria. II Pallavicini di cui ella fa cenno nel numero pre-cedente non fu ne il primo ne il solo Vice-Ammiraglio austriaco. Trovo registrato in alcune memorie che prima del Pallavicini fosse un inglese di nome Deighman, il quale aveva titolo di Eccellenza, e paga annua di trenta sei mila fiorini. Esso montava nel 1729 e 1730 la nave S. Elisabetta, quando vi era Cappellano D. Antonio Scussa triestino che ne lascio memoria. Questo Deighman era protestante, prova questa della tolleranza di allora. Mori nel 1732. P. K. Creazione deli' Emporio di Trieste. Registriamo quanlo CAbbnte Laugier narra della Creazione deli Emporio di' Trieste nella sua storia della Repubblica Veneta (Tomo XII Edizione di Venezia 1778 pag. 358). Mentre univasi il Congresso (a Soissons) 1' Imperatore fece un viaggio a Trieste. Avevasi esperimentato in Vienna, nell' occasione della guerra per la successione, 1' avvantaggio che porgere poteva qucsta citta alla co-municazione degli stati d' Alemagna con quelli d' Italia, e quanto male aveasi fatto traseurando una situazione cotanto favorevole al commercio ed allo stabilimento di una marina militare. Carlo VI le di cui idee erano di-rette da una sana politica, proponevasi d' entrare in con-correnza con le nazioni commercianti. Egli aveva otte-nuto il libero ingresso de' suoi vascelli in tutte le scale del Levante, ed aveva iinpegnato le reggenze di Tripoli, Tunisi ed Algeri a rispettare la bandiera imperiale. Le due Sicilie, ch' egli possedeva, gli olTerivano un fonda-mento per il commercio. Lo stabilimento delle compa-gnie d' Ostenda doveva accrescerlo notabilmente; ma questa compagnia ch'eccitava la gelosia deli'Inghilterra e deli' Olanda, non dovea sussistere che fino a tanto che sarebbe in caso di farsi temere da queste due potenze, o che avesse forze bastanti per poter agir senza di loro. Carlo VI trovo piu sicurezza in far uso del porto di Trieste sul mare Adriatico. Egli eccitava la gelosia de' Veneziani che non po-tevano fargli fronte. Si dispose dunque per porre questa piazza in buono stato di difesa, e per stabilirvi una marina, che potesse far dividere con essi 1' imperio di questo mare. II senato previde tutte le conseguenze di questo disegno suggerito dal principe Eugenio, che dopo avere tante volte trionfato alla testa dell'armate dellTmperatore, dominava in Vienna ne' suoi consigli. Le circostanze non permettevano alli Veneziani 1'opporsi colla forza. I loro timori riguardo a'Turchi erano sempre gli stessi. II Gran Visir facendo notificare a tutti li ministri stranieri la pace fatta con li ribelli di Persia, aveva affettato di escludere da questa notificazione 1' Ambasciatore di Russia, ed il Bailo di Venezia. II senato giustamente inquieto non volle inoltiplicar& i suoi impačci opponendosi ali' Imperatore. Adoperd tutta Ia destrezza della sua politica per distrarre col mezzo de' suoi Ambasciatori questo Principe dallo stabilimento ch' ei volea fare in Trieste, e non avendo potuto ottenerlo, solferi cio che non poteva impedire'. ' Ouando 1' Imperatore fu sopra luogo, il Senato gli man-do Andrea Cornaro e Pietro Cappeilo in qualita d' Ambasciatori estraordinarj per complimentarlo a nome della Repubblica. Cosi i Veneziani cacciati dali' Arcipelago dalli Turchi, videro nascere alPestremita del loro golfo una marina straniera, che entrava in concorrenza con essi per 1'imperio del mare Adriatico, e che potra col tempo rapirglielo. ('"') Nota del traduttore veneziano. Ouesti riflessi che qui spaccia I' autore paiono senza fondamento. Qual pregiudizio ali' imperio del mare fa una nuova piazza di commercio nel Golfo ? Ve n' ebbero in tutti i secoli della Repubblica, molte e nelle coste d' Istria, Dalmazia ed Albania, ed in quelle d' Italia, senza che restasse leso 1' imperio sul mare de' Veneziani. Una marina militare ch' esercitar pretendesse atti di forza e di autorita (cosa che non e avvenuta e non fu tentata) porterebbe la supposla lesione, non gia una semplice scala di commercio. (Segue il Laugier a pag. 361) Uno degli articoli del trattato di Siviglia portava, che 6000 Spagnuoli sarebbero incessantemente introdotti nelle piazze della Toscana e delli ducati di Parma e Pia-cenza. L' Imperatore si oppose con forza a questa di-sposizione, che, secondo lui, ofTendeva i diritti e la di-gnita deli'Imperio. Fece maroiare truppe nel Tirolo, con ordine di passare nel Milanese e di mettersi a portata di prevenire gli Spagnuoli. Fece armare quanti vascelli avava in Trieste e in Fiume per il trasporto de' viveri, deli'artiglieria e munizioni; e li Veneziani continuarono a dissimulare questo pregiudizio fatto alli loro privilegi. (i pag. 381 cosi ripiglia i autore). I Veneziani liberati da ogni inquietuiiine intorno a cio (gli affari di Parma ecc.) attesero piu assiduamente agl' interessi del loro commercio. L' Imperatore aveva accordato la franchigia al porto di Trieste; il Papa aveva fatto lo stesso per il porto di Ancona. I negozianti di Venezia rappresentarono al Senato questa doppia fran-chigia attraendo tutti gli stranieri in Ancona e a Trieste, il commercio di Venezia ne riceveva un pregiudizio no-tabile, e dimandarono che il porto di Venezia fosse fatto franco come li altri due. II Senato verso lungo tempo sopra i vantaggi e gl' inconvenienti di questa franchigia. Si trattava di accordare P ingresso esente da ogni ag-gravio alle merci portate dalli forastieri. Ouesta esen-zione privava Io stato di una rirca rendita; ma non ac-cordandosi, poteva temersi che le citta d' Ancona e di Trieste non attraessero tutti gli stranieri per la franchigia del loro porto. Non potevasi sperare di ottenere dal Papa e dali' Imperatore la nvocazione di questo privile-gio. Dopo molte discussioni, il Senato formo un decreto, che stabiliva una franchigia del porto di Venezia, simile a quella di Ancona e di Trieste.