ANNO XVI.
Capodistria, 1 Maggio 1882.
N. 9.
LA PROVINCIA
DELL' ISTRIA
Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese.
ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre iu proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione.
ANNALI ISTRIANI
del Secolo decimo terzo. *)
1233. — Capodistria, 9 aprile. — Il vescovo di Castello, Marco Michieli, compra mediante il procuratore Giovanni Corino conte de Var-nerio e Madonia giugali de Leonardo di Capodistria, una vigna, situata nella contrada detta Causano, per lire 17 di piccoli.
Min. - Acta ecc. Som. I, pag. 17.
(Cont.)
L'Istituto di credito fondiario provinciale
Abbiamo avuta sempre cura di tenere infor-nat-o il lettore dette vpeiazioni (lei liOtìlro Istituto li credito fondiario ; ed ora con la più viva com-ìiacenza annunziamo la pubblicazione del Resoconto per l'anno 1881, presentato dalla direzione iell'Istituto alla Giunta provinciale ; compiacenza E conforto che sentono oggi tutti i comprovinoli, i quali in mezzo alle avversità di ogni iurta in cui lotta da una serie d'anni la possidenza fondiaria, vedono alfine sorridere una speranza, sentono un ajuto che incoraggia le fatiche i i dispendi necessari per quei miglioramenti che lotranno rendere produttivi i campi abbandonati, le case minacciate dalle ingiurie del tempo.
Povera, avvilita, carica di debiti la possidenza Istriana, trova il potente ajuto del credito presso | nostro Istituto fondato dalla Dieta provinciale | diretto in modo esemplare da egregi patriotti.
Si ricordino di questi fatti tutti i comprovin-jiali ogni qualvolta accada loro di discorrere del-lamministrazione provinciale, e li abbiano sempre e mente quali nonne direttrici quando saranno mainati a rieleggere i loro rappresentanti.
I giornali più autorevoli di Trieste pubblicamo dettagliati articoli sul Reso Conto accennato;
Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati.
concordi tutti nell' ammirare gli ottimi risultati ottenuti in questo primo anno di gestione, e nel tributare elogi alla saggia direzione, ed alla benemerita Giunta provinciale, la quale, ottenuto l'appoggio del potente Stabilimento di Credito per il Commercio e l'Industria, ha posto subito l'Istituto nostro in condizioni felici, nelle quali ha potuto mantenersi e continuare le sue operazioni; tantoché le sue lettere di pegno vengono offerte come uno dei più solidi impieghi di capitale.
Durante l'anno furono presentate 637 domande a imtuo, e non si trovò opportuno di accoglierne "che 39 2 per un importo ai nor &zz,uu<J, coperto da un valore ipotecario in case di città e terreni campestri di fior. 1,366,182,18. Il maggior numero di mutui si tenne sotto 1' importo di fior. 500, e furono distribuiti sopra fondi rustici, per cui fu specialmente a prò del credito agrario che si svolse più generalizzata e benefica l'operosità dell'Istituto di credito fondiario. Sono importanti le deliberazioni della direzione e del Consiglio d'amministrazione per ciò che riguarda l'istruzione dei periti delegati dalla direzione dell'istituto; esse dimostrano con quante cautele si proceda per determinare il valore del fondo, la stima che è la base del mutuo. I sovvenuti, con savia disposizione, obbligati a scontare le lettere di pegno presso la direzione, poterono farlo al 95 °;0 e poscia al 96; furono pareggiate durante l'anno tutte le spese di fondazione ed amministrazione, e si ebbe anche un civanzo di fior. 1000,62 passato al fondo di riserva.
La Giunta provinciale, come esige 1' art. 59 dello statuto, presenterà la relazione sull'azienda dell'Istituto durante l'anno 1881, alla Dieta, nella prossima convocazione.
La congiunzione ferroviaria con Trieste
Da Trieste ci si scrive:
Nell'ultima „Provinciau del 16 aprile a. c., sotto questo titolo, leggesi una corrispondenza datata da Parenzo IO aprile per la quale si vorrebbe far credere che i progetti compilati in addietro dai vari (?) consorzi triestini per la ferrovia Laak facevano discendere la locomotiva dall'altipiano del Carso a S- Andrea con una percorrenza breve ed arditissima, passando per Basovizza e con doppia galleria sotto lo sperone S. Servolo-Caresana con una pendenza del 1:30!
Vi si aggiunge che in allora fu così progsttato unicamente per contrapporre una minore distanza chilometrica, a costo di una forte pendenza, di confronto al progetto del Predil, ora tramontato.
Ciò è del tutto erroneo.
Secondo un progetto, — da Sorvola per Caresana-Prebenegg raggi ungevasi Basovizza col 1:60 e solamente cou altra alternativa, posteriormente preferita dal Governo, cioè da S. Andrea per Rozzol-Longera, addottando quale massima pendenza 1' 1:40 ivi si arrivava con una percorrenza minore di Chilometri 7.36.
Di pendenza 1:30 mai se ne fece parola!
L'idea conclusionale d9l predetto onor. corrispondente, di agitare per ottenere che la nuova ferrovia debba scendere da Herpelje siuo Xaxid presso Pinguente e da là venga condotta per la costiera di Ospo-Care-sana e la vallata di Zaule a Trieste, tale idea potrà forse essere buona ma al certo non opportuna !
Ozioso e sconveniente torna poi il portare ora iu campo e per dippiù erroneamente, progetti passati, dal momento che affatto non si conosce il nuovissimo progetto che per cura del Governo attualmente si sta elaboraudo, il quale assai probabilmente nulla avrà di comune coi precedenti.
A quanto sembra il Governo è seriamente intenzionato di far costruire per suo conto tale ferrovia Herpelje-Trieste, e devesi ritenere che tenendo conto delle pendenze e delle conseguenti spese d' esercizio, farà tracciarla e costruirla iu modo da conciliare, per quanto possibile, gl'interessi generali con quelli privati dell' Istria centrale; ma non devesi dimenticare che 1' obiettivo principale di questa linea è e sarà sempre Trieste !
Preme che la ferrovia iu parola si faccia e l'Istria dovrebbe accontentarsi di quei vantaggi che per essa indirettamente andrà a guadagnare.
Nella costruzione di ferrovie va assegnata, è vero, seria considerazione di lievi pendenze, ma non inferiore ai giri viziosi e fra questi potrebbe figurare appunto quello per Xaxid!
Non si comprometta il presumibilmente ottenibile con nuovi ipotetici progetti !
L' onor. corrispondente di Trieste vorrà convenire che 1' onor. corrispondente di Parenzo ebbe soltanto 1' intenzione di conciliare possibilmente 1' interesse di Trieste col nostro.	(Nota della Redazione)
IL DAZIO DEI CEREALI
A tutti i malanni cagionati finora dalla nostra provincia alla lega doganale, se ne aggiungerà uno nuovo gravissimo ; 1' introduzione cioè del dazio sui cereali.
L'Istria che in gran parte vive di polenta e che non è in condizioni di produrre il grano turco in maggiore quantità del necessario per cinque mesi dell'anno e che fin ora gode il vantaggio di fare acquisto del rimanente nel libero porto di Trieste, do^e la concorrenza mantiene sempre discreto il prezzo, dovrà in seguito fare i suoi acquisti presso i granai dell'interno della monarchia e pagare più caro il solo nutrimento, la polenta e il pane !
Abbiamo letto nel giornale ufficiale che il sig. ministro del Commercio comunicava al comitato alle Dogane di aver ottenuto nelle trattative cou l'Ungheria un accordo nel senso che pei bisogni della Dalmazia e delle isole del Quarnero il governo potrà, di concerto col governo ungherese, accordare con modalità da stabilirsi, 1' importazione esente da dazio del grano turco sino alla quantità massima di 80 mila e. m. per anno, del frumento e del miglio sino al massimo di 20 mila c. m.
Ammesso che queste concessioni ridotte a quantità e sottoposte a tante condizioni e decimate dalle lunghe e costose operazioni doganali, possano apportare qualche vantaggio a quei paesi, perchè non si è compresa la nostra provincia nel trattamento di favore?
L'Istria è costretta a provvedersi ogni anno di circa 165 mila quintali di grano turco e di 100 mila quintali di frumento ; non lo sapeva il ministro del commercio: non lo sapevano i membri del comitato alle dogane?!
Ma lo sanno i nostri deputati e lo diranno, perchè si tratta di uu nuovo aggravio che ingiustamente si vuol far pesare sulla nostra provincia.
La marina mercantile
La Società marittima di Sabioncello, che si era sviluppata con tanto rigoglio, appena sorta, dovette pur essa cedere davanti alla terribile nemica della navigazione a vela, la navigazione a vapore ; ed ora molti azionisti esprimono il voto, che si venga alla liquidazione per salvare almeno una parte del capitale sociale.
Ed a proposito della marina mercantile, l'on. Luzzatti nella Marina e Commercio di Palermo scrive delle condizioni tristi in cui si trovano i nostri armatori come pure gli armatori del Regno d'Italia e di quelle peggiori a cui andranno incontro in seguito agli effetti della legge francese, la quale coi premi amplissimi liberalmente distribuiti alle costruzioni navali ed alla navigazione, rompe e perturba l'equilibrio delle potenze marittime del Mediterraneo e insidia la libertà dei mari. L'illustre economista dimostra come un bastimento nuovo debba intraprendere un viaggio di più mesi, soltanto per pagare le tasse imposte ad esso sotto varii titoli e prima che l'armatore ne tragga qual si sia profitto. Ciò s'intendeva appena quando la marina a vela, dalla guerra di Crimea in appresso era argomento di lucri enormi ; ma dopo le jatture a tutti note,
questa maniera di tassazione è una crudeltà. Quindi dalle Diete della Dalmazia, dell' Istria e di Trieste si chiese, come da parte delle città marittime del Regno d'Italia, l'alleviamento delle gravezze, l'ajuto alla costruzione dei piroscafi; e poiché la gran questione è studiata nel regno d'Italia, e si attende la notizia dei provvedimenti proposti dal governo di quel regno, quando la commissione d'inchiesta abbia conchiuso il suo colossale lavoro, non è difficile che a Vienna e a Pest si attenda, per la stessa ragione, a formulare proposte concrete; avvertendo che i due Stati si sono garantita la libertà di navigazione e cabotaggio, e nessuno può fare a favore della marina mercantile, meno dell'altro.
Società agraria istriana
La onor. presidenza della Società agraria ha fatto pubblicare nel giornale sociale 1ST. 3 del 31 Marzo p.p., il progetto di statuto elaborato dalla commissione eletta nel congresso di Buje, e vi ha fatto precedere dopo altri documenti relativi alla questione, sotto il titolo declaratoria, il seguente avvertimento :
Avendo finora tre dei Membri dell'onor. Gomitato dei Cinque, e quindi la maggioranza, risposto*) nel senso di voler mantenere il progetto. some sta, il medesimo .vimie .ora ^uibblicata con caldo appello a tutti i soci di volere seriamente esaminare:
Se corrisponde al mandato dato dal congresso di Buje;
Se corrisponde agi' interessi della società ed ai bisogni della Provincia;
Se è possibile che venga legalmente ed efficacemente adottato dall' attuale Società ;
e, in ogni caso.
Se sia opera consulta e patriottica per otte- i nere una riorganizzazione, i cui vantaggi sarebbero per lo meno ipotetici, di andare incontro ad una delle due conseguenze:
Scioglimento della società attuale, con forti ostacoli per costituirne un' altra ;
Formazione di una nuova società a fianco dell'attuale, l'una più meschina dell'altra.
Rovigno, 31 marzo 1882.
Dalla Società agraria istriana
La Presidenza
E noi ripeteremo: Ai voti! ai voti!
*) S'intende risposto alla lettera della onor. Presidenza 2 Marzo a. c., pubblicata nell' „Istria" del 25 Marzo, e nella provincia" del 1 Aprile.
Le Terme di Monfalcone *}
Corriamo sotto il lungo e costoso viadotto del dipartimento triestino, l'opera anti-economica dell'ultima generazione d'ingegneri. Dopo il secondo viadotto (egualmente vasto e rovinoso) la piattaforma del Carso, che prima era una sequela di su e giù, comincia a piegare verso settentrione, e quando ci avviciniamo al suo margine, vediamo una pianura sterminata, la quale unisce la graziosa curva dell'Adriatico. JSToi qui osserviamo tre blu : il cilestrino dell'aria, il lapislazzuli dell' acqua, ed il porporino smarrito nell'azzurro plumbeo della campagna. Quest' ultima è Yhumilis Italia, la quale traversando il Padovano ed il Milanese, corre fino al Golfo di Genova, il trombino dello stivale italiano, spezzato a mezzogiorno dalle costure degli Apennini. La pianura circoscritta da un lembo di cielo, frastagliata da piccoli seni di mare ed intersecata da torrenti, giace quasi a livello dell'Adriatico. La volta del Carso, dalle ritonde colline, sparisce ad est e nordest ; mentre più lungi, ad ovest, le Alpi Carnico-Tridentine dalle cime candide a guisa di tórta nuziale, anche nel torrido giugno, inghirlandano l'orizzonte boreale. Malgrado la sua povertà, il terreno è coltivato, specie a viti, il cui vino è ancora confezionato all'uso virgiliano; e più lungi, all'ovest, la vegetazione diverrà lussureggiante.
Seguendo la postàTe7~T)en tenuta, e cne e la strada maestra fra l'Istria e Venezia, passiamo le grandi cave conosciute per Scavi degli scalpellini, e più in là, a sinistra, i più graudi scavi romani. Al piccolo porto di Sestiana vediamo nuovamente l'Adriatico. La è questa come una scena d' uu' opera, un anfiteatro tappezzato di viti. A mezza via ergesi una cappella con un convento di dame, in oggi una specie di maniero; e le acque di fronte sono protette da due argini. La spiaggia è chiazzata da capanne di marinai e rigata da moli di legno, dai quali viene caricata la pietra calcare sopra barche che vi attendono il rimorchio. Presso la strada carrozzabile havvi uu piccolo castello con torri coperte ai quattro lati e con feritoje, ora chiuse. È annualmente abitato da un cadetto della casa Tcrriani o Thurn, e vuole la leggenda che il celebre brigante Giovanni Sbogar lo facesse un tempo sua dimora. In oggi è abitato da un pacifico sinecura.
Più lungi s'innalza lo storico Doveinos, Duino, in slavo Divin, i cui due castelli (vecchio e nuovo) si vedono da Trieste. Il più anziano è un edificio pittoresco, dalle mura annerite, assiso sopra
*) Dall'opera di Burton: „The Thertne of Monfalcone. London, Hoiace Coi — 1881. Continuazione, vedi N.i 6, 7 ed 8.
una roccia quasi isolata. Fondato in origine dai Patriarchi di Aquileja, cadde poi nelle mani dei loro vassalli, i Signori di Duino, che lo tennero per tre secoli, governando il paese fino a Fiume, compresa l'isola di Veglia. Nel secolo 14 i Signori si estinsero nella persona di Ugone (Hugh), e la proprietà del castello passò per matrimonio al Conte di Walse-Lik. Come nel castello di Tolmino e di altri luoghi circonvicini, vige la tradizione, che anche là avesse ospitato 1' Alighieri ; e il popolo chiama tuttora, sasso di Dante, un pezzo di roccia, che giace sotto il castello isolato durante 1' alta marea. Visto dalle vecchie mura, il castello sembra un immenso coccodrillo, che tenti afferrare la sua preda, e le cui zampe di dietro sieno rappresentate dai brulli cespugli e dagli alberi nani. Vicino ad esso, vedesi dal mare i pallidi contorni della Donna Bianca, la quale comparisce sopra uno dei balconi del castello nuovo. Simile alla sua omonima, la Fata di Berlino, ella fatalmente è vincolata ad ano sposo e ad un fanciullo. Ma l'interesse reale e storico sta nel fatto, che prima ancora che Franklin rapisse il fuoco al sole, la scintilla elettrica era utilizzata a Duino. Nei Travailleurs de la Mers leggesi: „La piqué du Chàteau de Duino dans le Frioul, que le soldat de la garde faisait étinceler en la touchant du ter de sa lance." Quando la scolta, sulla terrazza presentiva il tempo burrascoso, toccava coll'alabarda la picca infissa come un conduttore, e lo apparire delle scintille era seguito dal suono delle campane del castello, che era segnale di bufera allo spensierato pescatore. Probabilmente Vittor Ugo trasse questa novella dalle Memorie del Dottor Bianchini, scritte nell' anno 1764. Credesi che la notizia abbia avuta origine dagli studiosi Serviti, antico ordine monastico, da cui sortì il celebre Fra Paolo Sarpi. Il loro piccolo cenobio (in oggi curazia) è dentro le mura del villaggio.
Il castello nuovo, secondo il suo cronista Giuseppe Carlo Bottura, ebbe principio nel secolo 14, esseudo il suo nucleo un guardaforte romano, — un monopyrgos, — con una iscrizione che data fino dai tempi di Diocleziano. E attualmente coperto di muratura moderna, con brutti merli. Questo „Castello dei Torriani" ha un nobile aspetto veduto da lungi. La parte verso la campagna mostra un'alta fabbrica, formata da quattro piani distinti colle loro addentellature, i romani monopyrgos, sulle quali sventolavano gli stendardi; la guardia coli' armeria al pianoterra, la terrazza, ed i fabbricati più bassi cadenti in un fosso a roccia spaccata. La facciata di settentrione è interamente feudale; quella di mezzogiorno è
composta di alte case moderne, rettangolari, qua e là sostenute da piante e spezzate da batterie. Il vecchio cortile ad uso di giostra è in oggi senza tetto, ed un sentiero tortuoso corre giù in un luogo da bagno scavato nella roccia. Il villaggio di Duino forma il muro esterno ; le sue case contengono 368 anime, ed il suo popolo è industrioso e longevo. Nel principio di questo secolo Duino contrastò a Trieste la supremazìa di razza. Il suo piccolo e nitido porto è in oggi in nessun luogo (nowhere). Nelle case principali, fuori del villaggio, vi sono tre alberghi ; e durante la nostra cura termale di sei settimane, trovammo l'albergo d'Italia preferibile a quelli del rumoroso Monfalcone.	(Continua).
Xj® "viti americane (*
III Del clima e del suolo
La sabbia non servirebbe che ad evitare la compattezza, la freddezza e l'umidità del terreno; condizioni sfavorevoli per la maggior parte delle viti americane, specialmente per la specie Aestivalis.
Da tutto ciò si può concludere come il suolo più adatto alla vite americana sia il più caldo, il meno compatto ed il meno umido; il che tutto si potrà ottenere artificialmente con iscassi profondi, con fognature, con fossi e cou tutti gli altri mezzi che ci insegna l'agronomia.
Volendo portare nei terreni speciali in cui meglio riescono le singole specie di viti, diremo: la CaudicanS preferisce i terreni freschi, ricchi, leggeri e profondi; così si dica per l'Aestivalis, che avrebbe inoltre il vantaggio di resistere a siccità più prolungate, qualora il sottosuolo sia permeabile; la Cordifolia si adatterebbe a qualunque terreno tanto se elevato, che basso, secco od umido; la Riparia nelle sabbie umide e nei terreni calcarei, la Solonis addirittura perisce nei terreni compatti e così tutte le altre viti ibride.
IV. Propagazione delle viti americane
a) Per seme. Questo modo di propagazione comune a molte piante non veniva usato mai per le viti, eccezione fatta di alcuni pepineristi francesi, che ricorrevano a questo mezzo per ottenere delle nuove varietà.
Presentemente, sia che la importazione di talee dalla Francia è proibita, sia perchè allevando da seme si possono ottenere piante forti, robuste e di sicura rie-scita; perchè nate, cresciute nel terreno in cui devono condurre lorvita; fatto si è che del seme si servono oggigiorno tutti i viticultori che vogliono avere delle viti americane e che contemporaneamente consiglierei ad ogni istriano.
Non tutti riuscirono fin' oggi ad ottenere un completo risultato della semina dei vinacciuoli. La causa naturalmente si deve riporre nell'involucro duro e compatto da cui è involto il seme, e dalle qualità, che spesso ci giungono dall' America, avariate e vecchie; di che i vinacciuoli ne soffrono facilmente, contenendo delle sostanze oleiche.
Il modo migliore di conservarli durante l'inverno è di stratificarli nella sabbia, in una cantina posta a tramontana. Giunti all' epoca prossima della semina, in Marzo, conviene dare un impulso ai vinacciuoli di germinare, il che si ottiene bagnando la sabbia e tenendola in un sito un po' caldo per rammollire l'involucro del seme.
A chi però si provvede dei vinacciuoli soltanto in primavera, io consiglierei di metterli a maturazione nell'acqua 8-10 giorni prima di seminarli, scartando quei semi che vi galleggiassero, e cambiando 1' acqua ogni 2 o tre giorni anche ove richieda ogni giorno, cioè quando 1' acqua accenna a intorbidare.
Il terreno di semina deve essere concimato profondamente, indi ben diviso e stritolato per renderlo soffice e leggero. Fatto questo, si praticano dei solchi alla distanza di 20 centimetri ed in questi si distende uno strato di terriccio alto 2 dita I semi si dispongono sopra questo terriccio non tanto fitti, quindi si fa un' abbondante inaffiatura sopra i medesimi. Dopo ciò si coprono i semi con un altro strato di terriccio eguale al primo, lo si bagna, ed il tutto poi si copre con della stramaglia, o foglie secche. La copertura ha lo scopo di impedire l'irradiazione del terreno, mantenendolo fresco e caldo. Se le giornate dopo la semina vanno asciutte e calde converrà ogni 2 o 3 giorni e meglio ogni giorno, inaffiare il semenzajo, però sopra la copertura, perchè facendo sulla terra, fiorirebbe della crosta.
L'epoca della semina è in circa i primi d'Aprile; prima non sarebbe conveniente, potendo i freddi delle notti danneggiare i giovani germogli.
Dopo 20 o 30 giorni spuntano le prime foglie embrionali, e qui converrà avere dei riguardi di lasciare per qnalche giorno di più la copertura, poiché in que-st' epica le giovani pianticine sono oltremodo delicate.
Sulla quantità percentuale di riuscita per le singole specie, si può dire che non piccola influenza ha la scrupolosità in cui sono state eseguite le operazioni or ora accennate, non escludendo però che alcune specie per propria natura riescono più ed altre meno.
Generalmente si può calcolare sui 2[3 di riuscita del numero dei vinacciuoli seminati, quantunque quest'anno abbia ottenuto il 100 0[0 di riuscita per alcune come la Scuppernon, Taylor, Clinton, mentre con altri semi vecchi di due anni della varietà ottenni appena il 3%.
Giunte le pianticine all'altezza di 5 metri, si potranno scoprire, diradarle se troppo fitte, pulirle dalle erbe e farci una leggiera sarchiatura se sì è formata della crosta. Queste due ultime operazioni conviene spesso ripeterle, specialmente se l'estate va secco, ed anzi come era il caso quest'anno, che non è piovuto per due mesi, conviene inaffiarle. Per assicurare ancor meglio la riuscita non sarà inutile ripararle dai cocenti raggi del sole di Luglio ed Agosto con una stuoja almeno nelle ore più calde.
Le nuove piante in tal modo allevate si possono lasciare al loro posto fino alla prossima primavera, cioè in Marzo, nel qual tempo si trapiantino nel vivajo.
Molte viti, specialmente della Riparia, assumono nel primo anno tale uno sviluppo da potersi innestare subito ma ad onta di ciò conviene lasiarle nel vivajo anche se innestate.
Il terreno del vivajo conviene concimarlo per bene con istallatico, e smuoverlo profondamente, quindi si
passa al piantamento in file alla distanza di 50 centimetri da fila a fila e da pianta a pianta.
Il vivajo è il luogo dove le piante vengono ultimate per essere poi piantate a dimora. Qui converrà adunque fare la selezione, stabilire quali si dovranno innestare, quali tener come tali per produzione diretta, quali infine per la produzione di tralci onde farne altrettante talee.
Sulla riproduzione per talea intendo ora parlare.
b) Per talea. Fino ad ora questo era il mezzo più favorito di propagazione per le viti europee, sia perchè economico, sia perchè riproduce fedelmente i caratteri della pianta madre. Se la nostra vite si riproduce facilmente, non così accade per le viti americane, delle quali alcune si riproducono bene, altre se sottoposte a delle operazioni speciali, altre infine non si riproducono aflatto.
Questa facoltà di riprodursi dipende dalla densità del tessuto cellulare, che permette più o meno l'uscita ai fascetti libro vascolari, da cui hanno origine le radici.
Nella descrizione delle singole specie abbiamo visto come la Rotundifolia sia assolutamente impossibile di riprodurre per talea, la Caudicans, la Aestivalis, la Rupestris e Cordifolia molto difficilmente, e da ultimo laRiparia, è l'unica che realmente si possa propagare con maggior profitto.
(Continua).	D. Dr. I.
3ST otizie
Il comitato ferroviario della Camera dei deputati k Vienna, ha deciso di aggiornare la discussione riguardo al tronco di congiungimento della linea istriana con Trieste sino a tanto che il ministro delle finanze non siasi pronunziato sul modo di coprire le spese a ciò necessarie.
L'onor. signor Francesco Sbisà, presidente della Società agraria, ha rassegnata la carica a mani della direzione.
La commissione per la revisione dei reclami contro le operazioni di estimo per l'imposta fondiaria si è costituita in Parenzo sotto la presidenza del Consigliere aulico barone de Plenker. Fanno parte della medesima altri quattro i. r. impiegati ed i signori Clemente Orlich, Egidio Dr. Mrak, Adolfo Clarici, e Fraucesco Sbisà, eletti dalla Dieta provinciale. Da quanto informa 1' Jstria", i reclami sarebbero 77,678, dei quali 61,939 per fondi arativi e 15,739 per fondi boschivi.
L'on. signor Riccardo Callegari, direttore della Stazione enopomologica provinciale in Parenzo, segnala nell' ^Istria" del 22 aprile p, d. la comparsa di un nuovo nemico delle viti nei vigneti della stazione e dei dintorni di Parenzo. Dai rilievi fatti, l'insetto roditore sarebbe V Agrotis Aquilina, volgarmente Cam-porajola o Cipollaria ; un bruco della massima lunghezza di 4 cm., di color grigio scuro, il quale si nasconde di giorno a fior di terra e divora notte tempo i germogli. Lo si prende quando sorte a cibarsi, e smovendo di giorno la terra a piedi delle viti. Credesi eh' esso sia ghiotto delle foglie di cipolla ; per cui uno dei modi di caccia sarebbe quello di spargere le foglie
nelle vigne per raccoglierle coi bruchi. Un altro mezzo creduto efficace per estinguerlo sarebbe l'iniezione di solfuro di carbonio o di naftalina greggia durante l'inverno.
La commissione provinciale per la fillossera nell'Austria inferiore ha deliberato di abbandonare il sistema estintivo ed anche quello colturale per combattere il terribile pidocchio, avendo riconosciuto l'impotenza di quei rimedi, ed ha proposto di sostituire in loro vece la piantagione di viti americane resistenti.
Per iniziativa dell' Associazione triestina per le arti e l'industria e della Società operaja triestina con mutuo soccorso cooperatrice, è istituito un magzzzino di deposito, uel quale saranno accolti i prodotti artistici ed industriali di Trieste, dell'Istria e del Goriziano. Esso si denominerà: Esposizione permanente dell' Arte e dell' Industria, ed avrà la sede nella città di Trieste.
Il cousiglio municipale di Trieste nella seduta del 27 Aprile ha deliberato di accogliere le proposte della Commissione per i provvedimenti d'acqua, coli'incarico all'Esecutivo di presentarle alla prossima Rappresentanza cittadina non appena costituita.
La filantropica Società per la lettura popolare triestina ha pubblicato il prospetto riassuntivo degl'incassi e degli esborsi effettuati dal 1 gennajo 1879 al 31 dicembre 1881 ; nonché le tabelle stastiche relative al triennio 1879-1881. Da quel prospetto apparisce, che gì' incassi ammontarono a fior. 3897.64 e gli esborsi a fior. 4106.t'»5: ubo nel 1879 la società annoverò 837 lettori; 820 uel 1880; e nel 1887-849; che furono in circolazione nel 1879 volumi 19,110; nel 1860 volumi 21,209; nel 1881 volumi 20,947; e che la biblioteca sociale possedeva nel 1881 il numero considerevole di 3,367 opere, divise in volumi 5,526. Classificato per professioni, il numero maggiore di lettori nel triennio 79-81 fu tra gli studenti, gli agenti di commercio ed i negozianti. Ned era da attendersi altrimenti in una città qual è la nostra laboriosa vicina!
Anche la capitale della Monarchia Austriaca, come i principali centri del Regno d'Italia, soleuuizzò il centenario di Metastasio, del gentile e melodioso cantore, che condusse a Vienna gran parte della sua vita e dove anche lasciò il suo velo mortale. L'accademia delle scienze tenne una straordinaria seduta con intervento di notabilità scientifiche e letterarie, di magistrati, di principi, e di moltissimi studenti. Sulla casa ove abitò il poeta italiano fu posta una lapide ; appiedi del monumento furono deposte corone di lauro; e il municipio viennese deliberò d'intitolare dal nome di Metastasio una delle principali vie della capitale.
La direzione generale della statistica del Regno d'Italia ha pubblicato 1' ultimo fascicolo, da! quale risulta che la popolazione nel 31 dicembre 1881 era colà di 28,4.51943 abitanti; cioè di 1,650789 di più del 31 dicembre 1871. L'aumento aritmetico per ogui mille abitanti fu uel Regno di 6.18.
In seguito ad accordi presi col Ministero di agri-I coltura, industria e commercio del Regno d'Italia, il comitato esecutivo dell'associazione letteraria internazionale annuncia che il V congresso internazionale letterario avrà luogo in Roma il 20 maggio p. v.
L'inaugurazione della ferrovia del Gottardo avrà : luogo il 22 maggio p. v.
Fu nominato vescovo di Trieste e Capodistria il Dottor Giovanni Nepomuceno Glavina, dall'anno 1878 vescovo di Parenzo e Pola dove lascia bella fama di sacerdote caritatevole addottrinato ed esemplare.
Leggiamo nell'Appendice della Perseveranza del 24 decorso, che la parte musicale del trattenimento datosi in Milano da quei valenti filodrammatici in onore di Metastasio, fu diretta da Alberto Giovannini, chiamato dall'illustre appendicista e critico musicale, uno dei migliori maestri e musicisti nostri.
E morto Carlo Darwin, uno dei più profondi scienziati del nostro secolo.
Cose locali
Godiamo di poter applaudire alla bella idea, che venne in mente all' onor. sig. Guido Zetto, consigliere comunale, per soddisfare a quelle esigenze di pulitezza e di estetica, le quali sono diventate un vero bisogno anche nelle piccole città campagnole; perchè giovano all' educazione del popolo coli' offrire alla vista le vie, le piazze, i passeggi pulite ed ornate con qualche eleganza ; e sono anche mezzi per conseguire vantaggi reali, allettato sempre il forestiero a frequentare e trattenersi con piacere in quei luoghi dove si trova circondato da prospetti allegri e decenti.
L' onor. sig. Zetto ha proposto di costituire una associazione per l'abbellimento della città; visto e considerato che il municipio per le solite ragioni finanziarie non è in grado di provvedervi che assai limitatamente. Abbiamo letto lo Statuto breve, pratico, senza fronzoli e cbe fa sperare una facile applicazione. Ognuno che desidera farsi socio si obbliga di pagare soldi 50 di buona entrata e soldi 10 di contributo mensile. Sembra poco, eppure riteniamo che in parte il segreto della riuscita di questa associazione stia nei piccoli contributi. A chi ebbe questa bella idea non occorrono raccomandazioni per metterla in pratica ; e noi adempiamo all' obbligo nostro di invitare tutti i buoni cittadini ad appoggiarla, e farla conoscere auche alle altre città della provincia, perche trovi applicazione dappertutto.
Appunti bibliografici
Anastasio. Capricci Satìrici. Milano. Libreria Ro-becchi. 1882.
Ho veduto più volte un collegiale, uscito fresco fresco dalla pedagogica gattabuja, bruciare i sunti e i libri di scuola, e correre per bene la cavallina. Dopo il primo sfogo, visto che qualche cosa si ha pur a fare al mondo, se non altro
nelle ore bruciate, tra uno svago e l'altro ; il nostro eroe si dà l'aria di mettersi sul serio ; e scrivi oggi, leggicchia domani, qualche cosa annaspa. Quante idee gli fanno ressa in cervello ! Quanti disegni! Convien pulire la ruggine scolastica, far tabula rasa dei vecchiumi, mettersi su di una nuova via. Cartesio ha ricostruito tutto l'edifizio della filosofìa su quel suo : Cogito, ergo sum; lui, l'innovella il suo mondo col nuovo aforismo : Me la godo, dunque sono. Allora non mancano certi Mentori di mezza età, che gli si attaccano alle costole ; e vogliono insegnargli loro a trovare la strada. — A tempi nuovi, uomini nuovi ; questo si sa. E gli rivelano il nuovo verbo, il nuovo ideale. Immaginate se il giovinetto se lo lasci dire due volte ; si ha ad abbattere tutto, giù Tizio, abbasso Cajo : non è più il tempo di giurare in verba magistri. E non si accorge il poveretto che se la sonata è mutata, i sonatori sono sempre tutt' occhio al leggìo di un nuovo maestro. Però siamo giusti; lasciate che cessi il primo bolli bolli, e vedrete che l'amico si rimetterà da sè a un buon trotto costante e regolare che lo condurrà senza più sbalzi alla meta. E poi quanta generosità in quegli impeti, quanta vita!
Ci sono poi i Mentori posati e stagionati, i veri Mentori che ogni tanto gridano al sopra lodato ragazzo : adagio Biagio ; tu corri a fiaccarti il collo, mala via tieni ; e i tuoi falsi maestri ti perderanno.
E per uscire di metafora, che è ora, su per giù tale è il caso dell' Italia nostra. Uscita di pupilli, si mise a correre, e come ! E allora maestri e rappresentanti di questa vita febbrile della nazione furono e sono : il Carducci in capite libri, e poi lo Stecchetti, il Rapisardi, il Martini e tanti altri che avevano per loro organo officiale — Il Fanfulla della Domenica, e da poco in qua — La Domenica letteraria: piccinerie, macchiette, novelle in ventiquattresimo, giudizi buttati là, ma con brio, con grazia e che pure accennano ad un substratum di studi severi, e internazionali, molto internazionali.
E non mancano i mentori che si studiano di mettere la martinicca sotto le ruote del carro, perchè non faccia giù per la china uno sbalzel-lone. Lasciamo i neutrali, che sono i più, e fanno le viste di non accorgersi di tutto questo tramestio amando di far parte di sè stessi. Tra i battaglieri liberali, ma non licenziosi, che come Pedro vanno innanzi con juicio, ci sono nomi da baldacchino, quali 1' Occioni, il Rizzi, e, ci
siamo, il professor Carlo Baravalle, in arte Anastasio Buonsenso, il simpatico collaboratore, molti anni or sono, dell' Uomo di pietra, e di altri giornaletti umoristici che suonavano la diana, quando molti, che corrono oggi a rompicollo, facevano i latinucci o mettevano i lattajuoli.
L' autore di questi Capricci Satirici sferza senza veli rettorici, e senza misericordia sul vivo. La sua indegnazione trabocca; non ha tempo di dorare la pillola, perchè gli argomenti de' suoi versi sono quasi tutti politici: — Il quarto d' ora
—	Dilettanti — Desideri — Falsa democrazia
—	Deputato — e a questa gente si ha a parlar chiaro. Egli sa che la letteratura, la lingua sono e saranno quali sono gì' Italiani. Dunque non questioni d'idealisti, di realisti, di manzoniani ; si riformi il paese, il resto verrà da sè. Sentite come suona a doppio.
Il quarto d'ora
Per tutto è un vasto e buffo viavai D' adulazioni e di corteggiamenti, Una gran mostra di figurinai, Un gran posar di geni e di talenti.
È un convulso vocìo di mitingai, Un gran rumore di banchettamenti ; È il carnoval di tutti i parolai, Moderati, sinistri, intransigenti.
E Italia ebra di ciance e di fanfare, Fatta bersaglio ad ogni villania, Ya intanto balenando per la via.
0 non sarebbe tempo in cortesia. Dopo tanto fracasso e ciarleria, Di far silenzio, e mettersi a pensare?
E sapete che cosa hanno risposto a questi versi certi critici, linguai della scuola falsamente detta manzoniana ; e che meglio si direbbe da noi brodolosa? Che balenare non è della parlata, che non si capisce ; che oggi come oggi, si ha ad usare un linguaggio più semplice. In quanto a balenare, senza citare la Crusca che non è roba per que' denti; e il Gozzi — camminava come si dipingono le saette — locuzione bellissima e sorella del balenare, mi accontenterò di consultare il Novo Vocabolario, nuovo senza Vu, pei nuovi Arcadi sfiaccolati, che a pronunziare i dittonghi si sciupano i labbruzzi. — Balenare — detto dei soldati nella batta?,dia, Vacillare, cominciare a perdersi d'animo.
Piuttosto che perdersi in questioni di parole, meglio era notare eome Anastasio esageri alquanto
col suo stile atrotali are. I discorsi per esempio del Luzzatti, del Mbiglietti, del Bonghi e di molti altri, tenuti dinanzi ai loro elettori, sono tutt'altro che vocio di mitingai ; ma opportune e dignitose manifestazioni della vita pubblica in Italia, ed onorano la nazione.
Ma non crediate che Anastasio, smettendo il cognome, abbia perduto il buon senso, e la fede antica nei destini della patria. Questo sonetto e l'altro che segue sono intitolati — Il quarto d'ora. — ad indicare che al breve tripudio, come è ardente voto di ogni buon patriotta, ha a seguire l'ordine e la vera libertà.
E poi, ecco qui un altro bel componimento — Desideri — e ditemi quale sia il felice stato in Europa che oggi non dia occasione a qualche poeta di brontolare ibi ubi di questi versi. Vorrei, se fossi l'erba santolina, Molto purgar sinistri e moderati, Vorrei, se fossi sale, ogni mattina I cervelli salar dei deputati.
E se fiamma foss'io di lucilina Illuminar la mente dei giurati, E per gran tempo, se fossi morfina, Addormentar cialtroni ed avvocati.
Ed assaggiar, se fossi vescicante, Vorrei le carni, eh' anno odor di sante, E dentro son tortore di bordello.
E se mai fossi un valido flagello Cacciar dal parlamento pagnottisti,
Equivoci, affaristi,
Ogni vecchia e recente ciurmerla, Ogni alta e bassa cristofoleria
Cantare il così sia. Ma ahimè ! la lena della musa è munta, Il giambo è vecchio, stanco e senza punta. E non solo si sferzano in questi versi i disordini politici; ma anche i morali come — Il Suicidio — Il matrimonio dell'avvenire — Corte D' Assise — Educazione — La donna dell' avvenire. — Nè sempre il giambo, tutt' altro che vecchio, ferisce sul vivo ; c' è pure qualche delicata sfumatura, qualche sottointeso che fa pensare e quasi quasi ci richiama una lagrima sul ciglio come nella chiusa del sonetto -— Il Suicidio.
........Morti che siamo
Più non ci secca il gemito dei padri, Portati al cimiter, più non sappiamo Come facciano a piangere le madri.
Un' altra volta però, una sola volta, nella Corte d'Assise II, che è tutto ironico, in sul più bello il poeta ci rompe sgarbatamente il velo dell' ironia alla chiusa :
E tosto il presidente Appena 1' ebbe assolto la giuria, Lo congeda con tutta cortesia.
Alcuni tuttavia (I falsi umanitari) hanno notato, Che non fe' le sue scuse all' imputato D' averlo per sì poco incomodato.
Quel falsi umanitari stuona ; perchè a sostenere l'ironia sino alla fine meglio si dovea dire — i veri umanitari. — Non è però un casus belli; e qualche rara volta ci è cascato anche il grande Parini. Lo squarciamento del velo, il rapido passaggio dalla figura al parlar proprio si consente nell'impeto lirico, e quale sfogo improvviso di santa indegnazione che trabocca. Tale è la stupenda ironia di Dante.
Fiorenza mia ..........
Atene e Lacedemone che fenno L' antiche leggi, e furon sì civili. Fecero al viver bene un picciol cenno. Verso di te, che fai tanto sottili Provvedimenti eh' a mezzo novembre Non giunge quel che tu d'ottobre fili.
Purg. Canto sesto.
Ed ora, per non ve l'allungare con le solite frasi — ma le sono fisime ; ma cotesti sono nei ecc. ecc. meglio vi dirò di un altro difetto di questo caro libercolo. I versi sono pochi : pochi visto il bisogno che abbiamo di così schietta e vera poesia ; pochi pel desiderio che lasciano nell' animo del lettore. E ditemi in fede vostra, quanti sono i libri oggidì che facciano al lettore lamentare la brevità? Ma se il libro è breve, costa relativamente poco ; e quale è il colto istriano che non voglia spendere una sola liretta per comperare un buon libro ? Vedranno così i nostri che se la mamma ha qualche maluccio addosso; anche ha i suoi medici, e che medici! i quali la faranno, così si spera, guarir presto. Remedia melius adhibebit (diceva un filosofo, quale vattelopesca ora) cui nota quae nocent fuerint. E quali siano questi mali, tutti lo sappiamo. È già qualche cosa.
P. T.