ACTA HI STRIAE V. ricevuto: 1996-02-22 UDK 378.4(450 Padova):929 Catli G.R. ALCUNE NOTE SU GIAN RINALDO CARLI TRA PADOVA E VENEZIA Piero DEL NEGRO prof. dr., Facolta di scienze politi che, Universita di Padova, IT-35123 Padova, Via del Santo 28 prof. dr,, Fakulteta za družbene vede, Univerza v Padovi, IT-35123 Padova, Via del Santo 28 SINTESI Preceduii da mi conciso inquadramento intitolato Tra Padova e Venezia, gli altri paragrafi deliarticolo sono dedicad a Gli studi a Padova, La laurea: un ap-puntamento mancato, La cattedra, L'insegnamento e La crisi dei rapporti con il regime veaeziano. Sono staii ripresi e approfonditi, in particolare, i íemi relativi aii'istituzione - nel 1745 - della cattedra di teoria delta scienza nautica e di archi-telttxra navale all'Università di Padova e della sua assegnazione al venücinquenne Gian Rinaldo Carli e all'insegnamenlo accademico, s fat ando, tra l'altro, la leggenda di un'attività didattica del capodistriano presso ¡a scuola di nautica di Venezia. TRA PADOVA E VENEZIA II periodo padovano di Gian Rinaldo Carli è chiuso tra le due date 1739 e 1750, vale a dire tra l'iscrizione all'universiîà leggista e la rinuucia alia cattedra di teoria della scienza nautica e di geografía. Quanto alia fase veneziana, essa s'intrecció e si sovrappose in vario modo a quella padovana: fu a Venezia che Carli guardó in notevole misura negli anni universitari per l'ispirazione culturale (si pensi al-i'mfhienza esercitata su di lui da Apostolo Zeno), fu. a VeDezia che riuscl a tessere una fitta trama di rapporti clientelari con le più influent! case del patriziato, fu a Venezia che trovó, infine, grazie al matrimonio con la ricca ereditiera Paolina Rubbi, un'ecceííente sistemazione, quanto meno sotto il profilo fínanziario.1 1 Cfr. la fondamentale biografía del giovane Carli di E. APIH, Rinnovamento e illuminismo nel 700 italiano: la formazioneculturale di Gian Rinaldo Carli, Trieste, Deputazione di Storia Patria per la Veneíia Giulia, 1973 (Fonti e Studi per la storia della Venezia Giulia, s. II, vol. II). Ad Apih si deve anche la vace Gian Rinaldo Carli in Otzianano biográfico degli Italiani, XX, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1977, pp. 161-167. Queste note sono largamente debitrici alie puntuali e acute ricerche di Eiio Apili. 135 ACTA HI STRIAE V. Pier o DEL NEGRO: ALCUNE NOTE SU OIAN KINALDO CARLITRA PADOVA E VENEZIA, S35-156 Dopo i! 1750 e almeno fino alla nomina, nel 1765, ad alto burocraíe asburgico, Venezia continuo a rimanere un punto di riferimento per il conte, che vi trascorse alcuni periodi piu o meno lunghi, ma in una situazione - per i motivi che cercherô di indicare - di profondo disagio. AH'indomani del 1780, vale a dire una volta eolio cato in pensione, Carli riallacciô i rapporti -soprattutto sul piano culturale, ma vi fu anche un tentativo, da parte di Andrea Tron S. Stae, che mando in avanscoperta la moglie Caterina Dolfín, di fario ritornare nella Dominante in qualità di consultare in iure2 - cod l'asse Padova-Venezia. Non è forse un caso che 1'ultimo suo messaggio politico fosse una fortunata operetta intitoiata Delta diseguaglianza física morale civile fra, gli uornini ossia ragionamento sopra l'opera di Rousseau "Discours sur l'origine et les fondements de l'inégalité parmi les hommes" "letto alla Real Accademia di Padova nel giovedi 15 marzo 1792" (in realtà, se si presta fede alla cronaca di uno dei soci pensionan del-l'accademia - curiosamente promossa in questa circostanza a "real" forse anche in onore "del Signor Commendatore Conte Don Gianrinaldo Carli Consiglier Intimo Attuale di Stato di S.M.R.A." - l'abate Giuseppe Gennari, era stato 1'8 marzo che "l'abate Daniel Francesconi faveva dato] un estratto d'una dissertazione mandata all'accademia dai commendator conte Carli contra l'opéra del Russô sopra L 'agua-gtianza degli uomini, principio falso ch'è stata la sorgente di tanti guai che op- 2 Cfr. la lettera del 1783 di Caterina Dolfin Tron a Carli parcialmente pubblicata da A. Tram-pus, "L'uonto libero" di Carli, Beccaria e riformalori del Settecento. " Archeografo Triestino", s. IV, vol. XLJX, 1989, p. 215 (dove pero il nome del consultor« in iure, che prese ¡1 posto offerto dalla Doifin Tron a Carli, é erróneamente trascritto "Brivi"; si iratta invece di Anton Luigi Brizzi, un giurista Veronese in precedenza consultóte ai confini: c£r. la sucdnta scheda di A. MaOOIOLo, I soci dell'Accademia Patavina dalla sua fondazione (1599), Padova, Accademia Patavina di scienze lettere ed arti gi& dei Ricovrati, 1983, p. 50). I rapporti tra Carli e Caterina Dolfin risaiivano a parecchi anni prima: quando la patrizia aveva pubWicato i Sonelti in morte di Gio. Amonio Dolfin, Padova, Penada, 1767, era stato incluso nella raccolta anche un sonetto del capodistriano in onore de! defunto padre di Caterina. II conté fu eletto it 25 aprile 1784 socio onorario dell'Accademia Patavina: un riconoscimento ¡ta il culturale e il politico, dato il carattere di accademia di Stato dell'stituzione padovana (cfr. P. Del negro, Appunti sul patríziato veneziano, ¡a cultura t lo política delta ricerca ¿científica, in G. Boz zolato - P. del Negro - C. Ghetti, La Specola delVVnivenitá di Padova, Brugine (Padova), Hdizioni 1+1,1986, pp. 279-280). Sui contetti eruditi di Carli con il patriziato veneziano cfr. la lettera del capodistriano a Francesco Dona, Milano 1" giugno 1791: "desidero poi ardenlemente che né Vostra Eccellenza, né la di lei sorietá [un círcolo di patrlzi e leiterati, frequentato, tra gli aitri, da Giacomo Nani, Troilo Malipiero, lacopo Fiiiasi e Giambattista Verci, che si rtuniva nel casino di Donfi a San Marco, sul rio della Canónica] si-peníino del tempo impiegato nelle Antichita ilaliche, neile quali, per quanto mi fu permesso, ho forse iroppo imperfettamente abbozzato l'origine, i progressi e le ricerche politiche delí'immortale Repubblica" (Biblioteca del Civico Museo Correr di Venezia [BCMCV], Cod. Cicogna 1687: sul circolo erudito di F. Dona cfr. P. del Negro, Francesco Doná e Giambattista Verci, in Erudízione e storiografia nel Veneto di Giambattista Verci, a cura di P. Del Negro, Treviso, Ateneo di Treviso, 1988, p. 37). 136 ACTA HISTKIAE V.' Piero DEL NEGRO: ALCTJNE NOTE SU GÍAN RINALDO CARL! TRA PADOVA E VENEZIA, 135-156 primono la Francia e che minacciano gli altri stati e governi")3 e "impresso" per la prima volta in queH'auDO stesso "nel Seminario di Padova".4 t GLI STUDIA PADOVA Nel 1739 Carli approdó all'Universitá di Padova con una borsa di studio del Monte di Pietá di Capodistria assegnatagli dai locaü collegia dei dottori giuristi e maggior consigho in base ad una lógica assistenziale, che.si faceva carico non piü, come era awenuto spesso in eta medievale, dei 'veri' poveri meritevoli, ma favo-riva le famiglie aristocratiche, sopiattutto quelle in difficoltá economiche a causa di sfortunate traversie oppure - ed era il caso del conté - quelle troppo numeróse e relativamente troppo poco agiste per poter assicurare a tutti i loro rampolli un'istruzione superiore. Ma la modesta borsa concessa alio scolaro - cinquanta ducati - non gli assicurava affatto l'indipendenza finanziaria nei confronti della casa paterna, in quanto era tutt'al piü sufficiente, stando ai calcoli dei con-temporanei,5 a consentirgli di rimanere a pigione a Padova lungo i cinque mesi, che di fatto eráno abbracciati dalTanno 'letterario', mentre tutte le altre spese, comprese quelle - di solito le piü pesanti per uno studente universitario - che comportava la laurea, dovevano essere affrontate dalla famiglia. In quanto borsista Carli non era affatto una mosca bianca tra gli scolari dello • Studio. Anche se la rete delle prowidenze a favore degli studenti del Bó, dai eollegi universitari alie borse di studio, era in crisi da quasi un secolo, conti-nuávano tuttavia a beneficiarne in parecchi, piü di centoquindici in quegli anni, 3 G, gennari, Notizie giornaliere di guarno avvemte specialmentein Padova dall'aniw 1739 al-ranno 1800, iotroduzione, note ed apparati di L. Olivato, II, parte prima, Cittadella, Rebel-lato, 1924, pp. 641-642. Francesconi era in corrispondenza con Carli: cfr. la lettcra di quest'ultimo del 1791 sulla tragedia dei capodistriano, rapprssentata a Venezia. nel 1744, ¡figenia in Taitri cit. in Apih, Rinnovamento e ílluminismo, eit., p. 66. •4 Ma Topera fu in effetti stampata a Vene2¡a: cfr. la lieenza di stampa concessa i¡ 12 giugno 1792 dai Riformatori dello Studio di Padova Giacomo Nan i e Zaccaria Valaresso a Niccoló Bettinelli "stampatore di Venezia per il Seminario di Padova" {sulla societa tra Bettinelli e Giulio Foresti, da una parte, e il Seminario di Padova dall'altra cfr. M. Infelise, L'editaría veneziana. nel '700, Milano, F. Angeli, 1989, pp. 180-181 e in particolare la nota 130 alia pag. 180). Un anno piü tardi !o stesso Bettinelli ne puhblico una "seconda edizióne riveduta ed ampliata dali'autore", facendo figurare sul frontespizio "ne! Seminario di Padova" e "ap-presso Tommaso Bettinelli" (Tommaso, il padre di Niccolo, nonostante fosse raorto un quarto di secolo prima, continuava quindi a legare il suo nome alia ditta). Questa seconda edizione fu riproposta tale quale da Carli nel tomo XIX delíe sue Opere, Milano, Monistero di S. , Ambrogio, 1794, pp. 97-238. Sul successo del pamphlet di Carli cfr. TRAMPUS, 'L'uomo libero, cit., p. 216. 5 Cfr. P. Del Negro, L'Universitá, in AA.VV., Storia della cultura veneta, a cura di G- Arnaldi e di M. Pastore Stocchi, 5/í, 11 Sctteccnto, Viccnza, N. Pozza, 1985, pp. 47-76: in particolare a P- 55. 137 ACTA HI STRIAE V. Fiero DEL NEGRO: ALCUNE NOTE SU GIAN RIÑALE O CARUTRA PADOVA F. VENEZ LA, 135-1S6 una cifra pari a piu di un terzo, se non a poco meno della meta degli studenti forestieri (vale a dire, in questo caso, quelii che non erano né di Padova, né del territorio padovano), che vivevano nella città del Santo e approfíttavano, tanto o poco, delle lezioni dei professori deilo Studio. La scelta dell'imiversità leggista seguiva, per un certo verso, la corrente: all'epoca i due terzi degli immatricolati s'indirizzavano verso lo studio del diritto, un sapere professionale che, tra I'altro, era considerato il più decoroso per un nobile, che fosse alla ricerca di una collocazione. Se Gian Rinaldo subi, in obbedienza alla volonté paterna, un imprinting giu-ridico lungo il quadriennio regola m en tare, collezionando quasi tutte le firme di frequenza imposte agli scolari leggisti, tuttavia si occupé sempre assai di mala-voglia (h giudicô icásticamente il suo "maggior tormento") di codici e di pandette.6 1 suoi interessi culturali andavano invece in tutt'altre direzioni, verso le lingue, l'erudizione, le belle lettere, la filosofía física e morale e la matemática. Di qui i rapporti assai stretti, che fu spinto ad intrattennere con un gruppo qualificato di professori dell'università artista (dove studiavano i 'filosofa', vale a dire gli sci-enziati, i medici e i teologi e dove trovavano posto anche un paio di cattedre di lingue e letteratura) e con il Idto entourage, relazioni alie quaii la bella monografía di Elio Apih non ha reso, a mie awiso, del tutto giustizia. Importanti, in particolare, mi appaiono i rapporti di Carli con il prof essore di filosofía morale Giacomo Stellini, un aristotélico-vichiano atiento agli sviluppi delle culture inglese e francese (leggeva, tra I'altro, Hobbes e Mandeville e fu uno dei primi commentatori itahani delle tesi sensiste di Condillac, che sottopose ad una fine critica). Al friulano Stellini il conte, che aveva studiato in Friuli e che all'indo-mani del suo arrivo a Padova fu tra gli organizzatori di un'accademia di "giovani friulani", "da lui considerad quasi suoi compatrioti",7 dedicherà nel 1757 il Saggio político ed economico sopra (a Toscana (non va dimenticato che all'epoca política ed economia facevano capo alla filosofía morale: tre anni più tardi un altro allievo di SteUini, il professore di medicina Simone Stratico suggerirà non a caso in un suo progetto di riforma dello Studio patavino di modificare l'intitolazione della cat- 6 Cfr. APIH, Rinnovamenw e Jlluminismo, cit., p- 37. Caris fu immatricolato sine exemplionibus, il che non significa, come intepreta Apih, "pagante" (ibidem, p. 36), ma che non godeva dei privilegio delle esenziorii dai dazi concesso di regola agii scolari dello Studio. La "carriera" universitaria di Carli pub essere ricostruita alia luce del ms, 4S deii'Arcliivio antico del-l'Umversitá di Padova [AAUP], c. 339, nei quale sono regístrale, tra I'altro le date delle iscrizioíii annuali e deüe firme di frequenza (le cosiddette terzerie): il primo anno s'im-niatricolo íl 30 novembre 1739, il quarto il 28 dicembre 1742; la su a abiura degli studi giuridici fu consúmala nel maggio del 1743, quando evitó di prendere l'ultima ter/.eria e quindi non completó i'iler burocrático, che gli avtebbe consentito di essere ammesso all'esame di laurea. 7 Ibidem, pp. 38-39. 138 ACTA HISTKIAE V.' fiero DEL NEGRO; AI.CUNE NOTE SU GIAN RÍÑALO O CARL! TRA PADOVA E VENEZ! A, 135-156 tedra del maestro in "filosofía morale, política, economía")8 e furono il "vero Pir-ronista" Stellini e la sua coterie, che aveva anche quale altro importante punto di riferimento Ll convinto materialista Antonio Conti, che quasi certamente ispi-rarono a Carli la redazione del poemetto didascalico Andropologia, ossia delta société e deila felicita in canti treP E' probabile che accanto a Stellini. che Francesco Algarotti, un altro famoso allievo dell'abate, celebró quale un moderno Anassagora, anche ü professore di filosofía Giovanni Graziani (un seguace di Pierre Gassendi, che a distanza di molti anni Carli includerà, in compagnia di Giovanni Poleni, di Giuseppe Suzzi e di Giulio Pontedera, nel ristretto manipolo degli scienziati universitari padovani di maggior spicco)1'' lo ponesse in contatto con una cultura filosófica di orieatamento libertineggiante e in ogni caso disponibile alia ricezione delle idee avanzate pro-venienti d'oltralpe.11 Meriterebbe di essere esaminata anche la questione dell'e-ventuale influenza esercitata da un amico e seguace di Stellini e di Algarotti, l'abate Gregorio Bassani, che nel 1746 pubblicb un Saggio di filosofía morale sopra la educazione de' figliuoli di ispirazione relativamente avanzata e in ogni caso antigesuitica. sulle idee pedagogiche del capodistriano. Va anche ricordato che Bressani, insieme ad un altro amico di Carli e di Stellini, il professore di astronomía e meteore Lodovico da Riva,12 faceva parte in quegli anni di un'aliegra brigata di notori epicurei capeggiata dalTabate Conti.13 In 8 Cfr. P. del negro, / 'Pensieri di Simone Stratico sull'Universitá di Padova' (1760), "Qua-derni per la storia deU'Universvtó di Padova", XVII, 1984, pp. 199 e 225. 9 Su quest'opera, che mi sembra fmtto piü dd! influenza dello Stellini dei De aríu et progressu morum che di quelia, anch'essa comunque da tenere presente, del Conti del Globo di Venere cfr., oltre a ap1h, Rinnovamento e Illuminisino, cit., pp. 98-100, a. Trampus, Rifarme po-litiche e 'pubblica felicita' negti scritli di Carli sal problema dell'editcazione, "Quaderri istriani. Contributi per la storia contemporánea delía Vetiezia Giulia", nn. 516, 1994, pp. 20-22. Sul "pirronista" Stellini e sui suoi rapporti con Conti cfr. anche P. DEL NEGRO, Giacomo Nani e l'Univerfitá di Padova ncí 1781, Per una storia delle relazioni culturali tru il pairiziato vene-ziano e i professori dello Siudio durante il XV111 secólo, "Quad atigurava che "pass[assej presto l'entrante settimana sulla speranza che le dia diritto di cominciar [..J a gadere delta munificenza pubblica"; ma il decreto fu invece approvata il gioma dopo, di domenica. 38 Cfr. ASV, Segretario alie voci. Elezioni dei Prega di, reg. 23 (1741-1756). 39 Le copie dei decreti relativi in ASV, Riformatori dello Studio di Padova, f, 19, cc. 178-182. 40 Cfr. APIH, Rinnovamenío e Hhtministno, p. 82. 149 ACTA H3STRLAE V. Piero DEL NEGRO: ALCUNE NOTE SU OIAN RIÑA I.DO CARLITRA PADOVA E VENEZIA, 135-156 confronto con le altre condotte accordate dal Senato ín quello stesso anno; l!abate Antonio Lavagnoli e padre Michelangelo Carmeli erano stati chiamati a coprire le cattedre, rispettivamente, di lógica e metafísica in secondo luogo e di lingua ebraica, greca e altre orientali, ricavandone il primo duecentocinquanta e il secondo centocinquanta fiorini41 Va ínoltre tennto presente cbe era stato "concesso al medesimo Conté Carli l'ingresso nel Collegio de filosofi e medid, cosiché abbia a goder degli emolumenti e privileggi come si é con altrí del suo ordine pra-ticato",42 vale a diré cbe aveva la possibilita di incrementare in una certa mis ora lo stipendio grazie alie 'propine' distribuite in sede di esame di laurea dal sacro collegio 'artista'. L'INSEGN AMENTO. Secondo Apih, che a sua volta ha ripreso la notizia da Antonio Blessich, "a Carli venne affidato anche l'insegnamento nella scuola pratica dell'Arsenale, perché integrasse con nozioni teoriche la prepaTazione dei fnturi capitani marit-timi".43 In effetti vi era si a Venezia una scuola pratica per capitani di mare. una scuola affidata - come abbiamo visto - al capitano Siron, ma essa non aveva alcun rapporto con l'ATsenale, dal momento che dipendeva, in misuxa diversa, dai Riformatori dello Studio di Padova e dai Proweditori all'armar e aveva la sede, come prescriveva la terminazione dei Riformatori che aveva físsato le rególe del-l'istituto in obbedienza ad un decreto del Senato, in una casa affittata dallo stesso Siron.44 Come risuJta anche dall'unico verbale pubblicato per esteso da Apih e relativo al primo esame, che vide intervenire il "pubblico professore di scienza nautica in Padova" (si sospetta che questa dizione fosse scelta da Carli, perché gil permetteva di ribadire la propria superioritá nei confronti di Siron, che non a caso agli inizi del documento era degradato a "maestro di nautica"), l'esammato, "il giovane Damian Negri", era stato "scolaro del capitano".45 Negri aveva cioé seguito, come prescriveva la terminazione dei 1739, le lezioni di "aritmética, geometría, trigonometría, trattato di sfera", che Siron doveva impartiré per un biennio ad un massimo di diciotto ragazzi (dovevano avere com-piuto i quattordici anni, saper leggere, scrivere e far di conto ed essere, pre-feribilmente, figli di capitani o di marinaí sudditi; quanto all"'ammaestramento de giovani nobili cittadini", se aveva peTmesso di giustificare, come risulta dalle 41 Cfr. le copie dei decreti del Senato in ASV, Riformaiori dellaSutdio di Padova, f. 19, cc. 227229. 42 Ducale del 21 aprile 1745 cit. sopra alia nota 28. 43 APIH, Rinnovame/ilo e Ilhtminismo, cit., pp. 82 nota 20 e 87. •14 Cfr. la lettera di Siron ai Riformatori s.d. [marzo 1745], in ASV, Riformaiori dello Studio di Padova, f. 19, c. 191i>, nella quale si I agria va del "riguardevole affitto di casa". 45 Cfr. Apih, Rinnovamento e ¡Uuminismo, cit., pp. 87-88. 150 ACTA HI STRIAE V. Piero DEL NEGRO: ALCUNE NOTE SU G1AN RINALDO CARUTRA PADOVA £ VENEZIA, 135-156 ripetute dichiarazioni dei Riformatori, l'istituzione di una scuoia "prattica di marina", in effetti era rimasto un wishful thinking: il tentativo di convincere i patrizi a ritornare ad amare il mare era del tutto faliito) in una "casa capace per effettuare ía scuoia". L'aspirante capitano aveva poi compiuto, sempre in obbedieaza al regolamento della pubblica scuoia di nautica, un quadriennio di viaggi per mare (viaggi che dovevano essere documentad anche mediante la redazione di diari di bordo), al termine del quale si era presentato per ottenere il 'diploma' di capitano. Carli si era limitato ad accertare, dall'alto del suo sapere náutico, se Negri era in possesso "di quelie cognizioni, che sono necessarie al governo d'un vasceilo in ogni mare ed alia sicurezza del vasceilo medesimo". L'esame del professore pa-dovano aveva in effetti avuto una duplice valenza, aveva riguardato "tanto l'abilitá e lo spirito dello scolaro quanto la cognizione e l'assiduitá del maestro", vale a diré le qualitá scientifíche e didattiche del capitano Siron. Ció che va sottolineato é che in questo modo si subordinava una scuoia secondaria ali'Universitá, si creava una sinapsi formativa affatto inconsueta, salvo che in Francia, nei paesi dell'antico regime, compiendo un primo, incerto passo, da un lato, verso un sistema scolastico piramidale del tipo di quelio che sará realizzato in etá napoleónica e dall'altro verso una metamorfosi dello stesso Ateneo in un'ístituzione 'aperta' - in tal caso soltanto indirettamente - al mondo delle professioni tecniche. Stando alia terminazione del 1739, una volta trascorsi i sei anni di studi e di pratica marittima, gli scolari si sarebbero dovuti presentare, per la prova di fine corso, davanti alio stesso Siron e a quattro "vecchi capitani". Ma fin dal 1743, da quando cjoó era uscito dalia scuoia di nautica il piu precoce degli ailievi di Siron, Paolo Sanzonio, i Riformatori avevano pensato bene di doppiare l'esame previsto dalla terminazione, un esame di tipo tradizionale e quindi simile a quelli praticati dalle corporazioni, con una prova da sostenere presso uno scienziato. Cosí Sanzonio era stato esaminato a Venezia "daU'ideato professor [era in predicato di as-sumere la cattedra di filosofía] signor dottor Suzzi" e tre giorni piii tardi a Padova da Poleni, che era stato incaricato dal segretario Marini di "estendere gl'esami per riconoscere l'abilitá del giovane e del maestro, rnentre come conoscono Loro Eccellenze [i Riformatori] necessario il ridurre una tal scuoia al grado che abbi-sogna per il bene del cotnmerzio e della navigatione" .4Ó Come e ovvio, quando Carli occupó una cattedra specifica di scienza nautica, fu al capodistríano che fu trasferito il compito in un primo tempo affidato a Poleni. Dal 27 luglio 1745 al 26 novembre 1749 il docente esaminó a Venezia o a Padova (in quest1 ultimo cittá quando la prova aveva luogo nel periodo di lezioni al-l'Universita) quindici ailievi di Siron, uno dei quali, Antonio Boschi, due volte, la 46 M. A. Marini a Poleni, Venezia 12 setiembre 1743, in Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, mss. il. X 313 (6553), c. 56v. I verbali degli csami di Suzzi e di Poleni in ASV, Riformatori dello Studio di Padova, f. 527, alie date 11 e 14 setiembre 1743. 151 ACTA HI STRIAE V. Fiero DEL NEGRO: ALCUNE NOTE SU CÍAN RINALDO CARI! TRA PADOVA E VENEZ!A. 135-15« seconda per abilitarlo a ricoprire il ruolo di sottopiloto: l'onere fu di una prova nel 1745 e nel 1746, di sei prove nel 1747 e di quattro nel 1748 e nel 1749. Se si esamioa la serie dei verbali stilati da Carli, colpisce in modo particolare il rapporto inversamente proporzionale tra la lunghezza del documento e la postériorité della data: in altre parole, man mano che trascorsero gli anni il conte condenso scmpre più i suoi giudizi, approdando alla fine a poco più di una formula standardizzata.47 Una conseguenza dell'inevítabile prevalere - con il trascorreré degli anni - di una stanca routine sugli entusiasmi iniziali? Senza dtibbio, ma anche, come si vedrà a proposito della didattica, un indice di un rapporto sempre meno sereno, sempre meno soddisfacente, con 1'incarico di pubblico professore. Come ha sottolineato Apih, mentre i prograipmi dei primi due corsi tenuti da Carli ail'Université, quelü degli anni 1745-46 e 1746-47, furono relativamente dif-fusi (il rotolo, un manifestó dal formato contenuto, non concedeva che poche ilghe ad ogni cattedra e non risulta che il conte abbía approfittato della possibilité di pubblicare una sinossi del corso), in seguito sí segnalarono per la loro "strin-gatezza", nonostante che, dopo la morte di Riva avvenuta il 17 febbraio 1746 in circostanze non propriamente accademiche (era morto per la caduta ín un canale del Prato della Valle al ritorno da una cena accompagnata da abbondanti Iiba-gioni), i Riformatori avessero assegnato al capodistriano, a partiré dali'anno 'let-terario' 1746-47, anche l'insegnamento della geografía, venendo quindi incontro ai desideri che aveva manifestato alia fine del 1744 e che il tempo trascorso non aveva affatto ridiaiensionato.48 La laconicità dei programmi fu una delle spie più evidenti di un impegno di-dattico sempre meno generoso. A quel!'época I'anno accademico andava, in teoría, dal 2 novembre al 12 giugno e prevedeva vacanze piuttosto lunghe a Natale, Car-nevale e Pasqua: ad un professore, che copriva una cattedra straordinaria (il termine aveva un significato assai diverso da queilo attuale e si riferiva únicamente ai calendario e quindi ai giomi, in cui il docente impartiva il suo sapere agli scolari) spettava svolgere un corso di circa cinquantacinque lezioni. In reaità, dal momento che tutti gli anni i sindici delle université presentavano ai Riformatori una pe-tizione, sempre benignamente accolta dal magistrato, in cui si chiedeva di anticipare la fine dell'anno accademico all'apertura dell'orto botánico, vale a dire ai primi di maggio, le lezioni effettive si riducevano, a seconda degli anni, tra le quaranta e le quarantacinque. 47 Cfr. i verbali degü esarni redatti da Carli ibldem, í. 527. 48 APIH, Rmnovameitto e ¡üuminismo, cit., pp. 84-90. Un passo di una letiera scritta da Stellini da Padova a padre Paolo Bernardo pochi giomi dopo la morte di Riva, il 25 febbraio 1746, in Opere, cit., Vi, p¡ 63 ("non so cosa il Carli possa volare per sé; mentre credo che la cattedra straordinaria gli sia piü comoda cl'un ordinaria, che non e privilegio alcuno"), fa sospettare che il conté avesse accarez2ato l'idea di ereditare la cattedra de) defunto professore. 152 ACTA HISTKIAE V.' T'icro DEt. NEGRO. AUCUNE NOTE SO OIAN RIN ALDO CARLITRA PADOVA E VENEZ!A, 135-156 Neli'anno 'litterario' 1745-46 Carli non tenne una decína di lezioni, alcune, le prime, per motivi più o meno validi (ad esempio, il 12 novembre il professore di teoría deila scienza nautica "non è comparso alla cattedra", segnalava il bidello generale 'artista1 Alvise Pietromaria, "per aver restituita la visita ali'Eccel-leotissimo Pocchini, che legge nella medesima ora": Francesco Pochini - l'unico professore padovano di diritto, stando a quanto ci rivela la fede del bidello, nelle grazie del capodistriano, insegnava "cose criminali"; il 12 e 13 dicembre "per esser andato a Venezia per la morte d'un suo zio"), le altre, tra febbraio e marzo, "per esser stato a Venezia", con tutta probabilità a corteggiare la futura prima moglie. Anche nel 1746-47 leassenze non superarono un livello fisiologico: owiamente s'infittirono in coincidenza con la conclusione del contratto matrimoniale (6 febbraio) e delle nozze con Paolina Rubbi (10 aprile).^ Dopo le nozze il capodistriano interpretó la condotta come un incarico sempre più parí-time, un beneficio semplice. Cosi nel 1747-48 i giorni, in cui non comparve in cattedra, superarono quota venticinque, mentre nel 1748-49 procrastinó l'inizio del corso a gennaio inoltrato, al di là delle stesse vacanze di Natale, fu assente in febbraio e marzo ("non è mai comparso alla cattedra", annotava il nuovo bidello generale artista Giulio Modelü, "per ritrovarsi in Venezia per affari di sua somma importanza [la moglie si stava spegnendo per la tisi] e poi per ritrovarsi obbligato a letto come da fede che umilio") e in aprile, il mese in cui morí Paolina, tenne soltanto quattro lezioni: in totale nove lezioni effettive sulle quarantadue previste dal calendario accademico. Quanto, infine, alio spezzone dell'anno accademico 1749-50, che precedette le dimissioni date nel gennaio 1750, in quei mesi Carli non mise mai píede all'Università.50 "Incombenza del nuovo professor doverà esser", avevano sottolineato i Rifor-matori nella terminazione del 20 marzo 1745, "specialmente d'insegnare in teoría l'architettura navale con dimostrazíooi delle sue parti nella propria scuola a somigliánza di quanto si prattica dalia filosofía esperimentale et t prescritto per essa nella terminatione de loro precessori 9 marzo 1739" In altre parole il magistrato avrebbe voluto che Carli non si limitasse a fare delle lezioni ex cathedra di teoría della scienza nautica, ma insegnasse l'architettura navale "con dimo-strazioni", vale a dire con esperimenti condotti utilizzando modelli, progetti, stru-menti ecc. E' assai probabile che il conte non desse alcun seguito a questa rac-comandazione dei Riformatori. Senza dubbio Carli mise insieme "un fascicolo di appunti (tra cui un dizionarietto di nomenclatura navale) intitolato Della nave di primo rango"Per altro nei programmi dei suoi corsi non fece mai alcun accenno 49 Cfr. Fedi dei bidelliartisii 1731-1746, in A AUP. b. 746. 50 Cfr. Fedi del bidello generale artista, 1747 e ssgg., ibidem, b, 244. 51 Cfr. sopra la nota 36. 52 Apih, Rinnovamenlo e Uluminismo, cit., p. 86 nota 29. 153 ACTA HiSTkíAE V. Fiero del NEGRO: ALCUNE NOTE SU G1AN RINALDO CARL1TRA PADOVA E VENEZIA. 135-556 all'architettura navale e, quanto ai modelli di navi eagli strumenti nautici, essi furono si introdotti nel Settecento neU'Umversità padovana, ma ad opera di Poleni, quando a questi fu addossato, a partiré dall'anno accademico 1756-57, anefae l'insegnamento della nautica.53 LA CRIS! DEIRAPPORTI CON IL REGIME VENEZIANO. Una Jettera, che Carli inviô nel gennaio del 1754 aii'amico brescíano Giam-maiia Mazzuchelli, consente di mettere bene a fuoco la causa di fondo di questa crisi. "Venezia", scriveva il capodistriano, "è il più bel paese del mondo, o per un forestiero che passa, o per un giovine [...] o per un vecchio [...] Per chi pensa d'impiantar una casa, Venezia non è opportuna. Ci si perde con ta dimora tutto quello che con essa altrove s'acquista, cioè la condizione civile [...] A un padre onesto non puô piacere la sicurezza che la sua discendenza abbia assolutamente a cadere nell'ordine de' tabarri e de' cittadini, e molto meno il vedere l'impossibilité di acquistare né onori [...] né vantaggi".54 L'idillio tra Ü "giovine" Carli e la Venezia patrizia, che gli aveva tra l'aitro concesso di acquistare una certa indi peDdeuza dalla famiglia e dalla società provinciale di Capodistria, faceva para-dossalmente naufragio - volendo adoperare una metafora nautica - proprio quando il conte sembravà poter sbarcare su una vera e propria terra promessa, quella che gli si spalancava davanti gTazie alie ricchezze lasciategli dalla prima moglie. Nel 1749 la scomparsa di Paolina lo aveva lasciato amministratore ed erede universale usufruttuario di un patrimonio, che poteva assicurargii, una volta investito nei depositi pubblici, un reddito annuo superioTe a ventimila ducati, vale »■ a dire due, se non tre volte quello percepito da una casa della media nobiltà vene-ziana.55 Il matrimonio tra Gian Rinaldo e la giovane borghese aveva trovato osta-coli, come scriverà il conte nel 1750, tra i "gentiluomini" veneziam, vale a dire tra il medio e il piccolo patriziato, mentre io aveva no approvato tanto i "cavalieri" - la crème dell'aristocrazia lagunare - "con la maggior parte de' quali il Carli aveva qualche gentile accesso e fermo vincolo di clientela", quanto i "ciítadini", ï'ordine dei 'civili'. Tra questi ultimi "ambedue" - Carli e la Rubbi - "pareriti" (un'al-lusione, nel suo caso, agli Imberti) "avevano ed amieizie".56 Quanto ai "cavalieri", non mancano le testimonianze a favore delJ'affer-mazione di Carli circa il "fermo vincolo di clientela", un insieme di legami che del 53 Cfr. G, A. Salandin - M. PANCÍNO, íi 'teatro' di filosofía sperimentalt di Giovanni Poleni, Centro per la storia dell'Universitá di Padova (Cantribuli, 19), Trieste, Lint, 1987, pp. 252-253 e 258. 54 Cfr. Apih. Rinnovamenío e Illuminismo, cit., p. 138. 55 Ibidem, p. 103. 56 Ibidem, p. 93. 154 ACTA HI STRIAE V. Piere DEL NEGRO: ALCUNF. NOTE SU G1AN RtNALDO CARLI TRA PADOVA E VENEZÏA, 135-156 resto lo stesso conté si dava da fare per irrobustire sempre di piü. Nel 1746 aveva scritto una canzone per celebrare il "felice ingresso di Sua Ecceilenza il signor Alessandro Zeno [ai Frari] Cavalier e Procurator di San Marco", nel 1748 aveva voluta che Marco Foscarini fosse testimone alie sue nozze e l'anno seguente gli aveva chiesto di essere il padrino al battesimo del figlio Agostino Giovanni.57 Anche dopo aver dato le diraissioni, nel gennaio deí 1750, da pubblico professore, il capodistriano conservo una tale influenza sui Riformatori che un anno piü tardi Stellini gli chiese di "adoperarsi presso gli Eccellentissimi Procuratori [Zuanne] Quiritú [S. Maria Formosa] e [Daniel] Bragadin [S. Marco in ProcuratiaJ", "diret-tamente o mdirettamente", per ottenere una 'grazia' a favore di un suo protetto.58 L'ostilitá dei "gentiluomipi" aveva radice, secondo Carli, in "privati finí".59 E qui il conté chiamava implícitamente, ma chiaramente in causa, a mió awiso, i Boldü S. Felice, una casa del medio patriziato veneziano, che aveva i suoi membri piazzati tanto in Senato che nelle Quarantie, i consigli giudiziari della repubblica marciana, e che si era a sua volta irnparentata con i Rubbi. Anzolo Boldü aveva infatti sposato tre anni prima del matrimonio di Carli una sorella maggíore di Pao-lina, Benizia. E' evidente che anche i patrizi Boldü, senza dubbio dei benestanti, ma sempre pronti ad approfittare - come é owio - delle opportunitá che potessero permettere loro di incrementare ¡1 patrimonio, avevano messo gli occhi sul-l'enorme ereditá borghese e non avevano nulla da guadagnare dalla concorrenza del contino capodistriano, cosi come é comprensibile che dopo la morte della cognata Anzolo facesse intervenire i giudici - dopo tutto giocava in casa - per cercar di costringere Carli a non dissipare i beni, che costituivano il fedecommesso a favore del ñipóte Agostino.60 In ogni caso, una volta scomparsa la moglie, Carli, che non era piü uno squattrinato "giovine" in cerca di protettori, ma il capo di una famigiia assai ricca, doveva sentirsi schiacciato dal peso della contraddizione tra l'elevato rango económico, che aveva raggiunto e che aveva anche in qualche modo santificato sul piano aristocrático 'internazionale' mediante l'acquisto - di falto - di una com-menda dell'ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, e la condanna a rimanere, dal punto di vista político, "nelí'ordine de' tabarri e de' cittadiní", in una condizione 'civile' irrimediabilmente subalterna. Di qui, dopo il fallimento - negli anni Cinquanta -dei tentativi di trovare una sistemazione accettabile presso i governi di Milano e di Firenze e dopo la morte del padre, il ritorno a Capodistria, dove lo aspettava la direzione della casa. 57 Ibidem, pp. 90 nota 41 e 93. 58 Stellini a Carli, Padova S aprile 1751, in Opere, cit., VI, p. 202. 59 Cfr. AP1H, Rinnovamento e Ittuminismo, cit., p. 93. 60 Sulle azioni giudiziarie di Anzolo Boldù contro Carli cfr. ibidem, pp. 188 e 200-201. 155 ACTA HI STRIAE V. Picro DEL NEGRO: ALCUNE NOTE SU GLAN R1NALDO CARL! TRA PADOVA E VENEZIA, 135156 Ma anche in patria Carli non pota sfuggire ad un destino strutturalmente minore. II fallimento dei lanificio di Carlisburgo fu senza dubbio, come ci ha rae-contato Darko DaTOvec, figlio di molti padri, uno dei quali va riconosciuto nel-l'insufficiente appoggio del governo marciano, un governo assai poco pungolato, tea l'altro, dai rappresentanti della repubblica oelía cittá istriana, Una deile ragioni di questo disinteresse si puó forse riconoscere hella circostanza che i rettori di Capodistria erano per lo piü scelti nel Setteceuto tra i membri qualificati delle Quarantie (non stupisce affatto che gli unici versi di Carli dedicati ad un patrizio di questo rango celebrassero nel 1757 la vestizione della figlia di un ex-podesta e capitanio della cittá principale deUlstria, Enrico Dándolo S. Žauipolo, uno che, tra í'altro, al pari di Anzolo Boldfc aveva sposato una ricca borgbese, nel suo caso una delle sorelle di Francesco Algarotti),61 vale a diré tra gli appartenenti a case prossime per reddito e per cursus honorum ai Boldü S. Felice, tra quei "gen-tiluomini", che non amavano affatto Carli. POVZETEK Pótem ko je avtor pod naslovom "Med Padovo in Benetkami" postavil Gian Rinalda Carlija uvodoma v zgodovinske okvire, sledijo poglavja "Študij v Padovi", "Diploma: zamujeno srečanje", "Katedra". "Poučevanje" in "Kriza v odnosih do beneških oblasti". Posebno pozorno je avtor predstavil in podrobno obdelal vprašanja v zvezi z ustanovitvijo (lela 1745) katedre za teorijo navtike in ladijske arhitekture na Univezi v Padovi, z njeno podelitvijo petindvajsetletnemu Gian Rinnldu Carliju in z njegovim akademskim poučevanjem, pri čemer je med drugim postavil v pravo luč legendo o didaktični dejavnosti Koprčana na šoli za navtiko v Benetkah. 61 Cfr. ibidem, p. 174: ma ad Apih é sfuggito il motivo, che indtisse Csrli e i suoi fraíetü a parte-cipare, insieme ai loro pareuli e amici, con i Joro versi al rito. 156