"vita giovanile ^ __ - PERIODICO BIMENSILE -^ Umone Giov. d. c. „Fides" edit. gbatis. Redazione: Via S.Pietro 594, II Ai cortesi lettori. Causa circostanze impre= vedute il niu-mero della «Viltà giovanile» che doveva uscire per la terza domenica di luglio non fu possibile, pubblica-rilio. Il periodico esce iin compenso questa volta in 6 p agline. Chiediamo vanita quindi ai lettori sicuri che ci varranno continuare anche per l'avve; ndire il loiro benevolo appoggio. La Redazione. DIO Come suonai stridulo di contradi-zione ques sto nome nell'ara che volllge ! Dio, Dio ? — piar che di quaindo im quando si chieda ila in* oonscia umanità, -spaventata dal vuoto e dai* l'orrore dell'abisso che minaccia d'ingoiarla ; — ma c' è poi Iddiio ? questo- Dio. ohe pur essa non può nominare senza uno spasimo dell'anima sua pagania, fremente di lussuria e di egoismo, vive dunque? Vive? Ma è un momento, un lludidio- intervallo brervisisimo nella lunga notte dell'aberrazione e dell'in* ganno. E l'umanità, come l'ammalata di Dan* te, rivolta l'egira fiaintco dall'altra parte, per trovare riiposoi E nu-ovi desideri, nuove spe« ranze, nuove ansie sorgono che si inseguono, s'incalzano, si urtano, si rovesciano le une sulle aSitre e 'Ila incatenano alile piccole cose di questa terra per farle -dimenitiaaire l'infinito. Ma l'andana non si lega, non c' è sbarra, non c' è ferirò che possa rinserrarla ; è urna frani? mai crepicainite iiidomabaMe che tende all'alto. Olilo è il suo fine. E a Dio essa si stenda, con l'acre nostalgia d'una toirt ardila o d'uma co» tomba che cerca il nido perduto, coni l'impeto infrenabile d'un cervo che va- a dissetati nel forate d' acqua viva. _ L'intelletto protervo può bensì negare Id» dio, ma l'andima e il cuore con le acerbe tem* peste ehe accendono nel petto del disgraziato negatore, lo reclamiamo incessantemente. Giovani amici, gffiotrilamocà ! Sulla Mostra bandiera è scritto il nome di Dio. Ma prima che sulla bandiera noi lo abbiamo- scritto net* l'animila. Noi sappiamo, per avario pravaito infinite volte, come Lui solo tempra e in-gas glilardisce Ile fibre dell'anima -nostrai Ouesta noistna giovane anima dli fuoco che non corno; sce difficoltà, che non si turba -degli oltraggi e defili scherni ; quest'anima che nella lotta santa per il supremi ideali di' Dìo e Patria ringiovanisce ; quest'anima che pur combat* tendo senza tregua l'idea avversa, -sa amare intensamente la -povera umanità suicida e apr essa sacrificarsi e spendere gli anni più belli della sua primavera; quest'anima nostra vive di Dio. Senza questo eccelso ideale mai nan patremm-o vivere : la stessa gioventù ci sarebbe di peso intollerabile. Con Dio meflb= 1' anima tutto possiamo ! Avremo il divorzio?... EsuTta o povero popolo affranto dalle diu* turine fatiche, oppresso dai residui micidiali di una guerra senza confronti, alza i tuo ca« po madito di sudore dalla terra, che tenti di fendere colai zappa, lascia andare Sii stru* menti del lavoro e pUaudi, plaudi al1 genio- iris compreso dtegilii onorevoli (san deputati come l'ori, disertore Misdano e comp.l Marangoni e Lazzari. Iti paradiso in terra sta per -divenire un fat* to compiuto, perchè non ci mancava che teg* ge sul divorzio e questa grazie all'ibrido con» n-ubbio del più sfegatato boibcevismo coi più panciuti pescecani sta per essere discussa ed approvata dal Parlamento italiano. Mentre intanto immani problemi politici ed economici sconvolgono la società presene te i «rappresentanti del popolo» i «tutori degli interessi popoilari» dopo di aver elevato l'indennità pariam-entare da L. 6000 a 15.000 non hanno altro da fare che di gettare la dis= soluzione nella famiglia, afievolare -lo sfogo delle più flluride passioni a coloro che vorran* no gettaT via 6 o 7 mila li-re per far sciogliere il loro matrimonio. Ma contro tale ingenua manovra è già sor* ta unanime la protesta dalla parte sana- del popolo italiano, s' è schiarata in campo co-ms patta la falange dei cento deputati popolari pronti a battersi fino all'ultimo per far abor* tire questo frutto della camorra massonica; socialista. Cfje ci porta il divorzio ? Ma a rendere più cosciente la nostra op* posizione al divorzio brevemente esporremo qui alcune -dolile fatali siue conseguenze : Enrico Morseli, materialista affermò che il divorzio fra i popoli -civili aumenta i delitti d'ogni sorta, i suicidi e i casi di pazzia fra i coniugi -divorziati ; in una parola favorisce la degenerazione. E il celebre statista inglese Glladstone dis= se : «Il divorzio -parte dal punto in cui ci ha fino ad oggi condotti il Cristianesimo per ricondurci allo -stato in cui esso trovò l'uomo pagano.» Oneste due testimonianze non sospette confermano, se, ce ne fosse bisogno l'utilità sociale della legge stabilita da Dio. ricanfar* mata da Cristo, praticata sempre, senza eccezione alcuna dalia Chiesa cattolica : «Ciò che Dio congiunse l'uomo non separi» ! Obbiejioqi speciose Ma per fair colpo sulle masse i socialisti e i massoni ti,ramo fuori delle geremiadi sulla infelicità dei coniugi se non possono andar d'accordo, se l'uno diventa mailvaigio. se uno è condannato a vita, se uno manca di fedeltà. Premettiamo che la Chiesa come tutte, le leggi civili permettono in certi casi lia sepa* razione dei coniugi quale rimedio a moliti dei malli su lamentati. Il divorzio invece non fa® rebbe che fomentare gli istinti, più volgari dell'uomo, lo spingerebbe sempre più sulla china del vizio. Chi ne avrebbe vantaggio ? Neìlla maggior parte dei casi la parte più itoti* meritevole. , Quando poi. l'uno dei.,e parti si renderebbe infedele qual rimedio apporterebbe il divorzio ? Non farebbe altro che rendere legale il tradimento, coprire eoi manto della virtù persone degne del maggior disprezzo. Bel conforto per un povero padre tradito ò^l'affetto più sacrò vedersi attorno al fo* coliare deserto una nidiata di faniciullini de* relitti, mentre ila sciagurata lar madre se la gode eoin quel vile che di soppiatto ha valu* to gettare la guerra e l'onta su'lila sua fami* glia !... jJ/vorj/o... civile Gli avversari però ci rispondono : noi non volgiamo intaccare Ita Chiesa; padronissimi i cartolici di non far uso di questa legge.... quindi laccete ! Ah! sì. Taceremo e permetteremo che si getti nel fango la patria, 1 ascìaremo che at* tonino a noi cresca su una schlatta di dege* neri', che ci si circondi di putredinie e di fan* go e che in esso senza muover dito lasciamo perire il nostro prossimo. No. sarebbe vigliac* cheria. Eppoi che avverrebbe se un solo co* niuige, fosse cattolico e l'alitro pretenderebbe il divorzio ? Agitiamoci quindi, protestiamo : san già 27 volte che questo progetto è stato presen* tato inutilmente facciamo si che onesto sia il 28.mo fiasco della consorteria massonico* socialista ! Gli esempi trascinano E' superfluo enumerare tutte le aippreasioni a cui fu sottoposta l'Irlanda cattolica da par* te deffl' Inghilterra protestante. L'unico motiivo di tale odio fu l'attacca* mento degli Irlandesi a Roma anche dopo k apostasia dell' Inghilterra. Ciò nonostante lia loro fede rinasce incrollabile e affi presente essi possano praticare liberamente Ila Teli* grane e godono dei toro diritti civili e poJi* «ci, anzi si tratta ora sul serio di concedere loro la tanto desiderata autonomia. Ora il merito di questo lorco trionfo lo si deve dare al grande Daniele O' Compiei e poi... ad un semplice contadino Nell'anno 1828 nel distretto di Clare, i cats tolici — sebbene la legge proibisse laro di accedere atte urne — stabilirono di votare per il ri vendicatore dei loro diritti. O' Con* nel. Contro di lui si levò il candidato gover* nativo, molto ricco e molto potente. Fra gli elettori c'era anche un semplice contadino, che da alcuni mesi gemeva in pri* giane per non aver potuto pagare un suo «affitto. A lui si presentò il candidato protestante, che era suo padrone, e con blainde parale cercò di persuaderlo a votare per lui, prò* mettendogli la libertà. Una lotta violenta si scatenò nell'animo del contadino a quelle parale. La coscienza gli suggeriva di non tradire la sua fede e la caiu* sa della patria, ma il suo pensiero volitava alla sua numerosa famiglia che causa sua lain* guiva nella miseria. Gli parve di essere un parricida se non accettava. Titubò alquanto ma poi alzò il capo e quasi temendo che le parole gli scattassero sulle labbra : «Sì», ri* spase, «domani voterò per voi». L'indomani accompagnato da due guardie, pallido, dopo una notte insonne» inquieto co* me chi sta per commettere una cattiva aziio* ne si- recò alla salila delle votazioni e colla destra alzata «Giuro®, disse, «di vataTe li he* ramante, senza imposizione nè pressione al* cuna, per il candidato....» Un movimento insolito fra la follia lo in* teirrompe, una donna scarmigllliata s'avvanza e «Gianni», grida, «ricordati della tua anima e della tua libertà» ! Il misero a occhi bassi ribatte : «Ma se non faccio cosi tu e i miei figliuoli morrete di fame».... Eia donna : «Gianni, ricardati del' l'atri ma dei tuoi figli» ! Il contadino ebbe un guizzo di gioia nedli occhi, si rizzò e fissando fieramente la mo* gle con voce, ferma disse : «Giuro di votare liberamente senza imposizione nè Dressione alcuna per il candidato Daniele O' Cananei». Dopo pachi minutii era di nuovo in carcere. Ma restò il suo esempio. Tutti gli elettori come un sol uomo lo seguirono e Dankffle O' Con,nel sostenuto dal suo popolo potè en* trare nel parlamento inglese e ottenne la bertà della Chiesa cattolica e Ila salvezza del* l'Irlanda. Oh ! se tutti i cattolici quando sono chiai* marti a eleggere i deputati si pensassero a ciue* sto esempio e si ricordassero «dell' anima propria, dell'anima dei loro figli e della vera libertà nan si avrebbe quel triste sroetacol» di 150 energumeni capaci sodio di sbraitare quando parlano gli altri e di andar a brac* cetto coi «pescecani!» della più beili'acqua e cai guerrafondai più scalmanati per regalare alla corrotta borghesia quella libertà (!?) e utilissima (!?) legge sul divorzio pur di taire un dispetto ai popolari e ai catt odici tutti! „Dio esiste... La nostra coscienza lo invoca nei momenti più. solenni di dolori e di gioia. L'umanità ha potuto trasformarne, guastarne, non mai sopprimere il santo nome. L'universo to manifesta con l'ordine, con l'armonia, con f intelligenza dei suoi moti e delle sue leggi* Km«« A UmagoL Giovani ! La ridente cittadina che si spec» chi a nelle glauche onde mairi ne ci attende per la seconda rivista delle, nostre forze. L'urlo ferace della rivoluzione, che tutto vorrebbe travolgere non ci atterrisca. Contro l'orda rossa che fissando 31o sguardo nella Russia dissanguata dai Salvatore fi?) Lenin vorrebbe stritolarci sotto i suoi piedi, noi dobbiamo stringere sempre più le nostre file, dobbiamo ergere le nostre {romiti, opporre i nastri petti, spargere se sarà necessario il nostro sangue ! Ma per far ciò è necessario che il fuoco deill entusiasmo divampi nelle nostre vene, di quelli1 entusiasmo che si attinige sempre quando ci :sdi unisce cómie fratelli nielli'amore di Cristo. Questo dev'essere ili congresso1 per noi : un focolare, dove ognuno deve accendere 1 fuo« co dell'entusiasmo fra gl'i squilli delle trombe, fra il canto dei nostri inni e ili frugar di un grido unanime di evviva al sommo duce, al Papa ! Giovani ! Trieste e l'Istria guarderanno a noi in tal giorno I Nessuno manchi e si av« aereranno le speranze in noi riposte ! Incredulità e superstizione Sembra assurdo che proprio gli increduli, quelli che hano rigettato ogni rivelazione, so; prannaturale abbiano a ricorrere numerosis* sdmi a farsi predire il futuro e cercare atì/uffco nei loro disogni a delle fattucchiere. Eppure è così. A Berlino p. e., città eminentemente razionalista, cullila e sede di spiriti forti ci sono più di 8000 (dico ottomila) persone che vivono alle spalle di questi gonzi creduloni e superstiziosi. Una buona parte di queste persone, che danno consulti su malattie, valve in sontuosi appartamenti, e consacra soltanto alcune otre del giiomno alila sua ignorante clientela. Naturalmente gran parte di questa clienu tela è costituita dalla cosiddetta inteHifienza berlinese. Sembra strano e paradossale: ma già l'As postolo S. Paolo scriveva che l'incredulità e la superstizione nn sono che. rami della me* desima pianta. Centenari francescani Nei prossimo anno 1921 ricorrono i se» guanti centenari francescani. che saranno fé? stendati con grandi solennità dai figli del Poverello d'Assisi. 1. Il settimo centenario dalla fondazione del Terz' Ordine. 2. S settimo centenario della concessione della celebre Indulgenza defila Porziuncelflla, detta comunemente dei Perdono dii Assisi. 3. 14 terzo centenario déHa Fondazione del Convento dei P. P. Cappuccini di Capodi; stria. Nel paese dei bolscevichi Settimane or sono partì per la Russia, come in pellegrinaggio sacro, una commissione di socialisti italiani, composta di deputati, di tecnici, di giornalisti. Scopo del viaggio : studiare davvicino il funzionamento del paradiso bolscevico per trapiantarlo fra noi, in Italia. Grande quindi l'aspettativa di tutti i fannulloni rossi, perchè col ritorno della commissione sarebbe venuto il momento di buttare all' aria il porco stato borghese e di ristaurare il regno della felicità socialista. Tutti i pellegrini non sono ancora ritornati, è giunto però il deputato Dugoni, il quale si lasciò scappare delle amare confessioni. Fra 1' altro à raccontato, che le fabbriche, gli stabilimenti lavorano poco o niente, che gli operai o sono sotto le armi o scappano in campagna — che Lenin à dovuto militarizzarli — che molti lavoratori non vogliono saperne di tale schiavitù e che perciò Lenin à formato campi di concentramento, dove i recalcitranti sono chiusi dai reticolati e custoditi da soldati, che fanno fuoco contro chi tenta di scappare — che i contadini intendono per comunismo rubare le terre ai vecchi proprietari e impossessarsene per loro proprio uso e consumo e che quindi non vogliono sapere di dare i prodotti del suolo allo stato — che nelle città regna la fame più nera — che la sporcizia è ributtante e favorisce le malattie più micidiali ecc. ecc. Militarismo. Oltre a tali delizie il servizio militare in Russia è obbligatorio. Centinaia, anzi milioni di giovani e uomini formano eserciti sterminati, che non giocano ai soldatini come i nostri ragazzi con fucili innocui o con spade di legno, ma uccidono, massacrano, combattono e in Crimea e in Persia e in Polonia. A Pietroburgo, a Mosca e in tutte le città maggiori è un formicolio di soldati, nè più nè meno come a Berlino o a Pola o a Lubiana nel 1014 e nel 1915, quando tutti noi, uomini e giovani, (vi ricordate i «bei» tempi?) si andava col cuore straziato alla caserma e si facevano gli esercizi e ci si preparava per la «Marsch». Tali ricordi fanno mettere la pelle d'oca e al solo pensiero che potessero rinnovarsi, fremiamo e si immagina una cosa o 1' altra pur di non ricadere sotto quelle mani. Eppure certi pazzi, anche nei nostri luoghi, nonostante tutto, sognano e bramano eserciti bolscevichi, gridano evviva a Leninj sospirano il comunismo! La forca è troppo poco per tali degenerati, e al lato pratico dovremo aprire bene glif occhi e lavorare assiduamente per impedire che simili mostri abbiano a trionfare e, se non ci riescirà di tenerli questi con la persuasione, provvederemo a ridurli all' impossibilità di danneggiare con qualunque mezzo: se non ci basterà il fucile, allora maneggeremo la falce e il martello, e la «róncola» e il piccone. Non meritano altro. I bolscevichi in Russia non sono d' altro capaci, che di manovrare le spade e fare i soldati. Difatti Lenin, e per lui Trotzki, vedendo malsicuro il loro trono, da cui regnano da tiranni, peggio di qualunque imperatore o re, non seppero che riorganizzare il militarismo; vi sono riviste militari, esercizi militari, tiro a segno, decorazioni militari, parate, bandiere, cannonate, discorsi guerreschi ecc. ecc., tutto il bagaglio che ci ha soffocato anche noi per oltre quattro anni. E alla famosa commissione socialista, andata a vedere la testa slava-ebraica di Lenin, non si fecero accoglienze che con baionette e con Defilierung e Irspìzìerung. E i ciarlatani rossi, ingannatori e traditori della patria e del popolo, non protestarono, come lo fanno da noi, ma ilari e sorridenti accolsero quel tributo d' omaggio come un Guglielmo o un re borghese qualunque. Sangue di martiri Ha assicurato ili trionfo quell'idea, per la quale, fu versato del sangue, e se generosa» mente e innocentemente fu sparso.. L'idea nostra ha arroto il suo battesimo di sangue nella regione lombarda, ove più ferve la lotta, ove più forti, e più balde si mostrano Ite schiere dei nostri. Sin ora si sentiva parlare dìi ferimenti, ma oggi ci viene l'annunzilo di un vero e proprio assassinio, consumato da vere .belve umane aissetate di sangue, che sotto l'ombra di una bandiera che vorrebbe, essere bandiera dai li= berta e di rispetto anche coi propri avversa* ri, sembra voglia Legalizzare tutte le violen* ze, non accontentandosi più di impedire le manifestazioni esterne della vita politica dei propri avversari, ma tentano di intralciare persino l'esercizio della viltà religiosa. E tali sono le invasioni teppistiche in chiesa du= rante Ila predica, gli tentarti scompigli delie processioni del Corpus Domimi a Milano, a S. Sempliciano ed assalita ed impedita fu quella alla Fontana, dove alcuni giovani che si erano posti a difesa del baldacchino furo» no feriti AUtro che rispetto alla religione, si attente pensino al SS. Sacramento. Ma dove l'efferatezza settaria dei rossi rag* giunse il colmo fu a Rho, dove ammazzarono un giovane maestro della Dottatola Cristiana, mentire s'accingeva ad entrare in Chiesa per compiere la su» nobile missione, e attente* rono assieme alla vita di un Padre, MLssio» nario, ferendolo ala testa. E tutto ciò senza essere menomamente provocati, ma solo nella settaria intenzione di impedire l'istruì zion© religiosa. 14 sangue di Angelo Minotfci, a cui tutto ili Milanese prepara onoranze solenni, non ci sgomenti, ma, mentre ci fa conoscere qual sorta di nemici ed sta dii frante, ci sproni a serrare le nostre file oginoir più, e strappare ala loro propaganda di odilo e di corruzione quanto più giovani ci è dato. Coraggio, la lotta non trovi nè traditori nè vigliacchi, ma affratellati tutti attorno il sacro vessillo in difesa della religione e della civiltà, perchè è nel' abisso della barbarie che queste iene assetate di sangue umano, vogliono spingere la società tutta. Agricoltori, siate socialisti! Quel carrettiere ubbriacone, deputato socialista, che risponde al nome di Barberis, giorni fa al parlamento a Roma disse queste testuali parole : „T contadini sono i pescicani delle campagne". Voi, agricoltori, che specialmente in questa stagione consumate la vostra vita sotto i raggi scottanti del sole; voi, agricoltori, che lavorate 14-16 ore al giorno, siete gli strozzini,' i dissanguatori, i vampiri del popolo! 1 farabutti, capi socialisti, che mangiano, bevono e si divertono a spalle del gonzo operaio, continuano a lanciare gli insulti più sanguinosi contro di voi, e voi non avete il coraggio di farli correre, quando vi vengono a parlare di socialismo ! Voi che sudate fino allo sfinimento, siete i pescicani, gli operai che finiscono il lavoro alle 4-30 dopo mezzodì e che poi gavazzai! in osteria, sono le vostre vittime. Voi, che avete il sangue che vi bolle nelle vene per il caldo, siete i pescicani; ne più nè meno dei milionari socialisti, che adesso sono in villeggiatura sui monti o al mare. Agricoltori, non dimenticate simili oltraggi ! Al luridume rosso il vostro disprezzo ! Una statistica .... onorevole L' ultimo censimento fatto ufficialmente in Italia nel 1910 ha manifestato fra attiro anche i seguenti dati tutt' altro che consolanti : In Italia c'erano allora 1354 comuni con acqua potabile cattiva o scarsa. 4877 comuni senza fogne, 1700 dove di rado si mangiava pane, se non per malattia o nei giorni festivi. 4955 che non conoscevano l'uso della carne, se non nele famiglie abbienti. 600 circa, che non soddisfacevano all'obbligo di avere un medico per le famiglie povere. 366 che masi* cavano di cimiteri; : 27303 abitazioni setter* ram.ee con circa 200.000 abitanti ; 80.000 chi» Kymetri di' terreno infestati dalia malaria con 6 m ilio ini di abitari ti ; 100.000 ammalati di peli agra che facilmente si sarebbero guariti se avessero avuto un cibo sufficiente. Queste miserabili condizioni furono iin par» te rimediate negli anni isu.sseaue.nti, nero non si va molto lontani diali vero se si afferma che anche ail presente — specialmente, in causa della guerra — le condizioni economiche so* no tutt' altro che floride, anzi che il divello in certi riguardi s' è di molto abbassato. Per rendere Quindi veramente felice il no> stro paese per sanare le piaghe che ad esso hanno inflitto quattro anni di guerra, e per elevare il proletariato non c' è rimedio più efficace dell' apostasia dalla religione e del divorzio, che è la panacea di tutti i mali.... Carità e giustizia sociale Iil cristianesimo ha sempre inculcato que= sta massima : fare elemosina e sollevare momentaneamente chi è oppresso dalla mise* ria è opera buona, migliore però è prevenirla. Perciò im tutti i tempi la Chiesa ha cercato di allontanare Ile cause della povertà o negli ultimi tempi ho promosso quella fioritura di associazioni professonali e agricole, di isti* tuzioini e con orni the, che senza spampanate inutili, senza rivollgimenti per Io più dannosi promuovono ili benessere materiale e la di* fesa del proletariato. * Adotilfo Kolping, l'apostolo degli operai te* «feschi diceva ai givani : «Perdersi mele oste* rie, abbandonarsi al vizio e trascurare ili la* varo, altro non è che mettersi' insieme du» ratnte la giovinezza un attestato di povertà, che dovrà poi accompagnare l'artigiano tutto il resto diete sua vita, fino atta tomba». Corpo corale Mercè lo zelo del nostro maestro Mario Fu£a zzala, s' è costituito irai corpo corale, che con costanza ara sta preparandosi per dar maggior splendore ale nostre feste sociali. Lo aiuta validamente il signor Giovanni Delconte, che già da anni si affatica nell'istru* re neOfl'a difficile arte, musicale quei volante* rasi, che finoira cantarono nella nosra Con* cattedrale e ini varie solennità religiose e civili. Un'indecenza Moki e molti s/i lagnano, e ben a ragione, sul'ineonveniente dei bagni promiscui I/ungo le rive della città. E' una cosa veramente vergognosa e indegna d'una città pulita co» me la nostra, tanto più che molti e molti ra* Sazzi anche grandicella non si vergogniamo