Gaetano Berruto CDU 805.0(494):800.86 Universita di Zurigo NOTE SUL REPERTORIO LINGUISTICO DEGLI EMIGRATI ITALIANI IN SVIZZERA TEDESCA O. Nei lavori sociolinguistici sull'emigrazione italiana nella Svizzera germano~ fona sono stati approfonditi diversi aspetti del comportamento linguistico sia della prima che della seconda generazione, 1 ma ci si e concentrati per lo piu sulle caratte­ristiche dell'italiano osul fenomena della commutazione di codice, e manca sinora un quadro globale e analitico dell'insieme delle varieta di lingua possedute e utilizza­te e della configurazione del repertorio di italofoni in un ambiente germanofono e plurilingue. Nel presente contributa2 vorrei tentare di affrontare il problema degli effetti linguistici dell'emigrazione ponendolo in termini di descrizione del repertorio lingui­stico, e quindi del tipo e del ruolo delle varieta di lingua a disposizione dei padanti, secondo una prospettiva, dunque, eminentemente sociolinguistica. Sia consentito a chi scrive, in quanto, diciamo, Gastarbeiter 'di lusso', di offrire le riflessioni deriva­tene al dedicatario della presen te Festschrift. 1. La prima grande, e ovvia, distinzione da fare trattando di linguistica dell'emigrazione riguarda naturalmente la prima e la seconda generazione, che pre­sentano condizioni del tutto diverse, quasi incommensurabili. Cominciamo dunque le nostre riflessioni dalla prima generazione. Che cosa c'e nel repertorio linguistico tipo della prima generazione di emigrati italiani in Svizzera tedesca?3 Occorre qui considerare che l'italiano in Svizzera riproduce una fetta del reper­torio comunitario dell'italiano in Italia: ogni emigrante reca ovviamente con se il proprio bagaglio linguistico d'origine; in loco, a questo si aggiunge una fetta, piu o meno ampia, del repertorio linguistico della comunita di emigrazione. Dal contatto fra questi due repertori, attraverso una serie di fenomeni, e sotto le restrizioni impo­ste dalla situazione di emigrazione, si costruisce, con la permanenza nella comunita ospite, il repertorio tipico dell'immigrato italofono nella Svizzera tedesca, nel quale anche il rapporto fra le varieta ne! repertorio di partenza ha subito una ristruttura­ 1 I principali tra essi, a partire dal pionieristico Rovere (1974), saranno via via citati piu avanti, nel cor­ so della presente trattazione. 2 Che rientra in un progetto di ricerca svoltosi al Romanisches Seminar dell'Universita di Zurigo su "L'italiano nella Svizzera tedesca" (finanziamento del Fondo nazionale svizzero per la ricerca scienti­ fica num. 1.542-0.87/12.26281-89). 3 Per semplificare, quando non altrimenti specificato, considero qui 'emigrato tipo' un parlante fra i 40 e i 50 anni, di ceto operaio medio, con parecchi anni di permanenza in Svizzera. zione. Schematizzando molto, si puo dunque dire che nel repertorio della prima ge­nerazione ci siano normalmente, con spazi e rapporti reciproci diversi da caso a caso: a) un dialetto italiano; b) l'italiano; c) una varieta almeno rudimentale di Schwyzertiitsch (anche se non tutti, specie fra il sesso femminile, posseggono una varieta nemmeno ridotta ed elementare di tedesco svizzero; mentre una certa parte aggiunge al polo c) del repertorio -o presenta in sua vece -una varieta di Hoch­deutsch, o meglio Schweizerhochdeutsch).4 Quanto al polo b), l'italiano, eben noto dall'importante indagine di Rovere (1977) che la varieta di lingua in cui si riconoscono e si esprimono i lavoratori italia­ni e fondamentalmente un italiano popolare. 'Italiano popolare' come si sa e un'etichetta usatissima, e abusata, nelle ricerche di linguistica italiana degli ultimi venti anni: sottolineeremo solo che l'italiano popolare ecomunque sempre un italia­no regionale, a fortiori per lo strato sociale d.a cui provengono gli emigranti, e si trattera dunque nel nostro caso di un italiano popolare (anche marcatamente) regio­nale. Esso, nei nostri parlanti, egia il frutto di un'evoluzione, di una dinamicat ita­lianizzante: gli studiosi di problemi sociolinguistici italiani sono concordi, a comin­ciare da De Mauro (1976), nel sottolineare che l'emigrazione eun potente fattore di spin ta verso la lingua nazionale anche a partire da retroterra fortemente dialettofoni. Alle ragioni generalmente valide per ogni situazione di emigrazione,5 in Svizze­ra si aggiungono (cfr. Rovere 1977, pp. 42-44), come fattori importanti di abban­dono del dialetto e adozione dell'italiano: lo status dell'italiano come lihgua nazio­nale e ufficiale della Confederazione elvetica e la sua funzione di lingua ampiamente veicolare nell'ambito dei lavori manuali (cfr. Berruto-Moretti-Schmid 1990); il di­retto contatto con la vicina comunita di madre lingua; l'appoggio indiretto alla co­munita indigena svizzera di lingua italiana; la ricca disponibilita di mass media in italiano (i giornali arrivano in mattinata in tutte le citta svizzere, si ricevono la Ra­dfotelevisione della Svizzera italiana e la 1 a Rete RAl6 ); un numero elevato di italia­ni residenti (costituiscono tuttora, nonostante un trend di continua diminuzione, il 38 OJo circa del totale degli stranieri abitanti in Svizzera con permessi di domicilio o 4 Elenco le varieta nell'ordine normale di apprendimento e non per l'importanza ne! repertorio. 5 Oltre alle ragioni messe in evidenza da Rovere (1977, pp. 43-44) e da altri autori (peres. Schmid 1989, p. 182), come l'accentuazione, per reazione ad etnocentrismo e xenofobia eventuali nella comu­nita ospite, del sentimento di identita italiano, o come una consistente partecipazione all'associazio­nismo di diversi generi coi connazionali, potremmo citare anche altri fatti piu o meno ovvi, come: un sostrato dialettale, fra gli emigrati stessi, per lo piu molto variegato, con dialetti di provenienza a vol­te assai diversi, il che mina I' impiego del dialetto nell'unico dominio in cui esso potrebbe avere anco­ra spendibilita 'esterna', appunto i rapporti coi compatrioti; aumentate necessita di ricorrere alla scrittura; il fatto, notato in particolare per le migrazioni interne in ltalia ma valido a fortiori per le migrazioni all'estero, che gli emigranti costituiscano non raramente una fascia sociale molto mobile della comunita indigena, e quindi fra le piu propense gia in patria a passare -ne! quadro delle dina­miche agenti in Italia ne! secondo dopoguerra circa i rapporti fra dialetto e italiano -all'uso della lingua nazionale. Testimonianze significative della tendenza a passare all'italiano si trovano, nelle pa­role stesse di emigrati 'di ritorno', in Tempesta (1978, per es. a pp. VIII-XI dell'appendice). s Dalle nostre indagini sulla diffusione dell'italiano tra lavoratori.straliieri di diversa origine, risulta per es. che immigrati spagnoli e portoghesi leggono quotidiani sportivi italiani e guardano la televisione di lingua italiana. annuali; circa 330.000 su 6,400.000 di popolazione totale, escluso il Canton Ticino); last but not least, e negli anni dopo il 1980, una certa 'simpatia' che circonda l'italianita nella Svizzera germanofona. Accanto all'italiano popolare (le cui caratteristiche sono state illustrate, per la situazione che ci interessa, con insolita abbondanza di dati da Rovere 1977, e su cui quindi non ci soffermiamo piu qui), troviamo pero nel polo centrale, b ), del nostro repertorio, e per una certa fascia, medio-alta, dell'emigrazione italiana,7 anche l'italiano dell'uso medio (Sabatini 1985) o italiano neo-standard o italiano regionale medio colto (Berruto 1987), nella forma di italiano parlato colloquiale. Esso e usa­to, in situazioni formali e semiformali, dagli emigrati che partecipano piu attiva­mente alla vita associativa e che hanno a volte un certo grado di istruzione; lo docu­mentiamo cursoriamente qui con un brano tratto dal corpus di Franceschini (1986): [...] dunque -eh... io penso che sia per la segreteria andrebbe bene piu C. piu che altro maa-per le riunioni e da scartare quella Ii, quella sede li. E io son d'accordo di... di andare avanti con la proposta del-di P. di prendere un'altra sede perche ... appunto quattrocento franchi al mese sono quattrocento franchi al mese di risparmio, incide molto sul bilancio [ ... ] [da un intervento in un'assemblea associativa] .8 Appare chiaro che, nonostante una certa sconnessita sintattica tipica del parla­to spontaneo, non si tratta certamente di italiano popolare: esitazioni, cambiamenti di pianificazione e anacoluti, elementi deittici generici (quel/a Iz), ecc. sono tutti trat­ti che caratterizzano il parlato colloquiale non pianificato anche di parlanti italiano colti. L'italiano popolare rappresenta in ogni caso la parte piu cospicua dell'insieme del comportamento Iinguistico dei Iavoratori italiani emigrati. E vi e anche da ag­giungere che solitamente nelle situazioni di emigrazione si riscontra un decalage verso il basso della scala di varieta di italiano possedute dai parlanti, nel senso che da un lato l'italiano popolare risulta la varieta tipica anche di parlanti con un certo grado di istruzione e appartenenti ad una fascia sociale che presumibilmente nella madre patria t~nderebbe piuttosto a riconoscersi in, e utilizzare, una varieta di Iingua vici­na all'italiano dell'uso medio; e dall'altro si tratta di un italiano popolare spesso piu massicciamente deviante rispetto allo standard, esposto com'e agli influssi della lin­ 7 Va anche tenuto conto che non sono infrequenti (come si vede peres. dall'incremento di figli di immi­grati italiani fra la popolazione studentesca delle universita della Svizzera tedesca verificatosi nell'ul­timo decennio) i casi in cui gli emigrati italiani rivelano mobilita sociale e arrivano a posizioni lavora­tive relativamente alte e qualificate: piccoli impresari, capi officina, operai altamente specializzati, ar­tigiani autonomi, ecc. 8 Trascrivo gli esempi nella normale grafia italiana (salvo nei casi di esempi dialettali o, ovviamente, te­deschi, ove adopero una forma molto semplificata di grafia fonetica, per il dialetto italiano, e la gra­fia convenzionale locale, per il dialetto svizzero). Con puntini sono indicate pause piu o meno lunghe ed esitazioni, e con un trattino interruzioni sospensive e autocorrezioni; tra [ ... ] si trovano omissioni di parti non rilevanti; tra parentesi quadre do anche eventuali glosse esplicative e, per i passi in tedes­co, una traduzione fondamentalmente letterale. gua della comunita ospite e fondamentalmente separato dagli sviluppi della situazio­ne linguistica nativa della madre patria. Come stiano le cose nella Svizzera germanofona da questo punto di vista non e . del tutto chiaro. Si puo solo