ANNO XVI. Capodistria, 1 Settembre 1882. N. 17. LA P VINCIA lorn tn'v> ih DELL'ISTRIA / Esce il 1" ed il IH d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno lior. 3: semestre e quadrimestre in proporzione.— Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. ANNALI ISTRIANI del Secolo decimoterzo.*) 1232. — Il parlamento del Friuli invia un corpo di soldati friulani e istriani in aiuto dei Signori Padova, eh' erano in guerra con Ezzelino da Romano. Manz. Ann. del Fr. Tom. II, p. 317. Articoli coiuumeiiti d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi la. — Pagamenti anticipati. Le Scuole pratiche d'Agricoltura con ispeciale riguardo a quella che si sta istituendo a l'areuso. Occorre forse dirlo ? Crederei far torto ai miei J cortesi lettori, se mi accingessi oggi a capacitare | qualcuno , che senza un' istruzione adatta non si può ! fare dell'agricoltura. Intendiamoci bene; un'agricoltura veramente redditiva ; quella cioè che tiene calcolo di tutto, e delle proprie fatiche personali e delle j spese incontrate, messe iu bilaucio col profitto e col valore dei raccolti ottenuti. Non sarà mai abbastanza ripetuto, che P agricol- ; tura è una vera industria, più difficile anzi di tutte le altre, echea questa non si devono dedicare le persone ' più limitate d'ingegno ; ciò che pur troppo fino ad ora j accadde, ma bensì quelle dotate di maggiore ingegno. E difatti, come si potrà far fronte in oggi alle . mille peripezie cui va soggetta la campagna, ai ne- j mici che giornalmente aumentano di numero, alle difficoltà e complicazioni del commercio, senza avere una sana base teorico-pratica di ciò che si fa, ed una fine perspicacia per far fronte ai mille accidenti che giornalmente si succedono? E qui non la finirei mai, se volessi continuare di questo passo; epperciò tagliamola corta e ritorniamo al tema che mi sono proposto. Se noi studiamo la storia del progresso di tutti i paesi, noi riscontriamo, che a tutte le industrie venne dato prima il maggior impulso, piuttosto che all'agricoltura che fu lasciata per ultimo. Però ben ci si accorse che ciò equivaleva al latto di voler edificare una casa senza essersi prima provveduti del materiale ; o in altre parole, che senza far risorgere l'agricoltura, che è la madre di tutte le industrie, alcun' altra industria poteva fiorire. Da qui sorsero le Scuole d'agricoltura, delle quali le une provvedevano a formare degl'insegnanti, e vennero chiamate superiori, le altre invece di pratica, allo scopo di preparare dei giovani atti a dirigere la coltivazione di fondi rurali, di formare abili agricoltori, agenti o fattori di campagna. La esistenza florida di queste scuole, esperimentata già da parecchi anni nei diversi Stati, laognor crescente frequentazione alle medesime, lo stesso numero loro che si va. moltiplicando, dà a vedere chiaramente come le scuole pratiche non siano una mera teoria, ma che nel campo pratico hanno dato già degli ottimi risultati. E poiché tengo un manuale di statistica sotto mano, citerò per esempio, come il Regno d'Italia, che al SI Decembre 1880 contava 23 scuole pratiche, alla fine del 1881 ne annoverò 31, e nell'anno corr. ne sono in corso d'attuazione altre 13. A queste bisogna aggiungervi una scuola speciale per la viticultura ed eno-tecnia. zootecnia e caseificio, bachicoltura, pomologia, giardinaggio, olivicoltura ed oleificio e di macchinisti. L' epoca recente della loro fondazione non permette ancora di dare dei giudizi in proposito, pure avendone io stesso alcune visitate nelle mie escursioni, e facendo anche parte della Direzione di una di queste, mi permetto ora di dirne qualcosa, credendo non essere quest' argomento fuori di proposito, visto che ora si sta istituendo un corso d'istruzione agricola a Parenzo. Per fondarvi delle scuole d' agricoltura di tal genere, fa bisogno di una certa circospezione, se non si vuole creare degli spostati. In Istria un tal bisogno era già sentito da parecchi anni, e come rilevo dal N. 14 di cotesto periodico, „fiuo dal 1863 la Dieta provinciale accolse con molta soddisfazione la proposta di organizzare due scuole agrarie da aggiungersi ai ginnasi di Capodistria e di Pisino". Il perchè e come si arrivò fino al 1882 senza aver raggiunto nulla di positivo, non occorre indagare; quello che è certo però, si è, che da quell'epoca le campagne reclamavano maggiormente delle persone intelligenti iu materia, che le dirigano. Di queste scuole alcune vengono fondate per ini- ziativa delle proviucie, altre per iniziativa privata o di corpi morali che siano. Io convengo iu massima, che l'intervento dello Stato iu fatto di agricoltura sia assolutamente erroneo e vorrei dire anche dannoso. Ad esso per lo contrario incombe 1' obbligo di favorire e proteggere tutte le industrie, lasciandole libere nel loro campo a indirizzarsi. Molte sono le ragioni alle quali mi appoggio ; ma giacché parlo di scuole agrarie, dirò, che a queste non si può dare uu indirizzo burocratico, come lo esigono le amministrazioni dello Stato ; bensì devono adattarsi alle condizioni od alle esigenze dell'agricoltura del paese in cui sono fondate. Meglio dello Stato, di certo sono adatte le amministrazioni provinciali, e se fosse possibile i corpi morali o l'iniziativa privata. L'istruzione in queste scuole deve essere eminentemente professionale, pratica ed educativa, quale si convieue a fattori od a possidenti che vogliono esercitare direttamente l'agricoltura. Essa deve perciò venire alternata fra lo studio al tavolo e nei gabinetti, ed il lavoro nei campi, nelle vigne, nella stalla e nella cantina. infine colle escursioni agronomiche per la provincia. Acciò gli alunni contraggano le abitudini dell'ordine, della pulitezza, del lavoro, della economia, della temperanza, del risparmio, dell'onestà e del buou impiego del tempo, alla scuola vi deve essere annesso oltre che un podere, un convitto, la cui suprema sorveglianza deve essere riposta nel Direttore dell'istituto. Non sembrerà a qualcuno così, ma l'annessione del cou vitto la credo molto importante. lo ho già avuto degli alunni che dimoravano costantemente presso la scuola e di quelli che per la vicinanza della loro famiglia o per altre ragioni abitavano fuori. Notevole la differenza di profitto. Dei primi, e per essere sempre in immediato contatto cogli insegnanti e col podere, del qual ultimo può dirsi fanno parte integrale, tanto v' è l'interesse che ue prendono, hanno dati i migliori risultati anche nella vita pratica ; mentre i secondi, se sapevano la parte teorica, iu quella pratica lasciarono sempre qualcosa a desiderare. Non c'è a temere che in un simile convitto vi regni la corruzione e la discordia fra compagni, difetto capitale della maggior parte dei collegi; poiché quivi uou c'è un' istruzione puramente teorica; ma bensì va unita la pratica, che fa nascere 1' emulazione ed offre continuo argomento di svago. A Pareuzo so che per questo anno non si potrà annettersi il convitto per mancanza di locali ; da parte mia fo voti che fra breve si provveda anche a questo. Quanto riguarda 1' istruzione, ho accennato già che questa deve essere teorica e pratica, curando che quest' ultima abbia il più ampio sviluppo. A questa non è mai abbastanza raccomandato che vi si presti la maggiore cura, in modo che serva di perfetto completamento da quanto viene inseguato nelle lezioni. Nè si devouo scegliere soltanto i lavori delicati per i giovani ; tutto devono saper fare, sia che si tratti di lavori d' uno scasso colla vanga, sia di que' lavori che richiedono la maggiore intelligenza. Altrimenti non si avranno mai dei buoni castaidi, dei buoni agricoltori; conviene che sappiano apprezzare da per loro i lavori a' quali un giorno dovranno accudire. Siccome l'industria agraria abbraccia molti rami, così nelle scuole pratiche si dovrebbero istruire in tutti quelli che hanno una certa importanza per la provincia in cui si trova l'istituzione. Venendo al nostro caso particolare, bisognerebbe estendersi nella viticultura edeuotecnia. nella pomologia, nell'olivicoltura ed oleificio, nella bachicoltura, nell' agricoltura; in genere, tutti temi che bene o male occupauo intere regioni del uo-stro paese. In oggi però a Parenzo si comincierà coi due rami principali della nostra agricoltura, quali sono la viticoltura con euotecnia, e la frutticoltura; siccome anche gli altri hanuo qualche importanza, speriamo che col tempo questi ultimi troveranno convenientemente il loro posto, salutando uoi questo nuovo istituto come precursore di una completa scuola pratica d'agricoltura adatta ai nostri bisogni. Ci sarebbe ancora molto a parlare intorno a queste scuole, ma essendomi intrattenuto forse più di quello che concederebbe 1* indole di questo periodico, mi limiterò a parlare ancora degli alunni. Ad una scuola agraria viene mandato di solito ad istruirsi quel giovane che ha dato cattiva prova di sè iu tutti gli altri istituti, dopo aver riscaldate inutilmente le panche per più anui a studiar di latino di greco, o di matematica. Nella scuola agraria, si dice, forse farà qualche cosa. Non occorre dirlo, chi ha tale opinione dello studio agrario, sta assolutamente uel falso, e dà indizio di saperne assai poco. Vero è però che detto studio sia molto maneggevole, mi si passi il termine, e che perciò anche un giovane mediocre può fare poi la. sua buona figura n*lla vita pratica, quando si limita ad una cerchia ristretta. Rispetto alle classi della società, che coutribuiscono maggiormente a fornire gli alunni, giova avvertire, che almeno per i primi anni, non già dappertutto, la classe degli agricoltori e dei piccoli possidenti fig-nra per la prima; bensì sono i tìgli di persone che attendono ad occupazioni diverse da quelle agricole e che procurano con tal mezzo di prepararsi una migliore posizione. Alla larga per amor del cielo da questa gente ; non si creerebbero con questi che degli spostati, della gente che venuta fuori dalla scuola non si adatterebbe sicuro a prendere la vanga o la zappa come fauno ben volentieri i figli di agricoltori, che sono nati e vissuti sempre in campagna. Non di rado delle scuole volendo giustificare le spese col numero degli allievi fecero incetta di questi alunni ; errore di cui ben presto si sono ravvedute, poiché è constatato, se una di queste istituzioni licenzia due soli giovano all'anno ma convenientemente istruiti, in provincia, la esistenza della scuola è ben che giustificata. Iu Istria noi abbiamo i grandi possidenti in numero limitato; la maggior parte è dei piccoli proprietari, che contemporaneamente fauno gli agricoltori, e degli artieri e mercanti che più o meno posseggono qualche cosa. Tutte e tre queste classi hanno bisogno di una istruzione agricolo-pratica, perciò dovrebbero mandare i loro figli alla scuola. Cominciamo dai primi, cioè dai cosidetti grandi possidenti, e le loro campagne le troviamo quasi del I tutto trascurate. In tal modo sicuramente non si può ! andare molto avanti, e bisogna venire ad una delle l due : o abbandonare la campagna in mano di persona | intelligente e danarosa, oppure rimediarci da per loro j stessi istruendosi. Il primo caso non è ancora possibile ! in Istria, poiché non è proprio del uostro costume « ' delle nostre tradizioni agrarie , che terze persone si assumano dei terreni in affitto. Allora bisogna pensare al secondo, non facendo più dell' agricoltura da caffè, ma bensì quella veramente utile dei campi. La piccola possidenza in Istria è la predominante, per cui a questa principalmente la scuola deve rivolgersi per ottenerne il maggior profitto. Da ultimo c'è la classe dei lavoratori, dai quali si dovrebbero ottenere dei buoni capi d'opera. Per questi nou saranno spese inai abbastanza cure, poiché sono quelli che renderanno meno ostinati i contadini ad ogni principio d'innovazione. E qui finisco, acclamando a quelle persone che ; presero 1' iniziativa per 1' istituzione di una scuola agraria a Paienzo, la quale sarà certo una delle opere più benemerite che si siano fondate in provincia. E nella speranza che questa verrà couvenientemeute fre-quentatìi ; auguio agli insegnanti una diligente e laboriosa scolaresca. D. Dr. T. CORRISPONDENZE Parenzo, 20 agosto Nel numero 16 di codesto periodico, c' e una corrispondenza da Pinguente, ove si accenna ad alcuni difetti particolari dell' istruzione primaria, e si conchiude con una raccomandazione ai maestri, dai quali solo dipenderebbe il buon successo. D' accordo coll'ar-ticolista pinguentino, io sono d'avviso, che si debbano indagare le cause prini»* dell'insuccesso nell'istruzione ; primaria, e proporre poi i mezzi efficaci per menomarle se uon ci è dato distruggerle. ) Bisogna pertanto svi- : somare «a po' l' arduo tema, il quale* di sua natura è assai grave e delicato, e metterlo iu buona luce, affine di formarsi un giusto criterio. Merita anche oc- j cuparsi in proposito, perchè, se oggidì tanto si parla e si scrive sulla coltura dei vegetali, e sull'allevameuto del bestiame, —l'educazione dell'uomo non si vorrà certamente ritenere come affare di poca entità, e restringerlo in limiti troppo angusti. Tale, credo, sarebbe il caso nostro. L' azienda scolastica è cosa esclusiva delle auto- j rità preposte alle scuole, ed il popolo in generale, non ' solo uon s'interessa di tale bisogna, ma ben anco non sapendo porre a livello le sue idee oou quelle del legislatore, guarda talvolta con occhio diffidente certe riforme scolastiche, incolpa chi non è meritevole, ed unisce cause ad effetti, che tra loro hanuo veruna re- | lazione, anzi si combattono addirittura. — Pertanto la I scuola scade neli' opinione di molti, a svantaggio proprio. e, indirettamente, a quello dell'intera società. Se dunque io dò ascolto a quel sentimento patrio, ! di cui uessuu buou istriano può essere privo, non do- j vrò fare a meno di riflettere, per quanto mei consentano j te mie forze, sopra una questione di tanta entità. ') Il nostro corrispondente non ba certo dimenticato quanto . sì fece e si va facendo tuttogiorno in Istria dalle nostre autorità | provinciali e comunali per 1* istruzione in genere, e specie per I quella del nostro popolo. „La Provincia- ebbe occasione di par- | lame spesse volte, accogliendo asseiinatissimi articoli da persone j versate nell? importante materia. E ben vero, che tutto non si ; può raggiungere in una volta, ed a questo, riteniamo, vogliano i alludere le osservazioni fatte nella presente corrispondenza. L'istruzione popolare— che è educazione mediata — è senza dubbio, la pietra angolare dell'edificio sociale; è la condizione precipua di ogni progresso. Anche la nostra provincia, se vuole approdare ad un avvenire migliore, deve rivolgere ogni sua cura alla istruzione popolare ; e questa dev' essere anzitutto conforme agli ultimi risultati della scienza pedagogica ; crò che vuol dire dev' essere affatto razionale. Tutte le facoltà e le forze dell' uomo si hanno a educare armouicaiuentH : in questo consiste il vero progresso ed il benessere del popolo. Mi ferino però su questo solo punto, poiché altrimenti entrerei in un cànapo estesissimo, il quale mi svierebbe da quelle brevi riflessioni che mi sono proposto di scrivere. Ho detto più innanzi, che si debbono indagare lè cause prime dell' insuccesso in fatto d'istruzione primaria, e poscia proporre que' mezzi, che si ritengono i più efficaci a distruggere le dette cause, o per lo meno indebolirle. Queste, secoudo me, sarebbero riposte nella povertà della nostra popolazione, e poi in un certo numero di insegnanti, (faccio sempre le debite eccezioni), i quali non sarebbero alla portata delle sane teorie e d'egli eccellenti metodi razionali, frutto della progredita civiltà ; in fine, per tacere di altre cause, nella debolissima cooperazione, che la scuola trova nello stesso popolo. È un assioma verissimo, che l'agiatezza è una grande molla anche per V educazione. Migliorate le infelici condizioni dei maestri; costruite adatti edifici scolastici, provveduti d'ogni mezzo atto all'insegnamento, e vedrete come questo darà in breve i suoi frutti nella aostra provincia. Ma i maestri di più bassa categorìa «l i sottomaestri percepiscono da noi tali emolumenti, da far loro invidiare certe professioni inferiori per nobiltà ed importanza. E sapete poi qua) è la sorte del povero maestro ? La nou curauza di chi si trova in posizione più agiata : dalla quale poi nasce l'avvilimento e da questo 1' apatia e la negligenza nel fare il proprio dovere. In vista perciò delle misere coudizioni economiche dei nostri maestri, e pur volendo tra due mali scegliere il minore, si dovrebbe accentrare l'istruzione ne' luoghi più popolati, scegliendo i docenti più capaci e pagandoli bene. È poi un fatto notorio, esservi in Istria ancora molti maestri, i quali non sono alla portata di attuare i novelli piani d'insegnamento ; — piani basati su principi razionali : ma non s' ignora d'altronde, che quanto più perfetta è la teoria, altrettanto più malagevole ne riesce 1* applicazione. A ciò devesi quindi ascrivere 1' imperizia di qualche maestro nell'insegnare, mancando esso della conoscenza e della pratica del metodo. Devo però dichiarare, che il ceto dei maestri va migliorando anche tra noi, coi molti giovaui che hanno recentemente assolti gli studi regolari per una tale professione. Una cosa, utilissima per 1' istruzione dei maestri istriani sarebbe, io credo, la fondazione di un periodico d'indole pedagogico-didattica. Sono certo che l'iniziatore troverebbe subito l'appoggio di molti comprovinciali. Altra molla, anzi fattore potente allo estendersi dell'istruzione, è il popolo stesso. Senonchè questo fra noi è per buona parte così mancante di sana coltura, che non solo non coopera all' istruzione de' propri figli, ma auzi gli osteggia, dannandoli a perpetua ignoranza. Dal resto, mercè i buoni metodi dell' istruzione moderna e delle severe leggi scolastiche in vigore, il popolo nostro va migliorando, e non è lontano il giorno che compreso della somma importanza dell'istruzione, troverà giusto quell'antico detto che, tanto l'uomo vale quanto sa. L. 0. o tizie La riapertura della Dieta provinciale ebbe luogo, domenica, 20 d. colle solennità d'uso. Erano presenti 17 deputati. Noi ci asteniamo dall'estenderci in particolari sulle tre sedute, che si tennero dal 20 al 24, perchè ne ha già data un' ampia relazione il periodico L'Istria del 26 agosto. Ci proponiamo invece di pubblicare in seguito il sunto degli oggetti che si riferiranno agi' interessi generali della provincia. Diciamo ora soltanto, che uel dì dell'apertura il capitano provinciale ricordò con sentite parole la recente perdita di tre colleghi illustri, la cui memoria venne onorata dai deputati presenti col levarsi in piedi. Non consente il nostro programma di trattare delle elezioni dietali ; ma non ci può essere impedito di e-sprimere la viva soddisfazione che abbiamo provato nel leggere la lettera diretta all' Istria del 26 Agosto da un illustre comprovinciale, a proposito delle elezioni dei comuni foresi di Capodistria, Pirano e Piuguente, e di rilevare la profonda impressione che quella lettera ha destato nella nostra provincia. Era tempo ed era anche una dolorosa necessità, che una voce autorevole ci facesse toccare con mano dove conducano le discordie e le gare personali ; e ci confortiamo nella speranza che alla vigilia delle prossime elezioni generali i nostri migliori si adoperino a raccogliere le file per guidarci alla vittoria, che deve essere nostra. La notizia delle dimissioni degli ouorevoli Don Zamarin e P. Vatta ha destato da per tutto la più severa riprovazione ; que' signori hanno mancato al loro dovere, e se lo tengano bene in mente gli elettori dei rispettivi collegi. Riportiamo ora dall'Istria le parole con le quali all'incirca l'onorevole Presidente della Dieta si espresse a proposito della rinunzia dell' onor. Don Zamarin: «Deploro che il Sig. rinunziaute abbia ora deposto il mandato, iu un tempo cioè iu cui nou è più possibile un'elezione suppletoria per l'attuale sessione nel collegio da lui rappresentato, abbandonandolo poco plausibilmente, se le sue opinioni, ancorché basate su false deduzioni tratte da erronei supposti e da fatti svisati, pur concordassero con quelle dei suoi mittenti. Nou badando pertauto punto alle mire sue personali che potrebbero averlo indotto a questo passo, non posso però fare a meno di respingere categoricamente, come respingo, a nome di tutti i membri presenti od assenti, di questa Dieta provinciale, l'ingiusta ed inqualificabile imputazione, che egli si è facto lecito di scagliare contro di loro a propria meschina discolpa. (Bene! bravo! dai banchi dei Deputati ; bravissimo ! e battimani dalla galleria. — Il Sig. Presidente ammonisce quest ultima di nou estrinsecare i «uoi sentimenti con manifestazioni di adesione o disapprovazione)." Il benemerito parenzano Gregorio Draghicchio si meritò all'Esposizione internazionale di ginnastica in Anversa, aperta non ha guari, sopra 215 concorrenti la seconda medaglia di bronzo. Il premio vennegli conferito per le 14 sue pubblicazioni esposte in argomento ginnico. Annunciamo, con vero rammarico, il decesso avvenuto in Dignano addì 19 m. d. di Alberto Carlo Marchesi, nell' età d' anni 65, dopo lunga malattia. Il trapassato fu deputato alla Dieta provinciale, membro del consiglio scolastico distrett-jale e consigliere comunale anziano. L'Istria perde nel Marchesi un'onesto e intelligente patriotta : la sua patria, Dignano, un ottimo e solerte cittadino. Cose locali Il forestiero, che, per avventura, si fosse trovato a Capodistria nella mattinata del 15 agosto, avrebbe 1 dovuto esclamare, press' a poco, come 1' Innominato all' arrivo del cardinale Borromeo: „ Che allegria c'è? cos'hanno di bello tutti costoro?" E se fosse uscito nell'aperta campagna, avrebbe veduto auch' egli il mobile spettacolo. ..Erano uomini, donne, fanciulli, a brigate, a coppie, soli ; «no raggiungendo chi gli era avanti, s'accompaguava con lui; un altro, uscendo di casa, s' univa col primo che rintoppasse; e andavano insieme, come amici a un viaggio convenuto. Gli atti indicavano manifestamente una fretta e una gioja comune ; e quel rimbombo non accordato ma consentaneo delle varie campane, quali più quali meno vicine, pareva per dir così, la voce di que'gesti, e il suppliffiéHW delle parole che non potevano arrivar lassù.u — Questa descrizione meravigliosa del Manzoni si attaglia benissimo alla nostra città; e non c'è uomo colto, crediamo, che non l'abbia rammemorata nel mattino del lò agosto; perchè l'insolita animazione dava lo stesso aspetto gajo, brillante a Capodistria. che, a dir vero, se ne sta gli altri giorni troppo silenziosa e tranquilla, benché non dissimile agli altri luoghi della provinoli. E questo scampanìo, questa allegrezza, questa festa; per chi? Per un uomo!... per un vescovo! Giovauni Dottor Glavina, venne tra noi preceduto da fama insigne di bontà, di carità, dì dottrina. Testimonio, fra altro, quel pio convitto, che sursp, or nou è molto in via Eugenia, dove il geueroso preiato, seguendo le sante orme di Fra Paolo Naldiui, ha, senza dubbio, stabilito che vengano mantenuti a sue spese giovanetti istriani ; perchè, istruendosi nella nostra città, coli'amore alla scieuza si edùchiuo uell'amore alla patria e nel rispetto alle civili nostre istituzioni, senza il quale religione e progresso sarebbero nomi vani e bugiardi. Narrare poi paratamente quanto venne fatto in questa solenne ricorrenza, non è assunto di un periodico bimensile, ormai arrivato troppo tardi. Diremo soltanto che municipio, clero e popolo andarono a gara per dimostrare in quanta estimazione tengano l'ottimo vescovo. Bella la luminaria architettonica della classica piazzetta ; pittoresca quella del campanile pavesato coi patri gonfaloni e quella del Belvedere; armoniosa e indefessa la banda cittadina ; mirabili per ingegnosissima fattura i fuochi artificiali del uostro Galletta, pirotecuico pieno di talento, cui, j pur troppo, difettano le opportunità, per dimostrarsi ; valentissimo. Assai felice fu poi il pensiero della deputazione i comunale di dedicare all' egregio prelato uua raccolta | di cose patrie. E poiché la faustissima occasione era ; einiueutemeute ecclesiastica, anche la raccolta dovea esclusivamente versare intorno a cose ecclesiastiche. , Ecco gli argomenti : Dedica. — Lettera di offerta. — Il duomo di Capodistria. — Santi e beati della chiesa ! di Capodistria. — Elenco delle ohiese in città e nel suburbio di Capodistria ne' secoli scorsi. — Conventi antichi in città, nel suburbio, e nella diocesi di Ca- ; podistria, de' quali i quattro iu corsivo sono tuttora esistenti. — Eleuco delle confraterne di Capodistria 1 ne' secoli scorsi. — Elenco de' vescovi di Capodistria j — Elenco de' mitrati nella diocesi di Capodistria. — , Popolazione e sacerdoti della diocesi di Capodistria nel 1831. — Popolazione e sacerdoti di Capodistria nel 1882. Senza nulla togliere al merito del pazientissimo ; raccoglitore, che è il signor Andrea Tommasich (alias j Gedeone Pusterla), segretario comunale, una sola cosa ci parve stuonare nell' importante lavoro, 1* annunzio cioè, (alquanto arido e isolato) che a dì 11 giugno 1880 due tele (?!) del Carpaccio furono ammirate da Monsieur - Maurice - Faucon - Archiviste - PaUogra-phe - Licenciè - ès - lettres ■ di - Parigi. Noi non neghiamo i distinti pregi di Monsieur - Maurice - Faucon; ma crediamo che fra cento istriani oltre due terzi almeno, ignorino chi sia Monsieur-Maurice-Faucon-Archiviste - Palèographe - Licenciè - ès - lettres - di Parigi ; meutre fra cento popolani, siamo certi, che non ,:e ne siano dieci che ignorino il nome di Carpaccio ; nome illustre e popolare per tutto il mondo, e che si eonserva pertino oggigiorno iu più contrade suburbane di Capodistria, comecché tramutato in quello di Scar-pazza. ') Un Carpaccio nativo della nostra città visse anche nel nostro secolo, e fu a detta dello Staucovich j (Biografia) discendente del celebre emulo di Giambel-ìino, ed ebbe fama tra noi di buono scrittore in cose economiche, avendo lasciato fra altre operette un Saggio sopra il commercio in generale, con un prospetto storico dell'ingrandimento di Trieste ; oltre una raccolta di poesie e di lettere relative alla filologia e all'etica. Questo Carpaccio (Antonio) fu pure segretario dell'illustre procurator veneto Manin e cooperò ad una pubblicazione in rame dei quadri di Vettore Carpaccio, che esistevano allora a Sant'Orsola e ai Santi Giovanni e Paolo di Venezia ; pubblicazione eh' egli stesso accompagnava ad uu suo lavoro poetico, dedicandolo (a. 1785) al procuratore patrizio Giovanelli. (Lettere autogr. inedite di Aut. Caipaccio). Se non temessimo la taccia di meticolosi, diremo ancora, che ci parve poco conveniente alla dignità di un opuscolo chiesastico, il narrare come quattro vecchie signore di Capodistria. da oltre mezzo secolo decesse, venissero chiamate a' loro tempi, le quattro stagioni. La pellegrina notizia potrebbe appena far ridere un barbogio ottuagenario nel dì della Befana, non mai un prelato nobile e severo, qual è il neo-eletto vescovo, a cui 1' opuscolo tu dedicato da una spettabile deputazione cittadina. '1 Secondo il Tommasich,'di Carpaccio era anche la posses- sione di S. Vittore, proprietà oggi di Biagio Coriandoli. E strano ci sembra, che nel recare le dimensioni del uostro Duomo, il compilatore abbisogni dell' autorità del defunto Dott. Madonizza, come per lo contrario la neghi, quando lo stesso Dr. Madonizza, certo ripetendo i vecchi cronisti paesani, assegna la fondazione del nostro Duomo all'anno 56 dell'èra volgare, Ormai è dimostrato dai critici dell' arte, che il distrutto tempio capodistriano, era uno dei più antichi monumenti basilicali dell' Istria, sostituito ai templi pagani, che non potevano per la loro eccezionale architettura corrispondere alle venerande cerimonie del cristianesimo. ') E questo ci sembra bastare. Nulla poi diciamo degli errori tipografici ; perchè ci è noto il tempo ristrettissimo assegnato alla stampa del lavoro. Il lettore avrà subito corretto da sè i nomi sbagliati di Cileo de Marini, di Geremia Sola, di Matteo Maunicher ed altri. Che in Istria poi, e specie a Capodistria, vi sieno stati distinti cultori di cose ecclesiastiche, relative alla provincia e alla nostra città, ne sono documento, oltre le opere di Cargnati, Tommasich, Manzioli, Tom-masini, e Naldini. citati dall' autore dell' opuscolo, anche quelle di Prospero Petr onio, ui Gaspare Negri, di Gian Rinaldo e Agostino Carli, del marchese Girolamo Gravisi, di Pietro Kandler, del quale si può dire, per ciò che spetta a noi, quanto fu detto di Nicolò Machiavelli : Tanto nomini nullum par elogium. E sappiamo, che il signor Tommasich è uno de' più caldi, anzi fanatici ammiratori dell' insigne triestino, e che va pure orgoglioso di essere concittadino a tìian' Rinaldo Carli, ne' cui immortali volumi trarrà spesso lena a' proficui suoi studi, i quali non dubitiamo aumenteranno un giorno il già dovizioso e invidiato patrimonio della nostra provincia. Il consiglio della Società operaia deliberò di incaricare la direzione a rivolgere istanza al locale Municipio, perchè s'interponga onde cessi la concorrenza dannosissima che l'i. r. carcere fa ai nostri artieri. Sulla importante questione fu scritta una corrispondenza nell'Istria del 10 Agosto, da persona assai bene informata. Noi pure abbiamo ricevute da un egregio operaio della nostra città alcune considerazioni in aggiunta, che crediamo opportuno di pubblicare. A rimediare un male qualunque, bisogna vederne la causa e toglierla possibilmente alla radice. È ovvio quindi, che a liberare la nostra classe operaia dall'ingiusta concorrenza mossale dal lavoro dei carcerati, convenga impedire costoro lavorino per conto privato. L'unico obbietto contrario, starebbe nell'economia dell' opera offerta a vantaggio dei più ; ) Vedi anche in proposito i Cenni sulla storia dell' arte cristiana nell'Istria di Paolo Tedeschi. ciò che spiega l'aumentata goliardìa di quei lavori, che si esercitano fuori carcere (cosa incredibile) perfino di notte. Ed ove si trattasse di comune privata concorrenza, ogni sua conseguente economia sarebbe la benvenuta e ci pensi cui tocca. Ma qui trattasi ben d' altro ; perchè di confronto a quel dato percento risparmiato dai committenti ; abbiamo una classe di persone che languisce. con patente offesa ai principii di giustizia ed onestà, e volendo anche trattare la questione dal solo lato economico, abbiamo — col riversare gl'importi a chi fino alle ultimi conseguenze ne esercita monopolio — un evidente sbilancio nell' economia cittadina in generale. Se chi ha debito di provvedere, fa orecchio da mercante, non lo facciano ugualmente quei privati, i quali credendo avvantaggiarsi con un parziale risparmio, non s' avvedono — sottraendo una ricchezza per noi relativamente significante alla sua libera regolare circolazione — di fare invece il loro danno. Dunque, fino a tanto si provveda a togliere il male alla radice, facciamo per quanto sta in noi d'impedirne la progressione, rinunciando gli effimeri vantaggi, e particolarmente poi lo facciano coloro, i quali avendo in città legame d'interessi, non devono lesinare tanto il quattrino trattandosi d'un bene comune. Ogni appunto mosso di confronto alla prontezza e regolarità dell' opera offerta, quando non sia scudo ci tacca gneria, è irragionevolezza somma, partendo il paragone da un'ingiustizia, che irrita gli animi e deve rendere gli uomini peggiori1. ___________ ...___________ _______ . ..... ! Appunti bibliografici Delle tragedie di Alessandro Manzoni. — Studi critici di Oscarre de Hassek. Trieste, Tipografia del Lloyd. 1882. Habent sua fata libelli ; e perciò vi sono dei libri che con particolare amore si studiano in una data epoca, e sono imposti dalla moda all'esame dei critici. Altri meritevoli di fama maggiore, per molto tempo rimangono quasi occulti; ma anche per questi una volta o 1' altra viene il giorno della riparazione: non parliamo di quelli ! morti appena nati, e che forniscono i depositi j pei salumieri e tabaccai. Abbiamo da ultimo ì le opere degl' ingegni grandi ed universali, che J se anche per qualche tempo non saranuo di moda (ed è questo indizio sicuro di decadimento) risorgeranno di certo col sorgere della nazione ; e sempre poi, anche in tempi di mal gusto si studieranno e si conserveranno come un fuoco sacro da pochi eletti. Tra questi libri, inutile dirlo, le opere del Manzoni. Molto fu scritto, e si scrive anche oggi, sul grande italiano; pure il nostro professore De Hassek in questo opuscolo ha saputo dire cose utili e ■ nuove ; o almeno le riteneva tali, perchè degli ultimi : lavori del Cantù e dello Sforza, testé usciti alla luce, non poteva aver conoscenza quando scri-; veva. Un simile esame analitico fu pure felicemente tentato dal Sauer ; ma anche del Sauer, come si rileva da una nota a pagina 15, non era facile trovar la versione italiana a Trieste. Il De Hassek ebbe tra mani il Klein — Qe-\ schichte des italienischen Brama ' s Leipzig. Weizel -, attinse anche ad altre fonti tedesche e francesi; pure si capisce subito che il suo studio critico, più che altro, è una buona confutazione del Klein ; e sotto questo aspetto il suo studio riesce utile e in gran parte nuovo al lettore italiano. Così noi sappiamo, per esempio, ! che il Klein, tenendo bordone al Didier, credeva che il Manzoni, nella sua qualità di patrizio milanese, avesse come un sentimento di avversione contro il Carmagnola, che nella sua gioventù era stato pecorajo : strana e ridicola accusa smentita dallo spirito che informa tutta la tragedia. E quanto il Manzoni, che ci ha svelato le prepotenze feudali e nobilesche, ci tenesse al suo titolo di nobiltà, è noto a tutta Milano. Ed anche è storico come il Manzoni non abbia voluto mai presentare i suoi titoli per la necessaria conferma al nuovo governo dopo il 1815. La propugnata innocenza del conte Carmagnola, posta in dubbio da moltissimi scrittori veneti, bastava per dimostrare anzi tutto il contrario nel Manzoni, scrupoloso osservatore della verità storica nella tragedia, anche troppo ! E qui cade in acconcio notare come in una conferenza tenuta a Milano l'inverno scorso, un illustre professore di storia dichiarò essere oggi provato con irrefragabili documenti il tradimento del conte e le ragioni di Venezia, ciò che, saputo a tempo dal Manzoni, conchiuse l'oratore, lo avrebbe distolto dallo scrivere quella tragedia. Con ottime ragioni quindi il De Hasse k im-! prende a combatterò le sofisticherie e i cavilli d' una critica minuta, pretenziosa, bizantina, leggendo i responsi della quale ogni tanto ritorna in mente il tractent fabrilia fabri ; e si deplora che ai nostri poeti tocchi così di spesso la disgrazia di vedersi trascinati in certi scorticatoi, o, per dirla con una frase più pulita, sul marmo di qualche dottor Faust, che studia anatomia per non avere altro di meglio a fare, e aspettando invano la divina trasformazione di Goethe. Se non che per essere giusti, io mi riconcilio subito col Klein, e gli dò non una, ma cento ragioni quando nega l'interesse drammatico, teatrale del Carmagnola. In questo minuto esame, in questa lotta a corpo a corpo coi critici, riposandosi ogni tanto, il De Hassek sa destramente manifestare una sua opinione, e respira largo, e fa respirare anche noi fuori di quelle strettoje. Yeggansi per esempio le belle pagine (38, 39) sul coro : — La morte di Ermengarda. Farei solo uu appunto per una sentenza troppo recisa e gettata là con un forse, tanto per avere le spalle al muro in ogni caso. Al De Hassek pare „che 1' Ermengarda del Manzoni è forse 1' unico, o almeno uno dei pochissimi ideali di donna della poesia italiana, che, conservando la sua idealità, come vera e propria persona, siano già entrati nella coscienza della nazione in modo da restarvi...." (pag. 39) Lasciamo da parte la questione di Beatrice messa in giro oggi da certi critici graf-fiatori di pietre monumentali ; benché non ci sia neppur oggi scolaro di liceo che non ravvisi in Beatrice l'angelo sognato. Ma e Francesca che ha pur i suoi contorni precisi e come precisi ! e Pia de Tolomei, e Laura, Erminia e Clorinda vive, precise nei canti del gondoliere veneziano ? E Silvia, e Nerina, e la stupenda Aspasia del Leopardi ? Ci vuol altro che un forse che non salva nè capra nè cavoli. Giustissima invece l'osservazione seguente : — V' è da ultimo un' altra qualità in questa Ermengarda del Manzoni, che non fu ancora avvertita dai critici ; ed il sentimento di famiglia, quale non ci è dato sentire che in poche poesie italiane, perchè la musa italiana, come per secoli di molti sentì quasi sempre la natura per via di ritlessione, anziché d' effetto immediato, così preferendo il fantastico e la vita clamorosa, rifuggì pure per molto tempo da quegli affetti, che non eran forse coufacenti alla fervida sua immaginazione. Ma qui da capo mi permetta l'autore di fare qualche riserva per via di queir idea intrusa che fa capolino a mezzo il periodo. In qualche sonetto del Petrarca chc ebbe vivo sentimento della natuta, in molte stupende ottave dell'Ariosto; nel Sabbato del villaggio, nella Quiete dopo la tempesta, e in molte altre elegie del Leopardi, i nostri poeti erano in comunicazione diretta, direttissima con la natura, prima ancora che l'ipercritica trovasse questa quinta gamba della perfezione poetica. Se eccettui però queste e qualche altra sentenza troppo assoluta, ed uno stile qua e là frazionato, il nuovo studio del diligentissimo professore nuli' altro lascia a desiderare ; è novella prova del suo ingegno nutrito di seri studi; e potrà essere consultato con profitto e diletto dai cultori della italiana letteratura. Programma dell' I. R. Ginnasio superiore di Capodistria. Capodistria, Priora. 1882. Oltre ai soliti dati statistici contiene un ottimo studio, del Prof. Oreste Gerosa — Della pro-! pagazione nel regno animale. E dico, ottimo, per | la i chiarezza dell' esposizione, che è tanta, da i rendere facile e amena la lettura anche ai profani della scienza; per l'erudizione vasta e la | conoscenza delle migliori fonti italiane e straniere; i per !o stile sobriamente fiorito, testimonio di una | cultura, letteraria, che troppo di sovente si de-| sidera oggi negli scienziati. Certo i fautori della ! disciplina dell' arcano, applicata all' educazione, j faranno il viso delle armi ; ma io benedico alla i scienza che con la casta parola rivela ai giovani i i misteri della vita, e insegna a rispettare i sacri diritti della natura ; perchè l'ignoranza, nell'età dello sviluppo, lungi dall'essere un mezzo per conservare un'innocenza, spesso arcadica, può essere invece torbida fonte della più turpe corruzione. L' egregio autore conchiude il suo studio con j le seguenti parole : — E qui pongo fine al mio assunto, persuaso solo di aver contemplato i lati salienti della propagazione, e riepilogate le frasi precipue, gli accidenti più vari e più fortunosi che 1' accompagnano. Nè, voglio credere, mi si vorrà addebitare la scelta di un terreno sconfinato, di un inesauribile oggetto di studi, laddove la mia modesta pretensione non intendeva nè poteva parlare di tutto e su tutto." Affinchè non si dica che lo studio è un riassunto di trattato scolastico (ciò che non è vero), non sarebbe meglio che il chiarissimo professore applicasse l'ingegno alio svolgimento di una fra ìe tante questioni che presenta la scienza? Forse male mi appongo ; ma io credo che in questo modo i vari argomenti trattati nei programmi finali possono entrare meglio nel dominio della scienza ; e questa giovarsene spigolando qua e là nelle pubblicazioni scolastiche di occasione. Ma così come è, lo ripeto, lo studio è sempre bella prova dell'ingegno e della cultura scientifica e letteraria dell'egregio professore. Ancora uno sguardo alla biblioteca, per ripetere, se mi permettono, il solito lamento. Di italiano ben poco, e quasi nessuna novità. Gli scritti di Tulio Masserani e del Carducci, per esempio, il Dino Compagni di Isidoro Del Lungo, e il Machiavelli del Villari, (due opere gravi, lodate da tutti i critici italiani e stranieri), le opere dell' illustre Bonghi, gli scritti recenti sul Manzoni e sul Leopardi non si devono cercare invano da professori e scolari in un liceo italiano. E soprattutto pei ragazzi non tanta Arcadia, non tanto padre Bresciani, morto e seppellito, e che al più si trova negli scaffali dei Paolotti. Il Buon Fanciullo, il Carlambrogio del Cantù, il Buon Fri-dolino ecc. ecc. sono ottimi libri; ma si trovano per venti centesimi su tutti i banchetti. La libreria di educazione ed istruzione di Paolo Carrara, Milano, offre a prezzi discreti libri moderni che non contengono nulla di pericoloso religiosamente e civilmente parlando. E i migliori autori souo: Carcano, Cantù, la Percoto, la Guidi, la Mo-randi. Per l'ingresso solenne di Monsignor Glavina in Capodistria. Prose e poesie d'occasione. Capodistria, Priora, 1882. Qualche buona notizia di chiesa ha raccolto il segretario civico signor Andrea Tommasich, e 1' opuscolo è stampato per cura della Deputazione Comunale, come si rileva cavando il sugo del senso dai fiori della Dadica. Poi versi e versi ed epigrafi : uno scoppio di sacra rettorica con le solite frasi : la vedovanza, la sposa ecc. ecc. — Pare impossibile come a nessuno sia venuto in mente di alludere alla sacerdotale carriera iniziata dal prelato, a Capodistria, quale semplice cooperatore in Duomo, dopo pochi mesi di noviziato a Draguc. Il fatto di un uomo maturo, che sale la cattedra della stessa chiesa, dove da giovane evangelizzò il popolo in umile forma dall'altare, dovea pur suggerire qualche concetto nuovo e gentile, e un sentimento più fresco e più vero. Non dico però che tutto sia cattivo. Faccio eccezione pei buoni versi latini di Mons. Fa vento, che non fa la solita rettorica. C' è una strofa tra le altre che in buon volgare tradotta dice a un dipresso così: In tranquilla dimora apprenderanno i giovani che uno è il padre comune, immuni da baruffe nazionali e studio di parti : I ottima lezione a certi vivi che giurano sempre sulla ! parola di un certo morto. I Monsignori del duomo, | rifatti poeti, scrissero alcuni decasillabi e un so-| netto di sapore dantesco. L' abbate Schiavi compose un Polimetro popolare; ha brio, facilità; comincia bene, ma desinit in piscem. Perchè i ragazzi non parlano cosi — del del il messo — il richiamo dei bronzi ecc. — Oggi in istile borghese le campane si chiamano semplicemente ' campane. P. T. Bollettino bibliografico La chiesa di Semedella fi,sna origine. — Terzine j di G. 0. Un' ampia e diritta strada bagnata dal mare cou-| duce da Capodistria a piedi d< un colle lussureggiante | di verzura. Qui nel secolo XVII la pietà de' capodi-i striarli eresse una chiesuola alla Vergine, in memoria i della terribile pestilenza, che colpì la nostra città nel-i I' anno 1680, e cbe durò interrottamente tredici musi, ! recando la morte a circa duemila persone. Nello stesso I luogo, dopo quasi due secoli, furouo sotterrate centinaia di milili francesi, morti da tifo, e che trovavansi iu Istria condotti dal generale Seras. La chiesa votiva, detta di Semedella, ispirò prose e versi gentili all'egregio Dall' Ougaro e al nostro comprovinciale Paolo Tedeschi. Ed ora uu giovane studente uuiverBita.no, di svegliato e colto ingegno , tentò lo stesso soggetto in alcune terzine, che arieggiano la maniera daatesca. Fatta una breve descrizione del piccolo tempio, V autore ci dipinge il morbo pestifero, che come folgoce schiantò e giovani e vecchi, lasciando nell' infelice nostra patria desolazione e terrore, ila che dobbiamo noi dire di queste terzine ? Vi abbiamo trovato qualche idea gentile, qualche verso ben tornito, ma da questo alla vera poesia ci corre. E poiché il giovane poeta ama dedicare il suo ingegno poetico in argomenti relativi al suo paese, ci permetta di consigliarlo a studiare i classici, a meditare e rimeditare le regole dell' arte, e soprattutto a scrivere soltanto allora che si sente ispirato davvero. A questo patto solamente potrà illustrare in versi i soggetti, che riguardano la nostra provincia, e porsi così nell' eletta schiera dei J Fachinetti, dei Beseughi, dei Combi, dei Tedeschi e dei ; Tagliapietra. Tombola a Bnje Nel giorno 8 del mese venturo (Natività di I M. Vergine) verrà tenuto in Buje il giuoco della ! Tombola, il cui netto introito sarà devoluto a 1 beneficio dei poveri del luogo. Vincite. J Quaderna fior. 20 — Cinquina fior. 25 | I. Tombola fior. 60 — II. Tombola fior. 35 Il prezzo d' ogni cartella è di soldi 20 ; e la vendita si terrà aperta fino alle ore 3 poni. ! del giorno della tombola.