ANNO XII Capodistria, 16 Aprile 1878 N. 8 LA OYINC DELL' ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Effemeridi della città di Trieste e del suo Territorio Aprile 16. 1384. — Muggia, richiesta dalla Repubblica di Venezia per alcuni militi, si scusa tanto presso il doge quanto presso il podestà di Capodistria di non potarlo fare, dicendo loro di aver già fuori di casa un corpo d' armati nel Friuli, e per le molestie che teme dal comune di Trieste. - 5. 16. 1413. — I negozianti sono autorizzati di poter introdurre in Trieste cxiiì esteri, purché non li vendano nè per la città nè per il territorio. - 1, lì, 137. 17. 1369.. — La città di Trieste si sommette ai patti proposti dal veneto capitano, ser Paolo Lo-redan, e gli apre le porte. - 6. 17. 1508. — I giudici e rettori della città ordinano ài cittadini che non hanno servo di prendere i facchini presso di loro, fornendoli frattanto per quindici giorni di pane e d'una bozza di vino col soldo del comune. - 10, IV, 328. 17. 1624. — Si dissotterra il Corpo di San Giusto nella cattedrale e, fattane la verificazione, viene riposto con grande solennità nel suo posto primiero. - 8. 18. 1366. — Il vescovo Antonio Negri offre un cereo e grossa somma di danaro e la città di Trieste consegna tre coppe d'argento al patriarca Marquardo il quale celebra oggi la prima Messa ponteficale. - 14, 73. lg. 1742. — Papa Benedetto XIV scinde il patriarcato di Aquileia in due arcivescovati colla sede in Udwe e in Gorizia, ed a questo sottometto la diocesldi Trieste. - 3, Vili, 743. 19. 1287. — Il patriarca Raimondo della Torre con- ferma l'elezione del canonico di Cividale, Brisa de Topo, a vescovo di Trieste. - 25, XXIV,462. 19. 1413. —L'imperatore Massimiliano e la Repubblica di Venezia sottoscrivono in Trieste un concordato. - 36, II, 100 19. 1528. — Viene preletta nel civico consiglio la risoluzione dell'imperatore Cario V, che ordina di estirpare i nuovi principi religiosi ai quali diversi cittadini avevano preso parte. - 16. 20. 1786. — Ordine sovrano che assegna il convento dei fu Padri Minori di San Francesco ad uso di scuola, e che riduce la chiesa a chiesa filiale. - 8. 20. 1809. — Con decreto sovrano viene tolta la chiusa del porto-franco di Trieste in seguito alle nuove discrepanze con la Francia. - 7, num. 34. 21. 1521. — Il civico comune permette agli abitanti dell'altipiano di poter scendere al di qua con le loro gregge a fiue di abbeverarle, purché tosto si ripartano alle lor ville e ben si guardino ^danneggiare le vigng, noi qual caso non trovandoci il danneggiarne, risargiiéa la villa i danni dati. - 6. 21. 1801. — Il teatro grande, ultimato che fu, viene aperto al pubblic.0 per la prima volta, e viene data l'opera Ginevra di Scozia : vi cantarono Marchesi, David e la Bertinotti. - 23, I, 346. 22. 1491. — Linz. L'imperatore Federico vieta agli abitanti dell'altipiano del territorio triestino la coltivazione delle viti. - 5. 22. 1491. — Federico imperatore proibisce al capitano della Carniola, Guglielmo de Auersperg e suoi successori, di voler costringere la città di Trieste a mandare i deputati alla dieta di quel ducato. - 5. 22. 1546. — Breslavia. Ferdinando I comunica alla città di Trieste i trattali di libera navigazione sull'Adriatico, concimisi con Venezia, l'uno in Wormazia li 3 agosto 1523 e l'altro nel 1529 in Bologna. - 16. 23. 1546. — Il vescovo di Gurck, Antonio de Hoyos, prende possesso della carica del capitano di Trieste a ciò deputato dal neoeletto capitano Giovanni de Hoyos, suó fratello. - 16. 23. 1789. — Il vescovo Francesco cónte Inzaghi legge al capitolo la bolla papale che sopprime i vescovati di Trieste e di Pedena, e 1' arcivescovato di Gorizia. - 8. 24. 1426. — Il maggior consiglio delega i giudici ed il consiglio minore per trattare col conte di Gorizia o suoi ambasciatori, il quale aveva esibito alla città di Trieste Castel Novo in Carso per ducati 2000 in oro. - 13, 453. 24. 1512. — Il civico capitano, Nicolò Rauber, raccomanda ai cittadini a vivere in pace coi sudditi veneti, proibisce loro inoltre la sortita della città e suo distretto senza un di lui permesso. - 5. 24. 1549. — Papa Paolo III rimuove dalla sede ter- gestina il vescovo Francesco Iosefich-Risano perchè sospetto d'eresia e gli sostituisce Antonio Pereguenz nato in Ispagna. — 3, Vili, 705. 25. 1289. — Enrico Prampero e Nicolò di Baldacco capitani delle truppe patriarchine, le quali in aggiunta a quelle di Alberto conte di Gorizia sommavano a 55000 armati tra cavalli e fanti, muovono da Monfalcone in aiuto di Trieste assediata dai veneti. - 25, XXIV, 471. 25. 1508. — L'armata veneta, presidiata ch'ebbe la citta di Gorizia muove verso Trieste. - 10, IV, 323. 26. 1508. — Il capitano civico, Giorgio Moisses, for- tifica il castello, ed in seguito ai di lui ordini il mudaro ser Ambrogio Saurer mura la porta di Cavana ed abbatte la torre di Cavana sino ad una certa altezza. - 8. ■26. 1732. — Il patrio consiglio elegge giusta l'antica consuetudine il civico procuratore generale ed il pubblico fonticaro, a questa carica nomina ser Pietro del fu Cristoforo de' Giuliani a quella ser Francesco Donadoni. - 8. 27. 1428. — Il maggior consiglio nomina Nicolò de' Baiardi a castellano in Castel Nuovo sul Carso, avuto in pegno dai Valse signori di Duino. - 1, li, 233, 27. 1514. — Il comune niega ai comrmssari di guerra, dimoranti in Gradisca, l'invio d'alcuni militi con uu capitano per combattere le battaglie nel Friuli, asserendo di avere anch'ella bisogno di braccia. - 5. 27. 1524. — Il capitano della città ordina che ogni due famiglie debbano somministrare un uomo per partire verso Senosecchia e marciare contro il Turco ; ci vanno tra altri Giovanni de' Conti, Nicolò de Goppo, Rinaldo Toffanio e Antonio di Matteo. - 16. 28. 1221. — Papa Onorio III conferma al capitolo della cattedrale triestina la Decima donatagli dal vescovo Corrado, perchè i canonici vivessero una vita comune. - 5. 28. 1666. — Il consiglio elegge a patrono della città S. Antonio di Padova, e ne chiede la conferma sovrana. - 8. 29. 1414. — Il maggior consiglio affida al magistra- to della Bailia (*) il trattamento dei villici della valle di Moccò (Zaule) i quali tumultuavano a danno del civico comune. - 13, 2.a 29. 1623. — Il vescovo Rinaldo Scarlicchio consacra la chiesa di San Rocco, abbinata alla fu civica capella di San Pietro in piazza grande. 29. 1797. — Napoleone, generale in capo dell'armata per l'Italia, giunge a Trieste e prende allo-gio in casa dai conti Brigido. - 23, I. 317. 30. 1421, — Il magistrato della Bailia condanna al- l'esborso di lire 200 di piccoli ciascuno dei due che furarono presso il ponte fuori del (*) La Bailia era formata di sei savii, dei tre giudici in carica e degli altri tre prossimi ad entrarvi, porto una barca, cioè Antonio de Clara di Marano e Giovanni di Muggia, e vuole che ove alcuno di loro non soddisfacesse alla multa entro un mese, gli sia recisa la mano destra là sopra l'anzidetto ponte. - 13, 33.a 30. 1422. — Il maggior consiglio proibisce agli a-bitauti di sortire dalla città e suo territorio per servire in guerra a dominio straniero, multando a lire 200 se fosse capitano ed a lire 100 di piccoli gli altri. - 13, 35.b 30. 1423. — Il comune invia di propria spontaneità il civico Vicario, Antonio dottor cav. de Rocca da Esculo a Venezia a congratularsi col neoeletto doge, il nobile uomo Francesco Foscari. - 13, 38.b 30. 1797. — Napoleone lascia la città dopo averle rimesso 200000 lire tornesi della tassa imposta. - 23, I, 317, Congresso della Società Alpina (Nostra corrispondenza) Albona, 13 Aprile Non mi fu possibile mandarvi ieri le quattro righe di relazione che vi aveva promesso, perchè dovetti prender parte all'escursione incominciata alle 6. ant. e terminata alle 7 della sera. Spero nulladimeno che questa mia vi giunga in tempo per la pubblicazione nella Provincia di un breve cenno del congresso. Il quale fu aperto alle! 12 del giorno 11 corr. dal Presidente D.r Fonda coli' (intervento di 21 socj -per la maggior parte di Albona e Pisino ; il solo Lodovico Rizzi venne da Pola. Procedendo secondo il programma il signor presidente pronunciò un discorso di apertura in cui dopo aver comunicata degnamente l'immatura perdita fatta dalla Società del più distinto fra i suoi direttori, il vostro egregio concittadino D.r Belli, passò brevemente in rassegna l'operato sociale e giustificò la poca attività causata dallo scarso numero dei membri della Società stessa. Approvato quindi il verbale della prima adunanza di Pisino, il segretario Marco Costantini diede lettura del reso-conto morale, ed il cassiere Leandro Camus del reso-conto economico. Vennero poi discussi ed approvati i progetti elaborati dalla Direzione, di un regolamento interno e sull'uso degli oggetti sociali; tutti questi atti fra breve vi saranno spediti assiemo al protocollo di sedata, per la inserzione nel vostro periodico. Si procedette poi alla nomina della direzione e riuscirono eletti direttori: Leandro Camus, Giuseppe Camus e Marco Costantini di Pisino; Pietro D.r Sbisà di Dignano, Dr. Antonio Gambini di Capodistria, Giacomo Barone Lazzarini ed Antonio Dr. Scampicchio di Albona, Lodovico Rizzi di Pola, Giuseppe Eludici di Pedena, e Luigi Hasch segretario della società agraria in Rovigno. La direzione poi nominò a Presidente il signor Antonio Dr. Scampicchio, a vice presidente il sig Marco Costantini, a segretario Giuseppe Brudici ed a cassiere Giuseppe Camus. Il luogo di riunione della prossima adunanza da tenersi possibilmente ai primi di Maggio 1879, fu scelta Dignano, e fu pure stabilita una passeggiata alpina pel mese di Agosto al Vallo Romano, percorrendo le alture più importanti del confine della provincia. Furono quindi nominate due commissioni, l'una per esaminare il trattato sulla coltura dei boschi di G. Pa-protrich, e per riferire prima che sia dato alle stampe, e l'altra per avvisare ai modi di costituire, in relazione alle proposte fatte a mezzo del nostro periodico dal Cav. Tom. Luciani, speciali comizii alpini nei varii. ca-piluoghi. Terminata la seduta e visitato il piccolo Museo di Albona e le poche cose rimarchevoli della città, i socj si raccolsero a comune banchetto, terminando la giornata allegramente fra i brindisi al prosperamento della Società, alla prosperità dell'Istria, e del Cav. Tom. Luciani, ed organizzando per la susseguente mattina una passeggiata alpina. Infatti jeri alle 6 a. m. precise, i socj più giovani riunitisi in numero di dieci si misero in via visitando prima le grotte di stalattiti e stalagmiti sopra la valle di Carpano, e poi la miniera di carbon fossile presso Viries. Fu esaminata la nuova macchina a vapore perforatrice la quale contemporaneamente serve e a pompare 1' acqua della miniera ed a distribuire l'aria nelle gallerie. Alcuni socj poi vogliosi di internarsi nelle viscere della terra, discesero a 160 metri nella miniera e visitarono, accompagnati da un ufficiale tecnico, le varie gallerie ed i principali lavori. Alle ore 10 ant. i socj oltrepassando un vasto altipiano ed alcuni piccoli colli, e favoriti da una splendida giornata, mossero i loro passi verso S. Martino, posizione elevata che domina una parte della Valle dell' Arsa, i dintorni di Dignano e di Pisino. Accolti ed ospitati con squisita gentilezza dai socj signori Baroni Lazzarini, che li attendevano assieme ad altri socj, i quali pei loro affari non poterono prender parte alla passeggiata mattutina; fatta una breve refezione, e visitata in parte una vasta possessione dei suddetti baroni Lazzarini, la comitiva ingrossata, si diresse alla volta di Santa Domenica, per assecondare il gentile invito del socio Ernesto Nacinovich. Anche in questo ameno sito, l'accoglienza fu delle più schiette e cordiali da parte di tutta la famiglia Nacinovich, quivi domiciliata. Scopo principale di questa visita si fu quello di ■vedere la magnifica razza di cavalli, la prima dell'Istria, tenuta dal Nacinovich. Finalmente poco prima di notte la lieta brigata si sciolse, dirigendosi parte verso Pisino e parte facendo ritorno a piedi in Albona. CORKISPOIDEIZE Pisino 10 Aprile Dopo la relazione dal Cav. Luciani, stampata nei due ultimi Nr. della Provincia, sulle investigazioni fatte per constatare il sito dell'antica Nesazio, credo poter fare una giunta di alcune particolarità: chè già le cose resteranno, per chi sa quanto tempo, al punto come stanuo in oggi; non essendo qui il caso di restituire alla luce ruderi monumentali, o di rinvenire oggetti di pregio, dappoiché il sito non offre che traccio di luogo abitato, nel quale, se pure potesse venire viemeglio raccertata l'ubicazione di Nesazio, da escavi, questi potendo riescire troppo dispendiosi, converrà che attendiamo dai possessori di que' Campi o da qualche cerca - tesori le eventuali scoperte. La questione era interessante per gli studiosi di archeologia e storia patria; ed avendo il benemerito canonico Stancovich congetturato che la città ricercata tra Pola e l'Arsa, non poteva essere che là dov'egl! trovò traccio di muri, pezzi di embrici romani, una copiosa sorgente e vestigia di grosse costruzioni sotto mare, i cui pietroni colla bassa marea appariscono a fior d'acqua; cose tutte vedute a Molino Blas, sito molto addentro nel canale dell'Arsa; tale opinione di lui veniva accettata. Il signor Carlo De Franceschi però guardando in proposito sulla carta dello stato maggiore la topografia di Molino Blas e di Castelnovo d'Arsa, e ripensando il racconto di Livio delle circostanze dell'assedio di Nesazio, non vuole persuadersi che la città si fosse trovata in que' luoghi; tenendo conto anche delle parole di Plinio, autore esatto, al quale anche come comandante della flotta saranno state note le nostre spiaggie, che dopo la Colonia Pola mox era Nesazio, cioè subito dopo e vicino; sicché il De Franceschi lo cercò sulla carta stessa più presso a Pola. Osservò la valle di Badò col porto e segnatovi un ruscello, e ne domandò ragguagli a un prete che era stato due anni in Altura, dal quale seppe che l'acqua della valle era torrente, non fiume; che al porto sboccava una grossa sorgente, e che in un sito attiguo detto Gradina eranvi quantità di macerie e la tradizione di luogo antico. Il De Franceschi ne fece comunicazione al Dottor Kandler, chiedendogli se riteneva possibile che Nesazio fosse stata sopra la valle di Badò e questi afferrando l'idea gli rispose aver trovato in documenti intorno il mille, rammentati nei dintorni d'Altura i Campi Isazii, e doversi quindi fare indagini. Infatti nell'Ottobre 1866 il De Franceschi di passaggio per Pisino mi invitò di essergli compagno di viaggio, ed andammo al canale dell'Arsa. Visitato Castelnovo ci fermammo a Molino Blas. Questo è situato in terreno piano di poche tese quadrate alla sponda del Canale, cou a tergo ripido il monte, appiè del quale da cinque vicini buchi sgorga abbondante ruscello che mette in movimento le macine del molino. Avvi attigua verso nord un'insenatura di terra di tre o di quattro jugeri, fiancheggiata pure da ripide coste di monte, nella quale si rinvengono molti frammenti, di embrici e laterizii romani, e pietre state adoperate a fabbrica, vedemmo pure un pezzo di colonna scanelata di pietra calcare del diametro di un piede; dalla parte a sud del Molino la ripida costa è ripiana di ruine di muricciuoli ben costruiti, nonché di frantumi di terra cotta. Le pietre buone a fabbrica, ora non vedendosene, saranno parte ruzzolate in mare, e le più grandi asportate; le costruzioni poi, che appariscono sott'acqua, sembrano avanzi di moli. La posizione non corrispose per supporvi colà l'antica Nesazio, sebbene vi sarebbe stata l'area, approfittando del piano e dei fianchi ripidi. Questi però non invitano di postarvi un paese, se non dopoché l'interesse ce lo faccia sorgere man mano per fattori fortuiti, che quivi appunto potevano svilupparsi da una stazione marittima, pella quale il sito era opportuno nel largo e profondo canale dell' Arsa. Il fiumicello o ruscello voluto da Livio, non è l'acqua come ora sgorga appiè del monte, avrebbe dovuto necessariamente trovarsi entro la città stessa, quindi non era il caso di doverla deviare; anzi per costringere la città poteva bastare mandar giù rotoloui i massi delle alture sovrastanti. Essendosi messo a piovere non potemmo andare a esaminar un castelliero posto sul monte di sopra a Molino Blas, che da Castellavo vedevamo molto bene. Esso è dei più piccoli, posto non sulla sommità ma un pò più basso, a riparo della bora, di qua d'una parete di roccia nuda. Sopra luogo si avrebbe potuto vedere dai cocci se sia pretto preistorico, o tenuto anche dai romani, e quindi in correlazione colla sottoposta stazione. Il De Franceschi è persuaso chea Casteluovo e Molino Bias era situata la città d'Arsia, che nella tavola Peutingerìana (Teodosiana) viene indicata come stazione ossia riposo delle truppe passanti. Infatti per di là passava l'antica strada da Pola in Albona, e due miglia più sotto vi è il sito più stretto del canale d'Arsa, il punto di passaggio detto traghetto. La persistente pioggia c' impedì allora di recarci a Gradina di Altura, dove nel Novembre vi andai solo. Arrivato sopra luogo ne fui tosto ben prevenuto dalle topiche, condizioni di confronto a quelle di Castelnovo e Molino Blas. A cento metri sopra la valle, un sito aperto e sano, con a tergo vasto agro in dolce ascesa, dove poter formare predii; posizione propizia, non più d'un miglio italiano distante dal mare, e riparata nell' insenatura fra terra; uno sporto spazioso, forte per natura e pur di facile accesso; strada adiacente, cioè quella di Pola ad Albona. Mi persuase poi il suolo cosparso di rottami d'embrici e di laterizii romani, il inox di Plinio e sopratutto il nome di Visaze dato dagli slavi a quel determinato spazio di suolo; nome che dessi sovra-posti all' estinta italica popolazione di quella contrada, trovarono di già corrotto o corruppero, ma che sempre assona con Nesazio. V'Jsaze. vuol dir pure in Isaze, e nel favellar dei popolo ne poteva ben anco in lingua italiana essere stata eliminatala consonante iniziale, come avyiene talvolta pel contatto di articolo o particella, e dirsi in.Isazio. Il fiumicelio mancava, però non lo si troverebbe tra Pola e l'Arsa, nè probabilmente mai esisteva; e l'acqua che doveva rasentare Nesazio e fu deviata dai romani convien giocoforza restringerla ad uiia sorgente, che adesso pure non si trova lì vicina, ma che in quei tempi avrà potuto sgorgare di fianco al contrafforte; e quindi ad una conduttura della medesima; e che l'impedimento accennato dalla storia fosse un'opera avanzata a difesa dell' acqua; essendosi potuto il vero andamento delle cose svisare col riferire e colla tradizione, da spiegarsi poi. eoi fatto che si riscontra più comunemente, di uua città attraversata dal suo fiumicelio. Trascorsero, dieci auui senza che fosse stata fatta esplorazione in merito, salvo l'esecuzione del Cav. Lu-ciaui, il quale volle conoscere quelle località onde far iu seguito indagini più precise. Intanto nell'autunno del 1876 all'occasione del congresso agrario tenutosi a Pola, ci venne presentato il bellissimo libro che porta il titolo "Notizie storiche di Pola, nel quale lessi due articoli su Nesazio, con menzione di rilievi fatti da me sopra luogo cou felice risultato, bastanti forse per constatare il vero sito dove esisteva quella città. Tale menzione mi diede non poco pensiero e quasi responsabilità, e provai il dubbio d'aver riferito cou troppa fidanza; sicché decisi di ritornare sopra luogo al primo buon tempo, che poi mi si offerse per il 20 gennaio dell'anno decorso. Rividi la posizione, che già da lontano si appalesa come tipo di stazione preistorica, e mi avvicinava con mplta tema di trovare non di più che un bel castelliere dai soliti cocci, con soprappiù auche laterizii, derivanti da qualche distrutta, villa romana, stata costruita per entro il castelliere; le traccio delle quali si vedono in parecchi luoghi, e si desumono più che d'altro, da simili avanzi ; avvegnacchè se le pietre vennero asportate ne rimase tutta la massa di quei frantumi qual mate- riale non adatto per. muri. Però in proposito osservo-di passata, che trentanni fa trovandomi in un bosco presso il casale Fattori nel comune di Coridico dove scor-gevansi alcune traccie di fondamenta d' edifici, osservai sul terreno tanti frantumi di embrici e mattoni romani da venir alla supposizione che ivi ne doveva essere stata uua fabbrica ; e poi ritornatovi nell'agosto del 1876 non ne trovai più di tre pezzi, chè tutti gli altri saranno stati presi probabilmente per racconciare focolai, pella costruzione de'quali ne furono già molto prima asportati i pezzi più grandi. Venuto sul margina che segna l'antica cinta, ravvisai tosto dei buoni tratti della solita macìa ed i cocci preistorici dei castellieri ; lo spazio interno però era cosparso di latewzii romani. Potei verificare che le a-ree incolte in mezzo ai campi, le quali emergono come isolette di macerie e spini, contengono fondamenta di edifici, rimaste al posto perchè ne sarebbe stato troppo faticoso lo sgombero. Trovai frammenti di pietre d'ornamentazione ed altre cose come testé descritte dal Cav. Luciani. Non feci caso della mancanza di pietre grosse, dacché non le vidi nelle fondamenta, che sono costruite precisamente da un impasto ben cementato di frantumi di pietre e calce, e perchè me le immaginai asportate per fabbricare le case delle ville vicine. Mi persuasi che una sorgente poteva esistere di fianco al contrafforte, affacciandosi molto analoga la formazione rocciosa in tutto quel tratto di paese, per cui una sorgente in circa allo stesso livello trovasi all'opposto lato della valle, sotto Momorano, ed un altra sul versante di dietro, tra Carnizza e Portolongo, come sono similmente le così dette fontanelle a mezza costa di sotto a Can-fanaro. Non credo che la Nesazio prima fosse stata stille spiaggie marine, non dovendosi supporre in quei tempi e luoghi interessi marittimi che esigessero a scegliere tale posizione, e se fosse stata al mare, l'avrebbe attaccata la fiotta romana, di che non v'è cenno in Livio. Nel castelliere di Visaze c'era opportunità di posto pella prima e pella rifabbricata seconda, senza che parte ne scendesse giù pella costa sino a valle, come si vede di città che hanno castello in alto e che per approfittare del mare di sotto, si estendono sino al porto ; poi non vi è ragione di assegnare alla detta città tale importanza, nè vi ha indizio che il mare s'internasse sino a quel punto. Non mi sorprese che dopo fabbricata Nesazio e rifabbricata» non scomparve quasi ogni traccia del prisco eastelliero: alcune parti della cinta non si avranno voluto distruggere servendo di margine ben rassodato alla città, la quale veniva eretta e fortificata entro cerchia più ristretta ; e i cocci preistorici ce ne è tanti, che rimestati quanto si voglia, restano lì ancora. Si può vedere come nel villaggio di Coridico, posto entro la cerchia di un castelliere, vi esiste ancora breve tratto del vallo nonché il ciglione naturale verso la valle, perchè non importava distruggerli, e tutti gli orti sono pieni di cocci. Concretai, che se si voglia cercare il sito di Nesazio tra Pola e l'Arsa, non lo si possa credere altrove che a Visaze. Tolomeo geografo lo fissa in quel punto; e supposto che la misurazione fosse sbagliata, come la sbagliò per Trieste, sono però le parole di Plinio "Colonia Pola, mox oppidum Nesatium, et Arsia fluvius„ che non lasciano cercarla più distante, a meno ,che essa da sè altrove non ci si appalesi. Dirò poi, che tra l'Arsa, Barbana, Filippano, Carnizza, Momorano, Altura e il mare, vi è la parte d'Istria meno esplorata. E avverto infine che quando parliamo di vasi, urne, frammenti di pietre sculte, tasselli di mosaico, buche di cisterne, senza aggettivi che ne precisino la qualità e il pregio, non s'illuda taluno col pensar tosto ai vasi etruschi e mirrini, o agli scavi d'Olimpia, Talo avvertimento valga anche pei castellieri ; chè rinvenendoli non apprendiamo materialmente altro che di constatarne il posto; e fu un caso che in quello di Coridico, per esservi stata eretta una chiesuola, ne rimase intatto un cantuccio, sicché all'atto di asportare le rpine e dissodare il terreno in questo si trovarono i vari pezzi di corna di cervo e qualche altra cosetta. Però tra cotesti castellieri, che paiono tutti come fatti dall'istesso proto, poi abbandonati nel medesimo tempo, tanto in oggi apparisce consimile l'aspetto di ciò che ne resta, mi abbattei in uno eccezionale. Questo trovasi sovr'una elevazione tra Gimino e Barbana, anzi la linea.di confine lo divide lungo il diametro maggiore, ed è chiamato dai villici Starigrad ; da non confondere con l'altro tra Gimino e Cere detto Gradischie, il quale per le poche traccie rimaste essendo il terreno rimosso e lavorato potrebbe essere dubbio se non l'accusasse il nome. Già da lontano è ricouosoibile dalla forma, il col-le-castelliere, quale i nostri preistorici tra i vari rialti presceglievano a loro sede; ma giuntovi, ne rimasi sorpreso di vedere la cinta essere stata di muro a malta « lo spazio interno essere totalmente coperto di frantumi di pietre calcari, come le danno a strati, con facile e-seavo, quei terreni; presentandosi alla vista come un insieme di casipole abbattute al suolo, il quale poi essendo tutto a conche, farebbe congetturare che le casipole fossero state per metà di altezza sotterra, e forse di forma rotonda. Nel mezzo a tutto emerge un mucchio arrotondato, che dai muri a malta che scuopronsi rimuovendo la superficie, si capisce esservi stato un edificio unico di tal fatta, e relativamente di molto risalto. Se il luogo portasse nome di Santo, vi si potrebbe dedurre l'esistenza di chiesa antica, ma nulla di questo, Non potei vedere dei cocci, però un contadino del vicinato mi disse che rimovendo le pietre se ne trovano, e pochi giorni dopo me ne portò una manata, tra i quali ve n'era di pasta meno ordinaria. Ma riguardo ai cocci vor-rebbonsi fare molti confronti: auche oggidì vengono fabbricate pentole a Castelnovo d'Arsa, i cui frantumi somigliano a moltissimi cocci dei castellieri, e vi si cóm-pone la .pasta metà argilla plastica che trovasi a nidi o filoni, tra l'argilla ocracea, e metà calcite ossia spato calcareo, (che trovasi da per tutto tra le roccie calcari della formazione cretacea superiore) franto e passato pello staccio, da che risultano i puntini bianchi nella pasta. Pare che buon numero di castellieri siano stati abbandonati prima dell'uso delle case di pietra, le quali vennero costruite dopo in quelli, dove per opportunità an-davasi stabilendo la popolazione, e che vi rimase sino a oggi ; e lo Starigrad potè essere abitato anche ai tempi romani, però abbandonato prima della traslazione degli Slavi in quelle campagne, chè di esso non conoscono nè leggenda nè tradizione. GLI STUDENTI ALPINISTI nella Svizzera Uno scrittore ha detto: viaggiare, e vivere ! Si potrebbe dire anche : viaggiare vale istruirsi. Ed invero i siti, le scene, i fenomeni della natura, che passano dinnanzi gli occhi del viaggiatore, sono un interminati / * J^ueJl-v ihéétidi bile soggetto d'osservazione; al loro aspetto Io spirito si ridesta, ammira, confronta; nomini privi d'ogni coltura si sono educati coi viaggi; e chi non ha spesse volte asooltato con interesse i racconti di un marinaio o di un soldato? Sì, il viaggio è il complemento necessario di ogni educazione; il campagnuolo deve veder la città, il cittadino la campagna; infine le descrizioni più veridiche, le pitture più reali non daranno che una debole idea delle montagne, ed eziandio delle cose più facili ad essere comprese, come, ad esempio, il mare. Da lungo tempo la Svizzera ha adottato il viaggio come mezzo educativo, e, fedele alle dottrine dei suoi grandi istitutori, Pestalozzi e Fellenberg, ella fa da' suoi figli percorrere, in ogni senso, il suolo natio, a scopo d'istruzione insieme e di premio. Ecco in qual maniera pratica, e sopratutto economica, s'organizzano codeste escursioni: Premettiamo intanto che i collegi delle città svizzere, quei di parecchie borgate ed anche di alcuni villaggi, sono organizzati militarmente, ossia gli allievi sono istruiti nel maneggio delle armi e portano un uniforme che varia da cantone a cantone; il Che rende senza confronto più facile l'organizzazione e la disciplina delle escursioni. I professori, poi, e gli istitutori stabiliscono prima il programma del viaggio, specialmente le tappe, onde poter preparare gli alloggi che vengono chiesti il più spesso all' ospitalità volonterosa e gratuita dei cittadini. Un tal fatto esercita una salutare influenza sulla gioventù, perchè le permette di far conoscenza con compatriota di lingua e cantoni differenti; perchè le insegna le maniere gentili e ad essere cortese e riconoscente verso j suoi ospiti. Di più, è indubbiamente più utile ai giovani touristes, l'essere accolti, dopo una giornata faticosa, in una famiglia, la quale li tratta come se fossero suoi parenti, che andare ad alloggiare in un albergo, ove la rumorosa gaiezza, che è loro propria, impedirebbe loro di dormire e di riposare. Tuttavia si chiede, talvolta, ad una città l'alloggio in una caserma, ma allora, la presenza continua dei professori tempra l'espansione di una allegria intempestiva; tal'altra invece è in una fattoria o in un chalet che vanno a cercare un riposo per la notte. Alcuni giorni prima della partenza si comunica agli alunni l'itinerario del viaggio, onde possano assumere informazioni sul paese che hanno a percorrere; li si eccita a scegliere un argomento speciale di studio, onde possano trattarlo per iscritto al loro ritorno; si prescrivono ad essi alcune norme igeniche, e finalmente si stabilisce la somma che ognuno deve pagare, la quale s'eleva, tutt'al più, alla cifra di due lire al giorno a testa. _ E qui torna necessario fare una osservazione, la quale spiegherà che una tale cifra non è insufficiente come a tutta prima potrebbe sembrare. I membri di un collegio percorrono tutte le linee ferroviarie e s'imbarcano in tutti i piroscafi a prezzi ridotti ; di più, gli albergatori non guardano tanto pel sottile e presentano a questi lieti, amabili e poco esigenti viaggiatori dei conti modestissimi. Ea sempre parte della spedizione un medico, la cui presenza rassicura i parenti degli allievi e diminuisce eziandio la responsabilità, che pesa sui professori. Questi, poi, fanno parte dello stato maggiore della geniale compagnia, il quale comprende un presidente, un segretario ed un cassiere; quanto al comando della giovane schiera, esso è affidato all' alunno più anziano per grado e per meriti. Eccoci al giorno della partenza. È egli necessario di dire che la sveglia si potrebbe, in tal dì fortunato, far a meno di suonarla? Che il sole brilli in tutto il suo splendore, o che il cielo sia fosco, annuvolato, gli allievi sono là tutti raccolti, gai, lesti pieni di speranza, e del santo entusiasmo dei viaggi, che innonda il cuore, specialmente del giovane. Per essi l'orizzonte azzurro, pieno di dolci e vaghe promosse! per essi, le risa e i canti festosi ! per essi quei lieti e tanto bramati giorni di viaggio! di novità! d'incanti! Ma la schiera è già allineata e i maestri la passano in rassegna, per vedere se tutto è in ordine: ancora pochi minuti e verrà suonato il segnale della partenza. Ecco le trombe squillano come in un dì di vittoria, l'avanguardia, che le precede, apre la marcia con dignità, e tutti passano fra una doppia fila di parenti e d'amici, che salutano quella balda gioventù. Appena usciti di città, si rompe le fila, e ognuno cammina come meglio gli aggrada: la rassomiglianza dei gusti e delle inclinazioni riunisce gli alunni in differenti gruppi, e tali vanno in cerca di fiori, tai altri d'iusetti, questi s'occupano di minerali, quelli notano le iscrizioni delle chiese, delle case, delle tombe; altri studiano i detti popolari, le leggende dei paesi pei quali passano; altri disegnano ed altri ancora non s'occupano di nulla affatto: per quest'ultimi il viaggio è una ginnastica, un'occasione di dar da fare ai muscoli, di marciare, di correre, di riposarsi, di rifocillarsi, di ripartire, più vispi più allegri che mai; si arrampicano su pei dirupi, superano i varchi più ardui: per essi il pericolo ha tanta attrattiva che l'affrontano lieti e imperterriti. Ma la gioventù, in generale è poco contemplativa, e le bellezze della natura non possono ancora commuoverla e trattenerla a lungo in un sito : essa preferisce il muoversi, l'agitarsi; e la partenza, la marcia, l'arrivo, i pranzi fatti in comune, ecco ciò che brama, che vuole e che la rende beata. Non è che il professore che ne possa frenar la impazienza ed attivarne l'attenzione sopra tutto che è degno d'osservazione e di studio. La storia del paese percorso, per esempio, offre un vasto argomento alle lezioni dei professori : qui è intima e poco nota : là grande, eroica e fa battere il cuore quando il suolo che si calpesta si chiama Griitli, Gran-son, Morat. Che belle, che splendide lezioni quelle che raccontano e illustrano il patriottismo dei soldati dell'indipendenza elvetica! Con qual rispetto si ascolta la storia delle epiche lotte, sulla terra stessa che ne fa il teatro! Con quale entusiasmo tutti giurano di imitare quei sublimi esempi di sacrificare beni e vita per la patria iu pericolo! Anche l'immenso dominio dalle scienze naturali offre temi infiniti: ad ogni passo la geologia arresta professori e scolari : qui sono sollevamenti giganteschi, là cime che toccano il cielo, spaccature immense, entro le quali muggiscono torrenti, che più lontano si cangieranno in maestosi fiumi! Poi viene la volta dell'agricoltura, della silvicoltura, delle piante utili ; le strade, i mezzi di locomozione, e nelle città, le manifatture, le officine, i laboratori, i collegi, i musei, i monumenti storici. Quali argomenti di studio inesauribili ! -E come alla vista di tante belle cose, la mente si solleva, le indoli più differenti si sentono stimolate, spinte al bene! forse che il lavoro, la lotta non hanno un'eloquenza ben più persuasiva delle parole? forse che la visita di un'officina, le braccia nerborute, abbronzate, le vesti annerite dell'operajo non insegnano ben più di mille volumi? Le città, i borghi per dove passano i giovani viaggiatori sono già prevenute del loro arrivo e i colleghi vanno loro incontro: succede allora che professori e alunni fraternizzano e tal volta sono imbandite magnifiche mense, ove è celebrata con canti e discorsi lat patria svizzera. — La fraternità dei banchetti è davvero una gran bella cosa e gli uomini se la intendono molto bene fra loro quando sono seduti ad un desco comune. Ma intanto i giovani osservano e imparano ; nè certamente la scienza fu presentata alle tenere menti sotto un aspetto più seducente di questo. Noi desideriamo che il bell'esempio trovi molti imitatori anche tra noi. {Dalla Rio. III. Seti.) Bibliografia DI ALCUNE AZZE, SCALPELLI, MARTELLI e CIOTTOLI dell'epoca della pietra trovati nella provincia di CATANZARO È il D.r Domenico Lovisato d'Isola, professore nel R. Liceo di Catanzaro, noto vantaggiosamente fra gl'Insegnanti del Regno d'Italia per lodate pubblicazioni scientifiche (1), che ha dato testé alla luce in Trieste, nel — Bollettino della Società Adriatica di scienze naturali, — la Memoria qui sopra indicata. Premesse alcune idee generali per introdurre i profani nell'argomento, e toccata rapidamente, forse troppo rapidamente, la interessante topografia delle Calabrie, nota le località da lui visitate o solo, o in compagnia del eh. prof. Ricca-Rosellini Direttore di quella Scuola di agricoltura. Quindi, dei molti stromenti dell'età della pietra da lui raccolti, comperati, od avuti in dono, ne presenta, disegnati in una tavola litografata, quindici, e ne descrive minutamente ventisette. — Nel dare scientificamente i caratteri di questi, si ferma con particolare predilezione sulla natura delle roccie, indigene o straniere, onde sono formati. — È questo il lato saliente della Memoria e sotto tale aspetto essa riesce davvero interessante, sebbene lo stato attuale delle sue esplorazioni e della scienza in generale non gli consentano di sciogliere alcune ardue questioni che vi si affacciano. Note (1) V. Rivista scientifica di Firenze (sett. 1876.) — Provincia dell' Istria (An: X. 1. novemb. 1876 n. 21.) — La Critica (Torino 13 dicem. 1876.) — L' Unione, Cronaca Capodistriana (An. III. 25 Dicem. 1876.) In tutto ciò egli dichiara essere stato cortesemente e largamente coadiuvato di lumi e consigli da un illustre professore della università di Friburgo, il D.r Leopoldo Enrico Fischer, del quale cita opere mss. e stampate. Fra le ultime loda particolarmente quella sulle relazioni microscopiche della nefrite, della giadeite e della clo-romelanite, che porta per titolo — "Nephrit und Jadeit etc., nach ihren miner alogischen Ei-genschaften sowie nacli ihrer urgeschichtlichen Be-deutungStuttgart, 1&75. — (1 voi. di pag. 412 in 8,vo con 131 incisioni e 2 tavole cromolitografiche). — Rilevando l'ammirabile esattezza e la somma utilità di tale opera, il D.r Lovisato si meraviglia assai che non sia stata ancora tradotta in altri paesi. — Pel resto egli si riferisce spesso — al Corso di geologia dello illustre Stop-pani, — al Corso di mineralogia del Bombicci, — al libro del prof. Omboni — Come s'è fatta l Italia, e alla pubblicazione del prof. Taramelli — Di alcuni oggetti dell'epoca neolitica rinvenuti in Friuli, — Udine 1874). In opposizione poi a quanto fu asserito dal eh. prof. Gerhard von Ratb, (Y. Ein Ausflug nach Calabrien, Bonn, 1871) il D.r Lovisato avverte, che il calcare giallo - rossastro del monte Tiriolo che torreggia sulla strada di Cosenza, lungi d'esserne privo, è anzi ricchissimo di fossili caratteristici delle crete, come coralli e ippuriti, analoghi a quelli della Svizzera Sassone e del Monte Cavallo del Friuli. Ricorda più avanti la dotta Comunicazione, fatta dal eh. D.r Giustiniano Nicolucci al Congresso internazionale di antropologia e archeologia preistorica di Bologna (1871) sulVetà della pietra nelle provincie Napoletane, nella quale, colla diligenza che è propria a quel distinto cultore di questi studi, tra i moltissimi stromenti litici dell'Italia meridionale, ne registra e descrive trentaotto a lui pervenuti dalle Calabrie e in gran parte dalla stessa provincia di Catanzaro. Il D.r G. Nicolucci ha dato pubblica notizia di scoperte preistoriche avvenute nelle Calabrie e segnatamente nella provincia di Catanzaro anche in anteriori e posteriori Relazioni paletnologiche, come può vedersi nei Rendiconti della R. Accademia delle scienze fisiche e matematiche di Napoli, nell' Archivio per V antropologia e la Etnologia, Firenze, e nel Bullettino di Paletnologia itediam, Parma. — In una Relazione del 1876 cita alcuni bellissimi coltelli di selce (Calabresi) esistenti nel Museo preistorico di Roma, quattro martelli rinvenuti a Cortole, Sanibiase, e Platania forniti di capo e di penna e aventi il collo incavato per adattarvi il manico, nonché 1 scuri od accette, e sgorbie di torme cosi eleganti ! e di lavoro così finito da superare le rinomate accette della Svizzera, e i tanto vantati arnesi della Scandinavia. Finalmente il nostro Autore, accennato che nelle Calabrie non mancano indizii e resti delle successive età del bronzo e del ferro, chiude colla speranza di avere in questa sua breve Memoria almeno additato agli altri la strada di fare qualche cosa su questo importantissimo argomento in queste regioni, (nelle Calabrie.) Alcuni accenni sparsi nel testo autorizzano però a sospettare che la presente Memoria non sia che un saggio di ricerche e di studi più larghi che il giovine Autore] ha fatto, o si propone di fare nella regione alla quale è attualmente vincolato dall'onorevole ufficio di pubblico Insegnante. Non v' ha dubbio che il D.r Lovisato, spinto e portato dalla prontezza e attività del suo spirito, s'addentrerà sempre più e rapidamente nei secreti dell' antropologia e dell' archeologia preistorica, e vorrà trarre pieno partito da tutte, e sono molte, le dotte relazioni e pubblicazioni nazionali e straniere sulla paletnologia italiana. (2) — Ciò posto, giova sperare altresì, che all'occasione delle ferie autunnali, egli sentirà il bisogno di percorrere anche la sua nativa provincia, 1' Istria, e sarà quindi tratto a farsene, sotto questo aspetto, suo illustrattore. Tre fatti, ch'ei nota a proposito delle Calabrie, si ripetono anche in Istria : — il pregiudizio, diffuso ancora nelle campagne, che certi stromenti preistorici sieno pietre del fulmine ; — il fatto che detti stromenti si trovano in terreni relativamente recenti, spesso a fior di terra, e di preferenza sugli altipiani e sui monti, — e la circostanza che alcune valli, nelle quali è sommamente probabile sienvi state stazioni preistoriche, o capanne su palafitte, sono ora colmate di terra siffattamente che le stesse vestigia delle epoche storiche non si trovano che a significante profondità. Come in Calabria è ragionevole il sospettare stazioni palustri nell'avvallamento di Sovarico sotto Note (2). Chi fosse meno addentro del D.r Lovisato in questo genere di studi, per conoscere quanto è stato scritto in Italia e fuori sulla Paletnologia italiana, non ha che ricorrere alla Bibliografia pubblicata quattro anni fa dal eh. D.r Luigi Pigorini, attuale Direttore del Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico di Koma, col titolo — Matèriaux pour VHistoire de la Paléoefhnologie Italienne (Parme Imp. Ferrari et Fils. 1874), continuata dallo stesso Autore nella Rivista mensile intitolata — Matèriaux pour VHistoire primitive et naturelle de VHomme, diretta da E. Cartailhac (Toulouse Typ. de Bonnal et Gibrac. il monte di Tiriolo, così in Istria è ragionevole il pressuporle nelle vallate del Quieto, del Lerne, dell'Arsa e nelle loro diramazioni ; ma per le ragioni accennate, se qualche fenomeno o cataclisma parziale non le pone a nudo, sarebbe vano il farsene cercatori. Però anche indipendente mente dalle palafitte o stazioni palustri, dalle torbiere, dalle terremare, l'Istria offre largo campo alle ricerche Paletnologo. I dotti, sottili, diligentissimi studi fatti dal Burton intorno ai Castellieri dell'Istria, lungi dallo sconsigliare nuove ricerche e nuovi studi sul conto dei medesimi, devono anzi essere un incentivo ad insistere sullo stesso argomento, vasto, interessante, e certamente fecondo di rilevazioni sull'antichissima vita del nostro paese. — Più, le molte caverne sparse per la provincia sono ancora per gran parte inesplorate. — Finalmente, a non dire di molte altre materie e occasioni locali di studio, egli troverà in Albona in pieno lavoro una ricca miniera di carbone, troverà una bella raccolta di roccie, di minerali, di fossili, e, oltre gli stromenti litici esposti già nel 1871 a Bologna, ne troverà altri ancora, venuti in luce posteriormente e raccolti dall'egregio avvocato Scampicchio. E in tutte le parti della provincia, anche dove non ha conoscenti, troverà degli amici, troverà cioè la più lieta e cordiale accoglienza, e ogni assistenza possibile, perchè il paese ama di conoscere i suoi, e desidera vivamente di essere dai suoi conosciuto e studiato. Ce ne congratuliamo adunque col prof. Lovisato per quello che ha fatto nel campo della scienza e aspettiamo dalla sua dottrina e dal suo patriottismo nuovi studi scientifici applicati particolarmente alla nativa sua Istria. Venezia - Aprile 1878. T. L. NOTIZIE L'illustre professore Torquato Taramelli, già noto anche tra noi per egregi lavori geologici sulla nostra provincia, lesse il dì 11 corrente, a Milano,' nel Reale istituto lombardo di scienze -e lettere, un discorso intitolato: Osservazioni stratigrafiche sul Carso di Trieste e sulla valle del fiume Recca stabilite per un progotto di derivazione di questo fiume iu città. Varietà Dal Cenno Astroiiomico Mensile pubblicato nel N.™ 4 del Periodico Mente e Cuore Nell'Aprile 1878 Mercurio si trova alla metà del mese in condizioni eccezionali di visibilità, poiché tramonta I>54' dopo il sole ; potrà perciò venire osservato ad occhio nudo intorno al 15 e generalmente in tutta la seconda dècade del mese dopo il tramonto del sole presso al limite superiore della luce crepuscolare. La massima ampiezza della marea si osserverà nei giorni 15 e 16 nel nostro porto; al 15 l'alta marea avverrà alle 9 ant., ed alle 8 pom., e la bassa marea alle del mattino e della sera ; al 16 gli stessi fenomeui si ripeteranno mezz'ora più tardi e così pure avverrà nei giorni successivi, ma l'ampiezza andrà gradatamente diminuendo, come d'ordinario, verso l'ultimo quar to. A Pola l'alta marea avviene mezz'ora prima che a Trieste; a Piume 50 minuti prima; a Venezia l^O' più tardi; a Trieste le maree hanno la massima ampiezza che si osservi nell'Adriatico ; a Venezia l'ampiezza giunge a % di quella di Trieste ; a Pola supera di poco la metà ; a Fiume non è che di 2|s. Trieste nel Marzo, 1878. Ricevuto il prezzo d'associazione dai signori: Saldo arretrati e corrente a tutto aprile: Apollonio Apollonio — Umago ; — Sillich Domenico — Parenzo; — Corazza Angelo — Montona ; — De Martini D.r Angelo — Pola; — Fabbro Giovanni — Pola; — Stabilimento Tecnico Triestino — Trieste — Davanzo D.r Pietro — Rovigno; — Battei Giuseppe — Barbana; — Mattiassi Giovanni — Pola; — Barsan D.r Antonio — Pola; — Moscheni Giovanni — Trieste; — Sbisà Pietro — Dignano; — Saldo arretrati e corrente a tutto Agosto: Wintschgau Cav. Giovanni — Pisino; — Saldo arretrati ed intiero anno corrente: Dreossi'Vincenzo'— Pola; — Ravasini Angelo — Trieste; - Lazzarini Baroue Nicolò — Albona; — Camera di Commercio — Rovigno: — Fonda Enrico — Trieste; — Saldo eorrente. a tutto Aprile: Bartolomei Nicolò ; — Baseggio Giorgio cav ; — Baseggio Pietro; — Babuder Giacomo cav; — Belli ved. Luigia; — Bratti Andrea; — Brutti Francesco; — Barega Giuseppe; — Del Bello D.r Nicolò; — Cobol Giorgio; — Depangber Giov. fu Filippo ; — Franco Pietro ; —'Favento Don Giovanni;—Gallo D.r Augusto ; — Genzo Giovanni ; — Gravisi Vincenzo ; — Gravisi ved. Antonietta; — Kuhacevioh Maria; — Lion D.r Zaccaria; — Marinaz Domenico; — Società Caffè della Loggia ; —Tomasich Andrea; — l'otto conti fratelli; — Vicich Francesco; — Venuti Leonardo^ — U tei Luigi; tutti da Capodistria. Saldo corrente intiero anno : Consocio saline — Pirano ; — Schmidt Guglielmo — Pola; — Stanze di radunanza Tergesteo - Trieste (2 copie); — Ker-sevany Giovanni — Capodistria; — Manzoni D.r Domenico — Capodistria; — Pellegrini Giuseppe — Capodistria. Saldo arretrato e corrente a tutto Aprile : laschi Francesco Sav. — Pola; — Dr. Fonda — Pisino. — Saldo arretrati ed anno corrente: Quadri Giovanni — fola ; — >C r -, * • Preghiamo i signori abbonati, che hanno ricevuto l'invito di pagamento degli arretrati, a voler soddisfare il loro debito verso questa ammistrazione, con vaglia postale. L'amministrazione del periodico la PROVINCIA