Raffaella Bombi e Fabiana Fusco (a cura di) ... sAND CARRIED BY A sTREAM... scritti in onore di Vincenzo orioles. udine: Ed. Forum. 2009. 144 pp. ISBN: 978-88-8420-529-2 nel caro ricordo di Roberto Gusmani, nocchiero felice di una giornata difficile da dimenticare Quando, poco prima dell'estate, mi fu rivolto l'invito a presentare un volume di saggi in onore di Vincenzo Orioles, in occasione del suo sessantesimo compleanno, non ho avuto alcuna esitazione ad accogliere la proposta, e con grande piacere, misto a una nota malinconica, di cui pure diro. La soddisfazione e certo suggerita da motivi scientifici, perché e sempre un grande onore poter festeggiare uno studioso largamente noto nel panorama della linguistica in Italia e all'estero, distintosi per una notevole varieta di interessi, ma nasce anche da ragioni personali, in quanto condivido con l'amico Orioles un lungo sodalizio, nato nei tempi ormai lontani - piu di due decenni - del concorso che ci vide accomunati in un esito felice (e in ripetute visite a Viale Trastevere, aggiungerei, per far fronte ai continui intoppi burocratici che l'iter del decreto incontrava). Il rammarico, anch'esso di natura personale, deriva dal fatto che quando si e invitati a presentare un volume miscellaneo significa che sono irrimedia-bilmente trascorsi gli anni della ricerca spensierata - si fa per dire, ovviamente -, e che sono arrivati tempi di piu gravose responsabilita. Dato che si tratta, pero, di un evento pressoché fisiologico, temo proprio che ci si debba rassegnare di buon animo. Ma sara neglio lasciare i preamboli, e venire al merito del bel volume, compatto e leggibile con interesse e profitto anche da chi non sia stretto praticante di discipline lin-guistiche e filologiche. La curiosita del lettore viene sollecitata immediatamente -com'e buona norma in questi casi - sin dal titolo, "... Sand carried by a stream...": la sabbia trasportata dalla corrente e la manifestazione metaforica dell'interferenza nell'atto - il mio Maestro avrebbe sottilmente usato l'univoco termine latino actus - di parole, secondo l'immagine adoperata dal Weinreich nel suo saggio piu noto, Languages in Contact1. Ce lo ricordano le gentili Colleghe curatrici del bel volume, Raffaella Bombi e Fabiana Fusco, nella Premessa che segue la breve Presentazione ad opera del Direttore del Consorzio universitario del Friuli, Ernesto Liesch. Nella Premessa viene anche illustrato il senso dell'iniziativa, meritoria e al tempo stesso di grande impegno, in un momento nel quale il continuo mutare degli ordinamenti didat-tici e il fiorire di impegni accademici lasciano agli studiosi poco tempo per pensare e conseguentemente - almeno si spera - per scrivere. Si tratta, in sostanza, di un'opera 1 Volume di cui il Festeggiato ha appena pubblicato una nuova edizione italiana (U. Weinreich, Lingue in contatto, Nuova ediz. italiana a cura di V. Orioles, con una Introduzione di G. R. Cardona, Torino, UTET, 2008), corredata di un'ampia Premessa che tra l'altro fa il punto sulla situazione degli studi sul contatto linguistico. frutto di una volontà collettiva, che ha coinvolto i partecipanti, tutti Colleghi di sede del festeggiato, e accomunati da interessi scientifici omogenei, in un contributo, come si vedrà, al contempo articolato e convergente. Il titolo segnala non solo uno dei più ricchi àmbiti di ricerca di Vincenzo Orioles, l'interlinguistica, ma permette di riunire sotto un unico denominatore i sette articoli raccolti, che si inscrivono all'interno del più generale ámbito sociolinguistico (ció vale anche, in misura maggiore o minore, per i due contributi di interesse ugristico). Si è detto dei molti campi di ricerca coltivati dal festeggiato, e questa ricchezza di prospettive emerge con evidenza nelle 15 pagine che presentano la Bibliografía dal 1972 ad oggi: visto che sarebbe insostenibilmente scontato - benché sacrosanto - pro-fondersi in espressioni di encomio sulla produzione scientifica di un Collega ed amico, trasferisco gli elogi sui curatori della bibliografía, che risulta estremamente accurata e affidabile, completa fino a comprendere tipologie di lavori che spesso vengono trala-sciate in questo genere di raccolte, e di grandissimo vantaggio per chiunque voglia far ricerca nei settori indagati da Vincenzo Orioles. Questa sezione aggiunge senza dubbio ulteriore pregio a un volume che si distingue per la pulizia della stampa e per l'atten-zione della cura editoriale (evidente anche nella rarità dei refusi tipografici). Si è detto che la sociolinguistica costituisce in qualche modo il filo rosso che per-corre la miscellanea, ma all'interno di questo ampio settore degli studi linguistici, le angolazioni e i problemi selezionati dai vari autori sono diversi, pur se in larga misura complementari. Il tema sociolinguistico nel suo complesso è centrale nel saggio di Paolo Driussi, La sociolinguistica oggi in Ungheria (pp. 73-79): qui si ripercorre la storia degli studi sociolinguistici ungheresi, a partire dal fondatore, Miklós Kontra, epigono magiaro della scuola laboviana (cui appartenne sin dal periodo di lavoro oltre oceano). Un aspetto peculiare delle ricerche pubblicate in Ungheria in tale campo è rappresentato dal grande interesse per le dinamiche che regolano il rapporto tra la lingua magiara standard e le lingue delle minoranze ungheresi al di fuori dei confini politici attuali, in relazione alla forte posizione di prestigio dello standard rispetto alle varietà locali, spesso stigmatizzate (e su questo tema si innestano delicate questioni di politica lingui-stica, a partire dall'insegnamento, come ben evidenzia l'autore). All'interno di una tematica fortemente improntata all'articolazione della lingua nella società si colloca anche il contributo di Fabiana Fusco (Percorsi di parole 'al femmini-le': un sondaggio lessicografico, pp. 81-115). Se certamente non è nuovo l'argomento da cui l'autrice trae spunto, quello del carattere più o meno sessista delle lingue - per obbligo istituzionale ricordo ad esempio, in Italia, il contributo di Anna Giacalone Ramat nel Convegno SIG del 19982 -, l'interesse del saggio, davvero consistente, è dato 2 A. Giacalone Ramat, Mutamento lingüístico e fattori sociali: riflessioni tra presente e passato, in Lingüistica storica e sociolinguistica, Atti del Convegno della Società Italiana di Glottologia, Roma, Il Calamo, 2000, pp. 52-78. dalla capacità di focalizzare l'attenzione sulla lessicografia in senso stretto, con una serie di considerazioni sostenute da un'analisi quantitativa riferita alla lingua italiana. Si scopre allora con qualche sorpresa come neppure un'opera certamente animata dalle migliori intenzioni riguardo alle "pari opportunità", il GRADIT demauriano, riesca a evitare le trappole - spesso nascoste - degli ideologemi sessisti che permeano di sé la storia della lessicografia italiana a partire per lo meno dal Tommaseo. Una parte consistente degli articoli che compongono la Miscellanea concentra l'attenzione o comunque fa riferimento all'interferenza linguistica, quale elemento catalizzatore della evoluzione di lingue storiche del passato e del presente. L'interlinguistica è la chiave che permette di interpretare una parte - più consistente di quel che potremmo immaginare - della lingua della politica italiana, come mostra nel suo corposo e argomentato saggio Raffaella Bombi (Su alcune fonti alimentatrici esogene per la lingua speciale della política italiana, pp. 39-65). Molto spesso il modello straniero - per lo più anglo-americano - sfugge, vuoi perché mascherato - si pensi ai prestiti camuffati -, vuoi perché rielaborato nella forma più sottile dell'inter-ferenza, quella del calco, spesso sintematico. Segnalo l'interesse particolare che riveste la discussione sulla distinzione tra calco semantico e prestito camuffato, tutt'altro che ovvia o banale. L'esemplificazione, particolarmente appropriata e di facile lettura, accresce il valore dell'attento lavoro di classificazione condotto nell'articolo. L'interferenza è un tratto che - in positivo o in negativo - appare anche nella inter-pretazione storica di fatti linguistici - e culturali - fornita da altri tre degli autori che hanno contribuito al volume. Monica Ballerini offre una nuova analisi del toponimo Castelbaldo, che indica, in documenti che risalgono già alla fine del XIII secolo, una località in riva all'Adige, oggi in provincia di Padova. Castelbaldo, non c'è dubbio, è un composto il cui secondo elemento è germanico, ma dobbiamo dar credito alla tra-dizione che lo riporta al nome di un podestà patavino, appartenente alla famiglia dei Frescobaldi? L'autrice propone invece di vedere in -baldo l'equivalente di "forte", e allora Castelbaldo sarebbe più o meno corrispondente a Castelforte: una tale ipotesi potrà ovviamente trovare una conferma definitiva attraverso una scansione sistematica dei toponimi alto-italiani che presentano -baldo quale secondo elemento. In un articolo riccamente documentato sul versante storico-culturale (L'invasione hilaliana e la Storia della Sicilia: una piccola osservazione, pp. 67-71), Guido Cifoletti pone in relazione la rapida - in certo senso sorprendentemente facile - conquista normanna della Sicilia con la complessa situazione dell'elemento arabo nell'isola e nella madre-patria tunisina. In particolare, l'interferenza manifestatasi in Tunisia pro-prio intorno alla metà dell'XI secolo tra l'elemento arabo preesistente, urbano e portatore di una facies linguistica evoluta (i cosiddetti dialetti pre-hilaliani), e l'elemento beduino proveniente dall'alto Egitto, di parlata hilaliana, dovette comportare tensioni anche socio-politiche, e dunque impedire qualunque tipo di sostegno attivo ai confra-telli insulari (per conto loro tutt'altro che compatti di fronte agli invasori). László Honti, in un denso studio (Attributivkongruenz im Uralischen, pp. 127-143), muove anch'egli da un fenomeno di interferenza, ma per smontare puntigliosamente, uno ad uno, gli argomenti che lo sostengono. Si tratta della concordanza dell'attributo in numero e caso con il sostantivo, rintracciabile nel finnico e parzialmente in ungherese e in varie lingue uraliche, e che, secondo una interpretazione già risalente al Gabelentz, sarebbe da riportare a un influsso del germanico. L'indagine, condotta ad ampio raggio sull'intero gruppo delle lingue uraliche - nel quale viene compreso l'ugro-finnico -, si segnala per la documentazione e per il rigore; la proposta di spiegazione fatta propria dall'autore muove dall'osservazione relativa alla prevalente presenza della concordanza nelle costruzioni con il dimostrativo, che va interpretato come elemento focale della frase, mentre il sostantivo è di fatto una vera apposizione. Tale costruzione, in origine dunque apposizionale, viene poi intesa, in talune lingue, come attributiva, rappresentan-do infine il nucleo di espansione del tipo morfosintattico in questione. Il magistrale saggio di Roberto Gusmani, intitolato Lingua, cultura e caratteri genetici in un 'ottica ricostruttiva, pp. 117-126, occupa un posto a parte, ma non perché in qualche modo esuli dal tema del volume, ché anzi si tratta di contributo centrale e in certo senso basilare rispetto al rapporto tra linguistica storico-ricostruttiva e tratti socio-culturali - cui si aggiungono, in una discussione di grande impatto, i tratti genetici. Non mi soffermo sulla sezione dedicata alla ricostruzione, che costituisce la summa di un percorso di ricerca felicissimo condotto in vari decenni di studi da un Maestro insigne. Vorrei invece spendere qualche parola sul rapporto tra genetica e linguistica comparativo-ricostruttiva, argomento che aveva attirato l'attenzione anche del mio Maestro Walter Belardi, nei suoi ultimi anni di vita, e che ha visto alcuni impor-tanti contributi nel convegno della Società Italiana di Glottologia a Verona nel 2007. Appare da sottoscrivere l'esclusione di qualsiasi parallelismo automatico tra ethnos e lingua, e finalmente trovo una esplicita negazione di legittimità alla menzione di un Urvolk indoeuropeo. E dunque il rifiuto di quella connessione tra lingua e patrimonio genetico, nel senso della dipendenza della prima dal secondo, incautamente sentenzia-ta dalla scuola di Cavalli Sforza, offre un contributo fondamentale all'impostazione corretta del problema. Che appare suscettibile di soluzioni duttili, come già hanno sug-gerito altri genetisti, soprattutto Sokal e i suoi allievi, i quali hanno invertito il rapporto di dipendenza, facendo discendere le modifiche del patrimonio genetico dalle variazio-ni culturali e anche specificamente linguistiche, in una prospettiva che ciascuno di noi "glottosauri" si sentirebbe di poter accogliere senza problemi in base alla propria concreta esperienza di ricerca. Come si puo capire da questa rassegna inevitabilmente sintetica, il volume, pur dichiarando ambizioni modeste, ove si escluda il desiderio di festeggiare un peraltro ancor giovane Maestro, offre al lettore un quadro che non è affatto limitato, né per l'ampiezza dei temi - comunque coerenti con gli interessi coltivati dalla scuola linguistica udinese - né per lo spessore delle ricerche. La scelta di restringere gli inviti ai più stretti sodali di Vincenzo Orioles, come accennavo all'inizio, è stata in questo senso felicissima: un invito esteso all'intera linguistica italiana, o per lo meno a quella grande parte di essa che ha avuto rapporti di feconda collaborazione con la sede friulana, oltre a richiedere tempi lunghi, se non biblici, avrebbe quasi certamente dato luogo a un ammasso entropico, ben difficile da ricondurre a una logica interna riconoscibile. Esattamente l'opposto di quel che possiamo constatare in questo caso: la "... Sand carried by a stream..." del titolo ha trovato la sua decantazione, e il risultato offre un sag-gio significativo e autorevole di quel settore di studi che - accanto a vari altri temi importanti, specie di linguistica storica - ha costituito un punto di forza, una sorta di marchio di fabbrica - se mi si permette l'espressione - della cerchia di linguisti raccolta intorno a Roberto Gusmani e Vincenzo Orioles. Nell'avviarmi a concludere questa breve presentazione, mi sembra giusto rivolgere l'attenzione al festeggiato, per il quale il volume è stato concepito. Il fatto che in questa lieta circostanza chi vi parla si trovi a rappresentare la Società Italiana di Glottologia non è incidentale: a Vincenzo Orioles la Società Italiana di Glottologia deve molto, e l'amico e Collega ha ricoperto incarichi di responsabilità crescente, dapprima nel Direttivo, poi come Segretario, infine quale Presidente, in un momento non particolar-mente facile per la linguistica in Italia - ma le sfide di allora oggi si rinnovano, in un quadro generale probabilmente ancor più fosco per l'Università nel suo complesso. Ecco, Enzo, in questo momento la Società Italiana di Glottologia per mio tramite non solo si unisce al festeggiamento, ma ti dice, con affettuosa semplicità: grazie! Paolo Di Giovine Università di Roma "La Sapienza"