PUBBUOrrA (prezö per mm d'altezza, larghezza 1 colonna); commcrciall L. 1.50 — flnanzlan, legall, cronaca L. 2.50 — Concesslonaria esoluslva XJNIONE PUBBLICITA ITALIANA 8. A. LUBIANA, Via Selenburg n. 1 — Tel. 24 83 Lubiana, 17 luglio 1943-XXI SI PUBBLICA OSNI SABATO ABBONAMENTI: Annuo L. 25 — Semesta^e L. 13 — Sostenltore L. 1000 Spedizione in abbonamento postale II» Gruppo — UN NUMERO CENT. eO DIREZIONE — REDAZIONE: LUBIANA, VIA WOLPOVA 12 — Tel. 2196 SAFERE ATTENDERE GU anglo-americani sono sbarcati in Sicilia, nella nostra isola, nella terra dei Ve-spri. II Dace neJ suo ultimo di-scorso a] Direttorio Naziona-le aveva annunciato al popo- 10 italiano che il nemico avrebbe giocato I'ultima sua carta per nan perdere la guerra senza aver prima combattuto; adesso la carta e in gioco ma il nemico per-dera lo stesso, combattendo. Questa e la nostra fede, que-sti i nostri pensieri, Sullo sbarco in Sicilia e utile parlare qui, in Slovenia, in modo che chi deve inten-derci non si faccia illusioni e anche questa volta le no-stre parole devono suonare come pensiero di tutti gli Italiani. Nessuno deve larsi illusioni che il tricolore d'lta-lia si possa ammainare facil-mente. Ci siamo e ci reste-remo. Ovunque vi sia una terra sulla quale sventoli la nostra bandiera, la vi sono tanti cuori saldi di Italiani pronti a lottare contro chiun-que osi arrischiare le sue carte con le sue utopie. In Sicilia si combatte con I'animo del Vespri, duramen-te. La tutto il popolo italiano, a mezzo dei suoi soldati, stringe i denti e va all'assal-to incurante del luoco che pud venire dal mare, dal cielo o dalla terra. Una sola grande voce echeggia da un capo all'altro dell'Italia, e la voce della volonta di poten-za che alberga in ogni cuore italiano. II concentramento del Potenziale bellico anglo-americano contro la nostra terra aveva dato agli Italiani, lin dalla lotta airicana, la preci-sa sensazione che I'urto sarebbe avvenuto senza indugi e con grande animosita. E' il destino che vuole I'ltalia in piedi contro un mondo barbaro e crudele, il mondo de-gli anglosassoni. I bambini appena in co-scienza di capire, le donne e i vecchi comprendono al pari dei soldati che oggi si combatte in vita contro la morte per il maggiore dei beni, per 11 piu sacro dei diritti natural!. Questa santita di pensieri spiega e giustifica la disciplina che scorre da un capo all'altro della Penisola. Tutti attendono, tutti vogliono sa-pere,ma la disciplinata aspet-tazione li la soddislatti delle parole scarne dei Bollettini, i quali non devono lor cono-scere al nemico i piani militari. II popolo ha tiducia e attende. I Bollettini parlano di «lascia costiera», annunciano nomi di paesi occupati, ma per noi tutti e sempre un piccolo lembo della sacra terra d'Italia che viene cal-pestato dopo essere stato ac-canitamente dileso. Portino pur via gli inglesi o gli americani, come usano. qualche pietra secolare del' Teatro Greco di Siracusa per mostrarla alle loro mogli e larsi tronli della con-quista. Non importa. Portar via la pietra non vuol dire cancellare la storia. Anche i barbari un tempo usavano rubare a Roma qualche scu-do, ma poi Roma li domo e ge-nerosamente donö loro la sua civiltä e la sua grandezza. I valori dello spirito non possono essere distrutti da nes-suna bocca da luoco di su-percorazzata. Gli Italiani sanno attende-re con disciplinata lermezza; noi siamo il popolo piü ricco della terra in capacitä di ri-cupero e lorza di rinascita. In questa lotta tutto e im-pegnatoii quello che siamo stati e quello che siamo, quello che abbiamo avuto e quello che possediamo, il sole che riscalda il nostro Pae-se mediterraneo, il grano gia maturo, i grappoli sulla vite, i focolari, le case, i tem- pli, le opere d'arte dei nostri padri, la terra con cui iaccia-mo massa viva e operante. 11 nemico e agguerrito ma la diga impastata con qua-rantasei milioni di cuori italiani reggerä aU'urto. Nessu-na iorza potra romperla e gli anglo-americani riceveranno il contraccolpo mortale. 11 sangue della Lupa non si e imbastardito, anzi in ven-t'anni ha nutrito i suoi globuli di lede, di tanta lede che ci da la lermezza di sapere attendere: ognuno al suo pošto di combattimento. Con la nostra lede noi siamo vidni ai Iratelli che in grigioverde dilendono la Sicilia; siamo vidni, noi lasci-sti di Lubiana, alVeroico popolo sidliano che lotta per la sua terra, divenuta baluardo d'Europa, e dilende la storia millenaria di Roma eterna. «Dio e giusto e I'ltalia immortale». Luigi Pieiranlonio J^ guecca del ftca/i Un colpo fallito della propaganda brifannica fe noto da molto tempo che le guerre non si fanno sol-tanto con le armi, ma anche con la parola e con la penna. 11 morale dei popoli combat-tenti e il fattore piü impor-tante. Se esso e forte e sano puo supplire perfino in gran parte alle insufficienze materiali. Ma se esso viene intac-cato dalla propaganda nemi-ca, si crea una breccia che si puö chiudere soltanto diffi-cilmente. L'assalto fatto alla forza di resistenza morale dell'avver-sario viene oggi chiamato spesso «guerra dei nervi». Non di rado si ascrivono alla maestria in questa manie-ra della propaganda i suc-cessi tedeschi dal 1938 in poi. Ma si dimentica facilmente che la forza di convinzione di questa propaganda era la sua semplicitä, che aveva i suoi effetti sui nei-vi dell'avversa-rio, perche questi aveva la coscienza sporca. Essa spiegava il punto di vista giuridi-co, pi-evenendo le probabili ob-biezioni e faceva intravedere chiaramente che la Gennania era pronta ad impegnarsi in pieno per il suo diritto, se l'ap-pello alla ragione non .avesse dovuto essere ascoltato. Questa «guerra dei nervi» fu ef-ficace poiche si basava sui fatti. In questo si distinse dal metodo di bluff britannico. La guerra dei nervi anglo-americana parla di fatti e di concentramenti di potenza che non esistono ancora, e in base a questi fa delle profe-zie che dovrebbero intimidi-re Tavvei-sario, incoraggiare i neutrali ad avventure e rial-zare il morale dei propri popoli. Proprio ora ci troviamo ad un tale punto. Dopo la fine delle lotte nell'Africa i britannici e gli yankee pre- dissero una catena di vittorie, tentando di causare con tali profezie presso i popoli una irrequietezza nei-vosa, che do-veva togliere a loro la liberta interna di decisione. Ma con questo essi stessi sono diventati nervosi. Essi volevano far credere che le potenze tripartite non sapes-sero che fare e che aspettas-sero timorosamente quale colpo le avrebbe colpite. Faceva parte della tattica anglo-americana il sollecitare nello stesso tempo il disegno partico-lareggiato del nuovo ordine mondiale, poiche la vittoria forse non si sarebbe fatta aspettare, ma queste discussion! davano a loro volta mo-tivo a dipingere le immagini del futuro nelle quali I'avver-sario appare soltanto come una nullita in catene. L'invasione fu denunciata non soltanto dalla stampa, ma anche dallo stesso Churchill come un atto di efficacia decisiva. Periti inglesi e ame- ricani sono stati chiamati in numero crescente per orga-nizzare questa azione. Lord Hankey ha enumerato quali sono i compiti che una trup-pa di invasione deve ancora svolgere dopo uno sbarco fe-licemente compiuto. II generale di divisione Somei-well poi, capo dell'ufficio riforni-mento delle forze armate sta-tunitensi, ammoni che non si deve ritenere inesauribile il materiale americano. Per milioni di soldati richiamati mancherebbero le cose piü necessarie. Egli non poteva ritenere che cio cambierebbe prima della fine del 1944. Non vogliamo essere profe-ti sulla riuscita dell'invasio-ne. Ci si puö limitare alla constatazione che essa richie-de un grande dispendio di materiale e d i sangue, se e fatta in misura alquanto ri-levante, e che la difesa e po-derosa dovunque britannici ed americani hanno toccato la terrafei-ma. I loro coman-danti se ne rendono perfetta-mente conto. Essi difficil-mente conteranno su qualche caso fortunato come fattore sicuro che, secondo Topinione degli strateghi della guerra dei nervi, avverrä da se dopo uno sbarco. Ci si sbaglia sui Tamigi se si črede che tutti guardino il mondo con occhi inglesi e sia-no pronti a impallidire appena si parla di un'invasione britannica. Anche nel Reich, in Italia e nel Giappone si e dimostrata palesemente I'insufficienza della guerra dei nervi e accennato alla propria foi-za che opera come fattore potente anche quando essa non si svela sui fronti in assalti e vittorie. Tutto il mondo sa che la Germania ed i suoi alleati sono pronti alla lotta, che il loro comando non si fa precedere dall'avversario, ma agirä secondo la propria decisione. Si puö notare chiaramente che sotto rinfluenza di questi fatti il rumore della guerra britannica dei nervi co-mincia a diminuire. La ma-niera ingenua di dividere giomo per giorno la pelle dell'orso non ammazzato, non attaca piü, specialmente perche i «progetti di pace» manifestati fanno intravedere soltanto che i loro inventori sono arrivati ad un punto morto e non sono nemmeno GUERRA DI SPAGNA, GUERRA FASCISTA Da poco terminata la guerra in Etiopia, I'ltalia, piegati al suo destino d'impero i ne-mici secolari deH'oiro e del sangue, del triangolo e della barbarie negusslta, pareva pronta a fennarsi tn una lunga attesa. Ma Torizzonte europeo serbava tra la foschla d'ogni mattino 11 rossegglare sangui-gno d'un triste tramonto: la Spagna era prona sotto 11 tal-lone di Negrln, ferrato dal /bolscevlsmo e dall'anarchia. Travolti dalle orde venute da Mosca 1 segnl della sua pas-sata grandezza, dlmenticato il retaggio storico di nazlone civile, essa abbisognava d'un nuovo capo, dd un'idea sociale, dl una forza. II capo fu Franco, l'idea il Fascismo, la forza 11 volontarlato italiano. I giovani dell'Italia Fasci-sta, i legionari di Mussolini, segnate appena le giubbe dal- Gli aerosiluranti danno in Sicilia la misura esatta di quanto sa osare l'arditismo aviatorio italiano in grado di valutare la vittoria, come non hanno vinto la guerra. Chi fa continuamente il bluff, e indotto a credere che anche l'awersai-io faccia soltanto dei bluff. II popolo inglese sente perö istintiva-mente che il conto che gli si presenta da mesi non torna, I)erche l'avversario non e va-lutato nella misura giusta, e che quindi anche le proprie prospettive sono state calco-late in modo sbagliato. L'an-no scorso gli si dette la con-segna: «Vittoria ancora nel 1942». Oggi si e fatto giä un salto di due anni. Anche queste questioni del tennine danno ai nervi, e tutti i visitatori deiringhilterra concordano nel constatare che gli inglesi, una volta quasi sempre calmi e cortesi, sono diventati irri-tabili e sgarbati. La guerra dei nei-vi non e rimasta quindi senza conseguenze. Come sia fallita la propaganda britannica del rimpic-ciolimento dell'awersario e nell'ingrandimento delle proprie possibilitä di successo nei paesi dell'Asse, purtroppo Churchill non puö constatare sui posto. 11 popolo tedesco e quello italiano sanno quale sia la loro potenza e che oggi per ogni grande popolo non vi puö essere altro che la piü aspra lotta quando gli si parla di «capitolazione incondi-zionata». Che in queste con-dizioni la critica fatta all'a-gitazione del bluff aumenti sempre in Inghilterra, e com-prensibile. Tale propaganda ha soltanto aumentato lo spirito combattivo dell'awersa-rio e teso i suoi nervi fino all'eccesso; essa ha inoltre destato illusioni politiche, pe-ricolose per la condotta di guerra. Dal punto di vista dell'Asse essa fu in ogni modo la propaganda migliore che si possa desiderare. Tra alcuni mesi difficil-mente ci sarä ancora un inglese che non sia della nostra opinione! Wilhelm Koppen le ferite africane, accorsero con slancio d'irredenti sotto i gagliardetti faJangisti del Caudillo al nuovo posto di combattimento. Non fu, chec-chš ne diccssero i libelli gine-vrini, un tradlmento alla cosi-detta neutrality delle nazloni europee: era una nostra guerra, era la continuazione della guerra che avevamo ini-ziata sotto le insegne del Duce a Piazza S. Sepolcro, la guerra contro il bolscevlsmo. Dal 27 lugUo 1936 (I'inizio della rivoluzione falanglsta e del 18), quando un gruppo dl aviator! Italiani con nove tri-motori trasportö dal Maxocco in Spagna i reparti del «Ter-cio», alla battaglia di Cata-logna del gennaio 1939, la Spagna senza Dio ebbe ricon-sacrate col nostro sangue e con quello dei suoi figli mi-gliori le chiese distrutte dal-I'odio fanatlco dei «compa-gni» di Negi-in, Del Vajo, Caballero e Josö Diaz a cui Stalin aveva coommessoi la crea-zione dello Stato soivietico spagnolo sui Mediterranso. Invano sui muri delle case, sugli spalti delle vecchie torri carliste, sugli sporchi fogli comunisti, sulla bocca lubiira Fermo posia Uno dei soliti libelli comunisti intitolato «Mladina» (Gioventü) reca nel numero in data «primi di giugno» una postilla che dice esattamenr te: «Scrivete a "Gioventü,,. Scrivete del vostro lavoro, della vostra lotta, dei vostri successi. Scrivete da tutte le parti. Mandate lettere dal bo-sco. Cosi "Gioventü,, ogni giorno diverrä piü interessante, ogni giorno piü nostra». II libello, a quanto pare, e a corto di materiale e indtä i presunti giornalisti del bo-sco a collaborare. Scrivere. E' la parola d'ordine di "Gioventü,,. Scrivere di tutto, di cose tristi e di quelle allegre, di bugie e di sconlit-te. Cosi la gioventü slovena imparerä a mentire e a sempre meglio larsi inlinoc-chiare. Ma "Gioventü,, ha dimen-ticato di pubblicare nella postilla il suo indirizzo di re-dazione. Come laranno i vo-lonterosi collaborator! ad in-viare il materiale? Fermo posta? E' una soluzione, ma un po' troppo pericolosa e "Gioventü,, non vorrä correre ri-schi. Sono piü igieniche le ollensive cartacee, tanto ci son sempre gonzi che cie-dono, perö i gonzi non scri-vono la storia. * yiMna tinea della Passionaria correva il grido feroce del «No pasa-ran»: siamo passati. E con noi ritornö Dio sugli altari, ritomö la fede nei cuori spa-gnoli, ritomö soprattutto la Spagna alia Spagna da Tangerl a la Corufta, da Valencia a Barcellona. Le belve comuniste della brigata internazionale, battute a sangue, carpito I'oro dalle banche, i gioielli e le tele artistiche dal musei, si misero parzialmente in salvo oltre le frontlere, rifugiandosi a Mosca, a Londra, Parigi e Washington, dove il Comintern e le demoplutocrazie isti-gatrici apprestarono in fretta e furia una capace tana. E fu allora 11 sereno ^ulla Spagna, dai cui cieli le aquile di Roma rispiccarono il volo per portare sul Campidoglio I'alloro di una nuova Vittoria. II valore dei legionari, del capi e dei gregari, non puö essere sintetizzato in un namero: ma 6 un segno di que-sbo valore la somma dei no-stri morti e dei nostri feriti: 14.554 su un totale di 40.000 volontari che diedero il loro contributo alia guerra libera-trice. Lo sforzo deiritalia, dal lato puramente tecnioo, fu del pari considerevole: 1930 boc-che da fuoco, 10.135 arm! au-tomatiche, 240.747 armi por-tatili, 7.514.537 munlzioni per artiglierie e 324.900.000 per le armi portatilL, 7668 automez-zi, 763 aeroplani, 1.414 motori, numerosi sommergibill e cac-ciatorpediniere. La guerra di Spagna fu per noi non solo di difesa politico-militare (I'idea di StaUn era quella di' creare una potenza bolscevlCa alle porte del Me-ditert^heo, come presupposto strategic© alia futura offen-sivaigemerale) ma una conti-nuazione di quella missione di civlltä e di ordine europeo b£Lsato sulla giustizia, che sta alte basi del FascLsmo nei suoi rappqrti con i paesi d'Europa e del mondo. ., Eppoi, anche prescindendo dal suo lato sentimentale, cio6 di crociata santa contro i senza-Dio, fe ovvlo per ognuno che essä noh fe stata combat-tuta vanamente, e che il di-spendio di forze e di nrergie subito nella lotta ci 6 ripa-gato ad usura in questa guerra che ora comtbattiamo: la Spa^a, oltre a mantenere una neutrality armata nei ri-guardi del conflitto mondia-le, impedisce al nemico il possesso di basi štrategiche che altrimenti peserebbero sulle nostre sorti in modo considerevole, cagionando una crisi del M^diterraneo non facil-mente scontabile anche con i'occupazione delle coste fran-cesi. ■■ Dithiarazioni che forse a taluni appariranno lapalis-siane, ma che 6 necessario ri-porre di fronte a coloro che potrebbero — nei momento difficile che attraversiamo — rimproverarci r«avventura spagnola» come non necessa-ria ai fini «economici» (nei senso di uomini e materiali) della presente lotta. II genio lungimirante del Duce, dando il suo crisma al sentimento volontario dei giovanl d'ltalia, legionari in terra di Spagna, trova dun-que ancora una volta la piii luminosa conferma. Ed 6 per esso che noi crediamo, crede-remo sempre, che lä ove il Fascismo manda i suoi figli, ai di sopra d'ogni contingen-za ed ogni alterna vicenda, vi sarä, sehipte vittoria. LF. L'ERA AMERICANA COLORI asciutti - ad olio - smalti - vernici a smalto - pennelli e tutti gli utensili per pittori - stucco pervetrai - ecc. — poteteacqui-stare a prezzi vantaggiosi presso: Fr. MEDIC FABBRICA OLII - SMALTI • COLORI Resljeva cesta 1 - LUBIANA Francesco Orestano pubblica neli'ultimo numero di «Gerar-chia» un interessante articolo intitolato «L'era americana» nei quale svela 1 motivi palesi ed occulti Che hanno spinto gli Stati Uniti nei conflitto. Pre-mesK> Che la partecipazione della confederazione nord-america-na alia guerra, rivela ogni gior. no di piü di essere stata preparata da lunga mano, I'articolista afferma che, mentre tra la Gran Bretagna e I'Europa continenta-le vi erano cento ragioni com-prensibili per combattersi, tra gli Stati Unltl e I'Europa non ve n'era nessuna perche le due parti non avevano alcunasuper-ficie d'attrito comune ne Lnte-ressi divergent!. Gli Stati Uniti hanno motivato la loro guerra contro I'Asse, e quindi contro I'Europa, ideologicamente accu-sandoll di perturbare la pace del mondo. Ma essi continuano a parlare solo di principi 1 quali sono in massima inconciliabili. Si e verificato quindi il para-dosso Che, mentre un conflitto, sia pure complicato ma realisti-co come quello anglo-europeo, avrebbe potuto essere evitato o composto entro certi limiti, al contrario I'entrata degli Stati Uniti nella guerra ha reso im-possibile qualsiasi accomoda-mento o conciliazione perchfe I'America ha spinto il conflitto europeo alia massima intransi-genza assumendosi una respon-sabilita maggiore anche di quella della Gran Bretagna promo-trice di questa guerra. Ma sotto la maschera ideologica ed il manto dei principi della Carta Atlantica vi sono evidentemente forti e contrastanti interessi che hanno sopraffatto e violate fin d'ora buona parte delle enun-ciazioni teoriche dei capi re-sponsabili americani. ž un fatto acquisito, ormai, che gli Stati Uniti perseguono scopi territoriali nelle due Ame-riche, in Africa, in Asia ed in Australia, ma le intenzioni nord-americane vanno ben oltre. Gli Stati Uniti pretendono di fondare un «ordine mondiale»: essi si proclamano la superpotenza chiamata da Dio e dalla storia a dare al mondo I'ordine defi-nitivo che assicurerä la pace ed il benessere a tutti i popoli grandi e piccoli, e dichiarano che da tale ordine avra inizio nella storia dell'umanita la nuova «era americana». Ora, dice I'articolista, a parte la questione pregiudiziale se sia piü possibile insistere nell'illu-sione illuministica di impostare il problema del mondo in termini militari, imivoci e universali, e a parte la questione su-bordinata, se il problema del-I'ordine internazionale comporti una sola soluzione, quella americana, abbiamo il diritto di domandare agli Stati Uniti: 1) con quali titoli e 2) con quali idee essi si "attribuiscono una missione di tale autorita e di tanta responsabilita. Depo aver rile-vak> Che la forma mentale spa-valda e presuntuosa dell'indivi-duo americano deriva dalla con-vinzione che gli Stati Uniti sono il «paese delle possibilita illimi-tate>, I'articolista afferma che la fede nelle proprie risorse e imprese, animata da un lungo senso realistico quanto superficiale della vita e da mentalita aliena dalle complicazioni psico-logiche del soggettivismo origi-nario europeo, ha- generato nei nord-americani im gigantismo meccanico nei loro mondo pur sovraccarico di problemi umani superficialmente sfiorati o ad-dirittura accantonati. Fra tutti questi problemi, quello della convivenza del piü vasto cam-pionario di razze e stirpi che sia al mondo e che compone il popolo nord-americano, e il meno legato al paese in cui vive. Un correttivo all'estrema disso-ciazione delle varie genti degli Stati Uniti avrebbe potuto deri. vare dall'economia, dal diritto e dalla religione. L'economia. dappertutto, impone dei limiti alio sviluppo anarchico degli egoismi individuali meno che ne-gll StaU Unit! dove il liberalismo economico, trapiantandovisi, vi ha celebrato i suoi saturnall e dove ha prevalso il piü asso-luto lasciar fare e lasciar passare dell'iniziativa privata senza controlli n6 ostacoli di sorta. La parola d'ordine fu sempre «arricchitevi». Un mercantili-smo universale si e mosso, do-vunque, in traccia dei guadagni immediati piü pingui, ispirati soltanto dalla previsione di maggiori dividendi senza il mi-nimo riguardo al fatto sociale, ai gusti e alle crisi consequen-ziali. II mercantilismo ha finito di invadere persino I'agricoltura allontanandola dalle sue tradi-zioni naturali. II profondo processo economico Che ha sconvolto le leggi naturali fin qui esistenti e durante U quale i pubblici poteri ri-manevano spettatori passivi e complacent!, trovö disarmato lo stato nell'ora critica quando tutte le sdruciture e le avventa-tezze del capitalismo private americano vennero al pettine dello spaventoso crollo del 1929, anno in cui sfumarono centinaia di müiardi di risparmi. II piü ricco ed attrezzato dei conti-nenti dovette affrontare, e non poter risolverli, i problemi del lavoro e della sussistenza per le proprie popolazioni piü dotate e relativamente meno numerose che altrove. Si e verificato cosi il marasma mortificante di piü anni di continua disoccupazlo-ne nonostante I'ipertrofico in-dustrialismo americano. Passan-do al diritto, 11 panorama costi-tuzionale e legislative degli Stati Uniti si presenta dei piü scon-nessi. I 48 Stati dell'Unione possiedono 48 costituzionl e legisla-zioni proprie emananti da 48 parlamenti. Govemo, ammini-strazione, polizia, giustizia va-riano cosi da stato a stato. Di fronte ai govern! local! autonom!, i poter! central! del con-gresso (Senate e Camera) e quell! del Governo federale in-contrano spesso non lievi diffi-colta e dissenzieni per cui chi sappia destreggiarsi per non in- ciali, a cominciare dall'istituto della famiglia. Mentre I'Europa, rileva I'articolista, aveva consegnato al-I'America la famiglia ente d! diritto pubblico, santificata e protetta dalle leggi divine ed umane, I'America I'ha «priva-tizzata» con le sue leggi ed ! sue! costumi eterogeni, espo-nendola a frantumarsi a secon-da dei capricci individuali. Cio spiega une de! lati generativ! piü caratteristic! quale e il fenomene dei divorzi. Lo sfacelo della famiglia americana ha per centropartita due fenomeni com-plementari strettamente inter-dipendenti: il libertmaggio e la delinquenza minerile. Quando si verificano cosi gravi difetti nei vincol! naturali piü sacri a maggior ragione devono essere peggiori gl! altr! rapport! social!. Negli Stat! Uniti, il liber-tinaggio ha fatto del vizio un articolo di commercio libero, attrezzato con i piü scaltri mez-zi pubblicitari. Per cui era da aspettarsi il trasfendersi della depravazione, senza alcun dia-framma, dalla societa adulta a quella minerile, trasfusiene favorita dal pseudoculturale «pa-ganesime» americano, cui ap-partengono almene 20 miüonl di giovani americani. Un altro buon centatto con 11 bolscevi-smo. Soprattutto — sottolinea Orestano — deve esser rilevata la stretta relazione tra dissolu-tezza e delinquenza, perche alia base del delitto s! riscontra, quasi sempre, xma perversiene ed una smodatezza sessuale con tale costanza che se ne puö de-durre una specie di legge fatale. Si hanno quindi le statistiche terrificanti della delinquenza minorile americana: 170 mila cappare nelle strettoie delle svariate leggi e sanzioni puö, senza grandi difficolta, permet-tersi di agire, vivere e prosperare fueri legge. Particolarmen-te efficaci riescono inoltre fra tanta burecrazia e parlamenta-rismo le inframmettenze peliti-che. Ne lo stato di guerra ha migliorato la situaziene ma, an-zi, I'ha aggravata. Un terze correttivo alia cao-tica inceesione delle popolazioni statunitensi avrebbe potuto essere la religione, ma non si puö parlare di spirito religiose in un paese dove tutti sanno che puUulano sette e confessioni svariatissime, in polemica ta-volta in lotta aperta tra loro (tipico 11 movimento anticatto-lice USA Americanismus) di cui la setta dei «kley clan» e I'espe-nente. E ciö accanto ad un as-senteisme religiose diffuse e pubblicamente dichiarato che raggiunge il 60 »/o dell'intera po-polazione. Quest'ultima condi-zione non e I'ultima delle cir-cestanze faverevoli ad una bol-scevizzazione, forse latente, delle masse americane. Quando perciö, in un simile guazzabu-gllo religioso e areligieso, Roosevelt giura che gli Stati Uniti combattono la guerra del Cri-stianesimo, non si puö che sor-ridere. Orestano esamina poi I'azione dissolvente della frene-sia libertaria che ha intaccato in profendita tutti i legami so- minorenni, al di sotto di 17 anni, vengono arrestati ogni anno negli Stati Uniti. Senenche questo non e che un aspetto della delinquenza controUata nella con-federazione, del triste primate della delinquenza prefessata nei mondo. Qui si compendiano e si complicano le cause e gli ef-fetti del caos statunitense: razziale politico giuridico morale. Se I'atto criminoso e una forma di secessione, la delinquenza abituale e una forma crenica di guerra intestina — dice giu-stamente Orestano —. Negli Stati Uniti, la quantita di de-litti accertati e tale che il cit-tadino americano ha una sola probabilita su quattro di giun-gere a 60 anni senza che la sua vita sia stata colpita '5a un reato d'alta classe. II che vuol dire che 11 75 »/o dell intera po-pelazione statunitense deve scontrarsi, prima e poi, con i nemici deU'ordine. Negli Stati Uniti la comune prassi delit-tuesa dell'lmbroglio e della so-perchieria rientra, poi, fra le consuetudini della vita queti-diana normalmente accettate. Per quanto conceme il «gang-sterismo» gli americani hanno cercato un alibi a quest'igno-minia attribuendone I'origine a consuetudini di delinquenza di massa, giä esistenti presso altri popoli; ma la verita ž che nes-sun «gan» avrebbe potuto attec-chire e diffondersi e diventare arbitre del paese, se non fosse eslstito giä un cosi favorevole clima di immoralita e di corru-zione generale. & owia, quindi, una conside-razione sempliclssima: che gli Stati Uniti, i quali non hanno saputo dare a se stessi ordine economico giuridico e morale, non possono accampare alcun diritto di dare un ordine nuevo all'intere mondo civile. Essi, che nei piü ricco dei continentl non hanno saputo risolvere i problemi del lavoro, della giustizia sociale, della pace interna, non possono proporsi arbitri del monde e premetterci una pace vera e definitiva. La pretesa degli Stati Uniti di au-todefinirsi antesignani di una nuova e piü civile storia lunana e guidateri dei destini dell'uma-nitä, manca di qualsiasi titele che la legittimi; mentre ci si puö attendere invece che una influenza pelitica degli Stati Uniti nei mondo consegua una esportazione estremamente peri-colosa dei metodi corrotti e criminal! Che sono I'autentico pro-dotte dello spirito «yankee». E gli italiani possono dire di aver avuto autentici saggi di tale efferate spirito dope la distru-zione delle nostre storiche cittä ed altre innumeri nefandezze. I titoli morali degli Stati Uniti per fare gli arbitri del mondo umano sono nulli; gli americani potrebbero tuttavia mettere eg-gi la lore potenza tecnica al ser-vizio delle aspirazieni e delle necessity dei popoli. Ed ecco con quali idee gli Stati Uniti si pro-pongono di dare ordine al men-do e di inaugurare l'«american century», I'americana era. Esse possono ridursi a tre: 1) egua-gUanza di tutti i popoli, grandi e piccoli, 2) difesa della pace in un monde preventivamente disarmato, mediante un ese'rci-to internazionale, 3) liberta di commercio in tutte U mondo. Insomma il mite wilsoniano mu-nite di quel potere coercitivo che gli mancava. L'uguaglianza di tutti i popoli grandi e piccoli e im Utopia giä scontata nella societä delle Nazioni. Se-condo: I'esercito internazionale vagheggiato per il mantenimen-to della pace fra i popoli oppor-tunamente disarmati sarebbe un potere esecutivo a disposizione dei popoli piü potenti non sot-toposti ad alcun controllo internazionale legislative. L'esercito servirebbe per la maniera forte nelle procedure uiternazionali, per ridurre all'obbedienza i popoli riottesi. Anche il «covenant» era un codice di procedura internazionale, ma pur-troppo la sua procedura era ad esclusivo servizie dei mutevoli criteri volta a volta prevalent! a tutela degli interessi dominant!. Non potrebbe non agite alio stesso modo anche il nuevo ordinamento il quale, come I'altro, di internazionale e di giuridico non avrebbe che il nome. E poiche si aggiunge che il poderose esercito internazionale dovrebbe essere principal-mente una forza aerea, debbia-mo pensare che lo spettacolo delle nostre clttä distrutte e delle nostre popolazioni inermi mitragliate dal cielo non sia un semplice fatto di guerra, ma un assaggio del mode con cui i nostri nemici concepiscono il man-tenimento della pace futura. II quinto paragrafe della Carta Atlantica vuol promuovere la piü piena collaborazione tra tutte le nazionl nei campe economico. Esso riprende il tema abusato della piena liberta dei commerc! internazionali (dei capital!, di lavoro e di prodotti), giä reclamata da Wilson, nei sue! 14 punti; e viene commentate egg! da interpret! autoriz-zati, quale Sumner Welles, come il mezzo di impedire I'attuazio-ne di «principi autarchic! presso qualsiasi paese». Ci siamo — osserva Orestano — e finalmen-te e spiegato I'arcano! La liberta di cui sarebbero appertatori gli Stat! Uniti sotto la minaccia del piü dispestico sanzionismo e soltanto un antidoto per il nemico nxunere uno, che essi combattono: I'autarchia. II lore segno e di ridurre il mondo ad un sole mercato con una sola mo-neta: I'oro, senza piü barrlera ne restrlzioni ne nazionallsmo economico. Trionfo dunque del lasciar fare, del lasciar passare, del liberalismo economico. Ora alcun! si domandano se non convenga ai popoli uscire dal chluso delle economichette pai--ticolari per portare I'ecenemia mondiale al livello delle reali cenquiste tecnlche e trovareper ! necessari scamb! tra i vari paesi compensazioni nella com-plementarietä della produziene geograficamente distrlbuita. £; forse possibile che il futuro lunano conduca ad intese dl questo ordine. Ma quello che non puö ne deve essere piü possibile — sostiene Orestano — e: 1) che 11 commercio estero si svelga sulla base di una illlml-tata ed Incenslderata concor-renza, generatrlce per uno del contraentl dl disoccupazione, disinvestlmentl e doe mortlfl-caziene dl forze dl lavoro e dl-struziene di capltale; 2) che la collaborazione economlca si tras-forml In arma politica e di guerra. Chi pero ammetta questi due postulati, continua Orestano, e contro il regime della porta aperta ed e giä nell'au-tarchia la quale non vuole essere autesufficienza assoluta, non cessaziene di commerc! internazionali, ma disciplina e regola-mentazione degli scamb! per preservare da ingiuste danne le forze umane, il Potenziale del lavoro, le riserve naturali, i capital! risparmiati, le ragion! della vita propria di ciascun popolo. Per altro costoro che strepitano contro I'autarchia e ne hanno decretato la fine presso qualsiasi paese sono autarchic! in casa loro, autarchico e il «common wealth» britannico, autarchico il «common wealth» americano, giä in atto sotto rinsegna del panamericanismo. Ma 1 banchier! di Wall Street non I'intendono cosi. Avendo fi-nanziato le piü grandi imprese esportatrici industrial! ed agri-cole nei Nerd e nei Sud-America essi custodiscono la porta chiu-sa in casa propria, ma esigono la porta aperta in casa altrui. L'economia americana soffre oggi di una superproduzione Che per mancanza di sbocchi e condaimata all'autedistruzione. «Creiamo, essi diceno, sbocchi permanent! e la crisi sara defi-nitivamente superata e non petra piü tomare». II ragionamen-to e di un mercantilismo empi-rico grondante meccanica bru-talitä. Ii ragionamento e perö anche assurdo e nella sua as-surditä reca la propria condaru na. Commercio vuol dire scam-bio e scambio permuta imme-diata o differita tra i ben! ap-prossimativamente equivalent!. Non si cambia ricchezza contro povertä. E ricchezza e produzio-ne ottenuta col concorso del lavoro e delle risorse naturali. Devastare, inaridire le fonti della produziene di un paese e rendergll imposslbile ogni scambio. Oonsiderazioni di questa natura riconducone ad un necessario rispetto deU'autarchia economica di ciascun paese anche nell'interesse dell'econemia mondiale. Se i banchieri dl Wall Street fossero capacl di fare sottintendere considerazlonl sif fatte, capirebbero l'assurdo dl voler impiantare l'affarismo americano e r«american prospe rity» sepra un mondo ievasta-to ed immiserito. InteUigenti e no, conclude Orestano, sincere od insincere nei loro errori le forze americane che sl sono lanclate contro I'Europa e le sue dipendenze ne-cessarie, a noi europei non puö sfuggire ne U loro proposito nn il lore errore. Questa guerra dell'America nei piano politico e la guerra dell'lmperialismo nord-americano al quäle eviden temente nen bastano gli Immen-si suoi terrltori straricchi e spo-polati; e nei piano economico § la guerra dell'alta finanza nord-americana, cioe de! supercapi-tallsmo internazionale anonimo, apolide e senza patria, per la conquista dei mercati del mondo. Queste le ambizioni sinte-tizzantesi nell'annmicio dell'era americana. Ma che da esse pos-sa scaturire nei mondo civile ordine, pace, benessere, i principi dl un piü alto e nobile In-clvlllmento umano e impossi-bile. XJJXIOIX" GRANDE AI.BKRGO LUBIAIVA - MIKLOŠIČEVA, 1 PREMINENTE — ALBERGO DI PRIMO ORDINE CON SERVIZIO INAPPUNTABILE RISTORAiTE C.teg.ri, CAfFt Lettere ddi /Pesaro Anche laffraverso le pogine dell'epistolario Garrone-Persico si fa luce il conceHo che la culfura di domani sard necessariamente crisliana ed europea II viaggio a Parigi di Dino Garrone per molti puo essere Cosa dimenticata: forse per-che (luesta del giovane pesa-rese (pesarese d i residenza, ma nato a Novara) e assai lontana nelle sue esteriori.ap-parenze da quelle avventure tipicamente Irripetibili cui spesso gli uominl guardano con animirazione compiaciuta. Eppure noi si črede che proprio per un tale episodio, co-si povero in se e cosi banale, fosse necessaria una affettuo-sa revisione improntata a cri-teri di grande serenita, per-che le ragioni piü intime ne venissero in luce fino a giu-stificare un interesse inag-giormente approfondito. te facile d'altro canto che i nostri giomi non siano abba-stanza maturi da poter diffon-dere con l'aperta sillabazione che il cuore vorrebbe i mes-saggi significativi di alcuni uomini delle generazioni piü vicine nel tempo: intorno ai quali avvertianio che se pure necessariamente ci si presentino tuttora in un'atmosfera di cronaca, proprio dagli esemplari atteggiamenti della lore vita nascono pero le pos-sibilitä di una adeguata iilo-logia del sentimento su cui fondare le nostre esperienze probabili. Perciö qui si vorrebbe chia-rire — ma ce n'e bisogno? — come non cada su talune eure giovanili rivolte all'ordina-mento di epistolari recenti il sospetto di accodarsi a un ben noto gusto di letterati. Questa condotta sugli epistolari e una singolare ricerca, intesa a rintracciare non estetiche ri-spondenze, ma un movimento vitale conduttore, dove pre-siedono alia lettura interessi piuttosto etici che teoretici: un'attenzione riposta sull'uo-mo che ne colga le confessio-ni rivelate anche a mezzo, le voci aperte al senso di tutte le possibili indicazioni — non giä gli attuati o circoscritti propositi. Allora davvero si potra dire la pagina uno stnmiento attivo d'umano scambio. La morte di Dino Garrone, avvenuta il 10 dicenibre 1931 a Parigi, fu, come e noto, la conseguenza di una ferita ri-portata dal giovane letterato nel soccorrere il pittore Tul-lio Garbari, che era spirato nel bagno. Due italiani di no-bile ingegno scomparivano in tal modo a breve distanza di tempo I'uno dall'altro. Qual-che anno dopo, I'll febbraio del 1936, moriva a Milano Edoardo Persico, direttore della Galleria del Milione, e nalniente, ma conquistata poi parola su parola in una serie non interrotta ili reciproche istanze. Nelle lettere cui si accenna I'accorto lettore non trovera le tracce di quella ambigua ricercatezza epistolare che al-trove gli sara parsa piacevole. Ma qui sono soprattutto parolo ciliare e diremnio parole che pesano, che attraverso un linguaggiofratturatoedimesso delineano con grande esattez-za la situazione artistica e morale del tempo in cui furono scritte, e insieme rispetto ad essa le linee piü valide del nostro umano comportamento. I due amici fanno senza ri-guardi nomi e cognomi (e nessuno dovrä adontarsene): ma e confortante assistere, attraverso le comuni ammissioni, alla nascita tra i due uomini di una amorosa solidarietä che insieme reca un bisogno irrevocabile di agire, e la consapevolezza virile d i dove l'azione si sarebbe diretta. Soprattutto la ricerca di po-sizioni assolute in cui credere, combattere e magari per-dersi balza viva alia lettura e ne costituisce il piü valido contributo. Fin dai primi scrit-ti queste esigenze si defini-scono entro chiari ma doloro-si confini. Ecco Persico, in una lettera del 21 marzo, os-sia di circa un mese dopo l'inizio della corrispondenza, toccare con parole inequivo-cabilmente ferme problemi d'arte e di vita di cui ancor oggi sentiamo l'urgenza: — Per il «senso ardito della tradizione ci sto. Per l'im-pegno di «dignitä, virilitä, coraggio pure. Bisognerebbe chiarire soltanto che cosa in-tendiamo per «presa di posi-zione di fronte a novecenti-smo, futurismo, rondismo, ecc.» e che cosa vogliamo op-porre all'idealismo hegeliano e alla critica idealista. — E Garrone postilla: (un natura-lii^mo moderno. Che arrivi al Padreterno magari per una strada di bosco.:> In seguito la bella fede cattolica di Edo^rdo Persico combatterä dure battaglie contro l'impossibilitä a credere di Dino; queste sono senza dubbio le pagine migliori dell'epistolario. AH'irrequie-tezza di Garrone l'amico of-frirä il dono della sua parola pacata e coraggiosa, uniile anche nei momenti piü acuti di malessere fisico. «Non sco-niggiarti, caro Dino, io ho si fa piü pa lese. Bisognerä parlare chiaro, se non vogliamo diventare degli spostati spirituali. Ma noi non possia-mo diventare cattolici di pun-to in bianco. E qui sono giä notevoli le influenze di Persico, dietro la cui insistenza Garrone venne a Milano il 12 aprile e vi rimase fino all'agosto, dopo di che tornö a Pesaro. Si apre a questo punto il se-condo piü vasto e vitale mo-mento della corrispondenza: e una necessita di confessione sempre piü rigorosa quella che unisce i due amici. «Io attencio la tua inevitabile conversione ; ecco la serena ccrtezza d i Persico. Per allontanare da queste parole nobilissinie anche il minimo sospetto di riferirsi a una fede astratta, da beghi- crepare qua: a questo solo patto il nostro lavoro avra un significato ed iina coe-renza . Eppure proprio a Parigi Garrone doveva com-prendere assai bene il sen-I so di questo appassionato discorso quando in una lettera non compresa neU'episto-lario perche non indirizzata a Persico, confessava di avert' osservato I'esistenza di una gran forza negli ameri-cani, ma di credere ferma-mente che i santi (evidente-mente intesi in senso di sa-crificio eroico) sarebbero na-ti a parlare al mondo ancora una \olta dalla vecchia Europa. Pare una profezia, e non e che la parola onesta d'un cuore d'italiano. Ora che dopo dieci e piü anni gli uomini non dispe-mno, che .stanno forse per K L t T J O amico^il piü grande amico di I terribilmente ragione. Se ti dicessi che prego sempre per la tua conversione, e che do- Dino Garrone. Tra Garrone e Persico era stato scambiato, fino dal prin-cipio del 1930, un intenso epi-stolario che documenta attraverso successive chiarificazio-ni la storia di un'amicizia si-lonziosa, originatasi occasio- LEGIONI E FALANGI Rivista d'ltalia e di Spagna DIRETTORE: GIUSEPPE LOMBRASSA Si pubblica il 1° di ogni mese. Ogni fascicolo Costa L. 2.-. Abbonamento annuo L. 22.-. Direzione e Redazione in Roma: Piazza Barbarini 52. — Amministrazione e Ti-pografia in Milano - Časa Editrice Garzanti - Via Palermo 10 - Tel. 17754 A Madrid si pubblica I'edizione .ipagnola della . Rivista: LEGIONES YFALANGES Hedacioii: Genmui 10 Madrid - Admniit^fraorm -Pnblicidnd: Hermosilla 73 Madrid menica mi comunichero per la salvezza della tua intelli-genza, rideresti di cuore o ti sdegneresti pensando che io atfento alla tua libertä di co-scienza: eppure io ti amo tan-to e vorrei che Gesü Cristo ti anlasse. strano che tu non abbia mai pensato all'ira di Dio . 15 il primo accenno al sentimento cristiano che di-verrä in seguito il leitmotiv dell'epistolario, giungendo a drammatiche invocazioni. Eppure Dino non raggiunge mai non dico la pace del cuore dell'amico, che ben poca ne ebbe per il suo troppo amore agii uomini, ma la sua serenita propria di chi ha intra-visto un piano e un linguag-gio in cui tutti quelli che piangono possano ritrovarsi. All'amico Volpicelli nel novembre del '30 Garrone scri-ve: 11 dramma di questa fi-losofia (l'idealismo) che non riesce a diventare religione Giuseppe Ronchi — «Vespro sereno» na, direiiio della decisione di Dino di varcare i confini spingendo oltre la sua in-quieta ricerca non ancora calniata dalla speranza di una fede in cui vivere. «Ho gik avuto il passaporto e sono deciso. Mi darai magari qual-che indicazione su Parigi... Ma io ho fatto giä adesso una vita indegna, se non con lo spirito con il corpo. La pie-gherö questa macchina infernale, le farö saltare le viti e i bulloni, la ridurrö a un fascio di nervi nudi come le corde di un istrumento. Vo-glio veramente arrivare a quella serenita che tu dici e che non ho. Ma le sono ormai vicino. Je come quelle cittä che appaiono e scompaiono secondo le svolte di una strada . Mori come si e detto, po-co tempo dopo avere scritto alia niadre: ^ Sento che si av-vicina il gran momento in cui anch'io ritrovero alla sera le mie preghiere di bambino. L'insegnamento di Persico fa sentire in queste parole tutto il suo peso, ci avverte d i un risultato faticosamente raggiunto ma certo, benche egli con tutto il suo aniore all'Italia, non sia riuscito nel tentativo d i far rimanere lo sperduto Garrone. Ti sup-plico di togliergli dalla testa I'idea di lasciare il paese^, scriveva egli al comune ami-co Berto Ricci (caduto nella guerra attuale): e una cosa indegna di lui, indegna di noi. Bisogna resistere qua, ritrovare, se non la suprema region d'essere, I'interesse vitale ad alcuni sentimenti, quali appunto una reciproca fiducia, una confidenza serena nella natura, I'aspirazione necessaria a una moralitä cristiana, a cui si accompagna I'adesione virile ad una fede per cui compromettersi e combattere, si ritrova alia base di questi forti sentimenti I'affettuosa riconoscenza per coloro che primi indicarono le giuste vie d'uscita da un'immobile sospensione che s'identifica con la morte totale dell'io. Marco Valsecchi, uno dei giovani letterati italiani che meglio avrebbero potuto com-piere I'amorosa rievocazione per I'indirizzo umanissimo e dunque sociale della sua cul-tura, ha raccolto nelle edizio-ni di Pa t tu gl i a (Forli) I'epistolario Garrone-Persico, premettendovi uno studio esauriente e impegnativo sul-l azione ideale degli amici scomparsi: in esso troviarao compiutamente lumeggiati i motivi giä esposti dal Valsecchi nelle operette Dino Garrone e «Sei prose di Dino Garrone pubblicate a Milano presso Scheiwiller. Conside-riamo questo lavoro del cri-tico milanese anche un aper-to invito agli uomini di lettere italiani perche si studi-no di trarre dall'ombra altre figure consimili, e sul loro esempio intraprendano un ripensamento costante di at-tive conclusioni. Bruno Foscanelli CREPUSCOLO DI GLORIA La regia di Steinhoff sveta in questo sua ultimo lavoro ricerehe di parentcle pit-toriche raffinatissime, un preziosismo figurativo che se. da un lato palesa gusto critico notevole, si spin-ge pero in qualche punto ad ■un accademismo di manie-ra che la stessa regia, giä di per se ampollosa e lenta, in-vece di sorreggere sottolinea sfavorevolmente. Taluni ef-fetti realistici poi, con il loro accento inutilmente brutale (come la morte per parto delta Uhlen), stonano vis'ibilmen-te nell'economia dell'insieme. La regia e massiccia, ben costrutta, sicura. Acquista un riflesso di eccezione soprattutto nella disposizione delle masse, guidate con un'esatta percezione della «misiira» ci-nematografica, ritmata su un gioco di eqmlibri e di pause, doe a dire sull'elemento dinu-mico e temporale, costitutivi dell'azione filmica. Naturalmente, sulla falsa-riga dei grandi fiamminghi e di Rembrandt in particola-re, non era difficile raggkin-gere effetti figurativi notevoli: ma deve essere ugual-mente data lode a Steinhoff per I'impegno e I'accuratezza con cui ha ricreato, cinema-tograficamente ossia dinami-camente, lo statico materiale pittorico. II Baiser, nel personaggio di Rembrandt, ci e piaciuto e per rassomiglianza fisiono-mica € per interpretazione, anche se quest'uitima e stata a volte appesantita da una retorica che, se il regista fosse intervenuto, si sarebbe fa-cilmente potuta evitare. LA VOCE DEL SANGUE Mutato nel titolo, ampollo-samente adatto a nchiamare una folia sentimentale (perche non rispettare il piü pos-sibile i titoli originali dei film stranieri, invece di ri-correre ad imbonimenti di dubbio gusto? Ma questa e una questione che meriterebbe una segnalazione a parte), si presenta a noi — ad un anno dalla sua comparsa sullo schermo della Mostra vene-ziana — questo film svizzero, che nell'edizione originale portava il titolo piü semplice di «Mathias». Con tinte da dramma do-menicale il film svHuppa I'annoso tema dell'infanzia maltrattata, della maternita illegittima, del pentimento del padre dimentico dei suoi doveri familiari ecc., concbi-dendosi in un quadretto di sapore oleografico che fa ono-re al titolo ad alla vena remote di bonta degli spetta-tori. Non si pud non riconosce-re che la dnematografia el-vetica sta progredendo sensi-bijmente: non possiamo in-fatti dimenticare il delizioso saggio cinematogi-afico of-ferto, tempo addietro, da «Lettere d'amore smarrite». Ma in questo film i difet-ti sono ancora notevoli e le ingenuita patenti. Ad esempio quella preferenza per i caratteri a forti linee, squa-drati con una sorta d'incon-trollata impetuosita (le figure della soreUa, deU'in-namorato deluso), quell'amore dei contrasti brutali (la scena della morte di Mariuc-cia, col fragore apocalittico del temporale, il pentimento tragico della madre, I'attonita disperazione dei bimbi, e un esempio eloquentissimo di questo morboso gusto per lUorrido*), la compiacenza insomma per le scene-madri, denotano un amore ancora troppo esclusivo ed income posto per le caratterizzazioni a facile effetto. Le piü vivide scene del film sono invece quelle in cui ogni presupposto retorico e assente o almeno dissimulato da una regia accorta e calco-lata: es. tutta la sequenza del salvataggio, con la. corsa di-sperata della madre suUa banchina, e qualche p. p. di Robi Rapp che — benche im-pacciato da una niimica evi-dentemente impostagli — svela buone doti di fotoge-nia e commovente espressi-vita. La constatazione quindi delle ittsufficienze sopra esa-minate non coincide con un giudizio totalmente negativo. Al contrario, riconoscendo air-la dnematografia svizzera quest'indice d'intemperanza, o piuttosto di eccessiva pas-sionalita e magniloquervza, im-plicitamente ammettiamo che, se saprä emandparsi da tali difetti di giovinezza, riu-scira probabilmente ad offri-re aUa critica validi saggi di genialita dnematografica. Ainia Anfossi Mosfra del disegno ifaliano Con questa denominazione Cairola ha allestito, nella sua Gallerla di Corso Venezia, una mostra di disegni che ci sembra eccessivamente affollata. Pur notando fra gli espositori (in prevalenza giovani) dei no-mi di indiscusse qualita ci sembra che questa Mostra (per essere una rassegna del disegno italiano) sia poco selezionata. Sarebbe arduo esaminare neme per nome, perche sono molti; citeremo i nomi che, per noi, sono i piü rappresentativi e i cui disegni qui esposti sono de-gni di nota. Fra essi vediamo Armando Cimiolo il quale con-tinua a progredire. Sebbene un po' illustrativo Juti Ravenna e vivo; Mirko ä sempre il suo disegno e mai ne vedremo uno con un pentimento, Valenti con i suoi acquarelli invece non ci convince. Guttuso, quando disegna, ci piace e non esiteremo a dire che in questa Mostra e il mi-gliore, anche se Marini gli sta alle calcagna. Ci sono poi i Tomea, Birolll, Sassü, Mafai, Manzü, Cassinari e molti altri che qui non dicono nulla di nuovo. E proseguendo nella rassegna dei nomi citeremo Fazziiü, Bre-veglieri, Migneco, Vaccari e Franco Rognoni. Espone anche alcune scultu-re, oltre ai disegni, Carmelo Cappello; qualche opera sua la conoscevamo e altre crediamo slano recenti. Appunto in queste recenti non ci soddisfa mol-to perche non e, il suo, un naturale sviluppo del suo mondo plastico, ma un ritomo alla scultura graziosa. Graziosa anche se si notano talvolta dei riferimenti a Medardo Rosso e a Manzü, oltre che a Marini. Cosnunque questa Mostra e interessante perche tende a met-tere sempre piü in valore 11 disegno, che in Italia non e ancora preso inconsiderazione: sono ancora troppi i collezionisti o gli amatori del quadro che non sono in grado di gustarlo e di apprezzarlo. Waher Pozzi '^fna Uft^ SABATO,. 17 LUGUO 1943-XX'l ■ Uniia di coinohdo^ . I provvedimenti adottati dal Co-mitato inlerministeriale di coordi-namenlo per gli approvvigiona-menti, le distribuzioni ed i prezzi, — Comitato che sembra divenire il supremo organo disciplinatore di lulta la produzione nazionale — relalivi al problema della mano d'opera e quellt annunciati dal Fo-gli di Disposizioni del Parlito in merita alio snellimenlo della slrul-iura del Partita stessa nonche i re-centisslmi deliberali dal Direllaria del Partita circa i'unificazione del-la produzione industriale e agrico-la, I'abolizione degli Enti in «soprannumero», i'abbandona di pesanti lorme burocratiche nella campagi-ne statale, obbediscono, a nostra moda di vedere, ad un unico sano concetto ispiratore. Le sopracitate disposizioni met-tona in evidenza la necessila di un'unila di comanda per I'emana-zione dal centra delte norme di-rettive e nel cantempo demandano agli organi periferici — snelliti, raggruppati, limitati nel numero ma periezionati nella struttura e prov-visti di nuovi poteri — la pratica attuazione delle direttive stesse. Tali praspettive ci trovano can-senzienti, anzj siama lieti di vedere tradatte in realta nostre ambizioni da tempo vagheggiate e della cui necessita eravamo pienamente con-vinti. A dire i i vero H problema dell'unitä di comando era «maturo»: da tempo questo veniva falta og-getta di studi e di discussioni che panevana all'attenziane degli organi competent! la necessltä di addi-venire ad una migliore sistemazia-ne di aicuni Istituti assurti ad im-portanza decisiva nell'attuale momenta. Can cid non vagliamo dire che siano stati risolli tutti gli innume-revoli ditlicili problemi attualmen-te sui tappeta. Ci place- perö ri-ievare che il principio e stato ri-conosciula esatto ed aderente alia realiä e che s'inlende passare ra-pidamente alla seconda lase, quel-la esecutiva. II Comitato interministeriale ha deciso di «accentrare» in un solo argano tutte le campetenze relative alle varie fasj della «manavra della mano d'opera» e precisamen-te d'incaricare 11 «Sattasegretariato per il Servizio del Lavoro» giä esi-stente pressa il Ministero delle Carparazioni a dirigere tutta la vasta e diilicile materia della ma-bilitazione integrale delle lorze del lavoro. Secondo il teslo unico e succes-sivo regolamento delle leggi suila disciplina del cittadini in tempo di guerra (R.decreta 31 ottobre 1942 n. 1611 e relativa regolamento 31 ottobre 1942 n. 1612) ie autoritä preposte al servizio del lavoro era-na il Pariila Nazionale Fascista ed il Ministero delle Carparazioni, al prima del quali veniva allidato il compita del censimento e dell'ad-destramento dei cittadini soggelti per legge al servizio del lavoro e al seconda il compito dell'assegna-ziane (deslinaziane) e della chia-mata dei cittadini stessi. Can le ultime disposizioni il Ministero delle Carparazioni, e per delega nelle Provincie il Consiglio Provinciale delle Carparazioni, al-larga, concentrando, la propria sie-ra di azione cantrollando tutti i cittadini giä classilicati per proles-siane (e cioe: primo, attivitä in-teressanti le pubbliche amminislra-zioni; secondo, attivitä agricole; lerza, attivitä industriali; quarto, attivitä cpmmerciali; quinlo, attivitä del trasporti; sesta, attivitä del credito e dell'assicurazione; settimo, attivitä concarrenti all'as-sistenza civile, attavo, attivitä con-correnti alla dilesa del territoria) 0 divisi Ira mobilitati (in quanta appartenenti ad Enti mobilitati ci-vilmente) o disponibili e tutti gli altri, come gli slaccendati e gli ebrei, non rientranti in nessuna ca-tegaria pralessionale, elementi tutti presi in lorza dal ceniri federali del servizio del lavoro. La dipendenza dei centri iederali dai Consign Provinciali delle Carparazioni lacilita e sburacratizza 1 rapporti Ira questi due Enti nel sensa che la trasmissione dei no-minativi da impiegare nelle Industrie, ove vi e necessitä di mano d'opera, sarä piü rapida, non solo, rna il Consiglio P. C. e — a sua mezzo — il Preletto poträ piü la-cilmente contrallare dall'alta la si-tuazione sempre assai Iluida del-l'accupazione delle lorze lavorati-ve e intervenire tempestivamente lä ove sorgesse un bisogno ecce-zionale. Come dicevamo piü sopra i prav-vedimenti sona salutari, ma — al-meno a nostra modo di vedere — c'e ancora molto da fare in materia. Dobbiama permettere che un piano preardinata di carattere nazionale, mirante ad una preventiva mobilitazione delle lorze lavorati-ve e ad una conseguente pondera-ta sistemazione delle attivitä di carattere essenzialmente bellica non c'e stato. Ancara aggi — dapo tre anni di guerra — si parla di concentraziane di imprese, di ma-novra della mano d'opera, di mobilitazione di tutte le lorze del lavoro, ma Si pracede can malta gra-dualitä, con provvedimenti non sempre decisivl e dominati dal concetta di giungere ad un poten-ziamento di particolari branche produttive, restringendo quelle non necessarie ai lini della guerra sen-za sopprimerne la vitalitä o quanta meno senza intaccarla pralonda-menle. Non vagliamo qui discutere il merita di tale impostazione dei problemi in tempo di guerra; a noi basta sottolineare che anche nel campo dell'unitä di comando si pracede per gradi, diremmo Irancamente con lentezza. Cosi a noi sembra che una mobilitazione integrale delle lorze del lavoro ed una conseguente pianilicazione (distribuzione) di quelle libere, o da rendere disponibili, non possa attuarsi lacilmente se non vi sia un ente unico disciplinatore provvisto dei piü ampi poteri per poler conoscere, in una visione sintetica, tutte le esigenze nazionali, e patere, di conseguen-20, smistare i lattori produttivi nelle direziani volute. Nel settare del lavoro oltre al Ministero delle Carparazioni, gli organi sindacali, il Miproguerra, il Ministero dell'Agricoltura, tutti aventi capacitä d i comando nei riguardi della mana d'opera, detta-no norme o comunque danno disposizioni in merilo alla cosidetta «manavra della mano d'apera». Ouindi, secondo noi, mancanza di un Ente unico coardinatore e creazione di conllitti di campetenze e quindi spreco di energie Ira i vari Enti preposti alla disciplina del lavoro. Un esempia chiarirä il nostra pensiera in materia. Abbiamo letta tempo la la notizia che al line di adeguare i'occupazione della mano d'opera alle esigenze della guerra, sia nel settore agricolo che in quella industriale, le Confederazio-ni dell'Agricoltura e dei Lavoratori deirindustria hanno stipulato un particolare trattato che prevede e disciplina gli spastamenti delle maestranze dal campo agricolo a quella industriale e viceversa. Si aggiungeva che praticamente que-sta larma di collabarazione con le aziende veniva ad essere attuata dalle Unioni Provinciali del Lavoratori deirindustria e dei Lavoratori dell'Agricoltura. Francamente noi non compren-diama came tale manavra possa rispecchiare preordinati spastamenti valuti dal centra in base a stadiale e ben determinate necessitä, ricanascendo noj piuttosto un ten-tativa di sanare — in loco — gli eventuali squilibri sargenti Ira le necessitä di determinate produzia-ni (ammesse o illecite? di cui e previsto il potenziamenta a la ri-duzione, a la sappressione?) e la mancanza dl braccia. Possiamo nOi alfermare, in co-scienza, che i migliari elementi vengana utilizzati per Ie lavarazio-ni di guerra? Che tutte le energie siano utilizzate nel modo piü ra-zionale, cioe secondo le proprie capacitä e la propria campetenza? Che sia stato iatto 11 possibile allinche malte attivitä, assoluta-mente non necessarie ai linj bel-lici, siano soppresse can immediati benelici? Che vi sia il massima coardinamenta Ira necessitä militari (richiesta di truppa) e necessitä delle produzioni belliche (richiesta di mano d'opera)? Pertanto — came sopra dicevamo — anche a noi sembra assai utile che il comanda dell'economia venga assunto da un organa centrale e coardinatore che potrebbe benissima essere rappresentato dal Ministero delle Carparazioni op-partunamente riorganizzalo e provvisto dei poteri necessari per eser-citare la «pianilicazione» e il «con-tralla» dell'ecanomia, attesa che tali esigenze vengono giustamente riconasciute essenziali per la con-dotta razianale — quindi al casta minore — della guerra. Analogamente, in altro campo malta importante perö, sono in corsa di attuazione provvedimenti di concentraziane: vagliamo allu-dere alla castituziane dl un Ente unico per l'addestramento pralessionale dei lavoratori. Senanchi ci sia permessa far notare come anche in tale casa il criteria della gradualitä rischi di non eliminate gli inconvenient! lino ad aggi ri-scontrati Irustrando gli intendimen-ti del legislatore. Attualmente inlatti esistana per l'addestramento pralessionale dei la-voraiori deirindustria l'ENFAPLI, mentre per quelli del commercio I'ENFALC. Sino ad aggi si e avuta netta distinzione di attivitä di questi due enti senza che ad essi pre-siedesse un criteria coardinatore giustilicabile se noi pensiamo che, pur trattandosi di specializzazioni prolessionali del tutto diilerenti, la materia da plasmare rimane peral-tro la stessa: il lavoratore. Per noi inlatti sarebbe assai utile che criteri univoci presiedessero, ad esempia, alla preparazione del materiale didaitico e di sperimen-tazione per entrambe le categorie in base a metodi unitari di valuta-zione dei lavoratori, ecc. Farse per questa sentita necessitä il Comitato interministeriale nella sopracitata disposizione par-lava di «cancessione di mezzi» per lornire alle varie attivitii produttive, in base a piani organici, le •nasse dei lavoratori qualilicati e specializzati indispensabili. Si tralta ara di vedere quale sarä l'organismo che elaborerä i «pleni organici" per la manavra delta mana d'opera. Ma di questa problema abbiamo parlata poc'anzi: per nai il nocciola della questione sta neii'allidare ad un organa unico il comando dell'economia, inten-dendosi che questa a sua volta si varra di particolari arganismi ac-cenlratori per i'esplicazione delle direttive generali da lui emesse. E tanto per esempliiicare, a scan-so di errate interprelazioni a slon-do piü o meno scarlaito, ammesso di all'dare al Ministra della produzione il compito di pianilicare iecanomia, le direttive circa lo spostamento della mano d'opera — ivi compresa la compilaziane di «scale di precedenza delle produzioni" — verranna lissate dal sud-detto organo; le direttive saranno praticamente realizzate da un organo esecutiva unico per il lavoro, che in Italia sino ad oggi non esi-ste. II problema e dillicile da rea-lizzare tenuto canto specialmente del momenta che nan e lavorevale certamente, per o wie ragioni, ad esperimenti nel campo della produzione; ma ci sembra che il ler-vare di attivitä di questi giarni nel campo sindacale-corporativa sia di buon auspicio per una razionale sistemazione della nostra economia che, ricordiamalo, e elementa lon-damentale per la Vittoria. Filippo Ubaldi LE ASSISTENTI DI FABBRICA Quando si parla di assistenti sociali, si intende generalmente considerare la assistenti che prestane servizio presse le Unioni provinciali della Confederazione Fascista dei lavoratori deirindustria. Ma vi e uu'altra forma di assistenza sociale, svolta ugual-mente dal personale femminile di-plomato dalla Scuola Superiore del Partito: assistenza sociale cosidetta «di fabbrica», che viene effettuata presso le singole aziende industriali, a cura della Confederazione Fascista degli Industriali. Abbiamo accennato altra volta alle origini del «servizio sociale» a favore dei lavoratori: organiz-zazioni prettamente paternalisti-che, sorte nellMmmediato dopo-guerra a Milano, Firenze, Temi, Livorno. II servizio sociale fu poi assunto direttamente dalla Confederazione degli Industriali, mentre, fin dal 1928, vEniva istituita la Scuola di Assistenza Sociale del P. N. F. Nell'aprile del 1929 la sede di Torino si aggiungeva alle quattro sedi precedentemcnte esi-stenti e, alia fine dell'anno, le sadi dell'assistenza sociale di fabbrica ammontavano a 16, permet-tendo cosi di assorbire tutte le assistenti diplomate dalla Scuola. Nel 1934, intanto, secondo un criterio piü aderente alia conce-zione sociale fascista, veniva isti-tuito il servizio delle assistenti sociali prasso I'organizzazione dei lavoratori deirindustria: servizio che assunse ben presto un note-vole sviluppo e un'adeguata im-portanza nella vita sindacale e sociale italiana. La Confederazione Fascista degli Industriali, con la piena adcsione di molte aziend?, CDntinuo ugualmente ad assumevj assistenti sociali, dette coniune-niente di fabbrica, sempre prove-nienti dalla Scuola del Partito, dove venivano pure preparate, le assistenti destinate alla Confederazione dei lavoratori deirindustria. \,o sviluppo di questa speciale forma di assistenza sociale, che si svolge col consenso e I'appoggio dei datori di lavoro presso lo stesso ambiente di lavoro, sta a dimostrare I'importanza dell'isti-tuzione e la bonta dei risultati ottenuti. Infatti, I'assistenza di fabbrica si reca periodicamente presso le aziende a raccogliere e vagliare e indirizzare le richieste di patrocinio che possono essere di carattere politico, sindacale, giuridico, sanitario, demografico o anche profondamente umano, come ad esempio la donianda di affiliazione, il riconoscimento di un figlio naturale, la produziono di documenti inatrimoniali etc.; oltra ad occuparsi attivamente di iniziative periodiche a sfondo col-kttivo come la Befana Fascista I'organizzazione di colonie estivc per le operaie e per i loro bambini. Attualmente, poi, I'assistenza di fabbrica, come pure I'assistenza sociale, deve giornalmente molti-plicare la sua vasta attivitä, diri-gendo particolarmente la sua at-tenzione e le sue cure verso le famiglie degli operai richiamati alle armi, dei combattenti e dei Caduti, aiutando, consigliando e collaborando con esse, affinchö nessuna delle speciali provvidenze stabilite dal Regime in loro favore venga a mancare. Le statistiche del servizio sociale di fabbrica segnano infatti un fortissimo aumento di richiesle di tutela in tutti i settori assi-■jtenziali o particolarmente nelle protiche militari. Provengono inol-tre giornalmente alle sedi cen-tinaia di documenti richiedenti notizia di prigionieri e di conna-zionali all'estcro: pratiche che vengono celermente e regolar-mente smistate e seguite sino alla loro definizione, tramite i compe-tenti uffici della Croce Rossa, dei iVIinisteri degli Esteri, della Guerra, dell'Africa Italiana, della Mc rina e dell'Aeronautica. Numerose sono pure le pratiche relative a ri-cuperi di beni e ricerche di cittadini italiani che r-sultano disper-si all'estero per cause bellicho, oltre a quelle relative agli operai italiani occupati in Germania. Ri-cordiamo infine le pratiche per rmtraccio di vaglia e pacchi postali spaditi a combattenti militari e civili, le domande di »isarci. mento di danni subiti in Africa e in patria per cause di guerra, Ic domande di rimpatrio di conna-zionali resident] da molto tempo lontani dalla Madre Patria. Anche per I'attivita delle assistenti di fabbrica, come per I'ana. loga attivitä delle altre assistenti, non sono stati fissati criteri rc-strittivi, perche non e certamente possibile definire esattamente i confini dell'assistenza rivolta agli operai e alle loro famiglie. Qual-che limite, di natura essenzialmente pratica, e stato posto per de-terminare in un certo sense le rispettive sfere di cempetenza delle due forme di assistenza, sfore che seno molto vaste e continua-mente estensibili. Come abbiamo rilevate, le finalita che i due servizi di assistenza sociale si propongone sono identi-che, anche se questi sono effet-tuati in canipi diversi: organizza-to dal sindacate dei lavoratori I'uno; organizzato dal sindacato dei dateri di lavoro e sostenuto dalle aziende I'altro. Ma ambedue i servizi si rivolgono all'operaio, considerate nella sua natura essenzialmente umana: quanto piü si afferma il rapporto tra valcre di produzione ed efficienza --fisica e spirituale — individuate, ta'nto piü si afferma la necessita di sviluppare o perfezionare I'epe-ra di assistenza alle maestranze. li i due servizi debbeno organ' -:;are e coordinare la propria opera in modo da raggiungerej sempri; piü e sempre meglio, attravers) un'azione complementare, i lor'i scopi comuni. Riconosciuta dunque la necessitä di coordinare le iniziative delle due Confederazioni dell'industria sotto un'unica direttiva, che ga-lantisse un lavoro sempre piü esteso e complete nella sua capil-larita, fu stipulato nel 1940 un prime accordo tra le due organiz-zazieni, in funziene appunto di questa esigenza di coerdinamento e di collaberazione. 'V'enne infatti costituito un Comitato Iniercon-federale per I'assistenza sociale, con il compito di: estendere e po-tenziare gradualmente il servizio di assistenza sociale; dare unicitä (Ii indirizzo all'epera delle assistenti; coordinare le attribuzioni delle assistenti nei rispettivi settori; promuovere il coerdinamento dell'assistenza sociale con quella di tutti gli altri enti assistenziali del Regime; curare la formazione tecnica e spirituale delle assistenti sociali. Nel settembre 1942, e stato stipulate un nuove accordo, che riaf-ferma le premesse dell'atto costi-tutive del Comitato Interconfede-rale e, riconoscita I'opportunita di dare un indirizzo normative ai due servizi nelle spirito del pre-cedente accordo, fissa una volta per sempre il campo d'azione delle due organizzazieni, precisande prima di tutto che I'assistenza sociale di fabbrica deve esplicare la sua aziene soltanto in favore dei lavoratori appartenenti alle aziende associate al Servizio di assistenza sociale di fabbrica. Le pratiche di assistenza sociale vengono poi suddivise in vari gruppi, a secenda delle rispettive compe-tenze. 6 stato inoltre stabilite che le due Confederazioni dovranno scambiarsi informazioni relative all'attrezzatura ed agli sviluppi dei due servizi, oltre a tutti i dati ritenuti utili a meglio raggiunge-re le finalita dell'ac'cordo. Formula ampia, questa, che consente un'azione concerde veramente ef-ficace; ma I'accorde intercenfede-rale vuole ancora ribadire il concetto fondamentale della collaberazione, disponendo che gli organi periferici prow^dano a tener vivo le spirito del piü cordiale camera-tismo tra le assistenti sociali di fabbrica e le assistenti social i delle Unioni dei lavoratori. Si tratta di una disposizione veramente op-portuna, che viene completata da un'altra, che prevede frequenti contatti tra le assistenti, per permettere loro di scambiarsi infor mazioni e opinieni utili al migliore e piü rapide raggiunginiento delle finalita assistenziali dei rispettivi servizi. Questi, nel complesso, i criteri di massima, per cui si ritengono sufficientemente precisati i com- piti proprJ di ogni erganizzazio-ne nelle specifico settere del servizio sociale. E I'assistente di fabbrica, che a prima vista poteva sembrare un duplicate dell'as-sistente sociale del sindacato dei lavoratori, acquista cesi una propria specifica fisienomia, costi-tuende il naturale collegamento tra I'azienda e il lavoratore. Essa ciee adempie al fine — importan-tissimo — di assistere ed educare I'eperaio nel suo stesso ambiente di lavoro. M. Tabellini I" ßi Fasci in Tpincea inimi oiiioii £ DEL FASCIO Dl LUBIANA Marcello De Cristofaro e Paride Grassi Vice Federali ■ Umberto Cungi Vice Segretario del Fascio II Segretario del Partito, su proposta del Segretario Federale, ha nominato Componenti del Direttorio Federale di Lubiana 1 seguenti fascisti: Vice Segretari federal!: De Cristofaro Marcello — Classe 1904 — iscritto P. N. F. dal 20. 11. 1920 — squadrisla — iondatore di fascio — Marcia su Roma — Ulficiale del R. Eseicito — Ufficiale della M. V. S. N. — Volontario combattente nella guerra altuale sul Ironie greco-albanese ed in Bal-cania — giä Vice Segretario Federale. Grassi Paride — Classe 1908 — Iscritto al P. N. F. dal 1928 (Leva Fascista) — Dottore in scienze economiche e commerciali — Capitano 'della R. Aeronautica — Volontario nella guerra di Spagna e nella guerra attuale — Decorato di medaglia di bronzo al Valor Militare — giä Segretario di Gut — giä Ispettore Federale della Federa-zione dell Urbe. Componenti: Pertoldi Luigi — Vice Comandante Federale della G. I. L. L. — Classe 1905 — iscritto al P. N. F. dal 1926 — Ulliciale del R. Esercito — Volontario nella guerra greco-albanese. Carra Pietro — Fiduciario deU'Organizzazione Universitaria di Lubiana — Classe 1908 — iscritto al P. N. F. dal 23. 3. 1928 (Leva Fascista) — ingegnere — Capo Ma-nipolo della M. V. S. N. De Padova Ferdinando — Classe 1900 — iscritto al P. N. F. dal 24. 5. 1921 — squadrista — Marcia su Roma — Console della M. V. S. N. — Comandante la IV Le-gione Confinaria — Combattente nella guerra 1915-18 e nella guerra attuale — Decorato di medaglia di bronzo e croce di guerra al V. M. Mannu Ricci Giuseppe — Classe 1886 — Iscritto al P. N. F. dal 5. 1. 1921 — Combattente nella guerra 1915-18 e A. O. l. — Decorato di medaglia di bronzo e croce di guerra al Valor Militare — Console Generale della M. V. S. N. Joriati Carlo — Classe 1902 — iscritto al P. N. F. dal-ril. 12. 1920 — Squadrista — Marcia su Roma — Volontario in A. O. I. e nella guerra attuale — Capitano pilota. Covone Giovanni — Classe 1887 — Iscritto al P. N. F. dal 3. 3. 1925 — Ispettore Superiore di Dogana — Ten. Col di Fanteria — Combattente nella guerra 1915-18 — Decorato di medaglia d'argento e croce di guerra al Valor Militare. Maffei Ludovico — Classe 1905 — iscritto al P. N. F. dal 1920 — Squadrista — Marcia su Roma — Diplomato aU'lstituto Nautico — Capitano di lanteria — Seniore della M. V. S. N. — Volontario in A. 0.1. e nell'attuale guerra — Decorato di medaglia di bronzo al V. M. Buratti Giovanni — Classe 1895 — iscritto al P. N. F. dal 18. 4. 1921 — Squadrista — Combattente guerra 1915-18. Petronio Adriano — Classe 1890 — Iscritto al P. N. F. dal 12. 7. 1920 — Squadrista — Marcia su Roma — Mag-giore di Fanteria — Organizzatore sindacale — Volontario nella guerra 1915-18 — Ferito di guerra. II Segretario Federale ha nominato Componenti il Direttorio del Fascio di Lubiana i seguenti fascisti: Vice Segretario del Fascio: Cungi Umberto — Classe 1900 — Iscritto al P. N. F. dal 23. 3. 1921 — Squadrista — Marcia su Roma — Fon-datore di Fasel — giä Comandante di squadre d'azione — Combattente nella guerra 1915-18 e nell'attuale. Componenti: Giorgi Ilario — Classe 1910 — Iscritto al P. N. F. dal 21. 4. 1923 (Leva Fascista) — giä Fiduciario di N. U. F. — Volontario combattente in A. O. I. e nella guerra attuale sul fronte greco-albanese ed in Balcania — Decorato di medaglia di bronzo al V. M. De Petris Nino — Classe 1882 — Iscritto al P. N. F. dall'l. 1. 1920 — Squadrista — Marcia su Roma — Volontario combattente nella guerra 1915-18 e A.O.I. — Av-vocato. Beilei Lorenzo — Classe 1894 — Iscritto al P. N. F. dal 3. 3. 1925 — Ten. Col. della R. Aeronautica — Combattente nella guerra 1915-18 — Medaglia d'argento e croce di guerra al Valor Militare — Ragioniere. Govoni Carlo — Classe 1917 — Iscritto al P. N. F. dal 1939 (Leva Fascista) — Volontario combattente in A.O.I. e nella guerra attuale sul fronte greco-albanese ed in Russia — Decorato di una medaglia d'argento, due me-daglie di bronzo al Valor Militare — Croce di ferro di 2" Classe — Mutilato di guerra — Due volte ferito in combattimento. Prestopino Andrea — Classe 1896 — Iscritto al P.N.F. dal 27. 10. 1922 — Combattente nella guerra 1915-18 — Centurione della M. V. S. N. — Funzionario delle Ferro-vie dello Stato. II Segretario Federale ha ringraziato per I'opera svolta i Vice Federal! e i Componenti i Direttori uscenti. II Segretario Federale ha nominato Capo della Segreteria della Federazione dei Fasci di Lubiana il fascista Giorgi Ilario. * * * II Segretario Federale ha riconfermato nelle loro fun-zioni gli attuali Ispettori Federali. L'Alto Comminario inaugura il "Paradiso dei bambini" al Tivoli L'll pomeriggio ha avuto luogo, al Parco di Tivoli, l'i-naugurazione del «Paradiso del bambini», realizzato per accogliere le ricreazioni del-rinfanzia cittadina. Presenziavano all'inaugura-zione TEcc. l'Alto Commissa-rio e le Autoritä militari e civili. Dopo vibranti parole del Podestä, che ha ringraziato TEcc. Lombrassa a nome della cittadinanza per l'lniziati-va destinata all'opera sempre piü fervida d'assLstenza a fa-vore dell'infanzia slovena, il Vescovo ha proceduto all'l-naugurazione del campo. La cerimonda si 6 chiusa con l'esecuzione di danze e canti da parte della folla di bambini ivi convenuta. Campeggio e colonie della G.I.L.L. II giorno 10 corr., nel parco di Tivoli, si 6 Iniziato il pri-mo campo graduati cui parte-eipano nel prlmo tumo 160 BaUIla. AI secondo tumo, che si inizierä il 1» per terminare 11 15 agosto, parteciperanno 150 Avanguai-disti. AI termine del campeggio i parteclpanti ritenutl idonei conseguiranno il grado di Vi-cecaposquadra. Si sono contemporanea-mente aperte, sempre nel ter-ritorlo di Lublana, tre colonie diurne cui saranno ammessi 300 bambini, durante 11 primo turno dal 10 luglio al 10 agosto, e 300 bambine, durante il secondo che avrä pure la durata di im mese. Prossimamente saranno inaugurate in provlncla al-tre sette colonie diurne che accoglleranno circa 400 orga-nizzati per la durata di un mese. Spettacoli cinematografici Si avvertono i dopolavori-sti italianl che gli spettacoli cinematografici del sabato sera, al cinema Union, avranno luogo d'ora innanzi ogni gloved! alle ore 21.15. A^ffivito cUi Tasci femfniHiU Al Villaggio del Soldato Per iniziativa del Patrona-to per I'assistenza spirituale alle Forze Annate 6 stato do-nato un crocifisso artlstico al Villaggio del Soldato. In oc-casione della suggestiva ceri-monia moiti soldatl e molte patronesse e donne fasclste, con a capo la Fidudaria Pro-vlnclale, sono convenute nel salone centrale del Villaggio. Dopo la benedizione del crocifisso, il Ten. Cappellano — Padre Lazzeri — ha pro-nunclato un discorso esaltan-do il significato dell'offerta e rlconfermando la Immensa fede dell'Esercito e del po-polo, stretti in un solo fascio di granitlca volontä dl vln-cere, specialmente In questa ora in cui le forze dissolvltrl-ci dell'antl-Roma cosl feroce-mente si accaniscono contro la nostra Patria. Biblioteca del Soldato fi stata organlzzata, presso 11 Villaggio del Soldato, una biblioteca che poträ essere sempre piü arrlcchita, se ca-merate e cameratl concorre-ranno a potenzlare sempre piü llniziativa del Fascio femmindle col dono di libri e riviste. I voluml sono stati sceltl tenendo conto del vari gustl e della diversa cultura. I soldati e gli ufficiali avranno inoltre la posslbilita di con-sultare ogni qualvolta lo cre-dano opportune tutte le opere della biblioteca. La Bottega del Soldato Pure presso 11 Villaggio fun-ziona, da qualche giorno, la Bottega del Soldato, che la sezione Massaie Rurali ha or-ganizzatb in dipendenza alia Bottega della Massaia, arric-chendola, in piü, di tutto ciö che puö essere utile ai soldatl, non solo, ma anche di tutte quelle cose con cui il combattente diretto in licen-za desidera recare gioia alle persons piü care. Visita all'Ospedale militare Nel giorni scorsi la Fidu-ciaria e le sue collaboratrici hanno visitato ripetutamente I'Ospedale, distribuendo doni e sostando accanto al letto di tutti i degenti e particolar- i mente dei piü gravi per dire loro con quale cuore e con quanto amore il Partito 6 co-stantemente vioino ai suoi valorosi combattenti. Una S. Messa in memoria di Luigi De Vecchi Per iniziativa delle Gerarche del Fascio femmlnlle, le quald hanno voluto raccoglie-re camerate e cameratl in-torno alia loro amata Fidu-ciaria per onorare la memoria del suo figliolo caduto 11 6. 7. 1942 ad El Alamein, 6 stata celebrata una Messa al campo al Clmitero militare. Per I'occasione fasci di flo- ri sono stati deposti sul mo-numento ai Caduti e su tom-be recenti di gloriosi Caduti in Slovenia. Ringraziamento La Fidudaria Provinciale del Fasci femminili, viva-mente commossa per le innu-merevoli attestazioni di af-fettuosa solidarietä, ricevute in occasione del primo anni-versario della gloriosa morte del suo adorato figliolo, rin-grazia vivamente le Autoritä, 1 cameratl e le camerate dells Federazioni di Lubiana e di Trieste. IN PRQVINCIß CINENATOGRAFI LUBIANA Rappresenlazlonl; giorni feslivi alle ore 10.00, 13.30, 15.30 e 17.30 • giorni (eriali alle ore 14.00 e 17.30 SLOGA L'eroismo e I'insuperabile fede di un coratö „L'UOMO DALLA CROCE" La trama si svolge nelle immense steppe russe. Film altamente drammatico. MATICA Una storia d'un amore infelice in un ambiente artistico. Ottimi attori: Heinrich George, Heidemarie Natheyer, Will Waudflieg „LA GRANDE OMBRA" Film premiato alia mostra di Venezia. UNION Film commovente: ,Sottoilcielo delle Antille' I migliori attori tedeschi: Karl Ludwig, Diehl e Olga Če-hova. Una trama sensazionale .. . MOSTE Film d'croismo „AQUILE D'ACCIAIO« Herbert Wilk, Carl Raddatz Maria Marcadcr e Milano Penovid in un film commovente ..La fanciulla dell'altra rfva" KODELJEVO Appassionante stoiia di una bella pazza „Cavmala" Doris Doranti e Javor Pal — cume supple-mento un film gaio e emozionante ! ! ! A Kočevje La Fidudaria dei Fasci Femminili e la Segretaria delle Massaie rurali hanno visitato I'Ospedale Militare di Kočevje, recando ai degenti, con 1 loro dcxni, il saluto affet-tuoso del Federate. Le Gerarche hanno sostato a lungo, specialmente accanto al letto del piü gravi, aven-do per tutti affettuosissime espressloni di materna solidarietä. Prima di partirc, sempre accompagnate dal Segretario Politico e dalla Se- gretaria del Fascio femminile, hanno visitato il Clmitero militare. Da Novo Mesto Fra le molte attivitä del Fascio Femminile ä da annoverare la composizione del quintetto artistico, organizza-to con elementi della Federazione. Gli artisti del quintetto, Che hanno giä recato ore dl Serena gioia negli ospedali di Ribnica, Longatico e Cocevie, hanno svolto, 11 giomo 11, un interessante programma per i feriti, raccolti per I'occasione nel giardino dell'Ospedale. Prima di questo spettacolo, Che ha rallegrato per due ore 1 valorosi degenti, la Fidudaria Provinciale dei Fasci Femminili ha recato doni ai feriti piü gravi che non hanno potu to partecipare al tratteni-mento. A tutti i convenuti ha porto quindi il saluto dell'Al-to Commissario e Segretario Federale Eccellenza Lombrassa, a nome del quale ha di-stribuito numerosi pacchi-dono. Hanno assistito alia mani-festazione il Generale M., 11 Direttore dell'Ospedale ed al-tri Ufficiali del Presidio. Domenica 18 p. v. il quintetto si produrrä all'Ospedale Militare di Črnomelj. --\ OstitiLto 2L CLta^'do fiat donrniatcLo On2usttLa L U B I A N A •••••••••••••••••••••••••••• Via Prešeren 50 Tuffe le o pe ra z i o n i d i ban ca su fuffe le piazza d'Ifalia Ladrogheria medicinale^ fiaWMlca Bleiweisova 18 (di fronte al Caffč Europa) off re articoli disinfettanti, oggetti di toeletta, galanterie, te medicinali, creme speciali per la cura e la bellezza della pelle Jos, Eberle Gioielleria, orefice, argenfo e orologeria LUBIANA - Bleiweisova, 2 (Albergo SLON) üevxmanshy'-' SUala ticvaio LUBIANA — Via 3 Maggio passaggio Grattacielo si raccomanda Trottoria „AL C ACQ ATORE" con annesso servizio di caffö LUBIANA Posizione centrale: Via Roma, 24 all'angolo del Viale ViHorio Emanuele III — Via Trieste (dl fronte all'orologlo) Vini natural!, bevande antialcoollclie, bibite e cucina casalinga Tal. 46.95 PREZZI MODICI T.l. 46-95 K J. KLEMENČIČ Siu^ di Uccacoüa, ^ocotad, fncMoni c&^caüaci, tu,.. NOVO MESTO - ProYincia di Lubiana hcutta tt^eö SABATO. 17 LUGLIO 1943-XXI rCO0BD//f/ [ Coro balcanico Ci piace riprendere questo articolo del camerata De Bernart apparso su «Nuovo Oc-cidente» del 26 giugno scorso nel quale viene opportuna-mente prospetatto uno dei lati... piü geniali della propaganda comunista, la quale ha creduto di trovare nei nostri soldati un branco di ignoranti pronto a farsi menare per il naso da un qualunque manifestino di gusto... piü 0 meno balcanico. Caro balcanico, della, fu Jugoslavia: fiiut a un paio d'anni or sono io non ti co-noscevo di persona; avevo sentito dire e visto scrivere motte cose della tua terra e di te, ma non me ne rimaneva che una vaga impres-sione di Tnestamenti, congiure e affanni politici. Sapevo che il grande successo ottenuto dai ttioi Gospodin Trum-bic, 86 bene ricordo, a Parigi e a Versailles, era un sticcesso di tipo forense; che erano state bene esposte a Wilson le ragioni della tua terra; inoltre i tuoi interessi coincidevano con i suoi e con quel-li di Lloyd George e talvolta an. che con qtielli di Clemsnceau; i-noltre quelle sigyiore americane che intervenivano ai trattenimenti nei salo7ii dell'*Edoardo VHI» erano irresistibilmente simpatiche, molto eleganti, affascinanti. E coA per affarismo in grande stile, per affari di cuore, per tut-to, ma non per far riscontro a una Nazione, nacque lo Stato ju-goslavo e nacque I'assetto balcanico che ha durato dall'nltra guer-ra a qiiesta. Io non pretendo di illustrarti tutti gli aspetti di questa situa-xione, nella quale tu sei troppo immerso per veder bene, ne pretendo di riassumerti per eontra-p-posizione quelli di una vera Na-zi(yne, dove gli uomini Hanno, con lavoro di secoli, costruito un vero Stato. Sa/rebbe troppo lungo e, forse, troppo difficile. Un solo aspetto ti voglio indi-care, e gli altri li vedrai da te, se ti soffermerai sul primo, che i di capitale importanza, e se smet-terai di fare il e ti metterai a fare I'cuorno serio>. Un solo aspetto: questo. Hai mai notato che il cittadino di un vero Stato, in varia forma (co-scrizione obbligatoria o meno) a un certo momento prende le armi per il suo Paese? Che da quel momento diventa soldato, finche il suo Stato ha bisogno di lui? Ecco, intanto, una differenza netta tra lo Stato che esiste in realtä e quello che s'e combinato un colore nuovo per distinguersi sulla carta geografica. Nel primo il cittadino chiamato alle armi si trasforma interamente, diventa un altro uomo, cioi un soldato. Se antecedentemente aveva qual-che dubbio, qualche idea coitfusa, il progetto di qualche iniziativa, diventato militare, cancella tutto dal 8U0 animo; non e che un soldato del suo Paese, che ha com-piti netti fissati dai regolamenti, ha superiori cui ubbidire e una Bandiera da tenere in alto, la quale ž un pezzo di stoffa che vale la vita di molti milioni di persone, doe anzitutto di tutti i militari e poi degli altri, loro pa-rena, o semplicemente loro con-nazionali. Nello Stato della sola carta geografica il cittadino diventa soldato, ma per mancanza di quella tradizione che si trasmette col sangue dal padre ai figli, per mancanza della coscienza nazio-nale e quindi di una profonda realtä militare, egli resta di den-tro quaVera e di fiiori si mette la divisa. Che cosa avviene? Che per lui non i vangelo la parola del su-pcriore; che le sorti o le vicende del govemo o degli affari del govemo incidono sul suo compor-tamento; che al primo comitato di arruffapopoli costitxdto nellc vi-cinanze, ha da dire qualcosa an-che lui. Tu mi domandi: — Ma ž sicuro che dentro al fondo delVanimo di ogni soldato, per esempio italia-no, e avvenuto tutto quel mutamen-to che dite voi? Voi to supporiete. Chi ve lo assicura? Quali sono le prove? & giusto: tu non ci conosci e lo hai dimostrato in molte occasioni, non idtima quella diffusione di manifestini tra i soldati italiani, che, con I'invito a fare la politica tra un tumo di guardia e un ser-vizio di ramazza, ci ha fatto molto divertire. Quindi giustamente ti occorre ujia prova: vediamo di acconten-tarti. Ma, psicologo tu, psicologo io. D'accordo? Dunque attento: tu hai assistito ieri a una scene t ta che qualche tuo compaesano vuole adoperare per far propaganda contro gli italiani. Bene: io richiamo la tua attenzione proprio .m quella sce-netta. Un sergente rimproverava un militare per la strada: non e bello, ma credo che in quel momento fosse necessario. II militare stava impalato sidl'attenti e diceva — Signorsi, signorsi. II sergente era di uno di quei tipi che quando vanno in collera non si fermano poi tanto facil-mente e diceva: — Signorsi un cor no: sei un gran cretino, non capisci un acciderite. Hal capito? Sei un cretino. E quello, impalato: — Signorsi. D'accordo sul fatto che il sergente avrebbe potuto fare a meno di darsi a quella sfuriata; soprat-tutto — e qui, magari nan d'accordo — per la presenza tua e per quella dei tuoi amid. Ma io volevo richiamare la tua attenzione sui pensieri e sugli stati d'animo del militare rimprove-rato. Tu credi che fosse un uomo mite per natura? No, quello da borghese era an-dato due volte davanti al giudice per rissa e percosse. Giovanottone della mole che hai visto, e un tipo che non avrebbe mai permes-so a nessuno, non dico di trattar- 10 cosi energicamente, ma anche di sfiorarlo per sbaglio con una spalla, passandogli vicino. Quando lo incontri un'altra volta pi'ova un po' tu a dirgli quello che gli diceva il sergente, o anche molto meno; 'prova. E allora, com'e che gli diceva solo: — Signorsi? Disciplina, caro balcanico, disciplina. E ti dico di piii: egli avvertiva 11 dispiacere deU'umiliazione, ma insieme, e con maggiore intensita, egli provava la soddisfazione di dominare I'impulso a reagire, che e istintivo e primitivo, eon la vo-lonta di ubbidire, che ž ragionata e quindi superiore. II gusto della dedizione a una sola causa, anima e corpo, lo conosci tu? Non lo conosci: io ne ho la riprova semplicemente con-statando che tu tenti di persua-dere i tuoi conterranei con i manifestini e, quel che e peggio, che ci riesd. Sei dunque scusato se credi che con i soldati italiani sia la stessa cosa; ma devi convincerti che quel che ti dico io non e solo la tesi di un articolo da giomale: i la veri-ta, quella della nostra vita di tutti i giomi. Questo miitamento radicale di contegno dallo stato di tdttadino in borghese* a quello di tmilita-ret i comui^e a tutti noi, dal soldato che a casa sua era un pre-potente e qui, in divisa, sopporta qualunque *cicchetto9, all'uffi-ciale che viveva da «signorino» e qui, divisa, si sente onorato perche gli e stata affidata la cspesa viveri» o un servizio anche peggiore, fino al Generale che ha I'automobile, piü adatta alia sua eta e al suo grado, ma se e necessario lo vedi inforcare il mido a basto e farsi una strapazzata da qtdndicenne, tutto contento, Sai come li chiamiamo tra di noi questi disagi del servizio militare? Li chiamiamo tnaia» e ci scherziamo sopra, a parole, ma a fatti non ci scherziamo, caro mio: a fatti facciamo sul se^-io. E vogliamo bene tutti alia €naia del soldatot perchi ha la stessa origine 'e gli stessi scopi delta €naia del Generate*. Ognuno at suo posto, ma tutti per lo stesso fine. Ti piace, balcanico? E ti sei convinto che ho impa-rato a conoscerti, da che ti parlo di un argomento dove hai tutto da imparare? Salute, balcanico. E fai manifestini ai borghesi, delta tua terra; tanti, una montagna di manifestini di tutti i colori e in tutte tingue; ma non fame piii ai militari. Enro De BernaH I bombardieri di Pompei . .. e hai vislo che fitmo e che fiamiuate sulla cima del monie li vicino? (disegno di Vitt. Frova) II panslavismo comincio ad essere di moda nel secolo XIX e nei salotti eleganti dell'epo-ca si parlo simpaticamente di questo movimento patriottico-sentimentale-romantico delle minoranze ■ soggette all'Au-stria ed alia Turchia riven-dicanti la loro indipendenza in nome della loro naziona-lita. In un senso russo (della Russia degli Czars) il panslavismo signified, soprat-tutto per gli intellettuali che ne discutevano accademica-mente, una tendenza vei;so i Balcani e I'Europa occiden-tale, tendenza che a nessuno venne mai in mente di consi-derare pericolosa in quanto ritenuta ne piü ne meno che un nobile affratellarsi di spi-riti e di idee. Con i Decabri-sti e poi con Erzen, con Ba-kunin e con Dostojewskij, anzi specialmente con Baku-nin e con Dostojewskij, il mistico dell'azione e il misti-co del pensiero, il panslavismo assurse quasi ad una idea classica e mistica insieme, fratellanza di popoli slavi sul piano piü commovente della solidarieta umana. II panslavismo d'oggi, nel-rU. R. S. S., non e questo, che il ramo dell'idea comunista si e innestato sull'antico ceppo della nazionalita che affratella ed il bolscevismo con i suoi piani quinquennali ha preso la via, che giä fu del movimento panslavo, verso la Bal-cania e I'Europa occidentale, per cui il programma nazio-nalista s'e fatto internaziona-le nel perseguimento dell'uto-pistico comandamento del-I'assei-vimento universale al-I'U. R. S. S. E questo fin dall'immedia-to dopoguerra, quando la Russia di Lenin tento la penetra-zione in Europa specialmente per la via economica. Ma non si raccolsero buoni frutti, neanche nella Germania, la quale nei piani quinquennali era stata designata come prima vittima in quanto si pensava che essa fosse stremata dalla lotta ed awilita dalla sconfitta. ^hta Unea irrriMANALi dclla federazioni DEI PAtCI DI COMBATTIMENTO DI LUBIANA DIraltor* rmponulill» LUIGI PIETRANTONIO Tlpografla 8. A. Lublant I primi rapporti di reci-proco aiuto che la Russia e la Gei-mania avevano stabili-to, fallirono quando il com-missario del popolo Litvinoff appoggio troppo la politica del suo paese alia Societa delle Nazioni e si ritrovo alleato di quelle potenze plutodemo-cratiche che per sistema era-no piü avverse al sistema politico creato da Lenin. A Litvinoff successe Miko-jan che riprese il vecchio progetto. Si ebbe il patto con il Reich (1939) e due altri patti completivi lo seguirono nel 1940. Ed intanto si tramo (all'ombra del Kremlino) il tradimento oggi smascherato e di cui la Germania ebbe 11 primo sentore allorche vide Mosca stipular trattati com-merciali con quanti paesi le era possibile nei Balcani, Bulgaria, Jugoslavia, Ungheria, Slovacchia, Romania, trattati che portavano una clausola in verita molto equivoca, poi-che veniva a conferire alle delegazioni commerciali russe la «extraterritorialitä» e tutti gli altri «privilegi diplo-maTici» ... A che ciö mirasse lo si e veduto dopo, quando Hitler ha prevenuto le macchina-zioni della combutta anglo-russa-statunitense; e quando il pronto intei-vento delle truppe dell'Asse sui campi di lotta dell'Est ha impedito e sta impedendo che il bolscevismo dilaghi nel continente intero. Ma il campo dall'U. R. S. S. preferito per I'infiltrazione e stato sempre la Balcania. In particolare (ed e il ease tipi-co) I'allora Jugoslavia, la quale fu la prima ad essere sottoposta agli esperimenti del Komintern. In realta il Komintern (Comitato esecutivo centrale del partito) ha avuto sempre la certezza che i popoli balcanici (Bulgaria, Grecia, Romania, Jugoslavia) giovani ed ine-sperti, sarebbero caduti piü facilmente nelle sue grinfie. Nel 1936 la Jugoslavia fu sottoposta all'esperimento comunista giä suppurativo di Spagna. Si ebbero le prime manifestazioni: tra gli študenti ed il ceto colto in Serbia, tra le masse operaie in Croazia, tra i contadini in Slovenia, ovunque mascherate sotto il mantello del nazio-nalismo. Furono scoperte or-ganizzazioni, fu sequestrato ELiI materiale, furono opei'ati ar-resti. Tutto ciö prima che la Jugoslavia trovasse, segnato dall'Asse, il suo destino: quel destino cui ora, con chissa quali velleita, i partigiani vorrebbero opporsi con ridi-colo movimento ritardato e retroattivo. Dietro la falsa maschera rU. R. S. S. persegue il suo programma che non e di co-struzione — come altrove ho avuto, tempo fa, occasione di dimostrare con infinite prove — ma di distruzione, quale Dimitrof ebbe del resto a pre-cisare nel VII Congi-esso del Komintern: «...il nostro com-pito principale e quello di provocare disorganizzazione e paralisi...» Per il caso citato dell'ex Jugoslavia le direttive furono queste: 1) sfruttare i dissidi interni (un «Comitato interna-zionale per i prigionieri politici» — Paris, Rue de Sa-voie, 16 — ebbe la funzione di inventare maltrattamenti inflitti ai. detenuti politici da parte del governo); 2) aizzare serbi, croati e sloveni gli uni contro gli altri; 3) disgregare I'armata, op-porre la truppa agli ufficiali e tra questi risvegliare lo 360.000 soldati; 420.000 intellettuali; 692.000 operai; 9.600.000 contadini. Totale dei fucilati: 11 milioni 402.946. Morti per fame, privazioni ecc.: 25.000.000. Inviati nei campi di con-centramento, prigioni politi-che ecc.: 65.000.000. E, del resto, nello stesso spirito informativo dell'U. R. S. S. che ru. R. S. S. distrug-ga tutto. Ha distrutto la fa-miglia I'individuo lo Stato la religione la fede I'arte la ci-viM I'amore. La rivolu-zione liberale distrusse la storia di tutto un passato. La rivoluzione di Kerenski distrusse la rivoluzione liberale. La rivoluzione di Trotzcky e di Lenin distrusse la rivoluzione di Kerenski. Lenin ha distrutto Trotzcky. Stalin, oggi, distrugge Lenin. Stalin «epura» i suoi collaboratori: Tucacevskt, Bluchez, Kirow, Jagoda, Bukarin, Aykow^, Or-low, Putna, Zinoview, Kre-stinski, Jegorow^ ecc. Dalla distruzione e sorto il bolscevismo, che e distruzione: invento il nuovo proletariato per distruggerlo con la lotta di classe, come giä aveva distrutto la sua stessa rivoluzione originaria. Come oggi distrugge la Russia. Perche la veritä e questa: e la mannaia che tante volte si e levata in alto per compie-re i suoi assassini, una volta finalmente — sarä quando spirito dell'antidinastica e re- sarä — spinta dalla necessi- pubblicana «mano nera»; 4) promettere ricchezze ai contadini ed agli operai; 5) suscitare odio e diffi-denza contro i regimi autori-tari di tipo fascista. Opera distruttiva. Ma di quale distruzione I'U. R. S. S. sia capace e quale boia si na-sconda dietro la maschera del panslavismo, lo dimostra lo specchio seguente che elenca le «epurazioni» compiute nel «paradiso sovietico» dal 1917 al gennaio 1938 (mancano quindi sei anni alia statistica completa): Fucilazioni: tutta la famiglia imperiale; 52 arcivescovi e ve-scovi; 4.860 sacerdoti; 7.824 pi-ofessori e maestri; 8.920 medici; 48.000 guardie e gendar-mi; 65.000 ufficiali e impiega-ti di polizia; 75.490 ufficiali dell'Eser-cito; 120.800 funzionari dello Stato; tä della vita e della storia, il boia la sentira fatalmente ri-cadere su di se. E per la prima volta un suicidio sarä atto santo nella Stoiia. J Enrico Caialdi DOLOP FABBRICA MATTONI Soc. accem. Prečna pressoNovo mesto FABBRICA: mationi da costruzione pieni, forati per facciaie ed archi; tegole di tutte le specie; mattoni refrat-tari su misiira per fii-maioli. Petti materiali sitrovano in deposito e si oendono a prezzi piii convenienti.