ANNO I. CAPODISTRIA, 5 maggio 1919 Num. I. mm del Comitato „ L'ITALIA FARA' DA SE' " >/AtU É^Ol WILSON mascherato da mazziniano Quando G. Mazzini con l'anima sua proletica vaticinava al mondo: ,,L'Italia e l'Europa camminano lentamente, ma sicuramente, come la giustizia di Dio alla crisi suprema, alla grande battaglia fra la libertà e il dispotismo", con il suo sguardo ^'aquila fìsso nel futuro vedeva il mondo diviso in due grandi campi: in uno le democrazie, monarchiche o repubblicane, non importa, poderosamente armate centro l'assolutismo per il trionfò di quei grandi principi ideali : - tra essi fondamentale quello di nazionalità che furono, prima che altrove, proclamati in Italia per opera e merito del fervente ed eloquente repubblicano. 11 quale lanciava in faccia a tutti i potenti tiranni di ieri e di oggi la condanna di ogni nazionalismo imperialistico asservitore delle grandi nazioni e | annientatore delle piccole, quando manifestava tutto il suo aborrimento per „le nazioni usurpatrici, imbevute di monopolio" che fondano la propria forza e grandezza nell'altrui debolezza e povertà ; e assegnava ad ogni popolo come doverosa e santa missione anzitutto la lotta per la propria libertà e indipendenza, ma poi la lotta per l'unità e indipendenza di tutti gli altri. Aveva in orrore ed esecrava la dottrina del „non intervento" e il sistema della neutralità, quando i popoli traggon le spade contro i tiranni e gli oppressori in nome della libertà e delle nazionalità. Questo l'idealo programma altruistico di quella sana e salda anima di G. Mazzini, cui Dio favellava nel carcere di Savona; per questo il nostro vessillo crociato davanti ai suoi battaglioni afforzati di disciplina e d'armi segnò luminoso di gloria e di vittoria la marcia trionfale alla libertà del mondo. Su questo programma che parve, e purtroppo non è, l'ideale «upremo di Francia e d'Inghilterra, s'incardina il nuovo verbo affaristico dai 14 punti del pseudo redentore d' oltre oceano, suscitatore d'entusiasmi ed ebbrezze, trascinatore di cuori, finché assisosi arbitro del mondo nell'alto Consesso non gettò la maschera per suggellare il suo trafficante nazionalismo imperialistico col turpe mercato di Fiume, non da meno in ciò ai potenti tiranni pel passato, paraninfo Inghilterra e Francia. E mentre il grande genovese aveva proclamato che la democrazia „nori sarebbe che un egoismo ravvolto di un nome pomposo", qpando la patria, non si prefìgesse l'altruistica, umanitaria, idealo impresa di combattere „a beneficio di tutte le patrie", perchè sia libera e sicura l'umanità, il piccolo fraudolento mercadante rappresentante la cavalleresca nazione dalla bandiera stellata, capovolse i termini di quel generoso principio mazziniano attuandono uno tutto egoistico che mercanteggia tutte le patrie a beneficio della patria, perchò dell' umanità sia ribadita, nella libertà nazionale, la schiavitù economica. Non per questo Mazzini fieramente rimbrottava l'Inghilterra nel 1859 per la sua neutralità, non per questo in quel torno di tempo rivolgeva il suo fervente appello ai cittadini delia repubblica dell'America del Nord: „Nella grande baftaglia che si combatte su tutta la terra fra il bene o il male, fra la giustizia e l'arbitrio, fra l'eguaglianza e il privilegio, fra il dovere e l'egoismo, fra la verità e la menzogna ....il vostro posto è segnato, voi dovete sentire che il trarsi in disparte sarebbe colpa". E cosi mentre la grande figura di Mazzini esce dalla cerchia della storia d'Italia ed entra maestosa e superba dei suoi principi, splendida di luce ideale nella storia dell'umanità, quella del signor Wilson, l'effimero idolo del mondo, il falso prosecutore delle dottrine mazzi niane, dal radioso campo della storia mondiale, dove per poco parve rifulgere, viene spinta oscura ed obbrobriosa per il disprezzo e l'esecrazione di tutto un popolo nell'ignobile mondo, dove campeggiano i grandi truffatori, i celebri cavalieri d'industria che giocano e barano col sangue di martiri ed eroi di tutte le genti. Per la malefica opera sua l'immane conflitto, la guerra d'idee combattuta con l'armi di tutti i popoli à il suo funesto e indeprecabile epilogo in una tragica farsa dove i prò tagonisti si dividono i lauti mercati e le clientele del mondo. Ma il nostro tricolore crociato canta ai venti, in faccia al sole, la sua immacolata purità, non così la bandiera che ricorda l'azzurro del cielo cosparso di stelle. Celso Osti. 5BSS! Le unanimi adesioni dei sodalizi fli Capodlstria PRO FIUJVIE E DALMAZIA Ai venticinque aprile giunse a Capodi-stria la notizia che Woodrow Wilson, negava giustizia all'Italia, negava quei principi di autodecisione, da lui stesso proclamati, misconosceva quell'esempio mirabile di fermezza nazionale dimostrato da Fiume, era sordo al grido di dolore e d'invocazione suprema della Dalmazia. E tutta Capoclistria fremette d'indignazione quel giorno, tutti plaudirono ai nostri delegati che abbandonarono Parigi. E lo stesso giorno ben trentacinque sodalizi di Capodistria inviarono telegrammi di adesione a S. E. Orlando, presidente del Consiglio dei ministri a Roma : Eccone 51 testo: «Nell'ora in cui si tenta di privare l'Italia per quanto le spetta per sacrosanto diritto di nazionalità anche prima che per naturale diritto di vittoria, la città di Capodistria, interprete e custode di quello che fu pure il voto supremo di Nazario Sauro, si schiera unanime accanto ai negoziatori italici della pace, approvando la fiera attitudine e chiedendo che finalmente giustizia sia fatta.» Municipio Capodistria. «Volontari capodistriani riaffermano decisione immutablie solidarietà doloranti fratelli dalmati e fiumani. Non deporrem la spada, finché sia «Onore nazione italiana reclama redenzione fiumani e dalmati ; all'onore tutto si sacrifichi.» Consorzio Agrario Capodistria. ; «Alla volontà della Nazione che per T umanità meglio seppe offrire al supremo sacrificio i .moi nobili figli, si unisce in un' ora dolorosa e sublime il desiderio di vedere ricongiunte alla Patria anche quelle terre che ancor oggi, a dispetto dei difensori di laudate idealità, vantano la nostra civiltà.» Società C< perativa di Costruzioni oi use Capodistria. «Banca Popolare Capodistriana associasi plauso unanime Italiani vostro inflessibile atteggiamento.» «Con patriottica indignazione protestiamo contro infame spregio sacrifici cruenti e giusti diritti conquistati dalle armi vittoriose d'Italia, plaudiamo entusiasticamente all' ndomita fierezza no-stii delegati perche ad ogni costo prevalga la volontà ferrea della Nazione.» per la Società Navigazione a Vapore avvocalo Long». «Società Teatro Ristori non dubita punto saranno raggiunte nostre sante aspirazioni vostro risoluto contegno.» «Studenti e professori Istituto Magistrale Capodistria, fiduciosi trionfo sacri diritti d'Italia, pronti a difenderli se conculcati, plaudono atteggiamento risoluto delegati nazionali.» Dirigente.: H asma 11. Se ogni lembo della Palestina fu sempre saero al popolo Ebreo è perchè Dio gli aveva segnati i confini e perchè tutti eran figli di una stessa famiglia. Ebbene, noi Cattolici d'Italia siamo, più che gelosi, idolatri del patrio suolo perchè è il dito di Dio che ha fissato i suoi confini e perchè in esso vive e prospera da secoli un solo popolo, il glorioso popolo Italico che ha portato la civiltà al mondo intero. La vittoria ci ha dato i confini ed- i fratelli che l'ingiustizia ci avea tolti: nessuno, neppure un Wilson, potrà più strapparli ai soldati nostri che li hanno raggiunti con infinito spasimo ed estrema gioia> dopo un ecatombe di eroi. Sac. D. GIOVANNI LONA. schiavo un angolo dell'itala contrada. Siamo pronti a tutto.» Cap. Relli, Teli. Manzini, Ten. Aimerigogna. «Società operaia Capodistria partecipa sdegno comune per negato appagamento legittime aspirazioni nazionali e plaude risoluto animoso contegno rappresentanti nostri Parigi.» «In questo solenne momento il Fascio Pio Riego Gambini che à sempre subordinato tutti gli interessi particolari alla grande idealità di Patria si dichiara solidale con tutta la Nazione nel chiedere che le nostre rivendicazioni non sieno frustrate.» Segretario Grattoii* «Italia avrà cuore e braccio cittadini redenti per conseguimento giusti confini Patria.» Direzione Comitato Economico. «Associazione commercianti e industriali Capodistria reclama a qulunque costo unione Fiume e Dalmazia all'Italia. Plaude entusiasticamente opera delegati : nostri a Parigi.» " La Direzione. «Uniti nel dolore ai fratelli fiumani e dalmati vogliamo ora a qualunque costo sieno partecipi nostra gioia unione madre.» Cassa rurale agricola Capodistria. «Postelegrafonici Capodistria si schierano compatti con V. E. affermando i diritti d'Italia su Fiume e Dalmazia.» l'agnacco. «Plaude energica azione a tutela nostri sacrosanti diritti. Direzione Rivista „Vagine istriane".» «Comitato Esecutivo Monumento Nazario Sauro plaude vostro energico con tegno esortandovi persistere sino raggiungimento giuste aspirazioni.» «Fermi come torre che non crolla, e il buon diritto d'Italia vincerà l'affari- smo mascherato a ideale giustizia.» La Direzione ,,Pro cultura". «Comitato Assistenza Civile Capodistria plaudendo Vostro dignitoso contegno riafferma volontà che aspirazioni nazionali sancite da vittoria non vengano mutilate.» Voglialo, segretario Oltre a ciò inviarono sentiti messaggi di adesione la Famiglia Agricola Cooperativa, il Circolo giovanile . Vattova. ♦Studenti universitari di Capodistria plaudono energica azione V. E. e gridano con Voi ora e sempre: „0 Fiume e Dalmazia 0 morte".» < L'associazione ,,La Giovane Italia" Capodistria, con Voi solidale, plaude entusiasticamente energico Vostro atteggiamento e vuole rispettati i sacrosanti diritti della Patria vittoriosa.» La Direzione. «In quest' ora solenne il nostro plauso ; Fiume e Dalmazia sempre italiane.» Comitato studentesco italiano. «Circolo Italia Capodistria ammirando Vostra fiera risoluzione pregaVi resistere fino a clie abbiano compimento nostri voti.» «I funzionari Giudizio distrettuale Capodistria plaudono risolutezza dimostrata in quest'ora di angoscia suprema per i destini d'Italia nella tutela sacrosanti diritti Patria nostra sanciti dalla storia e consacrati col sangue.» Giudizio Capodistria. ___ « «Club Canottieri Libertas Capodistria nell' ora grave che incombe alla Patria memore che il sangue di tanti soldati d'Italia à sancito quanto unanime volontà popolo Fiume e Spalato ora esige fa voti acchè giuste aspirazioni d'Italia, rivendicate da gloriosa vittoria, abbiano loro unica soluzione.» La Direzione. «L'ingiustizia e il tradimento che si vuol consumare in favore dei vinti contro l'Italia vittoriosa da chi indisturbato sta dividendosi il mondo, negandole persino la sicurezza de' suoi confini di terra e di mare, trovano gl'Istriani indignati e risoluti fino alle estreme conseguenze ed appoggiali Vostro energico atteggiamento.» Escursionisti istriani Monte Maggiore. «Plaudenti mirabile fermezza V. E. esperantisti istriani assieme a tutta Italia sono pronti compatti pel raggiungimento giusti legittimi sacrosanti diritti.» per l'Unione Esperantista Istriana - Capodistria Demetrio Cossaro, presidente. «Gl'impiegati delle Imposte di Capodistria nell' istante in cui protestano contro la evidente partigianeria, per cui si sta commettendo la maggiore delle ingiustizie, plaudono entusiasti ai propugnatori delle rivendicazioni nazionali a coloro che sempre come anche in questo momento seppero far risplendere l'inflessibilità e l'incorrutibilità dello spirito romano.» micio Imposte Capodistria. Questo Bollettino si distribuisce gratuitamente. Ai 25 aprile alle 19 le campane del palazzo pretorio, mute da lustri, chiamavano i cittadini in piazza. Alle 19.30 Piero de Manzini apre il Comizio dicendo: «Ora che finalmente aleggia su noi, conquistata a mezzo di sangue, la Libertà, ci è grato, come, in altri tempi, in lieti e dolorosi eventi, di avervi convocati qui sulla nostra piazza, al suono delle storiche campane, ad unire tutti concordi, memori delle passate sofferenze e delle speranze, la nostra voce, perchè suoni alta e vibrante protesta contro la obbrobriosa misconoscenza del diritto, che si sta consumando a Parigi. Un uomo, banditore ieri di un proclama di giustizia e di libertà, oggi con un altro proclama di sopruso, tenta di conculcare un nostro santo diritto. Fiume, splendente di italica gentilezza, fiera ed orgogliosa di lotte eroiche e di popolo italico, la Dalmazia, vibrante e fremente delle memorie eli Roma e di San Marco, offendendo in pratica ciò che si sostenne in teoria, saranno sacrificate nel mercato che si conclude a Parigi alla cupidigia del nemico eterno, del nemico che pur ieri, avventatoci contro dall' odio perenne instillatogli in lunghi anni dalla politica assassina di casa d'Absburgo, era il più fiero, il più livido difensore di quella mostruosità politica e storica che fu la monarchia austro ungarica. I tagliatori di mani inanellate, gli squartatori di donne, i violatori di spose, i lupi di ieri, fatti agnelli per l'occasione, si assidono oggi al convito che non si sono conquistato col sangue, che non si sono conquistato col martirio e, sorretti dall' appoggio violento e prepotente di un teorico di ieri, che à abiurata la sua teoria, ghermiscono cupidamente la parte più bella, la parte più dolorante, il brano più sanguinante del giusto premio della nostra Vittoria. La diplomazia del mondo, forse sogghigna. La stampa ipocritamente constata il nostro buon diritto. Ma no, perdio, noi che abbiamo sofferto con Fiume, noi che abbiamo dolorosamente morso il freno con la sventurata Dalmazia, non possiamo, senza vergognarci di noi stessi, assistere indifferenti al loro martirio. II sangue dei nostri eroi, quello dei nostri martiri, non lo abbiamo dato perchè si mercanteggi sul giusto premio della nostra vittoria.» Il discorso, sgorgato dal profondo di quel cuore sinceramente italiano, viene accolto da interminabile applausi che cessano appena quando il relatore prof. Giovanni Quarantotto, con elevata parola, rievoca le vittorie d'Italia e i diritti secolari della nazione su Fiume e Dalmazia, e propone il seguente ordine del giorno : Il popolo di Capodistria, raccoltosi concorde a plenar 0 comizio pubblico, mentre approva il risoluto contegno dei plenipotenziari nazionali alla conferenza di Parigi, si fa anch'esso mallevadore in faccia al mondo del buon diritto dei fratelli fiumani e dalmati, e chiede al Governo nazionale che questo diritto sia fatto trionfare ad ogni costo. Giulio Gratton porta l'adesione dei mazziniani. Antonio Minca quella dei cattolici. La folla enorme che stipava la piazza del Duomo che aveva ascoltato religiosamente gli oratori interrompendoli spesso con grida di Viva l'Italia, Viva Fiume é Dalmazia italiane, approvò l'ordine del giorno con acclamazioni unanimi. Dopo il comizio un corteo di tremila cittadini fece una dimostrazione di protesta contro i mercadanti americani e di solidarietà coi rappresentanti nostri. J)onne d'Jtalia. Una parola, un incitamento a voi. Lo sapete, quale geloso còmpito ci sia affidato da Dio e da natura. Voi sapete 1' ascendente, il potere, che noi abbiamo sull'uomo; voi lo sapete, voi, che siete il sorriso della vostra casa, la felicità, l'orgoglio dello sposo, le educatrici dell'infanzia. Sorelle, a voi la Patria si volge in questo momento gra-ve, che deve decidere della sua storia; Essa ci chiede che non perdiamo la nostra bella fortezza d'animo, ci chiede che siamo ancora e sempre pronte a soffi ire, ancora e sempre pronte a sacrificare la vita de' nostri cari siili' altare dell'olocausto. Ma non dobbiamo essere soltanto pronte a ciò ; poco sarebbe: ma noi stesse, noi deboli, fatte forti dell'amor patrio, fatte forti dallo sdegno per 1' offesa recata all' Italia dallo straniero, noi, dobbiamo spingere i padri, gli sposi, i figli, e tutti coloro che ascoltano la nostra voce, a far valere, se occorre, col sangue il buon diritto d' I-talia. — Sorelle, ascoltate i gemiti di Fiume italianissima, della Dalmazia forte, sentite i fremiti de' nostri morti, che sotterra non possono trovar riposo, e fate il vostro dovere, compite il sacrificio. Non sarà degna d'essere italiana, colei che non avrà sacrificato nulla alla Patria, colei che non avrà pianto! Maria Percoli. 11 PobcIq e l'Unità l'Italia. Giuseppe Mazzini parlando della Patria agli operai italiani, diceva: «La Patria è la nostra lavoreria: i prodotti della nostra attività devono estendersi da quella a beneficio di tutta la terra; ma gli istrumenti di lavoro che noi possiamo meglio e più effieace-11 ente trattare stanno in quella, e noi non possiamo rinunziarvi senza diminuire le nostre forze. Lavorando, secondo i veri principi, per la Patria, noi lavo riamo per l'Umanità; la Patria è il punto d'appoggio della leva, che noi dobbiamo dirigere a vantaggio comune. Perdendo quel punto d'appoggio, noi corriamo il rischio di riuscire inutili alla Patria e all'Umanità. Prima d'associarsi colle Nazioni che compongono l'Umanità, bisogna esistere come Nazione. Non v' è associazione che fra gli eguali.» Il Maestro parlava così quando 1' I-talia era ancora frazionata in parecchi Stati e l'Unità nazionale era ancora nel pensiero dei più un' aspirazione poco meno che platonica, ma non perciò ora che 1' Unità è quasi un fatto compiuto le Sue parole suonano meno opportune. Bisogna che il popolo comprenda, come per poter iniziare le sue battaglie 2 BOLLETTINO DEI, COMITATO „L' ITALI A FARA' DA SE'" Num. 1. economiche, per migliorare il suo assetto sociale, per ottenere quelle libertà di cui esso abbisogna e che ancora no» gli sono concesse, è necessario clic la sua Patria sìa finalmente una e indivisibile. Il Pòpolo nostro, in cui vive più incorrotta la tradizione mazziniana, sa che «• 011 v'ò associazione che tra gli eguali». Se l'Italia non potrà parlare a nome di tutti i suoi figli essa avrà nella Società delle Nazioni un posto di inferiorità, la pace europea sarà nuovamente turbata, i capitali d'oltre oceano potranno più facilmente suscitare nuovi conflitti, nuove guerre. Fiume all'Italia è quindi, prescindendo dalle imperiosi ragioni etniche e storiche, come da quelle giuridiche, una premessa necessaria alla pace futura d'Europa e quindi a quella dell' Umanità. Ma il Popolo lo sa. Il Popolo sa che la manovra wilsoniana è un losco intrigo dell'odiato capitalismo americano e va troncato rapidamente e sdegnosamente con un atto di solidarietà e di concordia che dimostri 'al mondo la grande coscienza della gente italica. 11 Popolo italiano vuole il bene di tutti gli altri Popoli, esso è sinceramente socialista ed internazionalista secondo la parola di Mazzini e di Garibaldi. Esso ha la coscienza che 1' Interna zionale non si può raggiungere che attraverso le Patrie compiute e libere quale Federazione di tutte le Patrie. Indice di questa coscienza è la magnifica affermazione di solidarietà nazionale che il Popolo italiano ha dato e che significa la sua decisa ed incrollabile volontà ad esistere veramente quale Nazione libera, che- non subisce concussioni al suo diritto. (lialio Gratlon. li A COSTITUZIONE DELi comitato „h'ITALIA FARA DA SÉ" Ai 27 aprile convennero in un' aula del palazzo Tacco alle ore 17 i seguenti trenta cittadini: Almerigogna ten. Piero, Amadi Eugenio, Iiacci Giorgio, Ban Giacomo, Bassi m.o Iginio, li "dica Remigio, Ca-logiorgio Maì-io, Corsaro Demetrio^ De-pangher Nazario, Deponte Giuseppe, Derin avi\ dott. Ste/ano, Destradi Francesco, Gratton m.o Giulio, Gravisi ten. Girolamo« Lonzar dott. Giovanni, Ma-molo Piero, de Manzini ten. Piero, Minea Antonio, Parovel solloten. Egidio, Percoli Carlo, Pobega dott. Piero, Po gliato Ed//, Quarantotto prof. Giovanni, Rasman prof. Giuseppe, Rasman m.o Vittorio, Retti (Rasman) cap. Giovanni, Sardos, dott. Paolo, Simeoni Romeo, Supliha Umberto, Vrlini Paolo, Valenti m.o Giovanni, i quali al di sopra e all' infuori di ogni competizione di parte (sono rappresentate le varie tendenze politiche della città) ànno 10 scopo di costituirsi in comitato, onde promuovere a Capodistria un' azione — concorde a quella di tutta Italia — acchè le giuste aspirazioni italiane non sieno in veruna guisa frustrate e che l'imperialismo straniero non violi il sacrosanto diritto di autodecisione proclamato cosi nobilmente da Fiume. Il capitano Giovanni Relli (Rasman) apre la seduta e prima di passare all' órdine di trattazione commemora 11 concittadino Vico Predonzani dicendo : «Oggi si compie il terzo anniversario da che Lui donava alla Patria la sua giovane vita. Nulla, meglio di questa dolorosa ricorrenza, potrebbe in questo momento ricordare il dovere, che tutti abbiamo, di porgere il braccio alla Patria e di difendere fino all' ultimo 1' onore della nazione. Vico Predonzani, sacrificò tutto : la giovinezza e la famiglia all'Italia: a-mici, onoriamone la memoria imitandolo.» (L'assemblea assorge). Propone quindi che tre dei presenti sieno incaricati di rendere omaggio alla memoria del morto, presso la famiglia. S' incaricano di ciò i sig.i avo. dott. Stefano Derin, dott. Giovanni Lonzar e ten. Piero de Manzini. Passa poi al primo punto dell' o. del g. : Comunicazioni. Lo scopo della nostra adunanza, dice il capitano Relli. credo sia a conoscenza di tutti, e tutti i. cittadini, sono convinto, e il comizio di ier l'altro ce lo à dimostrato pubblicamente, sentono la gravità dell' ora : ma è necessario che il palpito nostro, il no stro sentimento sieno a conoscenza del mondo, è necessario che il mondo sappia che l'Italia oltraggiata non accetta l'insulto, ma insorge pronta a tutto sacrificate, pur di salvare il suo onore. Noi delle terre liberate non possiamo, non dobbiamo assolutamente essere dietro a nessuno. Da ciò la costituzione del comitato. A questo spetta il còmpito di incitare i cittadini a dare forma esteriore a tutti i sentimenti che si agitano nell'animo nostro, (approvazioni). Su proposta Percolt-Derin vengono ancora accolti in seno al Comitato i seguenti cittadini : deputato avv. Felice dott. Bennati, Antonio Destradi di Nazario, Umberto Gerin di Giuseppe, Maier Biagio fu Giovanni, Marsi Giuseppe fu Andrea e Giuseppe Pellaschiar. Si elegono poi i membri dell'esecutivo del Comitato e sono nominati ad unanimità: Presidente: ri capitano Relli (Rasman ) Giovanni, vicepresidente : il maestro Valenti Giovanni, segretario : il maestro Gratton Giulio, vicesegretario: Minca Antonio. Membri dell'Esecutivo: Almerigogna ten. Piero, Bacci Giorgio, Cossaro Demetrio, Gravisi ten. Girolamo, Mamolo Piero, de Manzini ten. Piero, Percoli Carlo, Po-bega dott. Piero, Fogliato Edy. Si discutono i mezzi onde raggiungere il nobilissimo scopo e si decide di convocare mercoledì 30 aprile ancora una volta i cittadini in pubblico comizio. E contemporaneamente dopo lunga discussione si delibera, a unanimità di voti, di aprire una lista d'arrolamento per tutti i cittadini che, senza restrizione o coazione alcuna, sono pronti a dare il braccio alla Patria, qualora questa fosse minacciata nell'integrità dei suoi legittimi confini. S'invia quindi a Fiume il seguente telegramma : «Commendato!- Grossich, presidente del Consiglio Nazionale, Fiume. Iniziamo nostra attività solennemente impegnandoci sostenere Vostro sacrosanto diritto con ogni mezzo e a prezzo anche del sacrificio supremo. Comitato «L'Italia farà (la sé» Capodrstria.» Al cui messaggio ò pervenuta la seguente risposta : «Comitato «L'Italia farà da sé» Capodistria. Fiume risponde nella sua ora suprema Vostro fervido augurio con Romano grido : «Memento audere sem-per.» Comm. GROSSICH presidente Consiglio Niizionale-Fiiime». In questo momento solenne e grave per la nazione nostra in cui gii oppressori e imperialisti jugoslavi e i capitalisti ; anglofassoni tentano, valendosi vigliaccamente dei raggiri di parole e minacciando colla forza dell'oro quel santo diritto di autodecisione che à e-ternato Fiume italianissima il parlare di «pregiudizio di patria», è bestemmia. Si bestemmia : persino Robespierre lo dice che si può abbandonare la patria gloriosa, libera, trionfante mai quella minacciata e oppressa. No, cari lavoratori, cui io animato dai più puri sentimenti democratici mi rivolgo, voi non abbandonerete la Patria. No, ora il concetto di Patria non è pregiudizio, ora l'amare la Patria è un sacrosanto dovere; è un dovere quello che à tutto il proletariato di stringersi in un fascio per essa: difendere ora la Patria non vuol dire mettersi in campo a benefìcio di privilegiati ma significa combattere 1' oscurantismo imperialista di Trumbic e di Korošec, vuol dire abbattere il capitalismo dei miliardari sfruttatori americani che vogliono far Fiume, base del loro lucro e valendosi della loro strapotenza economica danneggiare l'avvenire delle nostre regioni italiane, portar via da qui i traffici immiserendo voi, lavoratori, che avete lottato con noi per abbattere l'Austria sfruttatrice. Sì, i nemici dell'oggi sono i nemici di voi lavoratori che siete stati gli artefici maggiori della Redenzione, artefici maggiori, dico, perchè voi in Italia avete dato un numero grande di volontari per la guerra di Redenzione. E chi scrive, ne ebbe per compagni di trincea non uno, ma diversi socialisti, animati dallo stesso entusiasmo degli altri. E non pochi tra loro ebbero a perire, versando il nobile sangue per una causa giusta. Perchè la nostra causa noti era e non è giusta ? Non lo dissero solennemente i nazionalisti ed i repubblicani, non lo dissero pure molti dei vostri uomini più eminenti, come Filippo Turati e Arturo Labriola? Sorgete quindi, stringetevi prima tutti intorno al vessillo di Redenzione Nazionale e non abbandonatelo mai! E quando i tempi saranno maturi quando le altre Patrie si saranno solidificate, allora sì, riuniremo in un fascio tutte le bandiere e al centro di esse campeggerà suprema e splendente quella Rossa, simbolo dell'Associazione delle Patrie libere e redente e, giovani lavoratori, che combattete onestamente e sinceramente per la Redenzione dal capitalismo, appena allora canteremo con Goffredo Mameli, il poeta e soldato di Roma Sarà la Terra agli uomini Come una gran Città. Piero Almerigogna. Mi in fasci! sii pM! FILIPPO TI K ATI. Il 28 aprilo il Fascio P. R. Gambini si raccolse d'urgenza in assemblea generale straordinaria per deliberare sull'atteggiamento dei Partito nel momento presente. L'assemblea di giovani forti - operai e studenti - che gremiva la sala votò unanime, per acclamazione, al grido di «Viva l'Italia» il Seguente ordine del giorno : «Il Fascio P. R. Gambini raccolto a Congresso straordinario il giorno 28 aprilo 1919 nella sede sociale, «considerato che nel presente gravissimo momento l'interesse supremo della Patria impone ad ogni cittadino una compattezza the sia superiore a qual inique interesse particolare, «considerato .ancora che la città di Fiume e le altre città italiane della-Dalmazia, che conobbero il nostro martirio ed aspettano ancora la redenzione, corrono pericolo di venir vendute all' 'imperiammo jugoslavo. «accettando il dovere imposto dalla impellente necessita, si schiera a lato della Nazione tutte per rivendicare le giuste e sacrosanti ispirazioni del Popolo italiano. «Si riserva però, dopo raggiunta completa la nostra unità nazionale, di mettersi in collaborazione con gli altri pattiti democratici per la realizzazione definitiva degli ideali economico-sociali della democrazia». La Patria non è territorio; ii territorio non ne è che la base. La Patria è l'idea che sorge su quello, è il pensiero d'amore, il senso di comunione che stringe in uno tutti i figli di quel territorio. Giuseppe filazzini. di canottieri „EHE0" di Fiume tiei'i «Linèrtes» di Capodistria à inviato il seguente telegramma: «Canottieri «Libertas» gelosi custodi «Indeficientcr» riconoscono valore simbolico pegno affidato. Come sempre saranno vostro fianco nei giorni supremi della decisione.» Direzione e soci. Fu un soglio! La fanciulla pensava. Fissava l'orizzonte ; ai suoi piedi l'onda, con un fruscio leggiero, lambiva la costa istriana. Il suo fidanzato era partito per l'Italia, quando si prevedeva lo scoppiar della : guerra. Ed ella pensava a lui, lo vedeva insieme ai soldati italiani, con la sua bella divisa grigio-verde, e quando tuonava il cannone sul Carso sassoso, ella guardava i lampi sanguigni degli spati e diceva: «E' lì !», l'accarezzava col suo pensiero, e gli parlava: «Vieni, su vieni, coraggio, o mio bel soldato d' I-talia !» Le sue compagne interrogavano : «E se tornasse mutilato? se...» e non continuavano ; il visino della giovanotta impallidiva, gli occhi s'empivano di pianto, ma la vocina non tremava rispondendo: «Sarò la moglie, il conforto d'un eroe! e se... se muore...» : ma no, neppure pensarci: non sarebbe morto; ella, il suo amore, lo proteggeva. E venne il giorno della liberazione per l'Istria, arrivarono i soldati d'Italia, ma egli non c'era fra loro. «Dove è? dov' è?» chiese, e tremava il suo piccolo cuore e non aveva la forza di domandare: «E' morto?» Ma che! Mase stava bene, i suoi affari fiorivano, sarebbe ritornato si, lo diceva a tutti, sarebbe ritornato quando l'Italia non a-vrebbe avuto più bisogno di sangue e di fucili! Ella ascoltava: e il suo bel sogno;? essere la fidanzata di... un imboscato, d'un vile! E quando egli tornò, la sua fanciulla erasi promessa sposa ad un forte e bel soldato, che sulla fronte portava una róssa cicatrice: Il bacio della Patria! diceva egli sorridendo : una pallottola toccatagli su Monte Santo, mentre sul vertice vi piantava il tricolore. Tina Maria. è il titolo