Soldi IO al numero. L'arretrato soldi 20 L'Associazione è anticipata: annua o semestrale — Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 76 — 25 settem. 77 importa fior. 3 e s. SO ; La semestrale in proporzione. Fuori idem. Il provento va a beneficio dell'Asilo d'Infanzia L'UNIONE CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE, 11 si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore l L'integrità di un giornale consiste nell'attenersi, coh costanza ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO — 26 gennaio 1869 — muore li patriotta Augusto Veceltf — (V. Illustrazione.) IL BUON MERCATO nella economia domestica Abbiamo due proverbi popolari, nei quali sta racchiuso un intero trattato di saggia economia. Chi più spendi meno spendi — Chi risparmia per la spina spandi per el cocón. Può darsi, in via eccezionale, che un acquisto a buon mercato corrisponda ad un beninteso iuteresse, ma in via ordinaria el bomarcà sbusa le scarsele. Il maggior solletico a spendere ha origine nel buon mercato, che facoltizza alle più modeste saccoccia l'applicazione della spesa. Preudendo il punto di partenza dai più comuni esempi, vedremo come un oggetto qualunque d'uso comune, quanto più si venda a basso prezzo, tanto maggiore se ne faccia il suo consumo. Colui che nelle spese per soddisfare i proprii bisogni non segue la massima d'un calcolo esatto, spenderà molto e male, e se il buon mercato gli permette d'allargarsi nel-l'acquisto, ne sentirà maggiore svantaggio, e, in certe occasioni, danno assoluto. In questi momenti più che mai ci sembra opportuno chiaccherare su questo riguardo, perchè in oggi precipuo studio d'una gran parte della società si basa sulla sola apparenza, trascurando poi il valore d'un reale e progressivo benessere, il quale, unicamente si basa su di una saggia economia. La straordinaria concorrenza nei commerci, convertita talvolta in gara poco decente, ha dato origine al buon mercato, e questo fecondò le facili spese, la sconsideratezza nel consumo, e sempre maggiori e nuovi bisogni. Il vantaggio stesso che una gran parte della società, a confronto di un tempo, potrebbe oggi ritrarre approfittando ragionatamente nell'attuale maggior facilità di certi APPENDICE. IL CABECILLA NOVELLA STORICA DI FILIPPO LAICUS pubblicata dall' Alte und Neue Welt tradotta da GIOVANNI de F. La mia patria è la tua, e se vuoi mantenermi la fede data, non può aver luogo opposizione al dovere. —• No ; io sono ancora Spa-gnuola, io appartengo ancora a mio padre. Quando fossi tua moglie, quando avessi abbandonato la patria mia per vivere nella tua, allora sarebbero mutate le circostanze ; porterei meco le reminiscenze del paese ove passai i più belli giorni della mia fanciullezza, mi rallegrerei della felicità della mia cara terra natale, e mi affliggerebbero le sue sventure; ma a me non incomberebbe più il dovere di prestarmi a soccorrerla. Ciò avrebbe potuto effettuarsi se si fosse ristabilita la pace tra due nazioni, se tu avessi meglio compreso e rispettato il sentimento di una Spagnuola, se tu non avesi pronunciato rimproveri che acquisti, si converte per irriflessione in gravissimo danno. È un fatto che l'antica privativa nell'uso di certe comodità della vita, a nostri tempi non s'annovera più, e ne guadagnerebbero il decoro e la moralità pubblica, se fatalmente per un falso amor proprio di molti, questo quadro non ci presentasse il suo rovescio, nel quale vediamo uua gran parte di famiglie che corrono una via rovinosa. Ed è appunto la facilità nel raggiungere certi scopi che ne favorisce l'impulso. Quando capita la cuccagna del buon mercato vedete un' affluenza di compratori, tutti lieti come pasque di poter avere il tale oggetto con pochi denari, e tanto più contenti, quando è dato loro nei successivi confronti d'acquisto mostrare la bravura della comprita a buon prezzo. A costoro converrebbe far sentir l'importanza dei citati proverbi, che quali grandi verità trovano ampia applicazione in molti fatti riferentisi ai bisogni della vita. Vedrete per esempio con qual compiacenza una madre di famiglia vi racconterà l'acquisto ch'essa fece, sotto la metà del prezzo comune, d'una pezza di tela per vestire i suoi bimbi. La povera donna spenderà tempo e moneta per allestire le vešči, sempre gaja nel pensiero di veder con pochi soldi contentati i suoi bambini; ma quando, dopo un paio di bucati le vesticciuole si sdruciscono ed abbisognano di mende, e poscia ancora di rappezzamenti, oh come allora la cosa muta di aspetto. Le vesti rattoppate sono presto neglette, ed i poveri figliuoli non appena goduto il vantaggio d'un abito mondo e decente, lamentano un nuovo bisogno. Non vi sembra che se questa madre, con maggior previdenza, avesse col medesimo denaro acquistato metà di roba ma buona, avrebbe fatto miglior affare? La risposta è indubbia, e ne risulta la certezza perchè con risparmio di metà tempo e denaro per la fattura, i suoi bimbi avrebbero avuto un abito di meno, ma goduto in cambio per un tempo assai più lungo d'un vestito buono e decente. Cou pochi fiorini potete comperarvi un orologio, ma avrete un livello continuo, senza ottenere lo scopo precipuo d'una esatta, misurazione del tempo. Conoscete i famosi ombrelli di circa un pajo di fiorini l'uno? Andate cou essi a ripararvi dalla pioggia e rispondeteci. E nei cibi accade la cosa medesima, e peggio ancora, perchè ci vadi mezzo la salute. Comprerete una bella farina a buon mercato, ma il vostro pane non sarà nè lievito nè sostanzioso, ne mangerete perciò il doppio, spendendo una doppia fattura, e buscandovi forse una malattia che vi ruba tempo e denari. Trovate un vino a buon mercato, e ne bevete allegramente, perdendo il giudizio e la salute. Bevendone la metà col medesimo denaro, e bevendolo buono, non vi sembra che guadagnereste doppiamente? Provatevi ad affidare un vostro lavoro a colui che v'offre il prezzo dell'opera estremamente ribassato, e vedrete infine come sarete servito. Lesinate pure se vi piace sulle mercedi, sui compensi, sul trattamento dei dipendenti, ma non volgetevi indietro perchè la compiacenza della vostra bravura potrebbe riflettersi in uno specchio di derisione. Pensate pure a tante altre belle cosuccie di 1 questo mondo, e diteci in grazia se i nostri proverbi abbiano o no ragione. Per parte ' nostra intanto, sulla scorta d' una ragionata economia, ripetiamo chi più spendi meno spendi — chi risparmia per la spina spandi per el cocón. C *• Nuova serie di Effemeridi Giustinopolitane ('Dalla Provincia - V. il n. prec. dell' Unione) dovevano spezzare ogni vincolo fra noi... Ma tu manderai mio padre al patibolo, e la mitezza dal tuo cuore per me e per mia zia ci manderà forse in via di grazia al bagno . ,. come Francese farai un' azione eroica ; sarai eguale a quel Bruto che fece decapitare i propri figli; come uomo . . . ora ti disprezzo senza limite. Dopo queste parole Maria addo-loratissima abbandonò lentamente la terrazza per andare in traccia di sua zia. Il capitano rimase ancora un po'di tempo colle braccia incrociate sulla ringhiera a guardare giù nella valle : aveva la faccia bianca come il marmo ed il suo respiro era affannoso. Alla fiue, dato un profondo sospiro, si ritirò a passi lenti nella sua stanza. CAPITOLO IV" — Il prigioniero Donna Camilla reduce dalla terrazza, aveva tosto lasciato il castello, era discesa nel villag-getto, ed era entrata in una delle prime case dalla quale, dopo un lungo discorso da lei tenuto alla contadina, uscì un fanciullo di circa dodici anni e si diresse quietamente verso la montagna. Quindi aveva fatto ritorno pensierosa al castello. A Maria nou riusci discaro di non aver trovato la zia: in seguito alla scena narrata sentiva il bisogno di trovarsi sola e d'interrogare il proprio cuore, poiché il suo animo s'era trovato finora in uu campo del tutto sconosciuto, e colla fantasia di uua meridionale era vissuta più nel futuro che nel presente : il soggetto di tutti i suoi sogni era stato Vittorio, egli la meta delle suo aspirazioni, il compimento dei suoi desideri, il suo idolo. Ora peraltro il boi quadro tessuto dalla sua fantasia s'era dissolto interamente, in modo tale da non lasciare nemmeno la speranza che l'avvenire fosse per essere come lo aveva sognato . . . esplicitamente aveva palesato il suo disprezzo al gentiluomo francese . . . e non poteva pentirsi . . . ella era stata disposta di darsi a lui per tutta la vita, di sopportare il disprezzo dei compaesani e la maledizione dei congiunti, di seguirlo in una terra straniera, della quale erano figli i devastatori della bella Spagna ... ed egli le aveva dato quella ricompensa ... ma la spina che più pungeva il suo animo era il doversi convincere che ad onta di tutto questo ella non aveva cessato di amarlo, ed CSeiinajo 16 1422 (M. V.) Ducale che officia il pod. e cap. a distribuire proporzionatamente le lire 1009 dell' annua imposta, spettante ai villici del distretto, in ispecialità alle ville del suo circondario estenuate et iuhabitate propter gnerras, - 1, - 40". *16 1512 II Prov. veneto avvisa il Senato come Damian Tarsia, Castellano di Cormons, respingesse consoli 100 fanti 1,100 austriaci. 17 1474 (M. V.) Ducale che impone al comune di armare la galera,non ostante le sue strettezze, per muovere contro il turco. - 1, - 207b. 18 1271 II vescovo Azzone, eletto arbitro, appiana certe differenze tra i comuni di Buie e d'Umago. - 5, — IV, - 341. 19 1599 II [capitano Pietro Rino ,fuga gli Uscocchi nell'assalto di Albona. - 5, - III, - 193. *19 5474 II Consiglio de' Dieci mette un dazio di soldi 20 (ridotto in seguito a s. 10) su ogni soma di sale portato all'estero. 20 1430 (M. V.) Ducale che autorizza la nostra carica di trattare in appello le cause a quei di Buie. - 1, - 9b. 21 1461 (M. V.) Ducale che avvisa il pod. e cap., Lorenzo Onorati, di attendere, perchè le barche armate sorveglino i triestini a fine non invadano lo stato veneto. - 1, - 178 . 22 1286. Gli arbitri deliberano, che Venezia restituisca al patriarca aquileiese la città nostra e la metà degli incassi fatti prò rata temporis. - 6, - III, - 190. *22 1706 Ducale con cui Giacomo del Tacco viene surrogato a Francesco del Tacco provveditore ai confini. 23 1419 (M. Y.) Ducale che autorizza i nostri a pescare, come per lo addietro, in tutte le acque istriane. -1,-33. 24 1618 Gian Francesco fu Rinaldo Gavar-do eletto a capitano degli schiavi in luogo del defunto Giacomo del fu Antonio Bruti. - 4 - 35. 25 1475 (M. V.) Ducale che ordina al pod. e cap., Luigi Barozzi, di non sequestrare le rendite del vescovato triestino cui sono tenuti i suoi diocesani soggettralla repubblica di Venezia. - 1, - 210v *25 118o Federico Imp. conferma al Patr. Olderico II le regalie del nostro Vescovato. 26 1436 (M. V.) Ducale che permette anche ai forestieri di poter levare il dazio-vino ecc. del nostro comune, purché presentino un piaggio. - 1, - 79". *26 1839 II governo austriaco accorda l'apertura d'un Asilo d'infanzia. 27 1428 (M. V.) Ducale che ordina al pod. e cap., Marco Memo, di adoprarsi, che il civico consiglio elegga a podestà di Due-Castelli persona di buona fama e di suf- invano negava ascolto ad una voce interna, che le gridava: ciò che quell'uomo ha fatto e per cui gli gettasti in faccia il tuo disprezzo «ra il suo dovere; e al suo dovere ha sacrificato la felicità della propria vita! Stava immersa iu tali considerazioni, procurando inutilmente di trovare un punto lucente cui potesse salutare quale stella di speranza che l'aiutasse ad uscire da quell'oscuro labirinto, quando giunse la zia. — Eccomi di ritorno, disse donna Camilla levandosi la mantiglia e gettandola sul sofà. Il piccolo Gomez è già iu via verso la montagna. Faccia la Beata Vergine che lo possa incontrare ! . . . Nel cortile c' è ancora la sentinella. — Ci siamo separati da nemici, rispose breve Maria. — Me lo immaginava che sarebbe stato adirato: è già mezzo anno che lo prendiamo a gabbo. Oh come gli riderei in faccia, se sapessi mio fratello al sicuro. — Egli ha fatto il suo dovere, e noi il nostro, ripigliò Maria freddamente, — Il suo dovere! ripetè donna Camilla in tuono derisorio. Il suo dovere l'abbiamo sempre dileggiato, e la nostra patria va Sciente levatura. 1,-68. 28 1347 II patriarca Bertrando investe Giovanni, Ugolino e Sclavolino del fu Vecellino Sabini del feudo della decima di Valmorosa, goduta già in addietro dalla loro famiglia - 2. *28 1423 II Comune presenta al podestà lo Statuto riveduto, dietro deliberazione 13 Dicembre 1422, perchè ne domandi l'approvazione. 29 1478 (M. V.) Ducale che ordina al pod. e cap., Pietro Orio, di accettare in suo camerlengo Leonardo de Priuli. - 1, - 220 ■ 30 1485 (M. V.) Ducale >he annulla tutti i privilegi personali, dannosi ai civici dazii ed agli introiti, ove non fossero stati concessi dal consiglio maggiore o minore di Venezia. - 1, - 245. 31 1574 Gli ebrei, Cervo di Mestre e Man-doli no]di Oderzo, facoltizzati a stabilirsi nella nostra città e [ad erigersi proprio cimitero entro il pomerio, e sinagoga iu casa. - 7, - I, -100. *31 1666 Lorenzo da Ponte, Podestà e Capitano, addotta diverse misure per soccorrere alle emergenze e bisogni della città. Il cav. Tomaso Luciani c'incarica di avvertire i lettori che l'interrompimento del riscontro dei paesi omonimi (V. N. 5) è stato causato prima dal trovarsi egli in viaggio e poi dall' aver dovuto rimanere a letto, appena ritornato a Venezia, per sopraggiuntagli indisposizione. Ci auguriamo che 1' operoso patriota possa in breve ritornare alle sue utili occupazioni. Ci è grato di presentare uu sonetto, composto pochi giorni fa dal simpatico Salomoni, il vecchio professore di procedura civile presso 1' università di Padova, il quale anche da queste parti conta parecchi discepoli che di lui serbano memoria affettuosa. iQuando la patria esulta per lieto avvenimento o quando il duolo la rende mesta, egli quasi sempre fa palesi i suoi pensieri, cogliendo soavi fiori in Pindo. E non pochi ne colse dal sessantasei in poi e ce li inviò gentilmeute ; ma ci fu impossibile di comuuicarli ai nostri lettori, perchè ... il perchè non sarà ad essi diffìcile indovinarlo quando faranno attenzione alla data or ora accennata. Ecco il sonetto. ALLA COMPIANTA DlX'HI SSi !>' AOSTA IN OCCASIONE DELLA MESSA FILVEBRE OGGI QUI CELEBRATA PER LEI NELLA CHIESA DEL SANTO I funerali onor che ti son resi, Augusta donna, fra la nostra gente Muovono dal saper, che degnamente Gli anni, ah non molti, di tua vita hai spesi : debitrice di parecchi bottini ai lacci che tu gettasti sul suo cuore. — Non avrei dovuto farlo ! — Che parli tu mai ? sclamò donna Camilla meravigliata. Sii anzi orgogliosa del tuo giuoco maestrevole, che ora deve volgere alla fine. — Si zia, ma contemporaneamente, finisce la felicità del mio cuore. — Come? che mai ? Ho udito bene ? Avresti dimenticato te stessa fino al punto di . . . — Non erano un giuoco, interruppe Maria con mestizia... e voi non avreste dovuto mettermi al rischio: il giuoco era pericoloso, ed io ho perduto. — Tu dunque hai donato il tuo cuore al nemico della Spagna? Tu? il rampollo d'una delle più |nobili famiglie spagnole !.. e in così dire donna Camilla s'era rizzata e fissava Maria con occhi scintillanti. Tu, i cui antenati militavano sotto la bandiera del gran Cid, le spade dei quali s'immergevano nel sangue dei Mori ! L' essere lui un nemico del tuo paese, 1' oppressore della tua patria, non doveva proteggerti contro l'amore che ti andava insinuando ? Oh, tu hai disonorato il tuo sangue spagnuolo, e svergognasti nel sepolcro i tuoi antenati che diedero la loro vita su Che de'ricchi da te furon compresi I sublimi dover compiutamente, E a satisfarli la gagliarda mente II cor, la mano avesti sempre intesi. Nessun però dirà, che trasmodato Ha in vane pompe il luttuoso rito A te con vero amor qui consecrato, A te il cui nome un'eloquente invito Ad emularti come meglio è dato Pe'grandi esempi a' quai lo porti unito. Padova, 19 Gennajo 1877. Oss. Prof. F. Salomoni. »ESCKITTIOXE della Provincia cieli' Istria di Nicolò Manzuoli (V. i N.i 2, 3, 4 5 6, e 7) Nel Domo è vn quadro di molti Cittadini ritratti nel predetto habito, che si tiene per memoria d'una'tanta maestà. Questa Città guerreggiò con Tre-uiso come dall' istrumento di pace 1216. indition 4, Otto Agosto, cha si conserva nella V. Domiuaria nostra nel libro 7. delli Testamenti à carte 13. si può vedere. Nel qual tempo in Capodistria Zuane Adal-pero et Ambroso Belgrauiouo Consoli della nostra città da vna, et Perolino di Pirro et Roberto Noda-ro di Can&inico Nontij, procuratori Sindici, et At tori per il commun, et huomini della città di Treuiso dall'altra fecero solenne et sincera pace, et promisero vna parte all'altra di far restituir tutte le cose tolte nel tempo della guerra et per occasion di detta guerra, con patto che se sopra questo fosse nato qualcho difficoltà che due cittadini di Capod'Istria à ciò deputati douessero far ragione à gli huomini di Treuiso, et eosì due cittadini di Treuiso à quelli di Capo d'Istria, et che le luro sentenze fissero inappellabili, et che nel termine di giorni XV si douessero mandar ad essecutione. Venuti poi alla divotione delr la Republica 1278. 5. Febr. vinti non da forza, ma dalla sola Giustitia Venetiana cedessimo rolontaria-raente tutte l'entrate publiche, con questo che sua Serenità pagasse, come paga, i salariati, et facesse le fiere, et tutte l'altre'spese (come fa) che occorrono per il conciero delle muraglie et della città. Poi 1283. imperando Jacomo Contarini 46. Doge, la Città si soleuò per certa causa, ma Audrea Baseio Generale con prestezza la ritornò ad obedienza. Vn altra volta circa gli anni 1353. sotto Andrea Dandolo 53. Doge la Città fù per occasione di alcuni mal contenti soleuata. ma il tumulto durò poco, poi che Brancatio Giustiniano pacificò immediate ogni cosa et gli imputati di ribellione perche non facessero qualche altro mouimento, furono menati, à Venetia di doue non si potevano partire per comandamento del Senato in pena della testa. Finalmente 1380. Dogando Andrea Contarini 59. Doge, Capo d'Istria fn presa da Genouesi per voler de parte delli Cittadini, et restituita insieme con Trieste al Patriarca d'Aquileia, per il rhe fù mandato Vittor Pisani con vna potente armata, et il modo che si tenne per ri-haver la Città fù questo. Di notte due galere andarono sotto Capo d'Istria, delle quali erano sopracomiti Michiel Dol fi n, et Peratio Malipiero, et ruppero il Ponte, et cosi la Città restò senza soccorso, nel far poi del giorno il resto dell' armata, con la quale erano Piranesi, Parentini et altri habitanti dell' Istria in aiuto del Preucipe s'accostò alla Città, et la circondò insieme con la Rocca. Molti ribelli la notte che uidero il Ponte à terra, entrati in mare uscirono fuori della Città et andarono ad un luoco detto Passadella hora chiamato Ariol. Quelli del castello fecero molto terrore, all' vltiino cosi la Citta, coinè il castello si renderono. Quattrocento Furlani vennero in mano de' Venetiani, et tra questi Nicolò Spiliinbergo Podestà della Terra et Simon Pampergino et la Città cento campi di battaglia per l'indipendenza della Spagna: di quello che facesti si vergognerebbe la figlia di un mulattiere ! Maria singhiozzando aveva nascosto la la faccia nelle mani, e agli acerbi rimproveri della zia nulla oppose, percui donna Camilla, commossa nel vederla tanto addolorata, le si avvicinò, ripigliando in tuono meno severo : — Maria tu soffri, ed io soffro con te. Fa ora ciò solo che è degno di te: porta il dolore coli'eroismo che richiede la stirpe dei Castillos; non far trasparire ad alcuno ciò che si agita nel tuo petto; schiva a tuo padre l'oltraggio che i contadini lo segnino col dito e dicano : egli è un prode, ma sua figlia fu tanto miserabile da darsi ad un francese; non fare che venga compassionato persino dai mendicanti. Egli deve ignorare per sempre la piaga del tuo cuore, hai inteso ? Il conoscerla sarebbe la sua morte, e più cruda di quella che gli potrebbe apportare una palla "francese! Un leggero bussare interruppe donna Camilla, che aperse tosto la porta. (Continua) fìl saccheggiata, et dopo restituita alli fedeli habita-tori che erano vsciti per tale nouità, lasciando cou questi potente soccorso in custodia, acciò essa Terta vn' altra volta per poco numero di huomini non fosse occupata dall' inimico. Tornando poi Genouesi Jgli anni seguenti con 27 gallere all' improuiso saccheggiarono Capo d' I-stria et l'arsero la maggior parte, ina il Castel lo si tenne, il simile fecero a Puola, ma da Parenzo turono ributtati con molte ferrite, et portarono a Genoua i corpi di S. Alessandro et del Beato Nazario Gonfalone nostro, i quali si rihebbero 1422. come si dirà. Per non patir più simili danni 1478. fu supplicato il Prencipe cbe si finisse di serrar la Città di mura, con offerta di dare i manouali, et così fù esaudita la dimanda, et 1480. Si finì il campanile del Duomo principiato 1418., et 1490. si allungò esso Domo vnen-dolo con detto campanile, che prima era in isola, come è quello di S. Marco à Veneti», et 1498. si fece la facciata di esso Domo. Sempre sono venuti soggetti di gran stima al gouerno di questa Città, ma principalmente negli anni primi della nostra de-ditione, dei quali cinque furono Dogi et vn Procuratore, li Dogi furono Zuane Dandolo che fù il quarto Podestà et Doge 47 il secondo Doge fù Pietro Gradenigo che fù due volte Podestà, et la seconda fù fatto Doge essendo in ltegimento et condotto a Venetia con molte Galere, accompagnato da molte barche di Capo d'Istria con grande bonor et gloria et fù il 48 Doge. Il terzo Doge fù Francesco Dandolo 51. Doge. Il quarto fù Bertucci ò Bartolomeo Gradenigo 52. et il quinto fù ■Giouanni Gradenigo 55. et il Procuratore fù Marco Moresini. Prima i nostri Rettori andauano à Raspo et à Vicenza che venire à Capo d'Istria, Filippo Do-nado, Dona Malipiero et Gio. Maria Contarmi furono Capitani a Raspo, et dopo vennero à questo Regimento Nicolò Donado, et Giov. Malipiero Senatori grauissimi andarono prima à Vicenza che venire in Capo d'Istria. Poi l'anno 1584. furono aggiunti al Podestà et Ca-pitanio due consiglieri, et fatto vn Magistrato supremo eoiik authorità di giudicar et censurar come Auditori, come Avogadori come Quarantia et come sindici tutte le sentenze et atti ciuili et criminali delli Rettori, et Jusdicenti dell' Istria, et tutte le sentenze criminali dellijRettori dell' isoledi|Cherso;et d' Oserò nella Dalma-tia, et perchè ancojdell ' erettioneMi detto Magistrato fu »uthor il sopradetto Nicolò Donado, perciò à lui furono fatti questi versi: illus.m° Nicolao - Donato-Quo Suadente Aegida in omnes - Istros Iurisditionem obtinuit. Istrum quae capitis surgebat nomine solo Aegida iam verum est te duce nacta caput. Aegis si caput est, si tecta est, et caput author Aegide, num iurs est Aegida facta caput ? Iuditium capitis discordia membra requirunt Quieis nunc donasti tale (Donate) cip ut. Questa Città è posta nel scoglio descritto in felicissimo aere, lontana, da Terra dal monte di can-zano passa 700. et da quello'di S. Pietro 520. tanto cbe non può esser battuta ; perche 1' Artegliaria per batter non deue esser piantata più lontano di cento passa, che tanto tira essa Artegliaria di ponto in bianco, ne meno può esser minata per esser cinta dal mare, et dalle palude. Circonda essa città vn miglio et mezzo, et fà con iPsuo terretorio dieci mille anime, et prima delle sne ro'uine, et dell'anno della peste 1554. ne faceua assai più. Lontano due miglia nasce vna precisissima acqua, la qual si mena sotto terra per vn canale di pietra fino al Mare, ad vn luoco detto colonna, et di là sotto il mare con cannoni di legno per molto spatio nella città, il che si fà con grand'interesse. Il monte di Pietà per la peste dell' anno so-detto 1554. fu destrutto, ma bora .sotto il Regimento di Domenico Moro, et sotto il Sindicato di Fabio Sereni et di Pietro Puola s'è dato'principio alla sua re-stauratione, così faccia il Signore che vada ogni giorno di bene iu meglio prosperando. D'intorno vna parte della Città circa il Leuante et mezzo giorno sono tremille cauedini di Saline, lontane in luochi miglio mezzo et in luochi vno et dui al più. Vicino alla città un miglio è il Fiume Formione, che nasce sotto la Villa di Lonche, sopra il quale sono 20. raolini, nel qual fiume si prende un pesce fra gli altri detto trutta preciosissimo. Di questa città si caua anno per anno sale mozza settemila, Vin orne 28. mille, oglio orne tre mille. Sotto di se ha 42. ville, in 12 delle quali sono alcuni castelli per batteria di mano. Nel corpo della città sono dui Ospitali S. Marco di donne et S. Basso] d'huomeni, cinque Momsterij di Frati, S. Domenico, S. Francesco doue è il Santo officio et la Residenza del Padre Inquisitore, S. Anna, i Serui et S. Gregorio, Due monasterii di Monache. S. Biagio, et S. Chiara doue e vna Spina di N S. 33. Chiese oltre le sodette, et la Chiesa Cathedraie, et fuori della città due miglia al derimpetto è il Monasterio di S. Nicolò grande et bello. Nel Monasterio di S. Domenico sono Padri di vita esse inpiare, che con consolatione di tutta la Città, et con grande buon, essempio officiano la loro Chiesa che è bellissima. Di questo Monasterio si lià per traditione che passando S. Domenico per il Friuli et per l'Istria per andar in Alemagna, fondasse tre Monasteri, vno a Cividal questo in Capo d'Istria, et in Freges il terzo. In questo nostro monasterio s'attrouauano in certi vasi di Vetro alcune Reliquie, ma per no haver scritture di esse per esser stato abbruggiato esso Monasterio dalli Genouesi vn Padre Prouinciale di detto Ordine commesse che fossero gettate in vna piscina nella detta Chiesa. Questo monasterio fù riedificato con elemosine della città, nel quale anno 1522. fù fatto Capitolo Prouinciale delli Padri Domenicani. Il Monasterio di Padri di Serui è picciolo, ina la Chiesa noua è nobilissima, l'altezza sua è di passa dieci. La larghezza de passa noue, et la longhezza compresa la Cappella et il coro le passa 28. Questa Chiesa fù principiata l'anno 1521. et fù coperta oltre la Cappella per vn terzo, ma per la poca cura delli frati il coperto della Chiesa cascò, et quello della Cappella anco minacciaua rouina, onde la Città patiua mal volentieri che questa Chiesa andasse di male, per questo furono creati sei Procuratori Gio. Nicolò Gra-uise Caualier, Giov. Battista del bello et Christoforo Sereni Dottori, Gio. Paulo Zarotti, Bernardino barbo et Gieroleino Barbabiancha, et così con l'aiuto di Dio si principio a leuar le muraglie, poi per la morte di Ghristoforo Sereni di Bernardino barbo, et di Gio. Paolo Zaroti furono creati Nicolò Petronio Pietro Puola et Io, et venne per nostro Rettore Francesco Bol-dù huomo molto deuoto il quale con condaune et con altri mezzi fece assai danaro, et si coperse la detta Chiesa quasi contro la commune opinione, perche pochi credeuano, che si potesse finire, però era univer-sato volere, che prima si preparasse tutta la materia et tutto il danaro, et che poi si desse principio. Ma Iddio che aiuta le buone volontà et l'opre pie, maudaua ogni giorno mirarolosainente occasioni ni di far danaro. Finalmente venne Alessandro Zorzi Principal issimo Senator, Proueditor al Sale in Istria il quale fù già l'anno 1581. nostro Podestà et Capitano, et donò buona suinma di danaro del suo proprio à questa fabrica; Così con l'aiuto di questi due deuoti della Madre del Signore si finì la sua Chiesa, et le loro imprese et memorie nella detta Chiesa resteranno qui in terra à perpetua loro gloria, et in Cielo saranno eternamente incoronati. 1606.28. Ottobre il giorno delli Santi Apostoli Simeon et Juda con una solenne processione furono trasportati il Santissimo Sacramento, et la deuota imagìne della Madre di Dio dalla vecchia alla nuova Chiesa, con tanta deuotione et allegrezza, che infiniti accompa-gnauano le deuote orazioni con amorose lagrime. Successe dopo à questo Regimento Marino Gradenigo Signor molto vigilante il quale ridusse la Cappella di detta Chiesa nella bellezza che si attroua, et à lui anco fu fatto vna degna memoria. L'istesso fecero i seguenti Rettori Domenico Moro, Marco Antonio Treuisano, Gieronimo Mosto et Pietro Bondomie-ro Capitano di Raspo i quali redussero essa Chiesa à somma perfettione con loro immortai gloria. Non resterò di dire il grande miracolo, che in questa Chiesa nuoua successe, et fù questo. Vn prete di questa Città di vita essemplare detto Iseppo Albanese mentre alla messa consacraua l'Hostia per celebrar sopra l'altare di s. Francesco di Paula, si leuò vn vento così grande che entraua nella Chiesa per l'occhio, per le finestre et per le porte che ancora non erano tutte serrate, et gli tolse l'Hostia consacrata dalle inani, portandola per tutta la Chiesa etjnella maggiore altezza di quella: 11 prete tutto tremante andana seguitandola per prenderla nelle vesti, ma vedendo che dal vento era portata quà e là con velocissimo corso, non sapendo che strada più tenere, inginocchiatosi nella Cappella dinanzi l'altare delSuit ssimo {Sacramento et della Madre Miracolosa pregò diuotamen-te N. S. che gli concedesse gratia di ricuperare l'Hostia per finir il Sacrificio, et subito essa Ho-stia contro il furor del vento inarauigliosamente callo giù. et gli andò intatta nel seno, con la quale ritornando all'Altare consolato, con infinita allegrezza sna et del populo fini il Santissimo Sacr ficio, et ciò occorse l'anno 1607 il mese di Febraro. Nella Religione di questi Padri furono delli nostri due beati, come nel Catalogo delli beati et beate della Religione dei serui si Ugge. 1520. il Beato Antonio Giustinopolitano 1551. la Beata Giuliana d'Istria. Et trouo anco che già del 1461. in Treuiso nel Capitolo Generale di 400. Frati fu confermato con consenso et applauso vniversale generale di quosta Religione il Padre' Maestro Christoforo Nouaria Giustinopolitano già eletto da papa Pio II. il quale con somma prudenza gouernò 24 anni la detta Religione, et ordinò chc ogni giorno dopo la Messa si douesse in honore della beata Vergine recitare la Salue Regina con l'oratione Omnipotans sempiterne Deus, qui glo-riosae. Il che si s'oserua anco il giorno d'hoggi. Fù huomo ingerrimo et di somma bontà, ottenne molti privileggi alla Religione da sommi Pontefici, et per esso furono donati alla Religione il conuento di Capo d'Istria et gli altri dell'Istria et quello di Bergamo. Soleua munire le sue litere con questo motto. Da gloriam Deo. Finalmente 1' anno 1484 per la vecchiaia non potendo più sopportare il graue peso del gouerno Generalato rinontiò in mano della Religione l'officio ma per la riueren/.a di tanto padre detta Religione consignò esso officio al R. P. M. Antonio Alabanto Bolognese huomo di gran lettere con titolo di Vicario Generale. Fù il 18. Generale mori in Roma 1484. et fù sepolto nella chiesa di S. Marcello di detta Religione, et poi il Padre Alabanto. fù fatto Generale. La Chiesa Cathedraie intitolata S. Maria maggiore è la più bella che sia nella città. Ha la facciata tutta di pietre bianche, et entro è diuisa in tre parti. Le muraglie che fanno questa separatione stanno a volto sopra 18. colonne di bellisssimi marmi. In essa sono tre corpi Santi di S. Alessandro Papa, del beato Nazario et del b. Elio, et fra queste reliquie delli Santi Filippo et Jacomo Apostoli, di S. Barnabà Apostolo, di S. Chiara di S. Biagio Vescouo e Martire, di S. Barbara, di S. Giov. Battista, dell'onto del Signor, del legno dalla Santissima Croce, delle Vesti della Beata Vergine Maria e dei suoi Capelli, di S. Jacomo Apostolo il secondo, delli Santi Giouani et Paulo, dei Santi Hermacora et Fortunato, di Santa Cattarina, di S. Bartolomeo Apostolo, di S. Eustacchio, et di S. Lorenzo. Di questa Chiesa è pastore Geronimo Contarmi nobile Veneto et prima di lui furono queBti tra gli altri di memoria degni, il Valaresso t L'as-ssonioa il Stella h' Elio Patriarca di Hierusalem et l'Ingenerio. In questa Chiesa sono dodici Canonici, fra quali risplende Lodouico Daini caro à tutti per i nobilissimi Costumi et virtù sue. Hor dopo_ hauer parlato a bastanza dell' Edifìcatione della Città, della sua antiquità et Nobiltà, delle guerre del Sito, del 1' abondanza de Vini de Sali d' ogli de frutti restami à dire qualche cosa del valore de suoi Cittadini che in^ Armi et in Littere hanno sempre dimostrato acciochè dal poco si possa comprendere il molto che potrei dire di tanti altri lionorati soggetti oltre quelli che intendo nominare usciti dalle seguenti etda altre famiglie. (Continua) A titolo di curiosità, e allo scopo di rendere noto ai lettori il significato dei nomi dei pesi e delle misure ch'essi possono trovare nelle carte dei primi anni del secolo, pubblichiamo un estratto della legge relativa che vigeva quando era l'Istria unita al Regno d'Italia. Il metro si divideva in dieci palmi; il palmo in dieci diti ; il dito in dieci atomi. Un quadrato di cento metri di lato costituiva la misura dei terreni, detta tornatura ; questa dividevasi in cento tavole. La decima parte del metro cubo era l'unità di misura di capacità, la quale serviva egualmente per i grani e per i liquidi col nome di soma ; essa era composta di dieci mine; la mina aveva dieci pinte; la pinta dieci coppi ; l'unità di peso si chiamava libbra, stabilita dal peso di un palmo cubo, ossia di una pinta d' acqua distillata e al grado della massima sua densità pesata nel vuoto. La libbra si componeva di dieci onde; l'oncia di dieci grossi: il grosso di dieci denari; il denaro di dieci grani. Dieci libbre facevano uu rubbo; dieci rubbi un centinaio. Povero cor! Perchè t'affliggi invano, Perchè acceleri sì le tue battute? Esulta, esulta ! fa da ciarlatano : N' avrai salate ! Speri forse lenir i tuoi dolori Col mostrar al vicin la piaga ascosa? Povero stolto ! E aucor dunque l'ignori Che è vana cosa ! Ognun dei casi suoi cura si prenda; Per chi campar non può c' è 1' ospedale. Più non occor la man per via tu stenda Ad un tuo eguale ! Sin da quel dì cbe del voler superno Uscì di man nostra animata argilla Sorse egoismo; e fra l'invidia e lo scherno Il cor vacilla. Un sogno vano è pur la gloria, il nome! La giustizia? Un' ubbia, un puerile giuoco, Che di bimbi solo fa drizzar le chiome : Coi più vai poco! . . . Non senti il folle urlio che ovunque suon»? Gremite son di pazzi le taverne ; Si beve, si bestemmia e si sragiona: Virtù moderne ! M' ohimè ! da quei clamori un eco strano Nei miseri abituri si diffonde : Son aonue affrante e son bambini . . . invano Il duol s'asconde ! Bevete alla miseria, orsù bevete! Che importa a casa il fuoco manchi e il pane ? Bevete o padri all'egoismo ... e avete Sembianze umane!. Di voi brutali son le tigri meno; Uccidon queste i poveri agnellini, Ma se lo fan, per Dio! lo fanno almeno Pei lor piccini. Bevete, gavazzate, affé che importa La nausea degli eletti ed il disprezzo ? Chi di fango è imbrattato lo conforta Codesto lezzo! Alessandro C. Sul lavoro del nostro D.r Lovisato (di cui fu tenuto parola nel N 6) abbiamo letto i due apprezzamenti che ci gode l'animo di qui riportare. Rivista Scientifica di Firenze, settembre : In Italia non abbiamo davvero penuria di trattati elementari di matematica per le scuole ; non è molto tempo che il prof. Kinonapoli ci dava una buonissima traduzione dell'algebra del Bertrand ridotta dal Garcet, ed ora il prof. Domenico Lovisato ci presenta, coi tipi Paravia, un nuovo "Trattato di algebra elementare,, che abbiamo esaminato con vero interesse e del quale abbiamo riportato un'eccellente impressione. La materia vi è esposta chiaramente, con molto rigore, ed una notevole estensione, forse troppa per le scuole cui s'indirizza il libro. Vi è ricchezza di problemi sia da risolversi, sia già risoluti e discussi, molti de' quali nuovi ; vi notammo quello dei due mobili che fu causa di tanta rovina nella licenza liceale del passato anno, ed altri di cui 1' autore dà un' elegante soluzione. Ci rallegriamo col prof. Lovisato del suo bel libro, che riteniamo assai utile per le nostre scuole. La Critica (Torino 13 die. 76) ... . Uno di questi lavori meritevoli d' essere raccomandato al pubblico è il "Trattato d'algebra elementare,, di Domenico Lovisato, professore nel R. liceo di Catanzaro. Il quale i-spirandosi pienamente alle vedute dell'autore tedesco.(Beltzen), limitando la materia a quello che può occorrere in un liceo o in un istituto tecnico, e corredandola di molti e utili esercizi e problemi tolti dai migliori trattati moderni di algebra elementare, che ora circolino nelle scuole d' Europa, e valendosi di più anche in ciò che risguarda la esposizione delle teoriche di altri sussidii degni d' essere consultati, riuscì a compilare un trattato commendevole per più rispetti. Lo stile ed il linguaggio sono pure lodevoli, ed io credo che il libro del prof. Lovisato si possa utilmente adottare tanto in un liceo quanto in un istituto tecnico. Qualora poi si volesse ancora seguire il Baltzer, il libro medesimo si potrebbe consigliare ai giovani come un buon aiuto a facilitare la intelligenza di quello. Là Gente per bene. — Leggi di convenienza sociale della Marchesa Colombi. Torino, 1877. (A Trieste da C. Coen, s. 94) E un bel libriccino gentilmente inviatoci che siamo lieti di poter raccomandare ai nostri lettori, scritto con brio, con naturalezza, e con certo sale, che condisce a meraviglia i cibi letterarii, col solo pericolo di far fare i visacci a qualcuno che ne trova troppo generosa la dispensiera. Monsignor Della Casa il buon prete dai conciòfossecosacchè e Melchior Gioia vedrebbero ne son certo con molto piacere un'appendice tanto graziosa ed appropriata a> loro galatei, un'appendice resa necessaria dal tempo, dai costumi differenti e dalle tali e tante convenienze sociali che 1' uomo, non so meglio se per inceppare sè stesso od altrui, scrisse quali assiomi ineluttabili nel gran codice della buona creanza. Stia pur queta la Sig. marchesa Colombi ; i torchi hanno gemuto con pieno diritto per farci leggere dei bei concetti tutti utili, morali, esposti con lingua pura, facile, scorrevole — non s'impensierisca la S.raMarchesa: quei giudici severi che sezionano un lavoro, lo tagliano, lo spolpano, lo analizzano, lo lambiccano per questa volta si accontenteranno di ammirare ed imparare qualche cosa di bene dalla "Gente per bene, ; se non altro come si possa criticare, mordere persino ma gentilmente, che è ben da distinguersi dal brutale dilaniare, a cui troppi di loro, jene della letteratura, sono avvezzi. Voglio dire in buon italiano che così impareranno le buone creanze. Sono 154 pagine che possono divertire molto, non escluso menomamente, come dissi, il caso di far montare la senapa al naso di qualcuno : leggendole s'impara delle belle coserelle. Comprato o lettori il libretto della marchosa Colombi: non sta male a nessuno: è l'esperienza che insegna. X. Per le nozze Dalla Zonca - Fabris, il sig. D.r Atonio Ive, il nostro giovane ma ormai noto filogo, ha pubblicato testé a Milano un manipolo di notizie e ducumenti concernenti l'antica famiglia istriana Dalla Zonca, e alcuni saggi del dialetto di Dignano (Istria) ove ebbe sede il ramo qui venuto; saggi tratti da scritti di Giov, Andrea uno dei membri della cospicua famiglia. Lo spazio non ci consente di riportare che uno solo dei canti popolari di Dignano, che gareggiano coi più leggiadri d'Italia, ed è il seguente: Vurìa deventà ofin biel usileino, D'avi le ale, da pudì sgulare; Sgular vurìa sun quii balcunceìuo, Là che l'armante me' iò da passare, Vurìa avi le ale par oùn' ura, Sgular vurìa duve' 1 me Amur lavura. Vuria avi le ale ugni mumento, Sgular vuria duv' è 1 me Amur par senpro. Illustrazione dell' anniversario (Mauro Macchi — Almanacco istorico del 1870) Morì in Ascoli Piceno, sua città nativa, il 26 gennaio ; e con lui la patria ha perduto uu ottimo cittadino, un valoroso soldato della libertà ed uno scrittore lodatissimo. A rendere popolarmente caro il nome del Vecchi, oltre alla distinta parte ch'egli ebbe in tutti i più memorandi avvenimenti della rivoluzione Italiana, dal 1848 in poi basterebbe questo, che esso va congiunto al nome di Garibaldi, per l'impresa più gloriosa e più importante da questi compiuta. Imperocché è appunto nella villa del Vecchj posta a Quarto, poco lungi da Genova, che si raccolsero i Stille, i quali poscia di là salparono per la titanica spedizione di Marsala Il Vecchj scrisse con animo imparziale parecchi volumi di storia contemporanea. Eletto poscia a deputato, fe' sempre parte dell' opposizione. E quando, nelle ultime elezioni, per intrighi ministeriali fu lasciato in disparte, egli non se l'ebbe a male; anzi non mostrò nè anche darsene per inteso e se ne vendicò da pari suo, raddoppiando di alacrità in quei prediletti suoi studii, che avrebbero dovuto recar tanto lustro alle arti ed alla patria. Secatosi a Pompei, il Vecchj passò lunga stagione osservando e descrivendo le vetuste reliquie di quella dissepulta città ; e forse furono queste eccessive fatiche che gli logorarono la salute e lo trassero inanzi tempo al sepolcro. L'ultima opera di lui è appunto un'elegante descrizione delle antichità pom-pejane. Giurati principali di Capodistria (Legge 23 maggio 1873) per 1' anno corrente, estratti dalla lista annuale della Corte di Giustizia in Trieste: Giuseppe Cobol — Dr. Nicolò Del Bello — Dr. Pietro de Madonizza — Dr. Giovanni Manzini — conte Giovanni Totto. Nomina. — Il sig. Ministro delle finanze ha nomiuatoil controllore superiore del locale Ufficio del sale sig. Antonio Stefanutti di Capodistria ad amministratore superiore dello stesso Ufficio. Teatro Sociale. — Come avevamo prea-nunziato, la compagnia drammatica Gelich e Lancetti incominciò il corso delle sue recite la sera del 13 corr., e sbugiardò completamente certe vaghe e strane voci di sinistro tenore che l'avevano preceduta. Essa presenta un buon aggregato, acconcio ad appagare a sufficienza le esigenza del nostro pubblico, di cui sottoscritto da tutte quelle mani che 1' applaudirono reiteratamente nel difficile dramma di Paolo Ferrari "Il Suicidio», in cui anche il primo attore sig. Ambrogio Maino fece palese la sua accurata valentia, la quale spiccherebbe vieppiù se abbandonasse il vieto sistema dei crescendo improvvisi dopo prolungata esilità di voce. Ed una applaudita Clotilde fu la signorina Elisa Langheri ; a lei, ancora molto giovane, l'intelligente deve fare lietissimi pronostici. La parte di brillante è affidata al giovane sig. Ferruccio Benini, artista di grande diligenza e disinvoltura, ma non chiamato a farseggiare, mentre invece riesce benissimo nel brillante più sodo della commedia in cui colse applausi. Ci sembra che per lui la carriera dei caratteri semiserii da parrucca sarebbe la più adatta, e che in questa potrebbe trarre maggiore vantaggio dalle sue commeudevoli doti artistiche. Brillantissimo è il sig. Antonio Ceirano nelle commedie in dialetto: al suo affacciarsi il buon umore e la viva ilarità si diffondono con rapidità elettrica. Il sig. Gaspare Bonzi, primo attore giovane di non comune intelligenza, il quale riceve per la seconda volta gli applausi del nostro pubblico, disimpegna sempre le sue parti egregiamente. Provetti caratteristi di buona scuola si ravvisano il sig. Gaetano Benini, nella commedia italiana, ed il sig. Alessandro Gelich nella veneziana. Esimio generico il sig. Giuseppe Accordi. — Riparleremo. Nel "Monitore dei Teatri, (giornale milanese) del 5 corr. abbiamo trovato il seguente brano della "Rivista di Renzo, che riguarda il nostro giovane concittadino Nicolò Borisi, applaudito artista drammatico. La Canobbiana anch' essa Pure la stessa sera Inaugurò il suo corso Coli'artistica schiera Diretta dal Borisi. La Zuccbini-Majone È il punto ove s' appoggia La carneval stagione. Borisi il Capo-comico Pure è un discreto artista; Colla Pezzana sempre Emerse in prima lista. Dal libraio Cernivanl ci sono ancora alcune copie delle Lettere sull' Istria di Jacopo Bernardi (s. 60), e delle Prose e Poesie di Michele Fa-chinetti (s. 80). Nell'elenco pubblicato nel N. precedente è stato ommesso il sig. Domenico De Mori, che aveva contribuito fior. 5. — E dopo la pubblicazione dello stesso pervennero al Civico Ospedale fior. 2 da parte del canonico don Pietro Orseolo march. Gravisi. Libri nuovi. — Poesie di Giacomo Zanella. Terza edizione rifatta e accresciuta. — Firenze, tip. Successori Le Monier, 1877. Il Club Alpini e le Foreste. Studii economici legislativi dei cav. avv. Aronne Rabbeno. — Reggio Emiglia, tip. Calderini. 1877. Trapassati nel mese di Dicembre 1 K. G. (carcerato) d'anni 40 da Bacice di Traù (Dalmazia) - 2 V. A. (carcerato) 'd' anni 25 da villa Orbanich - Roviguo. — 7 R. N. (carcerato) d' anni 30 da S. Cassiano (Dalmazia) — O Pecchia-rich Caterina nata Gandusio Ved. d'anni 52. (Lazzeretto) ; Carbonajo Maria di Giuseppe d'anni 19. — Il Zanella Marco fu Pietro d'anni 44. — 13. V. M. s'aquistòora mai la benevolenza e la stima, reci- » (carcerato) d'anni 43 di Deruis (Dalmazia). - 15 tando con impegno, decoro ed esito soddisfacente j Sl'anS.-17 IV Fattoi O J^V. produzioni ardue e nuove, che le valsero Sin-; Giovanni d'anni 65. — 18 Destradi Caterina vedova di Nicolò nata Depangher d'anni 73; Premerstein Cav. Carlo de Prememu d'anni 76 da Vipaao ; Pec-chiar Giuseppe fù Natale d'anni 40; Bencich Michele fu "Matteo d'anni 81. — 21 Norbedo Maria moglie di Andrea nata Divo d'anni 74. — 27. B. G. (carcerato) d'anni 60 da Cropignaco - Rovigno. 29 Cernel-lich Martino fù Giuseppe d'anni 77 della Carnio-la. — SO Divo Maria Vedova Nicolò d' anni 80. Più Otto fanciulli al disotto di sette anni. Corriere dell' Amministrazione (dal 6 a tutto il 22 corr.) Albona Maria Depangher Manzini (III anno) — Gorizia D.r Pietro de Favento (II sem. del II anno e I sem. del III) — Madrid. Juan Gonzalez (il III anno) — Pirano. Antonio Salvetti (II anno e I sem. del III) — Rovigno. D.r Luigi Barsan (il III anno) — Trieste. Guglielmo Ceredoni (idem); Ab. Angelo Marsich (I sem. del III anno). Il cere approvazioni. È numerosa e di fresca composizione : sono questi due ostacoli per l'affiatamento, che in fatti raggiunge mediocremente il voluto grado di omogeneità: gli attori, tranne rarissime eccezioni, non parlano con quella pronuncia e cadenza che chiameremo neutre, cioè che rendono impossibile il giudicare di quale provincia sia oriundo l'artista, e costituiscono una consonanza armonica che fa più liscio e spigliato il dialogo. Ciò sia detto per le produzioni in lingua, poiché il contingente artistico per quelle in dialetto fu sempre ottimamente affiatato. Ed ora e-sterneremo il nostro giudizio su quegli artisti che finora ebbero occasione di farsi conoscere. La signorina Italia Benini è una correttissima prima donna; il suo diploma venne Glnstlnopoli, continua l'orario del 1 Novembre (V. il N. 3.)