A3JSO XII Capodistria, 16 «emiajo 1878 N. 2 LA PROVINCIA DELL' ISTRIA Esce il l.mo ed il 16 d'ogni mese. Articoli comunicati d'interesse generale si stampa- ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3 ; semestre e no gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Re- quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ri- dazione. — Uu numero separato soldi 15. — Pagamenti cevono presso la Redazione. anticipati. 9 Gennajo 1878 Una immensa sciagura ha colpito la nazione: VITTORIO EMANUELE fondatore dell'unità Italiana, primo Re d'Italia, ha cessato di vivere. Al pianto degli Italiani si uniscono le dimostrazioni di affetto e di ammirazione di ogni popolo, per il grande trapassato: Re galantuomo. IO Pubblichiamo, come pietoso ricordo, togliendole dalla Gazzetta Ufficiale le seguenti notizie sulla morte di Vittorio Emanuele: "Il Re Vittorio Emanuele morì come un eroe!" Queste parole pronunciate da un personaggio che assistette alle ultime ore del Ite, dicono meglio di ogni particolare cou quale meravigliosa calma e serenità d'animo S. 51. Vittorio Emanuele abbia incontrato la morte. Questa lo colpiva sul vigore della sua ferrea tempra e nell'apogèo della sua grandezza, Il dì di sabato 5 gennajo S. M. accusò improvvi-: sameute un generale malessere. Chiamati i medici, questi trovarono il Re colto dalla febbre con una certa gravità di sintomi, ma non ancora allarmanti; — intanto il Re mostravasi assolutamente calmo. La mattina del mercoledì apparvero 1 segni che fecero dubitare d'una prossima luttuosa catastrofe. Il dottor Bruno credette opportuno di interrogare l'augusto infermo se volesse ricevere i sacramenti. Il Re con perfetta serenità di spirito acconsentì. Introdotto presso S. 51., monsignore Ausino, cappellano della E. Corte, il Re fece ad esso la propria confessione; dopo la quale si dispose a ricevere il supremo Viatico, che gli fu somministrato stando il Re a sedere sul letto ed alla presenza dei B. B. Principi, dei Ministri, dei funzionar] di Corte, inginocchiati intorno. Compiuta la sacra funzione e ricevuta anche l'estrema unzione, il Re trattenne presso di se i B. B. Principi Umberto e Margherita, ai quali parlò per alcuni istanti a bassa voce. Il Re malgrado le sofferenze fisiche, conservava inalterata la sua calma, che manifestavasi anche iu una meravigliosa serenità del volto. Poco dopo, presso le 2 ore e mezzo, il dottor Bruno fece chiamar tutti annunziando essere giunta l'ora estrema per Sua Maestà. Fu un momento d'immenso strazio per tutti. Il Re fatto uu leggero moto delle labbra esalava la grande anima allo scoccare delle ore due e mezzo nell'atto di persona che s'addorma. La vita era spenta, la calma inerte, e il volto, i lineamenti del Sovrano conservavano ancora quell'aspetto di perfetta calma che non l'abbandonò mai un istante. La coscienza e l'intima soddisfazione dei doveri da lui largamente adempiuti si traducevano sul suo volto anche dopo la sua morte. E forse nel momento supremo irradiò sul suo aspetto il pensiero della grande e imperitura eredità di gloria e d'amore che gli sopravviverà nel cuore del popolo italiano! La salma venne esposta al pubblico nella sala degli Svizzeri del Quirinale. I funerali avranno luogo nella basilica di S. Maria Maggiore. Vittorio Emanuele avrà sepoltura in Eoma nel Panteon. Dimostrazioni per la morte del Re L'arciduca Ranieri si recò a Roma per rappresentare l'imperatore d'Austria ai funerali del Re Galantuomo. (Fremdenblatt). A Vienna il lutto di Corte verrà portato per 16 giorni, cominciando dal 15 corrente; profondo iie'primì dieci giorni, e poscia di mano in mano minore. (Wiener Abendpost). La Camera dei deputati ungheresi invitò il presidente a esprimere al presidente della Camera Italiana le condoglianze per la morte del Re. (Dispaccio della Perseveranza). La corte imperiale di Germania prese il lutto di tre settimane. (Nord Deutsche). L'imperatore di Russia ordinò il lutto di 24 giorni. Tutti i sovrani d'Europa e Mac Mahon spedirono al Re Umberto telegrammi affettuosissimi. (Libertà). Il maresciallo Canrobert rappresenta la repubblica Francese ai funerali. (Moniteur). Il Patriarca di Venezia si mostrò tutto addolorato per la morte del Re e disse di celebrare una santa Messa in suffragio di quell'Anima Grande. (Gazzetta di Venezia). Trascriviamo il seguente brano del resoconto della seduta del Consiglio comunale della città di Trieste, nella sera del 9 corrente. " Esaurito questo ramo, — erano quasi le 9 — s'ode un mormorio in galleria, e poco dopo dello strepito, ed una voce che grida : si sospenda la seduta per la morte del Re d'Italia Vittorio Emanuele. "Nella sala, ove l'infaustissima notizia era già prima circolata fra varii consiglieri, si diffonde una certa agitazione, il podestà è perplesso, gli onorevoli nou sanno cosa decidere, e l'on. Loser prende la parola in mezzo ai rumori della galleria. Dopo di lui parlano gli onor. Consolo, Hermet e Vidacovich. "Riferiamo i loro discorsi stenografati : "Loser: E non vi sarà nessuno qui che osi difendere l'onore di Trieste, abbastanza sospettato per simili oggetti? "Consolo: L'on. Loser ha come sempre spostata la questione: se i cittadini di Trieste credono dimostrare il loro dolore per la morte di un Sovrano che è venerato in tutta Europa (bravo!) e di un grande soldato, non credo che questo sia un motivo per i*r delle insinuazioni e per scagliare delle accuse a carico della cittadinanza (bravo ì), nè di sospendere i propri doveri e le incomDenze che interessano la cittadinanza; e per quanto ogni singolo individuo possa essere compenetrato di dolore per questo infausto avvenimento, questo non è un motivo per il quale la nostra attività debba essere minimamente influenzata, come non è un motivo perchè l'onor. Loser, alle parole di alcuno che | non fa parte dell'adunanza e che dà sfogo al suo sentimento in modo forse non conforme al luogo, ne possa dedurre un motivo per lanciare un'accusa a carico della cittadinauza (bravol) "Loser: Non ho lanciato accuse e dal momento che l'on. Consolo dice che la cosa non era fatta in modo conforme, non ho più nieute da osservare. (Rumori.) "Podestà: Prego far silenzio, perchè mi vedrò costretto far sgombrare le gallerie. "Hermet : Io credo che ognuno in qualunque circostanza debba fare il proprio dovere : l'amore di patria sta in questo, che dei sentimenti individuali si debba fare un sacrifizio per l'interesse generale del paese. Chi non sa reprimere la propria individualità in confronto all'interesse di tutti, non è buon cittadino, oppure versa in un fatale errore. Ognuno di noi sia che appartenga al Consiglio, sia che nou vi appartenga ed intervenga alle sedute come semplice spettatore, in tutti i casi deve fare il proprio dovere. Il dovere dei Consigli è quello di discutere gli affari del paese secondo le leggi, le consuetudini, ed i propri regolamenti; questi ci chiamano questa sera a disimpegnare il nostro compito fino all'ora consueta; il dovere del pubblico e dei cittadini che assistono alle nostre sedute è quello di lasciarvi adempiere il nostro compito e non turbarlo. In questo modo si serve la patria, in questo modo, o signori, si porta un giusto tributo di venerazione, di rispetto a quel Principe che è consanguineo della Casa imperante del nostro paese, a quel Principe che vivrà nei secoli avvenire come esempio d'un Sovrano che hi saputo portare in alto il nome italiano, che ha saputo rivendicare alla nazione quel posto che le si compete e che ha saputo mantenere in ogni occasione ed in tempi difficilissimi i principii costituzionali e di libertà. "Ma questi principii involvono, o signori, e non dimenticatelo, il rispetto alle leggi ed il rispetto ai regolamenti che sono di guida alle Assemblee deliberanti. Ora che siamo qui in questa veste, noi abbiamo l'obbligo sacrosanto di adempiere al nostro dovere, ed il diritto di essere rispettati in questo nostro operato. " Vidacovich : Visto pure che regna una certa a-gitazione negli animi nostri, propongo che venga sospesa la seduta. (Fragorosi applausi). "L'on. R. Luzzato vorrebbe messa a voti la proposta Vidacovich, ma non arriva in tempo di finire la sua mozione perchè i consiglieri,, andandosene sciolgono da per sè la seduta. Effemeridi della cit'à di Trieste *) e del suo Territorio Geiinajo 16. 1441. — Si sviluppa incendio nell'abitazione dei Toffanio in Riborgo, il quale animato da vento impetuoso incenerisce cento case. - 8. 17. 1786. — Il sovrano erario vende alla comunità augustana per fiorini 7480 (Lire It. 19635) la fu chiesa cattolica del Rosario, situata in Piazza Vecchia. - 8. 18. 1354. — L'imperatore Carlo IV accorda dei pri- vilegi, al vescovo triestino, Antonio Negri da Venezia. - 9, 123. 19. 1751 — L'imperatrice Maria Teresa conferma al convento della compagnia di Gesù i molti privilegi, concessi dai predecessori. - 11, lì, 363. 20. 1372 — (M. V.) Il veneto senato accorda a An- drea Barbarigo, capitano di Trieste, di poter spendere lire 300 di piccoli per la riparazione delle civiche mura. — 10, II, 274. 21. 1416. — Il civico consiglio delibera di voler a- doprarsi per la liberazione degli ambasciatori Antonio e Leonardo fratelli Blagosich, mandati dalla città a Federico conte di Cilli, e da lui rinchiusi in oscura carcere. - 8. 21. 911 *) Re Berengario dona a Taurino, vescovo di Trieste, il Castello di Vermo. (Dalla Strenna Cronologica del Dellabona) 22. 1516. — Viene proibito ai cittadini di portarsi a Muggia e nello Stato veneto in seguito al fermo d'alcuni triestini e delle loro robe, ordinato dal podestà di Muggia in tempo di tregua. — 5. 23. 1392. — Il vescovo fra Arrigo de Wildenstein investe ser Francesco de Bonomo del feudo di Rismagne. — 24. 1811. — U conte de Bertrand prende possesso della carica di governatore in luogo del Maresciallo de Marmont, - 8. 25. 1475 (M. V.) — Il doge Pietro Mocenigo ordina di svincolare da ogni sequestro le rendite che il vescovo triestino percepiva dai diocesani, soggetti nel temporale al ducal dominio. - 5. 25. 1546 *) Massimiliano II ordina al Capitanato di Postoina la restituzione delle gabelle riscosse il-legitimamente dai triestini ne' due anni scorsi. (Dalle Franchigie della Città e Portofranco di Trieste, del Rossetti). 26. 1496. — L'imperatore Massimiliano ordina a Gu- glielmo de Auersperg, capitano della Caruiola, di mantenere il movimento commerciale coli' Istria per la via che conduce a Trieste. — 5. 27. 1558. — La confraterna dei nobili, eretta nella chiesa dei Minori di San Francesco, delibera che fi) Le notizie storiche segnate con asterisco furono tolta dalle Effemeridi istriane e triestine dello stesso autore, pubblicate nell'Almanacco Istriano - 1864 dal dottor A. Ma-donizza di Capodistria, compilatore. N. d. E. non vi possano essere aggregati che individui delle tredici antiche famiglie della città. — 1, II, 97. 28. 1353. — Il patriarca d'Aquileia, Nicolò de Lu-cemburgo, espone nel generale parlamento friulano le violenze praticate dai Triestini ai suoi sudditi in Istria, e ne domanda riparo. — 9, 122. 28. 1422 *) Duca Alberto ordina alla città di Trieste l'invio di procuratore, per giustificarsi delle querele contro lei mosse da Rampaldo dei Valsa, Signore di Duino. (Dalle Croniche del Mainati) 29. 1427. — Il Consiglio della città delibera d'im- pegnare il dazio grande del vino. — I, II, 229- 30. 1509. — La dogana di Trieste e quella di Duino autorizzate di rilasciare attestati ai vini ed agli oli per entrare nella Contea di Gorizia e negli altri stati austriaci. — 12, I, . . , 30. 1276 (* Clemente X conferma la nomina di Fer- dinando Giacomo Gorizzuti di Gorizia a vescovo di Trieste. (Dalla Storia Cronologica ■< dello Scussa). 31. 1414, — Il consiglio maggiore istituisce il colle- gio della Bailia (*), composto dei tre giudici e di sei savi, e lo investe dei propri poteri. 13, 2.a. *) Corrispondeva al Consiglio dei Dieci di Venezia. Dieta Provinciale I.ma seduta — Faremo, 27 dicembre 1877. Il Capitano prov. Comm. D.r Francesco Vidulich apriva la seduta col discorso d'uso, nel quale accennava al motivo della anticipata convocazione della Dieta; cioè alla domanda di garanzia del fondo provinciale per il soccorso che la marina di Lussinpiccolo chiedeva onde riparare ai gravi danni subiti per naufragi e per la stagnazione dei marittimi commerci; dimostrava che la Dieta avrà bisogno di un tempo lungo per occuparsi della gestione economica, e chiudeva con le solite formule. Il Comm. Governativo Antonio nob. Da Mosto salutava l'assemblea. Scusate varie assenze, i neoeletti deputati prestarono la solenne promessa. Il Cap. prov. ricordava con sentite parole i deputati morti, D.r Belli, e monsignor Vitessich e l'assemblea dimostrava il cordoglio coll'alzarsi dai seggi. Furono nominati segretarii gii onor. Veuier e Fabris, revisori gli onorev. Corazza. Dorich, Lion, Marchesi, Vatta, Zamarin. II.da seduta. Aprovato il protocollo e scusata l'assenza di un deputato, il Presidente presentava alcune petizioni, e dava lettura di un rescritto luogotenenziale con cui veniva alla Dieta doversi la stessa uniformare al regolamento provinciale riguardo la nomina di un quarto assessore. Il Presidente si riservava di portare questo argomento all'ordine del giorno in una prossima tornata. Venivano convalidate le elezioni degli onor. Costantini e Babuder. L'onor. P. Sbisà incaricava la Giunta di studiare e riferire sul diritto attivo di elezione delle donne. I conti preventivi e consuntivi furono rimessi ad un comitato finanziario eletto degli onor. Campielli, Cech, Elusscbegg, Lazzarini, Marchesi, Polesini, Sbisà, Francesco Spincich, Venier. Gli oggetti che si riferiscono al conto di previsione pel 1879 del Consiglio scolastico provinciale, furono rimandati ad un comitato composto degli onor. Babuder, Barsan, Boccalari, Costantini, Sterk, Vatta, Scampicchio. La petizione di Volosca. Veprinaz, Lovratia, per la conservazione a Volosca dell'I. R. Capitanato e Giudizio, veniva deferita ad altro comitato politico-legale, composto degli onor. Basilisco, Costantini, Lion, Sbisà P., Terdich, Vergottini, Zamarin. La relazione della Giunta prov. sulla proposta della garanzia da parte del fondo provinciale al credito di fior. 250 mila aperto dall'i, r. Stabilimento di credito mobiliare agli armatori di Lussinpiccolo, viene rimessa per lo studio e riferta ad un comitato speciale nominato nelle persone degli onor. Babuder, Campitelli, Costantini, Polesini, Sbisà F. Sbisà P. e Sterch. IlI.za Seduta Presenti 25 deputati Approvato il protocollo della precedente tornata, è portata la riferta della Commissione sulla proposta di garanzia da parte del fondo provinciale al mutuo di fior. 250.000 degli armatori di Lussinpiccolo. L'on. Polesini, preside della Commissione, comunica che questa non potè porsi d'accordo per la proposta da presentarsi alla Dieta, per cui furono concretati due voti uno della maggioranza, l'altro della minoranza, e che a nome della prima riferirà l'on D.r Costantini, e per la seconda 1' on. Dr. Campitelli. Data dal Presidente la parola all'on. Dr Costantini, relatore della maggioranza, questi facendo rilevare che 1' obbligo a sovvenzionare la marina di Lussinpiccolo nelle attuali sue strettezze incombe esclusivamente allo Stato, trattandosi d' un interesse economico austriaco, e che la provincia accordando la chiesta garanzia andrebbe a sostituirsi allo Stato, oltrepassando la cerchia degli interessi provinciali, propone la seguente deliberazione: "La Dieta provinciale riconoscendo che la marina mercantile di Lussinpiccolo forma in gran parte la marina mercantile austriaca a vela e rappresenta in generale gli interessi marittimo-jcommerciali della monarchia, la tutela dei quali incombe per conseguenza allo Stato, non accorda la chiesta garanzia pell'opera-zione di credilo di f. 250.000 da coutrarsi dagli ar-comunicato che S. M. ordinava che sia fatto presente / matori di Lussinpiccolo collo Stabilimento di credito per l'industria ed il commercio, e, riferendosi alla deliberazione già presa nella VI seduta dell'anteriore sessione, ripete il voto che la necessaria sovvenzione sia prestata dall'i, r. Governo.,, 11 relatore della minoranza Dr. Campitelli svolge i motivi, per i quali la minoranza stessa ritenne di dover proporre la concessione della garanzia. E d' accordo colla maggioranza, che fosse obbligo dello Stato di venire iu soccorso della marina di Lussinpiccolo, che rappresenta 2!3 parti della marina austriaca a vela, ma non avendolo questo fatto, sostiene che lo debba fare la provincia, di soccorrere cioè uno dei principali fattori economici della provincia. Esamina le cautele che accompagnerebbero la proposta operazione di credito, e le ritiene tali da potre il fondo provinciale al sicuro d'ogni pericolo. L'eventuale esposizione sarebbe garantita dal rilevante valore del navile, dalla ben nota puntualità degli armatori, ed in fine dal Comune, che si trova nelle migliori e più regolari condizioni finanziarie. Lussino ha data già prova della propria attività e delle proprie risorse coli' avere in pochi mesi già ridotta la somma occorrente di f. 500,000 alla metà, e nemmeno di tutto questo importo si prevede il bisogno. Dimostra d'altronde che l'esposizione del fondo provinciale potrebbe cessare prima del quinquennio, sottentrando di fatto nell'operazione la Mutua, che è la prima interessata. Conchiude col presentare la seguente proposta: "Deplorando che lo Stato non abbia fatto luogo alla domanda di prestito fattagli dagli armatori di Lus-'sinpiccolo, appoggiata dalla Dieta provinciale col voto dà essa emesso nella VI seduta della sua anteriore sessione, la Dieta provinciale delibera: "I. Viene autorizzata la Giunta provinciale a prestare per conto e nome del fondo provinciale la chiesta garanzia pel mutuo da contrarsi dal comune di Lussinpiccolo per conto degli armatori col priv. Stabilimento austriaco di credito pel commercio ed industria fino all'importo di f. 250,000; ,11. Nel far uso di questa autorizzazione la Giunta provinciale si atterrà alle cautele esposte nelle puntazioni della sua relazione, ed a quelle ulteriori ch'essa ritenesse di dover prendere a maggior sicurezza del fondo provinciale,,. Aperta la discussione nell' argomento, 1' on. Te-dich parla in appoggio della proposta della minoranza dimostrando la competenza della Dieta a conoscere sulla proposta domanda, e la sussistenza di importantissimi motivi per acc ordare la chiesta sicurtà. Lasciando all' esecutivo la cura di occuparsi della migliore relazione dei documenti costitutivi la garanzia e la controgaràn-zia, fa cenno di alcune cautele legali da introdursi a cauzione dell' interesse del fondo provinciale. L'on Babuder, riconoscendo che le sorti della marina di Lu>siupiccolo sono intimamente legate alla floridezza economica ed al lustro della provincia, sta però col voto delle maggioranza del comitato, pel timore degli imbarazzi che la garanzia potesse eventualmdnte procurare ali amministrazione del fondo provinciale. Il commissario governativo premette che il governo non disconosce ma apprezza altamente l'importanza della marina dei Lossini : vi sono però delle circostanze che impongono agli stessi governi di non poter far luogo a domande di sovvenzione ; i fondi a disposizione trovano il loro esaurimento nel preventivo ; una sicurtà non è ammissibile da parte dello Siato: il governo finalmente ha dimostrato il proprio interesse nell'affare col dare occasione alla Dijta di occuparsene in Ioggi. L'on. Polesinisorge in appoggio della proposta della minoranza, ritenendo obbligata la provincia ad accordare la ga-ranziaper dovere di equità e di provincialità. Non vede alcun pericolo nell'operazione pel fondo provinciale, chiamato iu terza linea al pagamento. Tutto al più potrebbe essere il caso di una antecipazione di SO o 40 mille fiorini che sarebbe senz' altro rifusa. Ma ammessa per inconcesso una perdita reale, la proviucia avrebbe fatto verso il distretto di Lussino (giacche si può ritenere ! tutto il distretto interessato) quello che già tante altre volte fece per altri distretti, afflitti di carestia, o da disgrazie elementari. La teoria della costituzione d'un precedente danuoso non regge, ma sussistono invece dei precedenti che fanno sì che non si possa negare questa prima domanda di aiuto che ci viene da Lussino, il quale ha corrisposto sempre ed in corrente ai suoi I obblighi verso la provincia. L'on. Francesco Sbisà, pure a favore del voto di minoranza, vede nell' oggetto non l'interesse d'una città Io d'un ceto speciale, ma una questione istriana. Se dei due principali fattori di ricchezza provinciale, l'agricoltura ed il commercio alimentato dalla navigazione, uno versa in bisogno, è dovere dell'altro di venirgli in aiuto. Se lo Stato ha dimostrato di non apprezzare giustamente i bisogni della marina austriaca, la provincia non può disconoscere gli interessi della marina istriana, che, a merito principale e di Lussino, si è fatta strada per tutti i mari. Questi sono interessi istriani, che per dovere di solidarietà provinciale e di patriottismo non si possono trascurare o negligere. L'on. Pietro Sbisà ritiene di non venir meno al patriottismo ed al principio di fratellevole solidarietà I se sostiene il voto della maggioranza del Comitato. Colla proposta della garanzia provinciale non si fece che pregiudicare inutilmente il credito degli armatori, di Lussinpiccolo. La marina di Lussino è ricca di milioni, e non ha bisogno di ricorrere alla garanzia di terzi per ottenere la somma proposta. Su ciò quindi è pienamente tranquillo dando il voto negativo. Del resto non crede che i precedenti accennati dall'on. Polesini si attagliilo al caso presente. Chiusa la discussione, 1'ass. prov. D.r Amoroso, quale relatore della Giunta, osserva che già col voto dell'anno decorso la Dieta ha assunto un impegno morale verso gli armatori ed il Comune di Lussino; ritiene poi che il precedente, di cui si fanno forti gli opponenti, si ritorca a danno del rimanente della proviucia, avvegnaché negato a Lussino un appoggio più che altro morale, si dovranno in seguito respingere allo stesso modo le istanze di soccorso, che verranno d'altra parte. Chiede quindi che la Dieta voglia accogliere la proposta della minoranza, anche perchè non si dica ch'essa sieda per tassare i censiti colle addizionali, e non per soccorrerli in caso di bisogno. Presa finalmente la parola dai relatori della minoranza e della maggioranza, i quali riassumendo dai rispettivi punti di vista la questione, combattono le eccezioni sollevatecontro le loro esposizioni, il Presidente pone prima a voti la proposta della minoranza per la concessione della garanzia, la quale proposta, riportando 11 voti favorevoli sopra 24 votanti, cade. Messa indi a votazione la proposta della maggioranza, cade pur essa, non avendo ottenuto che 12 voti; suddichè l'oggetto viene dichiarato esaurito. Il Presidente chiede l'autorizzazione di presentare in nome della Dieta prov. a S. M. nella ricorrenza del novello anno, i voti ed ausuri, e si riserva di comunicare per iscritto al domicilio degli on. deputati il dì della prossima tornata ed il relativo ordine del giorno, e leva la seduta alle ore 1 JL All'Inclita Giunta Provinciale DELL'ISTRIA. in Paren as» Inclita Giunta! Per adempiere nel miglior modo l'incarico avuto col decreto 14 Settembre a. c. N. 3687, ho creduto bene d'invitare in mia compagnia il segretario emerito sig. Carlo De Franceschi, tanto informato ed amante delle cose archeologiche della provincia, e lo pregai di condurre seco anche il di lui fig'io Giulio già maestro di disegno. — Avuta la loro adesione che non poteva mancare, mi recai a Pisino il giorno di giovedì 27 Settembre dove giunti essi da Gollogorizza la mattina seguente (28) ci ponemmo in vettura per alla volta di Caroiba (Quadruvium). CAROIBA. — Ivi prima d'altro, abbiamo veduto un grande sarcofago di pietra con coperchio a tetto ed antefisse agli angoli, simile in tutto a quelli che si rinvengono in molte altre parti dell'Istria ma particolarmente presso Pola, dove ai tempi di Dante facevano ancora tidto il loco varo. ì] senza iscrizione, e senza bassirilievi ed altri lavori, così almeno fummo assicurati, cbè il corpo, o cassa, è interrato presso la casa di un contadino : il coperchio però è tutto visibile. — In casa di quel sig. Parroco poi vedemmo un pezzo di urna cineraria, di pietra, assai rozza ma come pare antica, e una moneta di rame di CL. TIB. GERMAN. — Il Parroco ci assicurò che sul monte ora detto Moregnac (Moranum? Moranianum praedium?) sito pieno di rovine, si trovano e monete ed embrici ed altre anticaglie, come ci assicurò che nel territorio di Caroiba, in più punti, ci sono traccie ev deati di strade romane, Non abbiamo creduto conveniente di indugiarci in tali ricerche, ma vedendo come esso Parroco, persona bene istruita ci prende interesse, lo impegnammo ad occuparsene egli, ed a riferire poi o con atti pubblici all'Inclita Giunta provinciale, o con lettere private all' ex Segretario De Franceschi, che ha il merito di avere già altre volte raccolto in proposito di molte e belle notizie. Non ci siamo astenuti però di visitare la chiesa di S. Andrea e l'unitovi cimitero, per rivedere la lapida di POSTVMIVS (V. Inscrizione romane dell'Istria, Kandler N. 414). La lapida inserita com'è nel muro della chiesa sopra la porta, non va soggetta per ora a deperimento e si legge benissimo. Però al confronto della stampa testé citata presenta nel fatto due varianti. Stampa Pietra 1877 P. POSTVMIVS P • POSTUMIVS P. L. MATO P-L-MATO POSTVMIA-L-L- POSTVMIA-P-L CIRRATA -VIIV- F CIRRATA-VIV-F. F Dentro nella chiesa poi abbiamo trovato altra lapida romana, in tre pezzi dissotterrata non è molto nell'attiguo cimitero. Il De Franceschi ne aveva già avuto notizia, ma giovò vederla per ccertarne la lezione. È in caratteri del miglior tempo, ed è da deplorarsi che non sia completa. Alcune mancanze sono di certo irreparabili, perchè la pietra è stata come diciamo in provincia, scorzata; ma altre parti forse potranno rinvenirsi, chè il parroco assicura essere qualche frammento rimasto sotterra. Abbencbè il sito sia noto e vicino, non si potè ripescarlo, perchè ivi fu sotterrato da soli quattro anni un cadavere. Di conseguenza per farne ricerca, o conviene attendere ancora qualche anno, od ottenere uno speciale permesso politico-sanitario. Crederei che dopo quattro anni si potrebbe provocare un tale permesso, e certo gioverebbe affrettarne la ricerca, chè la esperienza dimostra come cogli anni e col cambiamento di persone vadano in dimenticanza i migliori indizi, e riescano poi più difficili le scoperte. La lapida è rappresentata nel foglio che allego in figura 1 a. b. c. disegnata scrupolosamente sul luogo dal giovine Giulio Oe Franceschi. Il lodato parroco in fine, Don Emanuele Paco-vich, ci additò altri vicini siti dove furono rinvenuti frammenti di embrici, e sepolture fatte con embrici, e concluse che se gli venissero dati da qual-I che fondo soli 20 fiorini, egli si ripromette di potere con opportuni assaggi ottenere risultati vantaggiosi per la conoscenza delle locali antichità. Da quanto ho veduto e sentito, io credo che parli con buon fondamento, e che i pochi denari eh' egli domanda sarebbero certo bene spesi da lui perchè mostra e intelligenza e fervore. Noterò infine che sulla facciata della stessa chiesa di S. Andrea vedonsi alcune pietre scolpite a disegno, che hanno l'impronta dell'epoca cristiana e dell'arte bizantina. MONTONA. — Ripigliata la via ci portammo la sera stess-a a Montona. Già prima di salire in città abbiamo veduto nel cimitero la lapida riportata nelle Inscrizioni romane delV Istria al N. 401. La prima riga YALERIAE manca affatto, della seconda manca l'AE, della sesta l'I, e l'ultima, della quale non resta che la metà superiore delle lettere, credo si possa leggere così — P • POS • YRN. — Sicché al confronto della stampa presenta oggi le seguenti varianti: Stampa N. 401 YALERIAE MAXSVMAE MATRI YALERIAE ; TERT1AE VXSORI P • POS • VBM È lapida da non lasciarsi più oltre in quel sito, e perchè nascosta ai passanti e perchè in pericolo di subire ulteriori guasti. La mattina seguente (29) vedemmo sulle mura il frammentino rinvenuto già presso Novaco di Montona, simile perfettamente alla stampa Kandler N. 413. — Anche questo non istà bene dov'è, perchè, poco in vista e in pericolo d'essere guastato. Finalmente dietro indicazione di alcuni egregi cittadini vedemmo sul selciato presso il Caffè una terza lapida romana di non sicura lettura perchè consumata alla sua superficie. Anche il momento di luce era sfavorevole. Senza garantirne la esattezza mi parve di poterla leggere così: P• ASACAE P • V•SEVER Se la si lascia in quel sito, da qui a pochi anni non sarà più leggibile. Yisto che in Montona esiste una loggia pubblica attualmente in ristauro, crederei coDsiglia-bile di collocare tutte tre le dette lapidi sotto la stessa, inserite nel muro, come si è fatto e si continua fare con fervore e successo in Albona. Gioverebbe poi radunare sotto la stessa loggia man mano anche altre lapidi romane sparse pel territorio. In questo modo si provvederebbe non solo alla conservazione delle medesime, ma si otterrebbe l'effetto di attivarvi sopra l'attenzione di quanti visitano Montona, e di allettare i cittadini e i paesani a nuove ricerche. Ci fu parlato anche di un pozzo romano, o vasca rotonda, scoperta tempo fa presso le fondamenta di una casa Corazza, ma non potemmo ispezionarlo perchè fu ricoperto. Nell'ufficio comunale ho veduto una massa di libri vecchi, dell'epoca veneta. Ce ne sono dei secoli XVIII, XVII e fors'anche d'epoca anteriore. Sono distinti per Reggimenti e legati in tavola cogli stemmi intagliati e colorati dei rispettivi Podestà. — Gioverebbe, io credo, anzi sarebbe indispensabile farne inventario particolar-reggiato e collocarli in iscaffali chiusi, onde assicurarne la conservazione e preservarli dai danni della polvere e da altri possibili, se non probabili guasti. Sparsi poi sulle mura del Castello, sopra le porte, sul campanile e orologio, sulle corone delle cisterne, sugli edifizì pubblici e su qualche casa privata, vidi molti stemmi, leoni e inscrizioni dei tempi veneti. Io credo che sarebbe opera utile per la conoscenza delle cose patrie il farne copia 0 disegni esatti, e comporne un Albo cittadino, e riprodurlo a mano, o come che sia, in più esemplari, e uno di questi custodire nell'Archivio del Comune ed un altro depositare nell'Archivio provinciale, a comodo di quei cittadini e studiosi che volessero trarne notizie. E credo che in detto Albo troverebbero ottimo posto anche alcune lapidi sepolcrali, aventi ormai interesse storico per 1 personaggi ed i fatti in esse ricordati. Ciò facendo, Montona che fu la prima in provincia a pubblicare un volume di notizie e documenti storico-patrii, darebbe anche in questo un nobilissimo e imitabilissimo esempio alle consorelle città. Una raccolta completa delle iscrizioni e degli Pietra 1877 MAXSVM jI MATRI VALERIAE TERTIAE VXSORI •p- POC!VT?-\r stemmi veneti sparsi per 1'Istra, gareggerebbe d'interesse colla raccolta delle iscrizioni romane, e sarebbe quasi una continuazione e complemento del Codice Diplomatico. Adocchiando tali memorie venete notammo una particolarità. I leoni alati, e ne sono parecchi, hanno tutti il libro chiuso, a differenza dei soliti leoni veneti che tengono il libro aperto col motto: PAX TIBI MARCE E VANO-. MEVS. È un fatto che mi riuscì nuovo, e sul quale cercherò prendere informazioni a Venezia. (Continua) NOTIZIE La mattina del 5 corrente, alle ore 9, 30, spirò in Firenze ALFONSO LAMARMORA Fu grande cittadino, strenuo soldato di tutte le battaglie dell'indipendenza italiana, creatore dell'esercito italiano, e il più fedele servitore della Casa di Savoja, Nacque a Biella (Piemonte) il 18 novembre 1804. L'egregio triestiuo Giuseppe professor Levi, venne nominato cavagliere della Corona d'Italia in premio de' suoi molti e pregevoli lavori nel campo dell'istruzione. _ Il dì 13 corrente ebbe luogo in Trieste nella Sala terrena della Borsa la distribuzione dei premi conferiti coi f<>ndi governativi, da quella Società Agraria, ai più diligenti allevatori di bovini nel territorio. Eugenio Bolmida di Trieste esalò la notte del 2 al 3 corrente l'ultimo respiro in Venezia nell'età d'anni 55. Fu cultore appassionato degli studii, scrisse parecchi opuscoli, propugnando sempre gl'interessi della classe operaja per la quale tenne alcune letture all' Ateneo di Venezia. _ L'attivo della Società Operaja Triestina ascende a fiorini 57483.38 e il civanzo di Cassa dal 1° luglio 1876-77 a fiorini 6000. — Eloquenza di cifre che parla assai in favore di quell'apprezzatissimo sodalizio della nostra vicina consorella/ Non lungi del monte Gargano (Puglie) fu trovata una nuova città sotterrata mentre si scavava un pozzo. La città è l'antica Sipontum, che venne inghiottita in seguito a terremeto. Il governo italiano ha di già fatto gl'incombenti necessarii per intraprendere le ricerche sopra una vasta scala. Il consiglio comunale di Boma ha deciso di concorrere con mezzo milione di franchi nella costruzio-zione di un gran pula/,zo per una esposizione artistica permanente nella capitale del regno. Il palazzo costerà oltre un milione e il governo e la provincia concorreranno nella spesa, Il 30 decorso morì in Milano l'architetto Giuseppe commendatore Men