ORGANO DELL’UNIONE SOCIALISTA DEI, LAVORATORI ANNO Vili N. 452 Redazione e Amministrazione CAPODISTRIA Via Santorio 26 - tei. 128 IL PRESIDENTE TITO IN VIAGGIO nelle regioni meridionali dell’ URSS Entusiastiche accoglienze tributate dalla folla agli ospiti jugoslavi durante una visita a Leningrado - Sabato a Mosca riprendevano i colloqui politici con un vasto scambio di opinioni su varie questioni internazionali - Comprensione e sincerità reciproca Il Presidente Tito con la consorte e i membri del seguito si trovano da domenica in viaggio nelle regioni meridionali dell’Unione Sovietica e faranno ritorno a Mosca verso sabato o domenica prossima. Accompagnano gli ospiti jugoslavi il Primo Segretario del C. C. del PCUS, Nikita Hruščev, e il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri Mikojan. Prima che il Presidente Tito iniziasse il viaggio nelle regioni meridionali dell’Unione Sovietica, la cronaca della sua visita in quel Paese registrava due importanti avvenimenti: i colloqui politici di sabato tra il Maresciallo Tito e i suoi collaboratori e i massimi dirigenti sovietici; e, prima ancora, il breve soggiorno del Presidente jugoslavo a Leningrado. Giungendo nella città che fu la culla della Rivoluzione d’Ottobre, il Maresciallo Tito veniva accolto entusiasticamente da una folla di diverse decine di migliaia di cittadini, a stento trattenuta dai cordoni dell’ordine pubblico. Si rin- novò così a Leningrado la calorosa accoglienza tributata al Presidente jugoslavo al suo arrivo a Mosca. Ha quindi avuto inizio la visita della città, esaurita la quale, due giorni dopo, il Maresciallo Tito ripartiva alla volta di Mosca salutato alla stazione da una folla non meno numerosa e acclamante di quando era arrivato. Alle undici di sabato venivano ripresi i colloqui politici nella salta della Presidenza del Governo al Cremlino. Vi prendevano parte il Presidente Tito e i suoi collaboratori Edvard Kardelj, Koča Popovič, Mijalko Todorovič, Jakov Bla-ževič e altri alti sunzionari. Da parte russa erano presenti Hruščev, Bulganin, Voroscilov, Molotov e il nuovo Ministro degli Esteri Ščepilov, nonché altri funzionari. A conclusione dei colloqui veniva diramato un comunicato del seguente tenore: «Nella seduta odierna si è avuto un vasto scambio di opinioni sui problemi già esaminati nella prima riunione. I colloqui si sono svolti in un’atmosfera di cordialità e di amicizia e nello spirito di sincerità e completa comprensione. I colloqui continueranno». La sera stessa i portavoce sovietico e jugoslavo, Iljičev e So-korac, hanno tenuto a Mosca una conferenza stampa per informare i giornalisti dei due Paesi e i corrispondenti esteri accreditati dei colloqui tra i membri delle delegazioni governative di Jugoslavia e Unione Sovietica. Il rappresentante sovietico ha voluto ricordare le manifestazioni di simpatia della popolazione di Leningrado verso Tito e Bulganin. Egli ha definito «commoventi» gli incontri «da uomo a uomo tra i due statisti che sono scesi tra la folla che aspira ad un unico fine, e cioè a salvaguardare l’amicizia jugo-sovietica e a dare il suo contributo per il consolidamento della pace nel mondo». Anche il portavoce jugoslavo si è riferito all’accoglienza di Leningrado, affermando che il Presidente Tito e i ministri della delegazione jugoslava non potranno mai dimenticarla. «Il Presidente Tito — egli ha detto — trasmetterà i saluti e le espressioni di simpatia dei cittadini sovietici ai po- poli jugoslavi. Bisogna dire che non ci sone parole con cui si possa descrivere quanto è avvenuto». Dopo aver reso noto il comunicato ufficiale, i due portavoce hanno risposto alle interrogazioni dei giornalisti. I temi trattati, secondo le loro dichiarazioni, si sono riferiti a questioni internazionali di -principio visti nell’attuale momento. S è avuto pure uno scambio di opinioni sullo sviluppo del socialismo nel mondo. Le due delegazioni hanno espresso con sincerità e franchezza i propri punti di vista circa questi problemi ed infine sono passate ad eseminare alcuni aspetti economici dei rapporti tra i due Paesi. Infine i portavoce hanno dichiarato che l’eventuale risultato dello scambio di opinioni sullo sviluppo del socialismo nel mondo verrà reso noto nel comunicato finale Il Consiglio Esecutito Federale ha esaminato due progetti legge: il primo riguardante la proclamazione del 4 luglio festa dell’Insurrezione popolare in tutta la Jugoslavia, mentre il secondo concerne gli organismi degli affari interni. Entrambi i progetti sono stati approvvati e inviati per competenza al Comitato per l’organizzazione del potere e dell’amministrazione del Consiglio federale dell’Assemblea popolare. Il progretto di legge sugli affari interni è il primo progetto unitario per ì tre settori fondamentali degli affari interni: la sicurezza statale, la sicurezza pubblica e la Milizia popolare. Con l’attuazione di questa legge si completerà l’unificazione di questi tre servizi, unificazione iniziatasi nel 1953. Sino ad oggi era in vigore solo la legge sulTorganizzazìone della Milizia popolare, mentre l’organizzazione dei rimanenti servizi degli affari interni si basava sulle disposizioni costituzionali riguardanti gli organi dell’amministrazione federale e repubblicana e sulla legge costituzionale sui comitati popolari e la loro amministrazione. Nel campo degli affari interni sono venute a formarsi nel corso dello sviluppo postbellico tre par- IN ITALIA La formazione delle giunte comunali attraverso i dilemmi dell' unità socialista Come è noto, le elezioni amministrative italiane del 27 maggio hanno creato in un centinaio dei maggiori comuni italiani, una si-tuazionoe per la quale non è possibile la formazione di giunte gioranza assoluta delle opposizio- NEI PARTITI COMUNISTI D’ALBANIA E DI FRANCIA STENTA A FARSI STRADA LA CRITICA OBBIETTIVA” Nella .sua relazione al Congresso del Partito del Lavoro Albanese, Enver Hožda ha fatto anche una valutazione dei rapporti jugoslavo-albanesi, sia di quelli attuali che di quelli del recente passato. Enver Hodža riconosce l’errore compiuto dalla direzione del partito albanese nel 1948 accogliendo la risoluzione del Cominform contro la Jugoslavia, ma afferma nello stesso tempo che il processo contro Koči Džodže, l’allora segretario organizzativo del partito, svoltosi nel 1949 e conclusosi con la condanna e l’esecuzione capitale dell’imputa-•to, era pienamente giustificato. La contradizione in cui Enver Hodža è caduto «volens aut nolens» è evidente: otto dei 16 capi d’accusa contro Džodže parlano dell’imputato come di un agente della Jugoslavia, mentre il nostro paes'e viene direttamente accusato di tramare contro l’indipendenza e l’ordinamento sociale dell’Albania. Il primo passo dell’atto d’accusa, così come è stato pubblicato dall’agenzia telegrafica albanese il 12 maggio 1949 suona: «Il menzionato gruppo ha agito secondo le istruzioni della cricca nazionalista trotzkista di Tito pervenute direttamente tramite contatti personali e tramite lettere o indirettamente tramite gli agenti che la cricca nazionalista-trotzkista ha inviato in Albania.» Il fatto stesso che Enver Hožda difende le accuse rivolte nel 1949 contro Koči Džodže, accuse che si rivolgono direttamente contro il nostro paese, mal si accorda con l’espresso desiderio di «seppellire l’amaro passato» e di far progredire t rapporti jugoslavo-albanesi» in uno spirito di reciproca comprensionq e di amicizia». Da parte sua la direzione del partito comunista francese si è assunta il ruolo di difensore dell’atteg-giamento di Enver Hodža. L’organo del Partito «Humanitè» afferma che l’atteggiamento dell’organo dell’Unione socialista del popolo lavoratore della Jugoslavia BORBA non contribuisce alla reciproca comprensione perchè non concorda con la difesa del processo anti-jugosla- , vo contro Koči Džodže fatta da Enver Hodža nella Sua relazione al congresso del partito del lavoro albanese. Nello stesso tempo l’«Hu-manitè» ha evitato di dare qualsiasi rilievo alla visita del compagno Paimiro Togliatti a Belgrado, avvenimento questo di grandissima importanza per lo sviluppo della collaborazione tra le forze del socialismo e per lo sviluppo stesso del socialismo nel mondo. Dal suo atteggiamento di riserbo dimostrato in occasione della visita di Togliatti a Belgrado, la direzione del partito comunista francese è uscita soltanto per difendere Enver Hodža dalle critiche mosse dal Borba al suo atteggiamento in difesa del processo anlti-jugoslavo contro Koči Džodže, processo che non può essere distinto dalle false accuse contenute contro la Jugoslavia nella risoluzione del Cominform del 1948. Non è possibile per noi concordare con l’opinione ancora prevalente nella direzione del partito comuni-sita francese e del partito operaio albanese, secondo cui il Cominform avrebbe svolto un ruolo positivo nel rafforzamento dello spirito internazionale proletario. Velando ,1 caràttere e i metodi applicati dal Cominform e soprattutto dissimulando il carattere essenziale del suo attacco contro la' Jugoslavia, Sembra si voglia evitare di trarre le conseguenze che comportava una prassi che era staliniana e che in certi casi è rimasta tale. Frenando nelle file dei loro partiti il processo di abbandono del dogmatismo e della idolatria, dirigenti del genere ostacolano lo stabilirsi dello spirito di fiducia che lo stalinismo na completamente distrutto. D’altra parte le iniziative concrete prese dal compagno Togliatti e dai comunisti italiani sulla base di una realistica analisi della loro politica é dell’evoluzione d»l movimento operaio, testimoniano di uno sforzo indiscutibile per mettere in opera le nuove concezioni. comunali nè sulla base di una magni di sinistra nè su quella di una maggioranza della coalizione governativa di democristiani, social-democratici, repubblicani e liberali. Inoltre, per il risultato stesso delle elezioni (che hanno segnato una netta affermazione del partito socialista e di quello social-democratico), si è posto sul terreno pratico il problema di una collaborazione fra i due partiti socialisti nella formazione delle nuove giunte comunali. La questione dell’unità socialista in campo organizzativo — non di attualità immediata e di competenza degli organismi socialisti centrali — viene così ad essere, in certo qual modo, superata dal problema pratico di una unità di azione che deve essere decisa, in ultima istanza, dalla base dei due partiti nelle maggiori città italiane. Indubbiamente il modo in cui si risolverà il problema delle giunte da parte dei socialdemocratici di Roma, Trieste, Milano, Torino, Genova, Firenze, Bari, Reggio Calabria, ecc. ecc. avrà ripercussioni in campo nazionale sia per quello che riguarda la coalizione governativa sia per quello che concerne le direzioni del P. S. I. e del P. S. D. I. E’ perciò comprensìbile il fatto che la direzione socialdemocratica sia divisa sul problema. Divisa fra la corrente di destra (preoccupata di non rompere la coalizione quadripartita di governo), la segretaria del partito (pre-ococupata di non venir scavalcata da decisioni unitarie della base) e la sinistra socialdemocratica che, a ragione, teme venga lasciata sfuggire una occasione preziosa per la riunficazione dei due vecchi tronconi del Partito Socialista Preoccupazioni e timori che hanno, per ora, dato il risultato di decisioni contradditorie da parte degli organi centrali del P. S. D. I. Infatti ad una prima presa di posizione favorevole alla costituzione di giunte comunali fra democristiani, repubblicani, social-democratici e socialisti con esclusione dei liberali (rivelatisi più che mai «longa manu» degli interessi conservatori della .Gonfindu-stria) ne1 è seguita una seconda che non parta più di’ escludere i liberali ma usa termini che potrebbero rendere più difficile la collaborazione in sede locale dei due partiti socialisti. Questo evidentemente sotto la pressione della D. C. che deve aver messo ufficiosamente i socialdemocratici di fronte al dilemma della collaborazione a quattro anche in sede locale o il pericolo di una crisi governativa con l’eventualità di elezioni politiche anticipate. Certo non è facile escludere i liberali dalle giunte comunali, sostituendoli con i socialisti, e restare al governo con loro. Ora lo schieramento parlamentare italiano è tale che senza i liberali ogni qualsiasi maggioranza governativa si aprirebbe a sinistra verso l’appoggio indispensabile dei socialisti cosi come senza i socialdemocratici il governo dovrebbe cercare la sua maggioranza fra i monarchici. Di fronte a queste eventualità (la prima respinta dalla D. C. e la seconda dalla socialdemocrazia e dai repubblicani) la direzione del P. S. D. I. esita ad assumersi responsabilità precise. Per non pregiudicare la coalizione a quattro in campo governativo e per non arrischiare di venir condannata dalla base nel rifiutare l’unità di azione nella formazione delle giunte. Eppure una decisione dovrà essere presa. ticolari organizzazioni: la sicurezza di stato, gli affari interni e la Milizia popolare. Dopo l’emanazione della Legge costituzionale, del 1953 questi organismi sono stati uniti presso la Segreteria federale agli affari interni e presso le segreterie repubblicane, mentre nel 1955, dopo l’entrata in vigore della Legge sui comuni e distretti, l’unificazione è avvenuta anche nelle unità territoriali inferiori. Queste variazioni come anche la necessità di determinare con maggior precisione i compiti dì questo ramo dell’amministrazione statale, hanno dettato l’elaborazione di questo progetto di legge. Le legge sugli organi degli affari interni — come si rileva — non solo completerà il nostro sistema legislativo nel campo dell’amministrazione statale, ma contribuirà inoltre a consolidare la base legale per la difesa dei diritti dei cittadini, degli enti, delle organizzazioni e degli interessi della collettività. La legalità nel lavoro degli organi dell’ammini-strazioni e la legalità in generale sono state e sono una delle caratteristiche sostanziali della nostra democrazia socialista. Con questa legge si tende a concretizzare e a completare nel campo specìfico degli affari interni i principi fondamentali sull’organizzazione dell’amministrazione federale e repubblicana e sui rapporti reciproci tra gli organi dell’amministrazione federale, repubblicana distrettuale e comunale, contenuti nella Lege generale sull’amministrazione dello stato. Da questo lato era particolarmente importante determinare quali settori degli affari interni sono di competenza esclusiva degli organismi federali Era inoltre necessario determinare quali sono i diritti degli organismi degli affari interni federali, re-pubblicani e distrettuali nei confronti di quegli organi che e-seguono direttamente il lavoro. Un posto particolare viene dato nel progetto di legge alla precisazione delle autorizzazioni concesse agli organi e ai dipendenti degli affari interni. Oltre alle autorizzazioni disposte dall’attuale legge sulla Milizia popolare, nessun altra era legalmente disposta per quanto riguarda il funzionamelo degli organismi degli affari interni. Nel corso della elaborazione di questo progetto legge si è tenuto costantemente presente la particolare importanza che assume nel lavoro degli organi degli affari interni la piena applicazione del principio della legalità. La riforma scolastica e I* abilitazione professionale La commissione per la riforma scolastica dell’Assemblea Federale ha preso in esame il problema dell’istruzione dei quadri professionali. Una speciale sottooommissio-ne studia la questione già da parecchio tempo. Il costante aumento della produzione e del numero della popolazione (con una media di 300.000 persone all’anno) rendeno questo problema di anno in anno sempre più acuto, specialmente se lo stesso viene collegato con l’aumento delle persone occupate nell’industria e nelle altre attività econo- In Estremo Oriente si mina la distensione internazionale Mentre nel mondo l’atmosfera di distensione si va mano a mano consolidando attraverso prese di contatto e riconoscimenti di fatto di una situazione in pacifica evoluzione, in Estremo Oriente la stessa distensione marca il passo. Sulla questione di Formosa una proposta del primo ministro cinese, Chu En Lai, per una dichiarazione comune di Pekino e , Washington sul non impiego della forza nel canale di Formosa, viene lasciata cadere nel silenzio da parte del governo degli Stati Uniti. In Indocina — in base alle decisioni della conferenza asiatica di Ginevra — nel mese prossimo avrebbero dovuto aver luogo libere elezioni nel Viet Nam Meridionale ed in quello Settentrionale per l’unificazione del paese. Invece, da Saigon. Ngo Diem rifiuta ogni approccio preliminare con il governo di Hanoy ed in campo internazionale, mentre non giungono a conclusione i colloqui per far rispettare le clausole dell’armistizio in Indocina (clausole che comprendono l’unificazione del Viet Nam attraverso le elezioni), restano senza risultato le propo-, ste che da Hanoy il governo di Ho Chi Minh ha avanzato presso i governi che parteciparono due anni fa alla conferenza di Ginevra. Stasi a Formosa per non indebolire Chang Kay Schuck, stasi in Indocina per consentire a Ngo Diem di mantenere diviso il paese e governarne una parte, non certo nell’interesse del popqlo del Viet Nam e della pace. In Corea invece della stasi sì ha addirittura una involuzione con la decisione unilaterale del comando americano delle forze del-l’Onu per la cessazione dell’attività della commissione neutrale di controllo dell’armistizio. Questo proprio mentre il governo della Corea del Nord smobilita 80.000 uomini e nella Corea del Sud Sing Man Rhee subisce una sconfitta politica nelle elezioni presidenziali malgrado che la sua polizia sia giunta fino ad assassinare 4’unico candidato di opposizione alla presidenza. Infatti non può non essere interpretata come sconfitta politica di Sing Man Rhee la elezione alla vice presidenza della Repubblica di un candidato dell’opposizione che propugna negoziati con il governo nord coreano in vista di elezioni generali per riunificare la Corea. Invece di interpretare nel suo giusto valore di protesta popolare il voto del popolo della Corea del Sud, si accede alle pretese di Sing Man Rhee e si scioglie la commissione neutrale di armistizio solo perchè di essa fanno parte i rappresentanti di paesi i cui regimi non garbano a Sing Man Rhee il quale teme, evidentemente, che la commissione neutrale di con- trollo veda che cosa avviene nel paese. Tanto nel campo militare (infati le divisioni di Sing Man Rhee da 16 che erano al momento dell’armistizio sono salite oggi a 21) che nel campo politico nel quale Sing Man Rhee può riconquistare la presidenza della Repubblica della Corea del Sud solo con la morte del candidato avversario e con l’impedimento alla opposizione a nominare un sostituto al posto del candidato assassinato. La stasi nel canale di Formosa (dove Chang minaccia di sequestrare le navi che commerciano con la Cina a suo beneplacito), la non applicazione delle clausole di armistizio sulle elezioni nel Viet Nam (dove Ngo Diem non nasconde velleità di ricorrere all’uso dei cannoni che gli si forniscono di sottobanco), lo scioglimento unilaterale della cdmmisio-ne neutrale di armistizio in Corea al servizio delle mene di Sing Man Rhee, sono elementi preoccupanti perchè il cammino della distensione internazionale nel mondo deve essere un fatto unitario. Marcando il passo in Estremo Oriente, si arrischia di generare nuovamente un’atmosfera di sospetti nel resto del mondo. Perchè non si può certo servire la pace anteponendo gli interessi dei vari Ngo Diem, Sing Man Rhee e Chang Kay Schek a quelli della distensione. miche (circa 137.000 all’anno) e la preparazione professionale e l’educazione generale di queste persone. Riguardo alle qualifiche, l’attuale struttura della manodopera occupata non è nemmeno lontana-considera il suo costante sviluppo, mente adeguata alle necessità della Si registra cioè una notevole scar-produzione jugoslava, specie se si sità di operai specializzati e qualificati, come anche di impiegati con istruzione media, mentre dall’altro lato l’economia viene oberata da un numero eccessivo di manovali e di personale ausiliario. Nel 1954, ad esempio, nel settore statale della produzione su 100 operai 3,8 erano specializzati, 33,1 qualificati, 27,7 -operai addestrati e il - 35,4 era rappresentato dai manovali. Un problema a parte è rappresentato dall’ultima ' categoria che diffìcilmente potrà prosperare con l’attuale livello d’istruzione professionale e di educazione generale. Le cause di una simile distribuzione della manodopera per qualifiche è evidentemente causata dal fatto che la maggior parte della stessa è giunta nell’industria dalle campagne, mentre le scuòle professionali hanno dato, e ' ciò solo negli ultimi anni, solo il 50% del personale qualificato. L’ulteriore sviluppo della produzione richiederà anche un adeguato aumento della manodopera occupata. Gli esperti in materia prevedono ch’esso, anche nel futuro, ammonterà a circa 137.000 persone all’anno. Naturalmente è da attendersi che il rapporto tra lo sviluppo della produzione e l’aumento della manodopera occupata sarà migliorato con l’aumento della «produttività del lavoro. Però anche in questo caso annualmente l’industria e le altre attività economiche necessiteranno di 11.000 lavoratori specializzati, 69.000 operai qualificati, 53.000 addestrati e 33.000 manovali perchè la struttura della manodopera in base alle qualifiche possa corrispondere a quanto richiesto dai regolamenti tariffari emanati nel 1955. Oltre a ciò il problema della manodopera nell’agricoltura si fa di anno in anno più serio in considerazione della più sempre rapida modernizzazione e meccanizzazione dei sistemi di lavoro per cui nelle campagne si forma una fonte sempre più grande di mano- dopera inattiva. Perciò le scuole professionali dovrebbero fornire ogni anno circa 80.000 nuovi operai qualificati in confronto agli attuali 40.000. Oltre a ciò non tutti i rami professionali sono ugualmente deficitari. Esistono interi , gruppi sprovvisti nel modo assoluto di giovani generazioni, mentre altre professioni ne hanno a sufficienza. L’inadeguato numero di scuole professionali viene ancora ad aumentare le difficoltà in questo campo. Nell’anno scolastico 1955/56 solo al 55% dei candidati alle scuole professionali della Serbia è stata accettata la domanda d’istruzione. La situazione non è migliore anche nelle altre Repubbliche. Ed è perciò che nella commissione parlamentare si rileva la necessità di un sistema scolastico professionale tale da poter accogliere un adeguato numero di ragazzi, provvisti di diploma della scuola ottennale. L’industria non si troverebbe in questo modo nella necessità di occupare lavoratori non qualificati anziani e di provvedere al loro elevamento professionale mediante addestramento. Affinchè la posizione delle scuole medie, in special modo di quelle professionali, possa adeguarsi alle necessità del Paese, sarà, necessario risolvere alcune importanti questioni, tra le quali in primo luogo quella della posizione privilegiai^ dei ginnasi. Inoltre bisognerebbe abolire la suddivisione delle scuole professionali in superiori ed inferiori, dato che per entrambe, specie negli ultimi tempi, viene richiesto il diploma della scuola ottennale. Infine, dato che nell’economia per ogni posto di lavoro è prevista l’adeguata preparazione professionale con la corrispondente scuola, si è del parere che le scuole non dovrebbero essere suddivise in base al rango ma solo in base al loro indirizzo professionale. Nello stesso modo anche il lavoro pratico e l’anzianità di lavoro dovrebbero rappresentare un elemento importante nella valutazione dell’abilità professionale. A questo principio dovrebbe adeguarsi anche il sistema scolastico che dovrebbe permettere ad ogni singolo il conseguimento delle massime qualifiche professionali e l’accesso ai corsi universitari anche nel caso ch’esso fosse già occupato nell’industria. MARTEDÌ’ 12 giugno 185« Prezzo din 10 lire 20 ABBONAMENTI: Annuo din. 420, semestrale din 220, trimestrale din. 110. Spedizione in c. c. p. ★ 7 GIORNI ___________! NUOVA INIZIATIVA SOVIETICA Il disarmo è l’argomento principale del messaggio che il presidente del governo sovietico Bulganin ha inviato in questi giorni ai capi di governo di Stati Uniti, Granbre-tagna, Francia, Italia e Germania federale. Ancora una volta da Mosca è partita un’iniziativa per la soluzione di questo che. è senza dubbio il problema che oggi esige più rapida soluzione. L’agenzia TASS ha per ora pubblicato integralmente soltanto il testo del messaggio inviato al presidente Eisenhower. Bulganin si dice tra l’altro convinto che se i vari paesi prendessero misure concrete per ridurre gli armamenti verrebbe di conseguenza a ridursi la tensione internazionale e a rafforzarsi la fiducia fra gli stati. Il governo sovietico ha fornito per primo l’esempio riducendo le proprie forze armate di un milione 200 mila uomini. Fra le 63 divisioni smobilitate sono comprese anche 3 divisioni aeree e 30 mila soldati di unità1 prima stazionate sul territorio della repubblica democratica tedesca. Bulganin riconosce che il ritiro delle truppe dalla Germania non risolve il problema niel suo complesso, tuttavia precisa: «Questa misura del governo sovietico rappresenta soltanto il primo passo, ma noi riteniamo che se i governi di Stati Uniti, Granbretagna e Francia che hanno parimenti truppe s'ul territorio tedesco, ridurranno i propri 'effettivi militari in Germania tale fatto preparerà il terreno per passi più decisivi a questo riguardo. Noi pensiamo che tali misure dei governi delle 4 grandi potenze possono portare all’accordo per una vasta riduzione delle forze armate straniere in Germania oppure al loro ritiro totale dal territorio tedesco». Forse il migliore commento a questo nuovo passo positivo del governo sovietico è dato dalla sorprendente dichiarazione di Adenauer al suo arrivo a New York sabato scorso «La riunificazione della Germania appare oggi più realizzabile di qualche tempo fa.» Queste dichiarazione è in «positivo contrasto» con la linea generale sinora seguita dal governo di Bonn, linea che aveva portato Adenauer in una posizione di isolamento nell’attuale situazione internazionale. Mentre infatti da parte degli uomini responsabili di tutta una serie di paesi occidentali il nuovo sviluppo della politica sovietica è stato accolto come espressione del desiderio di aprire una nuova via nello sviluppo dei rapporti . internazionali, per i circoli ufficiali di Bonn si tratterebbe soltanto di mutamento di tattica. Forse che nell’atteggiamento del vecchio cancelliere si è avuto ora un mutamento positivo? Non possiamo per il momento assicurarlo con certezza. — La risposta verrà dagli sviluppi fututri della situazione. LA MALATTIA DI EISENHOWER E I TITOLI IN BORSA L’improvvisa nuova malattia del presidente Eisenhower, risolasi fortunatamente senza gravi conseguenze, ha avuto al suo annuncio com.e riflesso immediato una caduta generale dei (titoli alla Borsa di New York. Ciò sta evidentemente a significare che i circoli finanziari statunitensi considerano saggia e u-tile al paese la politica economica sinora condotta dal governo compresa quella degli aiuti ali estero strettamente legata all’azione personale del presidente Eisenhower e spesso vivacemente ostacolata dai circoli più retrivi. Uno dei principali esponenti della camera dei rappresentanti il deputato Poi Fayno ha chestó, infatti, la cessazione di ogni aiuto ai paesi cosiddetti neutrali.» Alla Jugoslavia — ha detto questo deputato — non deve essere concesso alcun aiuto poiché Tito ha chiaramente dimostrato da quale parte si sia rivolto. La medesima cosa vale per l’Egitto poiché ha dimostrato di non desiderare la collaborazione. Lo stesso atteggiamento deve essere assunto verso l’India che si atteggia a neutrale, ma che in effetti non 10 è.» Di. queste strane e grette dichiarazioni sul significato degli aiuti economici all’estero se ne sono avute numerose da quando al congresso si è iniziato il dibattito sul programma governativo degli aiuti. 11 presidente Eisenhower ha invece appoggiato l’atteggiamento realistico di quella corrente del congresso che ritiene che i rapporti con gli altri paesi, e fra le forme di questi rapporti sono anche gli aiuti economici, esigano una maggiore attenzione e una maggiore accortezza. Di particolare valore è poi il pensiero espresso da Eisenhower per cui gli Stati Uniti aiutando gli altri, aiutano se stessi. Se si accetta come verità incontestabile il fatto che l’ineguaglianza dello sviluppo delle forze di produzione, le enormi differenze d.i tenore di vita fra singoli paesi rappresentano una delle cause maggiori della instabilità nel mondo, appare allora in tutta la sua evidenza il carattere positivo della tesi di Eisenhower che è poi quella dell’intera opinione pubblica democratica per cui costa molto meno offrire aiuti economici e tecnici per salvaguardare la pace che accumulare armi per la guerra. Notevole sviluppo industriale nei piani del comune di Capodistria CAPODISTRIA, giugno. — L’aumento del redijto comunale, com’è stEj’-o pianificato jjri|r $ues,Panno, è insensibile. Esso' raggiunge solo l’uno per cento nei confronti del 1955, mentre lievemente maggiore dovrebbe essere1, secondo il piano sociale, l’aumento del valore della produzione lorda del comune. Tali minimi aumenti vengono causati sopratuitto da una sensibile riduzione dei lavori edili che, nei confronti dell’anno precedente, vengano ridatiti di oltre la metà; il reddito, derivante dall’attività imprenditoriale, raggiungerà solo il 46 per cento di quello attenuto nel 1955. Previste riduzioni di reddito si registrano anche nel campo del traffico, inferiore del 20% all’anno precedente, a causia della mancata concessione disll’autorizzazione all’In-tereuropa a svolgere i trasporti internazionali. Però anche com questi minimi aumenti, riteniamo che i pianificatori del comune abbiano peccato di troppo ottimismo in qualche altro ramo della nostra attività economica, e particolarmente nel turismo. La mancata realizzazione delle previsioni in questo campo, comunque, non incidirà troppo sulla realizzazione complessiva del piano sociale, data la limitata attività turistica nel comune di Capodistria. Colpe però ai pianificatori del comune non se ne possono fare. Pianificando un 87% di aumento del valore lordo della produzione e un 92% di aumento del reddito, essi si sono attenuti all’aumento potenziale della rete alberghiera del comune. Non potevano prevedere invece la situazione che va a delinearsi nel campoNturistico nazionale, e di riflesso anche nel comune di Capo-disì’.irda, per quanto riguarda gli arrivi dei turisti. L’espansione maggiore nella produzione e di conseguenza nel reddito lo registra l’industria, con un aumento del 106%. Tale aumento viene dato, oltre che da un maggiore sfruttamento del potenziale industriale esistente, particolarmente dall’inizio della produzione nelle nuove fabbriche TOMOS ed ERMA. Sensìbili aumenti si registreranno, secondo le previsioni, allo sipazzoli-ficio «Mrai e alla LAMA di Deca- ni. In sostanza il reddito nazionale del comune di Capodisitria dovrebbe ammontare per quest’anno a 2 miliardi e 76 milioni, dei quali 824 milioni vanno per le paghe e le assicurazioni sociali nell’economia. Dei rimanenti un miliardo e 251 milioni, detratti gli obblighi verso il distretto, la Repubblica e la Federazione, al comune di Capodistria restano 377 milioni e 203 mila, mentre le aziende sul territorio del comune disporanno di un importo pari a 248 milioni di dinari o, calcolando anche il fondo di ammortamento, di 490 milioni e 840 mila dinari. Vediamo ora come il Comitato Popolare comunale intende usare i 377 milioni di dinari che restano a sua disposizione. Alle cosidette spese di bilancio va la parte più grossa, cioè circa 214 milioni. Di questi, 196 milioni serviranno per finanziare (tutte le spes'e dell’amministrazione, dell’educazione e della cultura, dell’assistenza sociale e per la copertura dei passivi negli enti a finanziamento autonomo. 4 milioni vanno per i lavori pubblici e 20 milioni nel fondo di riserva. Il fóndo investimenti ammonta a circa 63 milioni, dei quali solo due importi sono a destinazione fissa e cioè 11 milioni e 500 mila per l’agricoltura e un milione e 492 mila per il commercio. Il rimanente verrà ripartito fra il turismo, per la costruzione degli impianti al «Turist» di Ancarano nell'ambito dei programma generale, l'artigia-nato, per l’acquisto di alcune attrezzature nelle esistenti officine, e il commercio, per la sistemazione dei negozi nella zona dei nuovi stabili a Semedella. Il fondo alloggi, che viene a formarsi con un contributo dèi 10% sulle paghe di ulte le aziende, enti e amministrazione statale, ammonterà a 96 milioni e 705 mila dinari. Bisogna rilevare che questo importo non sarà sufficiente nemmeno per portare a termine i lavori sul blocco di cas'e costruito a Semede.1-la, per cui sarà necessario che le aziende devolvano alla costruzione degli alloggi tutti quei mezzi propri che non sono strettamente necessari al normale funzionamento aziendale. Si tratta di un imperativo dettato dalla critica situazione degli alloggi, situazione che prima o poi può riflettersi negativamente anche in quelli che s'ono i compili produttivi delle singole aziende. Inline dei 377 milioni del comune «il CaDodìstria restano ancora 2 milioni e 611 mila. E’ il denaro derivato. Verrà integralmente destinato alla manutenzione delle strade e non sarà ancora sufficiente, per cui dal proprio bilancio il comune coprirà il passivo di questo fondo con un importo superiore ai 5 milioni di dinari. mb Quia t ta' ptev V Isiùa VEDUTA DELLE S ALINE DI PIRANO SS moltiplicano sui Risano Sa gioia delle mogli e il dispiacere dei mariti AZIONI VOLONTARIE DEI GIOVANI DEL LITORALE CAPODISTRIA, 6 — 1 succesi ottenuti sinora dalle organizzazioni giovanili del distretto rappresentano una buona base per un’ulteriore larga inclusione dei giovani negli organi della gestione sociale e la loro educazione politico-ideologica e professionale. Un tanto è stato constatato dalla comp. Vogrič Maria, presidente del Comitato della Gioventù popolare, nella sua relazione alla Conferenza distrettuale, svoltasi alla presenza del segretario del CD della Lega dei Comunisti, Albert Jako-pič-Kajtdmir e del membro della presidenza del Comitato centrale della Gioventù popolare slovena, Rado Bregar. I lavori della conferenza si sono svolti In mattinata nell’ambito di tre commissioni, rispettivamente per i problemi ideologico-organiz-zativi, per la gestione sociale e per l’attività sociale in genere. Nel pomeriggio sono state prese invece le decisioni riguardanti l’attività futura delle organizzazioni giovanili ed è stato eletto il nuovo Comitato distrettuale della Gioventù popolare di 35 membri. Giorni fa ha avuto luogo anche la conferenza comunale della Gioventù popolare del Comune di Capodistria, cui hanno presenziato 124 delegati in rappresentanza di 1658 membri delle organizzazioni giovanili. La conferenza ha analizzato il lavoro finora svolto, constatando che le organizzazioni giovanili del Comune sono riuscite ad allargare notevolmente la loro attività, includendo nelle proprie file nuovi 684 membri. Molto si è discuso sui problemi della gioventù contadina In relazione ai suoi compiti nella trasformazione socialista della campagna, di quella operaia in riferimento alla sua inclusione nella gestione sociale (attualmente 88 giovani fanno parte degli organismi della gestione operaia e altri 20 sono inclusi in altri rami della gestione sociale in genere, e sull’attività culturale e ginnico-sportiva defia gioventù. Infine, sono state prese decisioni sul lavoro futuro ed é stato eletto il nuovo Comitato comunale, composto di 25 membri. Nel quadro generale dell’attività delle organizzazioni giovanili del distretto, una parte notevole occupa quest’anno il lavoro volontario. La gioventù del Capodistriano sarà impegnata, nel periodo estivo, nella costruzione di una serie di obiettivi di maggior mole: la strada Prem—Pregarle, per la cui costruzione sono assicurati i mezzi dal bilancio del CPD, completati dall’apporto volontario di manodopera e di trasporto della popolazione interessata, l’aeroporto di Capodistria, il rinnovo delle piantagioni di olivi in Punta Grossa e gli obiettivi sportivi di Pirano. I giovani saranno organizzati in brigate di lavoro a base volontaria. Dalle iscrizioni raccolte sinora appare che circa 2000 saranno i giovani che daranno il loro contributo alla realizzazione dei summenzionati obiettivi. Sui primi tre lavoreranno 1800 giovani e ragazze in tre turni dì tre settimane ciascuno (400 sulla strada Prem— Pregarje, 100 all’aeroporto e 100 per il rinnovo degli oliveti di Punta Grossa), mentre per gli obiettivi sportivi piranesi é prevista — sempre in base alle iscrizioni già pervenute — la partecipazione di 200 giovani. Alle azioni lavorative del distretto di Capodistria parteciperanno anche giovani degli altri distretti. Sul totale di 2000 circa, 1000 proverranno da fuori, mentre Il solo distretto ne darà altret- tanti. Il maggior numero di adesioni è stato raccolto finora nel Comune di Pirano, dove fra gli altri si preannuncia la partecipazione in blocco degli allievi dell’Istituto nautico e della Scuola di pesca. RISANO, 8 — Un azzurrissimo laghetto, formato dalle acque del Risano, un romantico ponticello, una piccola chiesetta e grandi olmi sparsi un pò dappertutto, fanno da cornice alla fattoria dei castori situata nella valle di fronte ai paesetti di Loka e Basovica. La parola «fattoria» fa pensare di solito a una delle tante case circondate da steccato, che si vedono nei film western. Niente di tutto ciò, nel caso nostro. Circondate dal verde della campagna, le gabbie dei castori si allungano al sole una a fianco dell’altra. Pulite e ordinate, esse offrono ai preziosi animali ombra, sole e acqua. Le gabbie, infatti, si dividono in tre «reparti»; un vano chiuso, munito di paglia e di due porticine, uno spiazzo di cemento, al quale si accede grazie alle suddette porticine, e una vasca contenente acqua. Il tutto è recintato da una grata di filo di ferro. «La fattoria è nata il 12 luglio dello scorso anno — cl informa il compagno Majer Giuseppe, fedele guardiano e amico dei castori. — Allora vennero importate dalla Germania 6 coppie di castori e li pagammo a 50.000 dinari alla coppia. Ad organizzare i lavori di allevamento è stato un esperto jugoslavo che aveva vissuto parecchi anni in Germania. Quando poi io ebbi imparato tutto ciò che mi poteva servire in veste di allevatore di castori, venni lasciato solo e finora non ho avuto intoppi.» Attualmente la fattoria conta 45 castori. I 12 importati,, infatti, hanno fruttato altri 33 esemplari. Il loro colore è grigio scuro, ma sotto il pelo superiore piuttosto lungo (che viene gettato via) si cela una fitta e corta pelliccia di un meraviglioso grigio chiaro. E’ questo il manto che manda in vi-sibilo le donne e forma la disperazione dei mariti. «Prossimamente — dice il compagno Majer — acquisteremo altre 10 coppie di castori, dì un altro tipo però; credo saranno di colore rossiccio. Intanto stiamo già preparando le gabbie che li ospiteranno». «Richiedono molte cure questi animali?» — chiediamo noi. «No — ci viene risposto. — La cosa essenziale è la pulizia. Ogni giorno cambio l’acqua nelle vasche e la paglia dei giacigli. Mangiano tutto ciò che è verdura. Dirò di più: in fatto di cibo, ogni castoro ci costa 20 dinari al giorno. Dentro la gabbia, come vedete, l’animale ha un pezzo di legno che rosicchia spesso e volentieri. Si riesce così ad evitare una esagerata crescita dei denti.» Di un colore arancione, lunghi quasi due centimetri, quattro denti (i due inferiori coperti da quelli superiori) spiccano ni grigio del pelo. Quando mangiano, i castori sembrano delle piccole scimmiette, quando nuotano ricordano le foche, mentre se fermi nella loro posizione abituale, fanno pensare a dei giganteschi topi. «Possono raggiungere i nove chili — spiega la nostra guida. — 11 più grande in nostro possesso pesa 7 chilogrammi, ma è ancora in via di crescita. La sua femmina partorirà tra breve. A questo proposito posso dirvi che il 16 febbraio una femmina ha dato alla luce 8 piccoli. Il caso è piuttosto raro. A me consta che un fatto del genere è avvenuto tempo fa in Germania. Normalmente, invece, la femmina dà quattro o cinque piccoli». La fattoria, impiantata a titolo di esperimento, sta dando buoni risultati. Si sta proggettando ora di recintare una superficie estesa al fine il lasciare agli animali una certa libertà. Il recinto, ad ogni modo, à necessario dato che i castori sono dei formidabili roditori e rischierebbero di arrecare danni alla campagna. E’ questo il metodo di allevameto all’aperto addottato pure in Germania. In America, i castori vengono allevati In massa su grandi superfici di terra. In Canada, dove il sistema è uguale a quello americano, i castori hanno distrutto recentemente un’intera regione. Essi, infatti, sono capacissimi di rodere un tronco d’albero di notevole grossezza. Mentre noi stiamo guardando un castoro che reca ancora i segni riportati in un combattimento con un suo vicino di gabbia (combattimento (che aveva potuto aver luogo a causa di una porticina comunicante rimasta innavvertita-mente aperta), il giovane Majer ci fa vedere un taglio netto praticatogli da un castoro sul pollice della mano destra. «Sono buone bestiole — assicura Majer — ma alle volte non sanno resistere alla tentazione di appiccicare qualche morso. Meglio stare attenti.» Ne siamo convinti. E, dopo aver ringraziato il nostro cicerone, ci allontaniamo prudentemente. a. c. ABBAZIA. — Ad una conferenza di albergatori, tenutasi recentemente ad Abbazia, è stato deciso di adeguare i prezzi dei servizi alberghieri a quelli vigenti in Italia ed in Austria. I nuovi prezzi verranno tempestivamente comunicati alle agenzie turistiche estere mentre un congruo numero di giornalisti stranieri sarà invitato a visitare le nostre località turistiche. * POLA. — Nei locali del Circolo Italiano di Cultura di Pola è stata aperta una mostra delle pubblicazioni edite dalla Casa Editrice degli Italiani EDIT di Fiume. Alla mostra sono esposti 31 testi scolastici, 23 libri per ragazzi, e quattordici tra romanzi ed altre edizioni varie. * POLA. — Drago Obrovac, segretario del Comitato Comunale della L. C ‘di Dignano e membro della Federazione Cooperativistica Distrettuale sarà il probabile candidato nelle elezioni suppletive per la Camera Federale dei Produttori, al posto del compagno Iskra Anton, tragicamente deceduto in un incidente automobilistico. i * Oltre ad effettuare i lavori per automatizzare la rete telefonica cittadina le poste di Pola hanno provveduto all’apertura di un ufficio postale nella centralissima Via dell’Armata Jugoslava. Si elimina cosi la resa alla posta cen-- trale. che sino oggi ha funziato come unica ricevitoria postale a Pola. * Nei cantieri navali «Scoglio Olivi» si è iniziata la costruzione dei due più grandi motori navali del paese. Il primo avrà la potenza di 6.250 KW e il secondo di 8.750. * FIUME. — Con 351.000 ton. di merci in carico e scarico, effettuati nel mese di maggio, il porto di Fiume ha conseguito il suo massimo record mensile. Di questo quantitativo 83.500 ton. erano rappre- LA COOPERATIVA GENERALE IMPORTANTE FATTORE AGRICOLO BUIE, 8. giugno. — La cooperativa generale di Buie, negli ultimi anni, è riuscita a trasformarsi in una forte organizzazione economica, ancor di più rafforzata dopo che il 15 aprile di quest’anno si è fusa con la Cantina Sociale. La cooperativa attualmente dispone, suddiviso nei vari fondi, di un importo ammontante a circa 60 milioni di dinari, non calcolando il valore del capitale fisso, abbastanza rilevante. Essa fra l’altro dispone della Cantina vinicola dalla capacità di 130 vagoni, di un moderno oleificio, dalla capacità giornaliera di 120 quintali di olive, infiné di 3 trattori, tre nuovi camions, di cui uno dalla portata di 22 t., di un’automobile, 22 negozi a Buie e nel contado e di una cantina vinicola a Zagabria, ecc. La cooperativa buiese, anche per numero di associati, è una INCIDENTI A CATENA A un pelo dalla mòrte, nel giorno del suo matrimonio. Non è il titolo di un giallo, ma una realtà vissuta da Jerebica Alberto di Dekani il 27 u. s. Uscito assieme al corteo nuziale, fisarmonica in testa; dall’Osteria «Stefan» e avviatosi per la strada di Valmarin, per metà occupata dal corteo, non riusciva a scansarsi al sopraggiungere di un camions che lo urtava con la parte posteriore del cassone. Danni non gravi fortunatamente, ma potevano anche esserlo, e questa volta senza alcuna colpa dell’autista, ma degli imprudenti pedoni, il Jerebica compreso, che usciti allegretti andanti dall’osteria si ritenevano padroni assoluti della strada. L’OSTERIA NON PORTA CONSIGLIO E’ un vecchio proverbio che i nostri nonni ripetevano spesso. Non consigliò o consigliò male Žerjal Carlo, meccanico della «Autocommerce», e Cotič Emilio, guardiano presso la stessa impresa. Ai due, usciti dalla nota trattoria «Pri Slavčku» di San Canziano, venne una matta voglia di fare un giretto con l’automobile. Non fu difficile allo Žerjal di entrare nell’autogarage dell’impresa e presa un’automobile se ne andarono tranquilli verso Porto-rose. Per non essere sorpresi dalla sete si rifornirono di una bottiglia di cognac all’uovo, ma giunti a Croce Bianca, invece d’infilare la strada, infilarono quell’isola di sicurezza messa al centro del crocevia, coperta di rigoglioso frumento selvatico. E quivi l’auto rimase, come una papera nel grano maturo. L’improvvisato autista Žerjal non è in posseso del regolare patentino, poiché, malato agli occhi, non ha mai potuto affrontare il rispettivo esame. La gite-rella, che ha fruttato un danno di 100.000 din. all’automobile, è solo una, speriamo l’ultima, di una serie di altre che lo Žerjal usava fare. delle più forti in Istria. Ne fanno parte 560 familiglie, e tale numero è suscettibile di ulteriori aumenti. Sino, a quest’anno la cooperativa non disponeva di aree coltivabili, però con la partenza degli optanti essa si è assunta la coltivazione di circa 150 ettari di terra, i cui metodi di coltivazione dovranno costituire una specie di modello per gli agricoltori privati. In base ai piani tracciati dalla direzione cooperativistica circa 20 ettari di terra, fino a poco tempo fa spezzettati in una infinita serie di parcelle, dovrebbero essere uniti in 5—6 grandi complessi, adatti alla coltivazione meccanizzata. Per questi lavori la cooperativa ha stanziato un importo di 2 milioni e 200 mila dinari, mentre all’unificazione delle parcelle si procederà di comune accordo con la cooperativa agricola di produzione «I Maggio» e con i singoli agricoltori privati le cui terre dividono i possessi della cooperativa generale. Un ulteriore importo di un milione e 400 mila dinari verrà impiegato per la costituzione di una piantagione di noccio le di mandorle che si estenderà su di una superficie di 8—10 ettari. Tre milioni di dinari sono stati stanziati per la costruzione di un officina riparazioni, le cui funzioni, secondo il pensiero dei dirigenti cooperativistici, non si limiteranno alle sole riparazioni dei mezzi meccanici agricoli, ma servirà anche di controllo e di indirizzo sull’uso più appropriato di questi mezzi nell’interesse dell’agricoltura e affinchè gli stessi siano sfruttati nel maggior modo possibile. La cooperativa impiegherà inoltre un importo di 7 milioni di dinari per l’ulteriore modernizzazione e ampliamento della cantina vinicola. Con questi mezzi verranno costruite alcune botti in cemento dalla capacità complessiva di 15 vagoni, verrà acquistato un filtro, il laboratorio enologico come anche altri impianti necessari ad una moderna cantina vinicola. Sensibili brezzi sono stati devoluti dalla cooperativa anche per migliorare il funzionamento della sua sezione commerciale. Un milione verrà speso per l’acquisto del necessario imbalaggio per la vendita dei propri prodotti, mentre 800 mila dinari saranno spesi per migliorare le attrezzature nei negozi di vendita. Nel corso di quest’anno la coperativa si assumerà anche la gestione della moderna latteria, attualmente in fase di ultimazione, che potrà lavorare circa 20 ettolitri di latte al giorno. Al progresso del movimento cooperativistico e al miglioramento della produzione agricola, accanto alla cooperativa generale collabo-ra anche quella agricola di produzione «I Maggio». Questa cooperativa possiede 400 ettari di terra, mentre nei propri fondi dispone di circa 28 milioni di dinari. Queste due organizzazioni rappresentano oggi la base della moderna agricoltura del Buiese ed entrambe hanno tutte le possibilità di svilupparsi ulteriormente e di influire in misura sempre maggiore sul progresso della produzione agricola della zona. Due-tre mesi fa gli olivi erano un pò l’argomento del giorno. Gli articoli pubblicati sia da noi che da altri giornali e tendenti ad impedire il taglio di (tatto ciò che si supponeva fos’se stato distrutto dai gelo, avevano' incontrato una quasi violenta reazione non salo da parte della maggioranza degli agricoltori, ma anche da parte di alcuni agronomi, ohe ritenevano migliore il vecchio metodo di procedere al taglio idi quei rami o addirittura di alberi .i quali, anche secondo vecchi metodi di valutazione, erano da considerarsi perduti. Da parte di alcuni agricoltori di Strugnano e di Buie abbiamo sentito addiritu-ra delle parole poco diplomatiche nei confronti del compagno Bilo-slav, autore degli articoli apparsi in quel tempo sul nostro giornale. Il compagno Biloslav, come altri agronomi, sosteneva che Pestate s'a-rà il miglior giudice su ciò che è andato distrutto e che i tagli potrebbero colpire anche rami sani. Ci fu anche una disposizione legale emanata dal Comitato Popolare Distrettuale di Capodistria che vietava qualsiasi taglio di olivi. Nonostante ciò ci furono alcuni agricoltori chei fecero orecchie da mercanti e seguirono l’esempio dei loro nonni e padri, i quali, dopo ogni gelo, procedevano alla regolare sbarbatura delle piante. Oggi se ne pentono amaramente. VARATO IL RIANO A ROLA Pola, giugno — All’ultima seduta del CP comunale di Pola sono stati votati il Piano sociale ed il bilancio per il 1956. Nella relazione presentata dal vicepresidente del CP, compagno Anton Bubic, sono state sottolineate le direttrici del Piano per il comune di Pola ed i compiti fondamentali dello sviluppo economico di questa unità terri-toriale-amministrativa. In armonia con le proporzioni dei Piano sociali federale, repubblicano e distrettuale, l’economia del comune di Pola registrerà un ulteriore progresso pure nel 1956. Esso sarà raggiunto con l’entrata in funzione di nuovi impianti (come la fabbrica di vetro da laboratorio), l’ampliamento di quelli attuali (Fabbrica cementi, ed altre) nonché con il loro sfruttamento razionale. La produzione agricola riceverà ulteriore impulso e ciò contribuirà a stabilizzare il mercato che già rivela sintoni molto positivi in questo senso. Se ci saranno condizioni atmosferiche normali, non diciamo favorevoli, la produzione agricola dovrebbe superare iiuella dello scorso anno Per il suo progresso verranno devoluti pure mezzi notevoli dal fondo investimenti locale. Gli altri investimenti, invece, saranno ridotti, rispetto allo scorso anno e, contrariamente al 1955 saranno concentrati all’ultimazione di alcuni tra gli obiettivi più importanti, mentre il consumo personale nella la campagna verrà equiparato in maniera più adeguata all’aumento della produzione ed al reddito reale dell’agricoltura. In complesso, si prevede che nei nel 1956 il comune di Pola dovrebbe realizzare un prodotto sociale superiore del 19,5 per cento a quello dello scorso anno, grazie all’aumento della produzione industriale, agricola, nonché con un’attività più intensa nell’artigianato, nel traffico e nel commercio. Stando ai risultati conseguiti finora, si prevede che la produzione industriale dovrebbe salire del 16 per cento. La produzione agricola, da parte sua, sarà maggiore, e di gran lunga, prima di tutto perchè al comune è stato annesso dopo la riorganizzazione pure il territorio dell’ex Pola «esterna». E poi, sono state applicate con successo diverse misure, agrotecniche, per l’incremento dell’agricoltura, per potenziare l’allevamento del be-■ stiame, per investire con maggiore oculatezza ed efficacia i mezzi a disposizione, per organizzare meglio il mercato, soprattutto tramite le cooperative quali perni motori dell’ammasso. Anche la pesca verrà potenziata, con il rimodernamento delle unità esistenti e l’acquisto, se ciò sarà mai possibile, di pescherecci nuovi. Nel campo della silvicoltura, invece, il compito principale, a parte la conservazione dell’attuale patrimonio boschivo, sarà quello di rimboschire le zone nude con piante di rapida crescita.. Nel 1956, poi, il commercio dovrebbe registrare un’ascesa di circa il 14,9 per cento, a paragoni dello scorso anno. Quest’aumento deriverà da tutte quelle misure che sono state prese per stabilizzare il mercato, da una parte, e, dall’altra, dall’aumento della produzione industriale e dall’importazione di merce di largo consumo. E’ previsto pure un maggiore giro d’affafi nell’alberghiera, e sopratutto nei locali ceduti a «forfait». Con le prescrizioni riguardanti le affittacamere ed i «camping», si stabilirà un maggior ordine pure in questo settore del turismo e si consentirà l’afflusso di determinati mezzi al fondo per l’ulteriore sviluppo dell’industria turi-stico-alberghiera. Nell’artigianato polese si prevede un aumento del 9 per cento rispetto al 1955, in virtù ad una produzione maggiore da parte delle fabbriche che riforniscono gli artigiani e le aziende artigianali di materie prime e di prodotti semi-lavorati. Da parte loro, le aziende artigianali «Mehanika» ed Elektromehanika» continueranno a cercare ed a realizzare ogni possibilità esistente di cooperare con altre organizzazioni economiche similari. Nel campo dell’artigianato, poi, si dedicherà grande attenzione, a Pola all’apertura di nuove botteghe artigianali, soprattutto nei rami de- sentate dalle merci austriache, cecoslovacche e ungheresi in transito. * PORTOROSE. — E’ stato aperta a Portorose la I Mostra venatoria repubblicana. La manifestazione si svolge nell’ambito del I convegno dei cacciatori della Slovenia che ha avuto luogo a Portorose. * CAPODISTRIA. — Ha avuto luogo sabato a Capodistria la Conferenza Distrettuale dell’Unione combattenti. All’ordine del giorno figuravano l’attività passata ed i compiti futuri dell’Associazione. AVEVAMO RAGIONE A PROPOSITO DI OLIVI D if aititi nel Buiese il 95% degli olivi han messo nuovamente le foglie e già nell’anno prossimo potranno dare .nuovamente i primi frulliti. Nel Capodistriano tale percentuale e un pò inferiore, ma comunque anche qui i’85—90% degli olivi hanno ripreso il loro normale funzionamento. Se si fosse proceduto al taglio, come si voleva, i iprimi frutti avrebbero potuto attendersi appena fra 5—6 anni. Risulta quindi evidente solo da questi pochi dati, quanati enormi danni siano sta tirteparmiati dalla tempestiva azione degli organismi proposti all’agricoltura, validamente appoggiati dalla stampa e dalla radio. All’azione di questi fattori va ascritto il fatto che sono Stati davvero pochi gli agricoltori che non hanno avuto fiducia in quanto s.i andava affermando o che non hanno accettato', magari passivamente, l’ordinanza che vietava il faglio. Oggi sono i primi ad esserne soddisfatti. Comunque, quesito esempio dovrebbe essere d’insegnamento anche per il futuro. mb UMAGO. — Il filatelista uma-ghese Petar Markovič è stato premiato con la medaglia di bronzo alla recente III Mostra filatelica nazionale per la sua raccolta «50 anni di francobollo giapponese.» Il Tribunale Circondariale di Fiume ha iniziato recentemente un’inchiesta nei confronti di Dragan Jurkovič e Ivan Ku-čelj di Abbazia, di Ante Matavulja, di Voloska e di Miro Krsulja di Matulje. I suddetti individui, di professione becchini, avevano la nobile abitudine di seppellire superficialmente i morti, quindi, appena i congiunti se ne andavano, riportavano alla luce la cassa da morto, la (aprivano e toglievano al cadavere gli abiti e tutto (Ciò che di prezioso egli possedesse, compresi eventuali denti d’oro e anelli. Non paghi, gli onorevoli becchini si pigliavano anche la cassa, che andavano a vendere assieme al resto. La stessa fine erano destinati a fare i fiori che amici e parenti depositavano sulle tombe dei loro cari. * II lt’.enne Branko H, bottaio abitante a Lucici (Zamet) è stato condannato dal Tribunale di Fiume a dieci mesi di carcere con la condizionale per un periodo di due anni. Il giovane si era reso colpevole di furto, perpetrato in più riprese, ai danni dei vicini di casa. Nelle sue escursioni, egli aveva raggranellato 6.000 dinari e due dollari, ma, giunto alla sesta ripresa, era stato sorpreso con le mani nel sacco dalla padrona di casa. * La 30.enne Dragica Kodela, di Pola, in qualità di presidente del consiglio dogli inquilini, riscuoteva regolarmente l’affitto dagli inquilini stessi, Senonchè, ad un certo punto, si è constatato che la scrupolosa presidente aveva consumato per conto suo 9,569 dei dinari raccolti. Il Tribunale l’ha condannata mesi di prigione. cinque ficitari: conciatetti, parchettai, fumai, bottai, cappellai e ombrellai. In questo modo verrà a magliorar-si la situazione attuale e che non può proprio definirsi soddisfacente. Per ciò che concerne gli investimenti, va rilevato che il fondo apposito del comune rappresenterà un fattore tutt’altro che trascurabile, ammontando a circa 40 milioni di dinari. Le entrate del CP comunale, invece si aggireranno sui 280 milioni, mentre il Piano sociale del 1956 contempla la creazione dii fondi notevoli presso le varie imprese. Complessivamente, nei vari fondi di ammortamento, ed a libera disposizione, si dovrebbero trovare alla fine dell’anno in corso ben 951.673.000 dinari. Il Tribunale l’ha condannata a cinque la pena pecunaria di 10.000 dinari ciascuno certi Nikodem Matošević e Petar Matošević, entrambi di Pola. I due non avevano esitato a gettare in mare delle mine al fine di fare una ricca pesca. Programmi radio MARTEDÌ’, 12 — Ore 6.10: Musica de) mattino — 6.1,5: Notiziario — 7: Chiusura — 12 e 12.45: Musica per voi «— 12.30; Notiziario — 12.40: Problemi di attualità — 17: Ritmi e canzoni — 17.15: Vita jugoslava — 17.25: Palcoscenico musicale — 17.45: Notiziario — 22.45: Notiziario — 22.15: Nel ritmo con jl sestetto Lionel Hampton -— 22.30: Università popolare — 22.40: Concerto del coro maschile degli studenti universitari sloveni del Litorale «Vinko Vodopivec», diretto da Anton Nanut — 23: Notiziario — 23.10: Rigo allegro — 23.40: Buona notte — 24: Chiusura della trasmissione. MERCOLEDÌ’, 13 — Ore 6.10: Musica del mattino — 6.16: Notiziario — 12: Voci alla ribalta: arie e duetti dall’opera «Butterfly» — 12.30: Notiziario — 12.40: Problemi d’attualità — 12.45: Melodie da films e riviste — 17: Ritmi e canzoni — 17.15: Vita jugoslava — 17.25: Qua e là nel mondo della musica — 17.45: Notiziario — 22.15: Ritratti musicali: Eduardo Grieg — 23: Notiziario — 23.10: Rigo allegro — 23.40 Buona notte — 24: Chiusura. GIOVEDÌ’, 14 — Ore 6.10: Musica del mattino — 6.15: Notiziario — 12. e 12.45: Musica per voi — 12.30: Notiziario — 12.40: Problemi d’attualità — 17: Ritmi e canzoni — 17.15: Vita jugoslava — 17.25: Musica lirica — 17.45: Noti- ziario — 22.15: Radioscena — 23: Notiziario — 23.10: Rigo musicale 23.40: Buona notte — 24: Chiusura. % V9N5RDI’, 15 — Ore 6.10: Musica del mattino — 6.15: Notiziario — 12 e 12.45: Musica per voi — 12.30: Notiziario — L12.40: Problemi d’attualità — 17: Ritmi e cazoni — 17/15: Vita jugoslava — 17.25: Appuntamenti melodici: suonano le orchestre David Rose, Andre Kostalanetz e Percy Faith — 17.45: Notiziario — 22.15: Concerto notturno del venerdì — 23: Notiziario 23.10: Rigo musicale — 23.40: Buona notte — 24: Chiusura. SABATO, 16 — Ore 6.10: Musica del mattino — 6.15: Notiziario — 12 e 12.45: Musica per voi — 12.30: Notiziario — .12.40: Problemi d’attualità — 17: Ritmi e canzoni — 17.15: Vita jugoslava — 17.25: Bacchetta magica — 17.45: Notiziario — 22.15: Locale notturno — 23 Notiziario — 23.40: Buona notte — 24 Chiusura. La bestialità di nn marito fa suicida la moglie ed i bimbi L’operaio del demanio agricolo di trovare all’alba il corpo inanima-Barbariga, Giovanni Kokot, festeg- to della moglie ai limiti del ba-giava il 1 luglio il proprio com- gmasciuga, .mentre solo il giorno do-pleanno. Non lo festeggiava a casa po, nel pomeriggio, il mare riget-propria in seguito ad un’ennesimo « tò, non lontano dal posto dove fu litigio oon la maglie Bariča, ma ritrovata la madre, il corpicino dei- presso alcuni vicini. Non trascurava però di lasciare di tanto in tanto l’allegra compagnia per recarsi a casa e rincarare la dose di vituperi nei confronti della propria moglie. Venne anche verso le il con la stessa intenzione, ma non trovò più nè lei nè i suoi due bambini: Nada di 4 anni e Branko di 20 mesi. Ben presto gli sparirono i fumi dell’alcool e cominciò a cercare la moglie in tutta la casa, ma invano. Avvisati i vicini, questi continuarono le ricerche in tuitto il paese, ma anche questi si dimostrarono del tutto inutili, per cui ben presto l’idea che la Bariča si fosse nascosta in qualche posto comminciava a dare posto a quella di un possibile suicidio. Dilatiti fu lo stesso Kokot a ri- la piccola Nada. Quello del suo fratellino Branko, nonostante intense ricerche non è stato ancora ritrovato. CICLI MARCON — Trieste via della Pietà 3 0 Biciclette da L. 7.000 in po] 0 Ciclomotori da L. 45.000 Vendite rateali — Visitateci! MAGAZZINI FELICE — TRIESTE via Carducci 41 0 Grande assortimento vestiti da lavoro, camice, maglierie, giacche, calzoni. £ Merce di primissima qualità al prezzi più bassi di Trieste. DA ZAGABRIA Untššeš ragazze rompono il Tra qualche settimana, la Scuola Superiore per infermiere della Facoltà di Medicina di Zagabria (costituita nel 1953) sfornerà le prime 11 infermiere specializzate del nostro paese. Dopo tre anni di studio, le ragazze si separeranno e inizieranno l’attività per la quale si sono preparaté. Sita in via Màiina, sepolta nel verde di un parco, la Scuola Superiore per infermiere è uno dei più bei edifici scolastici di Zagabria. Nell’edificio le allieve dormono, prendono i pasti e seguono una parte delle lezioni teoriche. Il primo articolo del Regolamento interno appeso all’entrata, dice: «Ogni allieva alloggiata in questa Casa deve considerarla come la propria casa». E non è davvero difficile considerare propria una casa così linda, così accogliente. Queste 11 ragazze sono le prime infermiere dotate di una preparazione assai più ampia e completa di quella fornita dalla vecchia scuola per infermiere che, dopo travagliosa lotta e ostacoli d’ogni genere, la nuova Scuola Superiore è riuscita a sostituire. Sta ora a queste il ragazze di affermare sul terreno pratico la bontà della loro Scuola, l’efficacia della loro preparazione professionale. Pare assurdo, ma anche tra i medici, specie tra i più anziani, questa scuola ha incontrato e incontra opposizione. Si ritiene inutile che delle infermiere conseguano una preparazione «tanto qualificata». «Le infermiere non rappresentano soltanto il personale ausiliario dei medici; esse svolgono un’opera che non è meno importante di quella del medico» — dice la direttrice della Scuola, dottoressa Anka Jakaša. «Stabilire la diagnosi è solo la metà dell’opera; l’altra metà, la cura continua, attenta, affettuosa ed esperta del malato, è nelle mani dell’infermiera. E’ lei che gli si avvicina psicologicamente, che ne viene a conoscere le condizioni sociali e generali; è lei che lo aiuta moralmente a superare il male. E in quest’opera l’infermiera rappresenta un fattore insostituibile». Ma non si limiterà a questo l’attività di queste 11 ragazze, di queste prime infermiere specializzate. La loro preparazione consentirà ad esse di lavorare in ogni genere di istituto sanitario, di tenere corsi di igiene e cultura medica elementare nelle campagne, di svolgere attività di patronato, di consulenza igienioo-sanitaria preventiva nelle case, ecc . . . Che l’interesse per questa Scuola stia crescendo, è dimostrato dalle cifre. Il terzo anno: llallieve. Il secondo 32, e per il primo si sono avute quest’anno ben 80 domande d’ammissione. Purtroppo la capienza della Scuola e dell’Internato ad essa annesso è, per ora, limitata, e si è dovuta perciò stabilire l’ammissione per concorso. L’ammissione alla Scuola è condizionata dal possesso del diploma di maturità. Per il vitto e l’alloggio, le allieve versano 3.500 dinari mensili. La Facoltà di Medicina contribuisce al mantenimento delle allieve con 10.000 dinari per ciascuna. L’estrema pulizia e l’ordine meticolosissimo che regna in questa scuola, sono parte integrante dell’istruzione. Le allieve infermiere debbono abituarsi al massimo ordine e alla massima pulizia. La mattina è destinata all’attività pratica. L’autobus della Scuola trasferisce ogni giorno le allieve agli Istituti presso i quali si svolge il loro lavoro pratico. Il pomeriggio è riservato alle lezioni teoriche. Ogni semestre ha il suo gruppo di esami che devono essere sostenuti. L’esame finale comprende tre parti: quella pratica, quella scritta e quella orale. Fuori dell’orario di studio e di lavoro, le allieve godono completa libertà. Gisella Andraščak è una delle undici, «Ci troveremo un po’ imbarazzate agli inizi. Il nostro lavoro manca di una tradizione e sta a noi crearla. Capiteremo, probabilmente, in località disorganizzate e disordinate in campo sanitario. Dovremo rompere il ghiaccio e dimostrare quanta necessità ci sia di infermiere ben preparate e quanto possa essere utile la nostra attività. Rompere il ghiaccio e far sì che la nostra professione ottenga il posto e la considerazione che si merita. A quelle che ci seguiranno, sarà più facile». Lo scopo di queste poche righe non è solo quello di informare il pubblico, ma di offrire alle nostre ragazze che abbandonano quest’anno i banchi del ginnasio, un elemento di più per la scelta del pro- prio avvenire. e. d. caleidoscopio UNO 0 DUE Una grande società di navigazione aerea offri di recente un viaggio gratuito a un gruppo di note personalità della vita pubblica americana che non avevano ancora avuto occasione di volare. Durante il volo, il pilota volle mostrare la capacità del personale della società e la solidità dell’apparecchio mettendosi a fare qualche leiggera acrobazia. Rimettendo piede a terra, uno dei principali personaggi della comitiva si recò a stringere la mano al primo pilota. - La ringrazio di tutto Cuore per i due magnifici voli ohe mi ha fatto fane — gli disse. — Perchè due? — chiese stupito il pilota. — Sicuro, due ... il primo e l'ultimo — PUNIZIONE Un uomo si precipita in un ambulatorio medico con una profonda ferita in fronte. Il sanitario comincia la medicazione chiedendogli se fosse caduto o se si fosse buscato qualche colpo durante una rissa. — No, dottore — risponde l’uomo. — E’ una storia lunga. Vent'anni fa mi fermai in un albergo e mentre scrivevo il mio nome sul registro notai una bella e stupenda creatura che si faceva assegnare la camera accanto alla mia. Poi andai a letto. Stavo per addormentarmi, quando sentii bussare alla porta. Sapete chi era? La stupenda creaitura. Mi chiese se avevo una coperta perchè le faceva freddo. Le detti la mia e ritornai a letto. Dopo cinque minuti essa ritornò di nuovo a chiedermi anche i lenzuoli perchè non riusciva a riscaldami. Glieli die-di e non ci pensai più. Ma dopo dieci minuti ritornò ancora chiedendomi se era possibile darle il mìo pigiama perchè non le riusciva di dormire. Io glielo prestai e mi misi di nuovo in quello che mi era rimasto del letto. Bene, dottore: stamani sitavo7 riparando una sedia rotita e avevo un martello in mano, quando, pensando a questo fatto, ad un tratto ho capito quello che la ragazza voleva. E allora mi s’on dato una martellata in testa. SORDI SCRICCHIOLÌI ALLE BASI DEL CINEMA ITALIANO La caccia ai profitti e il desiderio di veder la gente del cinema in saio francescano alle origini della crisi La Moderna Galleria di Lubiana ha ospitato ultimamente una mostra retrospettiva dell’accademico Gojmir Anton Kos. Nella foto: il pittore nel suo «atelier». Da qualche tempo quella che si usava definire la »seconda cinematografia del mondo« si dibatte in una crisi che minaccia di schiantare le numerose società di produzione con i loro 56 teatri di posa, 13 laboratori di sviluppo e stampa e 15 stabilimenti di doppiaggio. La crisi cominciò a rivelarsi tale con il clamoroso fallimento della «Minerva Film», che ha trascinato nella rovina diverse altre società affiliate. Numerose piccole società erano fallite nei mesi precedenti; altre case di produzione, grosse e piccole, avevano ridotto il personale, ma quando ai primi di maggio la «Minerva» crollò sotto una pioggia di cambiali, si ebbe il panico e le banche, che già avevano stretto i freni, chiusero gli sportelli al cinema. La prima a fare le spese del nuovo corso creditizio delle banche fu la «Taurus Film», che una settimana dopo si sfasciava con un passivo di oltre duecento milioni di lire. La genesi della crisi è abbastanza chiara; c’entrano di mezzo il mancato varo della legge governativa sugli aiuti al cinema, la concorrenza americana, le speculazioni politiche e economiche, le paghe eccessive e infine gli alti costi. Così si dice negli ambienti cinematografici. Che la faccenda sia seria basta a confermarlo un semplice fatto. Di recente 1’ «Unitalia film», che doveva inviare le attrici Luisa Della Noce e Sylva Koscina al Festival di Cork, in Irlanda, si sentiva rispondere da una Compagnia aerea che i biglietti sarebbero stati assicurati solo dietro versamento anticipato del relativo importo. In precedenza questo non era mai successo, mentre l’atmosfera di sfiducia e di liquidazione che circonda il cinema italiano è tale che si hanno episodi veramente incredìbili. In quanto alle banche, nemmeno l’Istituto di Credito della Casse di Risparmio italiane, molto largo nel passato in fatto di finanziamenti alle società cinematografiche, si sente più d’impegnarsi senza adeguate garanzie. Le garanzie richieste sono riforme di carattere industriale e commerciale. Per chi ha l’orecchio scaltrito a queste cose, parole del genere rivelano il motivo più segreto della crisi del cinema italiano. Evidentemente sussistono i motivi NEL CLIMA DI DISTENSIONE INTERNAZIONALE HEIM HTTEUHl IL PENTMIHI WASHINGTON, giugno — Il Comando dell’Aviazione militare degli USA ha' dato il via alle più importanti e singolari manovre della sua storia: obiettivi da colpire la Marina militare e l’Esercito, ma non — come sarebbe logico pensare — con armi, magari atomiche, bensì con un vero e proprio bombardamento di memoriali e relazioni al Congresso. < RIVALITÀ’ DI COMANDI La Marina — sostiene l’ala «dissidente» del Pentagono — costruendo superporterei che, con i moderni razzi transcontinentali, i bombardieri supersonici e la straordinaria potenza dell’elettronica, rappresentano un bersaglio facilissimo. Da parte sua l’Esercito — affermano sempre gli ambienti dell’Aviazione — usurpa le funzioni spettanti alla Difesa antiaerea con l’allestimento di un vasto sistema di proiettili razzo radiocomandati, i cosidetti «Nike», sperperando miliardi nel tentativo di far credere all’efficacia dì tali misure protettive. I capi dell’Aviazione, della Marina e dell’Esercito dipendono direttamente dallo Stato maggiore generale e agiscono pertanto in linea subordinata. Non possono, quindi, adottare misure unilaterali: ogni decisióne, pur essendo frutto di discussione collettiva, vale come direttiva unica. Tuttavia la loro stessa struttura di unità indipendenti nel sistema strategico e organizzativo generale fa sì che ognuna d’esse abbia programmi, piani e interessi propri, spesso in contrasto con quelli delle altre. Ne risulta una specie di «guerra sotterranea» a chi la spunta che, di tanto in tanto, appare anche in superfice: QUESTIONE DI COMPETENZA Nel dissidio attuale si tratta di una questione di competenza, manifestatasi in potenza al momento stesso della costituzione dell’Aviazione in unità autonoma delle forze armate. Non c’è dubbio che a esercitare un’influenza notevole sulla diversità di vedute sia stato l’atteggiamento dell’Esercito, il quale ritiene di avere un ruolo da cenerentola, specialmente per quanto riguarda lo stanziamento dei fondi del Congresso. Ad acuire i dissapori contribuisce il fatto che l’Aviazione ritiene uno sperpero inutile i fondi che la Marina impiega nella costruzione delle grandi portaerei, mentre il programma per la costruzione di bombardieri e di proiettili radiocomandati intercontinentali non può essere realizzato per la mancanza di mezzi. Infine, ognuno guarda di malavoglia al fatto che tanto la Marina e l’Aviazione, quanto l’Esercito si celino vicendevolmente lo sviluppo dei rispettivi armamenti, ritenendoli esclusività propria. PROBLEMA POLITICO La recente polemica fra i democratici e i repubblicani sulla superiorità dell’ «URSS» nella costruzione di bombardieri a reazione a largo raggio e di missili atomici ha contribuito notevolmente ad acuire i contrasti. La cosa è giunta a tal punto, da indurre l’Aviazione ad eseguire, in assoluto segreto, un’operazione apparentemente innocua, ma che in effetti ha sollevato uh vero vespaio. Un gruppo di ricognitori ha ripreso in foto da oltre lo mila metri d’altezza la portaerei «For*-restal», dimostrando quanto essa sia vulnerabile in un attacco combinato aeronavale nemico e inefficace per i bombardamenti strategici. Il raggio d’azione massimo dello più grande delle portaeri non supera, infatti, le 300 miglia, per cui un apparecchio qualsiasi può individuare da un’altezza di 7—10 mila metri la direzione d’attacco entro un raggio di *00—800 ahila-metri. Per distruggere le basi navali ' americane — si aggiunge — sarebbero sufficenti forze nemiche 30 volte inferiori a quelle necessarie per annientare, invece, le basi aeree di terraferma, mentre d’altra parte le sole portaerei hanno bisogno per la propria difesa del circa 25% degli apparecchi necessari a quella dell’intero territorio degli USA. Infine, si sostiene la grande vulnerabilità delle portaerei durante le soste per il rifornimento del carburante in alto mare e l’esagerazione nel costo della loro costruzione (circa 1 miliardo di dollari ciascuna). Dal momento che l’Esercito, per il già citato sistema di difesa antiaerea con missili «Nike» è anch’esso accusato di sperperare inutilmente denaro, la discussione attorno a questi problemi — trasferita ormai sul piano dell’opinione pubblica del paese — sta divenendo una questione politica e di polemica fra partiti, suscettibile di influenzare le prossime elezioni presidenziali. RICONOSCENZA Quando entrai nella capanna, Aj-Bejenè era disteso sul suo giaci- > ed aveva gli occhi chiusi. Li chiuse appena sentendosi preiso • la mano e mi guardò con lo .ardo spento. Volle forse sal-utar- ma non riuscì ad articolar pa-a, ohè la ‘bocca e la lingua gli no tutte impastate di una pati-grigiastra, graveolente. Ebbe ap-ia -la forza di abbozzare un sor- > scoprendo i denti impiasitric-ti della stessa patina, di quella ,ina, che potrebbe definirsi «il 0 della monte» giacché ogni etio-finchè non perde la speranza di lanere in vita, cura i propri den-e li mantiene bianchi e lucidi. VjTè scattò colto da un attacco di libre ricorrente. Mi diedi da fare >li prestai tutte le cure di cui di-mevo; passai tre notti accanto a , e non lo lasciai sino a quando i )i occhi non riebbero la vividez» dei venit’anni, sino a quando i riti .non brillarono di nuovo. Dopo alcuni giorni, rientrando Ila mia abitazione, vidi Ajlè che ne stava ritto accanto alla porta enidendomi. Ci salutammo; lo "nplumen'ai per l’aspetto che ave-e lo invitai ad entrare. Egli si sfilò i ps'andali ed a piedi di entrò nella miia casa rimando avvolto nella coperta che a-va sulle spalle. :rto e tu mi hai ridato la vita, rciò tu non sei soltanto il mio 1 ki i m , ma sei il mio a b a t, il io secondo a bat, perchè, se mio ,dre mi ha dato la vita una vol-, tu me l’hai data una seconda Ita. Io ho pensato a lungo come s'obbligarmi con te ed alfine ho ciso di regalarti questo». Pronunciando tali parole dischiuse la coperta che teneva stretta sul petto e mostrò un piccolo cestino intrecciato di raffia variopinta, che depos-e sul tavolo. Nel cestino c’-erano alcune suderà piegate in quattro e sormontate da tre uova sode. Le uova erano già senza guscio ed il loro biancore era offeso da diverse impronte lasciate da dita poco pulite. Furono forse tali impronte che mi consigliarono di rifiutare il dono. Ma nel farlo badai bene ad essere diplomatico ed a giustificare esaurientemente il mio rifiuto. Perciò dissi: «Ajlè, io sono molto contento del regalo che mi fai e ,ti ringrazio tanto. Però tu sai che io ho molto da mangiare e perciò i’anderà e le uova Sarebbero un lusso per me. Tu invece, in seguito alla malattia, sei magro e senza forze. Ti prego- di voler mangiare per me ciò che mi hai regalato. Io ti assicuro che quando tu avrai mangiato le uova e T ander à , le .sentirò nel mio stomaco come se le avesis-i mangiate io.» Ajlè non se lo fece ripetere due voltè e, ripreso il cestino, uiscì avviandosi lentamente verso la propria capanna. Un paio di giorni dopo Ajlè Be-jenè mi attendeva di nuovo presso l’uscio di casa mia. Aveva la medesima coperta attorno al corpo, ma era scalzo. Dopo avermi salutato mi chiese se poteva entrare ed io lo feci accomodare. «Ab at je,» cominciò lui, «tu sai che sei mio padre perchè mi hai donato un’altra volta la vita, p6r_ ciò io pensò setnpr® che fi sono ob- bligato e debbo dimostrarti in qualche modo la mia riconoscenza. Ti ho già portato l’and era e le uova, ma tu non le hai prese. Penso che hai fatto così perchè non ü piacciono le uova cotte. Perciò ti ho portato questo.» Con gesto lento e calcolato scostò un pò la coperta e depose con attenzione un involtino sul tavolo, uno straccetito sporco, dal quale fecero capolino alcune uova, forse una mezza dozzina. Decisi di fargli una ramanzina spiegandogli che egli si privava di cose che gli erano necessarie specialmente durante la convalescenza. Non so nemmeno io perchè presi tra le dita, di ogni mano un uovo. Forse per dare maggior forza al mio discorso. Mi avvicinai a lui scuotendo le due uova ed i-ncomin-ciai a dire: «Ajlè, . . .». Mi arrestai colpito da un suono strano e barattai con esse con maggior delicatezza. .temendo che si rompessero e mi appestassero la stanza con il loro fetore. Poi continuai: «Ajlè, tu sai che io non ho bisogno di roba da mangiare; te l’ho già detto una volta. Ma tu, che sei tanto debole, hai bisogno di cibo. Ti ringrazio ancora una volta per il dono e ti prego di riprenderti le tue uova.» Non gli dissi che avrei s-entito le uova nel mio stomaco quando le avesse mangiate lui, g-iaehè ero pienamente convinto che anche l’olfatto etiopico, tanto poco sensibile verso i cattivi odori, non gli avrebbe permesso dì trangugiare tale porcheria. Ajlè riprese le sue uova centenarie e se ne andò. Ma con questo la storia non era finita. Il popolo etiopico è dotato di pazienza e pers'everanza, qualità che lo inducono a credere nel successo di tentativi che ritiene giusti. ANACRONISMO DELL’ORA La rivalità fra le tre armi delle forze degli USA ha per il momento proporzioni piccole nei confronti di quelle che potrebbe assumere qualora superasse — se già non l’abbia — il quadro delle teorie e della strategia vera e propria.. Mentre negli ambienti politici più responsabili del paese, anche fra i più ostici, si sta facendo largo la necessità di cercare un «modus vivendi» con l’URSS e nuove vie per una più stretta collaborazione pacifica internazionale, i circoli militari americani — probabilmente non gli unici al mondo — continuano sulla vecchia strada, costellata peraltro dalle contraddizioni fra i concetti classici dell’arte e della tecnica militare e quelli moderni. Ciò che, alla luce della potenza distruttiva delle armi atomiche e all’idrogeno, ha indotto gli uomini politici a respingere la semplice eventualità di un nuovo conflitto significa per gli strateghi un semplice riorientamento verso nuove condizioni e nuovi concetti nella teoria militare. Il Pentagono si sta accalorando in una delle sue finora più impegnative e animate polemiche intestine. Motivi elettorali inducono d’altra parte i politici a far filtrare fra l’opinione pubblica magari soltanto a piccole dosi, dati sufficenti a tenere in vita il proprio gioco politico almeno sino all’autunno prossimo. Il mondo, però, guarderebbe più favorevolmente a una discussione sul disarmo, che diminuirebbe le proporzioni dei conflitti intestini negli ambienti militari, riducendoli a una discussione più o meno accademica da incasellare negli archivi della storia. L. J. degli alti costi e della concorrenza americana, ma solo come fattori che hanno ad un certo punto inciso notevolmente sui profitti del produttori. Allora questi ultimi hanno tentato di rifarsi alle spalle dei colleghi più piccoli, creando così le non meglio note «speculazioni economiche» di cui tutti parlano e pochi sanno in che cosa veramente consistano. E’ notorio che un film viene in genere impostato in Italia con la cointeressenza di diversi finanziatori, ognuno dei quali legato a determinati gruppi. Il tutto è regolato da infiniti nastri di cambiali che si incrociano e intersecano nelle più svariate direzioni. E’ bastato che i pescecani del cinema abbiano messo le mani in questo delicato meccanismo, perchè i nastri delle cambiali sì spezzassero, si avviluppassero e mandasero in rovina i produttori non troppo saldi in fatto di cassaforte. L’accenno poi alle «speculazioni politiche» come ,a un’altra della cause della crisi cinematografica italiana è anche troppo evidente. Per anni e anni la consorteria democristiana si è battuta per soffocare il cosidetto «Neorealismo», quell’esperienza cioè che in ultima analisi ha fatto il successo ed ha costituito il lustro internazionale del cinema italiano del dopoguerra. Poiché non si riusciva, con misure lecite e illecite, a far cambiare indirizzo a tanti coraggiosi produttori e in particolare ad alcuni registi, si è colta al balzo la palla delle speculazioni economiche per paralizzare il settore. Ora questa stessa consorteria, che tira al più lungo possibile il varo della tanto promessa legge sul cinema, si attende che, presa alle strette, la gente del cinema si inchini ed accetti di mettere in cantiere dei filmetti all’acqua di rose che non facciano troppo riflettere il pubblico sui veri problemi del Paese. A conferma di ciò si ha che gli unici film che sono riusciti ad entrare attualmente in lavorazione, sei in tutto, sono tutto l’opposto di un cinema di idee. Ecco alcuni titoli: «Il cavaliere della spada nera», «Cantando sotto le stelle», «Montecarlo», «S. Caterina da Siena». Di questo passo, vedremo fra poco i cinematografari italiani col rosario in màno a biascicare ave-marie. Ma forse i vari De Sica, Zavattini, Visconti sapranno tenere duro come hanno fatto finora. NEL MONTENEGRO TRE VILLAGGI NELL' INCUBO DELLA VENDETTA DI SANGUE Circa un mese e mezzo fa, ai ragazzi di un villaggio della minoranza albanese in Jugoslavia, Su-kubin, fu detto che potevano tornarsene a casa perchè da quiel giorno la scuola si chiudeva. Durante i successivi dieci giorni la scolaresca trovò le aule chiuse: mancava l’insegnante. Qualcosa del genere avveniva pure alle scuole elementari dei vicini villaggi Kravara e Amfoin: anche qui i maestri non si facevano vivi. Pochi giorni dopo il «mistero» era chiarito e tutta la zona ne parlava come del fatto del giorno. La vendetta di sangue, che nel corso degli anni si era affacciata di tanto in tanto a turbare la vita dei tranquilli villaggi, si presentava di muovo con tutti quegli usi popolari che la formano. Incredibile ma vero: il litigio di due contadini, for-s’anche analfabeti, aveva portato in una insostenibile situazione in tre villaggi, costringendo i loro abitanti ad inchinarsi alle tradizionali leggi non scritte di alcuni elementi quasi primitivi. Ma veniamo ai fatto. Tempo fa il bestiame della famiglia dell’in- segnante Ramaz Džepčić, del villaggio di Kravar, entrava nelle terre dei fratelli Cucovié. Quesiti ultimi, fino allora buoni vicini dei Džepčić, fecero della casa una questione di prestigio. Il guaio è ohe essi si rivolsero con offese e malagrazia allo Džepčić quando questi si trovava in presenza della madre, della moglie e della sorella. Secondo vecchie consuetudini, la sua «faccia» non poteva sopportane di venire offesa in presenza di donne, e pertanto il maestro, sempre in omaggio ai costumi del luogo, si sentì in dovere di ricambiare le offese, invitando il fratello maggiore dei Cucovié, Seliib, ad affidare la questione alle armi. Così avvenne. Il duello si risolse con urna brutta ferita al fianco del Džepčić. Questo primo epilogo si svolgeva secondo le leggi del Paese: il feritore veniva denunciato e il ferito ricoverato in ospedale. Della seconda puntata decidevano parò i vecchi usi della arretratissima zona. L’intera parentela maschile del feritore si vide costretta a rinchiudersi in casa in quanto la secolare esperienza li rendeva edot- Ajlè parti per un certo periodo in convalescenza ed io stimai che l’espressione della sua gratitudine dovesse darmi un paio di mesi di respiro. Ben presto mi resi conto che tale mia convinzione era del tutto sbagliata. Una settimana più tardi una figura femminile, ritta accanto alla porta, mi attendeva al ritorno dall’ambulanza. Riconobbi [la moglie di Ajlè. «Che c’è di nuovo Trunguò? — chiesi — hai notizie di Ajlè?» Ella ,si inchinò e mi chiese il permeisi» di entrare in casa mia. «Ajlè, tuo figlio, è malato», cominciò. «E’ malato nel cervello perchè pensa troppo e non ha pace giacché non sa come disobbligarsi verso di te che lo hai messo al mondo per la seconda volta. Ha pensato, ha pensato notte e giorno ed infine ha trovato. Io ho un’amica che è bianca come te ed Ajlè ha deciso di dartela in moglie. Io l’ho mandata a chiamare ed essa è giurata solo oggi.» Feci col capo un cenno di diniego ed accennai a parlare, ma lei mi prevenne e, poggiando una mano sul mio braccio, con la sua vo-cina pacata e calda, continuò: «Ajlè è partito ed io debbo in ogni modo eseguire il compito- che mi ha affidato. Noi siamo poveri, tu lo sai, e non abbiamo molto da offrirti. Accetta quesito regalo, ti prego anche a nome di Ajlè, e liberaci dal pensare notte e giorno al nostro debito verso di te.» Quando rientrai a casa al tramonto una figurina esile mosse verso di me e giunse al mio uscio mentre aprivo la porta. Era tutta coperta, dalla sua kuta bianca lavata di fresco e solo un occhio appariva nero e vivido tra le pieghe di quel biancore. «Io sono Mulù Desliè», disse, «e mi manda Trunguò. Posso entrare?» Le cedetti il,passo e poi, entrato a mia volta, accesi la lampada a petrolio. Dopo un pò mi rivolsi a lei: «Dunque, hai detto che ti chiami Mulù Desjè. Trunguò mi ha raccontato meraviglie di te. Scopriti, ti prego, e fammi vedere s'e il tuo viso è veramente così bianco come mi ha detto.» Mulù Desjè fece cadere la kuta che la ricopriva ed ella apparve in tutto il suo splendore. Aveva una pelle bianca e delicata con una sfumatura olivastra alle tempie ed al mento, gli occhi, magnifici e grandi, erano neri e cerchiati- da una sfumatura bluastra. I lineamenti regolari e nobilmenti armonici. Solo le labbra, di una tinta bruna esangue, facevano un pò di contrasto in tanta bellezza. La chioma, largamente ondulata, era di un color castagno-bruno. Fu per me una grande sorpresa, abituato com’ero a vedere pressò le donne una capigliatura crespa, dura, ohe a posarvici una. mano dava urna isiensaizione di elasticità resistente, simile a quella che si prova cercando di comprimere una spugna asciutta. Mi avvicinai e presi tra le mani quei capelli inanellati, straordinariamente morbidi e sottili e cominciai a palparli con le dita per rendermi conto che fossero realmente così come apparivano alla vista. Ma la mia attenzione fu attratta da un’altra cosa, anzi da altre co-sette piccole e mobili che coprivano il cuoio capelluto della ragazza: un numero indefinito di piccole bestiole bruna-stre erano annidate tra i capelli che mi avevano colpito. Ritrassi la mano e la guardai un pò per essere sicuro di non aver prelevato qualche esemplare di quel patrimonio zootecnico e poi, colto da un riflesso psichico, mi grattai ii capo meccanicamente. «Sai cosa? . . . sai cosa? . . .» balbettai; «va da Trungò e dille che ti guardi un pò in testa . . . Lei sa còsa deve fare . . .» Pensai con questo di renderle un favore, giacché Trunguò conosceva molto bene l’arte di pulire i suoi capelluti troppo popolati, poiché qualche tempo addiètro era venuta da me a causa dello stesso inconveniente. Mulù D-es’jè si imbacuccò nella sua kuta e si allontanò nella not- All’indomani, alzatomi di buono-rami recai all’ambulatorio. Era molto presto e una persona soltanto, avvolta nella kuta, mi attendeva reggendosi la testa con una mano. Entrai neill’inferm-eria e chiesi all’infermiere se vi fossero novità. Poi,, indossato il camice bianco, dis-è'i di far entrare queir-unico malato così mattiniero'. Appena questi entrò e si scoprì riconobbi Mulù Desjè. La mano di lei rimase ancora sul capo a trattenere uno straccio intriso di sangue. Guardai di che cosa si trattasse e vidi ohe aveva una ferita, contusa lunga un paio di centimetri. La feci radere dall’infermieire per essere sicuro che non vi fossero più insetti e poi, apprestandomi a cucire la ferita, le chiesi come mai se la fosse procurata. «E stata Tru-guò», rispose. «Quando sòno andata da lei e le ho riferito quello che tu mi avevi detto mi ha guardato in testa, è andata presso il fuoco, ha preso un grosso legno e mi ha fatto questo spacco.» Dopo un pò aggiunse: «Mi ha chiamata asemà (maiale) e mi ha promesso che me ne darà ancora, giacché oso presentarmi così al-1’hakim. Antonio Lenzi ti dial fatto che se avessero tentato di mettere la testa fuori della, porta avrebbero trovato subito un fucile vendicativo. Fra questi prigionieri volontari si trovavano due maestri elementari, parenti stretti del feritore. In tal modo ben tre scuole erano private dei loro insegnanti. Ma alcuni giorni dopo, per consentire l’istruzione dei ragazzi, ai due maestri prigionieri ‘veniva comunicato da parte avversaria che potevano usufruire di una «tregua» di due mes'i. Mentre per quesiti due perdura I* tregua, Selim Cucovié è costretto a starsene tappato in casa Col proprio padre e qualche altro parante maschile. Egli si guarda bene dalToltrepassare la soglia di casa. Consigliere del Comitato popolare distrettuale di Cetinje, nonché membro della Lega dei comunisti, deve pregare chiei -le riunioni delle organizzazioni di base sii -svolgano in casa siua, altrimenti non polirebbe parteciparvi. Svolge inoltre le sue mansioni di consigliere del CPD di Cetinje, attualmente impegnato ad elaborare il piano sociale del distretto, facendosi mandare il materiale in casa. Incredìbile, ma vero: è il caso di ripeterlo. E’ un fatto che la zona, centro- -della minoranza albanese nel Montenegro, è alquanto arretrata. Eppure non si capisce perchè il Comitato popolare comunale non ha preso una decisa posizione al riguardo, inteirvenendo energicamente a far cessare una prigionia dettata da stupide e arretrate abitudini. E’ da ritenere comunque che simili us,i primitivi non si conserveranno a lungo. La civiltà anche in quella zona, sotto forma di s-cuol-e, cooperative, cinema e altro, finirà col prevalere. Spigolature A Stoccolma, fra tredici concorrenti di varie nazioni europee, è stato assegnato il titolo di miss Europa alla bella rappresentante della Germania, «fräulein» Margit Nün-ke, di 25 anni. Al secondo e al terzo posto si -sono classificate rispettivamente miss Italia e miss Svezia. * Uno spaventoso uragano si è abbattuto nei giorni scorsi sul Belgio sud-orientale, cagionando ingentissimi danni alle campagne, ai paesi e alle persone. Due donne e due bambini hano preso la vita nel disastro. La cittadina di Verviers è stata letteralmente spazzata da un’immane ondata che si è rovesciata sull’abitato travolgendo quanto trovava sul suo percorso. ERRATA CORRIGE Il racconto «La cavia umana», pubblicato negli ultimi due numeri del nostro giornale, recava in calce la firma Antonio Lanza. Chiediamo scusa per l’errore e specifichiano che si trattava del dottor Antonio Lanzi LA CRISI AGRARIA DEGLI U. S. A. I VOTI DEI TMERS decisivi m 11 elezioni? A 9 miliardi di dollari ammonta il valore delle riserve, mentre 300 milioni di persone patiscono fame su questo nostro strano pianeta BRICIOLE ETNOGRAFICHE E iMiiyy WASHINGTON, giugno — Il Presidente Eisenhower possiede nei pressi di Gettysburg (Pennsylvania) una fattoria di 500 ettari. Ma essendo egli impegnato nelle sue funzioni di responsabilità, provvede alla bisogna un generale in pensione, suo ex collega dello Stato maggiore americano. Grande ilarità è stata sollevata recentemente in un comizio di migliaia di «farmers» a Kansas City da una battuta spiritosa del candidato democratico alle prossime elezioni presidenziali, Adlai Stevenson: «Nella vita da cani che, i nostri fattori sono costretti a menare sotto il ministro dell’agricoltura Benson non è affatto strano che «Ike» (nomignolo popolare dell'attuale Presidente Eisenhower, ndr.) non voglia ritirarsi in pensione nella sua fattoria di Gettysburg. Preferisce riporre la propria candidatura a Presidente!». Da alcune settimane in qua gli attacchi alla politica agraria del Governo repubblicano si stanno intensificando. I democratici perseguono evidentemente lo scopo di accaparrarsi i voti dei «farmers», insoddisfatti della situazione. L’agricoltura americana, largamente meccanizzata, soffre attualmente di una profonda crisi. La sovraproduzione ha raggiunto proporzioni allarmanti, spingendo molti piccoli «farmers» in città. Dalla fine della guerra, infatti, oltre uno dei circa 6 milioni di «farmers» americani ha abbandonato la terra. A capitolare sono stati soprattutto i produttori minori. Questo fenomeno è dovuto principalmente al progressivo e rapido abbassamento dei prezzi dei prodotti agrìcoli. Dal 1951 ad oggi tali prezzi sono calati ulteriormente del 28%. Il 30% dei piccoli produttori si occupa di agricoltura soltanto marginalmente, essendo occupato nell'industria o in altri rami economici. E’ questo un fenomeno dovuto all’impossibilità del piccolo proprietario di tener testa alla concorrenza con le grandi aziende, nelle quali il lavoro é quasi integralmente meccanizzato. I magazzini e i silos giganteschi degli USA non sono più in grado di contenere tutto il sovraprodotto agricolo. Le riserve di frumento dei magazzini statali americani — tanto per dare un esempio della loro entità — basterebbero al fabbisogno di pane della Germania per un periodo di quattro anni! Con il cotone immagazzinato si potrebbe confezionare per ogni famiglia americana ben 117 camicie! Il valore delle riserve statali degli USA, che nel 1948 ammontava a 250 milioni di dollari é andato di anno in anno crescendo vertiginosamente: 4 miliardi nel 1950, 6,5 miliardi nei 1954 e oltre 7 miliardi nel 1955. Qualche settimana fa é stato battuto P. record di 9 miliardi! II problema della sovraproduzione agricola in America trae origini sin dall’epoca della Prima guerra mondiale (1914—18). Allora gli USA rifor- ***** * * * ******************* i POLITICA IN VETRINA Il «carnet» romano di Truman tante mani- La cosa é semplicissima: da piccolo dovevo mungere le vac-Durante la sua recente permanenza che in Italia, l’ex Presidente degli USA, Truman, s’é «stinto per loquacità Nemo profeta in patria e buonumore. Rilasciava volentieri, lui solitamente così riservato e digni- 11 DiPartimento di stato deSU USA toso, dichiarazioni spi.Uose e osser- ha Pub»Iicat° d‘ recente « IX. volume del documenti, sequestrati negli • archivi nazisti di Berlino. Interes- sante un episodio riguardante il dittatore spagnolo, Franco. Il giorno dopo l’aggressione alla Francia, l’ambasciatore di Hitler a Madrid, Störher telegrafava a Ribbentrop che, nell’apprendere la notizia dei primi successi delia Wer-macht, Franco s’era così espresso: »I Tedeschi vedono chiaro. Essi sanno trovare sempre il luogo e il momento adatti per colpire». Un cattivo profeta, non c,è dubbio! Chi sia in realtà Franco appare però più chiaro quando si legga sul-l’«Osservatore romano», organo di stampa del Vaticano, il resoconto dei festeggiamenti per il giubileo di papa Pacelli, svoltisi il 22 maggio scorso allo stadio di Madrid. Troneggiante sulle tribune, dominava una gigantesca figura illuminata di Pio XII. a braccia aperte. Ai lati due stemmi: quello vaticano a destra e quello spagnolo a sinistra. Ai piedi, uno stuolo di vescovi e prelati, in mezzo ai quali Franco, i suoi ministri e i suoi generali sparivano addirittura. Durante la funzione religiosa, alla HARRY TRUMAN vazioni, faceva visite, viaggi e mostrava di divertirsi un mondo di tutto e di tutti. Ecco qualche stralcio dal suo «carnet» romano: V is it e : per 2 ore a pranzo dal Presidente Gronchi, 15 minuti dal Premier Segni, 15 minuti dal papa e 30 minuti dal pastore protestante di Roma. Dichiarazioni: Sugli Italiani: Peccato che siano in troppi. Sono un popolo paziente, allegro e laborioso. Bisogna assoluta-mente risolvere il problema dell’emigrazione. Vi sono zone, come il Sud Africa, che potrebbero venir presto trasformate con il lavoro e l’energia di qualche milione di Italiani. Sul Foro: Vorrei esser vissuto al tempo di Cicerone, ma da senatore. Sulle rovine: Ai morti preferisco i vivi. Sul Campidoglio: Anche noi, in America, abbiamo un Campidoglio. Su De Gasperi: Peccato non di sia più. Avrei desiderato parlare con lui per un pomeriggio intero. Allora, forse, avrei compreso cosa in realtà voglia Nenni. Sul Presidente degli USA: E’ un mestiere molto seccante: il peggio é che, non appena sceso dal letto, deve firmare ogni giorno almeno G00 documenti. Sulle strette di mano: Mi chiedete perché non mi stanchi a stringere IL «CAUDILLO» quale facevano da chierichetti il gen. De los Rios e l’ammiraglio Mendiza-bal, l’officiante, mons. Munoyero, rivolgeva ai presenti un’omelia, gridando all’indirizzo del papa: «Noi siamo tutta la Spanga, che Viacclama suo capo e Vi giura ubbidienza, fedeltà e amore». Franco s’è fatto il segno della croce e, assieme ai vescovi e ai prelati, ha cantato in coro «Christus vincit» e «Salve Regina». Era tanto piccolo sotto il ritratto, alto 12 metri, « Pio XII! Ai margini deideserto nivano mezza Europa e tutte le forze armate dell’ Intesa. Quegli anni trasformarono l’America nel paese della sovraproducione agricola. L’au-toisolamento dell’economia americana del dopoguerra (dazi astronomici sull’importazione dei prodotti industriali europei) chiuse poi le porte all’esportazione dei prodotti agricoli, ma allorché l'Europa si riprese, i cerali e il cotone americani ritrovarono uno sfogo. I prezzi di questi prodotti risalirono la corrente e i «farmers» ripresero coraggio, modernizzando e meccanizzando il lavoro nelle loro aziende. Il grande passo in avanti nella meccanizzazione del lavoro agricolo influì rapidamente sull’incremento della produzione agricola e, finché il mercato mondiale fu in grado di assorbirla, non ci fu crisi. Ma allorché, nel 1929, sotto la presidenza di Hoower sopraggiunse la crisi più acuta che abbia mai travagliato gli USA i prezzi precipitarono addirittura sotto il livello del 1910! Il «New Deal» di Roosewelt prima, e lo scoppio della Seconda guerra mondiale poi, aprirono successivamente per i «farmers» un epoca di benessere e prosperità. Ritornarono così i 7 anni di grasso. Dal 1940 al 1947 i «farmers» americani poterono triplicare i propri utili, ricuperando largamente le perdite degli anni precedenti. Ora ci troviamo — sembra un assurdo — nei 7 anni di magra. Con lo sviluppo della meccanizzazione la produzione agricola aumenta vertiginosamente. Gli USA non sanno più che fare con il sovraprodotto agricolo. I magazzini statali sono strapieni. E’ naturale che le spese per una meccanizzazione quasi integrale possano essere sostenute soltanto dai grandi «farmers», con proprietà non inferiori ai 1950 ettari e un capitale circolante adeguato. Due milioni di simili aziende sarebbero più che sufficenti a coprire il fabisogno totale degli USA. La resa per ettaro è salita infatti negli ultimi anni di oltre il 50%. Nella grandi «farmes» del Kansas e del Texas il lavoro giornaliero termina già nelle prime ore del pomeriggio. I «farmers» fanno il bagno, cambiano d’abito e via, in macchina, a divertirsi in citta! Le loro mogli e figlie vanno vestite meglio della maggior- parte delle borghesi. Una grande rivendita di profumi di Kansas City ha reso noto recentemente che i clienti migliori sono appunto le donne dei «farmers». E’ perfettamente comprensibile che i 3 milioni di piccoli e medi produttori americani non possano concorrere con questi grandi proprietari e, di conseguenza, abbandonino la terra, vendendo le proprietà per andare alla ricerca di guadagno altrove. Per ovviare alla cosa si cerca nuove possibilità di sfruttamento del sovraprodotto. L’industria produce volanti d’automobile usando-per materia prima la soia e, addirittura, farina di La parata inaugurale sulla storica Pennsylvania Avenue di Washington, che accompagna il Presidente degli USA dal Campidoglio alla Casa Bianca dopo la cerimonia d’insediamento. Sarà ancora D. Eisenhower (nella foto mentre saluta la folla plaudente) o cederà l’onere e l’onore a Adlai .Stevenson, suo rivale diretto alle prossime elezioni? frumento! ' Si pensa persino di lasciare incolte vaste superfici ora fertilissime. Se i piani del ministro Benson dovessero venir realizzati, nel 1975 decine di migliaia di ettari saranno lasciati all’abbandono completo. Si calcola che a quell’epoca la popolazione degli USA raggiungerà i 200 milioni di persone, che saranno in grado di consumare interamente il prodotto dell’agricoltura mutilata a quel modo. Così si ragiona in America, mentre FONU ha reso noto di recente che 350 milioni di persone, vale a dire il 14% della popolazione del mondo, patisce la fame su questo nostro strano pianeta. b. c. I Beduini, Arabi nomadi dell’Africa del Nord e del Medio Oriente, hanno conservato attraverso i tempi, nonostante le successive dominazioni, modi di vita, usi e costumi immutati. Li ritroviamo, oggi, tali e quali li descrisse 2.000 anni fa Sallustio, nella s’ua storia della «Guerra giugurtina». «La razza Numida è dura, agile, infaticabile . . . Essi abitano in tende allungate, fatte di tessuto grossolano . . . dormono sulla terra o 'su pelli di animali ... Il loro modo di combattere confonde la tattica dei Romani ... si precipitano tumultuosamente isul nemico, più in un attacco di briganti che in una" no a sapere che il nemico sta per battaglia regolare. Quando vengo-sopraggiungere distruggono le messi, avvelenano l’acqua e i viveri, e portano lontano bestie, donne, bambini e vecchi». . I Beduini, al contrario di molte tribù arabe stabilitesi in città e villaggi, dove si occupano di commercio e agricoltura, vivono nomadi ai margini del deserto e considerane i primi come gente degenere della propria razza. Si euddividono in tribù indipendenti, spesso rivali fra loro, ma pienamente solidali di fronte a un pericolo comune. Le loro tende (himas), di forma oblunga e ricoperte di stoffe grezze, pelli di capra o di cammello, sono molto spaziose, divise in più scompartimenti, separati fra loro da tendaggi di lino. Uno serve a ricevere gli ospiti, un’altro al capofamiglia, uno altro ancora alle mogli e ai figli e, infine, uno al bestiame. Ogni tenda ospita una o più famiglie, che contano ciascuna da 6 a 15 persone. Un intero accampamento (douar) ha le tende sistemate ordinatamen- te a semicerchio, in mezzo al quale sono disposti gli animali, sorvegliati dai cani. Sacchi di grano e orzo, un grande baule, qualche stuoia di giunco, delle otri per il latte e l’acqua, utensili rudimentali per preparare i pasti sono l’unico arredamento della famiglia comune. Se s'i tratta, invece, di un benestante, egli possiede una giumenta bardata, cammelli, molto bestiame, pollame e l’arredamenito della sua tenda è reso più sontuoso da tappeti, cuscini ricamati in oro, anni da caccia e da guerra. Il douar rimane nei pressi di qualche sorgente finche i prati vicini bastano per nutrire il bestiame Il Beduino è molto sobrio: si nutre di cereali, formaggi, frutta, legumi e carne di montone arrostito allo spiedo. La*donna è addetta, sin dall’infanzia ai lavori più duri: bada al bestiame, macina il grano, va alla ricerca dell’acqua e della legna, fa cucina e tesse. Non porta velo e si veste con una tunica di lana grezza, stretta da una larga cintura di cuoio. I capi dei douar sono gli Sceicchi, scelti tra le famiglie più benestanti. Più douar assieme compongono una tribù, il cui capo, scelto a sua volta tra gli Sceicchi di maggior prestigio, è il Cadì. b. d. n .IMMrm SIMP -, t • •• -■ • i'-f J>-• C-tffegr-g Qui inizia il mare di sabbia del Sahara. CALCIO CICLISMO CALATO IL SIPARIO a Gaul (Lussemburgo) sul massimo campionato Iugoslavo ü 39. Giro d Italia La Crvena zvezda definitivamente campione-Retrocedono Proleter e Železničar I RISULTATI Željezničar — BSK 2:2 Crvena zvezda — Radnički 1:1 Dinamo — Velež 2:1 Partizan — Sarajevo 2:2 Hajduk — Proleter 5:0 Budučnost — Zagreb 0:0 Spartak — Vojvodina 2:0 LA CLASSIFICA: Crvena zvezda 26 16 8 2 62:29 40 Partizan 26 14 7 5 65:35 35 Radnički 26 13 5 8 54:45 31 Dinamo 26 12 4 10 42:47 28 Vojvodina 26 9 9 8 57:41 27 Sarajevo 26 12 3 11 47:48 27 Velež 26 8 9 9 42:41 25 Zagreb 26 10 4 12 45:39 24 Spartak 26 8 8 10 43:44 24 BSK 26 8 8 10 41:45 24 Budućnost 26 10 4 12 46:58 24 Hajduk 26 9 5 12 52:39 23 Željezničar 26 7 7 12 33:54 21 Proleter 26 5 1 20 30:94 11 Sabato si è concluso il massimo campionato jugoslavo di calcio. Come era nelle previsioni, la Crvena zvezda ha conquistato il suo terzo titolo del dopoguerra, mentre Proleter e Željezničar dovranno abbandonare le elette. L’ultima giornata ha portato più di un risultato imprevisto. Cosi i neo campioni sono stati costretti al pareggio sul proprio campo dal combattivo Radnički, il quale ha in tal modo dimostrato di meritare ginstamente il terzo posto assoluto iin classifica. Incolore è stata l’ultima prestazione del Partizan, che, nell’incontro casalingo con il Sarajevo, non è riuscito ad andare oltre il risultato di parità. Scontata in partenza la retrocessione del Proleter, sonoramente battuto a Spalato da un Hajduk anche stavolta in formato ridotto, è arrivata ora pure quella del • Željezničar di Sarajevo, che non è riuscito a spuntarla che a metà nell’incontro caaslingo coi il BSK. Senza sforzo la Dinamo si è accomiatata dal proprio pubblico, rimandando a casa il Velež battuto di misura, mentre a Titograd la Budučnost e lo Zagreb si sono divisi fraternamente la posta, terminando a reti inviolate. Nel complesso possiamo dire che il campionato testé concluso è stato uno dei pochi senza scosse, risolto già da tempo a favore della Crvena zvezda. L’unico suo lato buono è stato l’aver, probabilmente per sempre, rotto l’incontrastato dominio delle «quattro grandi» (Crvena zvezda, Partizan, Dinamo e Hajduk) che in tutti questi anni del dopoguerra hanno fatto il bello ed il brutto tempo nel nostro calcio. Ora, mentre Zvezda, Partizan e, parzialmente la Dinamo sono riusciti a salvare la faccia, l’Hajduk campione uscente, è riuscito a malapena a salvarsi nell’ultima giornata. Cadere in fondo alla classifica non è cosa che capiti ogni giorno, e non mette in buona luce l’undici autore di simile «prodezza». Il posto lasciato vacante dall’Hajduk è stato preso dal Radnički, squadra giovane, partita senza pretese, che è stata la vera rivelazione del campionato e che, specialmente nell’andata, ha fatto tremare gli squadroni più quotati. la quinta poltrona della classifica. Eccovi ora brevi cenni di cronaca sulle partite dell’ultima giornata: CRVENA ZVEZDA — RADNICKI 1:1 (1:0). I neo campioni sono stati molto vicini ad una sconfitta proprio quando, attorniati da oltre 20.000 tifosi, stavano per festeggiare ufficialmente la loro vitto- ria. Essi infatti, all’autogol di Tasič al 14’ della ripresa, non sono riusciti a contrappore che tre pali, due di Toplak ed uno di Tasič. La lancetta dell’orologio stava già percorrendo l’ultimo giro, quando Kostič, da 18 metri faceva partire una cannonata che finiva in fondo alla rete del Radnički. Tutti contenti per la vittoria. Il più felice era Beara, rientrato in squadra dopo il noto infortunio subito a Budapest, che è stato il miglior uomo in campo. HAJDUK — 'PROLETER 5:0 (2:0). Il Proleter, già rassegnato, non ha dato per niente l’impressione di essere inferiore all'Haj-duk, pur essendo stato battuto largamente. Tutte le reti sono state frutto di azioni personali degli attaccanti che, nel complesso, hanno deluso. I goals hanno iniziato a fioccare al 12’, autore Vukas. Al 22’ segnava il portiere Vulič su rigore. Nella ripresa segnavano ancora Zanetìc al 2’, Grčič IX al 17’ e Rebac al 44’. SPARTAK — VOJVODINA 2:0 (1:0). Anche lo Spartak si è salvato grazie alla meritata vittoria dopo un’incontro molto bello, ap-pasfonante e tirato dal primo all’ultimo minuto. Malgrado la pioggia, la due squadre, nelle quali figuravano ben sei nazionali, hanno dimostrato di sapere a memoria le nozioni del calcio. Lo Spartak, nell’impellente necessità di 'guadagnarsi i due punti, ha premuto di più ed è riuscito a savljevič, al 12’ del primo tempo passare per due volte con Brani-ed al 43’ della ripresa. ŽELJEZNIČAR — BSK 2:2 (1:0). Lo Željezničar è stato molto vi- cino alla vittoria, anche se dal punto di vista tecnico è stato inferiore al BSK. Dopo aver segnato su rigore nel primo tempo con Imanoviò, ha raddoppiato il vantaggio al 1’ della ripresa con Bukvič. Sul 2:0, invece di continuare nel gioco aperto, si è chiuso in difesa, permettendo al BSK di dimezzare, dapprima le distanze al 14’ con Račič e di pareggiare, poi al 23’ con Mladenovič. PARTIZAN — SARAJEVO 2:2 (2:1). Partita abulica, da squadre che non hanno più nessun interesse di classifica. Il Partizan ha marcato una leggera superiorità, ma si è fatto raggiungere proprio sul traguardo. Era il Sarajevo il primo ad andare in vantaggio al 15’ del primo tempo con Živkov. Mihajlovič pareggiava al 20’ e Jočič portava i belgradesi in vantaggio al 33’. Nella ripresa nulla di eccezionale, tranne il gol del pareggio realizzato da Svraka al 42’. DINAMO — VELEZ 2:1 (1:0). Partita di commiato, priva di interesse, che ha visto una meritata vittoria della Dinamo, più intraprendente e decisa all’attacco. I padroni di casa passavano al 15’ del primo tempo con Matuš. Venivano raggiunti al 18’ con una rete di Zelenika, ma riuscivano a segnare il gol della vittoria al 15’ della ripresa con Ferkovič. BUDUĆNOST — ZAGREB 0:0. L’inizio prometteva un bell’incontro, veloce e combattuto. Mano a mano che i minuti passavano il gioco -, calava 'però di tono, per terminare nel grigiore più completo, che gli spettatori, disillusi, sottolineavano con bordate di fischi. Il lussemburghese Charlie Gaul ha vinto la 39. edizione del Giro d’Italia, organizzato dal quotidiano sportivo «La Gazzeta dello Sport» Il lussemburghese è rinvenuto forte nella tragica tappa delle Dolomiti, che ha fatto ritirare oltre la metà dei corridori, compresa la maglia rosa Fornara. La vittoria di Gaul, anche se giunta inaspettata, dato che a Merano 11 lussemburghese aveva oltre un quarto d’ora di distacco, è più che meritata, in quanto egli ha dimostrato di essere stato il migliore scalatore del Giro, paragonabile solamente a Fausto Coppi. Gaul ha vinto infatti le tre più dure tappe del Giro, quelle di montagna, e si sarebbe classificato senza dubbio fra i primi anche nella tappa dello Stelvio, sul quale è transitato secondo, se una malaugurata serie di forature non lo avesse attardato. Fra gli altri attori principali del _ Giro in ceno particolare merita l’anziano, mai domo Magni, il quale, partito coi favoriti del pronostico, si è trovato quasi sulla soglia del ritiro, quando a metà Giro è stato coinvolto in una caduta, riportando la frattura dell’apice della clavicola. Dando prova di grande coraggio e stoicismo, Magni ha continuato la gara, riuscendo a giungere a Milano secondo dietro il lussemburghese. Il suo esempio rimarrà scolpito a lettere di oro nella storia del ciclismo mondiale. L’ultima tappa, quella che da San Pellegrino ha portato i rimasti in gara a Milano, ha visto la vittoria di Piazza, il quale è riuscito a sorprendere il gruppo e giungere al traguardo con 200 metri di vantaggio sulla carovana al completo. CALCIO INTERNAZIONALE Jugoslavia-Austria su 3 fronti JUGOSLAVIA Beara Belin Krstić II. Herceg Tašić Boškov Veselinovič Vukas Rajkov Zebec Ognjanov Haummer Hanappi Grohs Körner II. Wagner Koller Ocwirk Barschandt Stotz Halla Engelmeier AUSTRIA JUGOSLAVIA B: Radenković, Nešović, Biogradljić, San tek, Jurič-ko, Pajević, Petaković, Antič, Toplak, Prlinčević, Krstić I. Fra pochi giorni la nostra nazionale, dopo l’ultimo e positivo triplice confronto con l’Ungheria, si troverà nuovamente impegnata su tre fronti, üuesta volta contro l’Austria e precisamente: sabato 16 giugno a Vienna fra le nazionali B, domenica 17 giugno a Graz fra le nazionali giovanili, e domenica 17 giugno a Zagabria fra le nazionali A. Aleksandar Tirnanić non ha certo un compito facile per comporre le tre formazioni. Bisogna infatti tener presente che l’Austria è uno degli avversari più scorbutici, contro il quale solo poche volte siamo riusciti ad avere la meglio. Se prendiamo in considerazione che molti dei nazionali non attraversano attualmente un periodo felice di forma e che altri (Horvat, Crnkovič e Milutinovič) non potranno essere presenti — il primo perchè infortunato, gli altri due squalifi- cati — non possiamo che nutrire apprensioni assieme al nostro capitano. Una buona notizia solleverà un po’ il morale: Beara, infortunatosi nell’incontro con l’Ungheria, è ritornato fra i pali nell’ultima di campionato, dimostrando di essere all’altezza della sua fama. Egli è stato infatti il miglore uomo in campo. Ma vediamo più da vicino su quali giocatori Tirnanić può contare per il triplice confronto: Nazionale A — Portieri: Beara, Krivokuča, Stojanovič; terzini: Belin, Herceg; mediani: Boškov, Krstić II, Tasič, Spajić, Mitič; attaccanti: Ognjanov, Vukas, Veselinovič, Zebec, Rajkov, Pašić. Nazionale B — Radenković, Maček, Cokić, Nešović, Biogradljić, Šantek, Juričko, Pajević, Režek, Petaković, Medved, Toplak, Prlinčević I. e Antić. Nazionale giovanile — Vereš, Iro-vić, Koščak, Radovič, Tomič, Ba-tnožić, Borozan, Popovič, Sekula-rac, Ferhatović, Vukelič, Ognjanovič I., Ognjanovič II. Basta scorrere la lista dei convocati per la A, riuniti già domenica a Zagabria, dove porteranno a termine la preparazione, per rendersi conto della precaria situazione della squadra, particolarmente nel settore difensivo. Per il ruolo di terzino sono stati convocati Belin e Herceg del Partizan, i quali però non sono certo il meglio di quanto potremmo schierare. L’estrema difesa dovrebbe essere formata pertanto da Beara, Belin e Herceg. La mediana, tenendo conto dell’ordine di convocazione, che vede Zebec incluso nell’attacco, dovrebbe presentarsi con Boškov, Krstić II. e Tasič, o Mitič. All’attacco, data l’assenza di Milutinovič, dovrebbero schierarsi da destra Rajkov, Veselinovič, Vukas e Ognjanov. In questa situazione è molto difficile fare un pronostico. Pur non conoscendo ancora le formazioni austriache, pensiamo però che le nazionali A e B hanno buone possibilità di imporsi, mentre più difficile appare il compito della nazionale giovanile, che non ha ancora una propria fisionomia di gioco, avendo giocato assieme solamente pochi incontri. Non ci stupirebbe però nemmeno un buon risultato austriaco a Zagabria, tenendo conto che senza Horvat, Milutinovič e Crnkovič, la nostra rappresentativa risulterà notevolmente indebolita. Il massimo confronto sarà valevole per la Coppa Görö. Il primo incontro, disputato l’anno scorso a Vienna, si era concluso con la vittoria di misura dell’Austria per 2:1., I RISULTATI: Portogallo — Ungheria 2:2 (1:0) Zagabria — Milano 0:1 (0:0) Dinamo (Mosca) — Fehnerbakče 3:1 (1:0) Göterbog — CDNA (Sofia) 0:2 (0:1) Finlandia — Svezia 1:3 (1:2) LISBONA 10 — Il Congresso della Federazione internazionale di calcio ha deciso che i campionati del mondo del 1962 si svolgeranno nel Cile. l)Charlie Gaul, in ore 101, 39*46”; 2) Magni a 3’27”; 3) Agostino Coletto a 6*53”; 4) Maule a 7’25”; 5) Moser a 7’30”; 6) Fantini a 8’46”; 7) Branchard a 9’21”; 8) Monti a 10.54”; 9) Bartolozzi a 18’14”; 10) Couvreur a 18’41”. AUTO-MOTO Ai centauri cechi il Circuito di Preluca Sabato e domenica, malgrado Fin-clemenza del tempo, si sono svolte sul circuito di Preluka le tradizionali gare per la Coppa dell’Adriatico, alle quali hanno preso parte piloti di Germania, Italia, Cecoslovacchia, Austria, Francia, Svizzera e Jugoslavia. 125 cmc: 1) Mandolini, Italia, su Ducati, alla media di km. 106,250, giro più veloce km. 103,650. 2) Wunsche, Germania, su BMV, 3) Cerič, Jugoslavia, su Pueh. 250 cmc: l) Baltisberger, Germania, su NSU, alla media di km. 103,700; 2) Kostir, Cecoslovacchia, su CZ OHC; 3) Mandolini, Italia, su Guzzi. 350 cmc: 1) Stastny, Cecoslovacchia, su Java, alla media di km 119,330, giro più veloce km. 121,100; 2) Mandolini, Italia, su Guzzi; 3) Baltisberger, Germania, su NSU. 500 cmc: 1) Stastny, Cecoslovacchia, su Java, record assoluto della pista km. 122,720. record assoluto sul giro km. 125,150; 2) Baltisberger, Germania, su NSU; 3) Barbarič, Jugoslavia, su Gilera. Sidecar 500 cmc: 1) Chamathias, Svizzera, su BMW, alla media di km. 104, 470, giro più veloce km. 112,950; 2) Strub, Svizzera, su Norton; 3) Benz, Svizzera, su Norton. Automobili sino a 1.300 cmc: l) Vogel, Austria, su Porsche, alla media di km. 108,750; giro più veloce km. 112,^50; 2) Zeller, Germania, su Alfa Romeo; 3) Guenther, Germania, su Porsche.- Automobili oltre i 1.300 cmc: 1) Kurt Zeller, Germania, su Alfa Romeo, alla media di km. 108,950, media sul giro 109,750; 2) Guenther, Germania, su Porsche; 3) Malnarič, Jugoslavia, su Porsche. NUOTO Vittorie jugoslave nelle gare di Trieste 100m dorso femminile: 1) Gonter-schweller, Svizzera, l’18”8. 400 m stile libero maschile: 1) Jager, Jug., 4’49”2, 2) Elmi, Italia, 4’49”3. 200 m rana maschile: 1) Lazzari, Italia, 2’44”8. loom stile libero femminile: 1) Valle, Italia, l’08”9, 3) Mežnar, Jug., 1T2”1. 100 m dorso maschie: 1) Skanata, Jug., l’9”, 2) Elsa, Italia, l’9”9. 400 m stile libero femminile: l) Valle, Italia, 5’41”4, 2) Štapić, Jug., 5’44”, nuovo primato nazionale juniores. 100 m stile libero maschile: 1) Nje-guš, Jug., 58”, record nazionale eguagliato, 2) Pedersoli, Italia, 58”7. Staffetta 4 x ìoo m mista: 1) Italia, 4’34”5, nuovo primato nazionale, 2) Jugoslavia 4’38”I. VELA A BULJAN DI SPALATO il campionato federale «snipes» MOSCENISKA DRAGA, 10 — Si è concluso il campionato federale «snipes» (beccaccini). Le condizioni del tempo ideali hanno favorito il buon svolgimento delle prove. Il titolo di campione è stato conseguito dallo spalatino Buljan che ha totalizzato punti 7740; 2) Ing. Armanda di Mosce-nicka Draga punti 6052; 3) Grego di Fiume, punti 5812; 4) Bilie di Spalato punti 5748; 5) Matakin di Spalato punti 5573; 6) Filippi di Isola punti 5476; 7) Tomic di Spalato punti 5371.