Pavao Tekavčič Zagreb CDU 808.62-3(497.1 Istra) 805.0-3(497.1 Istra) IL VALLESE ODIERNO NELL'ANTOLOGIA «ISTRIA NOBILISSIMA» II contributo esamina le caratteristiche (fonologiche, morfologiche, solo marginalmente sintattiche e lessicali) del terzo dei principali dialetti istroromanzi (IR), quello della cittadina di Valle (croato Bale) nell'Istria sudoccidentale, quali esse risultano dai testi vallesi recentemente pubblicati nella Antología delle opere premíate ai Concorsi d'arte e di cultura Istria Nobilissima (voll. XXI-XXIII e XXV, Trieste-Rovigno 1988-1990 e 1992). Si distinguono i tratti comuni a tutto l'IR da quelli specifici del valiese, e i materiali attuali vengono confrontati in modo sistemático con quelli nelle fonti anteriori (1835-1919, 1900, 1986). II confronto permette interessanti osservazioni sincroniche e diacroniche nonché sociolinguistiche, ¡Ilustrando nel contempo l'importanza dei testi studiati. 1. Nei volumi XXI (1988), XXII (1989), XXIII (1900) e XXV (1992) dell'Antología delle opere premíate ai Concorsi d'arte e di cultura Istria Nobilissima (v. bibliografía; d'ora in poi:Istria Nobilissima) sono apparsi alcuni testi in dialetto valiese istroromanzo (IR) (o istrioto) della cittadina di Valle (in croato Bale), tra Dignano/Vodnjan e Rovigno/Rovinj nell'Istria sudoccidentale. Sono i seguenti:1 a) le poesie di Romina Floris: Una Vale/a a Vale (XXI, 65-82), Doma i oci de l'amor (XXII, 81-83), El fajé del limedo (XXIII, 33-49); b) i bozzetti (brevi commedie) di B.Brussich e M.Pauletic : El flavaso (XXI, 209-222), Vemo/golá como rondole (XXII, 181-193), Quando canta la sueta (XXV, 185-199). In tal modo il valiese, il terzo dei principali dialetti IR oggi sicuramente vivi,2 viene ad aggiungersi ai dialetti rovignese e dignanese, bene rappresentati nei precedenti volumi dell'Antología.3 II corpus valiese qui esaminato é certamente esiguo ma illustra 1 A parte alcune semplificazioni della grafia di A.Ive (1900), rispettiamo in tutto la grafia degli originali, incluse le inconseguenze grafiche. Nei propri esempi IR indichiamo la vocale tónica sempre con l'accento grave. Le nostre correzioni sono inserite tra parentesi quadre, le parti del testo omesse sono contrassegnate da tre punti, sempre tra parentesi quadre. Negli esempi citati la cifra romana indica il volume di Istria Nobilissima, quella araba la pagina. Salvo indicazioni diverse, nelle citazioni bibliografiche si indica la pagina. 2 Ive ha studiato anche i dialetti di Fasana/Fažana, Gallesano/Galižana, Piranó/Piran, Pola/Pula e Sissano/Sišan; nel suo libro, tuttavia, il rovignese occupa il posto centrale, mentre gli altri dialetti sono trattati in confronto e in riferimento al rovignese e in modo molto più ridotto. II dialetto di Pirano non era IR ma veneto arcaico, quello di Pola si è estinto da Ive ad oggi, mentre per gli altri tre non si hanno dati sicuri sulla posizione odierna. 63 pur sempre tutte le carratteristiche di questa parlata IR nella fase odierna e, come vedremo, in determinati casi rende possibili anche interessanti constatazioni diacroniche. 2. II lavoro piü recente sul valiese che abbiamo potuto consultare é il ponderoso volume Iliescu-Mourin 1991, nel quale il valiese é descritto come rappresentativo di tutto l'IR, e lo stesso vale in minore misura a proposito di Mourin 1991. L'analisi di Iliescu-Mourin si basa su Cernecca 1974, lavoro che, sebbene in parte superato, conserva la sua importanza. Quanto agli studi anteriori a quelli di D. Cernecca (v.bibliografia), salvo errore nostro c'é soltanto la sezione dedicata al valiese nel libro di A. Ive (1900: descrizione 89-107; testi: 183-187). A questa scarsezza di studi corrisponde il corpus di testi vallesi, ugualmente povero: a) le versioni vallesi della Parabola del Figliol prodigo, in parte risalenti al 1835, ma pubblicate soltanto nel 1919 da C. Salvioni e G. Vidossich (1919:31-36); b) la citata breve scelta in Ive 1900; c) i testi aggiunti in Cernecca 1986 (133-135); d) i testi nella nostra Antologia, citati all'inizio. 3. Prescindendo dal problema della posizione originaria e medievale del valiese (e di tutto l'IR) nella Románia, due fatti sono sicuri: la provenienza dell'IR dal latino istriano e la sua appartenenza, nella fase moderna (dal 1835 in poi), al tipo dialettale veneto. Lo studio dell'IR, dunque anche del valiese, é interessante per una serie di discipline: descrizione sincrónica, evoluzione e posizione nella Románia, dialettologia, languages in contact (vera e propria miniera d'oro in una regione di frontiera come l'Istria), posizione sociolinguistica dell'IR (idioma senza una Sachprosa, limitato all'uso órale e senza prestigio, esposto continuamente alia pressione dei vicini di maggior prestigio), ed altre ancora. Una tesserina nel mosaico linguistico istriano é anche il presente studio, che si prefigge un tríplice scopo: analizzare i testi vallesi nella nostra Antologia, confrontarli con i materiali anteriori e, in tal modo, illustrare il valore dialettologico del corpus pubblicato sulle pagine di Istria Nobilissima. 4. II nostro studio quarantennale dell'IR ci permette di stabilire due gruppi di tratti linguistici IR:1) le caratteristiche dell'intero IR; 2) i tratti specificamente vallesi. Nell'analisi che segue ci atteniamo a questa bipartizione, sottolineando tuttavia che determinati fatti fonologici, come le opposizioni /§ ~ e/, /q ~ o/ (cfr. Cernecca 1967, 139,148-149) o la realizzazione di /n/ come [r|] in posizione intervocálica nei proparossitoni (/lana/ realizzato [larja] ecc.), típica appunto del valiese (Ive 1900, 96; Cernecca 1967, 144), non compaiono nei testi scritti da dilettanti o comunque non-linguisti. 3 Nel volume XXV si legge la breve commedia I conti sina l'oste di Maria Balbi e Maria Budic (201-212), scritta in un idioma che presenta alcune caratteristiche del gallesanese. In tal modo la parlata di Gallesano sarebbe il quarto dialetto IR rappresentato nella nostra antologia. 64 5. In tutto l'IR la -e, tranne la desinenza del plurale femminile e la vocale finale di certi venetismi e/o italianismi, appare sostituita dalla -o (realizzata in vari gradi di apertura tra [o] e [u] e da Ive di sólito trascritta u; si veda Ive 1900, §29 delle singóle sezioni). Per la spiegazione diacronica v. Tekavcic 1976. Poiché la sostituzione interessa sostantivi, aggettivi, avverbi e verbi (forme personali)4, si tratta di un fenomeno fonético, non morfosintattico. Qui e in seguito confrontiamo gli esempi desunti da Istria Nobilissima con quelli in Salvioni-Vidossich 1919, Ive 1900 e Cernecca 1986. 5.1. Istria Nobilissima: carno (XXI, 213, 219), morto 'morte' (XXV, 193, 195), preto (XXII, 183; XXV, 194, 196, 199), sango (XXI, 212), lento (XXI, 69, 76, 222), xento (XXV, 195 , 197); grando (XXI, 66, 210; XXII, 187), ognoranto 'ignorante' (XXI,210), /ovino (XXI, 221), xoveno (XXII, 190); arento 'accanto' (XXI, 77; XXIII, 44), 'n sembró (XXI, 213), sempro (XXI, 75, 210; XXII, 182; XXIII, 45; XXV, 189, 191, 195), stanoto (XXI, 213; XXV, 186, 190, 195 ecc.); coro 'corre' (XXI, 214), creso 'cresce' (XXII, 187),jñniso (XXV, 192), naso (XXIII, 41), ocoro 'occorre' (XXV, 191), piovo (XXI, 81), rispondo (XXI, 82), se vedo (XXII, 183), se voldo 'si odono' (XXI, 216), se fuso 'se fosse' (XXI, 78) ecc. 5.2. Salvioni-Vidossich 1919: giando (31), jando (33, 34, 36) 'ghianda', parto 'parte' (31, 32, 35); zóveno (32,34,35) ma anche zovene (31); allegramento 'allegrámente' (32,33), in sembró 'insieme' (35), sempro (32,33,34,35); chel magno 'che mangi' (36), el voldo 'ode' (ib.). 5.3. Ive 1900: nótú 'notte' (184,186), pésü 'pesce' (186); grandú (184); k'i véño 'che vengano' (186) ecc. 5.4. Cernecca 1986: carno (134), fulmeno (133); fóveno (133); sempro (134, 135); cáio 'cade' (133), respondo 'rispondono' (ib.), che i sépo 'che sappiano' (134), védo 'vede' (ib.). 6. II valiese condivide con i dialetti IR di Dignano, Gallesano/Galizana e Sissano/ Sisan la desinenza -i nella Ia persona di entrambi i modi del presente e dell'imperfetto (Ive 1900, § 163; Cernecca 1974, 214; Tekavcic 1975, 58-67). 6.1. Istria Nobilissima: capisi (XXV, 186, 193, 194), no capisi (XXI, 210), judi 'aiuto' (XXI, 67), me movi (XXI, 65), pensi (XXV, 196), mi piori (XXI, 65), prexenti (XXV, 198), me sposi (XXI, 221), veghi 'vado' (XXI, 66; XXIII, 187; v. anche §15.1); mi cognosevi (XXII, 193), dexmentegavi (XXV, 192), jeri 'ero' (XXII, 182; XXV, 190), mi pensavi (XXI,217), 4 D'ora in poi, salvo indicazioni contrarie, non teniamo conto délia 6a persona verbale, ineccepibil-mente omofona alla 3a in tutto l'IR e nel veneto istriano. 65 podevi (XXV, 187), schersavi (XXII, 186), vevi 'avevo' (XXII, 185), vorevi 'volevo' (XXI,70). 6.2. Salvioni-Vidossich 1919: me catti 'mi trovo' (36), mi zà mûri 'io qui muoio' (31), mi ve servi 'vi servo' (32, con lievi varianti 33,34) ecc. 6.3. Ive 1900: cógi 'prendo, tolgo' (187), végi 'vado' (186, 187) ecc. 6.4. Cernecca 1986: finisi '(io) finisca' (135), ieri 'ero' (134), me lévi (ib.), vèghi 'vado' (135), '(io) vada' (ib.). 7. Il futuro IR risale all'infinito+presente di HABERE, ma le forme per la Ia, 2a e 3a persona si distinguono sia dalle forme venete che da quelle friulane, perché in dignanese e in valiese escono in -rè (Ia - 2a pers.), -ro (3apers.), in rovignese per via del dittongamento secondario in -rie, ruo. Il tipo di futuro, caratterizzato dalla totale identità delle prime due persone, è dunque peculiare dell'IR.5 7.1. Istria Nobilissima: Ia pers.: me cataré 'mi trovero' (XXI,75), de/mentegaré (ib.), rivaré 'arrivero' (XXV, 196); 2a ": diventaré (XXI,221), ti vedaré (XXII, 187); 3a ": cajaró 'cadrà' (XXII,82), ciaparô (XXV,199), gambieró (XXI, 218; XXII, 186), murirô (XXIII, 45), piovarà (XXII, 184), saró (XXV, 191), vegnarô (XXV, 197); 6a "-.faro (XXV,186), i se sposaró (XXV, 188), i vignaró (XXI, 215). 7.2. Salvioni-Vidossich: domandarè (36), me ciapparè sun (34), me levaré (31,33), zaré 'andró' (31,33,34). 7.3. Ive 1900: non essendoci esempi nei testi si vedano le pp. 101-102. 7.4. Cernecca 1986: i savard 'sapranno' (134), tornaré 'tornero' (135), /aré mi 'andró io' (135), ti faré (134) ecc. 8. Paralelamente al futuro sono generalizzate nell'IR anche le persone Ia, 2a e 3a (= 6a) del condizionale, che escono in -ràvi (Ia - 2a pers.), -ràvo (3a pers.; con riduzioni su cui v.av.) in tutti i dialetti (a differenza delle forme per la 4a e la 5a persona, su cui si veda § 10). Dal punto di vista storico sono regolari la Ia persona (-avi < HABUÏ) e la 3a persona (-avo < HABUIT, con -o per -e su cui v. sopra § 5), mentre la 2a persona é modellata sulla Ia (-avi non < HABUISTI) e la 6a è omofona alia 3a (-avo non < 5 Trascuriamo la 4a persona (in -èmo, dign. -èn) e la 5a persona (in -è, rovign. e dignan, -i) del paradigma del futuro, che sono dello stesso tipo come nel veneto istriano. 66 HABUERUNT). Nel valiese, come accennato poco fa, -avo tende a ridursi ad -ao (cfr. Cernecca 1974, 219-220, 222). 8.1. Istria Nobilissima: Ia pers.: podaravi (XXI,219; XXIII,41), pregaravi (XXV, 187), voraravi 'vorrei' (XXI,72; XXII,82); 2a ":faravi (XXV, 191), vedaravi (XXI, 216), voravi 'vorresti' (XXI, 210); 3a "\farao (XXII, 182), gorarao 'ci vorrebbe' (XXI,221), podarao (XXV,188); 6a ": podaravo (XXI,210), sarao (XXV, 186), sercarao 'cercassero' [lett. 'cercherebbero'] (XXIH, 42). In via eccezionale aggiungiamo la forma vorarao 'vorreste' (XXII, 186), riduzione di *voraràvuvu, che fínisce per essere omofona alla 3a persona, dalla quale si distingue tuttavia dal punto di vista genetico (cfr. § 10). 8.2. Salvioni-Vidossich 1919: non ci sono esempi. 8.3. Ive 1900: nemmeno qui ci sono esempi, per cui rimandiamo al nostro § 7.3. 8.4. Cernecca 1986: gorao 'ci vorrebbe, occorrerebbe' (133), vorao 'vorrebbe' (134). 9. Tutti i dialetti IR adoperano per la Ia e la 2a persona del presente di 'avere' la forma yè, per la 3a yo, nel rovignese wo. Queste forme, la cui affinità al futuro non necessita di commenti, sono peculiari dei dialetti IR. In certi contesti ye, yo (wo) si riducono risp. a e, o, e la sequenza ghe+yo (wo) si contrae in go. Poiché 'avere' funziona anche da ausiliare, in IR pure dei verbi riflessivi, la sua frequenza è altissima. 9.1. Istria Nobilissima: Ia pers.: je (XXI,77; XXII,188; XXIII,35 ecc.; XXV, 185,194 ecc.); 2a ": je (XXI,214); 3a ": jo (XXI,216; XXII,192; XXIII,36 ecc.; XXV,195,198 ecc.). 6a ": jo (XXV, 195). 9.2. Salvioni-Vidossich 1919: je 'ho' (31,32,33,34), jo 'ha' (31) ecc. 9.3. Ive 1900: j-é 'hai' (185,186),y-ó 'ha' (185), g'o dito (ib.) ecc. 9.4. Cernecca: iè 'ho', 'hai', (185,186), io 'ha' (tutti 134), id 'hanno' (135) ecc. 10. Le forme per le persone 4a e 5a del condizionale distinguono il rovignese dagü altri dialetti IR. Mentre il rovignese presenta le forme risalenti al congiuntivo piuccheperfetto latino in -isièmo,-isièmi o iènsi (cantisièmo ecc.'canteremmo') risp. in -isijde o -isîj (cantisíjde ecc. 'cantereste'), gli altri dialetti IR adoperano anche 67 qui forme che continuano la perifrasi infinito+perfetto di HABERE e che sono morfológicamente parallele all'imperfetto (indicativo e congiuntivo). Diamo come prototipi le forme dignanesi: Le forme dei due modi dell'imperfetto risultano dalla unione della forma verbale ad accento ritratto *cantàvamo, *cantàvate (cfr. ven. istr. cantàvimo, cantàvi, spagn. cantábamos, cantábais, it. cantassimo, cantaste ecc.) con i clitici NOS e VOS, ridotti a no e vo, affissi e trasformati in desinenze -no, -vo (cfr. Rohlfs 1968, § 452; Tekavcic 1975, 67-69). Sull' imperfetto è modellato il condizionale col segmento predesinenziale *cantar+avamo. La geminata formatasi alia giuntura (*cantavan+no) si puó dissimilare in /nd/ o ridurre a /n/, e le vocali oscillano tra loi e /u/, per cui si hanno le forme -ondo,-ono,-undo,-uno,-undu,-unu risp. -ovo,-uvo,-uvu. Le forme vallesi escono in -undu e -uvu (riducibile a -u, Cernecca 1974, 220). Esempi vallesi: 10.1. Istria Nobilissima: favelandu [=favelavundu] 'parlavamo' (XXI,212), jerundu 'eravamo' (XXI,209), podendu [= podevundu] 'potevamo' (XXI,215). 10.2. - 10.3. In Salvioni-Vidossich 1919 e in Ive 1900 non ci sono esempi. 10.4. Cernecca 1986: savesundu 'sapessimo' (134). 11. L'ultimo tratto IR comune che illustriamo è la perdita della sillaba -re all'infinito, con la susseguente chiusura della -e atona in -i nella III classe. Esempi: -ARE > -à (CANTARE > canta), -ERE > -è, in rovign. e dignan. -í per via della generale chiusura /e > i/ (POTERE > podé, rovign. e dign. pudí), -ERE > -i (VENDËRE > vendí), -IRE > -i, in rovign. e dignan, -èi in accordo con la dittongazione li > ei / (FINIRE > finí, rovign. e dignan, finèï). Questi esiti concordano con quelli friulani e si oppongono alie forme venete. 11.1. Istria Nobilissima: I classe: amà (XXII,81 ),favelà (ib.), lavorà (XXI,211), rivà (XXV,198), scavà (XXV, 193) ecc. II classe: pode [= podé] (XXIII,37), savè (XXV,193), velu 'averio' (XXI,72); III ": arendise 'arrendersi' (XXV,187), bevi (XXII,186; XXV,199) esi (XXI,209; XXIII,49; XXV,196), iludise (XXII,188), perdi (XXI,213; XXIII,38), scrivi (XXIII,37), vedi (XXV,191,193); IV ": capí (XXII,81), mûri (XXV,192),padï (XXI,80), vignî (XXI,219). 11.2. Salvioni-Vidossich 1919: pascolà (31); avé (ib.) ma anche averio (32); godi (cfr. ven. goder) (32); impisse 'riempirsi' (34); ma anche bacchegiar, intrar, vardar (tutti e tre: 36). indicativo imperfetto: congiuntivo -"-condizionale: 4a persona: cantàvondo cantàsondo 5a persona: cantàvovo cantàsovo cantaràvondo cantaràvovo 68 11.3. Ive 1900: capase (185), fermá (184); bátilo (187), méti (186), skrívi (ib.) ecc. 11.4. Cernecca 1986: dáminde 'darmene' (134), laorá (ib.); savende 'saperne' (ib.); métilu 'metterlo' (134), férni 'cernere (il grano)' (135). 12. II primo dei tratti specificamente vallesi é di natura fonética: é l'esito /u/ della /q/ tónica in entrambi i tipi di sillaba. Questo riflesso ricorre sporadicamente anche altrove,6 ma é fenomeno massiccio in valiese. 12.1. Istria Nobilissima: fuje 'foglie' (XXI,66), pefarula 'incubo' (XXI,213), samirul 'somarello, asinello' (ib.), scula (XXI,66; XXV,187), suro 'sorella' (XXII, 185; XXV,190,195), uja 'voglia' (XXI,77); nustra (XXI,210,216,219; XXII,187), nustri (XXII,187), nustro (XXII,189; XXV,191,195,197), vustro (XXI,222; XXV, 191,195,198); fura 'fuori; nei campi' (XXI,211,214; XXIII, 38,44,49;XXV,189,192); muro 'muoiono' (XXII,190), murto 'morto' (XXn, 192). 12.2. Salvioni - Vidossich 1919: vustri (34,35), vustro (ib.)\fura (32,35,36), muri 'muoio' (31,33,34). 12.3. Ive 1900: fuje (186fúra (184,185,186), se lo muja 'lo si bagna' (187). 12.4. Cernecca 1986: fura (133,134,135); nel dizionario/w¿<2, scula, vustro (ma non c'é nustro!)1 13. Tutte le nostre fonti registrano come caratteristica del valiese l'aferesi della /i/ di in (preposizione e prefisso spaziale), persino dopo consonante o pausa. Oltre ai numerosissimi esempi di preposizioni articolate 'ntel, 'ntela, 'ntei, 'ntele (in alcuni autori senza apostrofo) si hanno: 13.1. Istria Nobilissima: a 'ncarigá (XXI,67), 'N sta cafa (XXI,213), 'N poche parole (ib.), viví 'n sitá (XXI,222), ben 'n sembró (XXII,183), 'Nde spoxeremo (XXII, 185), per 'n preso [!] (XXII, 187), 'ntanto (XXIII, 35), 'ntriga 'disturbano', 'n te 'na güera [sic!] (XXIII, 43), persino 'gnoranti (XXIII, 47), 'nserá (XXV, 190), 'npresion (XXV, 195). 13.2 Salvioni - Vidossich 1919: jentrá 'n casa' (34), 'n quelpajes (33), rivignú 'n si (ib.), 'n vedelgrasso (ib.). 6 Cfr. Ive 1900, §§13-17 delle rispettive sezioni dialettali; v. anche Deanovic 1954, 13, e Tekavcic 1972-73. Meno diffusa è la chiusura simmetrica /ç > i/, ad es. in sinsa 'senza' (XXII,83,186,189; XXV, 187, 189,192,195,197), ntiro 'dritto, rígido' (Cernecca 1986, s.v.), visto 'veste' (Ive 1900, 90). Ive definisce ntiro come notevole e visto come voce caratteristica (loco cit.). 7 L'esito /u/ da IqI non è generalizzato, perché moite voci presentano loi (cor, morto, novo ecc.), per influsso veneto e/o italiano. 69 13.3 Ive 1900: vin 'n favor (185), pan 'nforno( 183). 13.4 Cernecca 1986: Despói 'n po (133), no iéra ndrento (ib.), per mpará (134), nanea n bocon (ib.) ecc. 14. La forma per la Ia e la 2a persona del presente di 'essere' suona in valiese sen e trova riscontro soltanto nel gallesanese descritto da Ive, ma vi coesiste con la forma séñi (Ive 1900, 134). Esempi: 14.1 Istria Nobilissima: lapers.: Vale/a mi sen! (XXI, 67), Mi sen vecio (XXI, 210), mi sen (XXII, 81); inoltre XXIII, 35; XXV, 186, 192, 194, 198; 2a pers.: Ma che ti sen mata? (XXI, 211), ti sen (XXII, 184, 185, 186, 188, 190, 192), inoltre XXIII, 36; XXV, 187, 198. 14.2 Salvioni - Vidossich 1919: no sen degno 'non sono degno' (33) ma anche non son digno (31; due occorrenze); ti sempro sen con mi (31) ecc. Dei quattro testi vallesi solo il primo (testo A del 1835) usa son per la Ia persona (e sen per la 2a), mentre gli altri tre adoperano sen per ambedue le persone. 14.3 Ive 1900: Mí [...] sen náta [...] (186). 14.4 Cernecca 1986: mi sen straco (133); vola ti sen (134). Si vedano anche Ive 1900, 101; Cernecca 1974, 243; 1986, 129. 15. Sono tipicamente vallesi (giá Ive 1900, 89) le forme in -egi per la Ia e 2a persona presente dei verbi 'daré', 'fare' 'stare' e 'andaré': risp. degi,fegi, stegi, veghi. Al congiuntivo le prime due persone sono omofone, la 3a esce in -o (dego, fego, stego, vego). 15.1 Istria Nobilissima: Ia pers.: deghi (XXV, 189),feghi (XXV, 193), steghi 'sto' (XXm, 47; XXV, 189), steghi 'stia' (XXI, 210, 219), veghi (XXI, 215; XXII, 187, 189; XXIII, 46, 47; XXV, 189, 191, 192); 2a pers.: feghi (XXII, 185), steghi (XXI, 211; XXV, 188), veghi (XXII, 184, 189, 190, 191). 15.2 Salvioni - Vidossich 1919: veghi a casa 'vado a casa' (36), tu steghi (ib.). 15.3 Ive 1900: végi a cómi 'vado a prendermi' (186), Vola ti végi ti? (185), ti no stégi sáldo (186), ke la végo 'che la vada' (184) ecc.8 70 15.4 Cernecca 1986: se vèghifura 'se vado fuori' (135), gol che vèghi 'bisogna che io vada' (ib.), che la ti dègo 'che (essa) ti dia' (134). 16.1 paradigmi dei due modi dell'imperfetto permettono importanti constatazioni diacroniche e nel contempo sociolinguistiche. Anche se il paradigma in -evi ecc. per la I classe è presente sporadicamente in tutto l'IR (si vedano il §1, sulla vocale /a/ tónica, e i §§ sull'imperfetto in Ive 1900), esso è consistente soprattutto in valiese. Nella raccolta di Salvioni e Vidossich i primi due testi, del 1835, presentano le forme in -avi, -ava\ gli altri due, definiti moderni, conoscono l'imperfetto in -evi, -eva, e anche Cernecca (1974, 220) constata la crescente frequenza di queste forme nella lingua dei giovani. Di fronte a questo, i testi in Istria Nobilissima «ritornano» a -avi, -ava (a parte l'imperfetto fevi 'facevo' ecc.). Questo «ritorno» si spiega probabilmente col sempre crescente influsso del veneto e dell'italiano standard, ma per una risposta definitiva ci vogliono ovviamente ricerche più approfondite. 16.1 Istria Nobilissima: continuavi (XXI, 77), destiravi (ib.), dexmentegavi (XXV, 192), fermavi (XXI, 77), pensavi (ib.), vardavi (ib.); sefavelava (XXI, 210), se lavorava (ib.), i fogava e i piorava (XXI, 216) ecc.; ma fevi (XXII, 189), feva (XXII, 183; XXV, 189). 16.2 Salvioni - Vidossich 1919: bramava (33), cantava (32, 33), dava (31, 33), magnava (ib.), sonava (32), di fronte a brameva, deva, magneva (tutti 34), 'ndeva (35).9 16.3 Ive 1900: baléva (184), féva (ib.), kaminéva (ib.), paséva (ib.), stéva (ib.), faveléva (185), mañéva (ib.), voltéva (ib.) ecc. 16.4 Cernecca 1986: caîéva, contéva, mifuréva (tutti 133), féva, ngruméva, vardéva (tutti 134) ecc. Anche il dizionario dà per cantà solo le forme in -évi risp. -ési (125-126). 17. Il verbo impersonale di significato deontico 'bisogna, ci vuole' suona gol e rappresenta la contrazione di ghi (v. av.) e vol (ricorre anche ghi vol non contratto). All'imperfetto goreva e ghi voreva, al futuro gorarô, al condizionale gorarao e gorao. 8 Ive (1900, 89) paragona le forme vallesi aile forme dêg, fêg, stêg, vêg in romagnolo ipotizzando, in accordo col método neogrammatico del suo tempo, un non meglio definito influsso délia /g/ o piuttosto délia vocale finale /i/. In questo secondo caso si avrebbe una specie di metafonesi, ma rimane aperto il problema di sapere perché la metafonesi non abbia agito anche in altri verbi: infatti, bâti 'batto', cànti 'canto', làvi 'lavo' ecc. non diventano mai *bèti, *chènti, *lèvi. Il fenomeno romagnolo è di natura fonética (Rohlfs 1966, §§15, 19, 20, 24, 25; Schiirr 1970 passim, 1971 passim, 1974 passim), mentre quello valiese pare morfologico, ma sono necessarie altre ricerche. 9 La forma magnavo 'mangiavano' (36) è sospetta di ipercorrettismo idiolettale, perché -ANT non diventa mai -o. 71 17.1 Istria Nobilissima: gol (XXV, 187, 191, 192, 193, 195, 196, 197), mi ghi vol (XXI, 210, 214) v. anche 18.1; goreva (XXI, 214, 215; XXII, 182), ghi voreva (XXI, 215); gorarao (XXI, 182), gorao (XXV, 195). 17.2 Salvioni - Vidossich 1919: non ci sono esempi. 17.3 Ive 1900: ggl zí 'bisogna andaré' (tre occorrenze: 186). 17.4 Cernecca 1986: gol (135; anche nel dizionario), ghi vol (ib.), goreva (134). 18. I procomplementi vallesi ghi e ndi (a Rovigno ga, nda, altrove in Istria ghe, nde o ne) sono frequenti in tutte le fonti: 18.1 Istria Nobilissima: ghi (XXI, 70; XXV, 187, 190, 194, 196 ecc.), costante anche in XXII (un solo caso di ghe\ 182) e in XXIII; ghi vol (XXI, 74, 212, 213, 214), ben ghi sta (XXI, 211 )Jaghi 'farle' (XXI, 70), dandi 'darci' (XXI, 220), fandila 'farcela' (XXI, 213). 18.2 Salvioni - Vidossich 1919: non ci sono occorrenze. 18.3 Ive 1900: gi (184, 185, 186, 187), kontági (185), kukándila 'rubarcela' (186). 18.4 Cernecca 1986: ghi (133, 134, 135), daminde 'dammene' (134). 19. II solo problema della sintassi (per altro completamente veneta in tutto l'IR) é la concordanza dei tempi (CDT), piú precisamente i casi di deroga alia CDT. Come nel vicino triestino (Rohlfs 1969, §669), anche nell'IR la non-CDT é chiaramente dovuta all'adstrato slavo (malgrado Skubic 1985), ma ci sono differenze non trascurabili nei materiali: mentre nel dignanese prevale la non-CDT (78% : 22%; Tekavcic 1967, 282-288), il rovignese preferisce la CDT (v. Tekavcic 1983, 107-108) e il valiese presenta ambedue le soluzioni. Diamo una scelta di esempi, in prevalenza per la non-CDT. 19.1 Istria Nobilissima: goreva che la vego a Ruvigno (XXI, 214), no ti voraravi miga che la se fago muniga (ib.), proprio a Ruvigno ghi voreva che la si lu cato (XXI, 215), savevi che defmentegaré la salata (XXI, 217), goreva che ti la lavi (XXII, 182), La credava [= credeva] che xe vin (XXIII, 33). Per la CDT rispettata: E mi savevi che despoi tanto el varao vinto (XXI, 220), ti vevi dito mi che el sarao vignú (XXII, 185), vuldivi ['sentivo', v. §20] che qualcosa sarao capitá (XXV, 189), veva promesso che co el varao [...] el mi varao da (XXV, 191). Una decisione é impossibile nell'esempio 'N avril gorarao che parturisi 'In aprile dovrei partorire', dato che parturisi corrisponde tanto a partorisca quanto a partorissi. 72 19.2 Salvioni - Vidossich 1919: mai me ve da un caveretto perché possi invidá i me amighi (32), e 'l ghe jo domandá, che xe sta roba10 (34), mai me vé da un cavretto chefraio coi me amigi (35), el paron voleva chel [=ch'el] magno la jando che magnavo i porchi (36), el pare ga da ordine aifamei che i mazzo el videl grasso (ib.), ti no me [= me ye] da mai un caveretto che me godi co'me'compagni (ib.). 19.3 Ive 1900: e'l g'o domandá vola ke'l va (184), la g'o dito, ke i spéta 'disse loro che aspettassero' (ib.), el faveléva príak'i lo vóldo '(egli) parlava perché lo sentissero' (185), g'o dito i asasíni ke'l tázo (ib.). 19.4 Cernecca 1986: goréva che ti sii cun me mare 'dovevi essere con mia madre' (134). 20. Non potendo nei limiti del presente contributo entrare nel dominio lessicale (che meriterebbe tutto uno studio a sé) ci limitiamo ad un solo fatto, osservato in Istria Nobilissima a differenza di tutte le altre fonti vallesi. II verbo vuldi (anche uldi) 'udire', sul modello dell'italiano sentire, acquista accanto al signifícate 'percepire mediante l'udito' anche quello di 'provare una sensazione' (al riflessivo 'sentirsi'). Esempi per il primo signifícate: le ciacole le se voldo e le me recie le fefateper vuldi (XXI, 216); Oh, voldi, speta, jeri vignuda sa per domandati (XXI, 217); tante volte voldi siga e piorá (XXIII, 42) ecc. Per il secondo signifícate citiamo: e voldi che quela fe la me tera (XXI, 67); el sol [...] lu voldi piú caldo (XXI, 67); Me voldi 'n fogatolo de virigo (XXI, 79), ti te voldi murí (XXI, 80); ti se che cun la cravata [...] me voldi mal (XXI, 215); Prima me vuldivi Jovino, adeso me vuldi cusi vecio! (XXI, 221) ecc., e lo stesso signifícate si ritrova negli ultimi testi (vuldivi 'sentivo' XXV, 189; si voldo 'si sente' XXV, 190). II signifícate 'provare la sensazione' di (v)uldi non é registrato da nessuna delle fonti anteriori; d'altra parte, esso é presente in tutti i testi vallesi in Istria Nobilissima, sicché un tratto idiolettale sembra escluso. Si tratterá dunque di un'evoluzione addirittura recentissima, ma anche qui sono necessarie altre ricerche. 21. Dalla precedente rassegna possiamo trarre alcune conclusioni e constatare: 21.1 la persistenza delle caratteristiche sia IR comuni che specificamente vallesi nei 150 anni di storia scritta dei nostri dialetti; 21.2 alcuni cambiamenti dovuti a fattori sociolinguistici; 21.3 la possibilitá di confronti e constatazioni linguistiche anche su un corpus relativamente ridotto; 10 La frase introdotta da che in questo esempio puó essere letta anche come discorso diretto (interrogativa diretta), nel quale caso non sarebbe soggetta alia CDT. Infatti, nelle altre versioni la frase introdotta da che é preceduta dai due punti. 73 21.4 last but not least, il valore dei testi pubblicati nell' antología Istria Nobilissima. Tutte queste conclusioni contribuiscono in varia misura a completare il quadro del valiese, dunque anche dell'IR odierno. Opere citate Cernecca 1967: D. Cernecca, Analisi fonematica del dialetto di Valle d'Istria, «Studia Romanica et Anglica Zagrabiensia» (SRAZ) 23, pp. 137-160. Cernecca 1970-71: D. Cernecca, Morfología del dialetto di Valle d'Istria. Il nome e il pronome, «SRAZ» 29-32, pp. 99-120. Cernecca 1974: D. Cernecca, Morfología del dialetto di Valle d'Istria. II verbo e l'avverbio, «SRAZ» 37, pp. 205-246. Cernecca 1976: D. Cernecca, Formazione delle parole nell'istrioto di Valle d'Istria, «SRAZ» 41-42, pp. 241-272. Cernecca 1986: D. Cernecca, Dizionario del dialetto di Valle d'Istria, Trieste. Deanovic 1954: M. Deanovic, Avviamento alio studio del dialetto di Rovigno d'Istria, Zagreb. Iliescu-Mourin 1991: M. Iliescu-L. Mourin, Typologie de la morphologie verbale romane I: Vue synchronique, Innsbruck. Istria Nobilissima: Antologia delle opere premiate, Concorsi d'arte e di cultura Istria Nobilissima, Trieste, vol. I (1968) - XXVI (1993). Ive 1900: A. Ive, I dialetti ladino-veneti dell'Istria, Strasbourg. Mourin 1991: L. Mourin, Les analogies dans la flexion verbale du Gardenais dans une perspective romane, «Ladinia» XV, pp. 167-180. Rohlfs 1966-1969: G. Rohlfs, Grammatica storica délia lingua italiana e dei suoi dialetti, Torino: Fonética, 1966, Morfología 1968, Sintassi e formazione delle parole 1969. Salvioni-Vidossich 1919: C. Salvioni-G. Vidossich, Versioni istriane délia Parabola del Figliuol prodigo, «Archeografo Triestino» 36, pp. 7-60. Schürr 1970: F. Schürr, La diphtongaison romane, Tübinger Beiträge zur Linguistik 5, Tübingen. Schürr 1971: F. Schürr, Probleme und Prinzipien romanischer Sprachwissenschaft, Tübinger Beiträge zur Linguistik 24 (La posizione storica del romagnolo fra i dialetti contermini pp. 87-113; Nuovi contributi allo studio dei dialetti romagnoli pp. 115-183). Schürr 1974: F. Schürr, La voce della Romagna, Profilo lingüístico letterario, Ravenna (L'evoluzione dei dialetti romagnoli pp. 23-59). Skubic 1985: M. Skubic, Remarques sur la concordance des temps dans les langues romanes, in: Zbornik u čast Petru Skoku o stotoj obljetnici roâenja (1881-1956), Zagreb, pp. 461-466. Tekavčic 1967: P. Tekavčic, Današnji istroromanski dijalekt Vodnjana, «Rad Jugosl. Akademije znanosti i umjetnosti» 348, pp. 141-288. 74 Tekavčič 1972-73: P. Tekavčič, II comune e lo specifico nel dominio istroromanzo, «SRAZ» 33-36, pp. 639-678. Tekavčic 1975: P. Tekavčič, Caratteristiche e problemi del verbo istroromanzo, «SRAZ» 39, pp. 55-105. Tekavčič 1976: P. Tekavčič, Interferenze linguistiche istroromanzo-venete: sulle vocali finali nell'istroromanzo, in: Atti del XIV Congresso di Lingüistica e Filología Romanica, (Napoli 1974), vol. II, pp. 447-467. Tekavčič 1983: P. Tekavčič, Osservazioni sulla lingua dei testi istroromanzi contemporanei, in: Lingüistica e Dialettologia Veneta, Studi offerti a Manlio Cortelazzo dai colleghi stranieri, Tübinger Beiträge zur Linguistik 225, Tübingen, pp. 101-111. Povzetek DANAŠNJI GOVOR MESTA BALE V ANTOLOGIJI "ISTRIA NOBILISSIMA' Prispevek obravnava fonetične in morfološke (le obrobno sintaktične in leksikalne) karakteristike tretjega izmed glavnih istroromanskih (IR) dialektov jugozahodne Istre, tj. govora mesta Bale (ital. Valle), tako kot se kažejo v besedilih tega narečja, objavljenih v antologiji Istria Nobilissima (XXI-XXIII in XXV, Trst-Rovinj 1988-1990 in 1992). Avtor razlikuje splošno IR črte od specifično balskih in sistematično primerja tekste iz antologije s prejšnjimi materiali (1835-1919, 1900, 1986). Ta primerjava omogoča zanimive ugotovitve sinhronične, diahronične kakor tudi sociolingvistične narave in hkrati ilustrira vrednost analiziranega gradiva. 75