Roberto Dapit Universitá degli Studi di Udine* UDK 811.163.6'282(450.34):81'373.21 relazioni semantiche tra lo sloveno standard e i dialetti con riferimento alle lingue di interazione INTRODUZIONE Nel presente contributo si propone un tentativo di analisi semantica effettuata sulle basi lessicali individúate in un corpus toponímico proveniente da fonti orali raccolte nell'ambito linguistico resiano (Dapit 1995, 2003).1 Dall'esame del materiale, effet-tuato anche in una prospettiva etimologica, oltre alla definizione del significato delle singole voci, sono emersi alcuni fenomeni che ci hanno indotto a verificare, sul piano semantico, la condizione del dialetto di Resia (con alcuni riferimenti ad altri dialetti contigui) di fronte allo sloveno comune ovvero standard. L'apporto linguistico di origine diversa da quella slovena, vista la consistenza di questo settore nei dia-letti in questione, svolge un ruolo importante nella discussione e, in determinati casi, si e reso necessario un confronto con la semantica del friulano.2 E forse opportuno precisare che l'interessante questione relativa agli eventuali significati simbolici, che le unita lessicali considerate potrebbero sviluppare nella funzione toponimica, non sara oggetto della presente trattazione, benché tali impli-cazioni siano particolarmente attraenti in questo tipo di materiale. Si confronti sol-tanto l'esempio dell'oronimo Bába (Dapit 1995: 36) che corrisponde all'appellativo dial. bába '(vecchia) donna', stand. baba nel significato di 'anus, avia', conservato dalla fase del protoslavo e dello slavo ecclesiastico antico (ESSJ I 7). L'abitudine di attribuire tale nome a rilievi caratterizzati da una forma particolare e assai diffusa sia in Slovenia che in altre aree di lingua slava e da alcuni autori ne viene sottolinea-ta anche la dimensione mitica (cfr. Smitek 2004: 238-239; ESSZI 50). * Indirizzo dell'autore: Facoltá di Scienze della Formazione, Dipartimento di Lingue e Civiltá dell'Europa Centro Orientale, Via Antonio Zanon 6, 33100 Udine, Italia. Email: roberto.dapit@uniud.it 11 toponimi di cui si tiene conto riguardano l'area orientale della Val Resia che comprende il territorio della frazione di Solbica/Stolvizza e della borgata di Korito,/Coritis. In una fase preliminare, l'analisi viene realizzata su un corpus di 370 basi toponimiche semplici, mentre in questa sede si riduce a 269 basi; dall'analisi dell'intero corpus raccolto sono state infatti escluse le basi non pertinenti come gli antropotoponimi o le voci supposte tali, le voci che appaiono nella lingua letteraria slovena, italiana e friulana, le basi illeggibili o etimologicamente incerte e oscure nonché i toponimi di origine esterna; oltre alle 370 basi semplici, la ricerca iniziale ha individuato 138 basi composte che pure sono state escluse dalla presente analisi. 2 A tale scopo, oltre ai dizionari etimologici, sono stati esaminati i vocabolari NP, VLF, GDBTF, DO che, in base alle diverse epoche di edizione, riproducono anche una relativa variazione del lessico e della semantica. L'interesse in questo contributo si focalizzerà percio sulla relazione semantica tra la voce3 dialettale individuata nel toponimo e il lemma della lingua standard, come indicato dallo SSKJ. Il corpus toponimico è stato allora suddiviso in categorie che rappresentano le diverse gradazioni espresse dalla relazione conservatasi tra i due livelli della lingua. Riassumendo il percorso effettuato, si precisa che viene prima considerato il grado più elevato di coincidenza dei due livelli, in seguito si discutono i fenomeni che tendono alla divergenza nonché alla perdita totale del significato a livello dialettale; infine si tiene conto della presenza di materiale linguistico origina-to da prestiti che si rivelano essenzialmente di provenienza friulana ed eccezional-mente tedesca.4 CONVERGENZA SEMANTICA Nel primo e più ampio gruppo si collocano le basi toponimiche le cui voci dialettali di riferimento dimostrano una corrispondenza semantica ampia o totale con le voci della lingua standard.5 Il concetto di coincidenza semantica non presuppone sem-pre una totale corrispondenza del significante: in diversi casi si mettono infatti a confronto due basi (standard e dialettale) che possono, ad esempio, rivelare leggere divergenze formali benché appartenenti alla stessa categoria grammaticale. Il caso seguente ci indica infatti che una voce toponimica si colloca nella prima categoria essendo semanticamente trasparente grazie all'esistenza di un lessema dialettale vitale. Osserviamo allora la voce Hlívac (Dapit 1995: 87-89) in cui si individua la base res. hlíw -a 'stalla'; il suffisso -ac/-ec, che generalmente segnala la forma diminutiva, nel caso del toponimo Hlívac/Hlívec pare desemantizzato e lo confermereb-be l'esistenza, nel lessico resiano, del doppio diminutivo hliwčec (K) della voce hlíw appena citata. Una divergenza formale di significante si esprime anche nel toponimo Carnjël che corrisponde all'aggettivo res. č^mjël 'rosso', attestato in ambito sloveno già nella lingua dei riformatori e quindi nel Dictionarium Quatuor Linguarum di Megiser del 1592 nella variante zherlèn (Roth. ruber. erdezh, zherlèn. rojso) (SDLW 296; ESSJ I 89). In base allo status di cui il termine gode nello SSKJ, esso è defi-nito come voce dialettale nella variante črm^n 'rossastro' (rdečkast)(SSKJ I 313), cfr. anche Pleteršnik črmnel (črnel, črnjel) 'rosso' (SNS I 112). Oggi nelle varietà dialettali slovene in Italia la voce tuttavia è attestata in un'area piuttosto estesa ossia dallo zegliano al dialetto del Torre; nell'area di Masarolis pero appare già come rdeč (GDT 516 s.v. černjeu, 584 s.v. rdeč), condividendo la forma a^č/a^c 3 Ai fini dell'analisi, questa puo apparire nella forma d'uso corrente oppure in quella ricostruita, nel caso non si annoveri piu nel lessico attuale ma soltanto nella toponimia. 4 Questo tipo di classificazione puo incontrare, nei casi di lemmi polivalenti, dei limiti di attuabilitá ma rappresenta uno dei percorsi metodologici che ha permesso di affrontare questo tipo di analisi. 5 Precisiamo che per ogni categoria verranno discussi soltanto alcuni casi esemplificativi, percio, per ulteriori dati riguardanti le basi indicate, si rimanda alle fonti di riferimento giá citate. del dialetto del Natisone, area in cui appare anche rús (VIN 140), attestato que-st'ultimo anche in Alasia da Sommaria nel 1607 con lo stesso significato di 'rosso' (VIS 158). La voce va confrontata con il serbocroato crman 'rosso', della stessa origine, attestato nei testi antichi dal XIII al XVII secolo e nella toponomastica (ERSHJ I 275-276). In questo gruppo si collocano anche vari prestiti.6 Si confronti la voce kríz dial. 'croce' e stand. 'croce, incrocio', di ampia diffusione, ma non esclusivamente in ambito sloveno, e di derivazione romanza, presumibilmente offerta dal friulano antico nel VII o VIII secolo (SES 325), oppure il toponimo Fréta, dim. Frática, di nota origine latina (ESSZI 135)7 che viene contemplato come appellativo frata -e anche nello SSKJ.8 Degno di nota è il fatto che in resiano fréta f. (K) (Dapit 1995: 77; 1998: 64; 2008: 47-48) sia attestato con la stessa accezione di 'località disboscata di recente' indicata dal Nuovo Pirona (NP 343) per Fràte, lemma definito negli altri vocabolari friulani come 'fratta, macchia, macchia intricata, spineto, roveto; siepe' (VLF 473), 'fratta, macchia, roveto, spineto' (DO), 'fratta' (GDBTF). Sul piano fonologico va ricordato il caso della voce Madona (e del diminutivo Madonica) (Dapit 1995: 129; 2008: 92) che, in base alle caratteristiche vocaliche, pare sia entrata in resiano attraverso il friulano madone, mentre l'appellativo sloveno stand. madóna derive-rebbe dall'it. madonna (SES 371). Il toponimo Partún corriponde all'appellativo res. partún m. 'portone (ad arco)', cfr. frl. porton, puarton, assai diffuso nel territorio linguistico sloveno occidentale tanto da essere contemplato nello SSKJ nella forma porton m. 'entrata' e definito termine dialettale occidentale.9 Un ultimo caso di estremo interesse è rappresentato da un toponimo diffuso in vari punti del teritorio linguistico resiano ossia Tàmor/Tomor che corrisponde all'appellativo támor támurja m. (K) 'recinto per il bestiame minuto nelle malghe'; a Solbica invece Tomor è attestato soltanto come microtoponimo (Dapit 1995: 196; 1998: 177; 2008: 157);10 anche nell'alta Val Torre támar támarja m. significa 'rico-vero per le pecore' (Z).11 Nei vocabolari friulani il lemma tamar m. viene spiegato come 'recinto a stan-ghe, a stecconata o palizzata, che chiude i vari fabbricati che costituiscono la casera. Un tempo significava anche lo spazio, chiuso da stanghe, ove le mandrie serena- 6 Sono inseriti in questa categoría poiché contemplati nello SSKJ. 7 Snoj suppone per lo sloveno l'intermediazione del mat. frate 'radura', nei dialetti sloveni occiden-tali invece e supponibile un prestito diretto dalle varieta romanze (ESSZI 135), cfr. anche Merku (2006: 76). 8 Cfr. SSKJ s.v. fráta dove il termine e connotato come dialettale: «nar. poseka, krčevina». 9 SSKJ s.v. portón: «nar. zahodno vhod zlasti na kraško dvorišče, navadno kamnit». 10 Cfr. anche quanto riproduce per támur m. , a Bila/San Giorgio, Steenwijk (1992: 318). 11 Nell'area del Torre la toponimia relativa a questa voce e copiosa, cfr. anche Merku (1997: 199); GDT § 67, 4522, 4999. Il materiale linguistico proveniente dall'area del Torre e stato raccolto presso Pia Lovo Awklinéja, originaria di Villanova delle Gotte/Zawarh, e viene indicato nel presente contributo con il segno (Z). vano all'aperto, ció che è in uso ancora in Valcellina', precisa inoltre il NP: 'e in generale malghe, stali (NP 1168-9); nel vocabolario Faggin tamar m. sta per '(recinto all'aperto del gregge) stazzo, addiaccio, ovile' e per estensione 'steccato, recinto' (VLF 1449). Il GDBTF traduce tamar come 'ovile' e lo definisce 'rustic par tignî pio-ris o cjavris'; nel tedesco della Carinzia è attestato tummer, tunger il cui significato corrisponde a quello friulano (SES 749); la base inoltre è presente anche sulle Dolomiti (REW 706). Benché l'origine e l'etimologia siano incerte (SES 749) pare si tratti di una voce di substrato prelatina (ESSZI 423, REW 706) e rappresenta un raro esempio di ampia coincidenza di significato riscontrabile nella dimensione interlinguistica attestata in sloveno,12 friulano e tedesco. Basi (138): Àhudiscë, Bába, Beculár, Béza, Barnjúkawo, Bsrw, Bíla, Bilë, Bíli, Bílina, Bobïcawô, Bôgec, Brëza, Brëzna/Brëznô, Brúde, Burcïca, Bûkawjë, Církew/Církow, Cürkec, Calo, Carïn, Cókavi, Carnicjë/Carnïcjë, Carnjël, Csrtanjë/Csrtanjë, Cïstinjë, Dëd, Dolïna, Drínica, Fráta, Garnjás, Golïca, Golïcino, Gorácic, Gozdèc, Gôzd, Grád, Grádec, Hlívac/Hlívec, Hlivïscë, Hrüska, Jáma, Jámnik, Jásanawo, Jáwurcë, Klèn/Klsn, Konac, Korïcë, Korïto, Koroncsc, Kotlsc, Krís, Krïz, Kót, Konj, Kopica, Koran, Koranavi, Kôranawô/Kôrinawô, Koranjë, Kráwjë, Krej, Lásci/Láski, Lisïciscë, Lisniki/Lïsniki, Lïpica, Lopáta, Madóna, Madónica, Masësanjë, Mlïnec, Mocïlo, Mostèc/Mostsc, Mozëw, Must, Nst, Njïvica, Nôga, Oknô, Pakëw/Paklô, Palëna, Pataljïnjinô, Partún, Pënc, Pïnja, Plánja, Pláz, Plazïc, Polïca, Polïcica, Polômjanô, Polozèc/Polozsc, Pót, Potôk, Pród, Pucuwálca, Pùjë, Rávan, Rávanca, Rawnïna, Rép, Rëbra, Rësana, Rób, Rûsjë, Rütic, Skákalica, Skála, Skálica, Slímancaca, Smrëka, Sridnjë, Stári, Svéti, Svïnjinô, Sïja, Slëcjë, Támor/Tómor, Tësnô, Tsrni, Tóf, Vès, Vërcec/Vircec, Vír, Vírawa, Visôk, Wodïca, Wolôwjë, Wór/Wórh, Wórt, Wótla, Wôda, Wúnca, Wurbïca, Wurzíla, Zalëni, Zób, Zabjë. DIVERGENZA SEMANTICA Anche in questa seconda categoria significante e significato dialettali possono, su vari piani, rivelare leggere discrepanze con la lingua standard ma ora sono le tenden-ze alla variabilità semantica che suscitano un certo interesse. Alcuni tratti semantici sono infatti comuni, altri dimostrano uno sviluppo divergente, come si renderà espli-cito attraverso l'illustrazione dei casi seguenti. Il microtoponimo Përjë (Dapit 1995: 147), ad esempio, formalmente va ricon-dotto allo stand. pérje (SSKJ III 568) con cui il resiano përjë n. 'foglie interne del cartoccio della pannocchia' (K) coincide in parte soltanto all'interno dell'accezio-ne n° 2., qualificata come arcaica, nel significato di 'foglie (sull'albero)';13 maggio- 12 Va precisato tuttavia che lo SSKJ contempla si questa voce ma, in entrambe le accezioni proposte, viene qualificata come dialettale e precisamente relativa allo spazio nord-occidentale e carinziano. SSKJ V s.v. támar -ja: «1. nar. severozahodno ograjen prostor, v katerega se zapira živina», «2. nar. koroško preprosta stavba za bivanje živali». 13 SSKJ III s.v. pérje: «star. listje (na drevju)». re coincidenza invece si riscontra nel dialetto del Torre dove la forma pérje e pl. f. e significa 'foglie (verdi)' (Z) (cfr. anche GDT § 606-607). Lo stesso vale per la base toponímica Gláwa, corrispondente, sul piano semantico, all'appellativo dial. yláwa (K), láwa (S) e stand. glava f. 'testa', che in resiano sviluppa anche il significato di 'colle, cocuzzolo, cima tondeggiante' (Dapit 1995: 79-81), accezione che non viene registrata dallo SSKJ, mentre ne tiene conto Pletersnik.14 Una divergenza, che si esprime anche sul piano formale, e evidente nel caso di brán brána (K), bron brona (S) m. 'cancello di legno' (Dapit 1995: 54) a fronte della voce stand. m. bran -a la cui accezione piu vicina al resiano e quella di 'argine, diga'.15 Una piu ampia condivisione di tratti semantici si riscontra infatti nel lemma stand. f. brana -e in cui, all'accezione n° 2., si specifica che il termine era usato in passato significando proprio 'grande cancello';16 del resto anche l'accezione n° 1. della stessa voce, ossia 'erpice', richiama l'analogia fra la struttura in legno dell'at-trezzo agricolo tradizionale e quella del cancello resiano. Assai eloquente e l'esempio di Tráwnik che, in base alle definizioni raccolte sul campo, dimostra di vivere una fase di lenta desemantizzazione. A Solbica l'appellati-vo tráwnak m. significa infatti 'prato in fiore con erba di buona qualita' oppure 'prato (di grandi dimensioni)'; a Korito invece tráwnek e sinonimo di valika rawnina 'grande pianura' e appare solitamente nei canti di improvvisazione (Dapit 1995: 199). Quest'ultima precisazione e destinata a sottolineare l'uso limitato dell'appellativo negli ambiti ordinari della comunicazione, poiché, per esprimere il significato di 'prato' si utilizza normalmente la forma m. tarenj tarínja,17 derivata dal friulano teren m. 'terreno; terra, suolo' (VLF 1471), 'campo, fondo, humus, pezza, possesso, spazio, suolo, superficie, terra, terreno' (GDBTF),18 'suolo, terreno' (DO). E interessante notare che la stessa voce frl. teren sia stata interpretata dai resiani come 'prato' visto che la lingua offerente in questo caso possiede il lessema m. prát 'prato'. Basi (16): Brán/Bron, Bsrdo, Bríg, Cükawo, Dúl, Dúlcac/Dúwcec, Dwor, Gláwa, Gorica, Klánac/Klonec, Kolcacé/Kúwcacé, Kolk/Kúk, Méja, Pérjé, Slátina, Tráwnik. I casi di divergenza semantica totale sono in realta rari, nel senso che tutte le voci della presente categoria conservano, benché in misura molto ridotta, determinati 14 Cfr. SNS I 213: «- 4. etwas Kopfahnliches: [...] glave visokih gora». 15 Cfr. SSKJ I s.v. brán -a: «3. knjiž. nasip, pregrada pri vodi». 16 Cfr. la fraseologia relativa all'accezione 2. in SSKJ I s.v. brána: «2. negdaj velika mrežasta vrata: po gradovih so zgodaj zvečer zapirali brano». Pleteršnik considera la voce resiana (indicando soltanto la fonte e il significato, das Pfortchen) all'interno della voce bran -i f. 17 Attestato anche come toponimo in tutto il territorio resiano, cfr. Dapit (1995: 197), (1998: 178), (2008: 158). 18 Dei lemmi indicati nei vocabolari si contemplano normalmente soltanto le accezioni di mag-giore pertinenza. tratti semantici comuni allo standard. Al fine di esemplificare questo sottogruppo scegliamo il percorso che ci viene illustrato dagli idronimi Mlácica, Mlácna, Mláka, Mlokica, riconducibili alla base res. f. mláka (K), mloka (S) 'sorgente' (Dapit 1995: 134-135; 2008: 97); lo standard mlaka f. significa pero 'luogo paludoso, palude; fango, pantano, pozza'. Esiste anche una voce dial. lüza nel senso di 'fango, pantano', stand. luza 'pozzanghera, stagno; pozza'. E lecito tuttavia supporre che nel resiano sia esistita una voce che con molta probabilita esprimeva la totale coincidenza semantica con la lingua comune. Le varie attestazioni di idronimi quali Stodonac e Stodoncéc/Studuncéc, riconducibili all'appellativo stand. studenec m. 'fonte, sorgente', si riferiscono infatti a sorgenti (Dapit 1995: 190, 195-196; 2008: 150) e rappresente-rebbero una testimonianza inconfutabile in questo senso. Si puo percio ipotizzare l'esistenza di un fenomeno che ha provocato la sostituzione di funzioni all'interno del fondo lessicale originario sloveno trasferendole da un lessema a un altro e, di conseguenza, privando di significato *studenec. Un procedimento simile di mutamento, ma leggermente piu complesso, e indivi-duabile nei silvotoponimi Hrást, Hrástjé riconducibili al dendronimo dialettale f. hrást hrastá (K), rást rasté (S) 'faggio' (Fagus silvatica); la voce stand. m. hrast -a significa invece 'Quercus', differenziandosi cosí sia sul piano della semantica che del genere.19 La forma stand. corrispondente e bukev f. 'faggio' che a Resia vive nella voce m. bük -a (K), non piu dendronimo ma appellativo nel significato di 'legno di faggio'; la pianta del faggio puo inoltre essere definita bükawa hrást (K) (Dapit 1995: 91; 1998: 72; 2008: 56-57). Precisiamo infine che il dendronimo relativo a Quercus in alcune varieta resiane occidentali (Dapit 2008: 42; Steenwijk 1992: 252), nel dia-letto del Torre (Merku 1997: 79; 2006: 62-63; GDT 522-523) e del Natisone (Petricig-Zuanella 1990: 157) appare con la base dób, o gli eventuali derivati, anche nella toponomastica. La diversita linguistica emanata da questo dendronimo e segnalata gia da Jurij Dalmatin nel Register dove indica HraJ'tje e Dobje, utilizzati rispettivamente dai parlanti definiti 'Crajnjki' e 'Corojhki' (Dalmatin 1584:{3}). Un altro silvotoponimo estremamente interessante e Brina che corrisponde al dendronimo dial. brina f. 'Pinus nigra' (Dapit 1995: 57; 2008: 34). Questo nome infatti stimola una discussione coinvolgente poiché, oltre a indicare una variazione semantica nell'areale sloveno nord-occidentale, si manifesta anche in ambito croato cakavo nonché romanzo (spazio alpino) e nell'area dei Carpazi.20 Benché nelle le tra-dizioni linguistiche citate, che testimoniano la presenza della base in oggetto, si possa individuare il tratto comune 'aghifoglia', il quadro della distribuzione sul territorio e piuttosto complessa dal punto di vista semantico. Nello SSKJ brina -e f. viene registrato innanzitutto come sinonimo di brin m. 'Juniperus communis', men-tre l'accezione n° 2. indica gia una gradazione semantica pertinente alla nostra 19 Cfr. il protoslavo *xvorst& che indicherebbe il significato di 'albero', anche 'cespuglio, sterpaglia' (SES 211). 20 Skok amplia la comparazione alla Penisola Iberica (ERHSJ I 211). discussione: nell'area dialettale della Carniola Superiore significa infatti 'abete'.21 Lo stesso vale per il dialetto del Torre dove si registra la voce f. brína -e (Z) nel significato di 'abete rosso',22 base registrata anche nei toponimi (Merkù 1997: 68-69).23 In friu-lano invece la voce brene f. viene descritta come 'il fogliame degli alberi resinosi, spec. dell'abete (pèz). Se ne fa un mucchio nei capanni alpestri per adagiarvisi la notte' (NP 74); tuttavia a Claut, nel Friuli Occidentale, brèna f. è 'pino mugo' (NP 1440, DESF I 2 6 5).24 In altri punti dell'area romanza alpina si registrano dendronimi per Larix decidua e Juniperus communis di cui si suppone una unità originaria in un probabile rapporto di designazione tra larice e ginepro in cui l'ultimo è concepito come 'piccolo larice' o 'piccolo abete'(DESF-FPF 181).25 Gli etimologi tendono ad attribuire la base in oggetto a un sostrato molto antico: alcuni infatti la considerano una base prelatina, da *brenua 'larice' (DESF I 265), altri preslava (ERHSJ I 211, ESSJ 44) e preindoeuropea (ESSJ I 44). Snoj inoltre propone l'interpretazione secondo cui il protoslavo *brim potrebbe condividere la stessa radice del protslavo *borb 'Pinus' e, se questa ipotesi fosse vera, il dendronimo brin avrebbe significato in origine *'pianta simile al pino' (SES 58). Ci poniamo allora la questione, se questa ipotesi non possa trovare un punto di sostegno anche nella realtà semanti-co-lessicale resiana, visto che brïna è 'Pinus'. Per il momento ci limitiamo a sottoli-neare il fatto che l'ampia area di distribuzione, la coincidenza o la divergenza delle attestazioni semantiche rendono questa base un caso di estremo interesse. Come ulteriore esemplificazione della categoria abbiamo scelto l'agrotoponi-mo Brájda che rivela sul piano intra e interliguistico una semantica piuttosto com-plessa; nello SSKJ il termine brájda f. riconduce al significato di 'pergola',26 men- 21 Tale distribuzione semantica era stata gia indicata da Pleteršnik, sotto la voce brína, che pero attribuiva anche al dendronimo resiano il significato di smreka ossia 'abete' (SNS I 61). 22 Cosí anche in GDT 513. In altre fonti tuttavia, e precisamente nel commento di Pavle Merku alla base toponimica Brína -e (attestato anche nella forma diminutiva Brínica e in quella collet-tiva Brínuje, cfr. nota successiva) nell'alta Val Torre, si definisce il dendronimo brína come 'Picea abies' aggiungendo 'ma qui sara da identificare soprattutto con una nome generico per le conifere' (Merku 1997: 68). Anche in seguito la voce brína nel Torre e spiegata dallo stesso autore come iglavec 'aghifoglia' (Merku 2006: 52). Cfr. anche DESF-FPF 10: «a [...] Prad[ielis] brína e voce con vari significati». 23 Cfr. anche il microtoponimo Brínuje -a n. (Merku 1997: 69; 2006: 52) che in un'altra fonte appa-re come appellativo brínuje 'area con pino mugo' (NB 24). Il riferimento al pino mugo per l'oro-nimo Brínica, citato nella nota precedente, appare anche in GDT 431 (§ 6264), 513. 24 Non e contemplato nell'accezione di 'fogliame' in GDBTF, soltanto in DO. 25 Si puo inoltre aggiungere che il significato originario di voci romanze quali brénk'-ul, bréns-ul potrebbe essere allora quello di 'piccolo larice' (DESF-FPF 181). Per quanto riguarda invece le corrispondenze tra il friulano brene e lo sloveno brina, si esprimono in questo senso anche gli autori in DESF-FPF 12, 181 e DESF I 265 riportando l'opinione del sostratista J. Hubschmid. 26 SSKJ I s.v. brájda: «po ogrodju iz letev napeljana vinska trta», «ogrodje iz letev za vinsko trto ali sadno drevje». tre i dizionari etimologici attestano in particolare il significato di 'campo piantato a viti',27 che si avvicina alla semantica originaria della lingua offerente, ossia il friulano, e indicano anche la distribuzione sul territorio linguistico, ovvero i dia-letti occidentali. In Friuli i toponimi del tipo Brajda si notano con una certa frequenza nella pianu-ra, mentre si manifestano raramente sui rilievi. Si registra infatti una forte concentra-zione a Nord di Palmanova, mentre è quasi assente nel Friuli Nord-Occidentale. Con una particolare concentrazione appare nel Canal del Ferro, all'altezza di Resiutta, e nell'intero territorio resiano fino alla testa della valle nei pressi di Korïto (Desinan 1983: 19; Dapit 1995: 53; 1998: 40; 2008: 30-31). In tutta l'area resiana, soltanto a Lïpovac/Lipovaz abbiamo riscontrato una trasparenza della base Brájda nella forma diminutiva brájdica f. 'grande prato, eventualmente con piccoli campi, circondato da muretti a secco', non distante semanticamente dalla definizione del NP Bràide f. 'pode-retto chiuso' (NP 71), cfr. anche braide 'braida, podere' (DO), 'campanile, podere', brai-de urbane 'orto urbano' (GDBTF). Il significato rilevato a Resia contrasterebbe con il significato originario del longobardo braida 'campo pianeggiante, pianura' (DESF I 2 6 0)28 che invece, in parte, si conserva ad esempio Ospedaletto di Gemona/Spedâl, dove braide f. indica il campo coltivato nei pressi dell'abitazione, con ai lati dei filari di viti, non delimitato da manufatti umani. La conservazione della semantica del frl. brai-de si rivela, a nostro avviso, piuttosto labile nel senso che i campi con le suddette carat-teristiche sono ormai molto rari a causa della trasformazione dell'ambiente agrario. Sottolineo infine che la voce in questione è contemplata anche negli attuali vocabolari della lingua italiana dove il significato di braida f. è spiegato come 'campo o prato nei pressi di una città' (GDIU). Basi (10): Brájda, Brïna, Hrást, Hràstjë, Kâmanjë, Mëja, Mlácna, Mláka, Mlokica, Rüpa. DESEMANTIZZAZIONE Nella seguente categoria si annoverano toponimi etimologicamente collocati nel sistema linguistico sloveno standard risultando tuttavia privi di elementi di riscontro nel lessico dialettale resiano poiché sono stati desemantizzati. Dal punto di vista quantitativo questa categoria è mediamente elevata e comprende basi altamente diffuse nella toponomastica slovena (cfr. Bezlaj 1956-1961). 27 Cfr. le definizioni «vrstni nasad trte» (ESSJ I 37) e sul Carso «kos polja, nasajen s trtami» (ESSJ I 37, ESSZI 74). Anche in ambito croato (Cherso) brájda significa 'uno o piu filari di viti soste-nute da pali e fili di ferro' (Dapit 1995: 53; cfr. anche ERHSJ 197 s.v. brájda). ' 28 Cfr. anche REW § 1266: «braida (langob.) «Breite», «ebenes Feld»», lemma in cui si citano alcune varieta linguistiche dell'Italia settentrionale, tra cui il friulano, e si attesta il significato di «Besitztum, das aus mehreren Feldern und aus einem Bauernhaus besteht», «kleines Landgut, das verpachtet wird». Fra i nomi individuati ci sono alcuni silvotoponimi che, da vari punti di vista, si rivelano particolarmente affascinanti (Dapit 1995: 52). Nel caso di Borowjë, accanto all'ipotesi, appena menzionata, di ricondurre la voce brína alla base bor 'Pinus', va ricordato che il dendronimo attualmente in uso a Resia per l'essenza Pinus è brïna, mentre nell'alta Val Torre è buór buórja m. (Z), convergendo con lo sloveno comune. La testimonianza del silvotoponimo resiano Borowjë tuttavia ci indicherebbe in dia-cronia un'eventuale (com)presenza dei due dendronimi e in seguito la soppressione di *bor compiuta da brïna. I silvotoponimi res. Hóst, Hôstjë (Dapit 1995: 90) si possono ricondurre invece alle forme stand. host m., hosta f., 'bosco' senza un riscontro nel resiano, mentre il vicino dialetto del Torre conserva la voce host m./(f.?) 'bosco' (Z);29 lo stesso vale per il microtoponimo Plëcaca che corrisponde al diminutivo dello stand. pleča n., in senso anatomico 'spalla, spalle; omero' e figurato 'schiena', conservato nel dialetto del Torre come pléce pl. (Z) 'spalle'; alla pari dello standard, questa voce dialettale attiva l'accezione che, per estensione, riflette il significato di 'schiena'. II microtoponimo Kozówc invece, attestato solamente in un punto del territorio resiano (Dapit 1995: 115-116), non trova riscontro come elemento del lessico e nem-meno della cultura materiale resiana se, formalmente, lo riconduciamo allo stand. kozolec 'essicatoio ad arpa'. Si tratta tuttavia di un'importante espressione dell'architet-tura rurale alpina distribuita maggiormente nelle aree slovene centrali e Resia, anche in base a questo indizio, rappresenterebbe un territorio di transizione tra la Slovenia e l'area alpina che si estende verso occidente (cfr. Čop-Cevc 1993: 13-15). In questa come in altre categorie appaiono toponimi come Màlza o Prësaka, la cui funzione semantica esercitata in qualità di sostantivi si è esaurita nell'esclusiva dimensione toponimica, mentre nella categoria verbale conserva la vitalità rispetti-vamente nelle forme mlëst 'mungere' e sëkat 'tagliare'. Nella forma toponimica la valenza semantica non viene più percepita dai parlanti che, se interrogati sul signi-ficato di questi toponimi, rispondono che sono semplicemente jïmana, ossia dei nomi, e perciö non rappresentano degli appellativi. Anche in questa categoria si collocano dei prestiti come il toponimo Rànk, attestato in vari punti del territorio resiano dove è riferito a piccoli insediamenti o alpeg-gi (Dapit 1995: 174-175; 1998: 161-162; 2008: 138-139). Appare nello SSKJ come rónek 'pendio, vigneto' e deriva del frl. ronc m. (ESSZI 360), definito nel Nuovo Pirona 'frutteto o vigneto a scaglioni sul pendio d'un colle' e per la Carnia, area più pertinente alla zona interessata, attesta il significato di 'terreno coltivato o pascolo ricavato dall'abbattimento d'un bosco; terreno montato sull'orlo dei boschi, messo a coltura in seguito a disboscamento' (NP 895), cfr. anche ronc m. 'scaglione, terrazza, vigneto', ronc di pomârs 'frutteto' (GDBTF). Attestato come toponimo anche nel-l'area del Torre (Merkù 1997: 186; GDT § 4147, 4150), pare che conservi il significato 29 Attestato anche come microtoponimo Hóst (Merkù 1997: 89). Cfr. inoltre GDT 533. di 'pendio, declivio' anche nelle Valli del Natisone (Petricig-Zuanella 1990: 158; Skubic 2000: 157). Basi (59): Bsrca, Barlog, Barl0žnica, Borowjë, Gáča, Glabíla, Glabúwjë, Grúbja, Hóst, Hôstjë, Hribi, Jíz, KarnÏca, Karmški, KÏkej, KÏla, Kládjë, Kópe, Kozówc, Köpiščë, Króglica, Kucërjë, LadÏna, Láz, LazÏna, Lóg, Lomsč, Löm, MolovÏna, Molza/Molža, Osrídek/Osrídki, Ostrica, Palëna, Pardúlina/Pradúlina, P^čaca, Požár, Prám/Práman, Pravála, Prehod, Prësaka, Rasüha, Ronk, Sëdalcë, Skok, Skütnek, Sonožèt, Stína, Stodonäc, Stríla, Ströp, StrumÏna, Štodončèč/Študunčèč, Triščanik, TumÏca, Varanjá, Wláka, Woršec, Wráca, Ž^bi/Žlib. Prestiti30 Nella categoria dei prestiti che risultano, come già accennato, prevalentemente di origine romanza, si collocano sia i nomi integrati al lessico resiano sia i nomi che rivelano una totale desemantizzazione. Fra questi ultimi si collocano prestiti presu-mibilmente non recenti, considerata la presenza di alcuni di essi sia nei vocabolari sloveni che friulani. È il caso ad esempio di Tulïn (Dapit 1995: 200), corrispondente al frl. tulin m., contemplato già in Pleteršnik come tulin m. 'der Wasserwirbel' che cita proprio una fonte di provenienza resiana, ossia la raccolta di Oroslav Caf (SNS II 702). Nell'ambito lessicografico friulano tulin non appare ad esempio nel vocabo-lario Faggin, mentre viene descritto con varie accezioni nel Nuovo Pirona, i cui dati pertinenti alla discussione sono i seguenti: Tulin m. 'per Marmitta scavata dell'acqua al piede d'una cascata', 'A Venzone: L'aghe dal Tilimènt 'e fâs tulin, vortice, gorgo' (NP 1223).31 La descrizione del luogo a Resia coincide infatti con un'accezione della voce friulana visto che si tratta di un punto lungo il rio Potök, che scorre accanto a Solbica, dove si trova proprio una cascata. Si puo aggiungere infine il dato che in questo punto del torrente si recavano le donne del luogo a lavare i panni. L'accezione di 'vortice' invece coincide con quanto attestato da Pleteršnik nel lemma resiano e, benché siamo a conoscenza di come le oltre 300 voci resiane siano state contemplate in questo vocabolario (cfr. Steenwijk 2001), è interessante notare come un lemma, pressoché scomparso nell'uso quotidiano del friulano, sia entrato in una delle opere più importanti della lessicografia slovena. Nel caso analogo del toponimo Mujúl (Dapit 1995: 138-139) il riferimento al friu-lano è rappresentato dall'appellativo m. muiûl 'mozzo delle ruote' ed estensivamente 'pezzo di legno rozzamente squadrato' (NP 627 s.v. mujûl; VLF 839) 'mozzo' (GDBTF, DO). Il lessema non soltanto è presente nei più importanti vocabolari friulani ma il suo aspetto formale e semantico si conservano tutt'oggi.32 30 In questa categoria rientrano solo le basi che non risultano contemplate nello SSKJ. 31 VLF e GDBTF non lo contemplano, mentre in DO tulin m. è 'marmitta dei giganti'. 32 Il termine muiûl m. 'mozzo della ruota del carro o di altro mezzo' è stato raccolto presso Domenico Dapit, il 18.09.2009 a Ospedaletto di Gemona. Avviandoci verso il termine della nostra discussione, presentiamo il nome di luogo Bánt/Bént che e attestato in diversi punti del territorio resiano (Dapit 1995: 39; 1998: 32; 2008: 25); lo troviamo inoltre disseminato nel Medio e Basso Friuli e in alcune zone della Carnia (Desinan 1982: 131-132). Totalmente desemantizzato in resiano, e probabile che anche in friulano abbia perduto abbastanza presto il significato originario per indicare, in un secondo tempo, semplicemente l'accezione di 'bosco'.33 Nonostante l'attuale assenza di una dimensione semantica sia in resiano che in friu-lano, la voce ci indica uno sviluppo che, oltre ad avere radici remote, ci pone di fronte all'esigenza di un trattamento etimologico specifico, in grado di fornire gli approfon-dimenti necessari alla ricostruzione della fortuna di questo termine. Va sottolineato che nell'area di Resia si registrano toponimi per i quali si puo supporre una derivazio-ne dal frl. bant, mentre nell'area del Torre le basi documentate sono sia *band che *ban. Benché entrambe ascrivibili al dominio linguistico germanico, e lecito supporre due percorsi diversi di entrata nei dialetti sloveni del Friuli. Invito percio a esaminare gli eventuali dati storico-lessicografici pertinenti. Alla voce Bant m. del NP, accanto all'accezione di 'bandita', si specifica che 'E anche n[ome] rimasto ad alcuni territori' (NP 36); anche in Faggin band2. e 'bandita' (VLF 51), mentre nel GDBTF bant mette in luce la propria caratteristica polisemica 'avviso, bandita, bando, cartello, disposizione, editto, esilio, espulsione, messaggio, oasi, pace, parco, proscrizione, riserva, riserva di caccia, tana'. Dal punto di vista etimologico il frl. bant m. 'bando, bandita' deriverebbe, come l'it. bando, dal gotico ban-dwa 'segno' attraverso il latino medievale b a n d u m (DESF I 155).34 Come gia accennato, nell'alta Val Torre compare sia la forma Ban Bána m., derivata dal tede-sco Bann(forst) 'bosco protetto' (ESSJ I 11; Merku 2006: 39),35 sia Bant Bánda m. corrispondente all'appellativo friulano bant 'riserva (di caccia)'; e documentato inoltre il diminutivo Bándic (Merku 1997: 58; 2006: 39).36 Si presume allora che per la voce resiana la lingua offerente sia il friulano, mentre nel Torre la presenza delle basi Ban e Bant indicherebbe per queste varianti una derivazione rispettivamente dal tedesco e dal friulano. 33 Cfr. anche il contributo di Corgnali (1954: 44, nota I). 34 Desinan (1982: 132), durante la discussione riguardante la base toponimica Bando, aggiunge la nota seguente: «E poi bando e una voce che [...] appartiene anche alla nomenclatura romanza, non solo a quella germanica. La parola e cosi antica che risulta del tutto ragionevole presupporre una matrice perlopiu longobarda per parecchi dei nostri, tanto piu che la voce si estinse per tempo [...]» 35 ESSJ I 11: «ban II (m.) ščedem, zaščiten gozd», considerato prestito dal ted. Bann(forst) 'bosco protetto, riservato' e attestato nella toponomastica. Cfr. EWDS 59 s.v. Bann m.: «Mhd. ahd. as. ban aus g. *banna- m. 'Aufgebot, Befehl, Bann', auch in afr. ban(n), bon, in anord. bann (n.) 'Verbot', ae. geban(n)[...]». 36 Nel Friuli orientale Ban e attestato anche a Taipana, Cergneu, localita nelle Valli del Torre, e a Saletto (Desinan 1983: 124). Si precisa infine che sono inseriti in quesa categoria anche toponimi come Krépa, corrispondente all'appellativo dial. f. krépa 'testa, cranio' (Dapit 1995: 118) che come tale non compare nello SSKJ. L'ESSJ gli dedica invece un lemma e, ben-ché citi una fonte che accredita una derivazione friulana del termine, lascia aperta la questione dell'origine (ESSJ II 89). La voce riflette una larga diffusione in tutto l'arco alpino ma la discussione etimologica propone varie ipotesi sull'origine (DESF II 514). Alla voce frl. crepe, che sta alla base del prestito, va accostata la voce crep m. 'coccio; incrinatura; e per estensione coccio, terra cotta da stoviglia; stovi-glia in terracotta' (DESF II 513) che condivide ampiamente la semantica dello slov. črep m. 'coccio, pentola di coccio' (SSKJ I 310; ESSJ I 87-88), termine che, in una eventuale discussione etimologica e in mancanza di interpretazioni soddisfacenti, andrebbe messo in relazione con krep m. e krepa f. 'coccio, pentola di coccio', l'ul-timo anche nell'accezione di 'cranio' (Valle dell'Isonzo, Kobarid), come indicato da Bezlaj (ESSJ II 89). Basi (46): Bânt/Bènt, Bokál, Čïza, Čof, Cadïn, Cowčma, Dip0žet, Fórca, For^ž/Furnož, Kaláda, Kazëra, Kazërica, Kunfïn, Krépa, Kugulítac, Küzulawö, Lástra, Lïsa, Lot, Májana, Mažërja, Monumènt, Mujúl, Mütawa, Päsk, P^rtižún, Páčeč, Psč, Pjacéta, Plavánaw0, Pöst, Rifúgo, Roáw, Rósta, Sadïn, Salveragïna, Santantúnih/Sintantunih, Satmicëri, Šk&a, Štuva, Tarènj, Tarinčeč, Tulïn, Valüdawö, Vilináw, Wárda. CONCLUSIONI Compiendo l'analisi semantica dei toponimi, di cui è stata illustrata soltanto un'esemplificazione, si è affacciata anche la possibilità di approfondire, attraverso i dati etimologici, la complessità semantica del lessico dialettale, attribuendo cos! nuova luce alla storia linguistica e culturale dell'area studiata, anche nella prospetti-va dell'interazione. Il dato rilevante, che emerge dalla breve indagine, è senza dubbio la convergenza semantica tra il livello dialettale e quello standard nella prima e più numerosa categoría (138 = 51,30%), mentre la categoria della divergenza risulta assai meno importante (26 = 9,67%). Il cospicuo numero di lemmi desemantizzati (59 = 21,93%) invece testimonia in particolare di un processo che ha assunto dimensioni considerevoli, provocando in numerose voci la perdita della relazione con il sistema sloveno originario. Ne consegue, in sincronia, un apparente distacco fra aree centrali e periferi-che. Oltre a cio, si è verificato il processo di entrata di numerose basi romanze (e solo raramente germaniche)(46 = 17,10%) che pure rappresenta un fenomeno di notevole portata. Nel corso della presente discussione inoltre abbiamo percepito gli stimoli per alcune riflessioni di altra natura che ci hanno posto, ad esempio, di fronte all'inte-ressante questione della diversità linguistica rilevata all'interno dello stesso sistema o della convergenza accertabile in più sistemi linguistici in contatto. Nella storia della lessicografia slovena infatti l'atteggiamento nei confronti di questi temi, anche dal punto di vista semantico, si rende esplicito sin dagli esordi. I primi lineamenti di un vocabolario sinonimico, elaborato in sostanza su un concetto diatopico ovvero sul confronto tra le varietà regionali, ci viene offerto dal Register di Jurij Dalmatin pubblicato nel 1584 (Orožen 1983-84). Il nucleo della lingua usata nella Biblia riflette infatti la presenza continua di «sinonimi di contatto» di origine interna e, in parte, anche esterna alla lingua slovena. Come sottolineato da Martina Orožen (1986), è ragionevole ritenere che questa diversità o, più semplicemente, ric-chezza riscontrata tra centro e periferia si sia rivelata un fattore di sviluppo nella suc-cessiva evoluzione della lingua letteraria slovena. La discussione sorta nel presente contributo esprime anche l'auspicio per un trat-tamento speciale del lessico derivato da processi di interazione. Di ció gli autori di opere lessicografiche slovene ne hanno tenuto conto e, oltre all'affascinante esordio di Dalmatin, appena menzionato, notiamo la consapevolezza degli effetti prodotti dall'interazione linguistica anche nelle opere successive. Pensiamo ad esempio alle opere lessicografiche di Hieronymus Megiser, Gregorio Alasia da Sommaria, Ožbalt Gutsman e più recentemente di Maks Pleteršnik, o ancora ai dizionari etimologici contemporanei che, privi di specifici intenti normativi, sono in grado di esprimere più intensamente la dimensione interlinguistica. Oltre a ció si intende porre l'accen-to sul fatto che attraverso la toponomastica si possono compiere preziose osservazio-ni sulla vitalità, sulle fasi dell'esistenza e sul percorso effettuato da un termine e quindi sulla possibilità di definirne lo status nei vari contesti intralinguistici e inter-linguistici. In conclusione ci pare allora sensato sottolineare l'importanza di chiarire ulteriormente la dimensione storica del lessico che, una volta svelata, puö fornirci indicazioni non soltanto sulle vicende delle comunità linguistiche coinvolte e sulle relative interazioni ma anche sulla percezione, a livello più profondo, di come un sistema linguistico si sia sviluppato anche in relazione agli altri. Abbreviazioni e sigle dial. 'dialettale' dim. 'diminutivo' f. 'femminile' frl. 'friulano' it. 'italiano' K 'Korïto/Coritis' m. 'maschile' mat. 'medio alto tedesco' n. 'neutro' res. 'resiano' S 'Solbica/Stolvizza' stand. 'standard' s.v. 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Oltre al resiano si tiene conto nella discussione anche di altre varietà, in particolare del dialetto del Torre e, a causa dell'intensa interazione, del friulano, da cui deri-vano numerosi toponimi; il tedesco invece ha svolto in questo senso un ruolo assai limitato. Secondo i risultati dell'analisi, la categoria più numerosa comprende voci che indicano un'ampia convergenza tra i livelli della lingua slovena (51,30%), mentre risulta piuttosto limitata la categoria della divergenza (9,67%); la categoria delle voci desemantizzate assume invece un peso maggiore (21,93%); i prestiti, provenienti quasi esclusivamente dall'ambito romanzo e pre-valentemente friulano, compongono l'ultima e relativamente ampia categoria (17,10%). L'autore sottolinea inoltre la questione del rapporto instauratosi non soltanto tra i livelli linguistici ma anche tra questi e le lingue di interazione. Infatti, oltre a constatare che i tratti semantici individuati nei nomi di luogo resiani confermano, anche sul piano della semantica, una stretta relazione con la lingua standard, ovvero la lingua slovena centrale, pone l'accento sulla necessità di definire, anche attraverso un processo di analisi etimologica, alcuni altri aspetti. Si riferisce più precisamente alle caratteristiche semantiche del lessico appartenente a sistemi lingusitici che si sono sviluppati in una dimensione di interazione linguistica e culturale. L'accento viene posto infine sulla rilevanza dei dati riguardanti la storia del lessico auspi-cando una ricerca che tenga conto della diversità linguistica e delle relazioni tra le lingue. Un simile approccio infatti consentirebbe non soltanto di approfondire le conoscenze relative all'evoluzione della semantica e alla lessicografia, ma anche di comprendere una condizione in cui la convivenza di varie lingue e culture è destinata normalmente a svolgere, nel lungo periodo, un ruolo preminente. Povzetek POMENSKA RAZMERJA MED STANDARDNO SLOVENŠČINO, NJENIMI NAREČJI IN INTERAKCIJSKIMI JEZIKI Izhodišče razprave je pomenska primerjava narečnih osnov s standardnim jezikom, kot ga ponazarja Slovar slovenskega knjižnega jezika. Poskus pomenske analize je izpeljan na osnovi korpusa krajevnih imen iz Rezije, uvrščenih v različne kategorije na podlagi ujemanja pomenskih lastnosti. Poleg rezijanščine se v analizi upoštevajo tudi druga narečja, predvsem tersko in zaradi močnega medsebojnega vplivanja tudi furlanščina, iz katere izvirajo mnogi rezijanski toponimi, medtem ko je v procesu nastajanja krajevnih imen nemščina igrala omejeno vlogo. Izsledki poskusne analize dokazujejo, da najštevilnejša kategorija vsebuje lekseme, ki pričajo o širšem ujemanju med zvrstmi slovenskega jezika (51,30%). Dosti bolj omejena je kategorija pomenskega neujemanja (9,67%), medtem ko je postopek popolne desemantiza-cije spet izpričan v številnih osnovah (21,93%). Izposojenke, skoraj izključno romanskega oz. furlanskega izvora, tvorijo zadnjo, precej pomembno kategorijo (17,10%). Avtor med drugim poudarja vprašanje odnosa med posameznimi jezikovnimi zvrstmi ter med jezikovnimi zvrstmi in interakcijskimi jeziki. Poleg dejstva, da pomenske lastnosti rezijanskih krajevnih imen izpričujejo tesen odnos med narečjem in standardnim oz. osrednjim slovenskim jezikom tudi na ravni pomenskosti, prispevek podčrtuje nujnost odkrivanja in določanja, tudi skozi etimološki postopek, nezadostno raziskanih pomenskih lastnosti besedja v jezikovnih sistemih, ki jih sooblikuje vplivanje drugih jezikov in kultur. Čedalje natančnejši podatki o zgodovini besedja, ki jih prinaša raziskovanje jezikovne drugačnosti in medjezikovnih razmer, so relevantni med drugim tako za pomenoslovje kot za slovaropi-sje, obenem pa omogočajo poglobljeno razumevanje situacij, za katere je ključno stalno sobivanje jezikov in kultur.