Soldi 1« al numero. L'arretrato soldi 2© L'Associazione è anticipata: annua o semestrale - Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 75 — 25 settem. 76 importa fior. 3 e s. 20 ; La semestrale in proporzione. Fuori idem. Il provento va a beneficio dell'Asilo d'infanzia I LTNIONE CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE, si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte, il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore L'integrità di «« giornale consiste nell'attenersi, con costanza ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO — 25 Settembre 1798 — Nasce a Iteriamo Gaetano Donizetti — (V. Illustrazione.) SECONDA EDIZIONE a causa che venne sequestrato il primo cenno bibliografico sulle Notizie Storiche di Pola, edite per cura di quel Municipio. Parenzo, tipogr. di G. Coana 1876. IL IX CONGRESSO AGRARIO Pola, 14 Settembre. (L. A.) Quest'anno toccò a Pola 1' onore Ai ospitare i membri della Società Agraria Istriana, raccolti nel IX congresso generale, le cui sedute ebbero luogo nei giorni 11 e 12 corr. Parecchi giunsero col vapore la sera del 10, e molti il mattino seguente. Gli uni e gli altri vennero incontrati dall'illustrissimo sig. Podestà D.r Antonio Barsan, insieme ad altri rappresentanti della città, tra cui il Comitato eletto dal consiglio cittadino, incaricato di provvedere al ricevimento, e presieduto dall' onor. Dr. Ercole Boccalari, il quale comitato adempì l'assunto con raro zelo, assicurando, tra le altre, settanta stanze presso le migliori famiglie, in guisa che tutti gli ospiti trovarono comodo alloggio. In quella sera si raccolsero soci e cittadini a famigliare convegno nella trattoria Apollo. L'undici mattina, alle 10 tennero la prima seduta nel teatro Ciscutti, coli' intervento di quasi cento soci, e alla presenza di non pochi polesi nei palchi e nella galleria. II Commendatore Vidulich rappresentava la Giunta. Inaugurò il congresso l'onor. presidente Dr. Girolamo Manzutto con bellissimo discorso congruamente applaudito. Ebbe quindi luogo la presentazione del commissario imperiale, il sig. capitano distrettuale Antonio de Crecich, e dei rappresentanti di varie società; fu data indi lettura di una cortese lettera del sig. duca di Broglio, che, scusandosi di non poter intervenire, esternava caldi voti pel benessere della società agraria. Dal resoconto morale e dall'economico emersero i progressi fatti, ed i vantaggi ridondanti all' Istria dall' armonico concorso di tanti patriotti, i quali prestano assiduamente la loro opera nell'intento di raggiungere gli scopi prefissi dallo statuto. — Al banchetto di 120 persone, rallegrato da esimia orchestra, grande fu la giocondità; si propinò alla concordia degli Istriani, alla città di Pola e al suo Podestà; si rinnovarono conoscenze, se ne strinsero di nuove. Dopo il tramonto un vapore conduceva al largo la società, soffermandosi in prospetto dell'arena, il superbo monumento rispettato da dieciotto secoli, la fede battesimale lapidea degli Istriani : essa venne illuminata internamente, e presentò un vago e fantastico spettacolo. Potete bene immaginarvi quante fossero le impressioni, quali i pensieri che sorsero nell'animo degli osservatori. Una luce elettrica illuminò la scena del ritorno, piuttosto frettoloso causa i goccioloni che indicavano l'imminenza di un acquazzone. Alla seconda seduta, nel giorno seguente, il march. Polesini diede lettura di una interessantissima relazione sulla olivicoltura; e un' altra non meno importante sulla viticoltura venne letta dal sig. Leopoldo Slocovich. Il risultato della votazione per le nuove cariche fu il seguente: Presidente: Dr. Cristoforo de Belli; Vicepresidente: Antonio Cecou; Direttori: Dr. Giuseppe Basilisco, Cav. Matteo Rismondo, Tommaso Sottocorona ; Membri del Comitato : Tommaso Bembo, Eugenio Biscontiui, Dr. Matteo Campitelli, Dr. Giovanni Canciani, Angelo Corazza, Niccolò Corva Spinotti, Andrea Danelon , Dr. Nicolò Del Bello, Dr. Giorgio Franco, Bar. Giacomo Lazzarini, Dr. Girolamo Manzutto, Alberto Marchesi, Dr. Egidio Mrak, March. G. P. Polesini, Leopoldo Slocovich, Niccolò Rizzi. Sede del futuro congresso venne acclamata la città di Cherso. Dopo il banchetto, riuscito brillante come il primo vi fu una gita allo scoglio di s. Girolamo, cava stupenda di pietre, nella quale si vide operare con cunei e leve il distacco di un enorme blocco. Alla sera, nuovo ritrovo nella detta sala Apollo, e qui il brio trovò incremento per la presenza di molte famiglie polesi ; e la festosa conversazione durò fino quasi alla mezzanotte. Non va sottaciuta l'idea lodevolissima del nostro Municipio di presentare agli ospiti in accurata edizione una raccolta delle „Notizie storiche di Pola", e ad essi dedicata. La partenza, al mattino del 12, riuscì commovente; i baci, le strette di mano, gli addio, dimostrarono quanto sia vivo 1' affetto che unisce gl'istriani. Pola annoverò queste due date tra le più belle dei suoi fasti cittadini. "Notizie storiche di Pola.„—Così s'intitola un nuovo e grosso libro edito per cura del Municipio di Pola nell'occasione che i membri della Società agraria istriana convenivano in quella città al IX congresso generale. Il libro, come lo dice il suo titolo, non è già una storia, ma un'importante raccolta di documenti di storia patria, parte inediti e parte poco noti perchè rari ; suo scopo si è appunto quello di concorrere a preparare il terreno alla futura Storia istriana, di pubblicar intanto antecipatamente e senza illustrazione e render quindi noti que'storici documenti, che noi possiamo bensì leggere in silenzio e meditare da per noi, ma che — naturalmente — non dobbiamo commentare in pubblico. Questo libro dev'essere in ispecial modo caro a noi istriani, per contener esso certi documenti, che non si leggono volentieri da tutti; ed, unito a quello publicato l'anno scorso dal Municipio di Montona, valga ad eccitare i nostri studiosi a favorirci spesso di tali pubblicazioni. Verrà così giorno in cui anche l'Istria, al pari delle altre Provincie sue sorelle, potrà narrare ai suoi figli ed al mondo il suo passato — quel passato, in cui essa " fu popolata di olivetti, ornata di fertili campi, coronata di viti.....per cui non a torto fu detta la campagna felice di Ravenna, la dispensa del palazzo reale ; delizioso e voluttuoso soggiorno . . . . ... e i suoi frequenti palazzi che da lontano facean mostra dì se, sembravano perle disposte sul capo a bella donna....... .....mantenne i presidi di confine, fu ornamento all' Italia, delizia ai ricchi, fortuna ai mediocri.„ (Documento storico. Epistola XXII. del libr. XII. del celebratissimo Cassiodoro tradotta e riportata nei Cenni al forestiero che visita Pola, del Dr. P. Kandler, ristampata nelle "Notizie Storiche di Pola„, pag. 44.). G. B. S FU' IWWgm I8«IA2iri ai tempi della Repubblica Veneta (Da una pubblicazione dello stesso titolo comparsa a Padova nel 1866, Tip. Crescini.) SECOLO IX Tradonleo Pietro, ora Gradenigo, da Pola. Doge di Venezia. SECOLO XII Polaiti Pietro, da Pola. Doge di Venezia. SECOLO XIV Castropola Sergio II, conte e principe da Pola. Perpetuo capitano generale della sua città nativa ; uno dei più rinomati di quella illustre famiglia, che emulò gli Scaligeri di Verona e i Carraresi di Padova. — De Pellegrini Santo, da Capodistria, Capitano di Udine ; dottissimo legislatore, a cui il Friuli deve buona parte delle civili sue istituzioni. — I>e Gavardo Gavardo II, da Capodistria. Valoroso sopracomito nella guerra contro i ribelli di Candia ; primo a piantare sulle mura di quella città il veneto stendardo ; rimunerato della cittadinanza di Venezia. SECOLO XV Vergerlo Pietro Paolo il Seniore, da Capodistria. Uno dei più chiari cultori delle lettere e ristauratori degli idiomi latino e greco nel suo secolo; giurisperito, storico, filosofo, oratore; professore di dialettica nelle Università di Padova e Bologna; più volte ambasciatore dei Carraresi ; onorato delle più gelose mansioni nel Concilio di Costanza. Le molte sue opere che videro la luce, tra cui la storia dei principi di Carrara, e le più altre inedite, intorno le quali si hanno molto autorevoli giudizii, rendono splendida testimonianza dell'alto suo ingegno e della vasta dottrina. — De Alberti» Giovanili, da Capodistria. Rettore degli artisti in Padova, succeduto a Giovanni Veronese. — Costa Jiart. e Sedula Giov., da Capodistria. Illustri architetti del tempio di Cividale. — Zarotti Antonio, da Capodistria. Rettore dei leggisti nell'Università di Padova. — Del Vescovo Lorenzo e Antonio, da Rovigno. Valorosi scultori, che illustrarono il tempio camaldolese di Murano. — Da Pola Bernardino. Professore nella Università di Padova. — Zovenzoni lt alaci lo. da Trieste. Professore di belle lettere e poeta distinto. — Zarotti Cristoforo, da Capodistria. Professore d'istituzioni civili nell'Università di Padova. — Parentino Bernardo, da Parenzo. Eccellente Pittore, della scuola del Mantegna, il quale a giudizio del Lanzi, in moltissime opere si scambia col maestro. — Za-noni, da Capodistria, Capitano generale della fanteria del duca di Milano ; chiaro fra i migliori. — De Gravisi Nicolò, da Pirano. Salvò Padova alla repubblica ; n'ebbe in premio il marchesato di Pietrapelosa. — Bon Vittore, da Capodistria Gran cancelliere del capitano Michieli; nunzio di Venezia al duca di Milano; serbò Crema alla Repubblica. — I,ugnani Tiso, da Capodistria. Contestabile di Gatamelata; preposto alla custodia di Verona, dove menò seco cinquanta nobili cittadini di Capodistria ; governatore di Veglia; dichiarato benemerito della repubblica. — inguaiti Mon tardino, da Capodistria. Contestabile nella guerra di Sebeuico; Capitano della fanteria in quella di Zara, Nona e Ostrovizza. — De Gavardo Santo 1, da Capodistria. Il più distinto capitano sotto Carlo Gonzaga nella guerra contro Alessandro Sforza, governò Brescia ; comandò le armi di terra e di mare contro gli arciducali ; conquistò a Venezia molte castella della Carsia; ebbe a guiderdone la signoria di Castelnuovo; in Napoli sfidò a duello e vinse il generale Rossetto di Capua, che aveva insultato gl'Istriani, del quale fatto ottenne in ricompensa l'insegna di una lingua infuocata fra due freni, a significare maldicenza domata. — De Gavardo Giovanni Filippo, da Capodistria. Profuse ogni suo avere per assoldare fanti e cavalli, da lui guidati, in servizio della repubblica oontro il Tnrco. — De Gavardo Iti-naldo, da Capodistria. Più volte ambasciatore della repubblica; meritò il titolo di prediletto del principe. — 'l'arnia Giacomo, conte da Capodistria. Chiaro per vittorie riportate sugli Ungberi e in Levante; capitano generale della fanteria in Corfù. SECOLO XVI Da Pola Bartolomeo. Intarsiatore di figure, superiore ad ogni altro, al dire del Lanzi. — Tergerlo Filippo, da Capodistria. Professore delle istituzioni civili nella Università di Padova. — Sckiavoue Sebastiano, da Rovigno. Distinto intarsiatore, che toccò l'ultima perfezione dell' arte, come suona l'epigrafe incisa in suo onore nella chiesa di S. Elena a Venezia. — Da Muggia Giovanni. Professore nell'università di Padova. — Antico Andrea, da Montona. L'inventore e 1' esecutore della stampa in legno delle note musicali. — Petronio Bartolomeo, da Capodistria. Professore nella medicina teorica nella università di Padova. — Polesini Girolamo, marchese da Parenzo. Professore dell'arte notarile all'università di Padova. — De AlineriROtti Giorgio, da Capodistria. Professore del codice nella università di Padova. — Carpaccio Vittore, da Capodistria. Pittore di fama universale, detto dal Lanzi il competitore dei due Bellini e dell'ultimo Vivarino. — De Soldati« Bernardo, da Mnggia Professore e Rettore degli artisti all' università di Padova di cui riformò gli statuti.— Vergerlo Aurelio, da Capodistria. Fratello nel vescovo Pietro Paolo ; brillante commediografo. — Verzi Cristoforo, conte da Capodistria. Professore di logica nella università di Padova, succeduto a Remigio Megliorato. — Da Muggia Pietro Paolo, Professore di filosofia nella università di Padova. — Divo Andrea, da Capodistria. Illustre grecista ; celebrato traduttore di Omero e Teocrito. — Coppo Pietro, da Isola. Uno dei più chiari corografi e cartografi del suo secolo. — Carpaccio Benedetto, da Capodistria. Figlio a Vittore, e, sebbene non della sua valentia, di bella fama. - Goina Giovanni Battista, da Pirano. Medico e letterato di gran nome. — Vergerlo Pietro Paolo juniore, da Capodistria. Vescovo apostata della sua città nativa ; scrittore tra i più illustri del tempo della riforma. Prima che sorgesse contro Roma, era stato nunzio a Vienna dopo il Rangone, poi legato ai principi protestanti e cattolici di Germania e allo stesso Lutero, e membro della deputazione incaricata d'intimare il concilio di Mantova. Inviato dal pontefice alla dieta di Worms, vi aveva rappresentato la Francia; conoscitore profondo degli umori di Germania, al dire del Sarpi ; chiarissimo fra i grandi uomini del suo secolo, secondo le attestazioni del Bembo. Se la dieta non riuscì a coinporsi a concilio nazionale, fu sua destrezza come lo narra il Fleury. I pregiudìzi! del clero della sua diocesi e le insidie che gli furono tese per dimostrarlo seguace di riprovate dottrine, lo trassero nell' apostasia. Processato dal Della Casa, domandò invano di essere ascoltato nel concilio di Trento, e dopo lunghe accuse e difese gli fu ingiunto l'abbandono del vescovato. Paolo 111 lo dichiarava eretico nel concistoro del 3 luglio 1549. Portatosi il Vergerio nella Valtellina cominciò di là la sua guerra aperta contro Roma; la proseguì nella Svizzera e nellu Germania. Moriva a Tubinga il 4 ottobre 1505. I moltissimi suoi scritti ne provano l'ingegno e la instali • cabile operosità. — Vergerlo Lodovico, da Capodistria. Lodato corografo dell'Istria. — 1 ida ©t-toniello. da Capodistria. Vicario nel governo di Crema e di Feltre di vastissima dottrina, di rara operosità. Amico del Vergerio nelle lotte della riforma; scrittore di teologia, che l'indice annovera tra i proibiti di prima classe. — Verona Giuseppe, da Capodistria. Deputato di Venezia al congresso di Trento. — Da Grignano Antonio, da Grisi-gnana. Professore di metafisica nella università di Padova e teologo nel congresso di Trento. — FI accio Mattia, da Albona. Rinomatissimo teologo luterano, le cui molte opere sono pure in oggi preziose per la storia della riforma ; professore di lingua ebraica nell' università di Virtemberg ; inviato di Medlero a Brunnswick ; impetuoso avversario di Carlo V e di Melantone; primo tra i collaboratori di quella storia ecclesiastica, che levò tanto grido sotto il titolo di Centuriae Magdeburgenses e contro cui insorse il Baronio ; chiamato dai duchi di Sassonia ad insegnare la sacra scrittura nella università di Jena; riformatore della chiesa di Antoerpia; capo di nuova setta a Francoforte, dove finiva i suoi giorni 1' anno 1575. — Bonomo Giov. Batt., da Trieste. Priore e professore nella università di Bologna. — Muzio Girolamo, da Capodistria. L' emulo del Da-vanzati nei pregi dello stile; sprecò l'ingegno in violenti discussioni teologiche ; fu troppo famoso nelle persecuzioni del concittadino Vergerio. Le Vergeriane ritraggono tutte le doti e le colpe di questo insigne scrittore. Le mentite occhiniane, il Duello, le lettere cattoliche, le Malizie bettine, la Storia Sacra, impresa contro le "Centurie di Magdeburgo,, e molte altre opere di argomento religioso, ne dimostrano la natura battagliera, assai più che la fed«, ingenua e il misticismo, che bruscamente contrasta colle vicende erotiche della fortunosa sna vita e cogli estri della non casta sua musa. Le Egloghe e le Rime diverse non sembrano per fermo scritte dall'autore delle Lettere, secolari, delle Operette e degli Avvertimenti morali. Ebbe favori non pochi da più corti; segretario ed amico del marchese Del Vasto, luogotenente generale in Italia dell' imperatore Carlo V, fu adoperato in molte legazioni, tra cui è degna di speciale menziono quella che gli fu affidata presso il duca di Savoia e Nizza. Dal servigio di parecchi principi italiani passò a quello del pontificato romano sotto Pio V, e là strinse amicizia con Ferdinando de' Medici, che l'ospitò poi fino alla morte nella villa della Panneretta in Toscana. Tiraboschi chiama il Muzio l'uomo, il più laborioso del suo secolo ; il Ginguené ne dice l'ingegno acconcio ad ogni maniera di dottrina e di studi ; oggi pure se ne ricercano gli scritti varii come prezioso patrimonio delle italiane lettere. — Elio Antonio, da Capodistria. Segretario dei pontefici Clemente VII, Paolo III, Paolo IV; vescovo di Pola; insignito del carattere di patriarca di Gerusalemme, e di vicario della basilica vaticana; nel concilio di Trento sedè primo tra i vescovi dopo i legati. — P-baldiui Giovanni Paolo, da Muggia. Professore e rettore degli artisti nell'univesità di Padova. — Vid» Girolamo, da Capodistria. Poeta distinto a' suoi tempi; l'autore d>-lla Filliria, dei Dubbi amorosi, delie Rime, del Sileno, che uscirono per le stampe a Padova e a Vicenza. — De Belli Ot-toniello I, da Capodistria. Felice cultore della poesia; commentò il Sileno del Vida; trattò la satira negli Scolari, e il dramma pastorale nel Nuovo pastor fido e nelle Selve incoronate. — Diviaco Girolamo, da Montona. Celebrati-simo cancelliere di Padova, come da epigrafe che si legge nella chiesa dei Carmelitani di questa città. — Lacca Filippa, da Pola. Coltissima donna; pubblicò poesie latine, ammirate dai più valenti filologi. — Bombizza Giovanni, da Muggia Lodato da tutte le venete storie pel singolare valore dimostrato all' assedio di Muggia contro Cristoforo Frangipane. — Zarotti Antonio, da Capodistria. Sopracomito; armò fuste a sue spese; ebbe in guardia il golfo di Trieste. — Tarsia Domenico, conte da Capodisiria. Generale della fanteria e cavalleria in Istria ; espugnò molte castella arciducali; il più illustre degli undici capitani della stessa famiglia, che lo precedettero nel servigio della repubblica. — De Gavardo Gavardo III, da Capodistria. Illustrò il suo nome all'assedio di Marano; prese i ribelli; rifiutò la ricca taglia posta su di essi. — Apollonio Lorenzo, da Capodistria. Valoroso condottiero di cavalleria sotto l'Alviano; uno dei tre primi capitani del duca d'Urbino Francesco Maria il vecchio generale della repubblica. — Verzi Giovanili, conte da Capodistria. Espugnò la fortezza di Marano. — De Castro Giov. Battista, da Pirano. Onorato di monumento, che lo segna ad esempio per cinquanta anni di militari cimenti impresi a vantaggio della repubblica. — Tacco Giov. Domenico, conte da Capodistria. Prode ammiraglio; illustrò la patria di trofei vinti sul Turco. — De Giovanni Giovanni, da Capodistria. Intrepido capitano di Fainagosta ; illustre per nobilissime ferite e lunghi tormenti patiti nella prigionia dei Turchi ; governatore diCandia. — Gravisi Fietro, marchese da Capodistria. Sopracomito; pose in servizio della repubblica tutta la propria vita e quella di quattro fratelli e gli averi. — De Gavardo Francesco I, da' Capodistria. Spavento degli Uscocchi, di cui prese e mise a morte il più crudele capitano. — De Gavardo atinaldo II, da Capodistria. Collaterale del Principe; coraggioso condottiero di cavalleria, mantenuta a sue spese, in Dalmazia; onorato di ducale 11 aprile 1588, che dichiara la casa Gavardo benemerita della Repubblica da centinaia d'anni. SECOLO XVII De Belli Giulio, da Capodistria. Scrisse di politica e di storia contemporanea in lingua latina, e lo si ricorda con lode anche oggi. — M air/,ioli Nicolò, da Capodistria. Esatto raccoglitore di preziose memorie della sua provincia, che descrisse con molta diligenza e verità. — Santorio Santorio, da Capodistria. Illustre caposcuola nelle mediche dottrine. L' università di Padova lo mandava medico al re di Polonia, quando ei contava appena i cinque lustri. Reduce iu Italia, fu primario professore di medicina teorica nella detta università. Esordì scrittore coi Commentari di Galeno; toccò la maggior fama colla Statica, che fu tradotta in tutte le lingue d'Europa, e annotata dai medici più dotti. Moriva in Venezia dove il Senato lo aveva eletto presidente degli ordinamenti sanitarii. Non poche città d'Italia ne onorarono la memoria con busti, lapidi, medaglie ; e il collegio medico di Venezia decretava che annualmente fossero celebrate le sue lodi, e raccolti i molti scritti e strumenti di che egli aveva arricchito le scienzo mediche e chirurgiche. — Porto Emanuele, da Trieste. Rabbino dottissimo; versò nella Teologia e nelle matematiche; scrisse nelle lingue ebraica, italiana e latina. — Caldana Petronio Nicolò, conte da Pirano, professore nell università di Padova, poi vescovo di Parenzo. — Zarotti Cesare, da Capodistria. Il più insigne medico del suo tempo a a Venezia; scrittore rinomato. — Petronio Caldana Marco, da Pirano. Contribuì all' onore del nome italiano nella corte di Luigi XIV provò l'ingegno nel poema Clodiades, dedicato a quel re. — De Belli Ottoiiicllo II, da Capodistria. Poeta che gareggiò coi migliori dell' età sua. — Della Croce Ireneo, da Trieste. Narrò copiosamente le vicende // della sua città natale ; assiduo raccoglitore delle patri« memorie ; come tale meritevole di onoranza. — Xe-gri Giovanni Battista da Albona. Cavaliere e conte palatino di gran fama nella milizia sotto il comando di Melchior Micheli: prescelto alla custodia dell'Istria contro gli arciducali.— Gravisi Lucrezio, da Capodistria. Capitano di fanteria in Candia e Dalmazia; ucciso barbaramente dagli Uscocchi sulla galera Veniera. assieme al nipote, al fratello, al germano. — De Gavardo Giovanni, da Capodistria Capitano valorosissimo; segretario in Candia del generale Antonio Barbaro. — Verzi Onofrio, Rinaldo, nizzardo, Annibale, fratelli, e figli di Scipione, conti da Capodistria. Tutti condottieri valorosi di Truppe, particolarmente nelle guerre di Candia e di Cattaro; emuli del merito dei loro antenati ; spertissimi nel comandare; primi ai posti più perigliosi p r combattere. — Gravisi Gravise. marchese da Capodistria. Governatore di Corfù e di Verona; encomiato per patriottica liberalità e per esperienza e coraggio nella milizia. — Sabini Almerigo, conte da Capodisttia. Sopraintendente di tutte le milizie alle tre isole iu Levante ; donato dal consiglio della catena d' oro del valore. — Scampiceli io Orazio, da Albona. Eletto cavaliere di S. Marco, per prodezza mostrata nei più rischiosi cimenti. — Dal Tacco Giuseppe, conte da Capodistria. Comandante di parecchie fortezze in Dalmazia; colonnello audacissimo sotto i generali Moce-nigo, Valier, Cornaro, Molino e Dolfin ; espugnatore e poi glorioso difensore di Narenta. SECOLO XVIII Schiauzzi Giacomo, da Pirano. Professore nella università di Padova. — De Gavardo Gavardo«-3rV, da Capodistria. Servì con sommo encomio la repubblica nelle legazioni d'Inghilterra e di Francia. Il monumento, erettogli dal veneto ambasciatore in Parigi nella chiesa di S. Sulpizio, lo chiama illustre per raro ingegno, ornamento della reale accademia di Londra, caro ad ogni ordine di cittadini nelle isole britanniche. — Trevisani Francesco, detto il Romano, da Capodistria. Pittore chiarissimo, i cui lavori si ammirano particolarmente a Modena, a Forlì, a Firenze, a Roma, a Pietroburgo, nel museo del Louvre a Parigi. — Trevisani Angelo, da Capodistria. Emulò il fratello Francesco nella pittura, e parecchie de'le sue opere sono decoro delle chiese di Venezia. — Tartiui Giuseppe, da Pirano. Alla fama universale di questo sovrano maestro delle musiche discipline, che portò l'arte e la scienza dell' armonia alla maggiore altezza, e all' una e all'altra legò mirabili scoperte in opere immortali, basta il nome. — Carli Già:; Binaldo, conte da Capodistria. Meritò per l'ampiezza e la profondità delle più svariate dotti-ine, di essere chiamato il Var-rone del suo secolo. Fino dalla sua prima gioventù trattò con lode, nou solo le amene lettere e la poesia, ma i più gravi argomenti scientifici e le più ardue ricerche archeologiche. Non aveva ancora tocco il quinto lustro di vita, che il Veneto senato lo preponeva alle navali costruzioni dell' arsenale di guerra. Eletto, poco appresso, professore di nautica e di astronomia all'univesità di Padova, pubblicò scritti intorno alla Fisica e alle Matematiche, ch'ebbero il plauso dei dotti d'Europa. La sua fama divenne veramente europea colla grandiosa opera intorno alle Zecche italiane, che il Muratori chiama monumento insuperabile di scienza economica e storica. Lungo sarebbe annoverare le molte altre pubblicazioni : non taceremo peraltro quella vasta ed eruditissima delle Antichità Italiche, dove il grande italiano pose sì amorosa cura a rilevare i titoli secolari della italianità della sua provincia. — Becchini Teresa, da Parenzo. Pittrice distinta, che decorò di bei lavori la basilica di Parenzo. —Alberti»! Giorgio Maria, da Parenzo (in. 1810). Professore di filosofia a Venezia, Napoli e Roma. In quest'ultima città divenne primario, dopo il celebre Val-secchi, nell' insegnamento della teologia dogmatica. Pubblicò opere di gran valore per le scienze filosofiche e teologiche. — Gravisi Girolamo, marchese da Capodistria, (m. 1812). Eruditissimo archeologo e filologo ; consultato negli argomenti più difficili di lingue classiche e di storia dai sapienti del suo tempo. — Valle Giovanni, da Capodistria (m. 1819). Chiarissimo cartografo e geometra, al quale sono dovute le preziose mappe del Polesine e del territorio Patavino, nonché la famosa pianta di Padova, della cui lunga fatica osava arrogarsi il merito il prof. Stratico. — Pellegrini Domenico Maria, da Capodistria (m. 1820). Ebbe fama italiana tra i dotti per impareggiabile erudizione, specialmente negli argomenti bibliografici e filologici, nei quali, al pari che nelle scienze teologiche, valse pure siccome esimio scrittore. — Combat, da San Vincenti. Nato umile pastore e salito al grado di generali* ; celebrato per valore e scienza nelle guerre di Candia e di Morea. — De Facchinetto Xicolò, da Rovigno. Capitano, strenuo sopra ogni altro, della veneta nave Sacra Lega nella battaglia di Cerigno. — Benussi Antonio, da Rovigno. Fatto cavaliere di S. Marco, per avere diretto con somma perizia, prendendo il posto del ferito comandante Flanzini, la battaglia di Santostrati contro il Turco. — De Gavardo Pietro, da Capodistria. Governatore di Palma; onorato di monumento, siccome benemerito della veneta gloria, nel tempio maggiore di queila fortezza. — Garzotto Sorra Nicolò, da Ro-viguo, Comandante della Fortezza di Legnago ; ris-stauratore delle artiglierie. — Beroaldo Vince^- »o, cavaliere da Rovigno. Il più distinto cacciatore dei legni barbareschi nell'Adriatico e nel Mediterraneo; ultimo a sostenere, con antica fierezza, l'onore del veneto vessillo, insultato nel porto di Genova. FOSTI Storie Venete — Liruti, Notizie de'letterati friulani — Zeno, Vossiane — Ginguenè, Letteratura italiana — Vadiano — Goina, Degli ingegni dell'Istria — Giovio, Elogia virorum etc. — Tritemio, 0-pera Historica — Manzioli, Descritione dell' Istria — Bayle, Dizionario — Verheiden, Elogia praestantium teologorum — Papadopoli. Historia Gymnasii patav. — Muratori, Prefaz. alla Storia dei Carraresi — Salig, Storia della Chiesa d'Augusta — Dizionario delle scienze, Lipsia 1733-50 — Morero, Dizionario storico _ joly, Remarques sur le Dictionnaire de Bayle — Tiraboschi, Storia della lett. it. — Biogra-phie universelle — Facciola«, Gymn. patav. — C. A. Combi, Porta Orientale — Moschini, Guida di Venezia — Zeno, Lettere — Istoria pittorica — San-SOvii,o — Breve di Leone X — Vasari, Vite - Zanot-to, Pinacoteca — Ridolfi, Vite — Dizionario storico di Bassano — Haider, Annuario 1861 — Carli, Opuscoli Calogerà — Ughelli, Italia Sacra — Babuder, Programma del ginnasio di Capod;stria 1865 — Idem idem 1866 — Idem idem 1867 — Idem idem 1873 — Fontanini, Thesaurus Graevii — Pallavicino Sforza, Concilio di Trento — Moroni, Dizionario — Enciclopedia del Pomba — Sint del Vergerlo, un voi. di pag. 602 — Cosmografia del Munstero — Bernini, Storia delle eresie — Giaxich, Vita di Muzio — Maz-zuchelli, Scritt. it. — Sabellico, Storia veneta — Bois-sardo, Icoues illustrium — Frank, De Flacii meritis — Stoll, De colloquio Flacii — Ulemberg, Vita Flacii -Wigand, Vita l'lacci! —■ Twesten, Di M. Flaccio — Pregar, Flaccio e il suo tempo — Eloy, Dictionnaire de la medecìne —, Gruner Almanacco — Blumenbach, Historia medecinae litter. — Andres — Moucke, Museo fiorentino, — Ugoni, Lett. it. — Lichtenthal, Dizion. e biogr. di musica — Dandolo, gli ultimi cinquanta anni della Repubblica — Struvio, Biblioteca — Tipaldo, Biogr. degli italiani illustri — Bonginè, Manuale per la Stor. univ. della letteratura — Ersch e Gruber, Enciclopedia delle scienze e delle arti — Archivi comunali istriani — Stancovich, Biografia —Ducali — Lettere di Provveditori. Novelletta campestre (V.N. 22 e 23) — No, le tue parole sono ingiuste: tu un giorno giurasti d'amarmi e se mi ami ancora, come lo dici, uon chiedermi di più ; lasciami andare .... domani saprai tutto . . . — Ah! questo poi è troppo, andava dicendo Giacomo col capo basso e con aria di sconforto. Mai me lo sarei immaginato ! Quale disillusione ! e poi con un brutto sorriso sulle labbra, afferrata la fanciulla, che per quella sera ne avea più che abbastanza: — Rita, gridò, non nascondermi il vero ; io credo d'indovinare .... tu sei costretta da' tuoi genitori .... forse il tuo cuore ha un altro oggetto .... — No, Giacomo, ti giuro, interruppe la fanciulla piangendo, tu menti. Ma il giovane credendo d'aver colto nel segno—Giuraddio, ricominciò a gridare, chiunque sia costui avrà da farla coli me; ah basta, basta; ho inteso; e abbandonando la fanciulla fuggì disperato fra i campi. Margherita lo seguì un istante, ma vistasi sola si sedette o meglio si gettò su di quel sasso, e diede libero sfogo ai singhiozzi, che-la soffocavano. Che le stava per accadere? Non lo sapea, ma nell'animo suo presentiva la tempesta, che s'andava addensando sul suo capo. Era da qualche tempo in quello stato angoscioso, quando la campana della sera l'avvertì che l'ora si facea tarda. Si scosse, e sembrandole che quel suono fosse quella sera tutto per lei, che fosse un linguaggio del cielo, si inginocchiò sull'erba; e sotto tale allucinazione di mente, facile in chi ha l'animo alterato, rispose con fervida preghiera. VI Nei giorni seguenti Giacomo non fece altro che prendere informazioni dalla gente sul conto della Rita, e venne a sapere ch'ella non avea al paese alcun amante, che soltanto da qualche tempo vivea ritirata, parlava pochissimo e diveniva di giorno in giorno più pallida e sbattuta, in modo che tutti se ne sgomentavano vedendola. Gli amici di Giacomo, e specialmente i più vecchi, lo incoraggiavano ad azzardare la domanda ai genitori della ragazza, assicurandolo che qualunque fosse il risultato avrebbe almeno il vantaggio di conoscere la verità. Il giovane, persuaso da questa giusta osservazione, si presentò ai genitori di Margherita, che con tutto piacere soddisfecero ai desideri di lui; e come seppero dei continui rifiuti che avea ricevuto dalla ragazza nei pochi giorni che si trovava al paese, incominciarono a veder chiaro ed a spiegare il ma-lessero della figliuola. Giacomo partì dalla casa di Tonio tutto contento, perchè intanto avea il consenso dei genitori ed il buon vecchio gli avea dato ogni speranza. — Io sono del parere, dicea la moglie di Tonio, come furono soli, che la nostra figliuola teneva a bada il giovane, perchè volea prima confidare ogni cosa ai suoi genitori ; ma poveretta non ne avrà avuto il coraggio. Tu vedi tutto color del cielo, Teresa mia, ma io vo pensando che qui gatta ci cova. Giacomo era ancor lungi da noi e la nostra Rita sospirava e dimagriva egualmente. Comunque fosse la cosa, i genitori parlarono alla loro figliuola delle intenzioni che avea Giacomo per lei e le esternarono il loro contento. Margherita, con grade meraviglia de' suoi genitori, si mostrò a tale notizia ancora più triste, perchè prevedea che suo malgrado avrebbe dovuto in breve palesare il segreto. Infatti in quel momento incominciò per la povera fanciulla una nuova lotta: mentre sua madre la sgridava risentita alquanto per la falsità della sua opinione nel giudicare il procedere di lei, Tonio con ripetute domande e con ogni sorta di carezze cercava di strapparle dal labbro la verità qualunque si fosse. Ma ohimè! la Rita presa da tutti i lati portava agli occhi il lembo del grembiale, e finiva così coli' intenerire anche quella buona pasta di genitore. Che facea intanto il povero Giacomo ? Egli veniva due e tre volte al giorno alla cascina di Tonio per avere delle nuove, che si compendiavano tutte nelle fredde parole: abbiate pazienza. Se il giovane non impazziva, era perchè avea dalla sua i genitori di Rita e tutti quelli del paese, che conoscevano la cosa. A forza di pescare e ripescare fu deciso di rimetterò la faceuda in mano del curato. — Lasciamo fare a quel benedetto uomo, andava dicendo la Teresa al marito; vedrai come troverà egli il bandolo di questa matassa. Il mattiuo seguente Tonio e la Teresa levatisi col sole si recarono all' abitazione del parroco pochi passi fuori del paese. Era questa una bianca casetta, che facea capolino fra il verde d'un allegro poggio. Furono subito introdotti e trovarono il curato in un salottino, che facea colazione; allora allora era ritornato dalla chiesa. Tonio e la Teresa gli esposero alla meglio il fatto e poi giù con raccomandazioni e con preghiere lo scongiurarono ad aver pietà di loro e della figlia. Il curato, che previde trattarsi già d'un capriccio di gioventù, assicurò un ottimo successo, e fatto servire il caffè s'intrattenne alquanto sugli affari della loro cascina, e poscia prima di licenziarli raccomandò tanto a volergli mandare la figliuola. VII In sul pomeriggio dello stesso giorno la Margherita picchiava alla porta della parrocchia; ciò era un nuovo sacrificio, ma bisognava almeno in questo obbedire i genitori. Entrò nel salottino e vi trovò il pievano, che leggea il breviario. — Siete voi Margherita, brava figliuola, incominciò egli levandosi dal naso gli occhiali ;. via, abbiate coraggio, sedete perchè avrò da dirvi molte cose. La fanciulla peritosa e muta con gli occhi a terra, sedette ad aspettare che il pievano ricominciasse. — Come saprete, Margherita, oggi ho ricevuto una visita dai vostri genitori, che mi scongiurarono a parlarvi; poiché essi da voi, come dicono, non hanno più il conforto d'una sola parola. Come mai ciò? Dov'è quella fanciulla esempio a tutte le altre del paese? ... Voi soffrite Margherita, io lo veggo, e sono certo che nel vostro cuore vive un segreto, che vi molesta e di cui volontieri vi liberereste. Non è così? Io però vi conosco benissimo e non potrò mai prevedere in voi un male. Ma qualunque cosa insomma si sia promettetemi, Margherita, che questa sera nella vostra cameruccia a canto a vostra madre opererete da vera figliuola. Me lo promettete Margherita ? Voi non potete sapere quanto dolore arrecate ai vostri genitori. Non indugiate più un dì, figliuola mia, a sciogliere il debito di gratitudine e d'obbedienza, ed a consolare colla dolcezza del vostro amore gli ultimi giorni di quei due cari vecchi .... verrà il tempo ... e forse nen è lontano ... in cui essi vi mancheranno, e quei quattro occhi da voi adorati non risponderanno più alle vostre parole d'amore. Adempite, Margherita, ai doveri di figlia amorosa ed obbediente almeno pel bene di vostra povera madre, che pochi mesi or sono ha tanto sofferto. Ah! quando un giorno sarete anche voi madre...... — Io? no, no, mai. . . , . Ah signor curato! perdono, perdono ... le dirò ogni cosa, gridò piangendo la ragazza . . . saprà tutto; debbo dar sfogo al mio tormento per non socombervi. Tutto il discorso del buon uomo fu un vero strazio per quel povero cuore di Margherita; tuttavia ella l'avea ascoltato con gli occhi bassi e pieni di lagrime sperando un fine a tanto martirio. Le ultime parole le aveano però talmente insanguinato il cuore, che non potendo più resistere, confessò ogni cosa sfogando quanto avea raccolto nell' animo di amore, di speranza e di disperazione. Gli narrò come già si amassero da fanciulli, gli disse delle promesse fatte prima che il giovane partisse per l'esercito e di un voto di castità ch'ella aveva fatto alla Vergine a riscatto della madre. — Abbia pietà di me, signor Curato, finiva la Rita, adesso, che le ho aperto l'animo mio tutto intero; e poi fattasi pallida e tremante uovette appoggiarsi per non cadere. (Continua) Achille C. Illustrazione dell' anniversario I geni musicali della vecchia Bcuola italiana, vanno sparendo dal fulgido orizzonte dell' arte, non senza lasciare traccie luminose della loro artistica operosità, traccie che non potranno essere cancellate dalla buja scuola che si va facendo strada anco in Italia. Bellini. Donizetti, Rossini non esistono più che nella ricordanza delle loro inspirate melodie. Secondo a scendere nella tomba fu Gaetano Donizetti, nato a Bergamo il 25 settembre 1798. Quantunque figlio di un umile impiegato, ebbe ciò non ostante accurata educazione e giovinetto ancora spiegò tale attitudine per la musica, che appresi da Simone Mayr i primi rudimenti nel Liceo della sua città natale, fu mandato a Bologna a studiare contrappunto sotto il Padre Mattei. Già fin d'allora cominciò a dar saggi' del suo talento, e di questo periodo furono da lui composte molte sinfonie originali, quartetti d'arco e vari pezzi di chiesa. Dopo tre anni di 3tudio ritornò in patria nel 1816 e per dissapori domestici si arruolò quale volontario in un reggimento austriaco, allora di guarnigione a Bergamo, col quale dopo lungo vagare lo troviamo nel 1818 a Venezia. Questo è il punto da cui incomincia la prodigiosa fecondità delle sue creazioni ; nessuno finora ha scritto quanto lui. In 26 anni di artistica attività scrisse non meno di 62 o-pere; le quali si succedettero con una rapidità da mettere le vertigini al più ardimentoso compositore. Con Enrico di Borgogna composto nel 1818 e rappresentato in quello stesso anno nel piccolo teatro di S. Luca a Venezia egli abbandona la. carriera militare, dalla quale scarsi allori potea ripromettersi e non vìve che per l'arte. Altra opera II falegname di Livonia viene l'anno seguente rappresentata nella stessa città con tale successo- cne Mantova, Milano, Roma, Napoli, Genova e Palermo vanno a gara nel-l'invitarlo a scrivere per le loro scene ; e dalla sua inesauribile fantasia scaturiscono "Le nozze iu villa,.,,. (1820); "Zoraide di Granata, „ "La zingara, „ "La lettera anonima,,, "I Pirati,,, (1822); ''Il fortunato inganno,,, "Aristea, "Alfredo il Grande,, "Una follia,, (1823) ; "L'ajo nell' imbarazzo,, " Emilia all' eremitaggio di Liverpool,, (1824), "Alahor in Granata,,, Il castello degl'invalidi,, «Elvida» (1826); "Olivo e Pasquale, » " Il borgomastro di Saardam,» "Le convenienze teatrali,, "Otto mesi iu due ore" (1827); "L' esule di Koma,» "La regina di Golconda, » " Gianni di Ca-lais, „ "Il giovedì grasso,, (1828); "Il paria,,, "Il castello di Kenilworth „ (1829) ; " Il diluvio universale,, (oratorio), "I pazzi per progetto, „ " Francesca di Foix, „ "Imelda de' Lambertazzi, „ " La romanziera,, (1830); nelle quali opere vogliono abbia tolto a modello Rossini, riproducendone le forme con quella maestria che gli era particolare. Intanto sorgeva in Bellini nn novello astro a turbargli i sonni coi suoi trionfi, e Donizetti più a-bile e vigoroso ma meno originale di lui iniziava con "Anna Bolena„ (1831) un altro periodo non meno fecondo di creazioni. Ne fanno testimonianza le opere: "Fausto,,, "Ugo conte di Parigi,., "L'elisir d'amore,,, " Sancia di Castiglia „ fl832) ; "11 furioso all' isola di S. Domingo,,, "Parisina, „ "Torquato Tasso, (1833). Chiamato nel 1834 al posto onorifico ai professore al regio conservatorio di Napoli e nominato nel 1838 direttore del conservatorio stesso continuò la sua febbrile attività scrivendo gli spartiti : "Lucrezia Borgia,, "Rosmunda d'Inghilterra,, "Maria Stuarda,, "Gemma di Vergy, (1834); "Marin Faliero, "Lucia di Lamermoor, (1835); "Belisario,, "Il campanello di notte,,, " L' assedio di Calais,, (1836); "Pia de' Tolomei,. «Roberto Devereux, (1837); "Maria di Ru-denz, (1838) "Gianni di Parigi,, (1839). L'incidente toccatogli colla regia Censura di Napoli che non si sa per quali ragioni proibì la rappresentazione del "Poliuto, lo decise di rinunziare al posto che copriva, e nel 1840 lo troviamo a Parigi, poi a Vienna, indi nuovamente a Parigi avvicendando i suoi trionfi tra le due capitali. Di questo tempo compose: "La figlia del reggimento, "1 Martiri,, "La Favorita, (1840); "Adelia o La figlia dall'arciere,, "Maria Padilla,, (1841); "Linda di Chamounix, (1842); "Don Pasquale», "Maria di Rohan.» "Don Sebastiano di Portogallo, (1843); "Caterina Cornaro, e "Gabriella di Vergy, (1844). Ma tanta operosità congiunta all'abuso dei piaceri annientò tutto ad un tratto le sue facoltà mentali, per modo che nel 1846 fu posto nel manicomio d'Ivry presso Parigi. Il suo non era furore ma ebetismo a cui s'aggiunse in breve la difficoltà della favella, che crebbe fino ad uno stentato balbettio di parole inintelligibili. In questo stato desolante vennero a prenderlo i suoi e nel 1847 lo ricondussero a Bergamo nella speranza che l'aria della città natale gli ridonasse la perduta salute, ma tutto fu vano ed un anno appresso (8 aprile 1848) soccombette al malora che già da quattr' anni lo travagliava. Oltre alle opere enumerate egli ne lasciò due inedite "Il Duca d'Alba,, ed "Elisabetta,,, la quale ultima fu rappresentata nel 1853 al Teatro lirico di Parigi. Donizetti fu anche poeta e di molti spartiti ("Betly, "Il campanello,, ed altri) si compose egli stesso il libretto. Le messe da lui lasciate, fra le quali una funebre, i vespri, i salmi, un misererò ed altri pezzi di musica religiosa; vari pezzi di canto pub- blicati sotto il titolo di arie, e duetti, "Le notti estive a Posilippo ", "Le serate di Parigi,,, una cantata col titolo "La morte d'Ugolino,. ; suonate e variazioni per pianoforte ; finalmente varie introduzioni per orchestra e per musica militare dimostrano la vastità del suo ingegno, che non si limitò ad opere teatrali soltanto, ma abbracciò ogni altro genere di composizione. Non però tutte le opere composte da Donizetti possono oggigiorno reggersi sulla scena, molte di loro vanno paragonate a luminose meteore che splendettero per un momento e poi si spensero; tuttavia alcuni spartiti quali "Lucia di Lammermoor,„ "La Favorita,,, ''Lucrezia Borgia,, e "Belisario,, nello stile tragico; "L'elisir d'amore,, " La figlia del reggimento „ e "Don Pasquale,, nel comico, sono veri capolavori, e ad essi deve in gran parte l'imperitura sua fama questo grande maestro. P. P. Il Dal Municipio di Pola ci venne spedito il seguente Atto: N. 4949. A nome dei poveri di questa città, con gentile pensiero beneficati dai Soci Agrari qui convenuti pel IX Congresso, coli'importo di fior. 70: 53, raccolto durante la mensa, ed a me consegnato per la distribuzione, rendo le più sentite azioni di grazie. Dal Municipio di Pola li 13 Settembre 1876 Il Podestà D.r Barsan La ferrata istriana cominciò addì 20 corr. le sue corse regolari. Parte il treno da Divazza alle 6. 15 ant. e giunge a Pola alle 11. 49. Riparte da Pola alle 1 pom. ed arriva a Divazza alle 6. 42. Per lu spedizione italiana in Africa vennero raccolte tra i membri del IX congresso agrario, convocato a Pola li 11 e 12 corrente, Lire it. 250 e spedite alla direzione del Fanfulla promotrice di colletta. Collegio convitto in Cividale. — In quella città sotto la vigilanza del Municipio s' aprirà il giorno 15 ottobre p. v. un istituto con scuole tecniche e ginnasiali. I giovani delle province italiane dell'Austria, che lo frequentassero, riceveranno l'istruzione per modo da poter dare 1' esame di ammissione, e continuare lo studio in qualunque corso delle i. r. scuole immediatamente superiore all'assolto. La retta annua è di L. it. 550: in queste è compresso tutto, tranne il vestito ed i libri. I vini istriani a Marburgo (Stiria inf.) — Notizia precisa, giuuta da quella città in cui "Giustinopoli, continua l'orarlo del 1 Settembre ora si tiene il congresso enologico, ci informa che i nostri vini vennero giudicati molto favorevolmente, e che quattro furono dichiarati ottimi. La birra bolognese a Filadelfia. — La birra premiata ad unanimità giovedì scorso dai giurati del gruppo n. IV, fu quella del birraio bolognese Camillo Ronzani; fu dichiarata superiore alla famosa Pale Ale di Scozia e meritevole di medaglia. (Eco d'Italia di New-York. ) Jiifori nuovi. — Storia elei Diritto internazionale nel secolo XIX di Augusto Pierantoni. — Napoli, tip. della R. Università, 1876. Novelle cavalleresche di F. Prudenzano. — Napoli 187 . Studii sopra Machiavelli per l'avvocato Leonardo Ruggieri. — Palermo, tip. Bietti e Minaccia, 1876. Trapassati nel mese di agosto 1 Dezorzi Fiore d'Isola, d'an. 58 — 2 de Ku-hacevich Adele d'au. 21. — 3 G. V. (carcerato) da Ca-stua, d'an. 49. — G. M. (carcerato) da Studericic (Dalmazia) d'an. 30. — 5 N. A. (carcerato) da Bribis (Fiume) d'an. 26. — G. C. (carc.) da Melinizze (Dalm.) d'an. 23. — 6 G. Z. (carcerato) da Geversche (Dalmazia) d'an. 33; Domenica Giursi d'an. 40. — 10 Matteo Perko di Gorizia d'an. 55. — 11 L. P. (carcerato) da Smirne (Dalmaz.) d'an. 49. — Biagio Lonzar d'an. 81. — 16 A. V. (carcerato) da Slivno (Dalmazia) d'an. 28. — 17 G. K. (carcerato) da Rojano (Trieste) d'an. 37. — 21 Giovanni Stulle da Salise d'an. 25. — 22 Maria Genzo d'an. 60; Luigia Serial d'an. 16; N. 0. (carcerato) da Bribis (Dalmazia) di an. 34; Giuseppe Mauro da S. Marco d'an. 7 m. 6. 2« M. P. (carcerato) da Mosic (Dalmazia) d' an. 23; Maria Stradi d'anni 44. — 31 G. C. carcerato da Pedena d'an. 23; Maria Gams da Miiltendorf d'anni LO; Giuseppe Delconte d'anni 45. Più ventisei fanciulli al di sotto dei sette anni. Mutriinonii celebrati nel mese di agosto 26 Giovanni Bertettich con Antonia Comisso. Corriere dell' Amministrazione (dal 6 a tutto il 22 corr.) Gorizia. Nazario Bonetti (II sem. del II anno) — Grisignana. Giacomo Corva (II sem. del I anno e I sem. del li) ; D. Nicolò Druscovich (idem) — Orsera (Fontane). Conte Lazzaro Borisi (II sem. del II anno) — Parenzo. March. G. P. Polesini (lì anno) ; Cornili. D.r Francesco Vidulich (idem) — Pirano. Avv. Nazario Stradi (idem) — Trieste. Caterina Dolnitscher (idem); Cav. Giacomo Miniussi (idem). È annesso a questo ultimo numero del II anno un supplemento portante l'elenco degli associati animi della città, ed il Resoconto del Comitato cittadino iniziatore della soscrizione per l'acquisto di pompe. (V. il N. 23) RESOCONTO DELL'AIMIIISTRAZIOIE per 11 secondo anno 9 Ottobre 1875 - 25 Settembre 1876 (fino a tutto li 22 corrente) INTROITO Importo Fior. S. ESITO Importo Fior. S Civanzo di Cassa del primo anno Arretrati incassati (come dai 24 Corrieri e dal Bollettario consegnato) 246 Semestri incassati dai 134 associati annui della Città (V. il supplemento del N°. 24 e il Bollettario consegnato) 183 Semestri incassati dai 155 associati annui fuori di Città (V. i 24 corrieri) 5 Semestri incassati dai 6 associati non annui della Città, come emerge dal Bollettario 4 Semestri incassati da 4 associati non annui fuori di Città (V. i 24 corrieri) 136 copie spacciate in Città, nelle botteghe, colla trattenuta del 20 p. %. Una non volle lucro Regalo (V. Generosità nel N° 2) Vendita di numeri arretrati Per inserzioni di comunicati Somma fior. 28 64 393 292 8 6 11 10 11 60 60 80 40 40 60 826 ì 40 Carta e stampa dei 24 numeri, come risulta dai 24 saldati (Doc. 1-24) Copie 450. Parecchie gratuite: cambii, Autorità, omaggi, capicontrada ecc. ecc. Stampa di fascette (Doc. 3) Stampa del supplemento al N°. 24 (Doc. 24) Stampa di eccitatone di pagamento (Doc. 3) Francobolli Cursore (Doc. 25) Spedizione (Doc. 26) Portalettere (Doc. 27) Spese di Cancelleria (Doc. 28) Varie mancie e strenne (Doc. 30) Importo pagato all'Ufficio di spedizione delle Gazzette a Trieste (Doc. 29) Bilancio Introito fior. 826.40 Esito „ 627.73 Somma fior. 449 8 1 83 40 14 10 2 10 627 50 75 50 40 80 12 20 46 73 Civanzo fior. 198.70