Soldi IO al numero. L'arretrato soldi 20 Associazione anticipata pel I, II e III trimestre 1875: flor. 2 e s. 40 ; fuori idem. Un trimestre in proporzione. Il provento va a benefìcio dell'Asilo d'infanzia I CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE. si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore I V integrità di un giornale consiste nell' attenersi, con costanza ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO — 28 Settembre 1493 — »asce In Firenze Agnolo Firenzuola — (V. Illustrazione). La società femminile di mutuo soccorso Oramai 1» spirito d'associazione regna ovunque da sovrano, e sa dar vita a quei benefici consorzi, mediante i quali coli' unione delle piccole forze e col risparmio viene bandita l'ignavia e quindi l'indigenza; è desso cbe fa sorgere intorno a noi le società di mutuo soccorso, le banche popolari, i magazzini cooperativi, e ogni altra maniera di provvide i-stituzioni. E per capacitarsi che la face del vero progresso s'abbia fatto strada anche al di quà delle nostre Alpi, basta il riflettere che ogni piccola cittadetta è fornita di uno o dell'altro di siffatti sodalizi di previdenza, e che tutti questi tendono al santissimo scopo di portare sollievo alle classi bisognose. Non ultima nel novero di queste cittadette viene registrata anche Capodistria che, fino dall'otto decembre 1869. vide istituita una Società di mutuo soccorso, la quale in questi primi 6 anni spiegò una vita rigogliosissima, e seppe superare i molti ostacoli che di solito incontrano le cose nuove, e potè ancora dimostrare a tutta evidenza, che il bene si fa strada da sè senza bisogno di ricorrere a certi clamorosi allettamenti. La spettabile direzione che così saggiamente ora la presiede, volle farsi iniziatrice di una Società di mutuo soccorso fra le donne; e noi, nella brama di veder coronate da felice esito la benemerita iniziativa, facciamo voti perchè le nostre concittadine rispondano fiduciose all'appello che viene loro mosso, e non porgano l'orecchio alle insinuazioni di chi la vorrebbe soffocata. La Provincia del 1. settembre 1875 n. 17 pubblicò lo Statuto che deve reggere le sorti della progettata istituzione. Noi non spenderemo certo parole per farla da censori dello Statuto, perchè sappiamo che se anche esso può andar soggetto a delle mende, queste si introdurranno in avvenire, dopo che la gran maestra, l'esperienza, avrà illuminata la via. APPENDICE. DOLLY GEERTS RACCONTO di Xavier E y ni a Traduzione dal francese di luigia g. p. In molte famiglie americane, dove le operaje sono chiamate dal giornaliero lavoro, vengono esse trattate nello stesso modo di una completa uguaglianza qualora per la loro educazione e condotta se ne rendano degne. Cosicché prendono il thè ed il desinare alla stessa tavola della padrona; una tale domestichezza attribuire si deve non soltanto a quel principio di eguaglianza politica, ma anche al singolare pregio che in quel paese danno al lavoro quando questo sia esercitato intemeratamente. Questo fatto si constata maggiormente negli stati dell' Est e del Nord; nei quali ultimi i servi stessi, che ricevono il titolo di aiuti, mangiano talvolta alla ta- Quindi lo accettiamo fin d'ora come sta, nella sicurezza che anche le donne, persuase di non dover sacrificare il bene per il meglio, concorreranno pronte e numerose ad inscriversi. È certo che anche in questa occasione si troveranno pronti sulla breccia i soliti oppositori ; ma noi non dubitiamo punto che le loro malignità non faranno eco che in ristrettissimo numero di persone, sicuri, come siamo, che gli onesti intendimenti de' buoni devono vincere anche le più scaltre opposizioni. Tocca ora a voi donne di Capodistria, di corrispondere alle premure di chi ha in mira il vostro benessere, e sinceramente desidera di assicurarlo col mezzo accennato. Trattasi, in fine dei conti, del risparmio di pochi soldi settimanali, coi quali si si assicura un sussidio in caso di malattia ; trattasi di sacrificare un meschinissimo importo con leggero scapito di quel fondo designato per le spese del vestiario: qualche nastro e qualche gingillo di meno, uno strascico non tanto voluminoso, un piccolo sacrifizio insomma sull' altare della moda, ecco tutto; e i denari allora sono presto trovati. Auguriamo quindi felice riuscita a quelle signore che, dietro l'iniziativa della direzione della Società di mutuo soccorso, si costituirono in comitato per raccogliere le firme delle donne che vorranno prendere parte al nuovo consorzio. L'esito non potrà certo tallire, se si regolerà sulle norme di quello degli uomini, il quale procede per bene, grazie alle indefesse cure che con amore vi mette l'attuale Rappresentanza della Società. E con ciò noi per ora facciamo punto, col fermo proposito di parlarne più diffusamente tosto che potremo rilevare le risultanze dell' operosità del Comitato. x. IGIENE (Cont. V. N. 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22 e 23) Le cause morali sono assai più delle fi- vola dei padroni. Del resto Dolly era troppo pulita per non comportarsi con tutto il rigore della convenienza alla mensa cui era invitata con zelante premura. Dalla sua bellezza, dalla grazia del suo spirito e dalla sua intelligenza, dalle maniere distinte e riservate, ognuno l'avrebbe presa pella figlia della migliore e più ricca famiglia. Fra le più agiate giovani nessuna meglio di lei era capace di portare con più bel garbo le semplici vesti alle quali, mercè 1' eleganza della persona, aumentavano il pregio e la grazia. Quei tratti di selvaggia durezza che la miseria e le privazioni avevano impresso sul fisico, fecero luogo ad una dolcezza angelica; i begli occhi dagli sguardi simpatici e sereni, le voluminose treccie nere, davano una grazia incantatrice al suo pallido viso. Come dissi, William da sei anni non era più ritornato a New-York, ma da circa un mese si aspettava il suo arrivo; onde Dolly non volle allontanarsi dalla casa Beutou per poter essere presente a quel felice momento. siche dannose ad una buona digestione, epperò abbiatevi per regola costante di non mettervi mai a tavola quando l'animo è fortemente a-gitato, e di non permettere mai che durante il pasto si trattino cose che vi possano mettere in agitazione. Pur troppo avvi qualche famiglia nella quale s'aspetta proprio l'ora del pranzo per parlare d'affari disgustosi, e la finisce, che il marito perde la pazienza e rosso come un gallinaccio incomincia a strepitare, e la moglie dopo essersi rimbeccata fino a che le sia possibile, s'avvilisce e bagna di belle lagrime le gote. Che bella digestione hanno a fare costoro ! meglio sarebbe digiunar per quella volta, e per le altre introdurre l'uso dei collegi e dei conventi, che uno legga e gli altri mangino ascoltandolo o almeno tacendo. Non vi potete immaginare quanto danno porti alla salute il mangiare così. Il proverbio dice che si mangia bile, ed a tutta ragione, imperciochè egli è appunto il fegato, cioè il viscere che forma la bile, quello che dall' agitazione di animo più si trova compromesso, e da ciò danno grandissimo ne deriva per la salute. Parmi di avervi detto, e se no ve lo dico adesso, che il sangue è quello che porta a tutto l'organismo le parti nutritive. Il sangue adunque, esce dal cuore per le arterie e quando v'esce è bello e rosso come sarebbe quello d'un agnello scannato. Ma girando per le membra, il sangue perde le parti nutritive, da rosso diventa negro, e così negro entra dalle arterie nelle vene e da queste, raccoltosi un tronco solo, entra nel cuore, da cui passa nei polmoni ove viene a contatto coli' aria che respiriamo, si vivifica e torna al cuore per ricominciare il suo corso. Questo è il meccanismo della circolazione per tutto il corpo, meno il basso ventre. Il sangue venoso del basso ventre si raccoglie anch'esso in un tronco (vena porta) ma prima di andar nel cuore entra nel fegato e là si spoglia delle parti peggiori delle quali Di rado ella abusava del privilegio accordatole ; perciò questa volta si credette autorizzata a fingere, durante il mese intero, una assoluta mancanza di lavoro, per non abbandonare quell'abitazione in cui si preparava una gran festa, alla quale la povera fanciulla voleva prender parte. Occorre dirlo? oltre al sentimento di gratitudine ve n' era un altro che vivea nel cuore di Dolly. Questa incominciò ad amare William in mezzo ad una famiglia che, idolatrando quel figlio, ne esaltava i meriti e le qualità, e i di cui elogi, come voce di soave melodia, giungevano alle orecchie della giovane. Ma l'affetto non le sorse nel cuore inconsapevolmente, chè, accesa la scintilla, Dolly diede a questa libero campo a divampare in incendio. Dolly però procurava nascondere alla signora Benton ed alle sue figlie, la natura del suo affetto; nonpertanto una piccola parte ne dimostrava loro apertamente, ed era quella richiesta dalla gratitudine. Ma per quanto si rallegrasse del ritorno di William, nel cuore della giovane c'era qualche cosa di mesto; c'era un'alternativa di è composto e purificatosi passa al cuore. Le parti cattive del sangue servono a formare il fiele, o la bile, sostanza necessaria per sciogliere le parti grascie e caseose, che, come abbiamo inteso, non vengono seiolte dal sugo gastrico dello stomaco. Così la va se la circolazione del sangue è regolare, ma se una passione sconvoglie l'animo e l'animo sconvolto turba il sistema nervoso e il regolare procedimento della circolazione, che cosa ne avviene? Ne avviene che negli organi digestivi nascono delle congestioni, che il sangue esce impuro dal fegato, impuro entra nel cuore e nei polmoni, nei quali viene bensì vivificato dal contatto dell'aria, ma non spogliato dei principii cattivi che contiene e in conseguenza porta questi principii con se e li comunica all'organismo. Quando vi mettete a tavola, lasciate i pensieri, bandite la malinconia e procurate di stare allegri. Per finire questa lunga tiritera intorno alla cura dello stomaco, vi dirò che quello che impedisce la digestione prima del pasto la impedisce anche dopo aver mangiato, e perciò, desinato o cenato che avete, riposatevi un' o-retta e fate pure, se così vi piace, una buona dormitina. Se non volete dormire chiaccherate o passeggiate o giuocate; badate però di non camminare con fretta e di non giuncare a giuochi che addomandino intensione di mente. (Gont.) G. F.—A. Francesco Dall' Ongaro (Cenno biografico) Fedeli alla promessa, confortati dalle ragioni esposte aneor nel numero penultimo e, se pure volete estrarci dalla penna la solita frase, " colla speranza di far cosa grata a' lettori, , abbiamo raccolto dal libro del prof. De Gubernatis 1) que' dati che bastano a presentarvi uno schizzo biografico di quel raro ingegno che fu il Dall'Ongaro. Tale biografìa arida e succinta potrà sembrare a taluno mancante anche dal lato che non menziona neppur una delle varie ed innumerevoli creazioni, per cui il nome di F. Dall'Ongaro segna una pagina gloriosa ne'fasti delle lettere italiane. Nessuno vorrà apporci a dimenticanza o a difetto di forma tale ommissione, poiché gli scritti del nostro Poeta eorrono graditi tra le mani di tutti, nè da noi se ne aspetterà una semplice enumerazione. In fatti chi non ricorda uno dei tanti stornelli frizzanti, che come scintille, guizzavano, elettrizzando gli animi ne'tempi della lotta e della speranza? — chi non percorse colle ciglie umide le pietose vicende di Usca, di Alda e della Perla nelle macerie ? — quale delle nostre gentili lettrici non si deliziò nel soave profumo e non sentì tòcco il suo cuore colla lettura dei Poveri fiori, Poveri cuori? — e chi non pianse sulla sorte dell'innocente Fornaretto? .... È forza fermarci, chè nostro malgrado andiamo enumerando tutti quei giojelli letterari creati dalla fantasia inesauribile del nostro Dall' Ongaro. Di questo non diremo ora quanto e come ha scritto, ma quanto e come è vissuto. A Mansuè, piccolo villaggio a levante di Oderzo, nel 1808 2) nacque Francesco da Sante Dall'Onga-ro e da Elisabetta Fantini, poveri e onesti mercanti. Mercè le cure solerti di suo zio paterno ch'era medico, egli potè vincere la gracilità sortita dalla nascita e le difficoltà dei primi anni. Di mal ferma salute e malinconico per natura, si sentiva portato a sentiinen- vari dubbi e timori. Il suo affetto sarebbe poi corrisposto? Il ritorno del suo amico, del suo benefattore non potrebbe essere foriero d'amaro pianto, e di crudeli dolori in quella casa ove di continuo regnava il sorriso? Dovremo forse credere che Dolly fosse ambiziosa ne' suoi sogni e che in tal guisa si mutasse le sue gioje in tanti tormenti? Ciò veramente sarebbe quando si giudicasse la cosa secondo le idee dei costumi europei, ove spariscono le distanze delle classi soltanto in via d'eccezione; ma bisogna riguardare alle costumanze americane, ove le leggi uguagliano le classi e rendono possibile il matrimonio ancho quando 1' uomo o la donna appartengano ad o-scura coudizione, purché sappiano rendersi degni ed atti ad una nuova posizione nella società. E per gli stessi motivi che un'onesta operaja bennata ed intelligente può essere ammessa alla mensa ed alla società di ricche famiglie, viene di comune accordo resa legittima l'ambizione ch'ella può sognare d'entrare nel seno di quelle famiglie pel grande varco del matrimonio. ( Continua ) ti ed osservazioni per nulla adatte alla tenera età: o-ra nato poeta ed il confessò più tardi alla Baronessa Ida Reinsberg de Duringsfeld, sua illustre amica scrivendo; "Ho fatto dei versi prima di saper leggere, 3). Riconosciuti il suo precoce ingegno e la volontà di apprendere, il piccolo Francesco fu avviato allo studio dalla madre e dal parroco e quindi a sei anni riportò qual primo premio una medaglia d'argento nella scuola popolare istituita sotto il governo di Napoleone a Mansuè. Come si può immaginare i genitori, poveri, e pieni di confidenza e di ubbidienza ai consigli del parroco, nel piccolo Francesco videro un bravo e buon lavoratore della vigna del Signore, e lo vollero sacerdote. Per continuare gli studi il nostro giovane si trasferì colla famiglia ad Oderzo, e da qui dodicenne passava coi suoi a Venezia, ove frequentò il seminario di S.ta Maria della Salute come alunno esterno, mentre veniva istruito amorevolmente nel latino dal canonico Montan. E qui fra le mura del collegio, dove già fin d'ora traspare il carattere libero ed indipendente del Poeta ; il quale non poteva adattarsi a' rigorosi esercizi di memoria impostigli da un professore pedante. Ben osserva a questo proposito il prof. De Gubenatis: „ Si può insegnare a parlare al papagallo, che non ha „ dentro di sè veruna individuale potenza d'armonia, „e non s'insegnerà mai all'usignuolo, il meraviglioso „ e solitario artista delle foreste ". Anzi si attirò addosso l'odio del detto precettore per avere osato dire a senso la lezione che dovea mandarsi a memoria, e perdette il primo premio alla fine dell'anno. Questo fatto non fu il primo nè l'unico per cui l'indole schietta, libera, ardente del giovane si palesasse quale era in realtà tutt' altro che atta a far di lui un buon parroco di villaggio. Per tali mancanze adunque un bel dì Dall'Ongaro fu espulso dal Seminario e tutte le istanze dei desolati genitori presso il Patriarca Monaco a nulla approdarono. L'anno 19° di sua vita andava miseramente perduto, se il giovane, amantissimo dello studio, non ne avesse approfittato per apprendere il francese e per e-sercitarsi colla versione dei classici latini nella lingua materna. L'affetto intenso che portava ai suoi cari lo decise ad abbandonarli per recarsi nel 28 al Seminario patavino. Una sola speranza gli abbelliva la via che gli era forza calcare contro genio ed era l'ascendere il pergamo. " Nato all' arte, scriveva poscia alla „ Bar. Reinsberg, dovea studiar teologia, parendomi 1' „ esercizio della parola dall' alto del pergamo la sola , occasione di gittare qualche seme di maschia virtù nel „ popolo „ 4). Nei tre anni di sua dimora' a Padova frequentava, oltre che quelle di teologia nel Seminario, anche le lezioni di letteratura e filosofia all'Università, dove strinse relazione tra gli altri con G. Barbieri e L. Carrer. Ricevuti a Padova gli ordini minori, a Venezia nella parrocchia di S. Caiiciano lesse la prima messa, e poco dopo esordì come oratore sacro nella chiesa di S.ta Maria de' Miracoli, con un panegirico. A questo punto del suo cammino incontrò i primi spini e triboli, che in tal guisa 1' asserragliarono da farlo ricalcare le proprie orme, illuso, scoraggiato e stizzito. Accuse, invidie, calunnie, esosi sospetti presero crudelmente di mira il nostro Poeta, ed indussero il vescovo di Padova ad intimargli quasi, di relegarsi parroco in un piccolo villaggio della diocesi. Le ripul-| se e le ragioni addotte dal Dall'Ongaro valsero a ri-I durre il vescovo a più miti consigli in modo che da questa parte il povero perseguitato poteva dirsi sicuro. Scorgendo però da lungi il Dall'Ongaro i segni forieri di grave tempesta se perseverava nella predicazione, l'abbandonò per darsi all'istruzione della gioventù. In qualità di istruttore lo troviamo nel 34 ad Adro presso il conte Tullio Dandolo e quindi pedagogo del giovane marchese Paolo Polesini (a Parenzo), ove passava le ore libere nella ricca biblioteca vescovile apertagli dal vescovo stesso. Recossi un anno dopo col vecchio marchese e col giovane a Vienna, d'onde di nuovo a Parenzo, quindi accompagnava il suo discepolo all'Università di Padova e poco dopo giungeva a Venezia in seno della famiglia. Nel dicembre del 1834, ritornando due passi addietro, Dall'Ongaro era ospite della nostra città. Avversato tutt'ora, a Venezia gli si rifiuta un posto di professore e ricorre di nuovo all'educazione privata accettando l'invito della famiglia Levi di Trieste. Giunse in questa città come istruttore del figlio Angelo Levi e seco condusse la diletta sorella Maria dalla quale poscia morte soltanto lo separò. Dovendo il Levi proseguire gli studi all'Università, occorreva al Dall'Ongaro patenti regolari di maestro: le chiese prontamente, ma qui pure trovò bella e pronta una ripulsa. Continuò privatamente la sua missione d'istruttore presso le famiglie triestine Luz-zato, Costantini, Facanon, Pevagia ed altre, e coltivò gli studi danteschi, esponendone anche i risultati in conferenze pubbliche. Nella città di Trieste il nostro Poeta visse in-terrottamente dal 37 al 47 circondato da un'ospitalità cordiale e da sincera amicizia. Un Gazzoletti, un Somma, un Valussi (al quale da vain moglie la sorella Teresa) erano cari ed illustri amici al Dall' Ongaro, che nel 39 conosceva di persona Tommaseo reduce dal primo esiglio da Venezia. A detta dell'egregio biografo, " gli anni di Trieste venivano ricordati dal poeta come i più felici di sua vita ,. Quanto bene e come s'adoprasse il Dall'Ongaro a vantaggio della città ospitale non fa d'uopo il dirlo; troppo viva è la riconoscenza che serba ancora Trieste religiosamente per chi educava i suoi figli e ne ingentiliva gli animi con canti popolari assecondato nella bisogna dai maestri di musica L. Ricci, R. Manna, F. Sinico e da altri. Basta leggere la lettera 4.a a Tommaseo per conoscere quanto operò il poeta per istituire nel 40 l'asilo infantile ed i di lui vasti piani. Nel foglio letterario esistente allora a Trieste " La Favilla „ Dall'Ongaro diede saggi del suo sapere, e ne assunse la direzione col 1. n. del III anno addì 5 agosto 38. In tale palestra esercitavansi i migliori ingegni del tempo ed a nobile gara vi collaboravano, Betteloni, Carrer, Bisazza, Maffei, Somma, Aleardi, Prati, Gazzoletti ed altri molti anche della nostra Istria. Nel 46 Dall'Ongaro si reca a Genova al congresso degli scienziati e da quest'anno di rado scrive nella Favilla. Altre bisogna, altre occupazioni, altre voci il chiamavano altrove. Alla fine del 46, il 31 die. il motto laborioso della Favilla "Eppure si muove,! si muta nel funereo "Eppure si muore, ! ed il Poeta dà un mesto addio ai lettori per passare col Valussi all' Osservatore Triestino. In tal modo rincacciando nella selce nativa 5) la Favilla si sperava attutire iu quegli animi i generosi sentimenti ond'erano infiammati Vani conati! All' arrivo dell'intrepido e sap ente economista Riccardo Cobden a Trieste, in un banchetto pubblico il Dall'Ongaro osò esprimere ciò che realmente sentiva e ciò che ardentemente sperava. Fu delitto : l'imprudente poeta divenuto cittadino molesto ed irrequieto fu e-sigliato ed abbandonò la città di Trieste. Accompagnatolo fino a questo punto della sua vita, non lo seguiremo per oggi più oltre nell'esiglio, e sui campi di battaglia. Tutto ciò che resta alla prossima volta. (Continua) E. L. 1) F D. 0. e il suddetto epistolario-scolto. Firenze 1875-. 2) Nel libro già citato manca giorno e mese- 3) Lettera 222 - 5 novembre 185G. 4) Lettera citata. 5) Dall'epigrafe con cui moriva la "Favilla,, e che ci piace riportare : Vissi anni undici — Povera ma fida alla mia natura — Malignata e compianta — Come ogni vita — Rientrai nella selce nativa — Aspettando l'attrito fecondo — the mi risvegli. SONETTI (in continuazione a quelli pubblicati «el N. 19) I L' unico affetto del mio cor è questa Povera patria, che mi die la vita; Lieto sorrido se la veggo in festa, Di lagrime m'irroro se avvilita. Di lei mi parla con sembianza onesta, Ad opera gentil per lei m'incita, E forse allor la splendida tua testa La brama mi darà che un dì ho sentita. Ricordati eh' è pari a schiavo abietto Colui, che per virtù d'anima ignava Oblia le sorti del nativo tetto. L'ansia,, il rossor che a quindici anni ancora All'armonia del nome suo provava, Oggi cangiossi in foco che divora. ^ 11 Dalla pendice dove umilemente Ancor piega la fronte il popol pio, Spesso al cader del dì, quando più sente 11 core, ad essa i miei saluti invio. Questa marina, questo ciel ridente, Che sì sgraziati e belli fece Iddio, Beato abbraccio con 1' anima ardente, E fino in fondo là... va il pensier mio. Ivi non sento l'ire cittadine Che mi bollono appiè, l'invidia rea Che tutto lede, che non ha confine. Del presente mi spare la memoria E vivo del passato, allor che avea La gente meno fisime e più gloria. III Ad amico convegno là consenti Di venire iu quell'ora fortunata; Suso nel cielo cercheremo attenti La stella che a sta terra fu segnata. Ci dirà se anco il mare, il sole, i venti A nostro esempio serviran le fata, Se questa terra ne' futuri eventi Ad altra possa o a noi sarà donata. Ma se tali parole non intendi, E così i fiori del tuo volto, o donna, Senza profumo pallidi mi rendi, Va pur, meglio è tu corra vorticosa Ove si canti e balli: l'aurea gonna È il tuo nume di vergine e di sposa. D.r Fragiacomo. I! museo Luciani e Scampicchio Alltona, 10 settembre (I. F.) L'Istria è ricca di rovine preistoriche : le chiamiamo castellieri. -Parecchi anni addietro il D.r Kandler, e tutti, le credevano opere romane; ma il cav. Tommaso Luciani ce le fece conoscere per quello che veramente sono. Egli non solo studiò qui in provincia per il primo la paleontologia, ma vi fondò anche un museo. Ecco in qual modo parla dei primordi di questo museo, nel seguente brano di una lettera da lui diretta all' ing. Buzzi di Trieste, riportata nella recente pubblicazione inglese del console Burton, che tratta delle rovine preistoriche della penisola istriana: "Nata in me questa idea (cioè che i castellieri fossero opere preistoriche e non romane) non visitai più rovina montana senza portarne a casa qualche segno materiale. Così ho fatto su, quasi senza accorgermi, una buona messe di manichi, di labbri, di fondi, di altri frammenti di vasi assai grossolani, e due vascoli intieri, ed altri cocci male impastati, non cotti al fuoco o male cotti, misti o d'argilla biancastra o di terra rossa locale, di sabbia o d'abbruciaticelo, e insieme alcuni pezzi di pietra levigati, arrotondati, quasi parti od avanzi di piccole mole a mano ; poi qualche osso anche fesso, e qualche altra pietra ridotta a forme un po' regolari ; lilialmente mi capitò fra le mani una piccola ascia o scure di pietra nera durissima, lavorata con giustezza di proporzioni. Tutto questo prima del 59. Trasferitomi altrove, raccomandai la raccolta comprendente qualche saggio di breccia ossifera, buona copia di pietrificati, alghe, conchiglie, monete romane e venete, mobili antichi, pergamene ed altri cimeli, raccomandai, dico, ad un carissimo parente ed amico, il sig. Antonio Scampicchio, che accolse tutto e conservò con gelosissima cura in casa sua. Nell'autunno del 67 ho potuto rivedere la terra natale e le mie raccolte, ma l'amico non più. Però trovai vivente il suo spirito nei figli di lui, i quali anzi, non contenti di conservare, vollero continuare la mia raccolta. L'avvocato Antonio particolarmente si diede allo studio delle cose naturali, s'adopera a completare la collesione locale dei petrificati, e tien dietro con passione alle più recenti scoperte paleontologiche antropologiche,,. Questo il cav. Luciani scriveva nel 70, in cui i due patriotti devennero all'amichevole patto (v. lettera del Luciani al marchese Polesini nel III Annuario della Società agraria istriana) con cui fu riconosciuta proprietà del Luciani tutti gli oggetti antichi e curiosi dai più remoti tempi fino ad oggi, e proprietà dello Scampicchio tutti gli oggetti naturali, rimanendo il tutto conservato in casa di quest'ultimo. Da quel tempo la collezione locale dei petrificati andò sempre più crescendo. Ogni giorno, mercè le cure e la dottrina del sig. Scampicchio, nuove pietre vanno a giacere in bell'ordine accanto alle vecchie. A dir breve, oggi la collezione geologica, per quanto riguarda l'Istria, è quasi completa. Diamole un'occhiatina. Gli esemplari sono messi per ordine stratigrafico: incominciano dal calcare cretaceo in tutte le sue varietà, dalle Dolomiti iu su; poi dall' eoceno inferiore, medio e superiore. Presso alle rocce'stanno i fossili corrispondenti, che si trovano entro alle stesse o staccati. Così ne) calcare cretaceo trovi esemplari di Caprinellidi, Radio-liti, Sferuliti, Ostraciti ecc. Alla creta segue il carbone fossile (lignite). Oltre a questo come minerale, vi vedi esemplari di tutti gli strati calcari sovrapposti o interposti al medesimo, coi relativi fossili appartenenti alla fauna d' acqua dolce o salmastra, come Melanie, Ceriti, Neritine, Paludine ecc. ecc. Quindi passi a vedere gli strati marini con Polipai, Acalefi e Foraminiferi, indi gli Orbituliti, le Al-veoline, molte specie di piccole bivalde, uno strato di grandi livalvi calcinate, gigantesche Ceriti, Terebra-tule ecc. ecc. Ecco ora il calcare oscuro, bituminoso, fetente, cui segue il calcare bianco con Alveoline, Nummoliti, Pettini, Echiui; e dopo il conglomeramento nummolitico oscuro, ricco di Gasteropodi d' ogni specie, ti compariscono conchiglie bivalvi, Echini d' ogni forma e grandezza, Volute, Nautili, denti di squallo ecc. ecc. Gli Echinidi sono assai bene rappresentati. Questa parte, la geologica, è la migliore del Museo e la più importante. Vi sono poi la paleontologica ed archeologica: di queste parla il Luciani più di dietro. Tutto è posto in bell'ordine e degno di studi. Anche la zoologia è rappresentata da Molluschi, Echinodermi, Polipi, Crostacei, Alghe del Quarnero e della costa occidentale istriana. Ancora una parola sui padri del museo, i quali come avete veduto, sono due. Il primo porta un nome noto nell' Istria e fuori, un nome che noi pronunciamo con riverenza e gratitudine. Del sig. avv. Scampicchio giudicate il merito voi, quando sapete che fu egli che continuò il lavoro incominciato, e che ha dotato l'Istria d'un museo che connazionali e stranieri visitano e visiteranno qualunque volta vorranno studiare questa nostra interessante provincia. ESCURSIONE ECOLOGICA l'innio, settembre ( B. ) Sullo scorcio del mese decorso la nostra città ebbe una visita quanto improvvisa altrettanto gradita; il cav. de Mayersbach enologo provinciale si presentava all'illustrissimo sig. Podestà, manifestando il desiderio di conoscere le qualità delle uve di questo territorio, il loro sistema di coltura, e sopra tutto di vedere da vicino i rinomati vigneti della valle di Sicciole. Messo in relazione con alcuni possidenti viticultori, il Podestà lo accompagnava ad osservare la valle, ove egli restò colpito da quella vasta ed amena distesa utilizzata esclusivamente per la coltura della vite. Si die premura di addentrarsi in mezzo ai vigneti, quasi tutti di refosco, di esaminare attentamente il sistema di coltura, e d'informarsi da quali principi venga qui da noi governata la viticoltura, nel mentre svolgeva categoricamente le sue opinioni. Trovò per esempio, essere generalmente in quella valle troppo fitta la piantagione, e consigliò di rimondare la vite con più cura, allorché il grappolo è giunto al 'suo pieno sviluppo, acciocché la fronda non si nutra nel periodo di maturazione del grappolo a scapito di questo. Da Sicciule salì poscia sull' attiguo colle di Castignol, per esaminare la coltivazione delle uve prelibate, che in quel sito del tutto acconcio riescono rigogliosissime. Finita tale breve ma diligente escursione nel punto più importante del nostro territorio agricolo, riedeva il signor enologo a Piraiio, e qui potè vedere nell'orto del sig. Furegoni in un piccolo tratto di terreno un assortimento di frutta ed uva finissime. Continuò quindi la sua escursione dirigendosi verso Isola e Capodistria. Mitrati Istriani J ) Nella seconda pagina, quarta colonna dell' Osservatore triestino del 24 agosto p. p. n. 192, si legge un indirizzo al Reverendissimo Monsignor vescovo Don Giorgio Dobrilla, nativo d'Antoniana, ora nella diocesi di Trieste, e per lunghi secoli in quella di Parenzo, che tra altro, lo proclama gloria e splendore dell'Istria tutta, e rimarca, che l'Istria per la prima volta ve'te un umile figlio del suo popolo esaltato al governo successivo delle sue antichissime chiese. Crediamo di non fare cosa discara ai nostri lettori col dare qui un Elenco di mitrati istriani ; ricordando che nel Marchesato e nella Contea d'Istria, per qualche secolo, erano sei diocesi, istituite da Giustino I imperatore di Costantinopoli, coll'adesione di San Giovanni I. LV Sommo Pontefice, cioè: di Capodistria (Giustinopoli) — Cittanova — Parenzo — Rovigno — Pola — e Pedena, e dopo la soppressione di quella di Rovigno, ragguardevole città, cheingrandì la Parentina, furono ridotte a cinque. Veniamo all' Anno 667. 675. 1575. 1459. J 581. 524. 1220. 1257. 1420. 1503. 1514. 1532. 1536. 1550. 1566. 1574. 1671. 1733. 1835. 1690. 1875. 607. 1525. 1426. 14H6. 1487. 1535. 1667. 1754. 443. 534. 616. 685. 546. 668. 980. 1254. 1442. 524. 851. 1315. Elenco dei Mitrati di CAPODISTRIA : Antonio patriarca di Grado Agatone B „ „ Antonio Elio „ „ Gerusalemme Maestro Francesco, Sen ita, arcivescovo di Epidauro Giovanni Bruni arcivescovo „ Antivari S. N.lzario di Boste (Epidio) vescovo di Capodistria Beato Assalone „ „ „ Bonacorso deBonacorsi ,, „ „ Geremia Pola „ „ „ Nicolò Tarsia „ Girolamo Franceschi „ G. Battista Vergerio „ Pietro Paolo Vergerio „ Domenico Carli „ Matteo Barbabianca „ Francesco de Andreis „ D.r Giacomo Bruti „ Agostino conte Bruti „ Andrea Brati „ Agostino de Carli abate Elio Nazario Stradi, proposito di PI1UNO Marciano patriarca Giov. Tagliacozzi arcivescovo Pietro Sardi vescovo Lodovico Traversari „ Bernardo Venier „ Giovanni Tagliacozzi „ Nic. Caldana-Petronio „ Girolamo Fonda „ di POLA : Gennaro Lorenzo Cipriano Cristoforo Massimiano patriarca arcivescovo di PARENZO : patriarca Corone Pola Capodistria Zante Pola Scopia Cittanova Capodistria Forlì Bisztria Capodistria Grado Antivari Alessio Forlì Chioggia V Parenzo Traù di Aquileja » » „ Grado » » „ Ravenna di 1482. 1409. Stefano patriarca di Grado Andrea vescovo „ Parenzo Ottone „ „ „ Giov. di Mocor ,, „ „ di CITTANOVA: S. Florio vescovo Diocleto „ Rodolfo Morandini ovvero Pe- drazzani vescovo di Trieste di MONTONA: Simone Vosich arcivescovo Giovanni Vili vescovo 1819. 320. 1730. 1478. 1570. 615. 524. 1431. 1560. 1611. 869. 1875. 897. 1698. 1729. 1799. 1866. Frane, mac. Polesini vescovo di Parenzo di ISOLA (A lieto) . S. Donato di Crescentino vesc. di Thmui Lelio Ettoreo c. Contesini ,, „ Pola di GALLIGNANA Pareasio Giorgio III vescovo di Pedena di UMAGO patriarca di Grado di PEDENA : vescovo di Pedena di MUGGIA : vescovo di Scardona di PORTOLE : Pietro Persico vescovo di Socovia di BARBANA: Simone Brattulich vescovo di Zagabria Epifanio S. Niceforo Giovanni Severo vescovo di Torcello di ANTONIANA : Dr. Giorgio Dobrilla vescovo di Trieste e Capodistria di RIVALTA (Villesano) Diodato Flabenigo vescovo di Torcello di PISINO : Giacomo Rampellio, barone di Kai-sersfelt, preposito di Pisino Giovanni Fattori preposito di Pisino di GIMINO : Pietro Antonio Segher, vicario generale di Pedena di GRISIGNANA : Giacomo Daris preposito di Pola Ceredello, 2 settembre 1875 Gedeone Pusterla. di Cittanova ,, Torcello d'Antivari di Cittanova Ito vigno, 16 settembre (L. Q.) Pensi il lettore che il presente artico-letto risguar tante i lavori della ferrovia istriana e precisamente del ramo Rovigno-Canfanaro non è che il frutto delle osservazioni fatte durante una mia passeggiata e ne domando perciò antecipata venia, se, profano come sono doll'arte e de' suoi termini tecnici, la mia descrizione non dovesse riescire nè tanto precisa, nè tanto interessante. Mi asterrò innanzi tutto dal descrivere le feste ch'ebbero luogo sia nel dì 27 marzo 73, giorno in cui ai rivo da Vienna il dispaccio contenente l'approvazione del suddetto ramo di ferrovia, sia pure di quelle celebrate nel dì 22 decembre dell'anno stesso, in cui ebbe luogo la solenne inaugurazione del lavoro: e tali cose ommetto per due motivi ; perchè diversi giornali trattarono questo tema, e perchè a mio credere sarebbe un chiamar (come si suol dire) i morti a tavola, facendo la descrizione di cose che sono quasi dimenticate. Il primo progetto dei lavori fissava la posizione della stazione di Rovigno nella località detta Primi terreni, che sta di fronte alla città dalla parte di mezzodì. Non so poi se o per la difficoltà dei lavori (essendoché la strada sarebbe stata tracciata in una posizione piuttosto scabrosa a motivo della elevatezza del suolo) o per l'angustia del porto'(porto Santa Caterina); fatto sta che il progetto fu rinnovato ed il sito della stazione fu fissato nel luogo chiamato Porticciuolo, che si trova a tramontana di Rovigno. I lavori cominciarono collo scavo del Porticciuolo (ch'era un colle in parte piantato d'ulivi) scavo che fu eseguito su di un terreno per lo più roccioso allo scopo di formare un appianamento della suddetta località a 6 piedi sopra la normale marea. II risultato di questi lavori consiste oggidì in una spianata, ove presentemente si sta ergendo i fabbricati della stazione, che dà sul porto di Val di borra di forma rettangolare lunga 600 metri, larga 60, che uguaglia una superficie di 36 mila metri quadrati. Onde ottenere questo piano furono smossi 50 mila metri cubi di materiale. A tale scopo furono fatti 5 pozzi di mina, i quali vennero caricati fino a 600 funti di polvere, ed ognuno di questi smosse all' incirca 600 metri cubi di roccia. A difendere la spianata dalla furia delle onde si costruì una scogliera di grosse pietre ; precauzione questa indispensabile e ad un tempo provvisoria, perchè presto comincieranno a gettarsi le rive che dalla spianata si protenderanno costeggiando fino alla città. Dapprincipio erano impiegati per questo lavoro 500 operai fra minatori e manuali ; attualmente non so se arrivino a 200, compresi gli operai degli edifici. Lungo il piano ove sorgerà la stazione, fu rifatta la strada comunale, che per l'addietro passava costeggiando il mare. Questa strada larga 7 metri è munita di due comode rampe per discendere nel piazzale della stazione o imbarcadero. I lavoranti sono retribuiti come segue : i manuali con 90 soldi al giorno ed i più capaci fino all'importo di f. 1.10. I minatori lavorano a contratto. Una pariglia di cavalli per trasporto di materiali si paga con f. 5 al giorno, compreso il conducente. Traversando in tutta la sua lunghezza la spianata, si giunge al punto ove si diparte la linea della ferrovia che è a binario semplice. Essa percorre un brevissimo tratto lungo il mare e s'interna al cosi-detto Portoti dei biondi nella località detta Roja. In complesso il lavoro non è tanto diffìcile e per conseguenza non tanto dispendioso, imperocché la strada percorre continuamente quelle piccolo vallate situate fra le colline, producendo così dei zigzag a dolci curve che dilettano l'occhio del visitatore. In certi siti fu d'uopo scavare la strada attraverso qualche colle per la lunghezza dai 100-150 metri e in profondità dai 40-50 metri. E qui per ora faccio punto. Illustrazione dell' anniversario Fu il Firenzuola poeta giocoso e prosatore ele^ gantissimo, ma non in tutti i suoi scritti trovasi quella castigatezza di concetto, la di cui osservanza torna di dovere al letterato, cioè a colui che si propone d'istruire, di commuovere e di apportare diletto, poiché se ricorda il Berni nel brio, ritrae pure le licenziosità del Boccaccio. La sua opera più importante s'intitola Discorsi degli animali: in questi un filosofo risponde alle frequenti interrogazioni del suo re con novellette e favole alla Esopo; lo stile è terso molto e leggiadro, ma la dizione spesso lubrica. Tradusse V Asino d' oro d' Apulejo Lucio, il celebre africano, seguace di Platone. Uopo di essere stato avvocato a Roma, vestì 1' abito dei monaci di Vallombrosa. Quest'ultima circostanza trova dei contraddittori: si rinvennero peraltro degli scritti in cui al Firenzuola viene dato il titolo di abate, e 1' Aretino, suo amico, gli dice in una lettera: "Vi ho conosciuto scolare a Perugia, cittadino a Firenze, e prelato a Roma.,, Non si conosce con precisione l'anno della sua morte, che deve essere avvenuta poco dopo i dieci lustri. La scuola reale superiore di Pirano. — Dal programma pubblicato alla fine dell' anno scolastico teste chiuso, e che contiene il bel lavoro del prof. Hassek (Montorio) di cui si parlò nel N. 21 del nostro periodico, risulta l'ottimo andamento di quell'istituto. Lo frequentarono 101 studenti, dei quali 93 istriani ; e i quattro candidati dell' ultimo corso (Edoardo conte Borisi di Capodistria e Domenico Vatta, Vincenzo Parenzan, Italo Felice, Gabrielli di Pirano) furono dichiarati maturi. I gabinetti, la biblioteca e la scuola di disegno ebbero durante l'anno scolastico considerevoli aumenti. La grammatichetta del maestro Va-scotti ad uso del II e III corso popolare. È uscita la seconda edizione, vendibile presso l'autore e presso i principali librai. La critica, la scienza del gusto illuminata dalla giustizia, il di cui scopo altro non deve essere che l'istruzione, s'occupò anche di questo libretto. Quindi il sagace e modesto autore, avendo approfittato delle buone osservazioni, presenta in questa seconda edizione un lavoro che non protra certo essere ulteriormente censurato. E ordinato secondo i recenti piani governativi. Il sig. Francesco Klan di Konigsaal (Boemia), chirurgo pensionato dell'i, r. Marina, equi dimorante, in contrada Callegheria n. 1112 (Casa Mariuaz, 11 piano) ottenne il libero esercizio della sua professione per la città e pel distretto politico, col decreto capitanale 16 settembre 1875 n. 6391. Pesca straordinaria. — Una frotta di circa 200 tonni (circa 1600 chilogr.), pesci mai veduti a ricordo d'uomo nelle nostre acque, comparsa improvvisamente dinanzi il cantiere Poli nel mattino del 10 corr., venne inretata dal padrone Antonio Stradi; caso strano che attirò molte persone alla spiaggia. Quaranta anni fa il padrone Biagio Yascon ebbe la fortuna di pigliare una grande quantità di palamite. Il Municipio ha pubblicato il seguente N.° 2044 AVVISO Approssimandosi il termine stabilito dalla legge per l'uso dei vecchi pesi e misure, i quali col 1.° Gennaio p. v. saranno senz'altro confiscati, e gì'industrianti posti perciò nella impossibilità di pesare e misurare,} se non saranno provveduti dei nuovi pesi e delle nuove misure, secondo il sistema metrico, — si raccomanda a tutti gl' industrianti di questo comune, nell'interesse loro e della popolazione intera, di provvedersi per tempo dei nuovi pesi e misure coli' assaggio dei medesimi. Si eccitano in pari tempo i possidenti e tutti i venditori di vino, olio e di altre derrate campestri a regolare le vendite e le comprite a partita ed al dettaglio, giusta il nuovo sistema, dovendo cessare col 1.° Gennaio p. v. l'uso dei recipienti colle vecchie marche di cimentazione. Dal Municipio di Capodistria. 11 Settembre 1875 Il Podestà G. Pellegrini Concorso Itavizza.— " Quanto importi „ nell'educazione degli Italiani formare il ca-„ rattere come fondamento del coraggio ci-„ vile, della perfetta veracità, e dell'operare „ conseguente. Priucipii direttivi e modi pra-„ tici per ottenere tale scopo. „ Il tempo utile per insinuare i lavori è stabilito a tutto il venturo anno 76, ed il premio è di L. 1500: si dovranno spedire, osservando le solite norme accademiche, alla Presidenza del Liceo Cesare Beccaria in Milano. Il primo torneo nazionale di scacchi a Roma. — Il sig. Serafino Dubois (Roma, Via Tor Sanguigna 3 A), il veterano scacchista italiano, che nel torneo mondiale di Londra (1862), quantunque indisposto, fu il quinto nella gara, comunicò alla Nuova Rivista degli Scacchi di Livorno (n. 1, del 1 settembre corr.) il seguente risultato completo del primo torneo nazionale, chiuso il 25 maggio decorso, che presiedette, e del quale tra poco pubblicherà la storia. Vinte Ing. Seni 11 Cav. Maluta 11 G. Tonetti 10 Cav. D'Aumiller 7 Avv. C. Marchetti 6 L. Sprega 4 Cav. Tormene 4 Cassoli 3 F. Cantoni 4 Perdute 1 2 1 7 11 10 12 Patte 4 3 5 2 2 4 1 3 0 Alcune partite durarono otto ore. I primi cinque ebbero premio. Trapassati nel mese di agosto (Anagrafe del 1869: abitanti 7539. — Presidio: un battaglione di cacciatori. Nella carcere 720 uomini. S G. S. d' anni 29 di Gradina (carcerato). — 5 M. C. d'an. 32 di Villa Cattuni (carcerato). — 6 Francesco Perco d'an. 2 m. 4. — 7 Giov. Corrente d' an. 12, m. 3. — 11 Anna Palme d' an. 2, m. 10. — Domenica Milos nata Vattovaz d' an. 25. — Anna Benedetti d'an. 1, m. 10. — Giovanni Depangher d'an. 1, m. 4. — 12 Cornelia Gerin d'an. 5. — 14 N. figlio di Giov. Stradi nato-morto. — Giacomo Jur-man di m. 4. — Giovanni Flego d'an. 3, m. 1. — 15 G. M. d'an. 36 da Diklo Dalmazia (carcerato). — 10 Nicolo Cernivani d' an. 6, m. 8. — Giovanni Cer-nivani di m. 11. — 17 Santo Zernich di m. 5. — 18 Francesco Lonzar d'an. 1. m. 5. — 20 Maria Riccoboni fu Pietro d'an. 62, m. 3. — Rietro Co-ciancich di g. 6. - 21 Giovanni Derin di m. 10. — 22 Giovanna Verzier di m. 4. — 23 Maria Riba-rich d' an. 6. — Francesco Pausich di g. 6. — Maria Zanetti d'an. 1, m. 5. — 24 Maria Stoccovich di m. 1. — 27 Caterina Borri d'an. 4. mesi 4 — 28 Bortolo Snidersich di g. 5. — 20 Antonia Medizza d'an. 5. m. 8. Matrimonii celebrati nel mese di agosto 2 Giuseppe Bertoch di Matteo con Maria Benedetti. — 21 Antonio Decarli di Andrea con Maria Monferà. Corriere dell' Amministrazione (dal 6 a tutto il 22 corr.) I seguenti signori associati hanno pagato 1' associazione come segue : Antignana. Felice Depiera (III trim. 75). — Castelnovo. Antonio Vico (I, II, III trim. 75). — Gorizia. D.r Pietro de Fa vento (III trim. 75). — Milano. D.r Andrea Marsich (idem) ; Prof. Giovanni Riosa (idem). — Trieste. Caterina Dolnitcher (II, III trim. 75) ; Cav. Giacomo Miniussi (I, II, III trim. 75) ; D.r Francesco de Rino (III trim. 75); Maria contessa de Totto (I, II, III trim. 75). — Venezia. Professor Carlo cav. de Combi (I, II, III trim. 75). — Visi-nada. Giacomo de Fachinetti, Podestà (III trim. 75). AI presente Numero è annesso l'elenco degli associati della eittà. RESOCONTO DELL'AMMINISTRAZIONE per il primo anno 9 ottobre 1874 - 25 settembre 1875 (fino a MÌO il 22 INTROITO 526 trimestri incassati dai 138 associati annui della Città (V. il supplemento del n. 24 e il Bollettario consegnato) 445 trimestri incassati dai 144 associati annui fuori di città (V. i 23 corrieri) 38 trimestri incassati dai 18 associati non annui della città, come emerge dal Bollettario consegnato 52 trimestri incassati dai 27 associati non annui fuori di città (V. i 23 corrieri) 155 Copie spacciate in città nelle botteghe colla trattenuta del 20 Una non volle lucro Sopravanzi regalati del prezzo d'associazione Vendita di arretrati Per inserzione di comunicati ed avvisi Somma fior. Non si poterono ancora incassare: 25 trimestri in Città fior. 20.— 127 „ fuori „ 101.60 Somma fior. 121.60 Importo Fior. S. 420 356 30 41 13 1 1 5 869 80 40 60 14 20 80 94 ESITO Bolli per le partecipazioni di legge Carta e stampa dei 24 Numeri, come risulta dai 24 Saldati (Documenti 1-24). Copie 450. Parecchie gratuite: cambii, Autorità, omaggi, capicontrada, ecc. ecc. Stampe delle fascette, comprese quelle dell' anno venturo (Doc. 3, 23 25) Bollettario di 1000 doppie (Doc. 7) Stampa di eccitatorie di pagamento Stampa dei due supplementi N. 6 e 24 (Doc. 6 e 24) Francobolli Cursore (Doc. 26) Spedizione (Doc. 27) Varie, (ore straord. di lavoro tipografico, mance, strenne, carteggio per i primi 6 numeri, telegrammi ecc.) Portalettere (Doc. 28) Spese di Cancelleria (Doc. 29) IStlaneio Introito fior. 869.94 Esito „ 741.60 Civanzo fior. 128.34 Somma fior. Importo Fior. 1 S. 1 50 519 42 32 46 4 75 1 50 14 — 68 17 27 — 22 80 35 Q 99 O 6 01 741 60 CAPODISTRIA, addì 25 Settembre 1875. ' w i 24 (Il provento va a beneficio dell' Asilo d'infanzia). Anno primo: 9 Ottobre 1814 — 25 Settembre 1875 (Il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore). ELENCO DEI SIGNORI ASSOCIATI ANNUI DELLA CITTÀ Antonio Almerigogna — Giuseppe de Almerigotti — Andrea Apollonio — Prof. Giacomo Babuder — Giuseppe Barega — Andrea Barich — Antonio Bartole -- Nicolò Bartolomei — Giorgio cav. do Baseggio — Nicolò de Baseggio fu Bortolo — Nicolò de Baseggio di Nicolò — Pietro de Baseggio — Santina de Baseggio — Andrea Battistella — Cristoforo Dr. de Belli — don Giovanni Bennati — Pietro Bencich — Famiglia Berlain — Caterina Biacovich — Giacomo Biondi — Angelo Biscontini — Francesco conte Borisi — Luigi cav. Bosizio — Andrea Bratti — Francesco conte Bruti — Giuseppe Bullo — Famiglia Cadainuro-Morgante — Marco Cadamuro-Morgante — Caffè Aurora --- Giorgio Calogiorgio — Carlo Cattaro — Giuseppe Cavedoni — Giovanni Cernivani — Giorgio Cobol — Cristiano Colcuc — Giuseppe Corte — Giuseppe Covacich — Carlo Coverlizza — Antonio Damianovich — Giovanni d'Andri — Nicolò Dandruzzi — Pietro Dr. Del Bello — Teresa contessa Del Tacco — Domenico De Mori — Giovanni Depangher farm. — Lucia Depanghev — Battista Derin — Antonio colonnello Descovich — Prof. Giovanni can. de Favento Apollonio — Giorgio Franco — Giovanni Galli — Augusto Dr. Gallo — don Michele can. Gallo — Pietro Gallo — Antonio Dr. Gam-bini — Giovanni de Gavardo — Nicolò Gazulli - Giovanni cav. Genzo — Bartolommeo Gianelli — Antonio Giasche — Giuseppe Giovannini — Vincenzo Gorzalini — Andrea march. Gravisi — Antonio march. Gravisi — Giuseppe march. Gravisi — don Pietro Orseolo can. march. Gravisi — Ferdinando Jeralla — Giovanni Kersevany — Maria de Kuhacevich — Giovanna Leporini Corte — Giovanni Leporini — Zaccaria Dr. Lion — Elena Lonzar — Pace Lughi — Carlo Lupetina — Giovanni de Madonizza — Pietro Dr. de Madonizza — Rodolfo cav. Mahoritsch — Giovanni Dr. de Manzini — Amalia de Manzoni — Domenico Marinaz — Andrea Marsich Tu Domenico - Andrea Marsich di G. M. — don Nicolò Della Martina — Giovanni Martissa Carbonado — Giuseppe Mar-tissa — Prof. Francesco Mayer — Nicolò Microni — Andrea Minio — Antonio nob. Da Mosto — Inclito Municipio — Giacomo Oblach — Vittoria Paccanoni — Palina cap. Giuseppe - - Pietro Parovel — Famiglia Pattay — Giuseppe Pellegrini — Prof. Stefano Persoglia — Ferdinando Percolt — Prof. Stefano Petris — Giovanni Pieri — Battista Pittoni — Antonio Pizzarello — Francesco Poli — Carlo de Preinerstein — Francesco de Rin — Matteo Rodatti — Pasquale nob. Rossetti — Girolamo conte Rota — Carolina Rupnick — Pietro Sandrin — Prof. Carlo Sbuelz — Prof. Ferdinando Simzig — don Pietro Sincicli — Società della Loggia — Luigi Sossich — Antonio Stefauuti -- Giovanni Stuziu — Andrea Tommasich — Gregorio conte Totto — Orsola contessa Totto — Lodovico Tunis — Luigi Utel — Luigi Valentincig — Leonardo Venuti — Ferdinando Verbitz — Prof. Giuseppe Vettach — Francesco Vicicli — Francesca Vidacovicli — Prof. Edoardo Visentin! — Andrea Vogel — Giovanni Zanella — Antonio Dr. Zetto — Domenico cap. Zetto — Pietro Zobaz — don Giorgio Zubranicli. yu