Narodna in univerzitetna knjižnica v LJubljani 168152 G. POCAR MONFALCONE SUO TERRITORIO II h IN K Tipografia D. Dal Bianco 1892, ___ s«ai=TS nnpsasasasaaa sjc2i5^isr«2srs.SeH tsrsBj^isv-1 se ss ere? ss S G. POCAR Monfalconp: SI H) TERRITORIO UDINE TIPOGRAFIA D. DEL BIANCO 1892. Q AC 168152 AL MUNICIPIO DELLA CITTÀ DI MONFALOONE LJ I MoSFALCONK C SUO TERRITORIO ÌTO- vansi notìzie storiche e statistiche sparse in parecchi libri rìsguardanti in particolare le vicende del Friuli, ma ninno, che io sappia, raccolse in un tutto, ciò che interessa gli abitanti di questa plaga, ricca di tante e belle ///e/norie. Volli supplire modestamente a tale lamentala mancanza, col pubblicare il presente compendio popolare, tratto dalle opere di egregi storiografi, citati in fine del volume; nonché consultando documenti originali e persone dotte, dopo visitati attentamente i monumenti ed i luoghi. , Desidero che il mio scritto sia tenuto quale omaggio di attaccamento verso gli ospitali Monfalconesi ; e, sènza pretendere alla perfé-zione, offro in pari tempo una guida pràticù — fornita di vedute e carte topografiche — al visitatore od al forastiero qui chiamato dalla rinomanza delle àHtìcM&simè fkms Romane o dalla mitezza del clima. Raggiunsi l'intento:'... Al benigno lettore la risposta. Mi sia però prima concesso di rammentargli, con le parole d' un Grande italiano, che feci iuìe far bene quanto poteva: se non riuscì, certo noi feci a posta; e che anche far inule tòsta fatica e s'ìnéontrh difficoltà. L' Autore; RUINE DELLA « ROCCA » E VEDUTA DI UNA PARTE DELLA PIAZZA DI MONFALCONE. CAPITOLO L (1) Topografia. — Leggènda che ftiafet Agito
  • l>a, nome ■■ h>- prende ['Istinto prima di sboccare in mare. (2) yuesto lago oggi si é trasformalo in palude e chiamasi « Il Lisert». una delle prime colonie dopo il Diluvio, alla line del mondo doveva colà venire uno dei ipiallro angeli, predetti dalla Sacra Scrittura, a svegliare colla, tromba i defunti ; nei tempi antichi, molte persone lasciavano in testamento di essere sepolte in S. Giovanni di Duino, per trovarsi svegliate tra le prime, e così tosto comparire avanti alla, Maestà del Giudice Supremo. Altra l'avola è quella ben conosciuta degli "Argo -nauti. — Frisso Tiglio di AHamante re di Tebe (1300 a. ay. C.) con la sorella. Elle s' intra!teneva in casa dello zio Creti Monfalcone antica:.— suo consiglio — suoi magistrati — suoi statuii — una pubblica vicini;». — 1 patriarchi IN CRISTIANA PIETÀ T E RORORATA ». Stando però a quello che, dicono i moderni e non npen o accreditati pori limi di rose nostre, Monlalcone non viene menzionata eou tal nome dalla Storia prima del secolo XIII; e precisamente, nell'anno 1279, quando il Patriarca fTÀquilèìa, Raimondo Della Torre, imperniava, a certi Fiorentini, la muta (,') di Monlalcone,'eoi ricavalo della quale si provvedeva alla manutenzione «Ielle strade e dei ponti. « » * « Dalla prima metà del secolo XI11, cioè da quando le nostre storie menzionano questa ciltà; (2) essa, con tutto il territòrio, tu soggetta lino al 1420 al dominio temporale dei Patriarchi aquiloiesi; e dal 1269 in poi, retta da. un Capitano nominalo dagli slessi Patriarchi, il quale aveva, la giurisdizione sulla Temi e Territorio, v'') Il Capitanato
  • 7. (6) I tiratami avevano le case in oggi Credi Conte Antonio Valentini* segnate coi N.i 392, 393 e 394 C7) I Marini possedevano quella attualmente di proprietà del ISob. Signor Avvocato Conte Giuseppe D.r de Tullio segnata cui civico Numero 314. In questa casa prendevano alloggio tutti gli alti dignitari veneziani quando venivano a Monfalcone. (8) 1 Mezzorana avevano la casa Venuti segnata col N.° 388. Pizzoni (*), Riva (*), Talpi e Tivaroni (:f). Oltre le sud-dette Case vi erano anche I»' seguenti : Bojani, Cnia-rizzini, Raparotti (4), Conti Sbruglio, Storža, Conti Susana (5), Conti Valenjinis (8) e Conti Àsquini (7). Dal Consiglio venivano eletti ogni anno: due Giudici, cui spettava il diritto di ujnire il Consiglio (8), e di proporre in esso le materie, che (1) l l'iz/.oni quella del Cav. Trevisan. marcata ''ni N." 13, nella cantina, della (piale trovasi la scritta che ripartiamo per curiosità: QVESTO '. SEGNO . DI . HVMIL1SSI MA. • DIVOTIONE . ET . DI . SINOERISS1MA FEDELTÀ . ADI,A . BONTÀ . SOPRAGRA NDE . ALLA . CORTESIA . SENZA . PARI DEGD1 . ll,D.nii ED EOK.mi PADRONI LAMORE . CORDIALISSIMO . DEI . SERVI DEDICA . CONSACRA . ED . OFFERISCE ADI . 20 OTTOBRE . 1G52. (?) I De Riva possedevano la casa ora del Sig.r G. Larnprecht, al N.° $6, (3) I Tivaroni abitavano quella degli Eredi Riccardo liarbieri segnata col N.° 308. (4) I Paparottl quella di proprietà del Sig.r Ermanno Diciulonnó, al N.° 499. (r») 1 Conti Susana le case possedute in oggi dal Slg. Giuseppe Cosalo di Ronchi al N.° 7 e dal Sig. Giuseppe Martinelli al N.° 64. (G) 1 Conti Valentinis avevano i loro beni in Villaraspa. (7) I Conti Asquini abitavano la casa segnata col N.° 289, oggi di proprietà del Cotonificio Triestino. (8) a chiarire come si tenevano simili consigli, ed in che forma venivano trattati gli argomenti proposti alla discussione, diamo copia di tino ilei più antichi verbali che potemmo rinvenire : « Die Dominica 8 - Junij 1590 » Convocato sono campanae de more con: Concilio M.co »Cl.mo D. Potestate interfuerunt iufr.ti D.ni Consiliari ecc. ecc. • Cl.Ua D.° Po.tas » Sp.les D. D. Andrea Bevilacqua, et I , ;..,];,,,„. Ioanes ciuranus i OIl<1 .luUlcei> »D. Bugerius Scarlichins D. Petrus Piz/.onus » D. Franciscus spiliubergo D. Christophorus Scarlichius » D. Scipio do Luca D. Stefano* scarlichius »n. Bortolomeua Zanetinus D. Aut." Zanetinus » D. Alexander Spiliubergo D. Mateus de Luca » D. Franciscus de Luca D. Fulgentius Zanetinus »D. Paulus Montiferrato D. Nicolaua de Luca »D, Nicolaus Zanco 1). Franciscus Zanetinus » 1). Chechinus Zanco » Essendo stata presentata oggi nel sp. consiglio una suplica da M. »Chechin Zanco, e da M. ltugier Scarlichio ambi Cittadini domandandoli » Bagni ili questo luocho di Monialcone in governo come in quella, fu posta » parte per li Sp.ll Si 8. Giudici, che li siano concessi al governo essi Bagni »con le condicioiii di detta supplica. »(jue quidam pars capta fuit, et liabuit sufragia tredecim, et con tra » sex ideoque remansit. »tenor ipsius suplicationis talil subsonat »Cl.mo sig.r l'od.a Spimi sig.ri Giudici sp: ss.mi Cittadini. » Essendo io clicchili Zanco, et Rugier Scarlichio desiderosi di voler » commodar li Bagni, et questo per beneficio, et honor di questo luocoecc. (il resto omniettiamo per amore di brevità). si dovevano trattare, avevano anche il diritto di stabilire il prezzò del pane e d'td vino, di distribuire le entrate e d'invigilare che il pubblico non ricevesse a lenii detrimento; i due Provveditori alla sanità, ai quali incombeva 1' obbligo di sorvegliarti sulla pubblica salute in tutto il Territorio; » due Pfovveditori alle strade, tenuti a provvedere la manutenzione di quelle e delle pubbliche fabbriche, ad essi pure affidate; due Giustizieri, aventi l'incarico di procacciare le grascie, e abbadare che i pesi non venissero alterati dall' avarizia dei venditori ; un Camerlengo, riscuotitore delle entrate della Comunità, consistenti negli affitti dei dazi del [tane, del vino, della grascia, e della pesca dei l'unni; un Cancelliere, che rogava, gli atti della Comunità, e finalmente il medico, il maestro di acuoia, ed il predicatore quaresimale. * » Quale Terra, Mori t al cone, come abbiamo già dello, faceva parte del Parlamento Friulano prima della (ine del secolo \l||. Duranti' il Dominio dei Patriarchi occupava il settimo posto fra le sedici Comuni là che a quello apparIenevano; e questo grado lo conservò anche durante il Dominio della Serenissima, tra «le tredici Comuni che allora al Parlamento spellavano. • * » * • Al principiare del 1300 l'importanza di questa città, aumentatasi di molto, ebbe a conseguenza il bisogno di'leggi; ed è perciò che il maggior Consiglio, radunatosi verso quel torno di tempo india chiesa di S. Ambrogio, pose le Itasi ad uno Statuto proprio. La prima menzione del medesimo la si ha in un atio del 5-Ottobre 1336, La copia dhe ora si conserva nel! archivio municipale di questa città ('), velino donata al Qomurìe nel INtdi, dal in 0 n fai ponese emerito parroco dorano Don Luigi Torre. (Jueslo Stallilo porta la dala. del l^G, e fu approvalo il i! Aprile dell'a 11 ii04 stesso con lettera ducale da Francesco Feseari (2). Le condanne e le [iene, a nonna degli Statuti tiionl'aleonesi, consistevano india prigione, nell'espO- (1) Lo statuto monfalconese contiene 9S capitoli, che son divisi rosi: t cap. I e 2 sulla bestemmia, sul disprezzo, parlar sconcio e disonesto di l'io, dulia Vergine e dei Santi ; 3-8 sulle liti e gii.-dizi; 9-11, :o-36, 74, 7,r>, 80-90, 04, vCi e OS sugli offici, diritti ed obblighi delle magistrature e stipendiali dal Comune: 12-15 e 37 siti pegni: IO e 411 sui mercati e mercedi; 17-21 sulla vendila ilei beni all' incauto ; 22 e 27 sugli oppignoramentij 23-20 sui livelli; 28 sui sequestri; 89 sulla vendita-ili stabili per parte del fratello maggiore; 38 e 91 sude tregue; 39 e 40 sugli incendj; 41 e 42 sui mugnai; 43 e 44 sui fornai; 45-47, 00, 01, 71 e 82 sui beccai'; 4S sul muro divisorio; 49 e 5n sulle mondezze stradali; 51-57 e 58sul danni campestri; 58, 80 e 61 sui dazi; 59 sulla vendita dei porci: 02 sulle misure e pesi; 03, (54 , 70-79, 83 e 97 sulla vendita del pane e vino e sulle osterie: 62, 65-07 sui mercati di biade - 69 sui giuochi di dadi e carte; 70 sui lavori ne' di festivi; 73 e 84 sul commercio di biade e vino all'ingrosso e minuto; 92 sulle ingiurie agli officiali del Comune ; 93 siili' ucci ■Unzione ; 94 siili1 archivio; 95 sui privilegi di coloro che venissero ad abitare nella Terra. (21 I/ illustrazione tav. IL ci mostra la prima pagina di quello statuto ; la trascrivili ino : 1. — Quod nemo viciniti vel forensis Deum neque Sanctos audeat /•/usfr/nare. In Christi nomine ojusque gloriosissime geuitrieis Marie glor iosissimi-qile evangeliste Snudi Marci prolertoris misi ri el totìUS reieslis curie tri amplia liti* Btatutum et ordinatilo fuit quod quicumque vlcinus terre Mon'is-falconis sive digirictualia ve! forensis blasfeniaverit Menni vel beatati! virginem Mariani ve| fienili contivi predidorum vel nlicujus cornili imagi nem vel figuram seu spuerit super ipsorum iraaginem seti eam pedibus calcavórit aut rum coltello vel aha quacumque re percuaserit, cadat in penam unlus marche eoltiorum. si vero Con tra aliquos vel aliquem Sanctorum voi sanctarum predicta vel aliquod ex eis fecerit cadat 111 penam medie marche soldorum prò qua li bet vice, cujus pene lercia pars sit domini potestatis, lercia accufatoria et reliqlla lercia divìdami- sicul hiictenus est observarum, videlicel de illis qui coutrafecerint in terra Montisfalconis inedietas illius lercie parlis sit coinunis Yenetiarum ed alia medietns coinuiiis Montisfalconis : de illis vero qui coni ra lecermi extra terra m Montisfalconis et per (olimi districhimi tota iila lercia pars sit, comunìs Venetiarum sicut nodle observatur et lenentur n ru^alor de ci-i-denlia. Si vero taìis persona fueri{ que penam pre-diciam solvere non possil pouatur ad berlinain ibidem mansuratn per diem integrali). Et quod predicta [iena sive pecuniaria sit sive vituperosa sibi renditi non valeat ullo modo. Et si conicniio (uerit mlrimi verini prolata per eum qui fuerit de blasfemia accusatus importarci»! blasfemiam vel non, de quibus verbis quaiiter fuerint sietur rtjcto accusatoria et de dieta contentìone delibera-ooni domini potestatis. Et si continger.it aliquem poni ad berlinam prò hujusmodi. si/ion^ alfa bercila (*) url venir frustati por la Terra tli MonfalcÒne) od in multe pecuniarie (2). i * * # Non tutti gli argomenti, ossia gli affari spettanti alla Comunità di Monfalcono, venivano trattati dal solo Consiglio, comi' si disse a pagina 13; ma in certe circostanze e per certe deliberazioni, oltre il Consiglio, venivano chiamati tutti i rapi di famiglia, e tali riunioni volga i utente si dicevano « Vi-cinie » (3). Venivano queste convocate sotto la pubblica Lòggia, ovvero neh" atrio della vecchia Casa Comunale sita iu Via del Duomo, e che oggidì serve di sala teatrale. Semina che queir antica casa sia stala l'istaurata nel I7"2t>, nel quale anno si riordinò l'Aria) La berlina era situata presso la vecchia Casa del Comune, della (piale parliamo nel presente rapitolo. Su questa rasa v'era la campana che chiamava a raccolta il Consiglio, campana ora conservata nel nuovo palazzo comunale, f2) A proposito di pene, facciamo seguire un documento per dimostrare quanto rigore si esercitasse allora e particolarmente in riguardo sanitario : '< Dommieus Boldù. Moutisfalroni, et Des.na Potestas. «Col tenor del presente Mandato Nostro a richiesta delli Mag.ci S.S.ri » Deputiti alla Sanità, quali del continuo con assidua diligenza, et con » sommo all'etto invigilano alla puhlica, et universale Salute di questa »Terra, et Territorio, in (piando anco alli otimi et Bai uberi m i Ordini delli »III.mi S.S.ri Proveditori alla Sanità di Venezia per e. (i. N. Coni.» a voi " D. Ruggiero Scarlichlo cittadino, et CÓndutore delli Hagni di questa » Mag.ca comunità posti nel inoro sotto s.lo Antonio Giurisdicione nostra che in pena di Pregimi, Corda, ('..indo, Calerà, et eciam della vita non »doblate per modo alcuno, ne sotto qual si voglia immaginato pretesto, »dar co 'neccio pratico, nenieno introdur in detto luoco, case o bagni pre-» detl persona di qual si voglia stato, sesso, grado et condicione esser si » voglia, né Terriere, né forestiere che venissero di qualsi voglia loco, » Villa, Terra, Castello, et Città si voglia né meno robbe, merci et ane-» mali di sorta alcuna senza le loro buone, legittime, et autentiche fede » viste, et ammesse però delti mag.ci deputata, et non altrimenti, et di luochi » non sospetti aliter etc. In quorum fldem etc, »S. S. M. » Montisfalconi die Veri 8 Setembris 1606 Alexander Tartarus Not.s » (8) l'er farsi un'idea come le Vietale venivano trattate c condotte, diamo per saggio un protocollo delle medesime: « Addi 2S O.bre H73 Monfalcone. « Kadunato il Consiglio di questa On.da Desena sotto la Pubb.ca Loggia » giusto il praticato, previo il solilo invito, nel quale intervennero: chivio del Comune, costruendo apposito luogo interno, come si rileva dalla lapide incastrata in una parete: ARCIIIVIVM GOMVNITATIS CONDITVM ANNO MDCCW » U Sig.r Zuanne de candidi! e » cindfcri » D. Giuseppe Piazentini i i aseppe » Mattio Bruschina » Fran.co Pertot «Lorenzo Zainberlaii » Valentin Šanson » Biagio Pacor »Zuane Magrin » Fran.co sìmonet »Mattio Picignacco » Gia.mo Magrin » Ant.° Minius » Batta Novachig »Giam.° Colaut » Valentin Cottoci/. » Dom.co scajn » Dom.co Grlus „ Balta Mi nius »Ant.° Zorzini » Fran.co Lonzar «Girolamo Manorel >, Dom.co Bandel » Giacomo Zupet » Nicolò Picignacco » Piet. Ant.o coz >, Bernardin Benes «Zaccheo Deride » Vetlor Colatiti » Ant.» Grius « Ant.o de Pini « Allt.» Minius » Giuseppe delleVedove i Andrea Fidao Matteo Dusat And.a Mnimaa Zorzi Peloso Iseppo cocoiet And.a Sanson Pietro de Biasi Lorenzo Peloso And.a Panzan Aut.0 Coz Ant.° zorzet G.batta Lorenzut Batta Mnzzalorso Mattia Mania Michiel l'acorig Batta Sanson dia.tao colaut Paolo Pischiutta Michiel Bobig Pietro Colaut Nicolò Boletig Cria.ino delle Vedove Carlo Orsin Mattio Cairnvese And.a Trevisan Nicolò Marlinuz/.i Menego Dusat Menego Benes Iseppo l'aoletig M.° Gia.mo Merlato And.a de l'ini Fran.co Peccar * Aut.0 stecchirla i ,eone rdo Malaroda Zuanne Bulig And.a olivo Tommaso Malaroda And.a Bertan Silvestro Bulignon Sebbast." Neri Bernardin Bertan Valentin Cechettl Iseppo Torzon Bartolo Bene» Lorenzo Prndolin Pascolili Colaut Lorenzo Novachig Pran co capello Mattia Blaserna Iseppi >' ' anesiii Balla Piapau Batta Martinel Nicolò Olivo Pietro Pojaniz Aut.0 Cargnel Iseppo Baldini Batta Lonzar Ant.° Radi£ »Nel quale consiglio fu rappresentalo dalli sud.ti On.di sindaci, ch'es-»sendo mancato a vivi il R.do Michiel Mattiassi era Capellano per acrom->» pagliare la Processione, e celebra.ne della S.ta Messa ogni Sabbato alla »Vbil.da Chiesa della B. V. Marclliana, come voto antico di questa Lesena »esser necessario l'elezione di altro sacerdote col titolo di Capellano della » B. V. Marciliann, (piale abbia a fungere le veci del K.do De ionio, con gli «obblighi, ed emolumenti consueti, già praticati dagli antecedati Capellani, » e quel di più, ciie sarà spiegato iielli capitoli, che saranno qui sotto «dinotati, ed estesi, — Anderà parte di deventre alla balloia.ne delli.due » eletti, e presentati Sacerdoti, nominati da questo itev.mo sig.r Pievano »con la scrittura 2(5 cadente, ed aggiunta del g.no d'oggi ; con gli obbli-» ghi, ed utilità, come nel li Capitoli, che saranno qui sotto indicati. — »QuaÌ parte ballolata ebbe voti favorevoli N.° 88, Contrai,i N.« '>. » Stante la sud.ta presa Parte si divenne alla ballottazione delli due » nominali Sacerdoti che sono .... Il Rev.do Don Ant,,° Mattiassi li Rev.do Don G.batta Trezzani » Vada il Bossolo per il Rev.do Don Antonio Mattiassi, del (male letta. »la supplica, battolato ebbe voti favorevoli N.° 18, contrarj N.° 73. • Vada ii Bossolo per il Rev.do Don a.balta Trezzani, di cui Iella la «supplica, e ballotato ebbe voti favorevoli N," Sii. Contrari N.° ;">. «Essendo con la sopraf.ta Ballota.ne stato eletto per Capellano della » B. V. Marchiana il Rev.do Don G.batta Trezzani, riesce necessario esten-»dere li obblighi, ed utilità, che respettivamente sarà tenuto osservare » ecc. ecc. ( Oiumesso per amor di brevità). Il Rappresentante del pubblico abitava una casa crollala nel |(>7.>, deve oggi trovasi la canonica parrocchiale, segnala, col civico numero 65. Il parroco di questa citta, Biagio />/ Pascoli uni ivo didla Villa di Colza nella ('arnia, acquistava <[iiel l'ondo unitamente alle macerie iteli' anno 1762 e vi faceva fabbricare la casa che ora si vede, coli' intenzione (die avesse da servire quale canonica a tutti i parrochi di Monfalcone. Morendo, egli la. lasciava ad essi, Coli'Obbligo che, in perpetuis futuro* temporibus, sarebbero tenuti a celebrare due messe al mese per I' anima sua, ed esborsare annualmente 25 lineati a sua cognata Pasqua Mirandola-Pascoli ; e morta questa, elargirli piibldicainente, nel giorno di Venerdì Santo, ai poveri didla parrocchia di Monfalcone. J ducati furono dispensali dai parrochi (ino al 1847, poiché un decreto del Goverrfo, portante hi dala 13 Cebb.0 1848, ordinava: « i. ducali 25 non doversi "piii pagare dal possessore della casa Cascoli; ma 9 dal Comune, il (piale, a norma delle leggi vigenti, » ha r obbligo di piovvi dire ai pievani l'abitazione», h ci il Connine ora distribuisce annualmente ai bisognósi della pieve un tale importo, però non nel Venerdì, bensì nel Sabato Santo (*). » * Monfalcone era città murala lino al IS.'ÌS (*); e, stando al Del Ben, vuoisi che Teodorico re degli Ostrogoti la facesse edificare fortissimo e rohitsfis-sìnnc nell'anno ìlf) d. ('. Ma anche su questa erezione dobbiamo prestar fede a storici non meno accreditati; i (piali ci fanno conóscere, come,abbiamo dettò, (die Monfalcone solo alia Ime del secolo XIII era circondala da mura; e (die queste furono innalzale (1) Il parroco Hingio D.r Pascoli moriva il 1° settembre 1789 e fu sepolto nel coro di questo Duomo, nella cripta latta da lui preparare a proprie spese «Pro Parrochis et Clero-». (2) Parìe delle mura, unitamente alle due porte ch'erano in testa alla .< I ni del Duomo» furono demolite nel l8Hs, Le chiavi delle porte si conservano attualmente nell'archivio comunale. dai nostri Patriarchi. Quelle, i cui resti vediamo ancora, credesi Fossero edificate nell'anno 1526fes-sendo podestà Ciovanni Diedoje It> confermerebbero [e lapidi che esistevano sulle mura stesse, nella parli' esteriore, verso mezzogiorno, fregiate con armi gentilizie, su una delle quali era scolpito: Che anticamente Monfaicone lessi1 città molte abitata, Eccole Partenopeo; circa il 1000, così s'esprimeva: « Monfaicone è un (Insidio pieno di popolo, riera, nobile e forte per natura, e per arie » ; ed il Biondo Reg. X « Monsfako Oppidum Regionis egre- (jiuni ». .Leandro Alberti pure nel suo i< ÒuóatO 'le/ Friuli » la. riconobbe per «wi nobile e ricco Castello, mollo pieno ili popolo ». Tale insomma si era che, nel 1501, i suoi abitanti non difficoltarono ad attribuirle il nome di città: come si leggeva sul marmo Infisso Sópra la porta di essa Terra, che guardava verso levante: (1) La lapide Bti menzionata si trova quale gradino nella vecchia casa del Comune. Su essa leggasi solo l'iscrizione surriferita, e si riconosce la forma dello stemma, che vandalicamente fu fatto levare l2) l.a pietra che porta la detta iscrizione fa parte del selcialo della casa al N.° 5 aiutata dal sic Giuseppe selva, il quale ha l'onore d'averla scoperta dopo letto l'opuscolo da me pubblicato nel 1 S8i> : Dtsserlacione ntorteo-geograflca tendente a dimostrare che Monfaicone canta il titolo di città. —Ma anche a questa, per adattarla al selcialo, fu barbaricamente recisa una parte, laonde ora non si leggono che le parole: MDX \ VI IO. DIE DO P (*). VICTORE . nuato ni:. ti . Vrbi <» ouatiss. an .sai,. m . 0 . i . con. civks . POS (2) A prova delia sua importanza troviamo che già iteli'anno 1332 si teneva il mercato nel giorno di S. Michele; e elio quello tli S. Nicolò risale al Ì495. Consta pure (die uri '1(117 si stabiliva audio un mercato settimanale dà tenersi tulli i lunedì; ignorasi quando venne abolito o come altrimenti andato in dissuetudine (*), Ilolla fortezza di Montai cono poi sappiamo che, prima dell'edificazione di Palmanova, era considerata per una delle piìi importanti piazze del paese; e dalla Stia Conservazione si giudicò pili volte dipendere la salute di tutta la Patria. I Patriarchi, anzi, tenevano in questa Città un loro palazzo; come ne avevano uno in Udine, in Aquileja, in dividale ed in (lemona. L'erezione del (piale palazzo la si attribuisce al patriarca Raimondo della Torre, essendoché sulla porta dello stesso vedeasi scolpita, in marmo Tarma del di lui insigne rasato. Qùesf illustre prelato l'abitò più volte in occasiono della guerra contro i Veneti, causa Trieste; e precisamente nel 1281), (piando in (1) A convalidare quanto sopra abitiamo asserito, valga il presente: I. I,i 9 Agosto del 13:V> il patriarca Pagano della Torre decretava, atteso la supplica di Pancern della Torre capitano e del Comune ed Uomini di Monfalroue, per onore ed utilità di essa 'l'erra, dei suoi abitanti e di quegli dei dintorni, di concedere ai Monfalcouesi mercato pubblico e generale da farsi una volta all'unno nella festa di s. Michele di settembre e per i tre giorni susseguenti a modo di fiera, vicino a Moufalcone, nel luogo clic dicesi alt»; fontane ov'è la chiesa di S. Michele di ragione del Monastero di Rosazzo, ordinando che : tulli, di qualunque luogo e condizione siano, eccetto i pubblici assassini ed i banditi del Patriarcato Aqui-lejese, portandosi a questo mercato o lìera, siano salvi e sicuri con tutti i beni e case loro, e sotto la protezione del Patriarca e della chiesa d'Aqiii-leja, nel venire, stare e ritornare; nonostante qualsiasi rappresaglia concessa a qualche persona per qualunque occasione, e sotto qualsivoglia forma, a maggior fermezza, 1' Abate di Posazzo, al di cui Monastero apparteneva il luogo predetto, ove fu ordinato tenersi il mercato di cui trattasi, acconsenti a suo nome e del convento, perciò il Patriarca volle e comandò: che i Massari dell'Abazia ili Hosnzzo dimoranti vicino ad essa chiesa di 8, Michele, se in qualche tempo fosse imposto dazio ad alcuna delle cose ch'essi avessero a vendere o comperare eu questo mercato, non siano tenuti a pagarlo, quando vendessero o comperassero cose per loro II. Nell'anno 147,", si legge « che il podestà, di Moufalcone giudica clic Ognuno possa vendere carni, pane e vino senza pagar dazio sui mercati di ,s. Michele e di S Nicolò». MonFalcone s'accamparono le truppe patriarcali in unione a Quelle del conio di Gorizia direte per l'Istria contro i Veneziani. Il palazzo patriarcale servì
  • • quelle che, per mare fuggite, sono, come sopradetto, andate a stabilirsi » m quella cilta ». ( Dal 148Q al 1797 fra i Luogotenenti generali ed i Prorredilori che fiiron mandati da Venetln a reggere la Patria dei Frinii dieci portavano il mone di Trevisan. A'. (/. A.|. Se tutte le famiglie sueritnle, circa il i:f»ù, secondo l'autore suddetto, erano dell'ordine degli artieri, quella del Cav. Michel.; Trevisan, ancora prima della seconda meta di questo secolo, s* annoverava già fra quelle dei possidenti del Territorio. 1,'or nominato Signóre resse le sorti di questo comune coprendo il seggio podestarile per dieciotto anni, cioè dni 1S7J al evi. \ succedergli venne eletto il di lui figlio, attuale Podestà, signor Avvocato Krnesio D.r Trevisan. ritorio (1470). Anche nello altre loro irruzioni ( 1472-77-78-79) si avvicinarono alla città; ma sempre la dovettero rispettare, pendio conoscevano per t'ama e per prova l'eroica» valore dei suoi cittadini e la fortezza delle mura Nell'anno 1509, nella guerra Austro -Veneta, circa i<)(> fra croati e contadini, raccolti nei dintorni di Gorizia, mossero verso Monfalcone, sotto la condotta di Marco Sittich d' Ems; e sapendo questa Terra priva di soldati, ne chiesero la cesa. Il podestà Antonio Loredan respinse tale audace domanda, incingendosi alla difesa. Gli abitanti, guidati da alcuni capi, volonterosi si offersero di resistere, e dopo undici ore di combattimento, croati e contadini si ritirarono vergognati d'essere respinti in tal guisa, non da soldati, ma da semplici cittadini: lasciando sul terreno dieciotto morti ed avendo altri dodici l'oriti che trasportarono con loro, hi quelli della Terra all'incontro soltanto sello restarono tra feriti gravemente ed uccisi. Questa fu cerbi una gloriosa difesa, che merila registrala nei fasti della Storia Munfal-eo nese. VIALE DEGLI IPPOCASTANI DI MONTALCONE. CAPITOLO III. L'attuale MonfalCotie: sua posisione, simi affici e magistrati, sno s temin a, suo climi». — Chiese. — Luoghi pubblici. — Associazioni. — Personali distinti. — loncliisiune. J_J \ città di Monfalcone C) giaci' sotto i gradi : il012'di longitudine orientalo o 45° 48' di latitudine settentrionale, sulla strada commerciale d'Italia. È attraversata dalla Ferrovia meridionale con stazione di terza classe, e trovasi ftel l'entro tra Trieste, Udine, Gorizia ed Aquiloja, dalle quali non dista che una o due (ire di viaggio. È sode di un Giudìzio hìsl rei t naie e d'un Ufficiò Imposto per i Comuni di Monfalùone, Ronchi, Sari (la lieta no , AtujUa ho, Th rritien, $fà,iHpÌBrdÌ80riZÓ} Daino e Itollerili) ; d un Ufficio Decana le per le parrocchie di Non j'a leone, lltoielti, San ('((ariano e Sn m/ner- disowzo; e del parroccjiiale per Monfalcone, Ariis, 1 il la raspa. K pure sède della Direzione della Cassa Ammalali per i distretti di Mànfalcofiò e Cervipiàno. Ila posla, telegrafo e scalo malànimo. un Consiglio Comunale CO/tttpOStO di 24 membri, il "piale dal proprio seno elegge il Podestà ed i deputata, oggi in numerò di quattro. (I) A convalidare, che Monfalcone vanla il titolo di città, vedasi l'opuscolo citato a )>a«. 20. In linea politico-i islraliva è governata da. 24 — c2(\ — Suo stemma è mi laico del color naturale sur un monti cello verde in campo azzurro Il suolo è irrigato s', r.!> «'svendo podestà Simone Guglielmo. — Vedasi l'illustrazione tav. III. (4) La piazza ha una superficie di oltre COOft metri, ed è di forma rei tangolare. Kino al principio di questo secolo, nei pressi della casa del sig. Ferdinando (lodo, sorgeva una colonna chiamata la Colonna di San Marco intorno alla (piale girava la processione che si teneva la quarta domenica d'ogni me.se dopo cantata la Messa Wll'aliare della Madonna del Carmine, su quella colonna posava il Leone veneto, la di cui testa trovasi nel cortile dei sig. Cav. Michele Trevisan. Anche lo zoccolo portava scolpito l'emblema di S. Marco in alto rilievo; e questo, oggi decapitato, giace nel giardino comunale ed è di proprietà, del sig. Giorgio settomini. L'illustrazione tnv. I rappresenta una parte della piazza. Quivi convengono gli uomini d' affari e gli sfaccendati, quivi passeggia il villeggiante e le assidue filatrici di seta e le filatrici ed i filatori ili cotone nella breve tregua del loro lavoro; quivi si vede contrastare la l'accia gialliccia, delle grame operaie e dei macilenti operai, coli'abbronzita del frettoloso agricoltore O eolia rubizza del pescivendolo, elio con due ceste raccomandate.àd un arco di legnó(4) caia-calo suh" omero volge con passo saltellante ai vicini paesotti, Quivi il mattutino mercato, i canti e le passeggiate delle sere restauratrici > le musiche e le danze lest i ve, (piando non vengono tenuto nel viale dégl1 ippocastani. Monfalcoiie è paese sì temperato che neppur indi'alto inverno il freddo vi è intenso. Passano degli anni che la neve non si fa vedere, e si godrebbe una continua primavera, se l'atmosfera dolce e soave non venisse turbata da certo vento chiamato volgarmente bora (2). Anche durante i calori estivi, '•une dicemmo, la temperatura è relativamente frer SCa per le tante correnti d'atipia che irrigano la città e il territorio. In generale, in questa regione l'aria è sana ; se si eccettua qualche piccola località disabitata presso il mare, od in mezzo alle paludi dove la e un po' più pesante, A provare la salubrità di questo suolo, illuminalo dal nostro splendido sole, basta confrontar! la statistica odierna con (padla degli ultimi anni del cessato secolo e dei primi del presente. E difatti, dal 1707 al 1800 inclusive nacquero in media, nella parrocchia di Monfalcone, 01 individui (1) BiffOl iti dialetto monfalconeae, e veneziano; arconce.Uo In itn-llanoj buffi* in friulano. (2) I,n i) Costume singolare di Montalcone si era, lino all'anno ISiìu. che nei giorni di Natale, Pasqua e Primo dell' Anno, il Podestà1 e la Deputazione Comunale assistessero in carpare alla messa solenne, e durante, la stessa andassero i primi a baciare la pace seguiti poi dal popolo. La pace é una tavoletta d'argento o di OUaiObe altro metallo coti sopravi incisa qualche Immagine sacra, che si dà a linciare in alcune chiese caitoliche, in certe solennità, durante la Messa, prima dell'Offertorio, si dà pure a baciare a^li sposi e a tutto il corteo nuziale; e questi, mentre la baciano, depongono sull'altare l'obolo in denaro. — Ciò eosiu-mavasi in Friuli ancora sotto i Franchi |TM-8É8)i cioè) quando il sacerdote appiè dell'altare benediceva gli sposi, (iettando fiori sul loro capo, ed essi deponevano sull'altare l'oblazione del pane e del vino. Il lincio della pace conservasi tuttora nella Cernia ed in parecchie ville del Friuli : e si dà a baciare durante o dopo le funzioni. E parlando ancora di Montalcone, si dirà, che il giorno del Primo dell' Anno oltre il bacio della pace si dispensavano al popolo immagini di santi, e ognuno era obbligato, per tutto l'anno, di tenere comi' suo santo protettore quello che rappresentava 1' Immagine toccatagli II parroco Giuseppe Podiecca, morto nel maggio 1S80, abolì tale usanza nel I88J. 53 Conte Antonio Valentini* l1); lavori che meritano ammirali pei- la pazienza da certosino da lui spiegata. • Presso al Duomo sta il campanile di'svelta e bella architettura incontinciato, a spese dei parrocchiani^ nel I7()0, come ila lapide posta sopra la porta: TUjtRIS HAEH .K * * ... A FUNDAM ENTIS ERECTA ANNO M.DCC.LX. Ma le l'orzo pecuniarie dei cittadini, ormai esauste per le tanto oblazioni l'atte in quegli anni, non permisero il Compimento di quest'opera; e perciò la fabbrica, che era arrivata lino là dovi1 oggi vediamo il quadrante dell'Orologio*, rimase sospesa pel corso di Sedici anni. Senonchè, nell'anno 1770, il monfalconese Filippo Uonavia, volle compire la torre a tutte sue spese; e dopo dicci anni tra lavoro ed interruzione, la portò (li Questa. BDttca ed illustre famigli», ohe venne ad aiutare in Udine nel 129O, è originaria di Aquilejn e proveniente da un Valentino, riero mercante di panni, il quale, accumulate nel commercio grandi somme, si fece cittadino udinese nel plot). Dal nome di lui trasse il cognome la sua discendenza. — Nel 1355 troviamo (piali capitani di MOnfalcone Nicolò ed Enrico de' Valentinis. — l,a famiglia divenne poi castellana del Friuli per compra fatta, nel 1414, del castello di FlagOgna. — Nel ir.S'J ottenne dall'Arciduca Carlo di stiria il diritto di portar proprio stemma od arma, e titolo di nobiltà come si rileva da diploma autentico che trovasi a mani del Conte Giuseppe Cav. Valentinis li Moiilulcone. — Ancora alla fine dello scorso secolo aveva la giurisdizione sui comuni di I) Triresimo, Adornllano, 3) Arra, 4) Bilirs, 5) Huerij, 6) Cassacco la Villa, 7) conoglano, 8) FraèlacCO, !>l baipneeo, IO) Magnano, 11) Mouastet, M) Montegnnoco, 13) PovolettO, 14) Havosa. — Alcuni di quest'illustre famiglia si distinsero nella carriera civile e nelle scienze; menzioneremo Cristoforo che veniva mandato dalla città di Odi ne ambasciatore al Concilio di Costanza (1414 al MIT), — Nella scienza medica ci è nolo essersi distinto Giovanni Valentinis clip nel 1544 era, in qualità di medico, alla Corte del re Sigismondo di Polonia, l'in che altri rese celebre il Casato, nella pietà, la heata Klena Valentinis, che, vedova di Antonio Cavalcanti, si fece monaca agostiniana e mori nel 1458 in concetto di santità. Le sue spoglie mortali si'venerano nella metropolitana di Udine. — La famiglia Valentinis vanta anche oggi ragguardevoli personaggi che onorevolmente coprono pubbliche cariche. a compimento. Ciò si rileva dall'iscrizione posta internamento sotto I' orologio: I). 0. M. 177C). Da qui in su incominciò far erigerò pfoy. Filippo lìonavia L terminò 1780 (i). La chiesa del Rosario, chiamata anticamente la Madonna delle Grazie sita hi borgo S. Hocco. Andrea Gibeliui del quondam Gasparino, citta- • ilnn* di Monfalcone, lasciava con testamento 12 giugno 1524 tutta la sua sostanza, consistente ih case (*) ed (dire 90 campi di terrà, ai Ladri del Convento di S. Pietro Martire di Murano, ioli' olihligo, die questi vi erigessero un piccolo convento eoo annessa chie* siuola india Terra di Monfalcone, Che quivi l'ossero tenuti ad aiutare due bali sacerdoti, affinchè in per* pelilo celebrassero giornalmente la messa in suffragio dell'anima sua e dei suoi antecessori, inoltre dovessero distribuire annualmente, il giorno d'Ogaisanti, ai poveri di Monfalcone cinque si a in di frumento, einipie orne (:') di vino e due vitelli. (i) La campane — acquistate nei isso, pei- le quali s. m. P imperatore Francesco Giuseppe l.° elargiva. Ir. 400 e 100 1'Imperatrice .Marianna — se ben suonale, formano un bellissimo accordo. Di queste scrive un signore svizzero, che sei anni la visitava Monfalcone : « Ioli war enlziirkl, als idi das reiue volle Gelante derselben /.uni .< ersten Mal hòrte, alleili es hat den Fehler eines l'Iauderers : man hòrt « es zìi viel: ecc. ecc. — ohe press'a poro si traduce: «Rimasi rapito allorché le udii per la prima volta sonare a doppio; « peccato che hanno il diletto di un ciarlone: cioè, le si sente troppo « spesso; ecc. ecc.». A proposito di campane. A Monfalcone si usa, dal giorno di S, Francesco (4 ottobre) tino al penultimo giorno di Carnevale, suonare una seconda ora di nòtte per invitare i fedeli a piegare un pater, are e gloria a S. Francesco acciocché questi prolegga i poveri viandanti. (?) Oggi al silo di delle case si trovano quelle segnale coi N.i 339, 340, e 341. • (3) cinque staia, misura veneta, corrispondono a Ettolitri 3.70; cinque orne, a Ettolitri 6.30. I Padri accettarono (alo sostanza ron tutti i pesj surriferiti; ma dopo tre anni ricórsero a Roma, per essere esonerati dal dispensare ai poveri il frumento, il vino ed i vitelli, Papa Clemente VII, allora regnante, con Breve pontifìcio S maggio 1528, accordava elio ritenessero . per loro sostentamento la detta elemosina. Un anno dopo che i Padri avevano ricevuto il possesso (152£>), fecero erigere il convento (*) e la chiesa, la (piale di poi venne ampliata nel 1735. Con decreto napoleonico 25 aprile 1800, venne soppresso convento e chiosa (2); questa, rie] 1812. minacciata di essere posta all'incauto, fu acquistata e conservata al culto dai Comunisti. Nel suo interno, la i blesa aveva le tombe delle più illustri famìglie mon-fafeonesi, come lo dimostravano le lapidi sepolcrali, le (piali, con poet) senno, vennero levalo nell'anno, 1880, essendo parroco Giuseppe Podrecca, per sostituirvi un pavimento di cemento (;!). Il maggiore dei suoi altari ni legno data dal 1037; (padlo di S. Antonio, che si trovava prima nella chiesa dei S. Fabiano c Sebastiano, venne trasportato in questa nelI' anno 1810, per cura dei marinai monlalconesi, che al Taumaturgo di Padova (Mano avvotati (4). La facciata vecchia (5) durò tino ai 30 di giugno ti) Gli editici del convento sono presentemente usufruiti come casa di abitazione ai numero 'Mi. {•>) Oltre Ih chiesa del Rosario vennero soppresse, nei tempi napoleonici, in Monfaioone, anche quelle : del Santi Fabiano e Sebastiano (Clesabrn-sada), di S. Hocco, di S. Michele, di s. Oiacoino e di 8. Antonio Abate fS. Antonio dei Bagni). 13) Il disegno del vecchio pavimento di questa chiesa, con tutte le lapidi sepolcrali e rispettivi epiiaii, trovasi presso il pittore sig. Felice Novaehig di Monfaleone. 14) s. Antonio di Padova è presentemente il patrono dei pescatori di Monfaleone. Marinai non ve ne sono pili. In causa della Ola l'errala, il lavoro delle barche andò scemando, ed il numero «lei marinai, che nel is.V.i era di circa 'retila padroni di barrii : nel 1878 si ridusse a pochissimi. Nello stesso anno i pescatori si accordarono per solennizzare essi le feste che priuia celebravano*! marinai in onore del loro Patrono : ed anche Oggi, Illuminano la Ròcca, il sahalo sera che cade dopo li 18 giugno. Nella, successiva domenica fanno cantare la Messa ed il veapefO all'altare del Sauto e nel pomeriggio portano in processione il suo simulacro, con accompagnaménto della banda musicale. Terminano poi di santificare |tj la giornata con una pubblica e grandiosa festa da ballo, del cui netto ricavo regalano la mela al civico ospitale. (■>) si veda la tavola X leti. a. g 52 1889, giorno in cui fu don ioli tu por sostituirvi la presente, a spese del monfalconese G. Baita Zimolo domiciliato in Trieste. Il primo convento, chiamato ih origine 1' Ospizio, In abbandonato dai frati nel 1767; e*allora essi delegarono un Cappellano, acciocché soddisfacesse agli obblighi delle S. Messo. Ku in quell'epoca che il conventino non si chiamò piti Ospizio; bensì VAgenzia: dove annualmente, al tempo dei raccolti, lino al 1806 veniva da Murano un frate laico, per ritirare le derrate prodotte sui lauti l'ondi che i frati possedevano in questo .Territorio. * Lunghi pubblici, — Uno dei più ameni è, non > ha dubbio, il -rande viale dogli Ippocastani ('"), dove il pacifico cittadino, ed i bagnanti trovano sicuro ristoro nelle ore calde della siale. Qui la trattoria alla Stella polare può fornir loro la sempre fresia cervogia di Sleinfehi e prelibali vini friulani ed istriani. Bello eil attraente è anche il passeggio alla sta zione ferroviaria, per I' incantevole vista che di la. si gode sulla sottostante pianura, siili' Adriatico, su Duino, su Trieste e sul P Istria. Amenissimo è pure il piccole giardino, adorno di piante conifere ed altri sempreverdi : prospetta sulla piazza e fu aperto al pubblico nell" anno 1859, allorché ši fabbricò il nuovo palazzo comunale (2). Il giardinetto si trova in comunicazione colla vasta ed elegante bottega da calle Che pei- architettura e disposizione è la più bella di quelle della provini ia goriziana. U) Si veda la lav. III. (?) Vedasi l'illustrazione tav. VI. Fra te dssociaziqni, il •< Casino sociale», che ha la sede al primo piano dell' or menzionato palazzo, è d'ornamento alla città; poiché ha per ifccopola lèt-hua ed in generale la coltura dello spirito, nonché la riunione dei suoi membri a sociali trattenimenti; escludendo qualsiasi tendenza politica o religiosa. Nella sala, di lettura è permesso l'accesso ai fera-stieri di passaggio e a quelle persone la cui dimora in Monfalenne, ad oggetto di cura o por altro scopo, >ion sia maggiore di tre mesi, sempre però qualora vengano presentati da un socio. Questa società rondala nel 1883 ionia ora settanta soci, dispone di ventidue giornali tra politici, educativi ed illustrati, ed ha una biblioteca di oltre settecento opere. Non meno di decoro ò la « Società Monfalconese di Mutuo Soccorso ». l'ondata nel 1881, e che ha per base l'unione, o per line il mutuo soccorso materiale intellettuale e morale dei soci. Nel ol Dicembre ÌÉ90 contava cfentotrentasette soci; aveva un calatale di oltre 7000 fior, ed una biblioteca con trecento volumi I1). Neil' anno 1800 fu costituito un corpo volontario dei civici pompieri; e da parecchio s'istituì la hainhi musicale, diretta presentemente del maestro Urbano Set t.( >i i ti n i ; la (pialo la sentire sovente, durante la stagione estiva, i suoi melodiosi concenti. Mont'alcone vanta inoltre un gruppo della « Lega nazionale» con centosessantacinqUe soci ; Lega, come è noto, tendente alla istituzione ed al mantenimento di scuole italiane entro i confini dell' Impero, in 11) Oltre le menzionate biblioteche vi sono ancora: La parrocchiale con uni che 500 tomi. La magistrale, per tutti i maestri delle scuole popolari del distretto giudiziario di Monfalcone, che consta per ora di 180 opere, 230 volumi e 70 fascicoli. La scolastica con 1500 volumi, per gli allievi delle scuole popolari della città. In argomenti scientifici si può consultare la biblioteca privata del sig. Carlo ronzar, pedagogista ; la quale componesi principalmente d'opere di Filosofia scientifica, Biologia, Psicologia, Pedagogia, Economia potnica, Storia politico-letterària. Questa biblioteca consta di (dire Rimi opere, con circa 1100 volumi; e per la squisita bontà e gentilezza dell'esimio signor Proprietario, a persone forestiere, che qui si trovassero per diporto o per oggetto di cura, é concesso approfittarne. luoghi di popolazione mista, spet ialmente sul confine linguistico ('). * * ' • Anche questa città annovera alcuni personàggi meritevoli di menzione. Accenneremo solo ai principali : Giovanni Zanettini. Visse nei secolo \\ ; fu Irate francescano, filosofò e teologo insigne. Nel capitolo generale, tenuto in Venezia nel 1466, venne innal- 0) I Monfaleoiiesi liaiino in o^tii tempo temilo alto il vessillo della propria nazionalità; e dìfatti, mentre nel 186;j Cult' Italia festeggiava il centenario del nostro Sommo poeta, la città di Monfalcone soia in tutta la provincia, oltre Gorizia, festeggiava un tale patriotieo avvenimento, nel modo descritto dal Temilo giornale triestino d'allora, dd.11 Giovedì |£ maggio 1865, N.° 117, anno V , al quale cediamo la parola : «Monfalcone, 16 maggio. « (G. S ) H sommo Poeta, e creature della Diritta Comoiedla, il sapiente « politico, l'insigne filosofo, il gran Profetasi ebbe anche nella piccola » città di Monfalcone quel tributo di onori e venerazione clic i mezzi ri-astretti e le circostanze locali permettevano, onori però resi con larghezza • di affetto c di amore guanto è largo I' all'etto e l'amore di patria che in «questoestremo lembo d Italia, Infiamma il petto dei non degeneri figli suoi. « La sala del municipio raccoglieva ieri a sera 11 più eletto convegno • sociale tutto assorto con religioso silenzio alla contemplazione di quelli» l'immortale il di cui busto alto locato esponeyasi ad omaggio nel fan-lestissimo secentesimo anniversario natalizio. « I,'accademia veniva aperta con un breve e forbito discorso dell'e- • gregio sig. Ferdinando b.r Tamburinò, il quale ha il merito altresì di » essere stato il principale organizzatore della medesima ; e questo discorso «ebbe 1' unanime applauso, talché, permettendolo la modestia dell'autore, «verrà reso di pubblica ragione. «Indi a senso del (issato programma diversi signori dilettanti e gentili donzelle associati in nobile gara eseguivano scélti pezzi di musica «vocale ed (Strumentate alternati dalla declamazione dei due canti III e ■ \-XXI li deìV Inferno. «Dire partitamente del merilo speciale di ogni uno degli esecutori •Sarebbe ^rave e delicato assunto, quindi basti accennare che tutti si di-» Stinsero senza eccezione, e furono meritatamente' ricambiati dei più cor-» diali applausi. — Per debito d'imparzialità, e senza ombra di voler detrarre al merito altrui, devesi ricordare che il concertino a violino e • pianoforte, eseguito dalle gentili giova nette Erminia Boriavia e Rosina «Travisali, nonché il notturni no a due voci (signorina Annetta Moro, e «sig. Valentino Pasqualis) destarono le simpatie maggiori. li difati am-»miravasi nella Honavia la bella espressione con cui tratta il violino, «l'ottima scuola d'arco che vi apprese, e il genio musicale in cui scorti gesi particolarnienie inspirata: nella Trevisan la somma precisione nel «tempo, e il bel tocco delle note, per cui oltre all' accompagnamento ebbe • campo maggiore di spiegare la sua ahilità nel pezzo per pianoforte solo, «che s'intitola La campana del monastero. «Nei cantanti era segno di ammirazione la bella e robusta voce tanto » nel soprano che nel baritono, e la nitida e perfetta esecuzione. «a! sig. Benedetto Moro maestro dell'istituto filarmonico, la di cui >■ valentia é ben nota, spetta ogni lode per aver ottimamente istruita, e • diretta la parte musicale; di più ei lasciava I uditorio entusiasmato Cpi zalo al posto ili mitrato generale del suo ordino. Dal Papa Sisto IV fu spodilo nunzio apostolico a Ferdinando V re delle Spagne; e duo volto alla Veneta Repubblica. Morì nel 1478 vescovo di Trevigi, compianto da (pici cittadini poi- lo sue beneficenze. Rinaldo Scaracchio. Nato a Gratis, nella seconda mela del secolo XVI, da famiglia iiionfalconese. Ebbe per pàtri no al Sacro l'onte I' Imperatore Ferdinando II. fu sacerdote insigne; per nove anni vescovo di Trieslr, morì vescovo di Lubiana nel 1640. Si narra che, sondi» difettoso e (piasi impotenti' a pronunciare hi lèttera /■, in un'orazione recitala dinanzi all'Imperatore egli avesse lai lettera con sì grand'arte evitata, da non far scemare il pregio della eloquen-lissima orazione er la pittura,*:talchè i suoi genitofi Vollero assecondare (ale disposizione, affidando la giovane Marianna al celebre miniatore Solferini di Trieste, il (piale la iniziò nell'arte »leri coh l'opinione dell'i più a litichi accreditati storici e geografi la-«sciando poi in resto In decisione alli leggitori più giudiziosi e meno » pregiudienli. « iimmissis » I Qui cita un' infiniti di scrittori antichi e moderni che parlarono sopra ii limavo, e die tutti concordi lo ritengono sempre quello che sbocca a 8. Qiov. di Duino). « Ma come in tutti i tempi sogliono sempre insorgere de' talenti per» >spirari e fervidi ; cosi il signor Francesco Almerigotti lustinopglitano » per dare al mondo un saggio delle sue belle cognizioni ha voluto ancor «lui pubblicare nel particolare un critico suo ragionamento. Con questo «travisando egli in modo veramente osservabile dalle vie tenute e sempre «rispettate sino dalli stessi suoi compatrioti, avendo voluto contro l'universale afipettBZlone dilatar i confini dell'Istria oltre il nostm Friuli, si »é indotto nel tempo stesso voler trasferire il detto nostro fiume nella «Piave e 'ragliamento. Ma buon per noi che a fronte di tutte le sottilissime di lui introduzioni e ricerche non ha saputo neppnr esso determi-» nnrsi a quali dell'i detti due fiumi possa meglio adattarsi il vero Timavo, «poiché parlando della Piave li manca l'accennato Lago di bivio, e nei "'ragliamento non sa ritrovare il bosco riferito da Strnbone, nò alcuno • di quei segni e caratteri, co' quali da tutti gli antichi e moderni scrittori » il vero 'limavo ci viene indicato Con tutto ciò si è egli lusingato di poter «correggere 1' antica Geografie coll'addottar per veri quo'fatti, che, dalla «comune opinione dell i più intendenti furono sempre riconosciuti per manifesti equivoci, e di Stabilirsi a genio uno nuovo (Storiografo sistema col «correggere, e rimbrottare senza riserva anco gli scrittori più rispettabili. «Ma guai al mondo se fosse da potersi addottare quanto egli riflette, e «più di tutto povera l'antica nostra Venezia che della più vasta, della » più ricca e della più potente provincia ch'ella é stata riconosciuta do-■> vrebbe credersi in consonanza della di lui dottrina, che fosse la più «ristretta, la più infelice, e la più miserabile di tutte le altre d'Italia. Per «involarci il nostro 'rimavo egli si è dato a sostenere che la nostra Aqui-»leja fosse situata nell'Istria e Dalmazia, perché queste un tempo furono «comprese nell'Illirico, e l'ultimo orientai confine della Venezia lo sta-« hilisce nel 'ragliamento, 0 nella Piave. Ma come provare l'assunto se la »delta Aquileja dacché ha sortito il nome, e fu dedotta colonia, si ha da «Irrefragabili testimonianze, che fu sempre compresa fra le città d'Italia, »e dopo il di Lei ingrandimento anzi dell'Illiria stessa fu considerata la » prima dopo Doma?». (I) Abbenehè non sia da parlare delle persone viventi, crediamo equo non tacere del favore incontrato in Italia ed altrove da alcuni scritti morali e scientifici d'indole didattica pubblicati non ha guari da un egregio studioso contemporaneo; e cosi pure dell'altro che manifestò le sue vaste cognizioni storiche e la perfetta conoscenza dei classici latini, illustrando maestrevolmente parte dell'opera del Dal Ben di cui parlammo. Più tardi recavasi a Venezia per istudiare i sublimi lavori del Tiziano, del Tinto retto e di altri insigni pittori, e di là passò a Bologna, Firenze, Napoli e Roma ove le fu dalo di far relazione eol-Timmortale Canova; il (piale, avendola conosciuta dotata di singolare altitudine per il disegno e per la pittura, le pose affetto speciale e le fu prodigo di preziosi consigli. La Pascoli ne approffìttò per modo, clic i suoi lavori vennero tosto grandemente stimati. Ritornata a Venezia, si unì in matrimonio col-L avvocato Angelo Angeli e vi ebbe un tiglio ed una lì gli a. Malgrado le preoccupazioni ed i pensieri di vera sposa ed amorevolissima madre, non cessò dì proseguire nell'arte sua prediletta; dedicandosi specialmente alla miniatura. Esegui molte copie dei più estimati lavori del Tiziano, de] Tlritoretto, di Paolo Veronese e di Giovanni Bellini, le quali sono veramente degne d' ammirazione pel colorito e per aver saputo ridurre a piccole proporzioni i grandi lavori di quei sommi artisti. Alcune di tali copio fregiano tutt'ora le. gallerie imperiali di Schòmbrunn e di Pietroburgo. Il Cicognara, illustre autore Della Pittura, la acclamava eccellente nell' appropriarsi la maniera di ciascun pittore; perchè i suoi lavori si distinguevano pei- possedere le qualità medesime degli originali ; e per la sua rara valentia in questo ramo, l'accademia di S. Luca in Roma, e quella di Belle Arti in Venezia vollero onorarla ascrivendola fra i loro soci onorari. Si noti che non giungeva a Venezia straniero intelligente e di vaglia, il (pialo non visitasse il suo studio, per averne qualche saggio. Oltre essere stata la Pascoli una distinta pittrice, era dotata di altre belle qualità; il suo conversare era lepido e sapeva con ispirilo trattenere la società di dotti personaggi che conveniva, in sua casa ; e possedeva inoltre la facilità di verseggiare, specialmente in dialetto veneziano. il - A l>l hm ir I ir accasala in Venezia, non aveva mai dimenticata la sua cara patria, la bella Monfalcone; ed ogni anno veniva a passarvi qualche mese d'autunno presso le amiche. Nel 181-0, pochi giorni dopo il suo arrivo, s'ammalò, e ai 28 d'ottoOfe, d'anni 56, esalava I'ultimo respiro in quella terra amata dove aveva bevute le pi-ime aure vitali ('). Luigia Pascoli nacque in Monfalcone il 23 ottobre 1805 e visse quasi sempre a Venezia. Apprese anch'essa l'arie della pittura, tanto ad olio che in miniatura; e la sorella Marianna le fu la prima maestra. Sofferente negli occhi, dovette abbandonare la miniatura e dedicarsi al pastello, in cui riuscì a perfeziono, e perciò essa puro venne ascritta a socia onoraria dell'Accademia di l'elle Arti in Venezia. I suoi lavori, parecchi dei quali furono ammirati nella « Mostra dei quadri in Gorizia» nell'autunno 1887, vanno lodati per accuratezza di disegno e pei1 l'otti ino colorito. Di uno, rappresentante una Romana, è proprietario il (\tr Doimo Vaìentinis di Monfalcone. Luigia Pascoli morì in Bologna il 3 aprile 1882, ove fu colta da grave malore, mentre, reduce da Roma, ritornava nella sua prediletta Venezia (2). Marco D.r Desenibus nativo di Chiopris, villaggio del distretto di Cormons, esercitò per molti anni l'arte medica in Monfalcone e con testamento 24 aprile 1786 lasciava la propria casa, sita in Borgo San Michele di questa città, marcata ora col numero 297, [ter uso di ospedale e casa di ricovero: nonché una sostanza di circa 24 mila fiorini (3) pel mantenimento dei poveri ammalati e ricoverati. Egli moriva li 11 (1) Pascoli Marianna dedirossi pur* alla pittura ad olio e nella sacriti,! del duomo di Monfalcone v'óuna pala d'altare rappresentante la Madonna del Carmine, da essa incominciala ma non ultimata. (21 I.e sorelle Marianna e Luigia Pascoli erano nipoti del parroco Biagio dott. Pascoli di cui abbiamo parlato. (%) Il testamento Desenibus io non l'ho letto. Per quanto lo ricercai, non mi l'u possibile averlo s'ott'occhio; perciò, se dico cieca 24 mila fiorini, lo dico per bocca di un vecchio Consigliere Comunale. Griugno 1790 nell'età di 80 anni e venne sepolto in questo duomo nella cripta della confraternita del S. S. Sacramento <:t). E parlando ancora Ó£\Y Ospedale è bene a sapersi (die indi'anno 1853 il podestà Giovanni Gratarol comperava là casa Alessi, segnala col Numero 497, per meschissimo prezzo; e, visio che quella Desenibus era divenuta angusta per l'aumentato numero degli ammalati e ricoverati, la cedeva per la medesima somma al Comune, allineile l'Ospedale venisse ivi traslocato (ciò che avvenne nel 1854), nel tpial posto anche presentemente si trova, Il Gratarol si ricordò de] l'io Luogo pure alla sua morie, con un legato di fiorini 200. Anche il parroco di Monfalcone Nicolò Ziz, di dui si parlerà ne] capitolo \ |, non dimenticò, morendo, la pia casa, e testava a favore della stessa un capitale di fiorini 2000. A perpetuare il nome dei benefattori, nell'atrio del provvido Istituto si trovano scolpite sul marmo le seguenti l re iscrizioni : n deklin A . MARCO . DÈSENIBVS: \l EDI CO • ESlMip . IN . MOM'AiaONe OHIO . SOLERTE • SÌ . CRESTA VA A . SOLLIEVO . DELL ÈGRA . VMANITA E . MORENDO . b'ANNO . M.U.Ci \c TVTTA . LA . ŠVA . SOSTANZA PER . FONDARE , QVESTO . PIO , ISTITVTÒ LARGIVA IL . MVNICIPIO . È ■ LA . DIREZIONE PERCHÈ . IH . TANTO HENEFIOIO RESTASSE . ETERNA . MEMORIA QVESTA . LAPIDE . POSEKO M.D.CCC.LV. (3) La cripta del Ss. Sacramento è fra l'altare di S. Hocco e Quello dì S. Giovanni Battista. ili fronte Al, . podestà Giovanni Gratarol pel . di. evi . zelo l'anno 1853 allo . antico . qvasi . crollante qvesto . ospitale ha . lvi . ricordato . anche . in . morte sostitvivasi -la . direzione . pose n sinistra \ . nicolò . ziz parroco . decano . in . moni all'une il . qvale passato . a . miglio!! . vita l'anno . m.n.coc.liii con . cristiana . mvnieicenza il . frvtto . delle . s ve . privazioni a . pii . scopi . assegnando qvesto . asilo . del . povero non . preteriva la . direzione . dell' istitvto riconoscente . pose m.d.ccc.lv Biagio Valle, triestino, ingegnere ed architetto. Dal 1860 abitava in questa città, dove teneva dei beni. Fu per molti anni, ispettore locale delle scuole popolari, e morendo, nel 1879, lasciava un legato di fiorini 500, perchè ne fossero devoluti gli interessi, ogni anno, a vestire poveri, buoni e bravi scolari, appartenenti al Comune. Quanto venimmo brèvemente esponendo come più rimarchevole su Monfatcone, non è certo tulio ciò eh' essa può vantare, l cittadini pni od i loro rappresentanti bramano pregiarsi più delle innovazióni rosi1 indispensabili in ogni luogo di cura, elle stanno por attuare, o ciò anclje in vantaggio del proprio avanzamento morale e materiale; anziché gloriarsi solamente delle istituzioni Insufficienti del passato. L'avvenire arrìda a tali nobili iniziative1 LA CITTÀ MURATA DI MONFALCONE VEDUTA A VOLO D'UCCELLO. CAPITOLO 1\ Lé Terme Roman« (I) — Le Isole CJare — La chiesa il i st. Antonio Abate e la benedizione degli Animali — La Grotta «lei « Diani Zol » e la su» leggenda — Il Monte della Punta. — Bel fori e — Il « Lisert » (Laeuni limavi) e In caccia palustre. ,i,a strada postale che Congìunge Trieste col !■ i mli. duo chilometri cina da Motil'a Icone, ai piedi di mi piccolo collo dotto Manie ili Si. Antonio stanno lo rinomato ed antiche Terme, conosciute già ;il tempo dei Romani, elle assai le frequentavano j e perciò portanti tutt'ora il nomo di Terme llnmnne. Le molte rovine rinvenute india loro riattivazione, le iscrizioni votive per le ottenute guarigioni ('2l ■ ome pere gli avanzi di vasi di terra cotta, di vari attrezzi domestici e di molti istrumenti d'arte ivi trovati, dimostrano ad evidenza l'uso che facevano U) Molti furono gli autori rlie scrissero più o meno dei Bagni di Mon-IhIcone, fra i quali menzioneremo 1 principali; cioè: Plinio, Leandro Alberti, Giacopo Val vagone, Palladio, Giovanni candido, vincenti, Giacomo Filippo del BOH, Dott. Pietro Wanteilinjier medico, B. decrantz Professore di Vienna, K. D.r Paluna, D.r Leopoldo Tlionhauser, U.r Franco, G. Batta Vidali, Tomaso Antonio D.r Catullo professore all' Uninersità, di Padova. Giuseppe D.r Degrassi, Ferdinando D.r Tamburlini, D.r Giacomo Attilio cenedetla, Pietro D.r Kandler, Lorenzo D.r Lorenzutti, Simone Guglielmo, Luigi ChlozzA ecc. ecc. (2) Fra le lapidi rinvenute v'ó una col molto: «FONTI - SÀNCTIS simak - 8ACRUM ». Nel fare gli scavi peli'attuale fabbricato, nell'anno 1838, se ne scoperse un'altra con la scritta: AB VD HV — SICVT Interpretata per: Acqua - Benedicta - Virtus - Dei - Redemptio - Vitae wm Sicut. Si trovò pure anni addietro un tubo di piombo sui quale si leggeva: ACQVA - DEI - ET - VITAE. — iS — i Romani di queste Terme, dediti rome erano in generale ai Frequenti lavacri. A. confermare maggiormente il suesposto, basta ricordare il tempio, dedicato dagli antichi Aquilejesi alla Speranza i1): dove i concorrenti alle Teline scioglievano i loro voti per la ricuperata saltile. Ivi i sacerdoti pagani, abusando della credulità degli infermi, attribuivano agli dei i meravigliosi effetti, persuadendo le [dobi, che i geni vegliavano su queste Tenne e che due stavano sempre a custodia della Ionie (adulo l'Impero Romano, e per le irruzioni dei Barbari che furibondi calavano su questo suolo chiamato Porta <(' Ha Ha, portando dovunque la deso lazione e la morte; queste Terme caddero con la distruzione d'A.quileja, rimanendo sepolte e dimenticate sotto le rovine dei fabbricati (die le circondavano. Di esse non si turarono uè i duchi del Friuli, ne i palliar, hi d'Aquilejaj e non risorsero se non sotto il dominio della Serenissima, nell'anno 1433, dopo (piasi un millennio di oblìo. Era in quei (U Che ijuivi sin stato il tempio dedicalo alla speranza, e proprio nelle adiacenze dove oggi sorge la chiesa, di s. Giovanni al rimavo, io dimostrano le tre seguenti lapidi che nel mivo della stessa stanno incestate : SPEJ . AVO. TAVCUNIVS ÓPTATV8 . EyP DE.GENTIL VIR.CLAO PUÒ . SALVI F, TAVCOiM. OPTATI F1I.I.S\ l.BQVTT. ROM V. M SPEI . AVO sa Imperlale e di Tito Giulio Aquilino. tempo podestà di Monta leone Francesco N ; m i (1h il quale con la lettura di Plinio, e colle indicazioni di altri autori, rinvenne la Conto, e vi fece costruirò una vasca in pietra lunga. 30 piedi e larga 1.2 (*), l'iii lardi si fabbricava a lato di questa una meschi-tlìssima osteria, ove ricorrevano e si trattenevano quei pochi (die tacevano uso dei bagni. Sentinelle per l'invasione dei Turchi (1470-1499) c per lo guerre austro-venete < 1506-1517) anche quei modesti edifici furono ridotti in rovina, mai restando (die le sole nude e scoperte muraglie Cosi abbandonati rimasero lino all'anno 1590, in cui si dettero in affitto a Chechin /anco e lì oggi or Scarlicchio di Mon- lalcone; i (piali, dopo averli riparati in parlo, li sol-taffittarono al noli. Valerio de Itiva patrizio veneto. Al comparire degli l'scocchi (1615) i bagni vennero nuovamente danneggiali e mm furono riaddat-tati allo scopo so non dopo molti anni, dagli eredi del noli, do Riva or nominato; i «piali li tennero in arrenda lino al 1687, pagando annualmente pochi lineati alla Comunità di Mfonfalcone. l'ero, con lutti i restauri praticati, le persone agiate non ricorrevano volentieri a queste Terme, piacile mancanti dei comodi indispensabili, essendo esposte a tutte lo vicissitudini atmosferiche, lino al 171)7 che i fratelli Mattiassi (8) le presero in affitto, (1) Memori I Mou l'alronesi dell'Oper« di questo egregio cittadino, ordinala a 1111111111 <-i > \ imi in 'j.,■ io, m- pi'i'i'i'luri i-olio la memoriti con una lapide, la (piale ori si trova nell'interno del nuovo fabbricato. Qui la riportiamo fedelmente : MAONIFICVS . PR.ETOR . NANI . FRANOISCVS . AMATOK IVSTl'l I.K . QVB • BONIS . BT • AMARV8 . ET . HOSTIS . INIQV1S IVSTOS EX IT CVNCTOS . DVLGISSIMB - REXIT FALCONIS . MONTIS . PORTVM . RENOVANDO . sai,VTIS UIC PVNDAV1K) . nl'VS . FELIX ■ ME.MOIt \i5ii.E ■ CVNCTIS MVNDAV1T . FOVEAM . STVIMOSE . FERE . CORRVPTAM HAI.NEA . roNSTRVXIT . IAM , PERDITA . DIONE , RKHVXIT vniho . PARIT . FRVCTVS . SPLENDENS . 8VA ■ MAMMA . VIRTVS .......MIl.F.SIMo . QVADRlNOKNTESlMd . TRK i ESIMO . T E RT K » (t) 30 piedi veneti sono eguali a metri o */, e 12 piedi a inetri 3 «/«■ (3) l,a famiglia, di questi benemeriti cittadini monfalcoiiesi si est.inse In linea mascolina con la morte del signor Federico, avvenuta nel 1878, padre della «Ignora Maria maritata al signor silvano (laudusio i. r. Giudice distrettuale. facendovi erigerò un modesto fabbricato con sette camerini e rispettive vasche in legno, ed altrettante camerette da letto. Nel 1823 il conto Bortolo Susana le prese in arrenda aumentando il numero delle vasche e dei letti. l'or iniziativa E" 1-rH I 6Ìb UT i V I I I I Il I Ha <4l e per l'operosità indefessa del signor Francesco Osi rogo vidi i. r. Commissario in Monfalcone, sur-se nel 1840 una Società per a-zioni, la quale eresse ratinale vasto edili ciò che, venduto nel 1868 al triestino Giuseppe cava-lier Tonello (*), ebbe nuovi e notevoli miglioramenti. Molto il Tonello, i suoi eredi vendettero lo stabilimento nel 1874 al signor Giorgio Settornini (*); nel 1878 passava, per Pianta del fabbricato dei bagni. (*) (Il Nello stipulare il contratto di cessione al signor Giuseppe cavaliere Tonello, il Comune permei leva al proprietario dell' edificio di poter trasportare le Acque Ternta/i in qualsiasi pimlo del raggio comunale, ma non fuori dello stesso, e ciò per P insistente proposta del monfalconese consigliere municipale e membro delia aire/ione dello stabilimento il signor Antonio f.iinandi, farmacista in Trieste; obbligo luti'ora in vigore. Ci) Il signor Giorgio Sctloiniiii mise lauta cura e lauto amore a queste Terme da attirarvi sempre un maggior numero di accorrenti. K difatti, mentre nell'anno 1873 si contavano 'J;>7 bagnanti, nel 1877 salirono a ben 48«. (*) Kcco le indicazioni relative alla pianta del fabbricato: !>) Lavatoio del macchinista 10) Cortili interni 111 corridoio 0) Camerini con vasche di marmo 1) Peristilio 2) Atrio 3) stanza d'aspetto pei Signori 4) » » per le Signore 5) camerini con letto tìl Spogliatoi 7) Vasconi per nuoto 8) Macchina a vapore 12) Cassa 13, 14) Stanze del medico ì'ì) Stanzi; amnioliigliale 10) cucina 17) Alloggio del custode compera, prima in proprietà di David I. Salon, e poi dei leste defunto avvocato Giuseppe dottor Itabl (*), Lo stabilimento balneario, dei quale teniamo parola, è un bel fabbricato (2) fornito di parecchi locali còmodi e arredati sufficientemente. L'ingresso, al piano terreno, è elegante. Innanzi a questo sta un peristilio capace d' una vettura, chiuso da un portone per isohivar le nocive correnti d'aria ali uscita dal bagno. Dalle due spaziose sale di convegno: una per le Signore, l'altra pei Signori; si passa, noi lunghi corridoi Rancheggiati dagli stanzini da bagno forniti ciascuno di comoda vasca marmorea, e dalle camerette. -—Non mancano le grandi vasche pel nuoto, tanto per le Signore (die poi Signori. — Al primo piano vi sono stanze con più o meno lusso ammobigliate. Così si facilita la dimora anche alle persone avvezze ad agi maggiori e che per le loro sofferenze non potrebbero tollerare le gite giornaliere. Tra te stanze, c'è un vasto salone che comunica con terrazzo, dal quale si gode veduta magnifica; anche al piano terreno vi sono stanze decorose che si affittano a prezzi modicissimi (;!). L'acqua termale sgorga di sotterra alla temperatura di 39-40° centigradi, e appena venula a contatto dell'aria perde l'odore di idrogeno solforato. Raffreddandosi, resta limpida e chiara, e convenientemente rinchiusa, rimane tale anche pei? anni ed anni. Come esce dalla fonte, ha odore e sapore di uovafraeide; più tardi, cangia il sapore in amaro salato, piuttosto nauseante. Tali semplici l'atti addimostrano falsa I' idea di certuni, che la termale sia poco più che acqua marina. Questa bensì vi si mescola, arrivandovi per i (I) Si osservi, che il solo edificio è reale proprietà, dell'acquirente. Le Acque sono sempre proprietà del Comune e per l'uso delle stesse il proprietario dello stabilimento ha l'obbligo: di versare alla. Cassa comunale di Monfalcone annui fi.300, inoltre di tenere aperti i bagni dal 15 maggio al ir> settembre e di più ancora di concederò l'uso gratuito dei medesimi ai poveri della città di Monfalcone. ("£) Vedasi l'illustrazione tav. VII, (3) si veda alla line del Capitolo la tabella D. 6N lucali di sotto il monti cello di Sant'Antonio; ma non la, costituisce che in parte. E che avvenga 1' unione dello acque marine con le aopie del Ionie, emerge pia- l'abbondanza di cloruro ili sodio contenuto in queste, e per l'alzarsi e l'abbassarsi loro col flusso e riflusso del maro. Il Cado poteva venire osservato da tutti (piando la gran vasca, ora copiala dal fabbricalo, era Frequentata dai bagnanti, i (piali vi si solevano immergere al tempo dell'alta marea, ritenendo (die, col (fescere del volume, l'acqua aumentasse ;ì — Molli sono gT informi che ricórrono alle nostre Tonno, e celebri furono te guarigioni ottenute in ogni tempo. E conio all' Epoca Romana sono stalo visitate da ('osati e da Patrizi, così audio al presente l'Imperatore Francesco I °, e suo fratello l'Arciduca Giovanni, attratti dalla rinomanza loro, le visitarono con interesse, è ciò rilevasi dallo seguenti iscrizioni che (invalisi nell'atrio dello stabilimento: D . o . M [OÀNNl . arcuidvci . PRINpIPl • ORNÀTISSIMO . i l; ascisi a . i . CAESARIS . germano.FRATRI. l'.ai.nka . ista . a ki ! e . privato . aptivs . INSTRVCTA . per . qvam . peni (in k visi.sti . in . tanti . honoris . memoria m . p.C. FRATRES . m atti assi . die . xvi . aprii.is . anso . M.D.CCC.IV . I» . FRANCISCO . i . CLEMENTI . PEPICI . PVP . SAI.VTls . PATRI . UIC ADEVNTI . P.C. FRATRES . MATTI ASSI . \\ \ . APIÌII.IS . M.ll.t'OC.Wl . K cttnie della gloriosa epoca romana rinveniamo lapidi votive, cosi oggi vediamo appese alle pareti dei corridoi grucce e bastoni lasciativi dai guariti con rispetti vri dedica di ringraziamento. Krn le tante, trascriviamo : « Il euor commosso no] partir ni' invila «A rammentare il dì che a queste porle «Pallida mi portar, triste e piangente!,.. « Oggi e persone o luoglii dolcemente «Benedico, elio tolta ad una vila «M'hanno, peggior della piii orrenda morte» li 30 Settembre isso. Giulia Delfino Clembncich (')■ A convincersi della efficacia ohe hanno le nostre lei ine per un grande numero di infermità e malori, basti osservare il Riassunto Generale delle Malattie curate negli anni 1877-78-79 nelle acque termali di Monfalcone per Ferdinando D.r Tamburlini (2). Dal rapporto annuario pubblicato nel 1874 dal medico medesimo, si rileva che in quo]!' anno si cominciò ad esperimentare i fanghi (3) che copiosi e naturali si trovano neh"antica vasca rettangolare. Le fangature corrisposero a meraviglia, e gì'infermi che le usarono ne furono oltremodo soddisfatti. * • * Pochissimi sono i bagnanti, che prendono alloggio nello stabilimento bajneario, Quelli òhe ivi dimorano sono al solito i più infermi, o i più indigenti. (Ili altri si acconciano in questo 0 in quello dei comodi (I) La signóra Delfino Clemeneich si trovava talménte inferma, che dalla, cantera al bagno veniva portata su di una branda. Uopo venti giorni risanò in modo da poter camminare senza aiuto e senza sostegno. La branda che le servi trovasi appesa nello stahilimenlo. 12) Vedasi il Riassunto tabella n alla line del Capitolo presente pubblicato dal D.r Tamburlini, il quale fu uno dei più zelanti fra quelli che contribuirono a migliorare le 'l'erme ed a richiamare un maggior numero di bagnanti. Il benemerito medico moriva il i t maggio isss. (3) I fanghi e la loro efficacia si conoscevano ancora nel 1504, e ciò si rileva da un accordo l'alto Ini la comunità di Monfalcone Coll'arren-dalore dei Bagni Valerio de Riva. M cap. VII. del detto accordo si legge: «che esso signor Valerio abbia libertà di disporre delle acque, et funghi » ad ogni suo piacere, eccetto però che sia obbliga di lasciar senza pnga-» mento che ogni uno che sia abitante della Terra di Monfalcon 0 suo Tèr-»ritOrio possa valersene per suo uso et comodità». - r>5 alberghi (*) o presso qualche famiglia della città di Monfalcohe. Si recano giornalmente ai bagni in vetture, che partono d'ora in ora. appositamente (2). I bagni (n) si possono usare caldi, \'hh\i\\ o ad una temperatura media conforme alla preiscrizione del medico (4), che, duranti' le ore dei bagni, SÌ trova a disposizione dei richiedenti. Sempre pronti ed attenti sono pure gii altri addetti allo Stabilimento (R). * * # Allorché il palude laseri —il « Laeum Tintavi » dei Romani — era. quell'ampio lago che Plinio il vecchio ricorda, il Monte ili Sani'Antonio a,' piedi del quale stanno le Teline e quello della Punta, erano due isole, che lo scrittore latino citato chiamò le « Insnlae Clarae ». /7 Monte ili So ni' Antonio — adorno in primavera di bei ciclamini (6) — porta oggi tal nome perchè sullo stesso v'è la. chiesuola dedicata a Sant'Antonio (0 l'ra gli alberghi, il principale è 11 « Grande Albergo e Ristorante alla Posta» che dispone di oltre 30 camere beri ammohig'liate e ben ventilate, diretto dal simpatico Luigi Battistig, clic sa accògliere il l'nrastiero con quell'affabile premura, con (juel saper l'are. Che è lutto proprio del vero albergatore. Vedasi l'Elenco degli Alberghi alla fine del Capitolo, tabella C. (;') Si veda àllfl line del Capitolo tabella O i prezzi dei bacili, vetture, camere ecc. ecc. (3) 1/acqua termale dopo aver servilo per i bagni, esce per vari tubi di pietra, e va a depositarsi in un ampio fossato nel quale si conducono gli animali sofferenti, e specialmente i cavalli, con vantaggi evidentissimi', perche, si vede tosto un rapido miglioramento. (•e Medico .ieiio stabilimento è il distinto signor Giovanni n.r Maco-vich, il ipiale a richiesta del signori pazienti pratica anche il massaggio e la cura elettrica. (5) Ispettore dei bagni è il signor Urbano Settominl, il quale si dà ogni premura affinchè i signori bagnanti trovino tutte le possibili comoda;! sia nello Stabilimento che fuori. (0) Elenco di alcune piante rusticane che crescono in Friuli, i di cui flori adornano i monti, i colli ed il piano. sui monti fiorisce il bianco di monte ( Leontopodium alpinum — in tedesco Edelweiss), il rododendro ( Khododcmlrmi hirsiitum ). sui colli ed al piano il bucaneve (Galantus ni valla), la viola mammola (viola odorata), le primavere (Primula acaulia e Primula offlcinalis), il papavero ( Pana ver rlioeas), il ftoratlao ( Centauri) eyanus), la margherita [ chry- Banth<.....un iniranfinmmm), le pratoline (Bellls perennisi, la santoreggia (satureia montana), il camedrio ( Myosoti s palustris ), il crocco marzio l Ororus vermi»), il colchico autunnale (ColChicutn autunnale), la gine-ftrina (Lotus cornìculatus), le pervinche (vinca minor e major), i garofani pratensi (DlanthuS proli ter, lt. armeria, f>. carthuslanorum, p. superbns, n. deltoide», e D. caeslue),!! giglio turco giallo (Hemercocallis dava). Nelli» paludi poi l'iride a fiori gialli (Iris pseudocorus.ii La ninfea bianca (Nymphaea alba), la ninfea gialla (Nupliar luteum ), ecc. 86 Abate. ColaSSÙ si annuirà siill'allare laterale, a desila di chi entra, un quadro rappresentante la Vergine-, opera «li buon pennellai e che si ritiene della scinda del Bassano Anche gli aureschi «die coprono le pareli sono pregevoli, specialmente la Coéna Domini a sinistra di chi entra, opera de] 1400. Si deve credere che quésta piccola chiesa sia siala fabbricala, dai fedeli (piando infieriva la malattia del fuoco sacro (*) perchè a (al Santo si ricorreva pia' la guarigione. La sorte subita, nell'anno 1806, dalle altre chiosinole di Monfalcone, leccò pure a questa: cioè fu chiusa. Nel 1812 posta ai-I l'asta, venne comperata, per 800 franchi dal parroco d'allora Anton Lorenzo eav. Ilainis e restaurala dai fedeli. Era circondata da un piccolo cimitero lino al 1850, nel qual anno il tempietto subì un radicale restauro, e fu demolito il muro cadente che cingeva il cimitero. La campana, che slava nella cella sopra, la porta, è stata rubala nell'anno 1X17. Ai 17 gennaio d'ogni anno, in cui ricorro la li'Sla di detto Santo, qui si tiene la benedizione degli animali. I contadini della Desena accorrono numerosi conducendo i loro armenti, finita la Messa, Celebrata dal Etev.dó Parroco Decano di Monfalcone, questi, accompagnato dal elmo e recitando salmodie, esce dalla chiesa e girando fra gli animali schierali sul eolle, li cosparge di acqua benedetta. Se in dello giorno il tempo è calmo e l'aria limpida o dolco, grande è il concorso dol popolo. In tale occasiono i ragazzi scorazzano pel monticello, appiccando fuoco ai cespugli, clic stentatamente vegetano fra i macigni, e gettando grosse pietre nella « Grotta del Didu/ zott o « Grotta delle Fate». (o Iaropo edite principio in Lorena il morbo |>e lileiiziale del . fuoco sacro, che si sparse quindi per la Francia e per I' Itali». Onesta f t.erridiie inalatila consumava le carni del corpo umano e recava la mone - carbonizzando l'individuo. Da Qui la devo/ione dei popoli a Sant'Antonio Aitali', veneralo allora in Vienna del Itelliaato, :i cui rirorrevasi per hi guarigione, e poscia celebrato anche in Italia coli'erezione di tante chiese | in suo onore. Il pòpolo nella sua immaginazione (iene questa grotta per una tenebrosa spelonca, per uno spaventevole antro. Dicopo che s'estende fin sullo la chiesa di Sant'Antonio, e perciò dovrebbe allungarsi più centinaia di metri, méntre in realtà non s'interna ohe circa una decina, La fantasia di quegli no che in passalo, non senza sospetto, la visitarono, immaginò vedere scolpito nei macigni ligure di donne coi capelli arruffati, uomini in alto di minacciare e così via; all'"incontro, chi la visita oggi nulla vi scorge Noi passalo secolo furono molti i cercalesori che di notte tempo tentarono d'impadronirsi di somme favolose (dio, secondo essi, dovevano trovarsi india Grotta. V'entrarono con fiaccole accese, (dio furono Ixai tosto spinilo dallo sbattere dell'ali di grandi uccelli notturni, là entro annidali, e que' cercatori paurosi, ritenendo essine in prestanza, di lauti demoni alali, furono colti da tale spavento che a mala pena poterono uscire alla, luce. Arrivali alle loro case, alcuni, pochi giorni dopo, morirono! fra. coloro the fecero sì miseranda line, indi'anno t729 si contavano perfino due proli arciducali. (1) Diamo volentieri la descrizione di questa grotta fatta da un diligente visitatore: «Si discende in una stanza quasi rotonda, dalla quale si dipartono » due strade I/una ver so'occidente, lunga circa IO metri e presenta forme »svariate di stalattiti, si osserva la donna descritta dal Uri lira, appena » riCOnOSClblle per tale, come pure l'ammasso elle ra ppreseiifa il vercluo «seduto sul cassone colla barba fluente. Dietro questo ammasso havvi una «piccola grotta, nella quale s'entra per mi pertugio a stento. Tal grolla, » da poter capire soltanto un uomo in piedi, e adorna di Stali......liti h » stalattiti. «L'altra strada verso oriente conduce ad ima grolla da nessuno an-» cora descritta perché fino all'estate del 18«. ut impraticabile. Dopo un » indefesso lavorò — eseguito dai signori Arrigo Kraus giudice distrettuale, » Lorenzo D.r Gregoris, Giovanni D.r MaOOVlch medici, Antonio li.r Pereti cicli aggiunto giudiziàrio ed Alfredo D.r Zanoll» legale — si potè aprire » una via Che con angolo di circa 45° di approfonda nell'interno, onesta »via lunga una ventina di metri, fa un cubito, dal quale, per un pertugio »da pochi praticabile, si arriva ad una stanza — decorala da stalattiti in «formazione — in tondo alla quale si trova acqua buona a bersi a venie la. » temperatura di 16° C. hi là del piccolo stagno si scorgono altre piccole tri-otte. « innanzi al pertugio a cubilo si trovarono ossa umane: un teschio »ed altri frammenti di cranio; ma perché profani, non potemmo precisare «l'epoca loro. Dovevano essere però da parecchi Secoli, perchè sulla base «del i.si lan trovasi uno stalaminiia lungo 15 centimetri su Ci di diametro. « D'ogni dove si osservano magnifici 'stalattiti, formazioni ili cortine, «piccoli antri ed mitrili perfetta mente bianchi, trasparenti. «Il lavoro e stilo abbandonalo, ma lavorando molto si potrebbero » forse trovare altre vie che mettano in commi icazione con grotte maggiori ». 61 Clio simili fatti avvenissero allora, non è punto da stupirsi: poiché molle erano le ubbìe e lo superstizioni dio danzavano nei corvelli dei nostri poVeri nonni. Basta citare la seguènte leggenda che vivo ancora Ira, il popolo o Che io procurai raccogliere alla, meglio possibili1 : In tempi remotissimi sul moni iodio di Sant'Antonio, quand'osso era, ancora un'isola, vi l'u la continuazione di una grande guerra incominciata in terraferma. Uno fra i guerrieri aveva fatto, saccheggiando, un bottino tale da empire un gran cassone di moneto d'oro. Quand'era sulle mosse per partire col suo tesoro, una freccia nemica lo colpi ed il guerriero cadde moribondo al suolo. Vedendosi prossimo a morire, testò le sue ricchezze a lavoro dei poveri, pensando così di placare l'ira di Dio che tremenda gli sovrastava, pia- punirlo dello ruberie e degli assassini commessi. Appena morto (pad tristo, ecco comparire preSSO al cadavere un angelo sfolgorante di luco od un ori abile demonio. Il primo sosteneva (die, in base al testamento del defunto, il tesoro apparteneva ai poveri o ili' egli era incaricalo della disi ribuzione ; Tallio Intendeva che quelle ricchezze fossero roba, sua, perchè carpilo con saccheggi ed uccisioni. Dalle pando vennero ai falli, e dopo un'accanila lotta, vinse il demonio. Ma questi, india fretta di fuggire, lutto fuori di sé per la riportala vittoria, Correndo precipitò in questa grotta trascinandosi dietro il cassone, che gli si rovesciò addosso rompendogli 1,11:1 gamba. Il demonio divenne quindi zoppo, e da ciò <( L, la Rondine di mare (sterna liiruudo ), il dubbiano (Lama niarimis ), la ceccrdula maggiore (Alias crecca ) il garganella (Anas querquedula) ed altri. Principi miueralizzatori Bicarbonato calcico..... Carbonato calcico. . .' . ■ . Carbonato magnesico. . . . Bicarbonato magnesico. . - Carbonato ferrico...... Carbonato sodico...... Carbonato di litina..... Carbonato di stronziana . . Carli, di proton, di mangan. Solfato calcico •..... Solfato magnesico..... Solfato sodico........ Solfato potassico...... Stillimi sodico....... Cloruro potassico...... Cloruro magnesico..... Cloruro sodico....... Cloruro calcico....... Joduro magnesico..... Joduro sodico........ Bromuro magnesico . ■ . . Bromuro sodico....... Fluoruro calcico...... Fosfato alluminico..... Ossido alluminico...... Sesquioss, ferr, ed allumin, Ammoniaca......... Silice............ Nafta............ Materia organic. bitumili,. Materia organica...... PERDITA . . . SOMMA G-aB idrogeno solforato. . Gas acido carbonico • . • Gas idrog.pr otocarburato Gas azotico........ TEMPERATURA PESO SPECIFICO KONTI 1>I ISOLA SAN STEFANO M Analisi a n alisi Analisi Analisi Analisi Gonuizzi Mirscbi-Huber- Carlo Hauer G, A, Vidali 0 h i o z z J e Zampieri Briani del IS5^ del 1801 del 185C. del 1883 del 1877 0.200 ft.QOM 0.1554 — 0.7220 0.125 0,0616 — — — — — trarrli- — — _ — — — — - — 0.299 — — — - - - - 0.2430 0.559 n.0942 0.7é! 0.98n0 0,8905 — 0,8053 0.826 — — — — ~ traccie _ — __ _ traceie traccie — 0.214 1 .osimi 0.3793 0.257 1.5889 1.120 1.8864 3.2257 1.414 10.9974 9.725 — - 0.27? — — — trarrie — 0.030 - 0.0030 (uhi? - 0.002 _ — — — 0.0173 0 1554 0.020 — 0.(119 _ — — — — 0.0748 — — — — il.il 197 trareie traccie *— — 0.0210 0 00:9 — — — 6.7095 4,5638 3.039 14.801 S 12.843 ! 0.0045 Ò.Ò184 0.035 non determin. _ — — «letto 0.299 — — detto — 18.70 C. 20° c. da 36.50-37.5" C. da 37.5«-40« c. da 37»-io" ' lòoe 1,000801 1,1)02220 1015 1,0115 N A L C 0 N E AQUIS(il..\ \ \ Eonte dell'Imperatore ABANO Monto Irone Acqua marina tra le foci del 'l'i tua vo e quelle dell' Isonzo Cunedella 1860 0.1980 0.0860 0.0182 0,0845 0.0764 (1.(1037 2.0497 5.3166 0.0113 traccie 0.0290 0.O020 0.0190 0.0460 Annotazioni Analisi Carlo Hauer del 1858 Analisi Att, Cenedella del 18C0 Analisi Giusto de Liebig del 185d Analisi Ragazzini del 1844 A h n Marea Alta Marea Hassa Marea 0.40120 0.09840 1.15210 0.13140 3.87120 0,09760 0 02250 0.01060 0.37290 0.42880* 0.0115') 0.183 0.876 0.051 Q.J44 1.532 0.016 0.022 0.007 0.014 0.2120 0.0645 0.0151 0.9014 0.0136 1.5516 0.0525 3.3471 7.0102 0.0618 0.0285 0.0050 0.1981) 0.0556 0.0720 O4f60Ò 0 0681 0.0181 0.7530 0.0183 1.3846 O.i K '.37 3.0231 7.4779 0.0773 0.0337 0.0080 0.2570 0.0620 0.1000 0.15851 0.05147 0.00955 0.65040 0.0002!) 1) 00022 traccie 0.28272 0.15445 0.1 HI950 . 2.63940 0.00051 0.00860 traccie traccie traccie 0.06611 0.07517 *) con Bilicato di ferro 13.145 13.5883 13,6298 4.10190 6.59850 7.9404 traccie 0.0154 0.0154 0.236 0.4258 * * 0.4194» ♦ 0.2502 — 0.3250** * *) costituente — 0.0072 0.0072 0,0004 — — i bicarbonati "— — — 0.0160 — — da 3fy20.37.50 c. 380 e. 38.50 p, 55u C. 82<> C. — ',010132 1,015 1,015 1,00349 1.02202 Tabella b. RIASSUNTO GENERALE DELLE malattìe curate negli anni (817-78-79 nelle acque fermali ili .Uniifalcone per Ferdinando Dott. Taiuliiirlini. ; •- Guariti Migliorati Non guariti MALATTIE te £ * cz t. < m. t, m. f. m. f. C" 1. 135 123 119 108 15 13 1 2 2. Artrite con lesioni cardiache o vascolari 24 •> 7 li 20 20 D — 2 51 3*. Gotta.................... 35 45 11 3 *0 4 1 40 4. i z. 6 — — i 4 — i f, 5. 47 2.3 70 42 19 4 2 1 2 70 6. 8 11 19 7 8 1 o — — 19 7. 88 41 129 70 i9 17 10 2 129 8. 66 31 97 61 2t 5 8 2 97 9. 13 i 20 12 6 1 1 — — 20 10. Atassia lomomotrice progressiva..... 6 2 8 i — 4 2 1 — 8 1 li. Conti-azioni spasmodiche dei muscoli delle ! 1 — 1 1 — — — — 1 12. 11 19 4 1 5 6 2 i 19 13. 1 1 0 1 1 — — — 2 : H. Granfe degli scrittori........... 1 — Ì — — ' 1 — — 1 15. Emicrania.................. — 1 1 — 1 — — — 1 16. Eczema semplice.............. 28 21 -1'.» 23 14 5 7 — — 49 17. 3 3 6 2 I 1 •j — — 6 18, Emiplegia difierica............. — 1 1 _ 1 — — — — 1 10. — o 2 — 2 — — — — 2 20. 1 3 4 1 3 — — — 4 21. 2 3 5 2 3 — — — 5 22. » della resipola........ T l •> 1 1 — — — — 2 lì'. — 7 t — 7 — — - 7 24, V ■ - •) T-4r (M 2 1 j S-z z * * 26. Paralisi riflesse........'....... 27. Catarro gastro-intestinale......... 2t<. » della vescica .....». . . . 29. Paraplegia sifilitica............ 30. Sifiloma del fegato............. 31. Isterismo sifilitico......'....... 32. Artrite sifilitica............... 33. Eczema sifilitico.............. 34. Atassia progressiva sifilitica....... 35. Dolori osteocopi.............. 36. Eczema scrofoloso............. 37. Periostite e carie.....'......, . 38. Gonartrocace................ 39. Cexartrocace................ 40. Scrofolosi.................. 41. Lussazioni.................. 42. Fratture................... 43. Gonalgia traumatica............ 44. Coscalgia » . . .*......... 45. Ferita oV arma da fuoco al ginocchio . . 4 3 5 4 2 12 10 5 12 1 I 571 264 835 2 l ! 1 1 2 i 387 93 480 7} tU 1 3 1 1 1 3 6 1 14 5 6 12 6 7 15 12 10 14 1 1 1 968 357 1315 4 1 10 3 1 3 4 2 lì 8 5 12 1 463 292 92 82 11 13 —rr 5 lo 3 li 12 6 8 15 12 10 958 357 1315 Ci Tabella C. ELENCO degli Alberghi ili .Hmifalmne con rispettiva numero delle Camere e prezzi relativi. Z- b Insegna dell'Albergo Nome del Conduttore Nuni. delle Camere Prezzi delle n.edesime Osservazioni W) Alla Posta Battistig Luigi 30 da ti. 2 - CO t'Ei 1 è?" i|i i i 2 Alla Strada Ferrata Guanin Amalia 6 » » 1 - ). CO X-C • * i; cis oc * sH0* 3 Frasca Battistig Ved. Maria 4 sol. 80 - |« =E - = 4 Alla Città di Trieste Battisuma Maria 3 •da lì. 1 - g. 80 5 Al Cervo Miniussi Lorenzo 3 sol. 60 6 Grappolo d' Uva Bragagna Agostino » 50 - -~. - -=t- - 7 Frasca Cian Valentino 2 50- 8 All' Angelo Cosolo Ved. Orsola 2 * » 70 9 All' Aurora Donadig Ved. Anna 2 70 10 Frasca Drocher Floreano 2 » 70 > := - ~ r' B = ^ £ = - -_* - — z - ; ^ s; — — zs- 11 Andemo de Toni ■ Pischiutta Antonio 2 60 IS Alla Speranza Simonetti Giacinto 2 60 v-.é ~ 5 ^ ~ >T3 — ~~ _ — 13 Frasca Ceriani Agostino 1 50- 14 Al Gallo Lonzar Ved. Giacoma 1 50 g gjB x 5,» ' - = = _ lo Grappolo d' Uva Miceu Antonio 1 50 J6(2) Al Leon d'oro Perz Giovanni 60 (1) Si segue il numero delle camere e l'ordine alfabetiao. (2) Oltre questi 16 alberghi, vi sono atiche N.° 11 osterie. NB. In Monfalcone vi sono due macellerie, che forniscono giornalmente carne fresca, tanto di manzo che di vitello; vi è anche una pasticceria con unita liquoreria che fornisce pure giornalmente paste fresche. Ci Ci Tabella D. PREZZI «lei bagni, vetture, alloggi e lassa medica. PREZZO DEI BAGNI Un bagno con biancheria................. sol. 60 » » senza » . '............... » 50 Un ahbuonamonto per 12 bagni............. fi. c>.— ( l'anghi da soldi 20 a soldi 50) PREZZO DELLE VETTORE Un bromi) per S persone andata p ritorno.......il. 1.20 » posto nel brouin » » .......» 0.60 » » » Landau per 4 persone..........» 0.50 PREZZO pÉGLI ALLOGGI Pianoterra Con un letto, da soldi 50 a soldi 80 » due letti da liorini 1.— a boriili 1.50 Primo piano Con un letto............fiorini 1 » due letti da fiorii*! 1.20 a » 2 (non compresa 1' illuminazione) TASSA MEDICA IVr 6 bagni...........fiorini 1 » 12 » ........,. . . * » 2 » 18 » ........... » 3 NB. Bor poveri o persone (munite di regolari Certificati) appartenenti a Società di M. S., viene fatta una riduzione tanto sui prezzi d' alloggio che per quelli del bagno. Lo stabilimento e provveduto di cucina a prezzi convenienti, e la cuoca eseguisce a richiesta qualsiasi ordinazione. Tav. V, LA VIA DEL DUOMO DI .vIONt-'ALOONK CAPITOLO V. Il Tinnivo — I Veneti e le mandrie ilei cavalli — Il Tempio ili Diomede — Quello della dea Speranza Angusta — La badia di S. Giovanni al Timavo — La parrocchia — H malino — A Duino — Visita ilei castello — Ritorno a Monlalcone. Hi per diporto o por rum approfittasse un giorno delle salutari Terme prima descritte^ certo non abbandonerebbe questi luoghi senza visitare il villaggio di San Giovanni (*), presso il quale esce il misterioso Timavo : quel Tinnivo, dio da Virgilio viene rappres'entato, al suo sboccò, come una scena spettacolosa della natura, da mettejre in riguardò il passeggero e da obbligarlo ad arrostarsi ah che non volendo. E riteniamo vero che negli antichi tempi, al veder uscire improvviso il fiume dai crepàcci ili LTi chilometri, erompe grosso per tre bocche dal monteili s«n oiovanni
  • •> E spira in tulli gU atti il prisco onore». Erasmo i>j Valuasonr « La Caccia» Fra le tante costumanze di quei nostri lontani progenitori, degna di unta, è la seguente : ogni anno si tacevano radunare, in luogo pubblico, tutte le don-zolle ila marito, I giovani sceglievamo le piò belle, sborsando una somma, con la quale si dotavano quejfè rifiutate, perdio brutte, acciocché anche queste potessero cosi trovarsi uno sposo. * * * * Dove oggi si erge la chiesa.di San (iiovnuni di Duino, secondo alcuni storici sorgeva prima, come abbiamo dianzi accennalo, il tempio sacro a Diomede e poi quello alla dea, Speranza Augusta. Fu tale Li sorte di (piasi ludi i templi pagani: essere cioè convertili in chiese cristiane, non appena i credenti nella nuova fede poterono uscire dalle catacombe e professare liberamente il loro culto. E poi che San Benedette! ebbe introdotto nell'occidente la vita monastica, surse anche presso la Chiesa di San Giovanni un cenobio di Benedettini, che contavasi fra i primi d' Italia, e lo si riteneva per il più antico del Frinii: perchè creduto «'retto già nel IV.° secolo dell' èra nostra. Varie furono le distruzioni alle quali dovette soggiacere questo monastero. La prima, per opera degli Avari nel Oli; rifabbricato, fu ridotto in rovina dagli UAgheri nel 9Q2. Di bel nuovo venne ricostruito nell'anno 1112 da lirico l.° patriarca d'equi- ni Krìismo ili Vftlvasone nacque in Valvnsone nel secolo XVI e fu uno del migliori poeti dei suoi tempi. leja, bhe noi 1120 dpna vagli Ea pieve di Marcel-liana (*), assieme ad altre possessioni e privilegi. Nel 12Ì3 il convento veniva aggregato all'Abbazia di Belligna (-) i cui religiosi professavano pure la regola, di S. Benedetto ; <• per tale aggrega/ione insorsero nel 1*289differenze, tra Ugoiie di Duino e l'abate dell;» Belligna, circa il jus patronato sul convento. A comporre tali differenza papa Nicolò IV.0 rilasciava una l'olla, con la (piale coninietteva al vescovo «li Castello di Venezia di occuparsi in merito e giudicare: sicché nel '1t20O, cioè un anno dopo, fu deciso che il cenobio di San Giovanni di Duino l'osse definitivamente soggetto all'Abbazia menzionata. La chiesa fu dichiarata curazia ancora nel 11 ss e ad essa erano soggette varie altre, come lo sono pur oggi le vicariali di Duino, Doherdò, (spacchiaselia, Castagna vizza. Te nini zza, lirestovizza, Mauchigna, San FVIagio, Nabresina e laudano; i vicari dei quali villaggi sono obbligati in certe occasioni d' intervenire ed assistere alle l'unzioni della parrocchiale : specialmente il giorno del Corpus Domini, ed il dì nel quale ricorre la festa del Santo Patrono. . . La terza, ed ultima distruzione subita da, questo chiostro fu ad opera dei Tur òhi; i quali l'atterrarono in modo che pia non risorse, si che al presente non havvi neppnr traccia dove esistesse. Solo la chiesa nella quale nel L286 si sposò il duca Andrea di Slavonia, che fu poi re dTiigheria. con Clara Olìnicv, figlia di Alberto II." Conte di Gorizia — venne rifabbricata; e precisamente : il presbiterio, di bellissima architettura, lo si deve ai Walsee, castellani di Duino dal I:{'.)(>-1172; la navata risale al 1549, (piando era, capitano imperiale di Duino Giovanni llofer; mentre il campanile fu fatto innalzare dai Torriani ne) 1642* Neil' internò detla chiesa si ammira, sopra un altare laterale, una bellissima tela delT immacolata (1) Della Marc-elliana si parlerà nel prossimo Capitolo. (2) Belligna, oggidì semplice casale,era anticamente Convento. Oiare fra Aquileja e Belvedere. Concezione dipinta dall' ultima Ternana di Duino, ora, principessa rlohenlohe, é dietro l'aitar maggiore trovasi un ripositene di alcune insigni reliquie rinvenute dal menzionato patriarca Ulrico I,°dopo 500 anni òhe erano state sepolte, per sottrarle alla profanazione dei Barbari. Il ripositorio è al di fuori tutto incrostato di marmo bianco, fregiato di vari lavori in inno, e sui lati esteriori leggoiisi scolpiti i seguenti versi in lingua, latina: (1) Ossa beato-nini smit. lue conclusa piorniti, Baptist ne rliristi simili alteriusque toannìs. llis sunt conjuncti meritla ac munere digni Steplianus, et Rlasins, noe non C.eorgius alnms Atque marni fortis Laurentina addìtur illis. ibis hic germani quandam solertia clari rjngàricnm repem Còrraidans valile furentem lusserai abscondi, magno studioqne recondi. sic pei1 quingentos, vel forsitam amplius annos Non potuit scili fi ieri ri t qua parie locali. (1) Per maggior chiarezza ed intelligenza i vera! furono tradoiti in italiano, nel 1741, dal harnnhita Basilio Asquini, rome segUei Qui son racchiuse di più santi l'Ossa. Del oran Battista, e di un altro Giovanni; a questi di gran rullo, e d'onor degni Stefano, Biagio, e Giorgio van congionti, a mi si unisce ancor Lorenzo ìi forte. German, che qui già molto chiaro visse Pel suo accorto sapere, assai temendo Dell'Ungarico Ke l'atro furore Volle, die queste con gran Studio e cura Sottratte fosser a' nimici oltraggi Furono adunque di maniera ascose. Che per anni non men di cinquecento, E forse ancora più, non si poteo In qual parte saper furori locate, Ma mentre Vodalric» il Contili/io Sommo tenea Patriarcale Seggio, Como del Padre onnipotente umico, Dolce, benigno, e di virtù ripieno, a tutti i vizi sommamente avverso; Per le lacrime amare, eli'egli sparse Avanti quello, clie redense il Mondo; K per l'immense cure spese in pascere l'innumerabil k'ente a lui soggetta, Furon queste sant'Ossa ritrovai^. Felice luì, che in la Magion Beata Ora coglie l'onor, che ad nitri fece! Vita eterna là. su coi Santi viva. Sud Voilorliei patri omnipotentis amici Pontificie summi, lenis nimiunque benigni, Virtutis pioni cunctis vitiis alieni, Per lacrimas multas, qua.s christo fudit amaras, Atquo por innumeras studuit quas pascerti turbas, Tempore, sunt ossa santorum jure reperta. Qui sanctus coluit se sicque colendo bea vit, Quod jam cum sanctis maneat siili vita perenni**. * » L'edificio che sta presso la chiesa, di S. Giovanili attirerà non v'ha dubbio l'attenzione del forastici!) visitatore. l'Isso è il fabbricato del (inutile molino a vapore di S. Giovanni a/ 'Homea, fondato nel 1831 dalla Società molino a vapore 'li Trieste, e chiuso nel \HH"2, Allorquando era in opera veniva messo in movimento da una turbina della forza di 70 cavalli ed impiegava circa 110 persone (*). Dal 1885, non molto discosto da questo villaggio, agisce una fabbrica di estratti coloranti e tannici, della Ditta Ratzenbeck e C.° nella quale sotlò occupati circa 18 operai. * r * * Da San Giova li ni in pòchi minuti si giunge a Duino, villaggio con |91 abitanti, sède delrUfucio Comunale per Duino, S. Giovanni) laotiano, e Me* deazza, che uniti contano una popolazione di 1021 (1) Nel secolo scorso sorgevano sulle acque del Timavo due piccoli inolini. i quali tuttora sussistono, l'n mirabile accidente occorse nell'anno 1777, die sorprese coloro i quali si trovavano presenti. Si noti clic quei due ruolini erano ripieni di grano condotto colà da Trieste e dall' Istria. Da varie barche l'erme alla riva si scaricavano le merci, quando all'improvviso si dissecco il imun' in modo che, al di sopra del molino, verso la chiesa, si poteva comodamente passaci' a Diedi, n povero mugnaio piangeva la sua disgrazia, dubitando clic por sempre gli avessi- da mancare l'acqua, Gigli se ne stette per il corso di due ore nella maggiore costernazione; quando d'un tratto ville dalle cupe caverne uscire un po'd'acqua torbida e ilei color della, terra del monte; la quale, sempre più crescendo, riguadagnò, in meno di mezz'ora, l'intero letto del nume. persone, parie slavi e parte italiani. I'] puro sede dell'Ufficio Decanale perla, parrocchia di San Giovanni e di Sgonico e per i vicariali indipendènti di (ìahriu e San Martino del Carso. Ila pósta, telegrafo e ..scalo ma ril I i tuo. E luogo interessante per il suo castello che merila (Tessere visitato. Ma l'occhio ilei forestiero è, forse ancor prima che sul nuovo, portato a contemplare i ruderi del castello antico, costruito prima del I \Mì su arduo e minaccioso scoglio slìdatore dell' onde e delle procelle, eluda tre lati si protende a picco sul mare, senza, aprir adito di salirvi da alcuna parte a chi non avesse le ali; ora, di esso non rimangono che i ruderi, SU cui spontanei ed abbondanti crescono i capperi. In questo vetusto.caslello nulla mancava ; ancora oggi si trovarne la. cisterna e la cantina scavala nel masso, e si vedono, ancora, malgrado Pedacc lavoro dei secoli, le traecie d'antiche pitturo a. colori vivissimi, nel sito ove sorgeva la cappella In quel castello dimoravano i feroci IMimali, che lo tenevano qua.l feudo imperiale. Ksiinta la loro famiglia nel 1395,'vennero investiti del titolo medesimo i Conti di Walsee, che nel secolo XV.0 lo abbandonarono, per fabbricare l'esistente accanto l'antica Torre Romana; e presso quest'ultimo si formò il borgo di Duino, che più tardi venne cintò di mura. I^stiuti anela' i Walsee nel l'iTì!, Duino ricadde agii arciduchi d' Austria, che lo tennero in propria amministrazione, ponendovi capitani temporanei. Ne) Ì587 passava alle mani dei Ternani-Valsassina come feudo, e nel II iti!) essi ne divennero gli assoluti proprietari per libera compera. Questa nobile stirpe si spense nei ISI'J con la morte del conte Giambattista [IL0; ed il castello con tutta Ja. signoria passò allora nelle mani dell'unica superstite, la contessa Teresa, Della Torre -Hofer-Valsassina maritala al principe Egone di Holjenlohé-Valdenburg-SchilingS'* flirst, attuai castellana: per la di cui gentilezza è permesso l'accesso nel magnifico castello, dovi", guidati da uno dei domestici, si può visitale tutte le sale ammirando la ricchezza di antichità,
  • recesgien« del Saltali» — il volo — Li rinnovazióne del voto — il lestamente Trévlsau — La leggenda — Il vescovo Marcello — Praedivm Marcel-lianam — Il parroco Zi/ — i Romani e l<^ colonie latine — Il Borgo ili Rosta — La fabbrica pellami, quella ili estratti coloranti e tannici. on v'ha piìi bella stagiorie della primavera, e non v'è maggior diletto che fare una, passeggiala mattutina in questa affienissi ma stagione! Ciò insegna l'esperienza dei nostri vecchi; e poiché molto, nella pratica della vita, agli insegnamenti loro io mi attengo, un giorno degli ultimi di maggio, — - trovandomi per diporto a Monl'alcone — m'al/ai per t'empissimo e m'incamminai verso la Marcelliana. I'.issalo il Borgo ili Rosta, la fabbrica pellami e quella di esimili coloranti e tànnici, giunsi tosto in IT aperta campagna. E (piale graziosa, scena non ini si paro dinnanzi ! La luna, mandava, ancora i suoi languidi c pallidi raggi, e le stelle andavano perdendosi coli'albeggiare. S'udivano gli ultimi e monotoni trilli del grillo, e il gorgheggiar dell'usignuolo confondersi col cinguettio degli altri uccelli canori, clic salutavano il dì nascente e premurosi volavano in corca de] riho pei loro piccoli (*). Cresca e soave brezza ali-lava facendo tremolare le foglie degli alberi e carezzandomi dolcemente il volto. [/.orizzonte purissimo e gain versò l'oriente prendeva il dolci1 colore d'orientai zaffiro che il ili vi ri poeta cantò, e le cime delle ('arniche e Giulie — velate d' un velo diafano e formanti il fondo della pittoresca regione friulana, — cominciavano ad indorarsi, quand eócó il sole sorgere e sempre più alzandosi illuminare i lili dejl'erba rorida per la rugiada e farli scintillare come se adorni di mille e mille diamanti e topazi. Il solerle agricoltore, con la marra sulle spalle, recavasi al diuturno lavoro accompagnato dai suoi (U Principati nrrpiii eha nidificano in Friuli, sui culli ed ni piano: il Iait'hetto Ui Tinte (Falena tlnoncjjlua ), il falco peregrino (Falco pere- grlnus); il falco pccchiaiuoìo (Pernia apivnrus), il fa ira lattaiuolo (M'alio subbuteo), il falca calzato (Unico lagopua), lo sparviero (Aatur nlseus), il falco cappone (Itnteo vulgaria), V alocco cannine (SyrnluiD nluro), Yas-siolo europeo ( Scopa -/.orca ), il barbami lana ( slrix (lamrnca ), la civetta (Attiene nocttia « 8C0p8 passerina), il corvo nero (Corvus corano©), la cornacchia nera ( Corvus frugllegus ), la cornacchia bigia (COrvua cornlx), la taccola (Corvus monedula), la nasca (Cica emulata ), la cornacchia (Coracias garrula); la ghiandaia comune (lìarrnlns ^laudariua), il picchio rosso maggiore (l'icus major), il picchio rossa meccano (l'icus medius), il picchio reri capinera (Sylvia atricapilla )', il pettirosso (Sylvia ruliečola ), il codirosso (Sylvia phoenicarus), lo scricciolo (Tro^lodytes parvulus), il regala (Ue^ulus cri-siatus), r allodola di campagna (Alauda arvenaiai, I' miadom, del cuffia (Alauda cristala), la calandra (Alauda carripestris), la calandrino (Alauda arborea), il calandrane (Alauda calandra), la pispola (Antlins pratensi*), la pìspola, nun/gore (Anthus arboreti-: », la batlicoda Inanca (motacilla jillm), In passera sepajola (Accentor modularla), la cutrettula gialla (Motacilla flava), la codicinoioia (Motacilla boarula), il culbianco (SaxSoola), il frosone (COCCOthranateS vulgaria), il fringuello marino (l'yrrula rnliri-cdla), il verdone (l.oxia chiurlai, il crociere (I.oxia curvirostra), il fringuello iFrlngilla Càeleba), il cardellino (Kriumilia cardiiele), il incorino (Frlngllla aplnua), in passera (Paaagr domestlcOa^ la passera mattuggta (Fringilla montana), il fanello (Frlngllla cannnbina), il Zigote gialli) (Km-beri/za citrinella), il zigoio (Emberlaza dia), 1" ortolano (Bmberlzza hortu-lana), il verceltino (Seriuiis meriilionalis), il migliarino (Kinben/./a seboe-niclus), il nottolone (Caprlroutgua europaua), il rondone (Cypaelua apna), la rondinella (llirundo rustica), il palombo selvatici) (Columba pnlumbus), la tortora comune (Golumba tur(ur), la pernice (l'erdix cinerea), la i/uaglia (Coturni! dactylisnniins), il >;■ tli quaglia (i're\ pra lensis) ed altri ancora. figliuoletti, e tenendo il cappello in mano recitava con issi VAngelus che veniva annunziato dalla campana di tVfonfalcone e da quelle dei paesotti circostanti, ( 'In' soavi ricordi s'uscì la va in ino la dolce visione !... Rivivevo nell'età pili cara, quando, ancor giovinetto, mi divertivo i giorni ili vacanza a Caie funghe o-scursioni, in cerca di qualche rara pianta o di qual- che insello singolare... Fatti alcuni passi, mi fermai per cogliere mar» gariline e miosotidi, nonché per osservare la ben ordinala e ben tenuta campagna del signor Guido Pauis di Duìno. Intavolalo discorso col castaido del (piale, m'intrattenni alquanto parlando d'agricoltura e specialmente sulla maniera di coltivare le vili. Egli mi taceva comprendere, il migliore essere QU&llo a palo secco, e darne prove luminose i vigneti del (lav. Alberto doli. Levi di Villanova di Lana, del Conte La Tour di llussiz.e dei Baroni Hitler di Monastero; e me li descriveva con (ale enfasi da. mettermi un vivo desiderio di visitarli. Eravamo tulli infervorati nel uoslro discorso, (piando più voci, cantando le Litanie laurelane, ce 10 fecero Iroiuare. Mi volsi, e vidi avanzarsi un sacerdote in cotta e stola, accompagnato da quattro chierichetti e da. circa una. cinquantina di persone. Mi ritirai sul ciglio (Iella strada, ievai rispettosamente 11 cappello, e passata, la processione m'avviai per ritornare in città; ma ecco un amico fermarmi ed invitarmi a. proseguire (ino alla Marcelìiana, dove appunto i preganti erano diretti. Accettai, anche perchè mosso dalla, curiosità di conoscer l'origine della devota funzione. L'amico, gentilissimo, dissemi che la processione in discorso si costuma ogni sabato, da tempi remotissimi; e ciò, per volo solenne fatto dagli abitanti di Mori fai co ne e della. Desena, pen-liè si narra che questa plaga per ben due volti1 rimase illesa, col patrocinio di Maria, dalla peste levantina, che portava lo sterminio in paesi vicini, dilatandosi dal mare lino a Gorizia e più avanti ancora. Mu giacché parliamo
  • er ritornare sul primo soggetto, cioè sulla processione del Saliate, è tradizione che questo voto t'osse stillo fatto ancora nel 1381 od un anno dopo, nei quali il contagio pestilenziale infieriva terribilmente in Friuli. Ma già nel 1676 era grandemente scemato il numero dei partecipa ut i. Convocati perciò gli abitanti della città e Desena, rinnovarono essi il volo, obbligandosi d'intervenirvi almeno uno per famiglia. Tuie voto fu duopo ripetere nel I71S, essendo il concorso di bel nuovo ridotto a pochissimi. Promesse e voti di prender parte alla funzione religiosa si fecero anche in questo secolo, ogni qualvolta infieriva il colera (2)*; ma, come vedi, le persone che vi partecipano sono tuttavia scarse: una cinquantina, e non sempre; mentre a norma del voto dovrebbero ascender»' almeno a 600 e più. Anzi ti aggiungerò, per finire, che il signor Antonio Tre-visari, padre dèi Cav. Michele, morto li 20 aprile ISSO, volendo mantenere in vigore questa processione, lasciava al (appellano prò tempore, che vi ha parte, la casa segnata oggidì Col numero 78 ed un campo di terra, colla condizione: che, se la funzione cadesse in dissuetudine, tanto la casa quanto il campo dovi-anno ritornare in proprietà degli eredi., (1) Vedasi C illustra/ione tnv. Vlir. (2) Il colera nella provinci;) ili Gorizia, alla quale Mon falcone appartiene dal 1835 in poi, comparve per la prima volta nel 1816; ed il primo caso fu proprio In Mon falcone, in una guardia 0, passò come vicarialo del capitolo d'Aquileja ; da quest' epoca veniva, per lunga serie di anni, officiata seti imanalineiite da uno di (pici 50 canonici. In (pianto poi all'etimologia del nome Marcelliana, varie sono le opinioni. lina pia. leggenda vuole die tal nome le sia. sialo dato pen he il simulacro della Vergine che in questa chiesa si venera, fosse venuto miracolosamente, su poi fiume Bosega, in un naviglio chiamato Marcel-liana, e ciò in tempi immemorabili, Altri dicono lai nome derivar da \larrelliauo, vescovo di Aipiilda, essendoché questi nel ì-85 avesse fatto erigere la chiesa in discorso dedicandola, alla Beata Vergine. Si ritiene peraltro la più giusta: che Marcelliana derivi da Praedium Marcellianum, come mi proverò di dimostra re*. La chiesa affilale è siala fabbricata nd 1840, anno in cui si demolì l'aulica ( 11 perche crollante per vetustà. In questa si ammiravano dei pregiali dipinti, opera dell'udinese Arsenio Nigris, che limi nel secolo XVI; nonché umile sepolture distinte con armi gentilizie e con varie iscrizioni. Non aveva un campanile, bensì una cella campanaria, piantata sul muro davanti e sporgente sul tetto con due fori ad arco, entro i «piali slavano appese le campano, le cui (1) Vedi Tav. IX leU. a. corde pendevano esteramente presso la porla. Il popolo accostumava visitare questa chiesuola la se-conda festa di l'asi u ni derivò laudano: da t'raedium Urlliniiuoi : Begliano: da Praedium Cassianmn: Cas-segliano; da Praedium Formiglianunt: Vermigliano; da Praedium Fiirianum: Fogliano; da Praedium Mar-celfianum: MarceUiana: da l'ruediam l'iuilinuuuì : Panzano: da l'medium Soilusliannm : Solleschiano; da t'rnedium Tereni in n o m ; Staranzano; e cosi via, e ciò perchè i possessori di quelle terre che ora formano i luoghi sunnominati, si chiamavano: Ammiano, Cassiano, Marcello, Terenzio ecc. Meco, a mio avviso, la probabile origine del nome MarceUiana, Poiché non v'è dubbio alcuno (die la maggior parte di lutti i nostri villaggi data dai tempi mninnì. K dei (empi llomani ci parla ancora questo suolo per i marmi, le anfore, le iscrizioni, i cippi sepolcrali che qui si rin vennero e si rinvengono t ut-torà: non ha gì la ri, proprio al la MarceUiana, si ritrovò un bellissimo mosaico romano assai ben conservato Fatti alcuni passi in silenzio e vistò che ci voleva ancora del tempo per arrivare in città, pregai l'amico a darmi la spiegazione del nome dorila iti llusio e se fosse possibile un po' di storia delle due fabbriche (die nel medesimo si trovano. Cd egli proseguì : — Si vuole, il Burijo dì Hosln pollare tal nenie perchè si dice che ivi l'osse siala una gran rosta (argine) a difesa della città di Monfalcone, «piando l'Isonzo passava, presso Ronchi e per Staran/ano si versava indi'odierno ladina/., coinè ali uni scrittori asseriscono. Quanto a me, ritengo che il nome derivi dalla famiglia liosta, che anticamente abitava in questa città. La [hricri^ate e lassù merendare fra i concenti della banda musicale, che non mancava d'intervenire a rallegrar la lesta colle sue melodie. *—La nostra Rocca, opora romana, data dall'anno di Roma 638, quando, a tenere in treno gì'Istri, l'onda vansi le colonie latine di Tergeste (Trieste*) è di rictus Julia ( Pola ), e per precludere ai Paritari gli ampi tramiti dell' Ocra, rosimi vasi quel triplico vallo O recinto muralo, il quale, da Haidùvium (Aidussina) si dilaniava lino alle Sp'iaggie liburniche. Dietro questo vallo (clauStrUTnJ munito di l'ossali, di terrapieni e di torri, per lo più di l'orma rotonda, vi erano campi trincerati (castra fortititiaj e castelli, i (piali servivano di alloggiamento ai milili, di rifugiò a1 coloni in caso di scorrerie nemiche ed in pari tempo anche di segnali, quando si voleva corrispondere con Aquile j a, valido propugnacolo dell'Italia fra le Alpi orientali ed il lido Adriatico. Ed anche più tardi, cioè nel l.'IOS, la nostra Rocca serviva a questo ultimo scopo, perchè sappiamo clic Il patriarca Antonio Gaelani scriveva in quell'anno al suo maresciallo, in Monfalcone: che qualora questi volesse essere soccorso, facesse arciere tanti fuochi sulla Rocca (piante decine di cavalli gli occorrevano. Le principali rocche del plaustro alpino sui monti della Japidia orano: la Veruceq ( la nostra Rocca), Tubainum (Duino), Àvescica (Prosecco), Pucinum (Val Catino), Coma (Comon), Aurenio ( Vreni ), l'rirniano (Prem), Cesiana (Sesami), Aurìsina (*Na-hresiiia), Sextiana (Sistiana) ed altre ancora. Le irruzioni dei Mareomanni, dei Quàdi, dei Vandali, degli Alani, degli Unni e di cotali genti barbare, che Luna all'altra, si succedettero, furono, non v'ha dubbio, causa della distruzione della nostra e di tante altre rocche. Come è noto, caduta Aquileja ( i.VJ ), i Romani, corrotti dalle ricchezze è dai vizi, ed indeboliti per le discordila interne,Infiacchito l'amor di patria e perdute le vigorose virili degli avi loro; il loro Impero d'Occidente al (piale apparteneva pur anche il nostro Territorio r— andava sfasciandosi ; (piando nel 476 fu distrutto da Qdoacre, duce degli Li idi e dei Kugi, il (piale, preso il titolo di re d'Italia, distribuì un ter/o delle terre conquistate Tra i snidati. Consta [iiiic, che l'Imperatore d'Oriente, per cacciare 0-doacre dall'Italia, mandò contro di lui un poderoso esercito d' Ostrogoti, sotto la guida del loro re Teo-dorico; i* quali mossero alla volta del Bel Paese; scònlissero Odoaere sidle rive dell'Isonzo (489) e, fingendo obbedire alla Corte di Costantinopoli, s'impadronirono dell'Italia, t'ormando cos'i il regno dei Coti, . » (2) I,a famiglia coroiiini riconosce come capostipite Alessio venuto a • Gorizia da Berhena presso Bergamo alla fino del secolo deeimosesto, e nel 165« innalzato a barone dell'Impero col titolo de Munir ti/lrarutn. Suo Aglio Giovanni nel Itis? ricevette il titolo di conte col predicato Cronberg, • conservando quello di Barone de Munir Olivarutn e roll'aggiunta : Signore di Pretmcina c (ìradiscutta. Nel 1740 Q. 11. Coronini ereditò mediante la sua consorte Maddalena ile silhouetti la giurisdizione di San Pietro, San Rocco, Sant'Andrea e Verloiba superiore ed inferiore, villaggi tutti presso Gorizia. Questa tamiglia annovera personaggi illustri nelle armi e nella diplomazia ; il maggior lustro le diede il Conte (lui, Batta ajo di s. M. l'Imperatore Francesco Giuseppe i.°. decorato del TOson d' Oro* generale d'Artiglieria, Bano della Croazia, Comandante supremo d' Oiigheria eec mori» in San Pietro nel ISSO nella grave età di Sii anni e padri; del inimitato Conte Francesco, onesti è Consigliere intimo attuale di S. M. I. e li. A., e I. K. ciambellano e Colonnello; Cav. dell'Ordine della Corona Cererà di 11. classe, fregiato «Iella Medaglia del merito militare e della Medaglia di guerra; Membro del consiglio ferroviario dello stato; Deputalo al consiglio dell'Impero, e dal 1879 al 188! Presidente dello stesso; Presidente dell'I. H. Società Agraria di Gorizia, Capitano Provinciale e perciò Presidente della Dieta Goriziani ; Presidente della Commissione per l'iinlioschimento del carso; Presidente della Società per la viticoltura austriaca; Conservatore della Commissione centrale per le antichità ; cittadino onorario delle città di Gorizia, Moufalcone ed Aquileja ; Podestà di San Pietro, ecc. conosciuto nel campo letterarie come eccellente Storiografo per la sua opera Atjui-leja' s Pattini chenfiraebcr «= Sulle Tombe dei Pattini citi d'.Kuuilrja,* tradotta non ha guati in lingua italiana. > t'ondo delle Commissione centrale per la conservazione dei monumenti storici. Continuando la nostra storia., deve sapori' che nelr armo 1420, caduto il potere temporale dei Pa-triarchi, la lincea, eoo tutto il Territorio passava in potere della Serenissima. -I Veneziani, negli anni 1431, 36, 57, 62 e 1500, la misero in istillo di difesa, riparando le mura, aggiungendo un parapetto con gli spalti all'intorno, scavando nel vivo sasso due cisterne, oggi ancora visibili e ben conservate; e nel 1525 fabbricarono la torre quadrata per la conservazione della polvere, Alterno a questa, costruirono, oltre ai già esistenti, ninni quartieri pei snidali ed eressero una, piccola Chièsa, la quale aveva il suo cappellano lino al 1707. Allorché si fabbricò la torre, governava la « Patria del Friuli)), in qualità di luogotenente, Agostino da Mula, ed era Podestà di Monfalcone Giovanni Piede, come si rileva dall' iscrizioni1 che sulla torre ancor leggesi : AVOVSTINVS |)K. M VI,A P . f . I. l.O. IO . DIBDÓ P. MON-TISF. MI)\'\V. TI dì 1 giugno di queli' anno (1525) Andrea, Foscolo, luogotenente della, Provincia di Udine, nella sua relazione presentata, all' Kccellenfissimo Collegio di Venezia, accennando alle condizioni speciali di Monfalcone, scriveva: « che essendo la. terra de Mon ■ « falcon, Iddio de importanza, per essere propinquo «al mar, nude facilmente si potria socorer la patria, «et per esser Maran sotto alieno dominio, come ben « è noto a quela, reputo necessario et per sigili là di « quella, lena chel se faccia una rocha, in loCno de la « rodiota, che ne le guerre passate per gli nemici fu « minata, qua] signoriza la terra sopra un monte a «quella contiguo, perchè senza esser rocha in ogni o tempo di guerra li inimici sariano signori del monte «et ex conseguenti de la terra». Saliti ohe fummo sulla torre, la mi sommità si eleva a 104 medi sopra il livello del mare, quale spettacolo min si presentò'ai nostri sguardi ! A piedi del molile la bella, e gentile MonfaIcone* eoe la sua gran piazza circondata da spaziose vie, dominata dal campanile di svelta e graziosa architettura. A levante il brullo Carso, eoo alle falde, si puro dire a perpendicolo sn' inare, I' antico castello di Duino dalia torre romana due volle millennaria. Davanti al castellò, il misterioso Tinnivo, e là giù, (piale fondo, la città di Trieste. A Nord-Ksl il superbo. Monte Re: il monte, dalla cui velia Alboino, duce dei Longobardi, estatico nel T ammirare la nostra pianura, avrebbe esclamato Questa terra è miai (pad monte, che V immortale Manzoni indi' Adelchi rammenta con le seguenti parole : «Maledetto quel di eli*' sopra il monte; «Alboino sufi, che in giù rivolge «'Lo Sguardo, e disse: Questa lena è una!» A mezzodì, l'azzurro Adriatico,*al quale fan cornice le eoste occidentali della penisola istriana, e la placida laguna dominata dalla vetusta e storica città di («rado. A ponente, innondata dal sole, gran parie (lidia pianura del Friuli Orientale, dove sorge maestoso quel campanile, che, sudando i secoli, ricorda, la potenza e grandezza del patriarcale aipiilejese; ed in ultimo, verso settentrione, oltre il petroso Carso, le sempre nevose erte vette delle Alpi Giulie, inspirati ici dei versi: Sovra quest' alpi domo Posò il fulmineo vele Quel sommo (1) che il suo nome Lasciava al nostro suolo: Qui le raminghe piange Posava netr esilio, Ambita ospite, Dante. (!) Giulio Cesare — N. d. A. E il Volgo addita ancora La spelonca segrete (l) Ove siedea lun»' ma L'altissimo poeta Narrando alla romita Natura i Sacri cantici Della seconda vita. Fausto Donò : Carme Al Fn'vU. Il sole volgeva all' occaso, indorando coi suoi raggi |c plàcide onde, mentre un torrente di luce rischiarava le creste delle Alpi Carniche e Giulie; ed in quell'Oceano luminoso, a Nord-Ovest, lontan lontano, appariva il castello di Udine e più sotto, nella nebbia della sera, scorgevasi la fortezza di Palma. Ammirammo ancora una, volta lo splendido panorama; ma per poco; il sole s'annidò in grembo ad un mare d'oro dietro Aquileja (dove — come alcuni Credono di poter asserire date certe condizioni atmosferiche, si vede rifulgere l'angelo di S. Marcu > Allora incominciammo silenziosi la discesa. Il (ninnilo dei ricordi e dei pensieri ci impediva la parola. Arrivati al cavalcavia, ci fermammo alcunché, quando il fischio del treni) proveniente da Gorizia ci Sfosso dalle nostre meditazioni, ed allora quel signore proseguiva : — Questo monte si chiama Falcone, c sembra che tal nome lo avesse ricevuto dal castello che gli SOprastava, essendoché simili fortezze si denominavano un tempo [Falconi. In quanto al nome Ve- riicca ( comi' chiama vas i la Rocca) si crede derivato dal barbaro IV lìncea che significherebbe Vedi la Rocca. Rispetto ni Veneziani poi, questi tenevano sempre a custodia della Itocea un piccolo presidio, e ogni triennio vi destinavano un Patrizio Veneto, che col titolo di castellano presiedeva ai governo: vi man- ri) La Grotta ri i Dnnte a Tolmino — N. d. A. tenevano pure un sacerdote per provvedere alla cura spirituale della milizia. Fra le varie vicende di questo castello è noto che nel lòti, attaccalo dagli alleati dì Cambrai, col presidio di solo 40 fanti veneti, si difese gagliardamente: ma danneggiato moltissimo, venne assaltato e preso, ed i suoi difensori tagliati a pezzi. 1 borsari ili Segna nel l'fOwJ tentarono di sorprendere la Rocca; ma venne salvata a tempo da una compagnia di milizia, spedita da Palmanova. Nel' 1015 cadde in potere degli tFscocchi, che, dopo averla saccheggiata in uno colla Terra sottostante, commisero le piìi enormi nefandezze: vuoisi che persino mangiassero le carni e bevessero il sangue dei poveri difensori... Ma, dopo tanli lavori, dopo tanti sacrifizi, la noncuranza della Serenissima per questa Terra fu invero incomprensibile. Forse perchè dopo i Capitoli di Vormazia (1521) essa Repubblica era sempre in trattative colb Austria per la rettificazione dei confini nel Friuli, che, dopo i capitoli summenzionati, si man-tennero incerti,con grave danno per ambo i governi (*). Sembra che qualora si fosse venuti ad un accordo, sarebbe stato segnato senza dubbio I' Isonzo qual limite dei due Stati, per cui il Morifaleonoso sarebbe passato alla Casa «l'Austria. Per tale rettificazione si tennero vari Congressi, e precisamente uno a Gradisca nel 1533; dud a Oor-nions, uno nel 1503 e l'altro nel 1570; uno a Vienna nel 1583 ed altri due, uno a Strassoldo e l'altro ad Ajello, nel 1035. In tutti questi Congressi molto si parlò, molto si discusse; ma non si venne ad alcuna conclusione. Fu solo nel 1701 che una Commissione austro.* veneta regolò in parte i con lini fra i due Stati li mitro ti. (1) Si ved« la lav. XII, per avere un'idea come erano i confini austro-veneti per il corso di due secoli. Quanta fosse la trascuratila della Repubblica per questo Territorio) lo potrà di leggieri dedurre dal fatto, che ind 1659 un vecchio cape servi/io della Rocca, creditore di o^tò mesate, se n'andava d'iman-* dando l'elemosjna per sostentarsi ! Ecco le parole testuali di un rapporto che il custode della lincea inviava imi 1670 a Francesco (fri-mani Provveditore di Palmanova : « La gagliardia del ventò in questo posto si fa «sentire al segno maggiormente strano ed insoiiri-<( bile con continuo spasimo di clii la Inibita, da o restare fermamente un giorno sepolti nelle mine « di ipiesta Rocca. E questa notte passata crollò un «mezzo dei piccioli quartieri dei soldati non h abita ti h per essere scoperti, senza porti1 e finestre, ed con « mi fragile pavimento. Tutti però con la. ristrettezza & maggiore stanno nel corpo di guardia sodo lamia e casa con non poco mio disturbo. Aggiungosi che « quivi non habbiamo uè pure un camino «per accenti de re il fuoco». Fu di poi restaurata per quel tanto elio serviva ai bisogni militari, e. dopo la caduta, della Veneta I Repubblica (1707), non ebbe presidio stallile. Abbandonata a sè stessa, il dente disi ruggherò del tempo la ridusse a quel mucchio di rovine che abbiamo veduto. — E concludeva: — Se questo monte è interessante per lo storico e per l'archeologo, lo è pure per il cacciatore: poiché quivi e nel circondario non mancano lepri, volpi, cotornj e pernici. Nei luoghi boschivi si trovano le beccacele ed in certe località ambo i caprioli (*). — (1) Mammiferi selvaggi rihavI'voHO In Friuli : sullo alte cime dell'alpe e spesso anche sulle prealpi troviamo camosci (capella rupirnnrai. cavriuoli (Cei*v.ua Cnpreolusl, tassi (Melos taxus) e talvolta anrhe Vorso lUrsua arctoa). sui monti e sui rolli: lepri (Cepus timldus), scoiattoli (SClurus vulgarln), martori (Mustela martes), oiiin (Myoxua t?lis), avel-Icnari (Musrardiiitis avellenarius), rulpl (Vulpes VUlgnrls) e lupi (Canta lupus). Sui rolli ed al piano: volpi, lepri, donnole (Mustela vulgaris), faine, (Mustela faina), puntole (FoetÒrlUfl putoria), talpe (Talpa europea! e pipistrelli di più varietà: il pipisi rei io ,nurlno( Vespe rtih te inurimis), il pipistrello serotino (Vespertino serotinus i il pipistrello del ferro di cavallo (Lihinolophus ferrini» equinum ) ed il pipistrello orecchiuto Scendendo adagino e con cautèla, arrivammo finalménte sulla vasi a piazza di Monfalenne, dove la banda cittadina faceva echeggiare i dolci suoi concenti, e, trovato a siculo un pusto al di fuori del Caffè Comunale, il mio forbito parlatore con diro faceto continuò cosi: Ora le voglio raccontare qualche cose- ndla elio le farà scordare e dale e vicende della Rocca: ClulCÌS in fintilo o se le piace meglio: in cintila venenum. Ascolli dunque ona leggenda che raccolsi oscura o ravvolta di nebbia come il volgo la ripide: alla quale tentai dare forma più adatta. Eccola: Narrano i vecchi di queste regioni che in (empi remoti, attorno la. Rocca, fosse un grandissimo bosco (*), tanto litio per annose i p lercie dai rami ini rec-ciati Ira loro, (die i raggi estivi del sole non giungevano ad illuminare il terreno. In questo bosco, alcuni demoni, sotto forma ili lupi, erano il tormento dei poveri pastori della pianura e luoghi circonvicini, perchè, terrorizzando i pascoli, sbrana vano interi branchi di pecore. Questi lupi, (piando affamati osci-vano a depredare, nulla risparmiavano J e se i mandriani avessero osato far loro resistenza, venivano assalili e divorati all' istante. Salire il colle era affatto impossibili1. Unico salvacondotto per ascenderlo, la compagnia di un servo del fastidio a cui i lupi lambivano lo mani e quindi si accovacciavano. Narra la leggenda oho il dominatore del colle, venduta ranima, al demonio, s' a-vesse di mollo arricchito e per custodire e salvaguardare i suoi tesori, fosse ricorso all'averne, il (piale diedegli i demoni in forma di lupi per difenderlo, e per aiutarlo anche indie sue inìque imprese. Gli abitanti di questi dintorni, forse un po' desi- (Plorotus nuritus). — Inoltre tanto sui monti, ohe sui rolli od al piano Ai trovano: topi ring a latori { Mus deeatnnniis ), ratti anfibi (Mus mn plebi us), sorci domestici (Mus museulus), topi campagnoli (Mus nrvnlis), topo ragni (Crossopus f'odiens), ricci (Krinoreus europeus), ed in (ine presso aite maremme la lontra (Lutra vulgarls). (1) TI Monte Falcone e circonvicini erano, prima della guerra Gradiscami (1615-17), tutti coperti di verdi ed ameni boschetti. derosi di conquistare i tesori che P immaginazione aveva colà accumulati, e slancili d'essere molestati da quel malvagio signore, decisero di finirla. Si radunar.....i perciò in grandissimo numero e, scacciati i demoni in virtù di certi esorcismi, dopò accanilo combattimento, presero d'assalto il castello; ma culi ali, con loro sommo stupore non trovarono traccia nò del tiranno nò de' suoi segugi: soltanto lonlan lontano, mdle viscere della terra, si udiva 1*urlo dei lupi. Si vuole ilio, pria di allontanarsi, il despota del castello avesse nascosto il tesoro in uno dei profóndi sotterranei, i (piali — come si credeva allora — ponevano In Bocca in comunicazione con il castello della Grradiscata e con quello di Duino. Mortificati per lo scoino patito, gli assalitori demolirono il castello e devastarono il bosco in modo (die mai piìi risorso; ina il tesoro giaco luti'ora sepolto. Obi sapesse scoprire l'ingresso del sotterraneo troverebbe, Ira due colonne, Oltre a (piantila grandissima di monete d'oro e d'argento, una capra ed un capretto e una chioccia con tredici pulcini, il tutto d'oro massiccio, e vivrebbe ricco e contento per tutta la vita. Ma improbo assai gli è questo lavoro e ci vorrebbero coraggio eroico e ammirabile pazienza per far fronte alle difficoltà clic circondano quelle ricchezze, attorno allo quali vaga tremenda f ombra del castellano con la spada sguainata, pronto a trafiggere il temerario (die osasse avvicinarsi. Inoltre, se vuoisi propizia la. ricerca, bisogna effettuarla di nottetempo, (piando il cielo adiralo minaccia con lampi e tuoni la terra e la flagella con tempeste e folgori, f. chi, tra l'imperversar dell'Uragano, osasse salire alla rovinata Rocca, udrebbe ancor oggi l'urlo dei lupi confondersi con l'infuriar degli (dementi. — Tao. Fm PIAMO DELLA CITTÀ MURATA DI MONFALCONE cl on la leone. X^gUANKo, nel pomeriggio di una giornata estiva, i raggi cocenti del sollione dardeggiano la terra, non bavvi di miglio (In- recarsi a diporto sul mare e respirarne l'aria sempre freschissima e saluberrima. Egli è perciò che in una comitiva di circa dieci bagnanti, tra. cui non mancava il bel sesso, divisammo d'intraprendere una gita verso il Pòrto Bosega, noe verso il mare, e di là continuarla ili barca (ìlio a Sestiana. Fatte alcune piccole provviste per merendare, comperati degli ami piccoli e grandi per la pesca e noleggiata una vettura detta volgarmente giardiniera, ci dirigemmo verso il l'orto Uosega. Percorso il Borgo ili San (ìincoino (*), la stessa via che ci condusse ai Bagni, a San Giovanni ed a Duino; passammo avanii la premiata fabbrica a vapore d* nulo per carri e grassi ed Oli per macchine dei signori MoschitZ (*)-; e arrivati alla barriera, volgemmo per la strada a destra. (1) Il borgo san (ì incutilo prende il nume da una chiesa ivi esistita fino al I80tì, e dedicata al detto santo. (2) l.a più volte premiata fabbrica dei signori Moschi tz ostata eretta nel 18tìl ed impiega circa venti persone. Ammirammo i campi che ne circondavano, coprili ili lussureggiante vegetazione; contemplammo quelle \iii maritate ad altieri fruttiferi e formanti graziosi festoni, quali ce li descriveva Erodiano, nel 238 d. C, parlando del Friuli: « disposti sono gli alberi ad « ugnalo distanza, e accoppiate sono loro lo viti, o « rappresentano un giulivo teatro, sicché sembra «tutta quella regione adorna di corone frondeg-« giànti ». I fossi d'ambo i lati della strada erano coperti dal cilestrino del miosotide palustre detto anche non ti scontar ili oie; bori questi, i quali trovansi in tutte le acque che fiancheggiano le stradi1 campestri di Mo rifai cone, e, pare dicano al forastiero, che u j profittò delle Tenne, di no/i /scordarsi di esso per le ottenuto guarigioni e di non dimenticare cos'i presto questi luoghi, tanto romantici e tanto ricchi di Storiche memorie. Fra una musica continuata, ma non tanto gradevole: lo stridere di miriadi di cicale (*), siamo felicemente arrivati al porto. (1) Tra la serie interminabile d' insetti elie popolano il Oriuli, ricorderemo: il maggiolino (Melolontha vulgaris), la carruga minore (Rhi-gotrogua assimilisi, la carruga della rtte (Anomala oblonga) la blatta delle cucine (Blatta orientalis ), il cerco volante (I.ueanus cervus), il dermestre (Derinestes lardarius), la lucciola (l.uciola italica), la cantaride (l.ytta veseieatoi'ia), i rinfiliti fra i quali il rinchite color d'ac-riaio e (piello color verde metallico (Khynchites betuletl) ed il rinchite COlOT di rame ( Khynchites rupreus ), il cerambice ntusruto ( Aromia moschata), Vape (Apis metilica), la vespe comune (vespa vulgaris), il calabrone (Vespa eranro), diverse specie di formiche, moli issimi' farfalle — fra le quali la cavolaia maggiore (l'ieris hrassicae), il macaone (Pa~ pllio niaehaon), la vanessa maggiore (Vanessa lo), la vanessa atalanta (Vanessa atalanta), la vanessa delle ortiche (Vanessa urticae), la vanessa del cardo (Vanessa cardili), la vanessa a pi", colori (Vanessa polychlorus), la testa da morto (Acherontia Atropus), la macraglossa t Macroglossa erte] la toni m ), ecc. Tra le mosche, poi, la mosca comune (Musca domestica), la mosca dorata iLucilia caesar), la mosca cavallina (I.eptogaster e ylindricus), il tafano (Chrysopo coecutiens), il mascherino delle cantine (Mosillus cellariU8)'j il moscone (Musca cantanti), la candirà (Culex pipieus), V agrume vergine (Agrion virgo), la libellula de-pressa (Libellula depressa), la forbicina, (Korlii-ula auricularia), il grillo taiga ( Gryllotalpa vulgaris), il grillo caataiuolo (Ciyllus campestris ), la locusta verde (Locnsla viridissima), la pedaloma grigia (l'enlatoma grisea), la cica/a (cicada plebeja), i gorgoglioni delie piante che sono: ([lutilo della rosa (.\phis rosee) ed altri. I''ra i miriapodi noteremo il .luto terrestre (.liilus terrestris). Fra gli aracnidi poi: lo scorpione (Scorpio europeus), e moltissimi ragie fra i (piali: il ragno connine (Tegenaria domestica), ed il ragno delle siepi (Agelemi labyriutbica). Porto di Mi h i fa hoin- era un tempo il Timavo, lumie di •confine fra la Vrneta Repubblica e gli Stati Arciducali A usi piaci. (,'essata la dominazione Veneta, e [lassato iVIon-falcone all'Austria in forza del trattato di Vienna del 1815, il governo ausiliari) cercò di favorire questa città ed il suiì commercio colla costruzione del porto attuale, (die venne escavato nel 1817 ed ultimato nel IS^JI lungo la già esistente roggia Rosega, onde Porto Rosega s' appella. A tale opera contribuirono pure: Monfalcone in particolare, ed in generale tutti i Comuni del Territorio, nonché parecchi privati. Il l'urli) è un canale, difeso a sinistra da. una diga di pietre lavorale, ed a desi ra da una scogliera di grossi macigni; è lungo olire due chilometri. Tale lunghezza non misurava al momento della sua costruzione. Era in allora appena la metà. L'altra metà è stata costruita dal Governo Marittimo fra gli anni IS(il-lS7l, sopra ripetute istanze del premuroso e /.(dante podestà d'allora, signor Cavalier Giuseppe Conio Valeiitinis ; e quindi a lui solo si è debitori di questo prolungamento. » • * Gli è su questa scogliera, su questa diga oluoghi circonvicini che i cacciatori aspettano il passaggio delle anitre selvatiche ed altri uccelli (*), sfidando il polente sodio della bora ed i ghiacci invernali. In compenso di tali disagi, raro è il caso facciano ritornò senza abbondante preda. * * * Noleggiata una barca e salpato dalla Situila, dòpo percorso il canale giungemmo indi'Adriatico, ed il nostro pilota, cantarellando, in unióne ai rematori, (1) Si veda al capitolo IV gli uccelli acquatici e palustri a pagina 61 nota 1. «Il mare quando è torbido «Fa la btirrliotfa pendere « E Tu ini dà! il' intendere «Che tu' ami solo me» dirigeva la prora verso Sistiana, come gli avevamo ordinato. li mare era placido a ealmo; spirava, solo una bava di vent.n, (die dava vila, alle vide e non s' u-diva (die il suono monotono dei remi fendere a tempo compassato la placida onda. Tutto era silenzio ; estatici ci guardavamo l' un 1' altre contemplando il mirabile spettacolo. Ci sembrava d'essere in ampio e maestoso anfiteatro. Nello sfondo le eresi*1 nevose delle Alpi meri; dionali, e precisamente (pielle che segnano il confine superalo dagli eroi tifila favola, e diveuiilo poscia nell'aulico e medio tempo il passaggio dei Barbari, astratti alla conquista delle ricche contrade d'Italia. Solln quei monti, (die si elevano come giganti, una serie di poggi minori, in cui si dirompe il petrQì i Carso, stendono due grandi ali. una a toccare la fertile pianura dia Veneti, l'altra a convertirsi in sinuosa penisola, (die dag!' Istri ebbe nenie e fama. Sulle estreme pendici di quelle nude recide, alternate da oasi lussureggianti, da verdi vigneti a terrazzo, da aridi pascoli, da distillile boscaglie, sorgono lo antichissime (dita di Egida (Giustinopoli, Capodisi ria ), di Emona C) (Cittanova), di Parenzo, di Pietà Giulia (Pola), di Arupino (Rovigno) e più chiara delle altre nel piti riposto seno dell'Adria, la Umida Tergeste, centro della incantevole scena, dominala dall'aulico castello e circondata da bianche ville sorgenti sulle colline che la* cingono, fra le (piali primeggia Mìrain<(r. K mentre stavamo contemplando questo vago panorama, e ci venivano spontanei sulle labbra quo1 versi di Erasmo di Valvasohe: (I) Vedasi Emoua al Capitolo I. «Siedo la patria mia tra il monte e il mare; «Quasi teatro ehe abbia l'atto l'arte «Non la natura, ai riguardanti appare». la nostra tartana entrava appunto nella baia di Sistìana, # # La baia
  • .rl abitanti. Ila uflìoio postale e [tosto di gelida lineria (r). I popolani sono uniti in Società di Mutuo Soccorso, fondata nel 1880 (ì) Di quest'illustre e nobile famiglia, si hanno notizie aurora nel 1?67; e sappiamo che nel 1390 si stanziò in eiviilale. ebbe distinti personaggi. (2) nettili rhe vivono in Friuli: a) serpi: La biscia, d'acqua (Tropldpnotus ria tri x), il colubro giallo (Collopeltis Aesrulapii). il colubro nero (Zamenis rarbonarius), del tutto Innocue; come pure innocua è l'altra specie «li serpe rhe comunemente si chinina biscia ( Tropidonatus tessellati!*), che trovasi nella Laguna, Vi sono fra le velenose : la vipera ummodìte (Vipera ammoilitis), che vive sui monti del Carso, la ripera comune I Vipera aspis), che trovasi sul Coglìo ed il Marasso palustre 0 vipera (Vipera berus), che vive sulle Alpi e che trovasi anche nelle pianure pantanose delle nostre Basse. li) Cra i Sauri : il ramarro (Lucerla viridis), la lucertola (Lucetta mu-ralis) e V orbettino (Auguis fragilis). r) Fra gli Anfibi : la salamandra acquatica (Triton cristalUS), In salamandra palustre (Triton teniatUS), la Salamandra terrfslre (Sulnmadra macnlosa), il rospo comune (Bufo vnlgaris), la rana comune (Rana exu-lent»), la rana prataiuola (Kana lemporaria), la runo arborea (llyla arborea ), la rana, bambina ( Bombinator Igneus ) ed il proteo che trovasi nelle grotte e caverne del Carso. (3i La Caserma della Gendarmeria, come anche l'edificio scolastico di Pieris sono di proprietà del N'oli. Signore ionie Gio. Batta avv. dott. di V'armo da Udine che in questo villaggio ha vasti possedimenti. I/illustre famiglia Conti di Vanno ha la stessa origine dei Signori di Pers. Kssa venne in Friuli da liavenna, innanzi all'epoca dei Congo-bardi; e, stando a cronache antiche, discenderebbe dal martire Sant'Bu-stachio. F.bhe in ogni tempo distinti personaggi, — la prima riè) territorio. Per due anni (1880-81) si ebbe piare un Gabinetto di Lettura elio contava 20 soci, cosa rara per villaggio così piccolo. Fino al 1820 Pieris era diviso in linea ecclesiastica fra le «lue parrocchie di San (lanciano — alla quale oggi tutlo appartiene — e quella di Sampier-disonzo: alla prima spellava la parte di levante (lidia via principale, alla seconda quella di ponente. Sarà bène fermarsi in questo villaggio per visitare i laboratori di cesti e 'panieri (\) in materia greggia che occupano oltre '•juo persone, e per lare qualche piccola refezione in una. delle comedo osterie; e se per caso l'osse in primavera, per assaggiare i rinomati asparagi selvatici che qui abbondano. # • * Dopo visitato Pieris, si riprenderà la via per Turriaco, grosso villaggio clic conta 1257 abitanti. Il parroco (Insani, di cui parleremo, la derivar questo nome' da Turri* nn/mr pendio giace dirimpetto al punto di confluenza del d'erre indi' Isonzo; ina non possiamo condividere la sua. opinione, perchè Turriaco doveva esistere molte, ma mollo prima che si l'osse l'ormato l'attuale sistema, fluviale della provincia. Goriziana, il quale data da pochi secoli. Quindi a noi sembra poter dire che questo nome è di origine Gallo-celtica, come Ce ne avverte la sua desinenza in aco. Ila vasto piazzale, in mezzo al quale si aderge maestóso uh grosso bagolaro t-i. Nella sua chiesa si ammirancrdue grandi quadri: l'uno, la pala dell'altare maggioro, lavoro dell'udinese Gin. Batta Grassi, che limi nel secolo \YI.°, rap- (1) Salici che crescono selvatici in Friuli: ii salcio giatlo (.salix vitellina), il salcio da Magre (Salix viminali^ il salcio nero (salix riparia!, il salcio rosso ( Sulix monandra ), il salcio franile (salix fragilis ), il salcio di larga foglia (Salix cuprea), il salcio gentile i salix alba) ecc. (2) Cra costume anticamente d'aver su tutte le piazze dei villaggi del Friuli Un albero, per solito un noce, sotto il (piale il Uastaldo de! Patriarca d'Aipnleia o del (onte di Gorizia giudicava sommariamente, assistito dai giurati, le liti minori, quando non si fosse trattato di nobili; e puniva i lievi trascorsi ilei contadini, — \m — presentante i S.H lincea, Sebastiana, Lucija ed Elena <(iii sopravi la Regina degli Angeli, sostenuta ed attorniata da un meraviglioso intreccio dèi medesimi: 1' altro, Òhe Sta sopra la porla maggioro, esprime la presentazione ili XI. )'. al Tempio; opera di Melchiorre Stelze di Ulma, discepolo di Paolo Veronese. Anche tra gli abitanti di Turriaco parecchi si dedicano alla costruzione dei cesti e panieri, mentre gli altri attendono all'agricoltura; come generalmente in tutti i villaggi, non solo del Territorio, ma dèli' intiero Friuli* In Turriaco hanno vaste possessioni i Conti Folco da Vicenza; e vide la luce Francesco Andrea Cosani ne] 1772. I suoi genitori lo avevano destinato a l'are il panieraio. Egli, per ubbidienza, vi s' era adattato, ma contraggenio, sentendo l'orlo la passione per lo studio ed ima irre- sisiihile Vocazione per fallilo ecclesiàstico. A quattordici o quindici anni circa, suo padre lo mandò a Trieste a consognare un caWO di cesie e panieri. Egli ubbidì e vi andò ; ma eoi ricavati denari, invece di portarli in famiglia, comperò tanti libri, li nascoso nel crino (sbrinzia) e arrivato a. casa Confidò alla madre il suo misfatto, colla, preghiera che intercedesse presso il genitore, aftinché non lo sgridasse, e perchè si decidesse di mandarlo agli -studii. Il padre infatti lo mandò in Udine; donde il nostro Francesco passò a Venezia in qualità dì frate domenicano nel Convento dei Erari, e quivi completò la sua. educazione. Lesse la prima messa a 27 anni, e ritornato in patria, non come frate, ma quale sacerdote secolare, fu nominato (amato nel proprio villaggio, rimanendovi sino al L83'4- Glia dai primi anni, studio suo prediletto era la poesia, ed in una lettera che scriveva, rie! maggio del 181 i>, al decano di Monfalcone, si lagnava, perchè Pallor nominato Arcivescovo non aveva risposto ad un suo scritto, colle seguenti parole: «Ma non Parta, non penna, non inchiostro Ebbe por me il novello Pastor nostro », Pubblicò in Udine nel 1821 la Parafrasi, dei selle salmi penitenziali, dedicando questo lavoro, clic è un avvicendarsi di endecasillabi eoo settenari, al nobile signor Francesco marchese de h a bris di IleglianO. Nel 182-') coi tipi Bernardoni esciva in Milano un' altra opera sua, di 200 ottave endecasillabe, divisa in tre canti: II Monte San/o, (die dedicava a Rodolfo d' Àbsburgp, Prète Cardinale ed Arcivescovo di Olmìitz. Il ('osani fu nel 1834 promosso a parroco di San Canci'auo, e nel 1817 ritornò in patria ove moia T anno appresso. Da Turriaco per Cassegliano — villaggio di 330 abitanti, posseduto per intiero dal Noi», signor (Giacomo conte Prandi triestino, che ha bella villa con annesso parco proprio nel centro del paese •- si arriva a Sampierdisonzo (*), villaggio con 708 anime, capoconiune per SampierditonzOj Casseàliano e San Zannilo, i quali nell'assieme sommano 1090 persone. E sode del T I: fficio parrocchiale per Soo//derdisonzo e per lo liliali di Cassegliano, S, '/anoIlo, t'ixjliano, fì^i^^ Reàipuglia e Turriaco. Dal 1811) al '18-Ì-8, epoca in cui in Lutto il Territorio v'erano due sole podostarie, una aveva la sede in Monfalcone l'altra, in questo villaggio. Il suo parroco dal iSol al IS;>',I fu decano sulle parrocchie di Monfalcone, Ronchi, Sampierdisonzo e San Canciano,, avendo I'ordinariato arcivescovile di Gorizia sospeso da tale carica nell'anno 18IJ1 il parroco di Monfalcone Francesco Marzolla per la sua mala cita; e nel 1834 sollevatolo anche da semplice parroco. Ila una bellissima chiesa con alto e maestóso campanile, innalzati fra gli anni e 1784 essendo -f^o't (1) In Sani pie ni Isonzo abita la famiglia dei Conti di .Moutegnaeco. La nobiltà, di questa famiglia data, ancora dal 1254, Latinamente sì chiamava Monteniana e ciò deriva ila Monte - Jano, monte che ai tempi dei Romani era consacrato al Dio Ciano. Kra i suoi membri vi furono uomini di svegliato ingegno por cui furono Insigniti ili cariche importanti. parroco Antonio Conte Antonini, il quale, ricco, del proprio peculio sostenne quasi tutte le spese di fabbrica. L'antica chiesa di questo villaggio con la cano-„ nica parrocchiale esistevano nel sito dove oggi scorre l'Isonzo fra San Pietro e Vi Messe, lino al 1490; nel qual anno esso fiume, abbandonato l'antico alveo per le grandi piene, distrusse quanto trovava sul suo passaggio. Il parroco d'allora, in causa tli tale catastrofe,«sì trasportò a Villesse — villaggio che pure dipendeva dalla sua parrocchia. — ed i suoi successori rimasero colà fino all'anno 1752, (piando il nuovo parroco Adriano Conte di Sbroglia vacca trasportò la residenza prima a Cassegliano, poscia a San Pietro. Il suo successore Conte A ninni ni, di cui tenemmo parola, venne eletto parroco nel 1757. Anch'egli andò ad abitale in Villesse, ma nel 17^F trasportò delìniti-vamente la sede parrocchiale in San Pietro, Per questo villaggio, guadando l'Isonzo, entrarono i primi Francesi nel nostro Territorio, dai 14 ai 15 marzo 1797, comandati dai brigadieri Serrurier e Àndreòssy. Ài 19 dello stesso mese ed anno altri Francesi condotti dallo stesso Napoleone vennero da Villesse a San Pietro. E si narra grazioso aneddoto: un sacerdote di Sttrrr-Wt-fro chiedeva ad alcuni soldati quale fra i generali fosse I Iona parte. — Abate, il Bonaparte sono io! — rispose il generale, che aveva udito la domanda del vecchio religioso. Ora per San Zanutto (in antichi documenti Sancto Joanutto) villaggio con 60 abitanti e per Solleschiano (Pracdium Solitisi ino ino/ con 77 anime — dove il signor Nicolò conte Mantica (J) di Ialine, distinto agronomo, ha vasta tenuta — si farà ritorno a (1) La famiglia Mantica la troviamo menzionata dulia storia già nel 1510. Nel 1609 essa divenne feudataria per avere il cardinale Francesco Mantica acquistato dalla Serenissima il Castello di Fontanabona colle annesse terre, — m — Moniàlcone dopo la bella scarrozzata per la fertile pianura del Territorio, decorata dai festoni di viti maritate al gelso ed all'olmo ed al ciliegio ed all'acero e cosi via; per quella pianura le di cui campagne sono coperte di rigogliose o gigantesche piante di frumento e granoturco, circoscritte con siepi di raa-rucca, di ligustro, di frangola, di bianco spino, di fusaggine, di sanguinella, di alno bianco e nero, di luppolo, di vitalba e vitecclla, ecc. ed adorne e profumate dalla rosa di macchia, dal gelsomino selvatico, dalla salindia, dal caprifoglio e da altre. CAPITOLO XI. Scarrozzata ud A^uilejtt — Àriis — .Musme/./.i : la sna tomba eie sue fondazioni — Pietro prof. Blasema — Ronchi — Antonio cav. «le Dottori — Berlin»» — Il palazzo (lei Marchesi de Fabrk — Il ponte ili Pieris — Villu Vicentina — Scodo vacca — Gervignano -— Terzo — Apiteja — liitorito per Fiumi— cello. un sarà uessuri fórastìero il quale visiti Monta leone o per cura o pei' diporto, clic abbandoni questa citta senza avta- visitato i sacri ruderi d' A- .quilcja, due volte seconda Roma éd ora, purtroppo, meschìnissimo villaggio. Anche per questa scarroz/.ata si prende la Via del Borgo San Hocco a noi già noia, dirigendosi verso la villa di Ariis (*). Questa viene lasciala a destra e si passa presso la, sua chiesa dedicata a San Nicolò, che sia isolala sulla strada maestra, circondata dal cimitero, dove riposano in tomba separata le ceneri di Pietro Matcovich ed Angelo Musmezzi. Questi con atto notarile del 9 mar/o INNI donava al comune di Monfalcone una sua casa in (tradisca, perchè ne fosse devoluta la rendita, (àrea 200 fiorini all'anno, a studenti del ginnasio di Gorizia appartenenti al Comune di Monlàlcoue, poveri e di buona, condotta, e riportanti in media Classi almeno lodevoli. Morendo poi, lasciava fiorini 2000 acciocché colla rendila (l) Ariis o Aris. Nome, che derivar deve dal (ìumicello Ara, affluente del Hi ancolo, .sebbene ogf^i rosi più non si chiami, avendo perduto Cantico nome nel!' epoca in cui le sue acque si confusero con quelle dell'Isonzo, che aveva malato corso abbandonando il canale leoncello, Nel secolo passato Ariis si chiamava ancora: Di la dell'Ara. degli stessi si riparasse e conservasse la sua tomba, od i eivanzi l'ossero » lisi ri Imiti fra i poveri sr. dal patriarca Elia ed affidato ai monaci bene' detiini del quali il primo abate si chiamava Hitrim mi. si crede che su quell'isola fosse stalo il lazza rei ;o d' Ago ile.ja. — (ì. Ina n niz, patria del poeta Marzio conte Strassoldo, che visse nel secolo scorso. — 7. MuKCOli con Strassoldo e Pr&dizsiolo, In Strassi)l osservò per le campane ohe suonano troppo — come dicemmo a pas. 88 —, un altro signore di questi dintorni osserva va m M on falcone per le feste da hallo che sono troppo frequenti, con danno dell» salute e della borsa degli ululanti, senza linciare della pubblica moralità, che dovrebbe stare in prima linea. — Possibile — diceva egli — che non si possano trovare altri passatempi!! !„„ XTI MEDIO E BASSO F UHI LI dal cfacfr(ia \ncnto ai Situavo Secondo LA CARTA DEGLI INGEGNERI MEJERONI E CAPELLARIS (Venezia 1778) Il color giallo indica territorio Austriaco » rosso » > Venato Pocctr. disegno * CAPITOLO XII. IIeic;lin. e il sin» castello — l'olazzo c lo fornaci a Cuoco iteriti.inculi4 — Fogliano — 1 Turchi — Teodoro dei Borgo — La scuola Industriale — (Mi scalpellini — I Vene li e la « Pàtria «lei Friuli» — Sagrado — Il palazzo Alhnondir — Il castello llolicnlohc — (tradisca — Cuniious — Mariano — Ritorno a Mimi la leu ite. 'k la visita della Storica Aquileja destò interessi; al bagnante ed al villeggiante, non minore gli susciterà, quella di Gradisca — la vaga cittadella — o della romantica borgata di Cornaons. Anche per questa, scampagnata si prenderà, la via di San lìncee. Si passerà davanti la Fabbrica $ttf-rogati di Caffè, la anale, come tutte le altre fabbriche fin qui descritte, ha la sua storia, cioè: fondata, nel 1876, dalla ditta Gentile, e Roseger, nel 1879, venduta ad Antonia Logarezzi: dopo un anno, nuova* cessione ad un ceri*') Dragovina, ed ultimo trapasso, nel 1883, a mani del signor Adolfo Gold-schrniedt, attuale proprietario (*). Passata indi la Villa Henischel eretta nel 1879, s'arriva a San Polo: del (piale diremo, che la sua chiesuola dedicala a San Giuseppe era stata, chiusa ai tempi napoleonici é ridotta in fienile, e che nel 1801 (1) Prima il'arrivare alla Fabbrica SUrroyaH si passa avanti il nuovo edificio scolastico del «pialf parleremo nell'appendice, DÌ fronte, sta la ex chiesa dei Santi Fabiano è Sebastiano soppressa come tutte le altre con decreto napoleonico del )si)(i. Nel 1848 la pittrice Marianna Cascoli voleva ridonare tale chiesa al Culto divino, erigendovi nel coro della stossa mi oratorio pubblico in onore di .sant'Antonio di Padova, ma la euria \ rei vescovi le non acconsenti per motivi religiosi e inorali. saranno circa 30 anni clic venne incendiata e da allora si Con08C4 per ciesa brtixaUa. « l'u -li nuovo aperta ai fedeli, allorché si abbandonò quella di San Paolo — che sorge nelle campagne adiacenti e della quale abbiamo parlato nel capitolo IX. — trasportando dalla stéssa .altare, banchi, campane, arredi, vasi saeri eoe. Dopo San Polo, si passa San Poletto e Ronchi, luoghi di nostra verrina conoscenza, poiché ne parlammo già, Da Monchi, un lungo slradone ci conduce a, Re-dipuglia. villaggio con 280 abitanti. Giace alle falde del Moule C.astéllazzo allo 00 metri, sul quale si vedono ancorai le rovine d* un antico castello, di forma circotare, il cui primo recinto misurava passi veneti 480 eguali a m. 7ri> posto sovra una. grami«1 sottocoppa d' argènto, In lledipuglia havvi la villa del triestino Antonio Nob. Del Seno, e, nelle sue adiacenze, una fornace a fuoco permanente aporia nel ISS? dagli stessi proprietari di quella di Polazzo che fra poco raggiungeremo. « . * Passalo lledipuglia, si vede a sinistra il montì-éeUo dì Sant'Elia che, simile a lingua di lena pro-tendentesi in mare, s'interna nella pianura del Territorio. Piìi avanti, a destra, giace Polazzo, con 219 abitanti, ai piedi del Munte Riva. Il suo nome'anticamente era quello di Palaz. Difatti leggiamo nella, storia clic, «nel P2S0 Giovanni di Castel Venere « rinunciava a mani del patriarca un mausn india, «villa di San Pietro ed in cambio riceveva altro « mariso posto nella villa Palaz appartenente alla « Pieve di San Pietro della quale era. Pievano eerto « Bertamo ». 'Nella villa di Polazzo v'erano le cantine ed i granai dei Padri di San Piche Martire di Murano, dei quali tenemmo parola al cap. ili. tèssi appunto (1) Redipuglia in antichi documenti ecclesiastici si chiama liodopo-glum, e ciò ancora nel 13W, fecero erigere, in questo villaggio, la chiesuola dedicata a Santa Agata nell'anno 1670. Nelle adiacenze trovasi un pozzo naturale della profondità di circa 20 metri, non acqua potabile eccellente. Da esse attingendo, più volte si estrassero protei, rettili che s' incontrano in tutte lo Caverne e grolle del Carso. Non ha guari ai piedi del monte dove è situato il villaggio si rinvennero pavimenti a mosaico nel posto dove il popolo crede ohe sorgesse, anticamente, il grande palazzo o. cimiti air Isonzo, fecero delle scorrerle lino al Livenza, cagionando gravissimi danni. Le immanità, che i Turchi praticarono nei nostri paesi fanno rabbrividire: scannarono le donne ed i fanciulli, quelle dopo averle violale sotto gii occhi dei propri mariti, questi strappandoli dal seno dei genitori ; trucidarono i prigionieri di cui non potevano servirsi, coud ussero gli altri . cervi gnano.- g. Ctitarisacco.—7. Craugllo,— 8. Càmpomolle. — j>,Ih'tola&sa.— 10. Kaira,— u. plumicello, — 12. Fornelli,-^ 13. Fauglts, —14, Fratta.-*- ir>. Fiiinibi h •:.,). — ifl, san òtorato iti Noaaro. — 17,Qonarato, — \R.Gorizissu. — IO. i : fin/tscutta, — Ž0. JalmiCco. — 21. Mariano. — 22, Maranutto. — 23, tfòffaro. — 24. Nogarelo. — 2fi. san Nicolò, — ?(;. OntàgnahO, — 27. Precinteti, 2s. — Por pàtio. — 29. Huda. — 3). Romana, — 81. Rivarattà. — 3> SivilidiiD. — :<3. Sagrado. — 84. sdraussiria. — 35, Terzo. — 86. Tuffi', di. /.nino. — 37, l'apogliano. — 89. Villosse. — Sfl, Villanova. — 40. Villa Vicentina. — 41. Versa. — 4-.'. san N'ito di Crauglio. — 48, Virco. nil i nomi segnali in corsivo, l'anno attualmente parte del Regno d' i-talla, šcovado (*) od ebbe un con vento di Serviti per gli studi sacri (2). Krn i suoi edilìzi meritano menzione il Duomo, piccolo, ma di elegante architettura; nonché il palazzo municipale. Fu questo in origine il Sacro Mmiic di Pietà fondato nel IOTI per iniziativa del Noli. Francesco Ulderico ('onte della Torre, la cui severa e dignitosa immagine, scolpila in marmo, fregia l'ampia scala dell'edifìcio, ('essate il Monte di Pietà gradiscano nel 1780, il palazzo restò abbandonalo per (piasi un secolo, lino a che, dopo latti alcuni ristaimi, vi si trasferì la sede del municipio1 addì 26 settembre 1877, auspice il podestà Luigi cavalier Zan uttig. Bellissime e romantiche sono le adiacenze di Gradisca adorne da graziose ville, fiancheggiate da grandi viali d* ippocastani dove il villeggiante trova ristoro durante gli ozi estivi, e dove si tengono i concerti musicali, i balli popolari, le corse dei bicicli ed altri passatempi per divertire i numerosi l'orasi ieri che qui convengono attirati dalla bellezza del luogo, dalla salubrità dell' aria e dalla purezza dell'acqua, prèndendo dimora in quésto od in quello (I) [/arcivescovo di Gorizia Rodolfo conte Iidling eletto nel 1774, non volendo pubblicare nel 1781 l'editto di tolleranza, emanato dall'imperatore Giuseppe II.0 (1780-1790) col «piale accordava libertà di culto a tutte le confessioni dell'impero, né permettere la pubblicazione del medesimo in tutta la sua diocesi, cadde in disgrazia dell imperatore stesso, il (piale lo con sigliò a rinunciare all'arcivescovado, sua Altezza accettò il consiglio. Ma il Pontefice l'io VI.0 non volle riconoscere la rinuncia ed esortava I' 10-dling a rimanere in cattedra (1788). Allora Giuseppe II.", indispettito, soppresse l'arcivescovado di Gorizia, Unitamente ai vescovadi di Trieste e Pedena (peli' Istria), e l'ondò in sostituzione a questi un vescovado con la sede in (tradisca, nominando a quel seggio il vescovo di Trieste Filippo conto Inzaffiti. Vescovo e capitolo aiutarono un solo giorno in Gradisca e tennero anche in quel di un concistoro; ma vedendo che ivi mancava il palazzo vescovile ed ogni altra comodità, scelsero Gorizia per loro dimora, si osservi che già nel I7WI il vescovi» non portava più il titolo di gradiscano, bensì quello di goriziano e gradiscano. (?) Convento dei Padri Serviti eretto dal Governo Veneto nel 1482 e soppresso nel 1810 con chiusura dell'annessa chiesa. Nell'anno 1SC. chiesa e convento vennero comperati dai coniugi Francesco-Giovanni ed Angela Coassini i quali regalarono la chiesa alla citta.. Per cura dei fedeli venne riaperta al pubblico li 82 Settembre 1 sr«(>. Vi si venera la statua della Madonna dri sdir dolori die la tradizione vuole fosse stala trovata galleggiante sulle acque dell' Isonzo in momento d'una grandissima piena e che si avesse fermata presso le mura della città proprio dietro la chiesa dei Pp. Serviti. dei comodi alberghi lauto in città che al Sierra-duzzo (*). Anche Gradisca annoverò uomini chiari per talènti e virtù, fra i quali noteremo : Bonifacio Finetti (1705-1782), filologo di faina europea. Parecchi dei suoi manoscritti fregiano le bibliotèche imperiali di Pietroburgo. Antonio Zucchetti (16f>.'M7H> ). Ileligioso distinto per pietà; scrisse la storia, del suo disastroso viaggio in dualità di missionario nel Congo. Brignoli Giovanni (.1774*1857 ), naturalista è specialmente botanico; nel 1810 pubblicò la descrizione delle più rare piatile del Friuli (2). (I) Miu-ctulti;■:.!>: così chiamasi questa località iliil 1745 in poi, per essersi ni quell'anno quivi apodo U(1 regolare morra lo, die t.iensi «ncoi'a verso In line ili novembre con grande concorso di popolo. (21 Al distretto giudiziario di Gradisca appartengono le seguenti Po-destarie : I. Farro, nome clic deriva dal castello che gli soprastava sul vicino colie, che esisteva ancora al tempi deli'imperatore Berengario (888-924) e dir' fu distrutto da .Mainardo conte di Gorizia nel 1210. Nella sua chiosa parrocchiale riposano le ceneri di Piee.ardo Str assoldo il prode difensore di Gradisca ( 1016-1617) morto nel lord. Parrà aveva due conventi; uno di domenicani con studi teologici eretto nel 1846 esoppfeBso nel 1810, I' altro di Santa Caterina chiudo ancora ud 1782. Ila un grande fabbricato che serviva ad uso filatoio fondalo dall'imperatore Carlo VI.0 nei 1724. n.i casa di ricovero di fon da /.ione Baronessa Peteani - Bercila morta nel 1858, polla quale nuche S. M. l'Imperatrice Elisabetta elargì fior. 2000, ed oggi vanta il bel capitale ili lior. 30,000, fra/ioni di Parrà sono: Vii Innova ove trovasi lo Stabilimento agricolo modello di proprietà ilei Ciiv. Alberto D.r Levi distinto agronomo e per tale conosciuto in tutta Europa; Mainizza dove per ordine dell'Imperatore Nuuii/iaiio soffersero il martirio i patroni di questa Arddiooesi santi Mario e Taziano circa l'anno 100 e dove esisteva il grandioso ponte attraverso l'Isonzo distrutto dal patriarca Bertrando nell'anno 1340. A delta ili certi sentori si ritiene, che questo ponti' fosso stato costruito dopo la demolizione, falla dagli Aqlli-lejesi, di quello presso Ponchi, e ciò si ritiene perché le monete die tro-vànsi presso i ruderi di quello alla Mainizzn sono di Costantino o al più di Massenzio, mentre quelle che trovatisi a Ponchi, dove si ritiene fosse stato il ponte, sono di Augusto, di Tiberio e di Vespasiano. — 2. Mariano, del quale parleremo, limitandoci ora a diro solamente che la sua frazione Corona noi iti48 veniva data in giurisdizione a Riccardo di Strassoldo dall'Imperatore Ferdinando |II,°, e dio tanfo i terreni di Mariano dio quelli di Corona producono eccellente vino nero friulano —3. It'ooians, patria del chiarissimo G. P. noh. liei Torre che da 37 anni a questa parte pubblici il lunario // Contadiiìello ricco dì nozioni pratiche per l'agricoltura e per l'economia domestica nonché di nozioni di storia pàtria e di ammaestramenti, il tutto scritto in forma popolare, tendente a migliorare le condizioni morali, igieniche ed economiche di queste popolazioni agricole. Il Pel 'forre siede conie deputato alla pietà Provinciale dal primo sorgere di essa, al Consiglio scolasi.ioo 11| strel tua lo dal giorno della sua ero/ione e da molti anni fa parte delia Deputazione centrale della società Agraria. —4. Sagrado di cui parlammo, — 5, Versa, Nelle sue adiacenze ebbe luogo, ai 26 di luglio ISfifi, una sci rannicchi, sul ponte del forre fra Austriaci ed Italiani. l'«: patria di Alessandro de Claricilli Consigliere provinciale e podestà di Gorizia dal 1869-72, morto li 12 agosto issi). Egli era membro onorario della Società Agraria di Vienna e dell'Accademia di lettere ed arti di Dopo visitala. Gradisca e quivi desinato, si riprenderà la via india direzione di Cormons. Si passa avanti la Villa Colomba eretta nella prima mela del passato secolo, lo pochi minuti si arriva a Moraro e da questo, dopo breve eorso di via volgendo a sinistra, in meno d' un quarto d'ora a. Cormons, grossa ed amena borgata con Circa 6*000 abitanti, sede d' un Giudizio Distrettuale; d' un officio comunale, d'un decanale e parrocchiale. Ila posla, telegrafo e stazione ferroviaria. K sila. in bella o romantica posizione, ai piedi d'un collo alto 253 metri sul quale torreggiano le cui ne d'antico castello. Cormons è adorna di fiorenti vigneti e frutteti, ed è difesa contro i freddi nordici dal suo Colle; vanta un vivo commercio, e eie per essere in prossimità del Coglie, dove i frutti primaticci formano oggetto dì già udì - esportazione per la Germania, Russia, ecc.: donde, portati sui mercati di Cormons, vengono quivi venduti e pòscia Consegnati alla stazione ferroviaria. l'I pure borgata assai industriale, e fra le sue industrie primeggiano (padla della seta e la fàbbrica zinne di mobili, india quale soltanto vengono occupate oltre qùattròceiito persone (*), Appena s'entra india borgata, si passa presso la Villa Jcraaili, sita al luogo dell'ex-convento dei Cappuccini (2) donde la via porla il nome e per la Palermo. Diodo alla luco diversi scrini, fra j quali quello di maggior mole ; dori: in nelle fitte ìsl il u :. imi i e urlln sua a irnihi r,umiliale. —l'i. Vi/lesse, villaggi.» elio un giorno sarà il più ricco Comune delia provincia e ciò par lasoiio ai Francesco Colugnati da Romana morto li 27 giugno 1871* iQuesti testava tutta la sua sostanza ascendente a circa 14 mila fiorini consistente in mollili e stallili, ordinando che il tutto venisse venduto all'asta e il ricavato Capitale investilo presso una Cassa di Risparmio pel Corto di 164 anni ; gli interessi accumulati dovessero andare in .ninnolilo del Capitale, e dopo il cen h a(0 periodo di tempo tutto divenire di assoluta proprietà del (ninnile in discorso. (I) I.'industria della seta viene rappresentalo dalla filanda del signor Giuseppe Nagtos e da 11 nei i ii del signor Antenore Murni. Quella del falegnami dai laboratori del signor Chi. Unita Falsari', del signor Gio., Batta a,ini, del signor Michele Gasparin, e da quello sociale rappresentato dai signori I.utili ridussi, Francesco Condonati e Giuseppe '/.ufi. e1) Oy.....jlsteva la chiesuòla di san C'anelano venne l'ondato il convento dei Cappuccini dal conto Kalmondo della Torre nell'anno UHM sopra proposta del parroco Pietro Ragno, e ciò per ammansare i Cormonosi pervertiti dal cattivo esempio di ti1) e.seoeohi, ohe slancili di rapine-e di omicidi si erano annidali inCormotys, e colia speranza d'incivilire questi barbari. Il convento venne soppresso nel 1735. ((naie s'arriva in Piazza delle Monodie, nome pure che deriva dal chiostro che vi si trova ('); Da questa per la Via maggióre s'arriva al Duomo, edificio vasto e hen illuminalo e di bella architettura, al (piale si sale mediante ampia gradinata di oltre SO scalini. È state ricostruito nel I7.>0 col l'aggiunta don/elle si ritirò ili Una rasa con l'idea di l'ondare un convento per dedicarsi ad istruire le fanciulle nella dottrina cristiana e nei principali lavori muliebri, Piacque oltremoda quésta congrega/ione alla contessa .suipizhi Florio di strassoldo, che le in larga di denaro e di protezione. Quésta benefattrice fu sepolta nella chiesa delle suore in apposito mausoleo, su cui loggesi analoga iscrizione, il convento è staio soppresso nel |s|Oe riaperto per la liberalità della Baronessa Krnestina Locatelll nata conlessa strassoldo nel 18«7. |£) La chiesa ove offici.-ivano i patriarchi aquilejesi sorgeva dove oggi Inumile cappella di san Ciovanni nel lungo i......unno, Veniva distinta col nome di basilica, come troviamo scritto ni un atto del 1093. Sono circa treftta anni da alcuni cercatesori. Noi secoli passati èra considerato di grandissima importanza, tanto per la sua posi/ione come per la. robustezza delle sue mura. Uopo essere stato testimonio di tante vicende guerresche, fu, nel 1508, preso e saccheggiato da. Bortolomèo Adviano capitano veneto ('). Tré anni dopo, per ordine della Serenissima, venne demolito in modo (die mai più risorse. Fu bensì in parie reintegrato, rifallo e fornito d'artiglierie e di presidio dall'armala veneziana ind 1615, ina. tosto afferrato, non rimanendo di quest'ultima reintegrazione ohe un monco torrione. Da. questi avanzi rovinosi l'occhio spazia sul mare che lamìie le cesie istriane, domina le eminenze anfìteatrali del Collie, segue il corso del Natisone, dell' Isonzo e di minori torrenti ; scorge la chiesetta di San Giorgio di 1 {razzano, ove sorgeva un tempo analogo fortilizio minore; il silo nv' era. la forre di Mauza.no, il poggio di Sagrado e l'isolato monticello di Medea. Ma prima ancora di arrivare sulla vetta del celle, fermerà la nostra attenzione una. chiesa fabbricata nel 1636 da Luca llarone Delmesl ri. Accanto si prolunga, un porticato con sotterranei. Dovevano servire per convolile di Domenicani, che il Barone Delmestri aveva intenzionato di far ivi erigere ('-'). Dalla piazza delle Monache si prende la. via Borgo dei Frali. Viene cosi chiamata da un con- (U Si vuole ohe V Alviano nves\se preso il castello ili Cormons con mirabile RStUZia. spiala la posizione, mise di notte tempo dalla parte d'occidente del colle diversi soldati con lanterne, i quali nelle tenebre della notte parevano formare un grosso isercltO clic avanzasse per dar l'assalto al castello; onde I Cormonesl, voltate le artiglierie verso quella parte, aspettavano intrepidamente l'attacco ; mentre l'Àlviano con raffinata lurlieria, senza che i Coriuonesi se ne avvedessero, pinnlò le macelline da guerra sopra il Colle Quirino, che sfa ad oriente della Rocca, e di hi pacificamente l'abbattè senza essere minimamente offeso. Basendo prossima la resa, spedi un araldo, per addivenire a palli. Respinta la proposta dagli assediati, l'Àlviano, sdegnato, incominciò ad abbàttere iut'iosamente le mura, apri una breccia, v'entrò coli'esercito, mise a lil di spada i difensori e fece un grosso bottino. (?) Tanto il porticato che i sotterranei, parte crollarono e parte furono in questi giorni demoliti perchè minacciavano rovina. ventò
  • <). Anticamente ebbe propri Statuii e da. tempi remotissimi lino a pochi anni or sono, veniva, retto dà un podestà e da (lodici consiglieri eletti dal popolo. (0 Morendo, nei I70i.il D.r Andrea de Locateli) lesto tutta la.sua fa-rollà, dell'ammontare di circa 80000 fiorini, per r erezione «li uri convènto ili Domenicani. Noi nu; fu posta la prima pietra delia chiesa <■ del c.m-vento. in questo si tenevano lozioni ili filosofia a teologia per chierici della congregazione ed anche per qualche secolare, cu soppresso nei 18(0, Curioso si ohe il grande corridoio con arcato che ancora esiste e per il quale si entra nel convento, i l'ormonosi lo riconoscono per sot V inoiostri, che io interpreto quale corruzione della parola sotto il chiostro. 21 Il possesso della borgata di Cormons è stato sempre ion 1 rasi alo tanto nelle lotte ch'ebbero i patriarchi a piilejosi eoo i eonii di Gorizia.] come in quelle che ebbero i Veneti cogli Arciducali; ed è per questo che il suo nome ricorre sovente nelle cronache ed ha un'importanza non inferiore ad altre piii grosso (erre ilei Friuli. Sollrì nelle guerre molli saccheggi ed incendi e specialmente negli anni 1309, 1344, 1302, e 1510. Il valere delle milizie ( 'ortnonosi seppe distinguersi nel I i77, avendo essi' due volle disperso completamente varie orde di Turchi presso Fogliano; ed anelie nel lò()i> (piando, col sacrificio di molti militi, assalirono e sconfissero due volle i veneti tra Manzano e Cormons. La Comunità di Cormons seguì con amore le insegne dei Conti di Gorizia, cui, sulla fine di d secolo XII.0, rinuncia mio alla protezione dei patriarchi aquilejesi sótto i (piali era vissuta liberamente, si diede spontanea, invocando la loro protezione; e ciò a fine di conservar meglio la sua libertà con gli allei diritti che lo competevano. I conti di Gorizia, in riconoscenza di tal dedizione, scelsero Cormons a luogo di divertimento e di caccia perse e la loro corte, confermando e dando alla borgata privilegi e statuti, per cui si reggeva a comunità ed aveva proprio consiglio con alla lesta proprio podestà. Questi privilegi e diritti furono dopo il 1500 confermati dalla Casa d'Austria.; ed in parte conservati line a pochi anni or sono. Còme ógni luogo-dei nostro classico Friuli, anche la borgata di Cormons vanta uomini illustri. Fssa è patria del distinto nialcinatieo ed astronomo Giuseppe Barzellini (4730-1804) che per i suoi rari talenti e per le sue rinomale opere ebbe l'Onore d'avere collocalo il ritrailo in Ilenia Tra quelli del Bianchini, del Manfredi e di altri arcadi, Cnrinons è pure pallia di GÌO, Hallo lleuaedel'li pittore ( 1819- 1858); di 'Giovanni Cavalli scrittore del secolo \VL"; di Giuseppe Lorenzo Cipri o o i avvocalo distinto, scrittore e storico (1760-1829); di Francesco Benedetto uocatelli matemàtico ed astronomo del secolo XVII.0; di Pietro Miotti professore, scrittore e filosofo ( I 7 ii) - secolo preselile); di (,'ni. Halfn Morsami prete e scrittore (1051-1718) : di P idra Tetini scultori'ed indoratore del secolo ,X VII ; di Giuseppe Ani." Tiussi medico e scrittore (1749-?); pud degli linijrisliach, «lei Neuhaws e dei uelmestri, distinti giureconsulti, diplomatici, magistrati e vescovi. Kpure patria di Girolamo l'nhnri morto nel LS7I, uomo (piasi illetterato, nel (piale era innato il genio del verseggiare in friulano, e le di CU] poesie, ancora inedite, si trovano a mani dei suoi eredi. E fra i viventi, nomineremo solo Monsignor Gio. Batta D.1' Flapp, il (piale, da umilissimi natali, seppe, COI suo ingegno e eolla sua prudenza, innalzarsi lauto nella gerarchia ecclesiastica (die nel 1884, a siili 39 anni, venne nominate vescovo di ParenŽO-Poia, cattedra che tiift'ora degna niente egli eopre (1 ). (1 ) Al Distretti) giudiziale ili < 'nrmoiis appartengono i seguenti comuni : 1. Brattano, nome di antico castello die sorgeva sul colle elio gli sta a settentrione, dove oggi si trova la chiesa di San Giorgio, rovinato dfl Mainardo roiilo ili Cori/ia. nel 1257, sue trazioni sono: San ROCCO} notabile la premiata Filanda a vapore di proprietà del signor Giorgio Naglos «li cormons, con 140 bacinelle. Qiassiccoi patria del nonagenario Francesco conte di Mancano, gloria friulana, il più illustre storiografo di cose nostre che Un'ora abbia esistito, autore di inulte opere di mole, giubilalo li 7 gennaio 1891, in cui compiva il novantesimo anno, dai migliori cultori della patria storia, Udinesi, Triestini e Goriziani, i quali in dono gli dedicarono vari loro scritti Importanti. Queir illustre famiglia si trova distinta in Friuli ancora nel 110(5 e proviene dalla Germania. Kbbe m ogni tempo, ionie ne ha di presente, personaggi distintissimi, fra i quali noteremo Marcantonio condottiero delle truppe veneziane morto combattendo gl'imperiali BOttO Gradisca (1617) e al «piale il Senato Veneto, decretava statua equestre, che trovasi collocata sopra la porta maggiore del Duomo di Cividale —coprirà die nel 2791'imperatore romano Nu-inenano scelse fra uno dei suoi tanti luoghi «li Caccia, lui quésto villaggio traggono ia loro discendenza i Capriri, fra i quali oggi uno è can-celliere di Oermania. A eapriva appartengono: Russi*, castello con poderi' modèllo in viticoltura dì proprietà cónte Teodoro La Tour, «con scuola d'educazione femminile sostenuta dalla contessa sua consorte nula baronessa Killer. Spéssa, antico castello dei conti Della, 'forre Valsussina, oggi di proprietà del marchese de Volkel. \ spessa l'arcivescovo di Gorizia (iene la sua villeggiatura, e ciò per lascito del defunto Clemente conte naia. Corre, morto circa x'.! anni fa. — :». Chtopris, villaggio Che diede i natali al medico Marco D.r Heseiiibus «li cui parlammo al capitolo JM, il quale con testamento i4 aprile l/sn lasciava anche al luogo di sua nascita, per mantenimento del poveri del Coi.....ie, un capitale consistente in cedole del Molile di Pietà di Gradisca, Il fratello mio, Giacomo Desenibi:-. parroco pure di ehiopris, morì in concetlo «li salitila. K le virtù, la carità e la bontà di questi due uomini non vennero meno nei loro discendenti e specialmente poi germogliarono di preferenza nel loro pronipóte Luigi Da Cormons si prende la strada per Mariano passando avanti la villa Langovia di proprietà del signor Michele Barone Locateli! di Cormons. A Mariano (piasi lutti gli abitanti si dedicano all'agricoltura od alla costruzione di sedie. Il govorno affine di promuovere quest'ultima industria, istituì nel 1./• nesenibus cjie per molti anni esercitò l'arte medica in Cormons con mìo, carità ed abnegazione Renza pari e che fu rapito ai poverelli il ili 5J3 gennaio ISS'I nell'eia ili 07 anni. d'azione ili Chlopris é Viscone, con chiesa campestre Madonna di strada. Santuario al quale nella seconda testa di Pasqua accorrono gii abitanti dei villaggi limitrofi e s|.....talmente quelli di Chiopris, Viscone e Medeuzza.— 4. notegnd. sua fra/ione LOnzano, patria dell'arguto poeta friulano Pietro Zumiti nato li 27 dicembre dei 1792 e morto in Udine nel febbraio del 1807. (.'he lo /orniti sia nato a Conzano lo dice egli stesso nella : La me biografie. Ne 1' an nouantedoi Mi àn fabricad in doi. Soi nassùd a Lonzau in Chase ili Frisaci 10 stad a scuòle là del capelàn. 5. Migliano con Dobra, antico castello dove oggi si trova un piccolo .....seo d' antichità raccolte dal proprietario signor Silverio de Bager; e con San Lorenzo di Nebola dove fu battezzato Pietro Zorutti, e ciò pure egli stesso conferma nella poesia: o modi. unm. Ai viiichesiett del més, che al ven Nadàl, l)e T ah ini 1 e sieteent nonantedoi, Coi batiali a San l.urinz di Gtteule. santul on-d-ai vuds dot : Il Fator General, K un marchadant di pelile. Dal registro asistent in sagristie. Mi àn mittud noni Pieri, luocent, Marie; 6. San Lorenzu /iressa Mussa, villaggio dove fiorisce l'agricoltura e la coltura del baco da seta. Ila. filanda a sistema moderno di proprietà del signor Pollini. Gli abitanti non agricoltori sono la maggior parte muratori e si distinguono come costruttori di pozzi. Questo villaggio viene menzionalo dalla storia ancora nel 1085, trovandosi il suo nome fra quei fanti villaggi che vennero donati dal conte di Gorizia all' Abbazia di Kosaz/.o. — 7. Mossa, villaggio che anticamente governa vasi a Comunità con proprio gastahloe che aveva voce nei parlamento friulano. Qui tiene vasii possedimenti la famiglia din baroni Codelli, dalla quale nacque Agostino (lt>s:i-17491 che spoglia vasi ancora in vita di gran parte della sua. proprietà per provvedere ad una comodn abitazione e convenientemente dotare II vescovado di Gorizia che allora sì erigeva. — S. Medea grosso villaggio appiè del Monte dì .sant'Antonio; inolile d'importanza geologica. In Medea ebbe i natali Giuseppe di Godcassi ( 17S8-1SG0 ) che da semplice Sacerdote seppe innalzarsi al grado di Arcivescovo ; cattedra che copri in Zara dal 1H4I1 fino alla sua morte. — 9. Medaua, che giace in romantica posizione in vetta ad una delle tante colline che adornano il nostro bel Colilo. torc ecc. Il mumìIo di questa istituzione lo ha avuto in gran parte il defunto uiarianese Luigi Trevisan, rapito all'amore dei suoi cari, a soli 35 anni, uri febbràio dell'anno 1884, mio buonissimo amico, condiscépolo e collega, So a Cormons i gitanti non si saranno fermati ad assaggiare il buon vino del Colilo in una, delle tante trattorie od osterie, i conduttori delle (piali vanno a gara per attrarre gli avventori ; faranno molto bene a fermarsi a Mariano dal signor Gregorio Zanella dove troveranno di eerto del buonissimo nero friulano. Da, Mariano prenderanno la via che conduce a Sagrado e faranno ritorno a Monfalcone; dove prenderanno ristoro con un gelato oppure con della fresca birra, gustando le melodie delia banda musicale, e questa volta al Caffè al Falcone, situato in posizione migliore che il Comunale, poiché domina, oltre la Piazza, anche la Via '(ella Posta. /ao. Ml i. -iS: w 1 Chiesa •parrocchiale 2 Chiesa del Rosario 3 ex Chiesa San Rocco 4 ex Chiesa San Fabiano e Sebastiano PIANTA DELLA CITTÀ MONFALCONE 5 ex Chiesa San Michele 0 ex Chiesa San Giacomo 7 Nuovo palai30 comunale H Vecchia casa del comune 9 Vecchio edificio scolastico 10 Nuovo edificio scolastico 11 Casa di ricovero ed ospitale 19 Concia pellami 12 I. R. Giudizio distrettuale 20 La Rocca ed 1. R. Ufficio delle imposte 2i % Officio postale e tele- 13 Ufficio pari-occhiale 14 Grande albergo alla Posta 15 Stazione ferroviaria 16 ex palazzo patriarcale 17 Cotonificio Triestino 18 Filanda a vapore CPotai- .1 CAPITOLO XIII. Al lago di Juiuiauo u Do beniò — Le praterie — 11 lago — Do-lienlò — Leggenda su liti siccità del Carso — Gorizia la « Nizza Austriaca » — Ritorno a Moiii'alcone. ni, debole o malatìccio, avrà fatto uso delle tanto celebrate Terme Romane di Monfalcone, dopo dieci o dodici bagni si troverà, sicuro, al caso di approfittare della gita che qui, giunti alla line ornai del nostro lavoro, stiamo per descrivere; che, se anche egli non si dilettasse d' alpinismo, certo non si troverà pentito d'avere questa bellissima gita intrapresa. Una comitiva di spensierati partimmo, un pomeriggio, dalla gran piazza di Moufalcone accompagnati da due guide-portatori, carichi delle provviste colle quali merendare. .Si prose la via della Rocca, si ammirò ancora una volta, il Carso, questa pur sempre interessanti; unione di pia altipiani, fra i quali si trovano numerose conche (*) le une dalle altre divise, ma sotterra fra loro comunicanti; quel Carso il di cui nome sembra derivare dalla parola celtica Kar che vuol dire sasso, rupe, scoglio. (1) Conche sono depressioni Imbutiformi larghe anche oltre 100 inetri e profonde più di 0-80, detle in islavo Doline, le quali presentano il loro fondo coperto di terriccio, e verdeggianti di vegetazione come tante oasi in mezzo al deserto. In diverse di questo si trovano situati i villaggi. Ivi matura il grano, fiorisce il mandorlo, cresce il melagrano, verdeggia l'olivo, fruttifica il lieo, prospera la vite ed il gelso. « La mesta lamia rlie dal sasso lui nome « Irta di nudi; roccia o sol dà poche « Valli c l'osse intercisa, ove la terra « Por torrente o por turbine si accolse ». GàZZOLBTTj (La grotta tVAdelsberg). # * # Per un sentiero assai malagevoli1 ma in compenso ricco di roccié e dì fossili meritevoli di studio, scendesj india sottostante valle e da questa si sale il monto Costello. Dal pendio di questo monte si scorge il lago di Fielrtwossa india solitaria vallata omonima, circondato da piante palustri, e si vede [iure il viadotto, a sei arcate, dtdla strada l'errata innalzato sopra te paludi, formate dalle acque dei Laghetti e della Roggia (die emana dal lago or nominalo. Queste acque si congiungono con le Fontanelle e col Fiatile dei bagni e sotto quest'ultimo none' vanno ad ingrossare il Tinnivo presso alla, sua, foce. Prima di arrivare alla cima del (cos'odio abbiamo raggiunto un sentiero strettissimo (die ci condusse su vasto altipiano denominato le Fraterie per il bel verde dei prati ond'è rivestito, cosparsi da cespugli di sÒmmaQp, da corri, roveri ed altri alberi silvestri (!). Qui id abbiamo divertilo con le signore e signorine a raccogliere una infinita varietà d* erbe (i ) principali alberi ed arbusti clic vegetano nella provincia di Gorizia . Dal mare sino a 30 metri d'elevazione crescono i j><>i< (Pi bus pinea), la Quercia (Quercus pedunculata), il fruttine (Kraxinus ornus), Il getto (Morus alba), la vite ( Vitis vinifera), Varerò (Acer campestri*), l'orno (Kraxiuus ornus), il ciliegio selvatico (l'runus cerasus). Volato (Ulruus campesCris), il carpine (Carpinus betulus), il corniolo (cornus mascula), ed il bagolaro (Ceitis auatralìs) dal quale si fanno bacchetti di frusta, ed il pioppo bianco (Po- pUlUS alba). Nelle siepi Irovansi oltre le menzionale I il raro (Itublis i'rnc-tlCOSUS), il pruno selvatico ( l'runus Spinosa), il Inauro spino (ernlaegus oxyacantha), \& frangola o spino nero (Rhanmus franguia), in fusagginc (EVOnymUS europaeus), la sanguinella ( Corneus sanguinea), il ligustro (LigUSirUm volgare), la uiaruca (Khannius paliarus) ecc. Alle Uasse vi sono siepi esclusiv;......ule ili ontani neri { Alnus glutinosa) e ili ontani bianchì (Alnus incana) e sui cigli delle vie ombreggia il pioppo nero (PopUlUS uigra) eil 11 pioppo Cipressino IPopulUS fastidiata). sui colli e sui monti fino all'altezza di 8Ó0 metri trovatisi abbondanti : la vite, gli alberi fruttiferi ed i gelsi: vi alligna bene: il fico ( Ficus carpa), il castagno (Casianea vesen ), il noce ( .luglans regia), V avellano (Corylus avellana), il tiglio (Tilia mlcrophylla e Tilia platyphylla), Uro- con le quali oggidì sul sistema Mackart (*) si usa. adornare le camere ed i salotti ni, ini rondando allo prative le erbe palustri, da quelle gentili già o raccòlte o comperate, Trascorse le praterie, ecco allacciarsi un vasto bacino, ecco il lago di .fami ano, o di Dobcrdò, disteso a modo di limpido specchiò, entro una cornice di vomirà, da cui spicca una fantastica corona 4i ignudi colli, che sembrano sostenere la volta celeste, splendente nel suo purissimo azzurro. Che delizia! Di fontano sorridono, specchiandosi nel limpido speglio delle acque, i paeselli di .laudano e Dobcrdò colle loro pittoresche casupole e cogli acuti campanili,'nonché il monte t'astellaz/o ('160 metri) che sta quasi a perpendicolo verso Nord-Est e su cui torreggiano ancora i ruderi d'antico castello onde il inolile ebbe il nome (*), Giunti alla riva, trovammo una flottiglia di sei barchette, appartenenti a cacciatori che qui convengono da Trieste la maggior parie per Cacciari; uccelli palustri, e pescarli pesci d'acqua dolce in ieri; ( Quercus sessiliilora ), il carpini nero (Ostrya carpinifolia ), la betulla (Betula alba), V albera (l'opulns tremula) eo-berdò. — Vedasi la tavola N.° XI. 72 — isi — allora eccellente impressione, grata e dólce rimembranza ne serberanno ajacórà, é il ricordo della Franca allegria pio volle ritornerà lóro alla ménte', quando si troveranno oppresse dalle noie dell'etichetta o vinte dalla, malinconia in mezzo al frastuono della città. Sparecchiata la mensa, vale a. dire gittate le «'aite in disparte e messi in salvo i bicchieri e le bottiglie, s'improvvisò una lesta, da ballo. Il rotondo praticello serviva da tavólazzo, nò meglio si poteva desiderare. Si noti (die uno dei gitanti, suonatóre l'amoso di armonica, aveva, all'insaputa di tutti, consognate, involila in una carta, il suo strumento ad una delle due guide; e terminata, la parca, merenda, incominciò ad intuonare dei graziosi valzer, delle melodiose pòlche e didle armoniose mazurche, al suono delle (piali si danzava allegramente lino a. che il nostro capo-gitù diede il segnale didla partenza. A tal segnale ci avviammo verso Dòberdò. La salita era dolce, (die incanto, amie1 frammezzo a. quei dirupi! Come si sentiva gonfiarsi i polmoni respirando quell'aria tresca, balsamica, ossigenata.! lo (die scrivo, dico la verità, me ne deliziava e diceva fra, me, (die ben a ragione gli Sloveni chiamarono il villaggio, al (piale frattanto eravamo giunti, Doberdob, che alcuni traducono nel nostro idioma per buona plaga, altri per regione salubre ed altri ancora, per aria sana, Doberdò è un villaggio con 000 abitanti, la maggior parte agricoltori e tutti Sloveni. Quei buoni e quieti terrazzani al nostro passaggio ci salutavano rispettosamente, usciva.no curiosi dai loro casolari e su quelle facci e si vedeva scolpita, l'impronta della bontà del popolo slavo, il (piale, se non aizzato da. eerti mestatori
  • a là con la tua leggenda! La sarà valevole per gii abitanti degli altri villaggi del ("arso, ma per quelli di Doberdò eoo più. Essi sperano di vendere 1 acqua del loro lago per condurla a Trieste, e come sia scritto nel contrailo preliminare già limiate, il Comune incasserà 27000 fiorini; «li più i compratori si sono obbligati di costruire e mantenere ima conduttura d'acqfla fino al villaggio, (pianta ne basti per i bisogni locali. Mentre si stava intenti ad ascoltare il nostro oratore, parecchie carrozze provenienti da Gorizia ci distolsero dall'attenzione. Da una delle nostre guide rilevammo, là strada, più breve che congiunge il Territorio con Gorizia essere appunto quella per Doberdò. Gorfzia — la Nizza Austriaca — cosi chiamata per la sua romantica posizione, per gli ameni dintorni, per, le graziose ed eleganti ville, e pel (dima untissimo. La città conta intorno a L20 mila abitanti, dei (piali più (die tre (piarti di nazionalità italiana. È situata sulla riva sinistra dell'Isonzo, a piedi d'una collina (100 metri) sulla (piale sorge il superbo castello, dove l'imperatore Leopoldo l.° (16t>7-J705) nel 11360 rfeevette l'atto di fedeltà e vassallaggio dai Goriziani. Meritevole di nota quello (di'egli scriveva allora, appena arrivalo a (Iorizia, al suo maggiordomo, il conte Etabatta, residente in Vienna: // paese, il dima, il non sentir favellar altra lingua che I' Italiana, ali fanno scrivere anche nella me-ilesiìna... Noi a eri russi ani saltalo /tassalo (18 settembre) nel benefìci la paese ilei Friuli... Si osservi ancora, che, in antecedente lettera diretta da Gratz a Vienna allo slesso Ciabatta, scriveva in tedesco: Mi son determinato di proseguire il mio viaggio lino a Gorizia...; ed indi continuava in italiano : diventerò lutto furiano... Gorizia è sede del Principe Arcivescovo, che ha per vescovi siifì'ragaiiei : quelle di Trieste, quello di Paronzo-Pola, (padlo di Veglia e quello di Lubiana. È sede della Dirla Goriziana, della Società agraria ecc. — m - Sul rollo «lolla Cappella vi sono le tombe dei re di Francia, o tanto dalla via che mena alla stazione, nome da quella elio mena al Ponte Isonzo si ammira il vasto, (dogante e romantieo Pubblico Giardino. Ma fasciamo di parlare di Gorizia e ritorniamo alla nostra gita ed ai nostri gitanti. Tutti eravamo in pensiero, non vedendo ancora arrivare la. giardiniera elio, per le precorse intelligenze, doveva venirci a prendere a Doberdò. Aspetta, aspetta... lìmliè stanchi di tanto aspettare divisammo di ritornare pedibus calcantibus tino a Monfa Icone. Ci siamo incamminati; ma latto circa un chilometro di strada, o precisamente giunti fin là dove un tempo era il confine veneto - arciducale, come afferma ancora oggi la lapide con la scritta : CUNFIN UF.NKTTAN ci imbattemmo nella vettura guidata dal Carnoso Vocia il (piale, fermali i eavalli in un baleno, ci disse:— Siori coso, feno, andeno indrio, a Debordò o volle.no ? — Voltate i cavalli ! — fu un grido generale. Ed egli ubbidì, ma visto che per salire c'era un po' di confusione soggiunse : — Comodo! no i se distriga; se feoo cosi, si eoo qua sin mezzanotte. — Avanti — gridò il capo-gita — tutti sono al posto, frustate i cavalli. La giardiniera si unisse e la brigala Ira i canti e le grida, gioconde Cai èva ritorno a Monlàleoiie. Allorquando eravamo prossimi alla, città, uno (lidia comitiva pregò SÌ tacesse silenzio; od ottenutolo, incominciò: — Lece, onorevoli signori, amabili signore e gentilissime signorine, I' ultima gita nostra al suo termine. Domani rimpatrieremo, chi da una parte e Ch'i dall'altra. In noi però resterà sempre, se anche non ri vedremo più, la graia memoria delle nostre escursioni, gite, passeggiate e scarrozzale così dilettevoli por una parto dello storico Friuli Orientale, per quel paese che, come il restante del Friuli, vuoisi abitato prima dagli Euganei e poscia dagli Eneti o Veneti, che furono soggiogati dai bellicosi Gallo-Carni. I Romani, scacciati i Gallo-Carni, dominarono a lungo questa regione (202 av. ('.-470 d. C. ). Caduto I Impèro romano, si succedettero popoli barbari, gli Eruli. i Goti, i Longobardi, (476-774) cd i Franchi (774-888). In seguilo, il paese passò in possesso prima della famiglia dei Berengari o poi di quella degli Ottoni (888-1000). Intorno al 1000, una parte Irebbero i Patriarchi d'Aquileja; i «piali, il loro dominio temporale, cessando nell'anno 1420, la cedettero alla Veneta Repubblica, tranne Aqui-leja o suo territorio, di cui rimasero padroni con qualche interruzione sino al 1544. L'altra parte l'ottennero i Conti di Gorizia, e no furono i signori sino al 1500. Finalmente i possedimenti degli uni e degli altri, e veramente (padli dei Conti di Gorizia nel 1500, e (podli della Serenissima, nel 1797, vennero in possesso della Casa d'Austria; la (piale, spogliatane per brevissimo tempo durante la, passeggiera. domina/ione francese, die durò alla, sponda, sinistra dell'Isonzo dal 1807-rl813 ed alla destra dal 1809-1813, annovera tuttodì questo paese fra i suoi domini. L Francesco 1.°, Imperator*1 d'Austria, pei'avvalorar*» il diritto su questi paesi, visita vali nel 181(1 e nel ritorno dalli» altre prpvincie d' Italia, passava per la città, di Monfalcone. Al suo ingresso, sulla porta della Terra stava la seguente iscrizione : VKTV.STF, . ARCIS . AU . CVSTOU1AM . IMUSTAM FRANCISČ1 . I . TITI . Il AB . TT.W.T.UI . REDVOIS . INGRESSV . ll.l.VSRATA DTIv . 30 . AI'IUI.IS . 1816. Piissimo come egli era, non mancò di visitare questo duomo. In sua memoria Irovavasi lino al 1888 una, iscrizione su la vola di legno posta sopra la porta — W> — che dalla sacristla ména al presbitèrio. In quell'anno, ratinalo parroco decano Rev.° Don dio. Batta Man-toéssi, la foce incidere a caratteri d'oro su l'archi-travo di inaiano noro (lolla porla slessa. I / iscrizione diro : FRANCISCO . I. IMPERATORI. ET . REGI. RELIGIOSISSIMO . TEMPLUM , HOC. ADEUNTI ET . REGEM . REGUM , PIISSIME . DEPRECANTI, A , L , RAINIS . Pa , ET . EQs . Ose . Fs. P . XXX . APRILIS . M. D . CCO . XVI. Ma non voglio alleggiai ini ad erodilo; laonde qui finisco, non senza prima invitarvi tulli, o miei Signori, a mandare un Evviva di cuore a Monfalcone, alle Miracolose sue Terme, al Territorio, al bel Friuli, agli espilali suoi aiutanti. A tale proposta s' udi ila. ogni petto uscire un triplice e caldo Evviva ; e con questo grido arrivammo Iteli' atrio del solito albergo, dove il rimbombo ci ripetè ; MC r #• I *• a ! Foear. disegna" In appendice a quest' ultimo Capitolo diamo i [mezzi pet lo vetture, barche e ferrovia per coloro che volessero imprendere le gite retrodesefitte : Al Cai1. IV— impiegando mezza giornata coi) 1 cavallo fl. 1.50 » 2 cavalli » 3.— con'omnibus, vulgo giardiniera » 4.50 Al Cap. V — impiegando mezza giornata con 1 cavallo fl. 2.— » 2 cavalli » 4.— » omnibus » 6.— Pet Cap. Vili — condurre e poi anche levare i gitanti con 1 cavalle fl. 1 50 » 2 cavai li » 3.— » omnibus » 4.50 barca con 2 rematori posto per 8 persone fl. 4.— » » 3 » » 20 » » 7.— » » 4 » » 50 » » 12.— Al Cap. IX — levare i gitanti a Rondi i senza fermati va con 1 cavallo fl. 1.— » 2 cavalli » 2.— » giardiniera » 3.— Al Cap. X — impiegare mezza giornata con 1 cavallo fl. 3.— y> 2 cavai li » 5.— » omnibus » 7.— Al Cap. XI — impiegare una giornata con 1 cavallo fi. 4.— » 2 cavalli » (>.— » giardiniera » 8.— Al Cap. XII — impiegare una giornata con 1 cavallo fl. 4.— » 2 cavalli » 6.— » omnibus » 8,— Al Cap. XIII — solo levare i gitanti a Doberdò con 1 cavallo fl. 1.50 » 2 cavalli » 3.— » giardiniera » 4.— — 1X8 — Chi poi Volesse imprendere delle gilè oltre le descritte, p. e. a Trieste, Gorizia, Udine, dividale, Palma-nova, Grado, ecc., ecco i prezzi : Per Tri«st« — impiegando una giornata : con I cavalli) II. 0 » 2 cavalli » IO con giardiniera a tiro 2 » » » » 4 » 16 Per Gorizia — impiegando una giornata : con l cavallo 11. 5; per Vi giornata ti. 4 » 2 cavalli » 8 ; » » » 7 » giardiniera » lo ; » » »8 Per lui i ii« — impiegando una giornata: con ì cavallo 11. 8 » 2 cavalli » 12 con giardiniera a tirò 2 » 15 » » » 4 » 20 Per dividale — impiegando mia giornata : con 1 cavallo fi. 7 » 2 cavalli » 10 con omnibus a tiro 2 >> 12 » » » 4 » Ili Per Piti in imo va — impiegando una giornata : con 1 cavallo fi. r> » 2 cavalli » 7 con giardiniera a tiro 2 » 10 » » » 4 » 11 Per (il rad e — impiegando un'intiera giornata coi cavalli lino ad Aquileja : con 1 cavallo fl. 4 » 2 cavalli » 6 con giardiniera » 8 di più il vaporetto da Aq ni loja a Grado : primi posti solili 80 per andata e riforno secondi » » 40 » » » NH. Con 1 cavallo possono viaggiare almeno 4 persone » 2 cavalli » » » 6 » » giardiniera » » » 12 >> NB. Quando i signori gitanti pagano i prezzi sùddescritti, non hanno altro obbligo, salvo V indispensàbile mancia ai cocchiere. Coloro che volessero approfittare della ferrovia anziché delle vetture, i prezzi sono i seguenti: Pel Cai1. IX. — Ritorno ila Koncili a"Moiil'alcono : col postalo I CI. sol. 35 ; col celere I CI. sol. 40 » II » » S5; » II » » 30 » III » » 15; » III » » 20 Por Triust«' andata e ritorno: col poslale I CI. ti. 2.50 col celere aggiungere sol. 38 » II » » i.90 » » » 20 » III » » 1.25 ' » » » ^0 Per Gorizia andata e ritorno : col postale l CI. ti. 1.00 col celere aggiungerò sol. 20 » .II » » 1.40 » » » 15 » HI » » -.95 » » » 10 Per Coniums andata solo : col postali! [ CI. fi, 1.65 col celere aggiungere sol. 30 (1) andata e ritorno : col postale II CI. » 2.10 » » » 20 » ili » » 1.40 » » » 20 ila Co mimi s a Udine andata o ritorno : I CI. It. L. 3.55 II » » 2.50 in » » 1,55 NB. I biglietti d'anelala e ritorno sono valevoli in Austria per otto giorni. In Italia per un giorno solo, salvo nelle vigilie di domenica o di altra festa, in cui vale per tre giorni, cioè lino all' ultimo treno del giorno successivo alla festa. Cosicché, prendendo il biglietto in giorno festivo, e valevole per due giorni. U) Non esisto par Munta Icone-l'ormuns biglietto d'andata e ritornò di ! classe. IL CAPITANATO DI GRADISCA SEGNI CONVENZIONALI (g) Sede di Capitanato ^ » di Giudizio distrettuale » » di Podesteria •fr » di Decanato V r> di Parrocchia Strada postale ^— » regionale e comunale ■ ^ » ferrata — » direttissima in costruzione , MMMM, Confine di stato ~\ ^ /~\ ----- » capitanato ........ » distretto giudiziario \> ■sf.f : *2 ^firariano m / \ \ ad \Laguna Palude Ritsix \gx. . SprJt<*. ' ) ri 1 : i ri 11 i 1628. Caterino Ferro 1629. Francesco ^erro 1630. Paolo Zen 1631. Alvise Manolesso 1633. Marcantonio Bàrbaro 1634. Nicolò Minio 1030. Alvise Barbato 1037. Antonio Zorzi 1638. Bortolomeo Zen 1639. Alberto Barbaro 1040. Giov. Batt. Querini 1642. Giovanni Zorzi 1643. Marco Malìpiero 1644. Giovanni Zorzi 1646. Francesco Longo 1017. Alessandro Zorzi 1640. Benedetto Baldi 1050. Girolamo Ferro 1051. Francesco Sem itecelo 1653. Giovanni Corner 1654. Leonardo Barbaro 1655. Giacomo Semiteeolo 1656. Lorenzo Barbaro 1057. Federico Priuli 1659. Pietro Benzoli 1(500. Girolamo Ferro 1061. Alvise Barbare* 10(52. Matteo Calorgi 1664. Lorenzo Cappello 1666. Marco Morosi m 1667. Girolamo Barbare 1008. Giacomo Minio 1669. Mattia Zancariol 1071. Giuseppe Balbi 1672. Alberto Barilaio 1673. Lodovico Pizzamano 1675. Antonio Loredan 1070. Giuseppe Balbi ',- 1077. Camillo Barbaro 107«. Bortolomeo Balbi 1670. Alessandro Minio loso. Giacomo Semiteeolo 1082. Francesco Corner •1683. Giovanni Minio 1684. Alessandro Corner 1686. Bortolomeo Minio 1087. Lodovico Pizzamano 1689, Giacomo Marin BiOO. Girolamo Zorzi 1091. Francesco Confluirne] 1692* Federico Marin 1004. Pasqual Antonio Dol ti n 1005. Francesco Balbi 1000. Girolamo Marin 1698. Giov. Batt. Quo ri ni 1000 Bortolomeo Minio 1701. Giovanni Silvestro Zane 1702. Vincenzo Bragadin 1703. Girolamo Marin 1705. Francesco Corner 1700. Antonio Balbi 1707. Giovanni Antonio Balbi 1700. Camillo Corner 1710. Benedetto Badoer 1711. Marco Condnlmer 1713. Lodovico Morosi ni 1711. Giov. Batt. Pizzamano 1715. Marco Bon 1717. Francesco Barozzi 171*. Antonio Balbi 1719. Marco Balbi 1721. Marco Loredan 1722. Giov. Batt. Querini 172». Giovanni Querini 17^5. Alvise Minii) 172(5. Marin Molili 17^7. Girolamo Bon 1720. Antonio Minio ~\- 1730. Marco Barbaro 1705. Antonio Bon 1731. Salilo Milazzo 1707. Spiridion Balbi 1733. Giovanni Pietro Zorzi 1768. Giacomo Corner 1734. FijippO Balbi 1700. Francesco Cornei' 1735. Giovanni Quorini 1771. Alessandro Minio 1737, Marcantonio Balbi 177& Girolamo Contari in 1738. Vincenzo Canal 1773. Girolamo Marin 17 10; Giovanni Bon 1775. Domenico Pisani 17 11. Biclro Barozzi 1770. Giov. Batt. Palili 1742. Antonio Barbaro 1777. Marco Alvise da Mosto 1711. Antonio Sorauzo 1770. Giov. Andrea Semite- 1745. A Ivise Mìnio colo 17 IO. Giovanni Bon 1780. Girolamo Con tari ni 1748. Giov. Bali. Pizzamano 1781'. Francesco Bembo 1710. Antonio Agostino Cor- 1783. Giorgio Barozzi ner 1783. Lorenzo Pizzamano 1750. Antonio barbaro 1785. Agostino Barbaro 1 Gaspare Zorzi 1780. Benedetto Balbi 1753. Pìet ro Bon 1787. Angelo Balbi 1 / ; ), ). Federico Barbaro 1780. Gaetano Balbi 1730. Giov. Bai i. Pizzamano 1700. Giov. Batt. Pizzamano 17. i7. Antonio Zorzi 1701. Girolamo Marin 1750. Giorgio Pizzamano 1703. Nicolò Ruggiero l!a- 1700. Giovanni Bonman.o doer 1701. Federico Barbaro 1701. Angelo Maria Marin 1763. Pietro Bon 1705 16 aprile 07. Marino 1764, Marcantonio Corner Badoer (IOVERNO AUSTRIACO. G Indi Ci della Comunità 1700. Vaioliti nis co. Frane, bsoo Valentinis co. Frane. BOnavia dot I . Michele. sosf. 1801. ft'bbr. Verzegnassi Giacomo Colognese dott. Giacomo 1708. febb. Paparotti Giù- I seppe Bona via dott. Michele Grattarol Antonio, sost. 1708 luglio. Valentinis co. Francesco Favorito Giuseppe 1790. Tivaron Floreano 1801 luglio. Messi Domenico Grattare-) Antonio 1802. Susaua co. Bartolomeo Paparotti Giuseppe 1803. Delhon Giacomo Bona vi a Carlo 1801 aprile. Bona via dottor Michele Paparotti Giuseppe 1804 ottobre. Ver zegnassi Gia- como Paparotti Giuseppe 1805 aprile. Favorito Giu- seppe Vergognassi Giacomo 1805 agosto. Colognese dott. Giacomo Tivaroni Floreano GOVERNO DEL PRIMO REGNO D'ITALIA. Sindaci 1807. Paparotti Giuseppe 1808. Scocchi Lorenzo 1800-11. Raza Giuseppe 1812-14.Valentinis co. Andrea GOVERNO AUSTRIACO. Podestà 1814. Valentinis co. Andrea 1817. Bonavia Giuseppe 1819. Paparotti Giuseppe 1826. Grattami Francesco 1828. Scrini Giov. Batt. 1832. Dovich Bernardo 1836. Valentinis co. Girolamo 1838. Liprandi Domenico 1844. Mezzorana Antonio 1845. Bonaria dott. Giuseppe 18 15. Pian Domenico 1846. Grattàrol Giovanni 1840. DegraSSi dottor Gius. 1850. Grattàrol Giovanni 1857. Guglielmi Simone 1861. Valentinis co. Giuseppe 1871-81. Trevisan Michele Segue per parte dell'Autore: dal 1881 al 18H8 continua 1' ultimo nominato, il quale nel 1882 venne insignito del titolo di Cavaliere dal 13 agosto 1888 a tutt'oggi, il di lui flgliq : Aw. &RNESTO D.r TREVISAN. — m? — Sniio la presidenza ai quest'ultimo podestà, nel 1." triennio di sua attività, il Consigliò decretava, con sacrificio non tanto indifferente, la costruzione di un edificio scolastico corrispondente ai bisogni (lolla crescente popolazióne, progetto tanto vagheggiato dallo cessate rappresentanze. Ivi il salubre edificio in parola s'inaugurava con grande (solennità e col plauso della cittadinanza, alla presenza delle autorità odi una moltitudine di popolo, il giorno 16 maggio 1S92. Nel riassumere per la seconda volta la Carica di Primo Cittadino, V avvocato D.' Travisali, accennava 1' urgènza di organizzare il Civico Ospitale in maniera da soccorrere con-venientemente i poveri sofferenti. Dal seno del Civico Consiglio, e precisamente dal Consigliere signor Carlo Lanzar, partiva la proposta di sistemare l'intera pubblica beneficenza, accentrando lutti i redditi relativi, a seconda delle esigenze locali è dei fondi disponibili (aumentati poscia dallo spontàneo contributo dèi cittadini), il Consiglio accettata tale proposta, ed il 3 luglio Miti s'apriva la riorganizzala Pia Casa di Ricovero unita al Civico Ospitale sotto la direzione delle Suore ili San, Gaetano di Corrnons. OPEKB (MSITLTATK. Per compilare il presente libro, mi sono servito, m parte, di documenti originali, che si trovano negli Archivi] Parrocchiale e Municipale di Monfalcone ; altr«' notizie navai da un'opera manoscritta da me compilata col titolo: LA PROVINCIA DI GORIZIA stata premiata con la M ENZlÓ'NE ONOR E VOLE alla Mostra lliriattit-u Goriclano del 1884. Per questa compilazione, che vado tutt'ora completando, consultai i seguenti lesti, levando dagli stessi anche dèi hrani interi, senza citazione di autore, di volume e di pagina: e ciò per amore di brevità: t. Agapito — Le grotte ed altri notevoli oggetti nelle vìci- nanze di Trieste — Vienna 1823. •J. Ann/ili scientifici ilei li. fstitvln Ter,tiro ili Vaine — U- iline 1875. \\, Antonini — // Friuli orientale — Milano 1860. ■1. Antonini — Bel Frinii, Note storielle — Venezia 1873. 5. Asquini — Ragguaglio Geografico-Storico tiri Territorio m Monfalcone — i dine 1811. 0, Atti dell' /■ li- Società Agraria di Gorizia — Gorizia luti. 7. Atti e Memorie dell' 1 li. Società Agraria di Gorizia — mese lo, il, 12, del 1886. 97. Relazione licita Camera di commercio ed. indo st. di Go- rizia — Gorizia 1889. 98. Rutak — Domaznanstvo goli. grof. Goriške in Gra- il/.xc/iiishe — Na Dunaju 1882. 00. RoSENPELD — La ferrovia a ì'aìmanora — Udine 1888. 100. schubrkt — Gslcrrcich-Unijarische Monarchie — Wieii 1873. . 101. Secreti e Misteri della casa d' Austria — Dalia 1867. 102. SeiBERT — Gdrz, Stadi mul Land — Wien 1873. 103. Soukl — Feslse.hr i'fi Geschichtr. des Conventes vud Spitalcs dcr barnihcrzigcn lìrintcr zìi Gdrz — Gorz 1886. idi. Tamburlani — Rapporto medico sulle acque termali di Monfalcone — por gli anni 1871, 72, 715, 7 1, 75, 70, 77, 78, 79, 80. 105. TAMBURUNI — Die Romee Trrmen von Monfaleirne — Wien 1880. 100. Taramelli — Cenni geologici nel circolo >,falcone — Venezia 18(11. 114. Vita di Monsignor Giuseppe Godeassi arcivescovo di Zara — Zara 1862. 115. Welter — Compendio di storia Universale —Vienna 1861. 116. Wiener Abendpost — 221, 222 dell'anno 1890, 117. Zanoonati — Guida storica, dell' antica Aqniteja —Go- rizia 1849. 118. ZoRUTTi — Poesie edite ed inedite — Voi. 2 — Udine 1881. FINE. AVVERTENZA Come avviene di tutto le opere umane e massime delle tipografiche, anche questa è adorna di qualche errore e vi si riscontrano pino delle lacune. Ma se il favore del pubblico nun mancherà al presente volumetto — elle non ha grandi pretese, quantunque mi sia costali) molte fatiche, — a queste lacune potrà essere riparato in una seconda edizione. Rilevo che i taluni errori tipografici, riscontrati dopo la stampa, incorsero specialmente nei nomi latini delle note; se non che, i dotti — ove i dotti non sdegnino leggere queste mie carte, — li correggeranno ila soli ; e per gli altri, un piccolo errore di ortografia in un nome latino non ha grande importanza. Mi limito perciò (vedi pagina seguente) alla correzione degli errori principali. L' AUTOHli. ALCUNI ERRORI PRINCIPALI E LORO CORREZIONI A pag. 7 nota 3»* riga (>. ' invoce
  • .'" riga 7.'v fra le parole l'ieris e Sa m air r-dìsonzo, leggere'; Pojasso, Redipuglia, Ronchi, Selz o, Sole scivi ano. » » 19 riga LO." invece di: fulurus si legga : fulnris. » » 50 al N.° 9 dell'asterisco invece di : Lavatoio leggasi : Laboratorio ■ » » 87 riga 15." invoco di: il mig Ho re essere sì legga: il miglior modo essere. » » 112 riga S." invece di : che tiara rila alle vele si legga: che dava un po' di vita alle refe. Sulla Tav. XI invece di: stada romàna si legga: strada romana.