Soldi IO al numero. L'arretrato soldi 20 L'Associazione è anticipata: annua o semestrale — Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 75 — 25 settem. 76 importa fior. Il e s. 20 ; La semestrale in proporzione. Fuori idem. Il provento va a beneficio dell'Asilo d'infanzia L'UNIONE CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE, si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non u restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte, il sig. Giorgio de Favento è P amministratore L'integrità di un giornale consiste nell'attenersi, con costanza ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO — 25 Agosto 1873 Muore a Genova David Chiosatone (V. Illustrazione.) ILA SURIBOA In appendice al cenno storico fuggevolissimo che abbiamo compilato nei due ultimi numeri, reputiamo essere il caso di aggiungere tutte quelle notizie necessarie per farsi una giusta idea della condizione in cui si trova questo interessante staterello, il cui avvenire è stato predetto in questi giorni con sintesi eccellente, col nomarlo cioè il Piemonte degli Slavi meridionali. Confina ora la Serbia al N. col Danubio e colla Sava, all' 0. colla Bosnia, all' E. colla Rumenia e Bulgaria, al S. coli'Albania e Macedonia; misurando la superficie di 43555 chilometri quadrati. La popolazione assoluta si compone di 1.100.00 Serbi, 160.000 Rumeni, 20.000 Zingari rumeni, 50.000 Bulgari, 30.000 Zingari misti, e di 6000 tra tedeschi, magiari ecc., che danno un totale di 1.400.000 circa; la popolazione relativa è di 31, vale a dire ogni chilometro quadrato conta la media di 31 abitanti*). Culto dominante è il greco cattolico, con 5000 maomettani, 3400 cattolici romani, 1500 israeliti e 400 protestanti. Quattro sono le principali città : Belgrado (30.000), Semendria (12.000), Oujtza (6000), Kragujevaz (5000). È paese montuoso, in ispe-cie a ponente, a meriggio ed a levante, intersecato da molte acque, di cui le più grosse sono la Morava, la Drina, il Tymock. Ha temperato il clima e fertile il terreno; ma l'agricoltura e l'industria vi sono ancora poco sviluppate. Produce cereali, specialmente granoturco, vino, segala, lino, canape, cotone ; ha buoni pascoli, molte boscaglie, e miniere di ferro, *) Ecco la popolazione relativa dei vsrii stati d'Europa: Belgio 173; Paesi Bassi 110; Gran Bretagna 101; Regno d'Italia 90; Impero Germanico 76; Francia 69; Svizzera 64; Austria-Ungheria 58; Danimarca 48 ; Portogallo 45 ; Spagna 33 ; Turchia, Rumenia, e Serbia 31 ; Grecia 27 ; Russia Europea 14 ; Svezia Norvegia 8. 4_APPENDICE._ IL CABECILLA NOVELLA STORICA DI FILIPPO LAICUS pubblicata dall' Alte und Neue JVelt tradotta da GIOVANNI de F. Gli dirò che ti faccia mettere in ferri. Non saprei altro mezzo per insegnarti il rispetto. — Continuò il marchese: Che cosa pensa il Teniente? — Egli pensa Sennor Cabecilla (la lezione di Jouan aveva fruttato) di abbandonare la strada e di fortificarsi a Pam-plona. Dice che là pure v'è uua strada per la Francia, e non tanto fortemente presieduta — Ho capito, soggiunseil marchese; affrettati di ritornare. Concentrate tutte le vostre forze, spedite avviso ai piccoli Cabecilla del paese di unirsi con voi, e nella prossima notte marciate quanto più potete lungo la strada; imboscatevi presso al bivio formato dalle strade Gerona - reale e Assuncion : là attendetemi, e faremo un tale bottino che ogni buon Spagnuolo ne gioirà. E adesso avanti, rame, piombo, mercurio e carbon fossile. L'esportazione consiste in bestiame grosso, prodotti agricoli, maiali, pelli di capra, lana, sego e doghe. Il peso è V olia, la quale corrisponde a chil. 1.278; si divide in 4 litra e questa in 100 dramme. Misura lineale e quadrata è Varschin, lunga cent. 71; le misure di capacità vengono calcolate a peso. Vi funziona già da parecchi anni il telegrafo, ed ora si stanno facendo i primi chilometri di ferrovia. I Serbi militano dai 20 ai 50 anni ; annuale è la coscrizione, ed il terzo dei coscritti, estratto a sorte, forma l'esercito attivo iu tempo di pace. In ogni distretto militare, nei giorni festivi, v'è scuola di sottoufficiali, diretta da un ufficiale attivo. Una scuola centrale di 300 allievi fornisce gli ufficiali. I soldati ricevono l'istruzione in ciascun Comune, e poi periodicamente si riuniscono a distretti per l'istruzione correttiva impartita da ufficiali attivi : in autunno o in primavera, per 25 giorni, campi e manovre. Quest' anno 1' esercito fu portato a 100.000 uomini. La Bandiera è di tre fasce verticali: la rossa (presso l'asta pure tricolore), indi la bianca e 1'azzura. Da un lato nel campo bianco v'è dipinto S. Andrea; dall'altro, nello stesso campo, una croce d'argento in fondo azzurro, sopra drappo d'ermellino; e nei quattro scompartimenti raggi di fuoco. La forma di governo è la costituzionale: il potere legistativo spetta ad un parlamento ( (Scupcina) di 134 membri: 33 sono nominati ; dal principe e 101 dal popolo, nella propor-j zione di un deputato ogni 2000 contribuenti. ! Vi sono 18 Tribunali di prima istanza, un Tribunale di Commercio, una Corte di Appello con due sezioni (civile e penale), e una Corte di Cassazione con tre (civile, penale e disciplinare). Alla fine dell'anno scolastico 1870-71, v'erano in Serbia 565 istituti d'istruzione, col marchs ! Gli occhi del ragazzo scintillarono all' udire la progettata fazione, che forse era il primo combattimento per l'indipendenza della patria a cui avrebbe partecipato: in un attimo, lesto come uno scoiattolo, s' arrampicò su per 1' erta, e giunto dietro i cespugli, nel mentre agitava la carabina sulla testa, gridò: Viva el Cabecilla Minha : Quindi sparì tosto tra gli alberi e s'allontanò con passo veloce. Minha infatti era il marchese di Castolo, il rinomato condottiero di bande che per la loro audacia avevano destato terrore tra i distaccamenti francesi, e del quale da qualche tempo più non si parlava, non essendosi più offerte occasioni a colpi d'importanza. Ciònonpertanto egli non teneva oziosi i suoi dipendenti, poiché a piccolo imprese traeva sempre il destro dalla conversazione col capitano (il quale era ben lungi dal sospettare che il cortese castellano mettesse a profitto dei Querrilla le notizie che talvolta gli scappavano di bocca nella foga del discorso), avendo la sagacia di non permettere fazioni nelle vicinanze del castello : così il paese cir- numero complessivo di 27.761 allievi, non compresi i 38 giovani studiosi che il governo sussidia all'estero, nè quelli della scuola militare, nè quelli della commerciale. L' alfabeto usato è il cirilliano, inventato nel secolo IX dal vescovo Cirillo sulla scorta del greco.' Le più antiche tracce di letteratura serba sono i canti popolari che si tramandarono le generazioni: l'argomento di tali canti tratta per lo più gesta d'eroi, e tra questi principale e più recente Marco Kraljevič (vissuto nel secolo XIV), uomo giusto, sincero, di lunga vita, di membra gigantesche, persecutore valorosissimo dei Turchi: è l'eroe dell'indipendenza slava. Un manoscritto del secolo XIII, conservato nel monastero del monte Attos (penisola di Salonicco), intitolato Le Cronache di Da-nide arcivescovo, è il più antico documento letterario della Serbia. Del secolo XIV c' è il Codice delle leggi del gran re Duscian, innoltre libri ascettici e relazioni della sconfitta di Kossovo. Nella biblioteca arcivescovile di Carlovitz esiste un manoscritto in 4°, di 5 volumi, dal titolo: Storia dei Serbi dalla loro origine fino a Leopoldo I (m. 1705), autore Giorgio Brancovic (m. 1711). Per purezza di lingua serba, dicono sia molto pregiata VAutobiografia del monaco Obradovich (secolo XVIII). Dell'Archimandrita Giovanni Raic nato a Carlovitz e morto nel 1801, esistono parecchie opere; la più importante si intitola Storia degli Slavi. Una Grammatica (Vienna 1814) e un Dizionario Serbo-latinotedesco (Vienna 1818, di 30,000 vocaboli, furono pubblicati da Vuk Stefanovic Karacic. Secondo questo autore tre sarebbero veramente i dialetti slavi della penisola balcanica : quello che si parla in Bosnia, Erzegovina, Dalmazia e Croazia; quello delle rive della Rezava, della Morava fino a Negotine; e quello di Sirmio, Schiavonia, Banato, Serbia, e dal Danubio e dalla Sava fino alla Morava inferiore. convicino godeva una relativa tranquillità e solo tratto tratto apparivano piccole bande che scaricavano i fucili quasi solo per dare un segno fugace della loro presenza. Tali erano gli assalti che talvolta prediceva al capitano, il quale, attesa la lealtà del marchese, non osservava alcun riserbo. lì assalto progettata questa volta, parve tanto importante al marchese, che non solo l'avrebbe lasciato eseguire in prossimità, ma egli stesso s'era deciso di porsi alla testa, qualunque ne dovesse essere il pericolo. Sapeva infatti che nell'esercito v'era grande penuria, e che quindi si troverebbe ben alle strette se gli venisse a mancare l'atteso convoglio; sapeva innoltre che le truppe del maresciallo Jourdan si concentravano a Vittoria, avendo sulle calcagna un esercito ispano-britannico condotto dal duca di Wellington. Potevasi per conseguenza ben di leggieri prea-nunciare una battaglia nei dintorni di Vittoria; perciò era di somma importanza che i Francesi non ricevessero alcun sussidio di cibarie e di munizioni. Quindi il colpo doveva farsi a tutto costo. Cominciando dal 1814, Demetrio Davì-dovic pubblicò per diversi anni a Vienna un Giornale e un Almanacco, allo scopo di unificare l'ortografia e le regole grammaticali. Dopo il 1826 vennero pubblicati varii Almanacchi; emersero tra questi la Danitza (Stella del mattino) dello Stefanovic Karacic. e la Serbianka (serie di canti eroici) di Spiridioue Jovic. In questi ultimi anni la letteratura serba andò germogliando vigorosamente, sotto gli auspicii di una speciale società patriottica, ma a noi mancano le notizie del giorno. I serbi, come in generale gli slavi meridionali, sono religiosi, sinceri, ospitali, coraggiosi, parchi, d'ingegno svegliatissimo : hanno tutti i requisiti per diventare un gran popolo. Agli Slavi meridionali il bollore della nazionalità apre ora la nuova era dell'indipendenza e della civiltà, colle quali potranno un giorno mettersi alla pari delle altre nazioni europee, emulandole nelle scienze e nelle arti, e tendere insieme ad esse all'umana perfettibilità. Epperò chi sa emanciparsi dalle tristi impressioni ricevute dalla lettura degli annali, cioè dai timori storici di ambizione conquistatrice, oramai annientata dalla progressiva civiltà, timori ravvivati solo da pregiudizii e dalle mene di scaltri interessati, deve gioire pel risveglio di tanta forza intellettuale finora assopita dal rozzo ed efferato giogo, e stendere con affetto la mano a coloro che stanno per imboccare, con gloriosi sacrifieii, la via della libertà, dell'indipendenza, del progresso. Il Club delle Alpi Giulie La proposta di un Club di alpinisti è di vecchia data: essa comparve per la prima volta nella Provincia del 1 ottobre 1873, ma ebbe la sorte di quasi tutte le proposte appena fatte : stupori, censure, beffe, consigli di indugio, contraddizioni, apatie. Fu rifatta dallo stesso periodico il 1 settembre dell' anno decorso, coli' aggiunta, nel saggio intento di appianare la via, d' uno schema di statuto, pratico certamente perchè compilato, come si avvisava, sulle tracce di quello del Club alpino italiano, il quale ora conta tredici anni di vita; fu rifatta a quel-1' epoca nella fidanza che qualcuno, all' imminente Congresso agrario dell'Istria, avrebbe saputo trarre partito dall'unica riunione annua per iniziare con prospero esito l'istituzione, e che in seguito Triestini e Goriziani vi avrebbero acceduto numerosi. Le speranze infatti non fallirono. Durante il Congresso, un comitato fece circolare, in forma del tutto privata, un appello; e raccolse un numero di firme, impegnative a contribuire un piccolissimo canone annuale, più che sufficienti a rendere il progetto un fatto compiuto: anzi s'era destato, specialmente tra i giovani, un certo entusiasmo, che rendeva giustificati i più lieti pronostici; ma non era fuoco, era lampeggio. Ora dopo un anno (non ci si potrà dare la taccia d'impazienti se lanciamo questa interpellanza) il Club ancora non esiste, e nemmeno mai galleggia nelle conversazioni. Che ne sarà avvenuto? Dimenticanza o folla di affari nei membri del comitato ? Nel primo caso l'equità ci suggerisce di dichiarare che la colpa sarebbe di tutti (e anche nostra) perchè a ciascuno spettava il diritto e il dovere fdi ricordare; nel secondo caso la colpa sarebbe soltanto dei promotori, i quali avrebbero potuto farsi sostituire nell' impegno spontaneamente assunto. Ma 1' esperienza, e di veduta e di lettura, ci ammaestra che sempre e in ogni paese avvennero simili indugi, per quanto importante fosse la meta da raggiungere, causati dai nonnulla, dagli equivoci, che in fascio formano inciampo talvolta grosso ; e quindi la stessa maestra c'induce a troncare la querimonia, dopo di avere, forse un po' tardi, esercitato il nostro diritto e il nostro dovere. Ci limiteremo a dimostrare rapidamente l'importanza dell' istituzione, pel caso che avesse trionfato 1' apatia. L'Istria è una provincia, che al pari di qualunque altra ha dato sempre prove luminose di tenere in alta considerazione tutte le manifestazioni del progresso, e di rendersele famigliari per quanto le sue speciali condizioni le forniscono la possibilità : l'Istria non può quindi sconoscere che anche il Club alpino, a cui in terre vicine si dà non poca importanza, le recherebbe vantaggi di più qualità. Le gite alpine sono l'unico mezzo per conoscere bene il proprio paese ; con esse si portano semi di civiltà e simpatia in luoghi ove è necessaria la civiltà e utile la simpatia ; con esse prendono largo sviluppo la paleoetnologia e gli studii affini; con esse si stringono legami indissolubili tra gli alpinisti, legami che crescono di vigore qnanto è più lontana la dimora di chi li contrae, essendo circostanze indimenticabili l'avere salutato insieme da un' alta vetta il sole sorgente o 1' aver dovuto bere dalla stessa borraccia. Dunque concludiamo: il Club delle Alpi Giulie, oltre che recare vantaggi ad alcuni studii, gioverebbe ad affratellare sempre più la gioventù che vive e spera tra l'Isonzo ed il Quarnaro. ICJIENE VESTITO Il vestito è destinato dalla natura a conservare il pudore ed a preservare il corpo dagli esterni influssi nocivi. La moda convertì la maniera di vestire uno studio, ed introdusse nel vestito delle modificazioni che riuscirono fatali alla salute. Anch' essa ebbe i suoi martiri, cioè delle persone che resero te- CAPITOLO II. — L'assalto. Mentre il marchese faceva la caccia singolare che abbiamo detto, il conte di Valliers andò a ispezionare i posti : trovata ogni cosa in perfetto ordine, fece ritorno al castello per asciolvere colle dame. In generale le spagnuo-le sono taciturne, e anche le nostre centella-rono il cioccolate conversando a monosillabi. Terminata la colazione donna Camilla se n'andò a dare gli ordini : il capitano e Maria, in opposizione agli usi spagnuoli, rimasero soli sulla terrazza, poiché Maria godeva grande libertà, non tornando punto discaro al marchese di vedere il giovine ufficiale languente nelle spire della di lei bellezza, sicuro com'era che ella in nessun caso avrebbe dato il cuore ad un nemico della patria, e giovandosi della relazione per scoprire terreno. Il conte di Valiers che stava seduto silenzioso da diversi minuti, esclamò d' un tratto a mezza voce: — Quando mai ritornerà la pace a questo paese ! — Come spagnuola, soggiunse Maria, io devo desiderare che la pace avvenga appena quando tutti i francesi avranno ripassati i Pirenei. — Ella pro- crastina il conseguimento del mio più vivo desiderio ad un giorno che entrambi non vedremo. — Lo crede ? Sono già quattro anni che infuria la guerra, e la Spagna non è ancora domata. — Ma ella non conosce le risorse dell'Imperatore: evvi in Russia un'armata e-norme. — Ella s' inganna, sig. conte, disse donna Maria scuotendo il capo ; 1' armata che andò in Russia è annientata. — Non creda: sono favole. L'imperatore è sempre potente, e se anche l'armata fu colpita da qualche sciagura, c'è sempre il corpo del maresciallo Soult forte a sufficienza per far piegare la bilancia a favore di S. M. . . Ma non parliamo di scene sanguinose. Vorrei piuttosto trasportarla nelle ridenti campagne della mia bella patria, che placidamente dormiglia sotto l'egida dei suoi figli. — Tuttavia anche questa guerra vi deve aver cagionato danni orribili. — No, nobile dama. Dal tempo del terrore e della rivoluzione domata dal figlio Titano, nella mia patria non si versò sangue. — E neanche lagrime, signor Conte? — I figli della Francia sono orgogliosi di combattere per la sua gloria, e le nostre madri, come le Spartane, porgono ai loro figli lo scudo dicendo: stimonianza come la leggerezza di cervello possa giugnere a tale, da indurre al suicidio. Non intendo di predicare una crociata contro il ceto rispettabilissimo dei modisti e delle modiste, e tanto meno intendo di mettere all' indice dei libri proibiti i giornali di moda ed i figurini che ci vengono dalla Francia, maestra autorevole in questo genere di scienza, dalla Germania e da altri paesi, voglio solamente mettervi in avvertenza contro certe mode, che sono pericolose alla salute e potrebbero abbreviarvi la vita. Naturale copertura del capo sono i capelli e bisogna coltivarli. Alcuni s' immaginano di coltivarli ungendoli spesso coi cosmetici, ma il capello, non è un filo di ferro che s'abbia ad ungere con olii per guardarlo dal ruggine; esso è un organo che vegeta per lo stesso principio che fa vegetare tutte le altre parti del corpo. Se volete conservare i capelli manteneteli netti, pettinandoli e lavandoli tratto tratto con acqua pura. Le pomate, gli olii odorosi e simili galanterie sono dannosi alla vitalità del capello, com'è pure nocivo alla capigliatura il tagliarla spesso fino alla pelle e nelle femmine l'intrecciarla troppo strettamente. I capelli basterebbero a difesa del capo, se 1' uso non vietasse di andare per le strade a capo scoperto. In ogni modo però badate che il cappello non sia d' una stoffa troppo densa, la quale impedirebbe la traspirazione ; che non sia troppo basso il che condenserebbe sopra il cervello uno strato di aria caldissima ; che non vi sia stretto, cosa che difficolterebbe la libera circolazione del sangue nelle vene del capo. Tutte queste circostanze accumulano nella parte superiore della testa una quantità di vapori caldi, i quali influiscono perniciosamente disponendo a dolori di capo, a congestioni sanguigne, a vertigini, e sono la rovina dei capelli che avvizziscono e cadono in breve. Vedete bene, che 1' uso di salutare col levarsi il cappello, se da un lato ha l'inconveniente d'essere incommodo e poco economico, dall' altro ha il vantaggio d'essere i-gienico. Parlando del sesso femminino, non posso che applaudire alla moda di cappellini che stanno lì appoggiati sulla capigliatura a semplice ornamento e non impediscono la traspirazione; ma c'è il guajo, che sotto a que' leggerissimi cappellini non ci sta mica una capigliatura naturale, ma in quella vece un imbottito di stoppa coperto dalla chioma. Quanto igienico, per non parlar che d'igiene, sia questo copri-capo, lo vede oguuno. A difendere gli occhi dalla soverchia luce e dalla polvere, s'usano occhiali tinti. Se avete buona vista badate che i vetri degli oc- „Ritorna con esso o sopra di esso„. Le madri e le spose se piangono si compatiscono; ma il paese al contrario si rallegra coi vivi e loda i morti. La vita per l'Imperatore e per la Francia ! — E non trova ella naturale, disse Maria, eh' io nutra gli stessi sentimenti per la mia bella e gloriosa Spagna ? — Lungi da me il biasimare simili sentimenti ; ma fra di noi due essi non dovrebbero essere parete separatrice . . . perchè mi proibisce sempre di confidarmi a suo padre ? — Perchè non è tempo di feste. Il nemico della mia patria non potrà essere mai il compagno della mia vita. — Sempre la stessa! Oggi mi lascia pregustare la felicità, e domani mi precipita dalla vetta delle mie speranze ! — E crede ella, signor conte, eh' io non soffra in questi contrasti del cuore ? Oggi vedo in lei ì' appassionato vagheggiatore, domani 1' oppressore del mio paese. — Maria, la supplico, metta fine a tali contrasti: ella può farlo ad ogni istante : diventi mia, e avremo una patria sola. La risposta di Maria venne impedita dal ritorno delia zia, e il discorso, che quasi sempre s'aggirava sull'argomento esposto, dovette essere bruscamente interrotto. Di ciò di- chiali sieno piani, cioè che non alterino la grandezza degli oggetti. Vetri concavi o convessi potrebbero guastarvi la vista. In quanto al colore preterite il verde carico, o il bleu. Il fazzoletto da collo non dev'essere nè stretto, nè troppo grosso. Se è stretto, comprime 'le vene ed impendendo che il sangue rifluisca della testa produce una dilatazione dei vasi sanguigni del cervello, cosa che produce dolori al capo, infiammazione agli occhi, capogiri e che può disporre all' apoplessia. — Se il fazzoletto è troppo grosso, lo sia per la qualità della stoffa o per le molteplici pieghe, il collo soffre caldo soverchio, e da ciò ne derivano infiammazioni di gola e catarri. L'uso delle ciarpe (sciarpe) di lana o seta, con cui molti s' avvolgono il collo nella fredda stagione, non è raccomandabile dal lato igienico. Il collo non ha bisogno di venir molto coperto, ed il riscaldare le grosse vene che lo attraversano non può riuscire che di danno al polmone. La regola generale si è di tener piuttosto fredde la estremità superiori e calde invece le inferiori. G. F.—A. Novelletta campestre I. Vorrei condurre il lettore presso una di quelle fontane tanto poetiche, che rendono ancor più vaghi i dintorni di molti villaggi. E la fonte una polla d' acqua, che scaturisce da un grande masso, e si raccoglie poi in un ruscelletto, che attraversando il piccolo prato vicino lo tiene quasi sempre vestito di molli erbette e d' odorosi fiorellini. Gli annosi castagni, che si levano altissimi e circondano da tre lati il pratello, spandono largamente i loro rami formando ampie cupole di verzura. Attraverso a questa, l'occhio si posa sulle case del vicino villaggio di *** confuse assieme e cinte da ballatoi di legno e da qualche albero da frutto. Spingendo l'occhio dalla parte del prato libera dai castagni, si domiua la città vicina, che finisce al mare, e si scorge il lontano orizzonte. Eravamo alla fine d'agosto. Il sole al tramonto spingea attraverso gli alberi i suoi raggi infuocati, che andavano riflettersi in lampi di fiamma sui vetri di qualche finestruccia. L'aria, in seguito ad un acquazzone del giorno innanzi, era divenuta più pura e fresca, e sembrava eccitare i mille passeri, che svolazzavano tra i rami, a salutare colla loro cinguetteria gli ultimi raggi del sole. Per la viuzza che, passando innanzi alla fonte, metteva nella strada maestra alla città, s'avanzava una fanciulla; al primo vederla avresti detto appartenere ad una delle famiglie più benestanti del villaggio. Nel suo atteggiamento v' era però un non so che di stanco e triste, che palesava subito lo stato dell'animo di lei. Depose la secchia sotto la fonte, e s'assise su di un sasso, dall'umidità del luogo e dal tempo rivestito di muschio. Volgea lo sguardo inquieto ora verso il villaggio, come se attendesse alcuno, ed or lo tenea distratto sopra le foglie, tremolose per la brezza vespertina. Era da qualche tempo in quell' ansiosa aspettazione, quando udì un minore di passi; si alzò senz'altro, guardò sul viottolo e vide un giovane bello e robusto, che le si avvicinava a gran passi. La fanciulla quasi con moto involontario giunse le mani, e col sorriso sulle labbra stette alcuni istanti immobile a guardarlo. — Buona sera, Kita, furono le prime parole, del giovane, e, presa la mauo della fanciulla continuò: — A che cosa fantasticavi dianzi seduta su quel sasso? — Fantasticava.... non so neppur io a che cosa. — Ti ho forse disturbata ? — Oh no! Non mi sentiva bene, ecco tutto. La tua presenza però mi ha fatto piacere. ... da qualche tempo sono tanto triste. . . . — Ah Bita smettiamo siffatti discorsi ; sai già, che questa è 1' ultima sera forse che ci vediamo. . . sai, che domani sarò al reggi- i mento, che in breve andrò alla guerra, che forse......Non andar in cerca d'altre tristezze, che per me è già ben grande il dolore di dover abbandonar te, la famiglia, e il mio paesello. — Ed è appunto a questo, Giacomo, ch'io attribuisco la mia somma tristezza. Questa separazione mi farà molto soffrire, — e così dicendo giocherellava col lembo del grembiale. — Grazie Bita; tu ti mostri verso di me troppo buona; io non merito tanto... ma che vuoi ? La nostra separazione è .inevitabile e quindi bisogna rassegnarvi^. Io mi sentirò abbastanza forte, perchè rassicurato dal tuo amore verso di me. Ti vedrò sempre nella mia mente, sempre sarai tu quella che mi guiderà ne' miei passi. I due giovani continuarono commossi in simile guisa fino quasi a notte, sicché loro malgrado dovettero venire alla temuta separazione. Giacomo si strinse al seno la Margherita, e questa vinta dall'emozione era rimasta immobile e piangea in silenzio; poi liberatosi da quell'amplesso fuggì correndo e guadagnò la via verso la città. Margherita gli tenne dietro, ma sentendosi venir meno lo chiamò. sgustato il capitano, chiese tosto licenza pretestando gli affari del servizio. — Or bene Maria, disse donna Camilla quando furono sole, parlò di nuovo del suo amore? (E così dicendo lanciava un'occhiata derisoria a lui che si allontanava). — Si, rispose seccamente Maria. — È ben ridicolo, continuò donna Camilla, quello che pretende questo francese. Il sangue di una spagnuola, i cui antenati stavano a capo coperto dinanzi a Filippo II, non potrà mai mescolarsi con quello di un avventuriere, venuto dal Nord per imporre a questo popolo orgoglioso un re arlecchino. Maria continuò a tacere, e dopo lunga pausa, domandò alla zia se il padre avesse detto di ritornare entro la giornata. — Sì fanciulla, egli verrà; ma domani a vespro ci abbandonerà di nuovo per arrischiare la sua vita a vantaggio della nazione .. . ma zitto! nulla deve sapersi di ciò (e guardava con diligenza se alcuno la potesse avere udita). Egli s'impossesserà del convoglio destinato ai ladroni francesi. L' andrà male per essi. Oh Madonna ! concedetemi che h possa veder fuggire questi disgraziati che già da tanto tempo hanno profanato il suolo spagnuolo! Non desidero loro alcun male, il mio dovere di cristiana me lo vieta, ma che vi passino le Alpi e presto, fate o Madonna. Durante tutto il giorno su questo argomento non si fecero più parole. A sera ritornò il marchese non poco stanco; si rifocillò copiosamente con vero appetito da cacciatore, ed ebbe fretta di coricarsi, perchè voleva fare un lungo sonno nel dubbio di poter rivedere il letto nella notte ventura. Per conseguenza non comparve alla colazione del mattino seguente, e si fece vedere appena verso mezzodì, gaio quanto mai, assicurando il conte che l'escursione di ieri gli aveva fatto molto bene, quantunque non si fosse imbattuto in alcun animale che costasse la fatica di scaricare il fucile. I castellani andarono a letto per tempo: il capitano avrebbe volontieri chiaccherato ancora un' oretta, ma il marchese accusò stanchezza ed entrò nelle sue stanze. In queste si diede tosto ad abbigliarsi ben stranamente. Aperto un armadio secreto, estrasse un berretto di pelo di capra grigio con grosse fasce d'oro. Levossi il vestito moderno, e indossò calzoni di velluto stretti, listati con oro e che nou sorpassavano il ginocchio ; indossò poscia un farsetto pure di vel- Giacomo si volse, e rifatta a salti la via, la strinse ancora una volta al suo seno e con voce interrotta da lagrime le chiese : che vuoi Eita ? — Scriverai, non è vero, scriverai? — Si scriverò e spesso. Fatto uno sforzo supremo, si liberò da Margherita e fuggi per la via dei campi, perch' era la più breve. La fanciulla riavutasi dall' emozione, prese la secchia, e dato un ultimo sguardo agli alberi, fra i quali s'era dileguato il povero Giacomo, muovea piangendo verso il villaggio. Il suo passo era incerto, ristava talora per udire un passo affrettato, ma si sentia sola, e all'infuori del ronzio di qualche insetto o dello stormire delle foglie mosse dall' aura vespertina non udia suono alcuno di vita. Ma quella quiete profonda della natura valeva a calmare alquanto il cuore agitato della fanciulla. II La Margherita era una buona e bella fanciulla cresciuta all'aria libera dei campi e amata da tutti i compaesani. Non avea che diciotto anni; era alta, snella, e da tutta la sua persona traspariva un misto di candore e soavità verginale. Era figlia ad un uomo dabbene, che tutto il giorno andava studiando dei miglioramenti da farsi nella coltivazione dei campi e nell'allevamento del bestiame. Teresa, madre di Margherita, brava massaja, sempre d'una aperta allegrezza, era una di quelle donue, che portano nella casa, che le accoglie, l'onoratezza e la felicità. I genitori amavano quell' unica figliuola oltre ogni dire ; ogni sua volontà veniva soddisfatta con piacere e con amore. Insomma la casa di Tonio, tale era il nome del padre della giovanetta, era, direi quasi, un tempietto di gioje domestiche, — Per tutto questo era impossibile che Margherita non fosse, nella sua età, più che simpatica a qualche giovanotto del villaggio, perchè oltre ad ogni cosa la fanciulla jera con tutti gentile ed affettuosa, specialmente coi poverelli. Ad onta che fosse molto bella, le stesse coetanee l'amavano sinceramente. In un giorno di festa, due anni innanzi al precedente colloquio, finita la messa, la Margherita usciva di chiesa gaja e serena insieme alle amiche, quando udì dietro di sè bisbigliare il suo nome unito a delle paroline lusinghiere. La fanciulla, come tutte le altre, che hanno un simile dono, sapea d'esser bella : ma perchè le parve di riconoscere quella voce, che l'avea chiamata per nome, si volse e vide il nostro Giacomo che con fare spigliato, cantarellando un'arietta, aspettava dietro di lei l'effetto della sua giovanile arditezza. La giovanetta abbassò gli occhi e le sue guancie si tinsero di rossore, abbenchè in cuor suo ne provasse una gioja non comune. luto e anch' esso con fregi aurei ; ai fianchi s'adattò una larga cintura di pelle, coprendola all'ingiro con una sciarpa di seta rossa; calzò sandali, e borzacchini di pelle rossa fino al ginocchio. Così travestito passò in altra stanza, ove era atteso dalla sorella e dalla figlia. Al suo apparire le due donne s'alzarono dall'ottomana. — Che Iddio vi guardi, disse il condottiero delle bande stendendo loro le mani. Nascerà un forte combattimento, e non so se potrò rivedervi. Camilla si fece pallida, e Maria piangente si gettò sul petto del padre. — Calmati figliuola, le disse l'affettuoso padre, e le impresse un bacio sulla candida fronte. Non dimenticarti mai che sei nna spagnuola. Se il mio destino sarà di soccombere, troverai la mia ultima disposizione sullo scaffale a destra della mia. scrivania. Ed ora le mie armi! Dio e la patria mi chiamano ! Camilla s'appressò alla parete, premette un bottone, al cui scatto s' aperse una porticina prima perfettamente nascosta, e porse al fratello una certa spada corta che nella lotta a corpo a corpo doveva riuscire terribile: il marchese ne saldò la guaina alla cintura di pelle in due uncinetti. (Continua) Giacomo e Margherita erano stati amici fino dall'infanzia, ed erano cresciuti insieme tra le rustiche gioje. I loro cuori erano semplici, puri come l'aria del loro paesello. I loro genitori più volte, quando li vedevano giocare con gli altri fanciulli del villaggio avevano detto, che erano nati 1' uno per l'altro. Ma i due giovanetti continuarono ad amarsi come fratelli, finche il tempo cangiò gli affetti. Infatti da qualche tempo sentivano, ch'essi erano l'uno per l'altra più che due fratelli, e presero ad amarsi di un nuovo affetto senza quasi saperlo. Il luogo ove i giovani incominciarono a sostituire ai discorsi fraterni le loro amorose rivelazioni, ove progettavano a vicenda i piani della felicità futura, era presso la fonte del paesello. Alla Margherita non era parso mai sì bello sì buono il suo Giacomo, come nel giorno in cui le rivolse le prime parole d'amore. Il giovane ogni sera all'ombra degli alti castagni indorati dagli ultimi raggi del sole, facea alla fanciulla tante belle promesse che le rimescolavano il sangue ed erano il tema dei mille pensierucci notturni di quella testolina. Ma tanta felicità non dovea durare; Giacomo avea vent'anni e fu arruolato. Rapidi scorrevano pei due giovani amanti i giorni beati. Eravamo alla metà d'agosto e come la fanciulla contasse i giorni, che ancora mancavano alla partenza di Giacomo, è facile immaginare, quando si voglia farsi un' idea dell' amore che dovea sentire un cuore-tutto grazia ed innocenza, quale era quello di Magherita. Ma il giorno tanto temuto non si fece aspettare ed i due amanti si separarono come abbiamo già narrato. E quanto la Margherita ne avesse sofferto si può dedurlo dall'animo suo. (Continua) Una memoria a Besenglii. — L'Istria perdette in Pasquale Besenghi uno de' più chiari suoi poeti. Vorrebbe giustizia che il luogo dove riposa il degno comprovinciale non si lasciasse senza una durevole memoria, la quale, pur troppo, viene di sovente prodigata a chi meno la merita. Fino a tanto che qualche pietoso e gentile concittadino di Besenghi si faccia iniziatore, io mi contento [di far eco alla voce di quanti salutarono l'illustre letterato come uomo fornito di doti egregie; e circa il raro suo amore alla poesia mi associo pienamente a quanto aggiunse di nuovo il periodico capo-distriano "L'Unione, an. II. N° 21, nello scritto "Un poeta dimenticato.. Dal Friuli, 12 agosto 1876 (Provincia) D.r M. I). coetaneo e amico del defunto. Illustrazione dell'anniversario furono le doti maggiori che ornarono David Chiosso-ne : alla sua morte tutta Genova fu in lutto. La rinomanza del Chiossone. splendida a Genova quale medico, si è diffusa per tutta la penisola quale autore drammatico. Nacque in quella città il '2!) settembre 1820, e vi fu laureato nel 1845. Si diede indefesso a lenire le sofferenze, prodigando, nelle frequenti chiamate al tugurio, conforti e sussidii. Egli era nello stesso tempo anche l'educatore dei poveri: non tralasciava di dimostrare loro iu ogni incontro quanto Bia dannosa la superstizione, quanto funesta l'i-gnavia. Varie città gli offersero posti cospicui, e lo stesso governo piemontese e poi italiano gli voleva affidare cariche e cattedre : ma il Chiossone rifiutò sempre: troppo intenso era il suo affetto per la città natia e pei poverelli. Dei suoi scritti di medicina vanno a preferenza menzionate le Nozioni d'Igiene per le madri e pel popolo. Otto sono le sue principali commedie, venute _ ad arricchire il teatro nazionale, maestre di moralità, jg^j incastramenti. Quando veniva e che tutte dureranno. Emergono per naturalezza e ° buon garbo. Ne diamo i titoli: La suonatrice d'arpa ; il Libro dei Bicordi ; V Ingegno e la dote (rappresentata per la prima volta all'"Armonia, di Trieste il 9 marzo 1860, con ottimo successo e repliche ; da alcuni, censori per abitudine, giudicata in seguito imitazione della "Rivincita,, e della "figlia Unica, del Ciconi, mentre queste due commedie comparvero posteriormente) ; L'ultimo Addio ; Cuor di marinaro (dramma commovente e dilettissimo a Gustavo Modena, che pel primo lo pose in iscena). La Torre di Babele (satira brillantissima degli ipocriti e dei colli-torti) ; e la Fioraia. Modestia, studio, beneficenza Il nono congresso agrario sarà tenuto a Pola [liei giorni 11 e 12 del p. v. sett. Le frequentazione delle nostre scuole. — Gli studenti del Ginnasio furono 143, quelli delle Magistrali 111. Le scuole popolari ebbero 202 maschi e 189 femmine; l'Asilo d'infanzia accoglie 20 maschi e 20 femmine ; altrettanti il Pio Istituto Grisoni. Nei Gonservatorii privati vi sono circa 90 femmine e 70 maschi. Pescecani. — Presso la spiaggia di S. Nicolò d'Oltra due pescatori, il giorno 18 corr., presero non senza fatica e pericolo un giovane pesce cane lungo un metro e mezzo, della probabile età di appena un mese, e che tentò più volte di addentarli. Annegato. — Alla sponda destra del Risano, nelle saline di Sennino, presso il fondo degli Eredi Ceriani, fu rinvenuto la mattina del 22 corr. un cadavere da lungo sommerso. Lo si riconobbe certo Giovanni Stulle, famiglio campagnuolo, detto Gradignol, d'anni 25. Giornali proibiti. — Il signor ministro degli interni ha fatto sospendere in Austria la circolazione dei giornali milanesi il Pungolo ed il Secolo. Media della vita umana. — È di circa 33 anni. Gli abitanti del globo sommano circa a 1.300.000.000. Ogni anno ne muoiono circa 330.333.333; ogni giorno 91824; ogni ora 3730; e circa 60 al minuto. Un quarto muore prima dei sette anni, e la metà prima dei 17. Di 1000 uno solo arriva ai cento; di 100 sei soli ai sessantacinque ; e in 500 un solo tocca gli ottanta. L'automa giuocatore di scacchi. — La storia di questo automa che fece chiasso mondiale, è vecchia, ma a pochissimi nota nelle sue particolarità, e non immeritevole di ricordo, perchè destò stupore e fanatismo, gabbando le più perspicaci intelligenze, e attirando l'attenzione di parecchi scienziati che sciuparono tempo e fatica per fare manifesto il misterioso congegno. A titolo quindi di curiosità ne vogliamo dare qui breve relazione. Neil' anno 1769 P imperatrice Maria Teresa aveva chiamato a corte un francese, certo sig. Pelletier, abilissimo apprestatoli di esperimenti fisici e giuochi magnètici, con cui sbalordiva. Alla fine del trattenimento l'imperatrice, chiestane 1' opinione al barone Vol-fango Kempelen, gentiluomo ungherese di alte cariche e studioso rinomato della meccanica, ed avuto in risposta parole che suonavano scherno pel francese, lo sfidò a farle vedere cose più meravigliose. Non ricusò il cimento il gentiluomo ungherese, e, ritiratosi a Pre-sburgo vi rimase un anno intero, in capo al quale ritornò a corte coli' Automa giuocatore di scacchi, che fece strabiliare tutta 1' Europa. Era una figura di turco di grandezza naturale, riccamente vestito ; teneva colla mano sinistra una lunga pipa, e la destra appoggiata sopra una cassa, sul cui coperchio v' era lo scacchiere. Prima della partita, che 1' automa giuocava con qualunque, vincendo quelli di portata mediocre, il barone Kempelen apriva la cassa, lasciando vedere da una parte un grande aduuamento di ruote, molle, leve, cilindri, e dall' altra pure ruote, molle e di più quadranti orizzontali ; poi arrovesciava la veste del turco, che del pari appariva tutto formato di meccanismi ; indi con un chiavone caricava la macchina, e s'udiva lo stridore mosso un pezzo contro le regole, l'automa tosto lo confiscava scuotendo la testa in segno di sdegno. Nel dare scacco al Re o alla Regina faceva al primo tre inchini e all'altra due, pronunciando con voce rauca e incompletamente: èchè, e alla occasione: eche mat. Lo Czar Paolo e Giuseppe II furono sconfitti più volte. Il barono Kempelen viaggiò sempre trionfante la Germania, 1' Inghilterra e la Francia. Dicesi che un inglese, certo Fhilipps Tickenesse morisse dal dispiacere di non poter scoprire il segreto. Anche Federico di Prussia, 1' appassionatissimo scacchista che giuocava con Voltaire per mezzo di appositi corrieri, venne sbaragliato dall'automa. Con grossa somma Federico comperò nel 1785, un anno prima della sua morte, la macchina; tenne custodito il segreto, ma non se ne curò più. Quando Napoleone I arrivò a Berlino, volle misurarsi anche coli'automa, diretto da un allievo del barone Kempelen, e giuocò irregolarmente più fiate, fino a che l'automa rovesciò i pezzi, rimanendo immobile. Si narra che Napoleone, punto vivamente dalla curiosità, si abbia fatto dire il secreto colla minaccia di far rompere la macchina. Il principe Eugenio Beauharnais comperò l'automa per 30.000 franchi, ma quando seppe il segreto, intentò lite al venditore ; e questa rese palese il segreto, che, come i lettori già sanno, consisteva nel nascondervi ingegnosamente un uomo di piccole membra. Allora 1' automa andò a cercare fortuna nel nuovo mondo; e circa trent' anni fa varcò l'oceano la notizia che il turco giaceva polveroso e rotto in una bottega di rigattiere a Nuova Orleans. Stab. t'p. 1$. Appolonio. Capodistria-Trieste. Ho l'onore di partecipare alla S. V. 111.™» che in base a contratto stipulato fra i due soci proprietarj dello Stab. Tip. Appolonio e Caprin in Capodistria ho acquistata l'assoluta proprietà, e a datare da oggi, assunta la conduttura dello stesso sotto la ragione Stabilimento tipografico B. Appolonio. Nell'esecuzione d' ogni singolo lavoro, lo Stabilimento cercherà sempre d'impiegare tutta la possibile esattezza, nitidezza di tipi, sollecitudine e modicità di prezzi, per cui mi lusingo non solo mi verrà continuata quella clientela che sempre onorò la cessata mia Ditta, ma che dalla S. V. Ili.™» sarò favorito di nuovi e pregiati suoi comandi. Con distinta stima Capodistria, 1 Agosto 1876 B. Appolonio Liibri nuovi. — Il processo originale di Galileo Galilei, pubblicato per la prima volta da Domenico Berti. — Roma, Cotta e Compagni, 1876. Lettere inedite del Foscolo, del Giordani e della sig.a di Stael a Vincenzo Monti. — Livorno, F. Vigo, 1876. Il teatro italiano nel secolo XVIII, lezioni di Giuseppe Guerzoni. — Milano, Treves, 1876. Bozzetti critici e letterarii di Giosuè Carducci. — Livorno, F. Vigo, 1876. Goetz di Berlichingen di Goethe; poesie varie di Heine e d' altri poeti stranieri, voltate in versi italiani da Ettore Toci. - Livorno, F. Vigo, 1876. Giuseppe Bianchetti e i suoi tempi, studio di Vincenzo De Castro. — Treviso, Tipografia Longo, 1876. Archivio di Pedagogia e scienze affini. Voi. 1. luglio 1876. — Palermo, Tipografia Cali. Relazione intorno al progetto di bonificamento della valle inferiore del Quieto, compilato dall'ing. S. 0. Fannio per incarico della Giunta Provinciale dell' Istria. — Parenzo, Tipogr. di Gaetano Coana 1876. Emen«lamenti. — (Ved. N". prec.) Nella II pag., II colonna, III strofa, leggasi : "gl' inquieti mortali, invece di "gl'ingiusti mortali,. — Nella IV pag. nel Mercato dei Bozzoli la cifra dei chilogrammi della Giapponese riprodotta e mista doveva essere 1119. 43 e non 11193. 43. Trapassati nel mese di Luglio 2 Caterina Benatti nata Petronio d' anni 66. — 7 Anna Candusio moglie di Giuseppe d'anni 31; Cornalunga (Lazzeretto). — 14 E. C, d'an. 28 (carcerato) da Smokòviè (Dalmazia). — IS G. S. d'an. 32 (carcerato) da Drescendorf (Stiria). — 19 L. I-d' an. 38 (carcerato) da Kaprie (Dalmazia). — 25 G. G. d'an. 43 (carcerato) da Comen (Gorizia). — 26 I. I. d'an. 24 (carcerato) da Bisko-Spalato (Dalmazia) ; Caterina Pellegrini nata Majer moglie di Antonio d'an. 38.— 28 A. G. d'anni 30 (carcerato) da Kievo-Spalato (Dalmazia). — 2» Antonia Mauro figlia di Gio. Batt. d'an. 15 da S. Marco (Lazzeretto). Più 3 fanciulli al di sotto dei 7 anni. Matrimonii celebrati nel mese di Luglio 3 Contic Matteo-Giovanna Franza. — 6 Schwarz Carlo - Elena Supancich. — 12 Suplina Giuseppe - Maria Visentini. — 1» Delconte Pietro - Maria Paolato. — 23 Tremul Nazario - Giacoma Luis. — 30 Zer-quenich Pietro - Maria Riccoboni. Corriere dell'Amministrazione (dal 9 al 22 corr.) Buje. Avv. Silvestro de Venier (II sem. del I anno e tutto il II) — Gallignana. D. Francesco Goitan (II sem. del II anno) — Milano. Avv. Giorgio cav. de Baseggio (il II anno) — Pirano. Casino di Società (idem) — Trieste. Luigi Scipizza (il I ed il II anno). II vaporetto tra pochi giorni cambiersl P orario