studia universitatis Namen clanke je izpostaviti vzporednice med dvema odlomkoma iz Vergilijeve Eneide, in sicer med besednim napadom Numana Remula na Trojance (9.598–620) in Tarhonovim spodbujevalnim govo­rom Etrušcanom (11.732–740). Avtorica namrec želi s filološko analizo dokazati, da je Vergilij nameno-ma postavil na vzporedne tirnice stereotipno predstavo Trojancev in Etrušcanov s ciljem, da je obema ljudstvoma pripisal podobne znacilnosti, ki se popolnoma ujemajo: predajanje ljubezenskim dogodi-všcinam in plesu, strah pred poženšceno naravo cloveka, hrabri nastop dveh voditeljev, in sicer Askani­ja in Tarhona. Kljucne besede: Vergilij, Eneida, stereotipi, Etrušcani, Trojanci The article aims to highlight the parallels between two passages of VirgilNumanus Remulus to the Trojans (9,598-620) and the encouraging speech of Tarcone to the Etruscans (11.732-740). The authorparallel the stereotypical representation of the Trojans and the Etruscans, in order to attribute to both peoples similar tendencies: abandonment to amorous adventures and dances, the fear of looking like women, and the courageous reaction of the two leaders, respectively of Ascanio and Tarcone. Key words: Virgil, Aeneid, stereotypes, Etruscans, Troians Parallelismi tra la provocazione di Numano Remulo ai Troiani e l’incoraggiamento di Tarconte agli Etruschi Jadranka Cergol, Università del Litorale, Facoltà di studi umanistici N elle discussioni scientifiche sull’Eneide non si è ancora individuata un’analisi parallela e approfondita fra due passag­gi nella seconda metà dell’Eneide, che per strut-tura e contenuto presentano molte similitudini, anche se non sono di fondamentale importanza per la drammaturgia dell’opera nel suo insieme. Si tratta dell’attacco verbale di Numano Remulo ai Troiani (9.598–620) e del discorso di incorag­giamento di Tarconte agli Etruschi (11.732–740). Entrambi i frammenti, infatti, contengono ele­menti tipici della descrizione etnografica dei po­poli e offrono due rappresentazioni parallele dei Troiani e degli Etruschi: i tratti che vengono at-tribuiti ai Troiani da Numano Remulo sono gli stessi che Tarconte attribuisce agli Etruschi. Una doi: https://doi.org/10.26493/2350-5443.6(2)9-13 's Aeneid: the verbal attack of ’s aim is to demonstrate through the philological analysis that Virgil has put in parte importante del discorso di Remulo è dedi­ cata anche alla marcatura dei lati positivi dei Ru- tuli – questo passaggio però non verrà trattato in questa sede perché non risulta rilevante ai fini della nostra analisi. Numano Remulo è una figura inventata da Virgilio che però porta un nome eloquente: nei Romani richiamava sicuramente l’immagine del re di Roma Numa Pompilio, mentre Remulo era un richiamo ai gemelli Romolo e Remo. Entram- bi i nomi sono quindi strettamente connessi con gli inizi della storia romana e Virgilio li scelse per sottolineare il significato del suo attacco ai Tro­ 9 iani. Nel contesto dell’Eneide la figura di Nu- mano Remulo è del tutto insignificante, ma il suo nome ha un grande effetto sonoro (Horsfall, 10 1971, 778). Nella storia si pone più attenzione al suo status che alle sue azioni – Numano Remu-lo è, infatti, il cognato di Turno, ovvero il mari-to della sorella di Turno. La storia, però, non ne descrive le gesta eroiche, e quindi rimane una fi­gura marginale. Il discorso di Numano è più lungo di quello di Tarconte, ma contiene anche la descrizione dei componenti dei Rutuli e il confronto della loro educazione contrapposta allo stile di vita troia-no. Lo scopo del discorso di Numano Remulo si esplica nel vantarsi del coraggio e della perseve­ranza di Rutulo (duritia) e nel marchiare il ca-rattere molle (mollitia) e la lussuria (luxuria) dei Troiani. L’obiettivo di Tarconte è diverso: con le sue parole, infatti, vuole spronare i propri solda-ti a una lotta ancora più dura contro i nemici e li invita a dimostrare di non essere deboli e viziati, ma coraggiosi e abili in battaglia. Nell’introdu­zione del discorso di Numano il poeta sottolinea il fatto che il cognato di Turno parlasse di “cose degne e non degne di essere ridette”, e quindi è rimasto solo ciò che risultava accettabile. Numa-no Remulo attacca i Troiani in questo modo: Vobis picta croco et fulgenti murice vestis, Desidiae cordi, iuvat indulgere choreis, Et tunicae manicas et habent redimicula mitrae. O vere Phrygiae (neque enim Phyrges), ite per alta Dindyma, ubi adsuetis biforem dat tibia cantum! Tympana vos buxusque vocat Berecyntia Matris Idaeae: sinite arma viris et cedite ferro.« (9.614–620) Tarconte utilizza le seguenti parole per spro­nare i propri compagni alla battaglia: Femina palantis agit atque haec agmina vertit! Quo ferrum quidve haec gerimus tela inrita dextris? At non in Venerem segnes nocturnaque bella Aut ubi curva choros indixit tibia Bacchi Exspectate dapes et plenae pocula mensae (hic amor, hoc studium), dum sacra secundus haruspex nuntiet ac lucos vocet hostia pinguis in altos!« (11.734–740) Numerosi ricercatori hanno già ribadito che soprattutto il primo discorso assume tratti carat-teristici di una vituperatio, per la quale Virgilio aveva molte fonti (Cato, Orig. 76; Var., gent. 34; Hom., Ody. 8.248, Serv., ad Aen. 9.600), da cui trarre ispirazione (Horsfall 1971, 1108; Thomas 1982, 99; Dickie 1985, 168). Proprio l’esempio dell’Odissea è quello più evidente e a portata di mano: Alcinoo attacca i vizi dei Feaci e ne criti-ca soprattutto le vesti ricche, i tipi di danze scon­venienti e la pigrizia. Nell’Eneide simili critiche vengono ascritte sia ai Troiani che agli Etruschi. Alcuni ricercatori sono concordi nell’affermare che Virgilio non prese ispirazione da altre fon-ti, bensì riportò la rappresentazione stereotipata e idealizzata tradizionale del contadino romano e l’immagine negativa degli abitanti effemina-ti del vicino oriente (Horsfall 1971; Dickie 1985; Thomas 1982). Anche Matthew Dickie, che nella sua analisi si dedica alle similitudini fra gli Etru­schi e i Feaci del racconto di Odisseo, si chiede­va se queste rappresentazioni stereotipate fosse­ro semplici topoi letterari e culturali, oppure se dietro si nascondessero effettivamente veri stere­otipi, e di conseguenza anche le idee che i con-temporanei di Virgilio avevano riguardo a un de­terminato popolo (Dickie 1982). La conclusione a cui giunse Dickie è effettivamente ancora più problematica dell’ipotesi stessa, infatti non offre una risposta concreta, ma si orienta verso l’ipo­tesi che Virgilio avesse incluso di proposito alcu­ni elementi stereotipati dell’immagine dei Tro­iani. Anche personalmente ci orientiamo verso questa ipotesi: nonostante il fatto che le cattive abitudini che sia Tarconte, sia Numano Remulo imputano ai Troiani e/o agli Etruschi, siano ti-piche per la rappresentazione stereotipata di un determinato popolo, Virgilio rincara la dose e le sottolinea ulteriormente per mettere in paralle-lo la sorte degli Etruschi e dei Troiani. Inoltre, nel caso degli Etruschi, ha voluto ribadire ulte­riormente quell’aspetto che però non si trova nei Troiani, ovvero la presenza di un vecchio aruspi­ce che avverte gli Etruschi riguardo alla dimen­sione religiosa della loro missione (Cairns 1990, 127 ss.; Cergol 2011). Già all’inizio del primo discorso si osserva un confronto immediato con il mondo femmi­nile: mentre Numano Remulo nella parte fina­le del suo discorso con un esclamazione dichiara che i suoi nemici sono donne e non uomini (Fri-gie, e non Frigi), Tarconte, invece, inizia il suo in-tervento menzionando una donna che spaventa i compagni – in questo caso si tratta di Camilla. Entrambi, quindi – e in dettaglio uno nella par-te finale e uno nella parte iniziale – costruiscono un confronto con la donna, affermando che la fi­gura femminile non appartiene al campo di bat-taglia e nell’immaginario stereotipato è meno coraggiosa e meno indicata per la guerra se pa-ragonata all’uomo. Inoltre, Numano Remulo af­ferma che i suoi avversari, che prima venivano pa-ragonati alle donne, dovrebbero cedere le propriearmi agli uomini veri. È quindi presente una cri­tica alla natura effeminata sia dei Troiani, sia de­gli Etruschi; agli occhi di una parte importante della società romana, infatti, l’effeminatezza ar­rivava da Oriente e rappresentava la disgregazio­ne della virilità romana, che si fondava sull’idea di duritia. Il secondo elemento della natura effe­minata dei Troiani e degli Etruschi è il loro amo-re per la danza: entrambi si riferiscono al flauto che invita al divertimento e alle danze. Nell’an­tica Grecia e a Roma il rapporto con il ballo era controverso: alcuni lo accettavano come qualco­sa di normale, ma esistevano anche gravi pregiu­dizi contro la sua espressione (Herter 1959, 638). L’amore per la danza, però, non era qualcosa di negativo; anche se ai tempi della repubblica l’ar­te della danza veniva ancora ignorata, nel perio-do di Augusto era invece accettata con interesseed entusiasmo (Horsfall 1971, 1114). È anche vero che molto dipendeva dal tipo di ballo, in quanto ai tempi di Augusto erano diffuse anche le danze orgiastiche della dea Cibele, che però erano mo-ralmente inaccettabili (Herter 1959, 621-2). La danza era collegata soprattutto con il pregiudi­zio della effeminatezza e della mollezza, ad ogni modo non era indicata per gli uomini; la danza era una cosa da donne. Il terzo punto in comune di entrambi i di­scorsi è indirizzato alle avventure amorose che entrambi descrivono con locuzioni metafori­che. A onor del vero Tarconte è più esplicito e racconta che ai suoi compagni piacciono le lot-te notturne sotto l’ala di Venere, mentre Numa-no Remulo menziona soltanto le desidiae cordis che potrebbero essere interpretati come nor-male pigrizia, ma visto che sono legati al cuore, possiamo dedurre che si tratti effettivamente di avventure di amore che in questa locuzione ac-quisiscono una connotazione ancora più marca­ta di ozio, assopimento, inattività, il che natural-mente è in contrasto con il carattere attivo dei soldati latini. Nel discorso di Remulo ci si im­batte in un’altra mossa stereotipata, che però non può trovare un parallelismo con il discorso di Tarconte – si tratta della critica ai Troiani che portano tuniche con le maniche lunghe, altro se­gno di effeminatezza. I Romani, infatti, avevano l’abitudine di indossare vesti senza maniche, in modo da lavorare più agevolmente nei campi – anche in questo caso si tratta ovviamente di un segno della loro laboriosità e solerzia. I Troiani, invece, portavano maniche lunghe, un abbiglia­mento non adeguato per un simile lavoro e adat-to soltanto per godersi l’ozio all’ombra dei son-tuosi palazzi – più lunghe erano le maniche, più era evidente il segno della natura effeminata (Di­ckie 1985, 171). È quindi dimostrato chiaramente che en-trambi i discorsi si basano sul contrasto duritia – luxuria. Remulo sottolinea il duro lavoro e il sacrificio delle genti italiche e marchia la natura pigra e viziata dei nemici troiani. Le stesse con-notazioni sono presenti anche nell’intervento di Tarconte che attribuisce ai suoi compagni le stes­se mancanze elencate dai Numano Remulo. La similitudine dei due interventi si intra-vede anche nella reazione di cui furono ogget-to. L’intervento di Remulo ferisce l’orgoglio di Ascanio, che prima di tutto chiede al dio Gio­ve di sostenere la sua causa, poi lancia le sue armi con tutte le sue forze e ferisce a morte il nemico – e in questo caso lo aiuta lo stesso Apollo (“Macte nova virtute, puer, sic itur ad astra” 9.641). Asca­nio quindi rigetta con forza e coraggio tutti i di­fetti che erano stati criticati da Numano Remu-lo e dimostra che le accuse di natura effeminata e pigra erano del tutto infondate, in quanto i Tro­iani erano molto coraggiosi e abili in battaglia, e parallelismi tra la provocazione di numano remulo ai troiani ... 11 12 inoltre sono stati anche onorati dalla benevolen­za degli dei. Inoltre va aggiunto che Remulo pro-nunciò il suo discorso subito dopo che gli Italici si erano dimostrati essere soldati irresponsabili, abbandonandosi al bere e al gioco, senza curar­si di alimentare il fuoco e di sorvegliare il pro-prio accampamento. Tutto questo ci fa pensare che le parole di Remulo fossero del tutto fasul­le, se non addirittura ironiche, da buon principio – il lettore, infatti, aveva già notato che quei Ru-tili, descritti da Remulo come coraggiosi e abili, in verità non erano così; dall’altra parte Ascanio dimostra il coraggio e l’abilità dei Troiani. Nel-lo stesso libro siamo stati testimoni di un Niso altrettanto valoroso, che si lancia senza timore in battaglia per il suo popolo, non curandosi dei pericoli e delle trappole. I giovani soldati troia­ni quindi dimostrano che l’immaginario stereo-tipato che li vuole effeminati e oziosi è del tutto infondato. Una situazione analoga si nota anche nella reazione al discorso di Tarconte. Lo stesso Tarconte, infatti, dimostra il valore del suo po-polo: è pronto a sacrificare la vita e attacca un nemico altrettanto valoroso. Il poeta confronta Tarconte con un’aquila che si lancia su un ser­pente, per afferrarlo alla fine con i suoi artigli. In entrambi i casi quindi si pone in primo piano un eroe, il primo è Ascanio, il secondo Tarconte, un Troiano e un Etrusco. Entrambi dimostrano che le parole pronunciate non corrispondono alla re-altà, in quanto entrambi sconfiggono il nemico con gesta coraggiose, degne di un eroe epico. Le analogie fra i due frammenti sono quindi sostan­ziose. Nei discorsi di Numano Remulo e Tar-conte, che si riferiscono a due momenti diversi nelle vicende dell’Eneide, e sono rivolti a due co-munità diverse, ci imbattiamo in elementi simi­li, ovvero in quattro elementi che accomunano la rappresentazione stereotipata dei due popoli: il rapporto tra il valore bellico e le donne; l’ab­bandonarsi alle danze e ai divertimenti, che non sono appannaggio degli uomini, e alle avventu-re amorose, e il rifiuto delle gesta dei due eroi, il Troiano Ascanio e l’Etrusco Tarconte, in rispo­sta alle critiche mosse. Inoltre, ci si imbatte an-che in alcuni fenomeni che nei due discorsi non coincidono: Numano Remulo, infatti, critica i Troiani per le loro vesti decorate di croco e por­pora, per le loro tuniche con le maniche lunge e le mitre decorate da nastrini, mentre nel discor-so di Tarconte non c’è menzione riguardo all’ab­bigliamento. Al contrario, Tarconte inserisce un elemento tipico degli Etruschi, ovvero il mo-mento religioso, in quanto richiama alla memo-ria l’antico aruspice che li invita alle celebrazioni rituali nei luoghi consacrati. Si ritiene che Virgilio abbia messo in paral­lelo la rappresentazione stereotipata dei Troiani e degli Etruschi di proposito, in modo da attribu-ire a entrambi i popoli tendenze simili. Gli an-tichi ascoltatori hanno indubbiamente collega-to i due discorsi e hanno richiamato alla mente le parole di Tarconte pronunciate in precedenza, nel discorso di Numano rivolto ai Troiani. Virgi­lio non nasconde i pregiudizi negativi che valeva-no per gli Etruschi e per i Troiani. Anche lo stes-so Tarconte ammette che il suo popolo etrusco si abbandona volentieri alle avventure amorose, all’ozio e alle danze. Allo stesso tempo si sottoli­nea il lato positivo dei due popoli: nell’Eneide gli Etruschi vengono caratterizzati dall’epiteto for-tis (10.238) e pius (8.494), proprio come succede con i Troiani, fra cui spicca la forza e la devozio­ne del loro condottiero Enea: “pietate insignis et armis” (6.403, 6.769). Virgilio ha valorizzato en-trambi i popoli, inoltre ha ulteriormente ribadi-to la devozione del popolo etrusco alla volontà divina, un popolo che conosce l’arte della profe­zia e che capisce la volontà degli dei, a cui si sot-tomette completamente. Povzetek Avtorica je v clanku primerjala z vsebinskega zornega kota dva odlomka iz Vergilijeve Eneide, na katere še no-ben raziskovalec Vergilijevega opusa še ni bil pozoren. Gre namrec za odlomka iz devete knjige Eneide, v ka­terem Numanus Remulus ostro napade Trojance in jih pripiše nekaj stereotipnih znacilnosti (9.598–620), ter za odlomek iz enajste knjige, v katerem pa tvoja etrušcan­skih cet Tarhon spodbuja svoje sobojevnike (11.732– 740). Namen prispevka je osvetlili paralelizme teh dveh odlomkov ter odkazati, da je Vergilij namenoma pos­ tavil na vzporedne tirnice stereotipno predstavo Tro­jancev in Etrušcanov s ciljem, da je obema ljudstvoma pripisal podobne znacilnosti, ki se popolnoma ujema­jo. Stereotipne znacilnosti, ki jih Vergilij pripisuje obe-ma ljudstvoma so lahkotno predajanje ljubezenskim dogodivšcinam, otiumu in plesu. Nasprotno pa sta obe ljudstvi tudi nositeljici pozitivnih lastnosti, in sicer ver­ske pobožnosti (pietas) ter vojaške hrabrosti (fotitudo). Summary In the article, the author compares from the substan­tive point of view two excerpts from Vergil’s Aeneid, to which no researcher of Vergil’s opus has yet been paid attention. It is a passage from the ninth book of the Ae­neid, in which Numanus Remulus strongly attacks the Trojans and attributes to them some stereotypical fea­tures (9,598-620), and a passage from the eleventh book, in which the Etruscan fellow Tarhon encourages his mates (11,732-740). The purpose of the paper was to illu­minate the parallelism of these two excerpts and to in­dicate that Vergil deliberately set up a stereotypical rep­resentation of Trojans and Etruscans on parallel rails, with the aim of attributing similar characteristics to the two peoples. Stereotypical representations attributed by Vergil to both peoples are an easy passage to love ad­ventures, to otium and to dancing. On the contrary, both peoples are also the bearers of positive qualities, name­ly religious devotion (pietas) and military courage (forti­tudo). Bibliografia Cairns, F. 1990. Vergil’s Augustan epic. Cambridge: Cambridge University Press. Cergol, J., 2011. ‘Gli eroi della stirpe etrusca nella seconda metà dell’Eneide.’ Maia, rivista di letterature classiche 3: 497-507. Dickie, M. 1985. ‘The Speech of Numanus Remulus (Aeneid 9.598–620).’ Papers of the Liverpool Latin Seminar 5: 165-221. Herter, H. 1959. ‘Effeminatus.’ Reallexikon für Antike und Christentum 4: 638. Horsfall, N. 1971. ‘Numanus Remulus: Ethnography and Propaganda in Aeneid 9.598ff.’ Latomus 30: 1108-16 Horsfall, N. 1987. ‘Numanus Remulus’. In Enciclopedia Virgiliana, 778. Roma: Istituto dell’Enciclopedia italiana. Thomas, R. F., 1982. ‘Lands and Peoples in Roman Poetry: The Ethnographical Tradition.’ Proceedings of the Cambridge Philological Society. Supplementary Volume 7: 99. parallelismi tra la provocazione di numano remulo ai troiani ... 13