An no VII. Gapodiktkia, Feuhuaio 1909 N. 2 PAGINE ISTRIANH PERIODICO MENSILE Nesazio ed Epulo nel drcimmci % Viv. u * ■ La tradizione letteraria. Le vicende della guerra, nella quale 1'Istria fu aggiunta, neir anno 17s av. Grist e, all irapero romano, vennero raccolte da serittori e poeti dalla bočen stessa di chi vi a veva parte-cipato; e la narrazione, qnanto mai minuta e precisa, non ci e stata invidiata dal tempo, il qual pur fante cose ha distrutte che noi desidereremmo di conoscere. Ed anzitutto, appena terminata la guerra, si propose di tesserne la storia il poeta Ennio (239-169) nei suoi Annali che, tormentato dalla gottri e piu disgustato dagli nltimi avveni-menti politici, aveva interrotti al libro XV. Ma 1'eroismo del tribuno milltare T. Celio Teucro, il quale, nello sgomento e nella fuga generale dei Romani spaventati dali'improvviso as-salto degli Istriani, solo aveva resistito con un piccolo mani-polo di soldati e con loro era caduto combattendo, questo straordinario a t. to di valore ebbe adunque la vi rtu di riconci-liare il vecchio poeta eol suo tempo, e nel libro XVI degli Annali egli rievoco la generosa figura del tribuno insieme con gli avvenimetati della guerra istriana, servendosi dei racconti di quelli che ci orano stati presenti'). Ma se la poesia epica trastiguro in fantastica grandezza il valore dei singoli, la cronica not,6 le mosse degli eserciti, 'i Non ci e stato tramandato di <[uale guerra trattasse il poema di Ostio llellum llistricutu ; io non čredo verisimile che Ostio abbia ripreso a trattare 1111 soggetto gia sfruttato da Ennio, bensl che vi narrasse la ouerra del 129 av. Cr., come ho esposto nel mio articolo Del poema di Ostio sulla guerra istriana in Areheografo triestino vol. XXIV (1902], pagj 79-90, PAG1NE ISTIIIANE le alternative delle vittorie e delle seonfitte e i luoghi della guerra. Allora fiorivano le cronache famigliari clie gli serittori facevano servire alla esaltazione della propria schiatta, inne-stando il nome degli antenati e magnificandone od esageran-done il valore nel racconto delle piii cruente e terribili guerre di Roma. Gosi avrebbe fatto della guerra istriana, secondo l'ipoteši di M. G razi usti'), 1'annalista G. Licinio Macro, vissuto sul principio del primo secolo av. Cristo, il quale non si sarebbe peritato di soppiantare il nome di T. Celio Teucro con quello di M. Licinio Strabone: il fatto si č che Livio (59 a. C. — 17 d. C.)> attingendo per la sua colossale opera storica ad una fonte anteriore la narrazione particolareggiata clella guerra istriana, ricorda bensi un Celio, anzi due fratelli Celii, nell' e-sercito romano, ma attribuisce la resistenža disperata e la morte eroica a M. Licinio Strabone. Mentre della narrazione enniana sono arrivati a noi sol-tanto frammenti, il libro XLI delPopera di Livio, nei cui primi quindici capitoli si tratta della guerra istriana '), e conservato per intero: prova che venne letto, almeno sino a che, parendo la storia di Livio troppo voluminosa, ne fece un compendio, nel secondo secolo dopo Cristo, lo storico Floro Ma il racconto di Livio, che fu quasi il diploma di 110-bilta romana per Trieste e per 1' Istria, diede piu tardi 1' ispi-razioue ad opere lettefarie, intese a glorificare la romanita della nostra origiue e delle nostre istituzioni. E, per vero, quando Firenze, nel trionfo della liberta comunale, le poneva a fondaniento Fantiča storia Romana e, con la cronica di Giovanni Villani. favoleggiava di Cesare fondatore di Firenze in ') V6(lasi in qucste stesse 1'agive istria ne i nimata III, 1S105, |>agg. •J76-2H2) lo studio silila Narrazione della t/uerra istriana del 178-111 in TAvio e in Knnio. 2) La corrispondonza tra lo duo narrazioni e acouratamonte studiata da M. Grazhts.ii nell' artieolo Sopraecitato. Iiecontenieiite tra t to dei frani-nienti di Ennio il prof. Rotter nell' annuario deli' i. r. ginnasio tedesco di Pola, per 1' anno 1907-1908; vedi pagg. ;! 24. Egli, elie non conosce lo studio del Graziussi, fa i]iotesi molto arbitrarie sull' ordinainento dei libri e dei frainnienti enniani. Itiferisee alla guerra istriana addirittura due libri, il XV e il X\'I, e niolti frainnienti clie, giusta la tradizionc dei graniinatici, non seinbrano stare in relazione con queUa. Epitomae de Tito Livio I, 2(>. PAGINK ISTHIANK ricoMo del console Fiorino, ueeiso clai Fiesolani; circa nello stesso tempo anche i I libero eomune di Trieste ardeva di com-provare con 1'origine romana'la propria dignita non inferiore a (piella delle citta sorelle. Ma poiclie Livio di Trieste non ta menzione, che la citta al tempo della conquista romana, dato pur che esistes.se come villaggio, non aveva ancora ricevuto cpiel nome, un cancelliere triestino, paratrasando e trasfor-mando il testo di Livio, foggio la Cronaca di ~Slonfe M a liano, col quale nome si credeva fos.se anticamente chiamata Trieste. Si disse dunque chc il manoscritto deli' antica cronaca fossc stato rinvenuto, durante una guerra fra Trieste e Venezia, nella necropoli romana che era fuori delle m ura ; e con tale ingenua narrazione si credette di poter comprovare che la cronaca, scritta in volgare, fosse anteriore alla storia di Livio, e quindi piu di quella attendibile e veridica. Della storia fu conservata soltanto la vittoria degristriani che qui diventatio cittadini di Monte Muliano, sui Romani as-saliti di sorpresa nel campo. Del resto si narra che i cittadini di Montemuliano si rifiutarono di .pagare tributo ai Romani, asseverando che *c/ non i' leciti) ni' honesto che e/ pa dre se debbi hnmiliar al fiolla», giacche Monte Muliano era stata fondata dai Troiani, piu antichi dei Romani. Ma poiclie videro di non poter resistere ai Romani che tornarono con ]iiii forte esercito, i Montemulianesi preferirono abbandonare la citta e cercare altra sede. Ma, continua la cronaca, *oclendo (/neslo lo s ena t o romano, suhi I o rescrisse a qneUo capi/a no (delV e-sercifo romano): \ni senalo Romano le arisemo e comande-mo, che. so/Jo pena della disr/ratia. nostra, chesubito fa deri prorcdere dore, sono andali qaesli ralenli kameni de. Monle M nliano, et se In li trori, I'animo ef in len zione uoslrci si e, che In I i din fare ritomafi denlro, con questw condition, che nui Imperio Romano s) li rolemo far bone carte, come apparfien, carte franche de francliisici, como roi, o chi šara di roi. siate franchi per sempre, per la rastra bona, genhi, nataral farna, in (alfi li ralenli, come per/e/to ap-par.-o Falsificazione rozza ed inesperta, come si vede, questa cronaca, e che da ben ingenui storici, come Ireneo della (Toče e lo Scussa, poteva essere creduta vera e genuina; ma le fa-rebbe torto chi la trascurasse anche come documento del sen-timento della Trieste quattrocentesca. Forte oni in quei cittadini l'attaoeamento alla propria indipendenza, quasi avessero il presentimento di lontani grandi destini, c la cronaca e cosi testimonio di quel sentimento di ribellc liberta, come auclie della coscienza delle proprie gene-rose origini '). L' ignoto raffazzonatore della cronaca aveva inteso il si-gnilicato patriottico della guerra istriana, ed a quella s'inspi-rarono poi parecchi che nei romani inizii si proposero di esal-tare la vita latina deli' Istria. A quei fatti s'ispii'6, nei suoi primi passi, Riccardo Pit-teri per i sonetti epici di Ms/Hitmo'), che sono, forse e vero, un picciol cenno verso i piu alti fastigi, ai quali dopo šali la sua arte, ma al tempio d' amor patrio, che e la sua poesia, quel ciclo di sonetti forma un degno vestibolo: 1'emistichio, che quasi a mo' di scusa egli pose in fronte al librett.) : Sw-sit amor jhi/iuuc, esprime nelle brevi parole tutta 1'estetica della sua nobile c forte poesia. E quasi a significare la continuita deli' inspirazione, spesso torna anche piu tardi nei ,suoi versi il ricordo dei fatti pri-mieramente da lui cantati. Esclama, ad esempio, nel suo ul-timo libro di versi ■'): Prima ch'Epulo rc superbampiite Ruinasse con 1' arcc il le.rro in mano, Prima che Manlio e Pulero e Tuditano Qui piantassero 1' aquila fulgente, Pria clie 1'Augure volto ad orlente Lucina a noi propizinsse e Gia.no. Pria clie fossimo popolo romano, Eravamo nel-seme itala gen te. II nobile desiderio di far ri vi vere una memoria gloriosa e trarne gli auspici per una maggior energia di vita nazio-nale, spinse alcuni a recare sulla scena 1' episodio della guerra romana ; e per 1'appunto delle quattro produzioni teatrali che 1 Al suo vero valore ridusse la Cronaca il Kaudler nelle Aggiunte alla storia di Vincenzo Scutmi Trieste, Coen, 1863; pagg. 19M9S) nel cpial libro essa cronaca e pure riprodotta nelle pagine 193-194. - Sono dieci sonetti, piu uno di dediča, pubblicat.i in un elegante elzeviro delio Zaniehelli (Bologua, giugno 1885 :. Le note, in fine al libretu., dimostrano la paziente ed erudita ])reparazione. ;,j Da! uiio paesf. (Milano, Treves, 1906 pag. 42. PAgink lstrjane ne sorsero, e nostra intenzione (li trattare qui alquanto diffn-samente, con quella maggior larghezza che puo essere giusti-ficata se non dal loro merito arristieo, dal soggetto patriottico e dalla relativa difficolta di poterle leggere negi i originali, orraai rari. La storia della guerra. Pcrche dal riassnnto che seguira, dei singoli dramini, piu sempliceinente e chiaramente apparisea la maggior o minore conformita alla storia, e di quali elementi si sieno tli prefe-renza serviti gli scrittori, giovera qui premettere un breve riassunto delle vicende della gnerra, desmnendolo dal libro XLI delle storie di Tito Livio, che e la nostra maggior fonte, anzi 1' unica rimastaci. Nell' anno 178 av. C., al console A. Manlio Vulsone era stata assegnata come campo d'azione la Gallia; ma non tro-vando cola oceasione di gnerra e di trionfo, egli approfitto con avida prontezza del pretesto che gli Istri avevano portato soccorso agli Etoli. in gnerra con Roma, per invadere 1'Istria. 11 console, partito da Aquileia senza indugio aftinche il ne-mico non preparasse la resistenza, arrivo al Timavo evi fece 1'accampamento presso al mare, mentre Caio Fnrio ne appog-giava la spedizionc con dieei navi. II luogo deli' accampamento dai piti si determinava una volta nell' odierna Sistiana; ora invece parecchi inclinano a credere che to.ssc nella valle di Zaule, dominata dali'altipiano sni quale ancora una maceria allungata di pietre indica la cinta di un vetusto castelliere. Gli Istri, guidatitlal re Epulo1) o Epnlone che voglia dirsi, insinuandosi tra la nebbia mattutina pi'esso al campo romano, sguernito in parte di soldati, perche molti si trovavano presso alle navi, assalirono i Romani ed incussero tanto terrore che questi corsero come disperati alle navi; solo M. Licinio Štra-bone, o L. Celio Teucro che sia stato, tento di opporre con pochi dei snoi una resistenza, ma fu con loro sopraffatto ed ucciso. 1 ii nouie, comc ci e couservato nella riduzione latina, e Aepiilo, ali' aeensativo Aepulonem (in Floro Apido), ijuindi in italiano Epulone; e cosi accenna anche 1'Alhertini che si dovrebbe chiainarlo, ma orniai dali' uso e consacrata in italiano la forma Epitlo. PAG IN F, 1STRIANK Gli Istri si illusero che il nemico fosse del tulro sbara-gliato e v in to, e si abbandonarono a! sacco doU'accampaiiiento romano; multi, trovata abbondanza di cihi o di bovande, si diedero pazzamento a godere delle inusifate leceornie. Anelie i Romani si credeltero, nel primo istante, vinti e perduti; pero come al panico successe la resipiscenza, i tribuni in i lil ari e il console raceolsero i fuggenti e ripresero i carapo con grande strage degli Istri, sorpresi nel sacclieggio e nella gozzoviglia. A mala pena si salvo con la fuga Epulo stesso. Ma a Koma era nel frattempo arrivata solo la terribilc liuova della scon-titta, percbe alcuni Aipiileiesi clie con una carovana portavano provvigioni, capitati alla porta deli' accampamento proprio quando se n' erano iinpaclroniti gli Istri, erano tornati preči pi-tosamente indietro ed aveva.no annunziato ad Aquileia clie 1'esercito era annientato. A Roma le notizie causarono gravi preoccupazioni: si presero disposizioni straordinarie per la ditesa del confine orientale e si diede incarico ai due consoli Manlio e M. Giunio Bruto, che avevano nel frattempo ritirate le truppe nei quar-tieri d'inverno di Aquileia, di preparare la ripresa delle osti-lita per la primavera susseguente. Essi difatti uscirono in campo, ruppero una prima resistenza degli Istri e si avanza-rono rapidamente tin sotto le mura di Nesazio. Da Roma 1'incarico della guerra era stato trasmesso al nuovo console deli'anno 177, C. Claudio Pulcro; e quando (piesti, il quale dalla guerra, che aveva gia tanto eccitato e sospeso gli animi, certamente si riprometteva grande farna, si vide nel pericolo di arrivare a campagna tinita, parti in gran fretta dalla citta senza nemmeno curarsi di adenipiere alle eerimonie rituali; ma 1'esercito non volle obbedirgli, ed egli dovette sollecitamente ritornare a Roma per i clebiti sa-criticii; e quindi, tornato con un nuovo esercito sotto Nesazio, che non era aneora cadufca, licenzio i due consoli deli' anno precedente e il loro esercito, e comincio con grande energia le operazioni di guerra. Anzitutto prosciugo per mezzo clello scavo di 1111 canale il corso d'aqua che circondava le mura, ed agli assediati of-friva difesa e bevanda. Gli Istri ebbero quel prosciugamento per miracoloso; e', disperati ormai della resistenza, uccisero miseramente donne e bainbini e ne gettarono i corpi aneor i'a(;ixe isti! i ane 31 boceheggianti dal le nmra. La ci 1 ta fu presa, e corae il re vide i suoi in fuga o uccisi, si tratisse con la spada per non ea-dore vivo nelle mani dei nemiei. 1 Romani presero ancora e distrussero le due citta di Mutila e Favcria, e tutta 1' Istria passo nel loro dominio. Eroica resistenza di un popolo e tragica fine di un re, non pero tragica nel signifieato ristretto, che cioe in essa sia preformato, come nel masso la statua, il profilo di una lrage-dia in senso letterario. Almer.o nessuno dei clrammaturglii seppe scoprirlo. Forse lo spunlo di una colpa tragica si sa-rebbe potuto far derivare dalla stcria e svolgerlo poi in azione drammatica ; e consisterebbe, a parer mio, la colpa di Epulo nel saccheggio del campo romano, e nella eonseguente gozzo-viglia: egli non 1'impedi, anzi vi partecipo. Egli dimentico allora la patna semplicita e cedette alle lusinghe della civilta corruttrice : era una colpa contro la tradizionc a vito, contro la religione. Se si avesse avuto riguardo a questo fatto, čredo che sa-rehbe potutascatnrire una tragedia piena e possente; ma nessuno dei qnattro scrittori si trattenne su quest,o episodio ; e mcntrc da questo particolare storico, convcnientemcnte usato, avreb-bero potuto legittimaniente derivare 1' azione per una intera tragedia, essi si trovarono costretti di accattare altronde in-trecei e personaggi per dare la voluta consistenza e contenuto agli atti. La contrapposizione della civilta istrica a quella romana avrebbe intinitamente giovato a creare un' intonazione solenne e severa di tragedia, emanante dagli ornamenti e dalle stipel-lettili d'un'arte afflne alla micenea. Vediamo come rievoco (!. Spettatore sul ealle solitario S:ijril ottobre 1546, come risulta da uno scritto di suo padre 'i da Giulia di Ca Minotlo di Venezia e da Gian-Giorgio fu Matteo Patrizio, e avute le prime nozioni di lettere dallo zio Don Antonio Patrizio, professore di gram-matica a. Cherso a diciotto anni .Matteo te' parte del Con-siglio cittadino (v. Libro III Cons. della Coni. di Cherso).. Edu-cato alla scuola di trate Baklo Lupetino e di trate Nicolo de Moise, tutti e dne processati per eresia e morti fia i tormenti (v. Archivio dei Frari, busta 10 e busta 17 a. 1553), il giovane Matteo s' ebbe dal padre suo le dottrine nove, e con lui mosse i primi passi nell' eresia, svincolandosi dalle pastoie di quella superstizione religiosa. piuttosto che vera religione, che incom-beva sni fedeli. o trattovi meglio dalla vita corrotta, immorale, del clero della sna patria a quelP epoca :ii. Suo padre quelle dottrine le aveva portate dalla Germania, ove crediamo ci sia sta to col suo grande concittadino, il filo-sofo Fi'ancesco Patrizio. F diciam cosl perche in fatti Gian Giorglo e il Patrizio furono eugini, e Gian-Giorgio e assente da ('herso (v. Petris, Spoglio del secondo Lib. Cons. della Com. di Cherso) appunto (piando il Patrizio vien mandato dal padre «per istudiare in Inqhilstat di Baviera ove stette fino alla guerra di Carlo V contro a Protestanti, per la quale in capo a (juindici mesi torno a casa» i v. Solerti: Autobiografia di Francesco Patricio nell'Archivio štor. per Trieste, 1'Istria e il Trentino, vol. III, fasc. 3 e 4, Roma 1886 e Petris: Sui natali di Francesco Patrizio nel Progr. deli'i. t. Ginu. sup. di Capo-distria, a. s. 1892). Anche Gian-Giorgio ritorna nel 1545 a 1 «Qui sottd sono copie clcll'anotationi cle' mano del K.r Gior. tiiorgio Petris. I)e Giulia: l."45adi 15 ottobre naeque Matt.o fig'liuol mio» uirch. fainiglia Petris). L'eleneo (e son ben 13 i flg-liuoli, dei ijuali 11 da Anna termina eolle parole: «Sig'.e Iddio conservagii a tua gloria tutti». Ci piaee osservarc che a Cherso gia nel 1100 c'era un maestro salariato dalla Coiiiunita. Nel 1425 apparisce nella fabbriceria di S. Lo-reiiKo c nel I lib. erbatici un Pietro de Otto «rettore degli scolari». 3) V. II Libro Consigli della Coni. di Cherso, e Petris : Sui natali di Francesco Patrizio. f s o Cherso, e vi ritorua «da scavezacollo, bandito dali' isola, assai cangiato in ben e dopo aver fatto buon profitto in lettere» iv. Processo contro il cav. Gian-Giorgio de Petris arch. Frari busta 17, a. 1553). Pero piu che la sua diinora in Germania e meglio della sua relazione coi congiunti di Cherso (il Lupe-tino, il Flacio e il Moise furono anche suoi congiunti) avra infiuito su Gian-Giorgio quella coi Barbo, conti di Cosliaco, dei quali, mortagli la prima mogli®, nel 1550 sposo la figliuola Anna ')• »^i sa come i signori di Cosliaco fossero caldissimi fautori della Riforma, e come cercassero pei' ogni via di esten-dere in Istria le nuove clottrine (v. Camillo De Franceschi : I castelli della Val d'Arsa, negli A t ti e Memorie della Soc. di arch. e štor. pa tri a. fasc. 1, 2. ;>, 4, a. 1898 e Carlo De Franceschi : L'Istria). Partitosi da Cherso (1552) appena prosciolto ' dali' accusa per eresia a lui fatta dal Bembo, conte e capitano deli'' isola, e dal padre inquisitore fra Tomaso, combatte pro-babilmente coi cognato Giorgio Barbo allo stipendio deli' im-peratore Ferdinando contro i Turchi, che infestavau allora la Carniola (v. Valvassor, vol IV,]). 464;. Tant'e vero che dopo il 1557 porta il titolo di «cavaliere aureato* titolo di cavalieri deli' impero, e lo crediamo anche perclie nel sesto processo intentato contro di lui per eresia, gli vien fatta accusa di aver detto: «questi nostri signori viniziani vogliono esser patroni de le robe et anima nostra, dovriano pur lasciar credere ad ogni uno quello gli pare». Anzi 1'accanimenlo dimostrato clalla Republica contro cli lui potrebbe spiegarsi coi fatto che Gian Giorgio, per la parentela coi Barbo, sia passato agli stipendi degli imperiali, e sol perche «ha gran parentado ecl e ricco e jiotrebbe essere aiutato» la Serenissima non si decideva di tarla finita con lui (v. Processo citato). Infatto quando nel 1558 ha sentore che ancora sarebbe stato jiosto sotto accusa, egli fugge a Fiume presso il cognato Francesco Barbo, capitano di Fiuine, e da la a Salonicchio «per riscuotervi certi suoidenari». Rito rn a to appena (1560, inquisitore un padre Grisonio) e preso, liosto in carcere, torturato e inline «pro nunc» assolto (15(51, 22/5). iia si ca]iisce che la sua dimora a Cherso eccitava sempre piu 1'odio e la persecuzione dei suoi nemici; percio, abban- ') 2(i gennaio lo6S ennt,n con Sig\r Franc.o Barbo suo cognato frat-tello cl' Anna circa la dotte del resto c šalilo sottoscritti tntti dne -arch. fam. Petris). donata ancora una volta la patria, portossi col figliuolo Matteo in Moravia (15071. Risulta pero dal processo che Matteo vi fosse gia da alcuni anni, e che nel 1567 vi fosse ritornato; certo dal 1502 Matteo e assente da Cherso, per cui si de ve credere vi fosse andato gia allora, e vi avcsse fondato quella coniunita religiosa clr era composta di soli italiani. Cio si de-duce dal processo che segue (1508 e tu 1' ultimo) e dalle lettere di Matteo dirette al padre, E noi 1' abbiam dett.o perche altri voglian adoperarsi di maggior lena ad indagare negli archivi della Moravia e qua e cola in Germania sull'opera del nostro Matteo Patrizio il quale certo con tanti altri illustri istriani (e tra questi notiamo un Antonio dalmata) tu umanista in Allemagna allora quando — come dice quel signore di la su — i Tedeschi Leonardo, Raffaello ed altri ancora, iniziavano il Rinascimento in Italia. L'asserzione del resto fa il paio collo slavo Tartich, e magari col non meno slavo Alessandro il grande. Stri'. Pet ris. -Terza briccica besencjhiana (Nuove annotazioni bosongliiane inertito sopra la liioijrafia dello Stancovicli) Nelle «Annotazioni besenghiane iuedite sopra la Iiiof/rafUt dello Stancovicli«, da me date in luce nell'ultimo (a. scol. 1907-08) programma del Ginnasio Reale Provinciale di Pisino, io esprimevo il fermo convincimento che il resto delle cliiose del poeta isolano ali' opera principale del canonico barbanese fosse andato irrimediabilmente percluto. Ed eccomi oggi a li-berare al publico un nuovo frammento di quelle annotazioni. Accadde a me come a tanti altri. Fu proprio quando, in capo a lunglie e laboriose ricerelie, avevo guadagnato la positiva certezza che tutto cio clr era possibile scovare era stato da me scovato, che mi capito improvvisamente tra mano, un nuovo toglietto di annotazioni besenghiane sopra lo Stancovicli; e precisamente il foglietto in cui il Besenghi s' era occupato in massima parte del Carli, una delle glorie piu vere e piu incontrastate della nostra letteratura provinciale. Lo dico siibito: 6 assai meno interessante di qneIlQ che mi sarei aspet-tato: e il lettore stesso non stentera ad avvedersene. ila Io do tuttavia a stampare: non foss' alta), a < ompletamento del gia publieato: * Carli. Non fece che un estratto deli' cloc/io del Bosni'). L' opera che piii era importante. era di unire alla sna biografi a 1' esame delle sue opere, e delle sne opinioni ecc.» ♦ Dice che di anni clodiei (e copicra certo il Bossi; *) avea gia coraposto un dramma. — Solite ciance dei biografi. Ricor-dare cio che narra il Muiiso *) del Tnsso. ~Monlagne ') di 7 anni parla v a lat. Pascal7') di 12 sapeva Euclide ecc.» " f/tdole del teatro Iragico — opera d'erudizione, non di gusto: parlar di Schlegel.» «La vita di sna mogiie in foglio!!!» «Dice lo S. che la seguente iscrizione dallo stesso Carli abbozzata nel suo testamento sia rscmpio (h mmlcslia : Studio . Eruditione . Si-ri p tis Et . Pi-ivatus . Et . In . Magistrati btts Opt. De . K. P. Meritus.» «.Y on mi itarc siguor Canon i co! Ohi mnore, qualun(]ue sia, non dee seri vere cosi di se. E se gli (sir) pno perdonare nna lode fatta a se, sarebbe allora quando i'iguardasse il costumc, e le quallta deli' animo, non quelle deli' ingegno. —» ') Luigi Bossi: Elogio storico del conte coiumendatore Gian-Rmaldo Carli; Venezia, Palese, 1797. *) II Bossi di fatti, a pag. 6 del giA citato Elogio, dice : «...coni pose iil Carli, si ca pisce) di dodici anni un dramuia. ch' egli si compiacea di rammentarsi in vecchiezza» ecc. :i) (t. B. Manso, autoro d' ima Vita tli Torqucito Tasso, oruiai priva d'ogni valore soientifico.- Roma 1634; ristampata in Pisa Rosini) del JH82. ') Avra voluto dire Moiitaigne, Michel Ey<]uein de Montaigue (K>;>.-!-il'2), 1'iusigne letterato e filosofo scettico franccse. 5 Si tratta — occorre poi dirlo? — di Biagio Pascal . 1G2:!-§Ž), onore e vanto della filosofla o delle discipline matematico-fisiclie. Veramente, serive il Bossi (op. c i t., pag. -70): «Egii iil Carli, cioe aveva ordinato, che si ponessero solaniente sulla Lapide, che (loven eoprire il suo deposito, queste parole: — Ossa Io : Rinaldi Carli —. Tro-vandosi quest' Epitafio troppo (ligiuno, ed avendo ©gli nel Testamento suddetto, scritto tutto di suo pugno, con trna cifra lasciato luogo a con-tinuarlo, e stato il medesimo suppllto dal Pad. D. Franeenco Fontana Protessore di Retovica nel collegio de' Nobili di Milano« ecc. PAGINE ISTRIANE 37 *Qni bas/a i/ nome d i r5? Gio. Sopracomito due "volte alPimpresa di Marano: dice che gli storici!! rttribuiscono al di lui valore la presa di quella fortezza!!! Cospetto! la fortezza di Marano U «Quanto ruinore non fecero e il Carli e il Grarisir') cd altri intorno quell' O/tonieJlo Vida dot/orel e il Diro (dedican-dogli la versione degli Idillj} nel 1539 e il Goineo (dice lo Stane, nell' opnscolo De ingeniis [s/rine e dovea dire neH'opus. De situ Istriae del quale qnel De infjeniis Istriae e un capi-tolo 6) neanehe fosse stato un Varrone!') E non fu autore che di una mesehina pretazioncella allo statuto di Feltre e di una lettera volgare. Ta 11 te questioui per sapere se sia stato o 110 il Vida messo nell' indice de' libri proibiti !!! II Vida proibito \ che non aveva composto libro alcuno!» E a questo punto le osservazioni hanno termine. Se non che, ecco aneora pili righe di scritto, sopra 1' ultiina faccia ,deH' ingiallito foglietto. Dalle quali io trascelgo cio che mi pare di maggiore e pili inunediato interesse: ') K P ultimo verso del celebre sonetto delPAlfieri sopra la stanza da studio del Petrarca in Ar<|Ui\. s) E il celeberrimo naturalista e stilista francese. 11111 tile. quindi il dirne di piu. 3) Iean S.vlvain Baillv (1736-93', oltre clie primo presidente delPAs-semblea Nazionale francese del 1789 e quindi maire di Parigi, fu valente cultore degdi studii astronomici e storico rinomato dei medesinii. !) Forse,' il Carli sara stato poco o mal conosciuto ai tempi del Iiesenghi : og-gi e piu vivo che mai e non occorre esser profeta o figlio di profeta per vaticinare al suo nome aneor lnviga e onorevole farna. •") Gerolamo ; cui si deve appnnto anche una »Ijettera al signor Lueio Dogliani sopra la vita e le memorie di Ottoniello Vida». •) Giustissimo; che il De ingeitiis Intriae e appunto il V capitolo del De situ Istri« e d i E. B. Goineo; I.a edizione: Venezia, lii-10. ■) Nnn fu, e vero, un Varrone, ma non per nulla diseorsero di lui e il Carli e il Gravisi e il Divo e il Goineo e il Papadopoli (Historia g\vmnasii Patavini: Venezia, Coleti, 1726). Se non altro, merita d'esser conosciuto per le varie e frequenti relazioni avute con P. P. Vergerio il giovane e Gendamo Muzio. PAGINE ISTllIANE « Vogli o mettere con quest' opera un antidoto al veleno deli' altra: onde se gli Istriani per quella s' imboriassero, eor-ressero a questa clie tarebbe loro (?) calar la cresta*. E immediatamente sotto: «Un po' d' ačqua su quel l'oco....» E chiaro: il Besenghi meditava (io gia ne avevo affacciata 1' ipotesi) ') una vera e propria scrittura, certo di mole non lieve e d'importanza tutt'altro che comime, in cui si sarebbe piaciuto di citare innanzi al tribunale della piu rigorosa critica storica e letteraria il disgraziato canonico di Barbana. La sarebbe riuscita, e vero, un' opera non priva d' acrimonia e di scetticismo e non meno bisognevole talvolta di rettiticazioni che lo stesso libro preso in essa a correggere; ma avrebbe insieme, m 11 c' e dubbio, giovato 11011 poco a una migliore e maggiore conoscenza dei benemeriti delle lettere, delle arti e delle armi istriane. Dacche non e a ritenere attatto clie il Besenghi volesse unicamente dcmolire: egli voleva anche costritire*)', ma costruire, si ca pisce, con intenti del tutto opposti a quelli dello Stancovich. Quest' ultimo era stato indotto dalla sua iminensa carita patria a trascurare metodo e critica, ad ampliare, ad esagerare, a compatire; 1'altro da 1111 non men forte ma meglio inteso amore, si sentiva tratto ad appu-rare, a restringere, a sfrondare. Degni di encomio tutti e due; ma, sineeramente, meglio avviato e consigliato il Besenghi. 1'isino, »'ennaio 1909. Giovanni (jnarantotto ') Nel h*, gitl ricordate Annotazioui bescnghiane eee., pag. 10, nota 5. 2) E ne fiinno fe.de anelie le nccese parole con le quali, due anni prima che uscisse la Biografia dello Stancovich, egli invocava «chi si desse a raccogliere non pur le lnemorie del .Muzio, ma quelle aneora degli al tri illustri Istriani, troppo per verita immeritamente obliatu Cfr. De Hassek, Poesie e Prose di H. degli lT.; Trieste, Balestra, 1881, ]>ag. 271!, nota). "" Aiessandro Verri e Gianrinaldo Carfi Lettere incdite. (cont.) l) Notevoli, 11011 solo come testimonianze della stretta ami-cizia clie univa il Verri al Carli '), sono quattordici lettere, clie pubblico piu sotto, ma anche come documenti atti a mostrarci quale eonsiderazione godesse il eapodistriano presso alcuni suoi contemporanei, specialmente negli ultimi anni della sua vita. Afferma infatti il Verri, in una lettera del 29 dic. 1780: «Sento spesse volte lodare le vostre opere clie eosti si stampano, gran parte delle tjuali conoscevo dapprima, e il rimanente glisto adesso, trovandole sempre ripiene di critica, di erudizione e di urbanita. Non aggiungero inutilmente i miei applausi a quelli di tutta l'Italia»; 11011 piccola lode per il Carli e quanto ri]iorta il milanese, nella stessa lettera, citando un brano di una delle »Lettere Brandemburghesi* del Denina, il quale, accennando alla sua permanenza a Milano, si mostra spfa.ee h te di non aver potuto vedere il Beccaria e aggiunge: «piu aneora mi spiacque di non avervi potuto trovare il presidente Carli. Avrei voluto sapere da lui stesso, da qual fonte traesse le notizie delle cose Američane*. Erudita e convincente sembra al Verri l;i »Lettera intorno la materia de' Circhi e A.nnteatri»; e dal Serassi, letterato e critico pregevolissimo del tempo, fu lodata la. « Lettera apologetiea» del eapodistriano. Ma, piu d'ogni altra opera del Carli, per ragioni clie si comprende-ranno piu innanzi, ebbe 1' applauso e 1' approvazione del milanese lino degli ultimi diseorsi del suo amieo cioe quello inti-tolato »Ragionamento silila diseguaglianza Fisica, Morale, Civile tra gli Domini«. Lo stile, eol quale sono vergate le lettere del Verri, sebbene 1'autore sia molto lontano dal tempo in cui faceva solenne rinunzia davanti al notaro al vocabolario della Crusea, Nell' ultimo fascicolo »Giornale st. della lett. it. > s' ainmnzia clie 1' illustre prof. Novati sta per pubblicare i I earteggio di Pietro e d'Alessandro Verri (66-97 >, cedutogli dagli eredi dei Verri. E' da sperarsi che fra le lettere dei due fratelli si trovino anche numerose lettere del Carli, che getteranno nuova luce stil 1' amicizia che lego il eapodistriano ai due milanesi. -i Veramente nel '(58, per qualehe tempo, si raffreddo 1' amicizia d'Alessandro Verri verso il Carli, ma fu lino serezio momentaneo, del ijiiale, a quanto pare, il Carli non s' aceorse (cfr. Casali, op. cit. i. suscitando la bile cTAristarco Seannabue, conserva ancora una tinta «gallomane», perclie, non ostante Pammenda fatta negli anni piu maturi, si serve seinpre di quella lingua falsa, che usavano gli scrittori del settecento, specialmente i tilosoti, nata dali' ibrido connubio deli' italiano col tVancese. Le lettere poi non sono prive di qualche importauza per la storia, giacche con la scorta di essc assistiamo allo svol-gersi di alcuni processi celebri e di un note vole episodio storieo della rivoluzione franeese: ijiiesti fatti ci appariscono quasi nuovi, perclie narrati, con quella appassionata vivacita che e propria del testimonio oculare, con ti it ti i piu minuti particolari, che non sempre la storia puo conoscere o raccon-tare. Cosi, ancora una volta ci si preselita alla fantasia 1'ultimo atto del sedicente conte di Cagliostro, che, assieme con il Casanova, il Da Ponte e altri, incarno e simboleggio P avven-turiere della lettera tura nel secolo XVIII, che accese la ricca c lussureggiante fantasia, del Dumas e diede niateria e inspi-razione allo Hehiller e al Goethe. II divo Cagliostro leče molto rumore nel secolo deli' illuminismo, spacciandosi per disccn-dente di Carlo Martello o tiglio di Seiniramide, lnentre non era altri che (liuseppe Halsano, nato a Palermo ne) 174;!; si fece eredere mago, ipnotizzatore e medico miracoloso, che fabbricava e vendeva ai creduloni la «polvere rossa* e 1'elixir di lunga vita; a Roma fu accolto con grandi onori da Clemente XIII e da alcune famiglie aristocratiche; a Londra gli austeri ingiesi portavano il suo ritratto nelle spille e comperavauo il suo busto in marino: la gen te in istrada s'inginocchiava da-vanti a lui, gli baciava le mani, gli toccava le vesti per san-titicarsi, perclie credeva ch' egli fosse veramente nato dagli amori di un angelo con una fanciulla, coni' egli dava da in-tendere. Questo solenne inipostore dal Verri e giudicato, e nel suo giudizio s' accorda col Vannetti, come un graude ciar-latano, un trutfatore, un ruftiano della moglie, non mai un uomo capace di suscitare tumulti o rivoluzioni, come si temeva dalla corte romana, che, condannfindo il sedicente mago cre-dette d'aver salvato Roma una seconda volta dalla «congiura di Catilina». In ipiesto suo giudizio il Verri ebbe torto, perche, secondo le ultime ricerche storiche '), il Cagliostro realmente Cfr. «Vita italiana nel settecento«, Milano, Treves, 190ii, p. 17. PAGINE ISTPJANE 41 fjerco di corrompere i principi, d' aizzare le plehi e di spargere dappertutto i seini della miscredenza e della rivolta. Accanto al Cagliostro, nelle lettere del milanese, ci compariscono il card. de Rolian coinvolto nel fanioso affare della collana della regina Antonietta, il conte di Rezzonieo, accusato d'aver ade-rito alla setta (legli Illuminati o dei Franchi Muratori, di cui il Cagliost.ro era lino dei capi, e 1' episodio istruttivo di dne trancesi che soffrono tre niesi di carcere causa 1'ignoranza supina di un prete che nel modello di Giove Fulminante, pošto a caso di fronte ad un separato modello della Religione, vuol ad ogni costo riconoscere la Liberta clie insulta la religione. Ma piu che queste curiosita storiche, degno d' osservazione e quanto 1'autore delle «Nott.i Romane* ci narra sugli atti che prepararono la tragica fine del de Bassville e costrinsero il Vlonti, che vedeva con simpatia 1'opera del Bonaparte, a com-porre la «Bassviiliana», a imitare «la prudenza della Sibilla, che getto in bocca a Cerbero 1' otta di mieie, per non essere divorata* '). Per eompire le notizie dateci dal Verri, nelle sne lettere, intorno ali' assassinio del segretario francese, sentiamo corae ci narra il fatto nella sna «Storia» *): »11 13 gennaio, non rinun-ziando al loro disegno di propaganda rivoluzionaria, i Francesi si mostrarono in trionto nel luogo piu t'requentato della citta, ove sorge la colonna deli'Imperatore Antonino: vi trapassarono in carrozza con al tre persone, e tutte avevano 1' insegna del nasti'0 di liberta: ne faeevano pompa i loro tamiliari, avendola smisurata, perehe fosse manifesta. Si aggiunse che dalla carrozza usciva sventolando una bandiera della repuhblica francese. Ma quasi fosse quella un segno (li tumulto universale, incontanente un nembo di ])ietre avvolse la carrozza, la quale fuggendo si ricovero nella vicina abitazione di Moutte, ban-chiere d'origine francese e partigiano della rivoluzione: i vi chiusero le porte ad impedire 1' ingresso della moltitudine sdegnata; quesfa con taci, con pietre, con urli, con impreca-zioni diede l'assalto». Continua poi a narrare che, avendo la folla fraeassato le finestre e rotta la porta, il Bassville, che aveva con se la moglie e un figlioletto, sparo un vano col]to J) Cfr. la lettera del Moliti al Salti. '-) Cfr. «Yicemle meinorabili dal 17.S!) al 1801», opera poštnina, Milan« 1m")S, vol. I, pag. 135-1.%. di pištola contro gli assalitori. La folla irruppe nella časa, risparmio sua moglie e il tiglio, ma afferro il Bassville per i capelli, lo laeero, lo percosse con pugni, con bastoni e infine gli diede una pugnalata al ventre. La soldatesca pontiticia, accorsa, coni' e naturale, ad assassiuio compiuto, lo sottrasse al furore della moliifudine ridotto agli estremi. Nello spazio di ventiquattr' ore il Bassville mori in conseguenza delle ferite. Ma soprattutto degno di nota e il suo giudizio sulla rivo-luzione tVancese (cfr. ultima lettera): «La rivoluzione di Francia e come 1' aria sottile clie fa scoprire tutti i mali di petto. Quante cattive teste e peggiori cuori non ha essa fatti piena-mente conoscere». Da questo suo giudizio') e dalla professione di fecle politica e sociale, fatta da lui nella stessa lettera, ap-parisce grande e profonda la mutazione compiutasi nell'antico enciclopedista o «repubblichista», come amava chiamarsi nella sua gioventii: ancli'egli dopo arer contribuito con 1'opera sua a far rovinare il vecchio editizio sociale, si ritrae impaurito dal precipitare dei calcinacci. L'antico conservatorismo, disceso in lui dai «magnaniini lonibi» e per liuiga eta assopito, ritorna a galla, giacche Roma con il suo ambiente ipocrita, distruttore delle coscienze innovatrici, ha trasfonnato. mutato anche quella del V en i, che a poco a poco s' e adattato al nuovo ordine d'idee. Del resto, in questa trasformazione della coscienza, divenuta avversa ali'opera rivoluzionaria, ebbe numerosi e valenti compagni: 1'Altieri che, dopo aver venerate le rovine della Bastiglia, deride e maledice con acuti epigrammi e ro-venti invettive il popolo che 1' ave\ a distrutta; il Monti male-dicente la Rivoluzione nella «Bassvilliana»; il discepolo del-l'Altieri, Ugo Foscolo, che, dopo Campoformio affermer^i che i Francesi «...hanno fatto parere esecrabile la divina teoria della lilierta*; Ippolito Pindemonte che, come 1'Altieri, dopo aver in-neggiato alla caduta della Bastiglia. compone sonetti per la morte del re e della regina: ma soprattutto s' assomiglia al Verri in cio Saverio Bettinelli che scaglia le sue rime contro il »vulgo vile», il quale osava abbattere il simbolo deli'antica tiramiide. (contimm) Mario Udina. 1) In una lettera del 11) niaggin 1792 i.efr. Maggi: »Vita d'Aless. Verri«) diretta al fratello Pietro, Alessandro Verri es|irinie un giudizio poeo bcnevolo verso gli eneielopedisti: «Io Ji o veduto da vieino i lilosoti di Parigi, e il loro tono mi ha faeiliiiente saziatos. PAC.INE TSTIMANK 13 - Citriti alla Storia ilelle arii neir Istria Contributo II. Ccramirhr rolrnlc. Negli avanzi di muri che ancor rimangono in cima al colle di S. Marco presso Capodistria ho rinvenuti, impiegati quale materiale da costruzione, dne frammenti di terracotta che mostrano indubbie traccie di plastica e di pittura. Purtroppo non sono che dne rottami di forma irregolare, di dieci a quindici centimetri di diametro e, perche facenti parte di differenti punti della periferia del-1'opera d'arte, non possono darci che una troppo vaga idea della composizione artistica dalla quale derivano. Questi brandelli pero, considerata la mancanza di al tri documenti scritti o di reliquie materiali, hanno una certa im portanza, perche comprovano, che anche in Istria, e piu ])re-cisamente a Capodistria, fu impiegata Parte portata al sommo dai Dalla Robbia, per ornare gli editici della seconda meta del XV secolo. Da quanto mi ricordo, il ('aprili e T irnico che di stuggita accennasse allo sviluppo del piu umile ramo deli'arte della terra cotta nelle nostre provincie, riferendoci, che «nel 1401 Leonardo de Roi da Asolo e Zanino de Astai da Veroitct, figuli e stovigliari erigessero a Capodistria una fornace per cuoeere vasi e piatteria di seramica» '). Osservando ])iii attentamente i due frammenti '') si dovra convenire che non e possibile essersi sviluppata 1' azienda, purainente industriale, dei due figuli, in si breve tempo da fornire anche dei tabernacoli, delle lunette od altre si mi I i opere ornamentali di terracotta vetrata, quali quei due brandelli lasciano intvavvedere. Di questc opere d' arte vera, nell' Istria, disgraziatamente non pervennero a noi traccie di sorta, avendo congiurafo contro la loro conservazione la fragilita della materia, 1'incuria degli uomini ed il clirna. Uno dei due frammenti dovrebbe esser parte di un arco formato cla una ghirlanda di foglie di lauro racchiudente la 11 Istria voh. 11 vol. pag. '-) Consegnati da me alla Biblioteca Civiea di Capodistria ove piano | piano si spera andra formandosi 1111 piceolo nmseo. ' figura/done principale e potrebbe ritenersi proveniente dalla parte sinistra in al to, mentre clie 1'altro ne sareb.be, a mio parere di quella a sinistra in basso. II fondo deli'opera avra raffigurato un bel cielo azzurro, sul quale si staccavano una o piu figure, delle quali una, bruno vestita, ci e in piccolissima parte nota per il secondo franiniento, sul quale vediarao la stofta a larglie pieghe dali' orlo svolazzante ornato da una tascia. a zig-zag lineare bianco. La ghirlanda di foglie del primo brandello, sfranamente, e colorita in bianco, pero maceliie d' invetriatura verdognola si veclono sul verso dei due frammenti ed indicano che anche quella tinta era stata impiegata dali' artefiee. Q nest i due frainnienti dunque ci aiutano a stabilire : clie anclie nelPIstria, alla fine del Quattrocento, fu bene ac-cetta 1' arte robbiana per opere d' ornainento ; che sul colle di 8. Marco esisteva in (piell'epoca una cap-pella, probabilmente dedicata a quell'Evangelista di cui ancor oggi il colle porta il nome, e clie cpiesto piccolo edifieio era ornato riccamente e con cura: clie caduta per vetusta o diroecata questa chiesuola, senza che qualcuno pensasse a salvare 1' opera in terraeotta vetrata, si rifabbricasse, in tempi piu moderni, altra chiesuola, impie-gando il vecchio materiale delle rovine e fors' anclie la pianta antica deli' edifieio. Italo Seiinio. BIBLIOGRAFIA Altilio Genlille: l'ti' etlizhme Irie.vt/na dei clas.sici i talkini in «Mi-scellanca di studi critici pnbblicati in onoic di (iuido Mazzoni», vol. II, p. 427-14G i. Sotto questo titolo il prof. Gentillc ci narra brevemente la vita o 1' attivita Ictteraria di Antonio Itachclli, spccialincnte nel periodo, in cui visse e opero a Trieste 185;l-fi9). Giaeche 1' attivita Ictteraria del Hacheli e poco nota, čredo opportuno, per chi si occupi di storia letteraria delle nostre reg-ioni, riassuinere a larghi tratti, (juanto intorno a esso ha pa-zienteinente raecolto 1' egregio autore dello studio. Nacque il Kachelli a Viadana, il 15 giugno 182-2; eompi a Mantova gli studi seeondari, passo poi ali' Universita di Pavia, dove si laureo in filosofla nel 184(!. Si dedico dapprima ali' insegnaineuto privato e pubblico nel '19 le «Mcmorie storiche di Sabbionetta«, in quat.tro libri. Nello stesso anno s' aminogliava con Adele Mortara di Casahnaggiore, scrittrice e poetessa piuttosto romantica. Nel T>2 diede alle stampo I salini di Francesco Petrarea recati di latino in vcrsi voigari»: traduzione in canzoni a strofe libera. Nel '53, rimasto vacante al ginnasio tedesco di Trieste il poste oecupato da Onorato Oc-eioni, chiamato allora ali' Universita d' Innsbruek, entrarono in gara 13 coneorrenti. tra i quali il Racheli, che, nel dicoinbre del '53, fu nominato professore provvisorio. II Racheli divenne -l' apostolo della lingua anzi del sentiniento italiano« : a questo proposito non posso far a, meno di ei-fare quanto scrive il dott. Lorenzutti (Sir. «Granellini di Sabbia-> Trieste, Tip. del Lloyd, 1907, libro pubblieato posteriorineute a questo del Gen-tilic, pag. 378), che serba grata inenioria per il suo maestro: »Fu pro-priainente il Rachelli, che, dalla cattedra del ginnasio tedesco, ove inse-gnava, ebbe a destare od a ridestare nella gioventii e nella cittadinanza triestina grande e irresistibile il sentiniento di aniore per la propria na-zionalita«. Ridesto infatti a novella vita la «Favilla», ch*era stata in flore per dieci anni (dal 31 luglio del 1X36 al .'!1 dicenihre del 1846) ; coopero al risorginionto della societa di .Minerva, che s' era taciuta per quasi un lnstro, e in essa nelle sere del 14 e del 18 gennaio 1856 lesse lino studio su < La filosofia del secolo XIV de.suuta da libri
  • ecc. Sciaguratainente ben presto ognuno puo convincersi che il Testi, come L. Venturi, o non hanno veduto o non hanno s tudi a te le nostre reliquie artistiche, e che 1' accentuare il primo premio non era altro che rispondere ali' audacia di L. Venturi che puhlico il suo volume vantandosi di esser stato ,ie»iplicemente premiato (opera premiata dal ecc.). E diffatti un mistero di Pulciuella, che ancora dura in Italia una gara, piu o meno nobile, fra gli studiosi di storia d' artu. Due anni or sono Corrado Ricci fu tinalmente riconosciuto privceps e gli altri s' inclii-narono dinanzi al nuovo signore : ei fe' silenzio ed arbit.ro S' assise in mezzo a lor : ma per poco, perche tosto si viaccese la lotta per i secomti posti. Adolfo Venturi, se non per altro, quale anziano e qimle direttore della rivista l/A rte, sembrava aver (jualcbe diritto. spallcggiato da tutti i collaboratori del suo periodico. Ma per quanto chiaro d' ingegno, egli, da uomo, fece veder«* troppo spesso d'essor soggetto a jiassioni. Ura uno degli eniuli suoi, Laudedeo Testi, lacera i veli e nel publicare il volume suddetto, attacca il Venturi ed i suoi seguaei con insistenza accanita e riducendo la storia della pittura veneziana ad una polemiea contro i Venturi paclre e figlio, va tant' oltre in certi punti, da stancare il lettore spassionato (pag. 108, nota ~2). Chi ne esce tutto pesto e il giovanc Lionello, il quale commise, a dir vero, 1'imprudenza di publicare, nel 1907, come gia dicemmo, 1'opera sna seniplicemente premiata. mentre sapeva che il detentore del primo premio del r. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti era un suo avversario ! Noi in ogni modo dobbiamo esser un po' piu grati al Testi che al giovane Venturi, perche abbastan«a coscienziosamente accenna al le nostre reliipiie artistiche e v' e speranza che ne rimanga invogliato a far di piu e meglio qualche altro studioso. II Testi accenna, cioe, a Mui/f/ia recclria ipag. 9(>), a Paren80 'pag. Ho, 4t>, 54 e 7.0), a Pirano (pag. 1(18, 234-5), a Polet( pag. 332 n. 1), a Trieste e«l a Spalato. Pero crediamo di poter seorgere dalle suo frasi e dalle idee esposte che egli non ebbe I' agio di vedero personalmentc le opere nostre da lui ricordate. In ogni modo, ripetiamo, gli siamo grati s' egli non isdegno, come altri, di rieordarsi delle nostre terrc e facciamo voti, che a^anti di dare alle stampe il secondo volume, il quale ])robabilmente paiOera dei Bellini, dei Carpaccio e di Citna da Conegliano, egli trovi il destro di farci una piccola visitina. I. S. PAGINE ISTRI AN K 17 NOTIZIF E PUBBLlCAZiON!. % Tra i versi publicati in 1111 articolo Memento (II Novembre del MCMVIII Dalla riv. Colhirti c //iromdi Treviso leggianto con pinceri' anehe un sonetto del nostro Pilleri, tolto dal siki poeinelto «I)al mio I'aese>. II nostro eorrispondente Cesare Musatli puhlica nell'ultimo fa-scicolo deU'Afej(eo IVnefo CNov.-Dic. 1908 un articolo dal titolo GoId on i a Ferrara nell'aprile 11 d2, inteuto a dimostraro che il grande comedio-g-rafo, abbandonata per senipre Venezia il 15 a]>rile del (12, avrebbe fatto la prima tappa di viaggio umi gin, a Bologna, eonie son d' accordo nel-rindicare i suoi biografi, ma a Ferrara. A prova del suo asserto 1'A. riporta pareccliie terzine d' una e.pistoia diretta dal Goldoni al patrizio veneto Nicolo Balbi, nelle rjuali narra il tratto del suo viaggio fino a Fcrrara e la sna tappa in quella citta. -S II 1 gpnnaio 1909 fu tennta a Udine 1' assemblea sociaie ordi-naria della Socieia alpina friidana. -S? Nel fascicolo XXIV (1908) della liirhta di /loma, diretta da A. Lombroso c A. Jaha Rusconi. la sig.a Nella Doria Canibon puhlica una novella dal titolo Donna Deatrke. I/ illnstre niaestro di niusica (Jiuseppe Uota oecupo il suo meri lato riposo serivendo uiMibro di meditazioni sentimentali: L' uomo nella nalura, »rilo stato, urila famigUa, pubblicato ora a Padova dai Frnlelli Drucker. E' pieno di eose nostr<5 e manifesta la fiorida vitalita del suo non tanfo giovane autore. II Signoi l)iiio Vatla di Pirano puhlica alcuue odi saftiche inti-tolate ,,Ora di pianto" pro Sicilia e Calabria. II Club Alpino Fiumano turne addi gennaio a. c. il suo XXV Oongresso generale ordinario. * Nel N. I (1909) di „Liburnia" Silviao (Gigante continua il suo interessante articolo I n' eseu rsione pod/.sl/ca in htria, e cosi fa (iilido Dcpoli con 1m spartiaeque fra Quarrtero e Adriatico e la mia iniportanza per la geogra /ia biolog iea. Nel liumero .!J del ,,Marzocco-i (17 genu. 1909) (jiovanni Poggi pari a di alcuni lavori di scultura di France-co 1 mu rana, che andarono perduti nell' imuiane rovina di Mossiua. & II nostro collaboratore llacfio prof. /iliotto tenne ali'universita del popoln di Trieste un corso di lezioni sui ,,Maestri Cantori" di R. \Yngner. parlando della genesi del drama; delle sne fonti storiche, del libretto e de.I' orchestra, e un altro corso su ,.!.,' oro del Ronou dello stesso compositore tedeseo, iuterpretando al pianoforte diversi brani delle dne opere. $ L' egregio architetto Cornelio Hudinicli. deli' utiicio tecnico mu-liicipalc di Trieste, a stampato nella llirista d' Italia 1111 suo studio su 1' Innegnamento sitpcriore deli' (vehitetlura. •S II dott. Carlo Xani, 1'autore di Tita a Milan, publica ora altri versi in vernacolo trentino, facendo fare al suo Battista Sgenza 1111 secondo viaggetto, questa volta a Venezia, dove visita 1'esposizione di belic arti, PAGINE ISTKIANE e gli tocea un' a v voli tura con un'amcricana, si tuffa nelle acque (lci Lido c assiste a una seduta di spiritismo. 5S Kii^-nl« Ifocg-aii a stampnto uno studio su ,,Le eavita sotterranee presso Dignano", con niinuziosi rilievi planiinetrici di ipiatt.ro abissi esplo-rati fra i niolti che si trovano nella tcrra di Dignano. -S II celebre bari 10110 Conun. Kasclimann di Lussinpiccolo, eanto applauditissinio nell' opera ,,Battista" del ni.o Fino al Verdi di Trieste. -S Ad A([uileia nelle terre dette Marignane 1'urono seoperte le fou-danienta d' un grandioso edifieio, ehe anno lo spessore di metri 2.40, co-struite con lastnini di pietra massiccia, lavorate a bugnato con forti incas-sature in tutte dne le faeeiato. Si rinvennero ancora parecchie monete di bronzo, mosaici con disegni svariati ed eleganti, niolti altri oggetti, fra i quali un maguifico uccello di bronzo, che serviva da lume. Nel numero 1 (Genn. 1909) d i Vol tura e Laroro Autonio Ghislan-zoni parla del volunietto di versi in dialetto friulano, pnblicati teste da ISinilo (liiiirlo. v- Nello stesso nuniero il nostro collabora|are Antoni« Pilot discorre di Alctitie tra le rime noteroli di .Javopo Zane veneziano (20 dic. 1529-f) nov. 1500 i, e ne riporta parecchie. # 11 Comitato soccorsi Siciliji lllustrata pro danneggiati terremoto, con sede a Palernio a ideato di publicare una monografia in foglio di eirca 200 pagiue con 300 illustrazioni speciali, tolte da fotografi« espres-samente eseguite sni luoglii dello sfacelo sin dai primi momenti. L'opera, che, s' intitolera Messina, sara una smagliante rievocazioue della citta diši rut ta, ed una terribile cinenialogralia di Messina coni'e presenteinente. II prezzo di ijuesto libro sara di L. •> e il ricavato netto della vendita sara tutto devoluto a beneficio dei danneggiati. Itaccomandi,-uiio per cio ai nostri eortesi Iettori l'acquisto di tale opera vista la nobile e umaua iniziativa dei suoi editori. -S l'n nfHcio che legge migliaia di giormili ! Molti di voi si doman-deranno : .Ma a (juale scopoV Pensate un po': il vostro nome o quello di una persona che vi interessi, e citato dalla stampa; potete voi comperare e leggere tntti i giornali e tutte le riviste per sapere quale di essi lo ha citato? Oppure: voi studiate un dat.o argomento politico, letterario, scien-tifico ece., ecc.) e vi piacerebbe sapere in quali periodici potreste trovare articoli sul proposito. Siete voi al caso di procurarvi tali articoli ? Assohi-tainente no, se non vi rivolgete all'AVo della Stampa — Milano che nel 1901 fu fondato apposta per eolmare una tale lacuna, nel giornalismo. Questo ufticio, se siete abbonato, vi rimette giorno per giorno articoli ritagliati da giornali e riviste, sia che si tratti tli una persona e sia d'un argomento, secondo I' ordinazione che a Veto dato. E' abbouamento naturalmente varia a seconda della quantita di ritagli : con L. 12 avrete 50 ritagli; con L. 150 ne avrete 1000. Non c'e limite di tempo. IVAniministrazione tratta pero anelie a forfait, per un anno, un semestre ed un trimestni. Oujuano TtssvRi cililm-e e ivdattore responsalnle. Stab. Tip. Carlo Priora, Capodistria.