Anno I. CAPOD1STRIA, 25 Settembre 1884. N. 18. Alfbuonamciito annuo fiorini 4 semestre f.r 2. Pagamenti antecipati. Per un solo numero soldi 20. Rivolgersi per gli annunzi all’Amminis. Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 334 pianterreno. ; - i ' fof ì ■ m ■ f «fV A'",-- i yty* Air ■ !i" .'i ;;M‘E ■. ;i V, ' : ì':ti V . ' v 4’ '"-ir: ... ..; E PATRIA Il periodico esce ai 10 e 25 d’ogni mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi all’Amministrazione Si stampano gratuitamente articoli d’interesse generale. Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi antecipatainente. Non si restituiscono i manoscritti. Excelsior. ' : >■ • ■ ■ i .... . - • > CARLO COMBI Li 11 del corrente, in Venezia Carlo Cornili passava alla vita della perpetuità e della pace. L’Istria tutta dall’ Isonzo al Quarnaro restò scossa nell’ anima per l’annunzio dell’ inaspettato trapasso, e la perdita da lei patita fu enorme per modo, che or non si lascia significare a parole. Le Gazzette del Regno, e poi dell’Estero, ne parlarono prontamente e con quell’entusiasmo leale che si addiceva ad uomo di levatura così segnalata; mentre noi, nella commozione che ora c’invade, non sapremmo dirne adeguatamente. Però non ci è lecito tralasciare almeno una breve pagina, officio questo ben troppo penoso, ma che spetta primieramente alla stampa della sua città natale, per quanto la gravezza del tema, e l’acerbità del cordoglio ne rendano peritosi. Carlo Coilibi, dopo di aver superati i suoi studi segnatamente in Trieste, prendeva la laurea dottorale nelle Leggi per ben due volte, cioè in Genova la prima, in Padova la seconda; e quindi si dava all’esercizio della Avvocatura in patria, sotto la direzione del dottissimo suo Genitore, il quale doveva poscia restar superato da un tanto figlio. — Le non poche e poderose opere compiute dal rimpianto nostro Concittadino malleveranno ad ognuno che nè l’affetto per lui, nè l’ammirazione dovuta ci pone un velo sugli occhi. — Quel genio davvero possente e fenomenale emergeva in qual che si voglia ramo dello scibile, e non è quindi luogo a stupirsi se persino nell’ infiorato campo delle Apollinee esercitazioni valorosamente armeggiasse, in particolare, seguendo la squisitissima maniera del Giusti, non appena quest’altro genio meraviglioso avea dato mano alle sue sfolgoranti Poesie. Il desiderato nostro Coillbi veniva assunto, per parecchi anni quale professore di belle lettere e di storia nel patrio Ginnasio, dove egli seppe cotanto raramente instituire la amatissima gioventù, che veniva dalla medesima ricambiato, a così dire, con un culto di adorazione. Avrebbe egli anzi continuato a rinvenire ogni sua delizia nella santità di quel ministero, (spesso non da tutti compreso !) qualora l’invidia dei codardi, e le tristi pieghe dei tempi, non lo avessero consigliato a cessare. Colla pubblicazione delle tre Strenne istriane intitolate Porta Orientale, ci porse egli un gran saggio della sua accortezza, erudizione e costanza, sopra tutto in quel suo mirabile Prodromo alla Storia delV Istria; mentre con quelle iniziava nella nostra regione il movimento del veritiero progresso ! — Ad onta delle pesanti ed assidue cure del foro, non si peritò il Combi di accingersi alla compilazione della Bibliografia Istriana, che nel 1865 già pubblicava, dopo soli due anni del più improbo ed appassionato lavoro, e con tale una perfezione e profondità, che il massimo Nicolò Tommaseo ebbe a proclamarla un’ opera di importanza ben più che patria e nazionale, mondiale. — Contemporaneamente egli zelava qualunque altra impresa potesse, comunque, tornare ad utile ed a decoro della sua dilettissima città natale, o della Provincia tutta, e comprovò un tanto nel modo il più sorprendente nelle sapienti predisposizioni igieniche, quali seppe pel primo organizzare nello stesso anno 1865, allorché si temeva imminente una invasione del Cholera; nonché col promuovere zelantemente varie istituzioni di Pubblica Beneficenza. Obbligato infine dagli eventi del 1866 ad abbandonare la sempre amata sua terra, si stabiliva in Venezia, nell’ antica nostra metropoli, dove dimorò gli ultimi quindici anni, che la Provvidenza gli riserbava, dopo i suoi brevi soggiorni di Firenze, di Milano, di Padova. Colà pure, come in una nuova patria del cuore, tutti i suoi adopramenti furono così esimii, che gli attirarono l’amore, 1’ ammirazione e la gratitudine dell’ universale. — Insignito di Ordine Cavalleresco nel nuovo Regno d’Italia, venne chiamato ad insegnare Scienze Legali in quell’istituto Superiore di Commercio, dove la sua rara delicatezza non gli consentì di accedere per titoli, ma bensì volle concorrervi per esami, che entusiasmarono la Commissione Accademica. — Come disimpegnasse anche quell’ arduo suo munere, lo lascieremo affermare dalla gentile sua Scolaresca, la quale, lo venerava qual padre, ed ora il rimpiange non consolabile ! Tentarono di eleggerlo Deputato al Parlamento Nazionale, dove, ad evidenza, avrebbe fatto possentemente brillare quelle doti straordinarie, di che lo aveva doviziato natura ; ma non lo permise la sua innata modestia, come anco forse l’amore sviscerato che lo vincolava ai suoi Genitori. — Venne eletto Assessore Municipale di Venezia, ed eziandio in quella importantissima mansione egli offerse tante e tali prove di sapienza, di prudenza e di attività, da guadagnarsi l’ammirazione e la gratitudine di tutti i Colleglli, e della intiera Cittadinanza. — Fu, onorariamente, preposto a varie Opere di Beneficenza, nelle quali pure spiegò tanto zelo ed avvedimento, da farle rifiorire e più che mai prosperare. — Attendeva, contemporaneamente, alle mansioni del foro, nel quale egli fu sempre sì strenuo, d i essere rimeritato di alta considerazione. — Nè cessava mai l’indimenticabile nostro Concittadino di accudire alle locubrazioni pel rinomato Veneto Ateneo, od alle severe esigenze delle varie Accademie scientifico - letterarie, di cui era ambito membro, nonché ad illustrazioni faticose di Archivi e di Biblioteche nelle quali rassembrava il consultore il più rapido e consumato ! Non pochi degli importantissimi, quanto svariati suoi studi verranno, forse, conosciuti difficilmente, per la congenita di lui modestia, che li celava ora sotto 1’ anonimo, ora con anagrammi conosciuti appena da pochi amici. — Fra quelli giovi qui ricordare una elucubrazione profonda circa il sistema oro-idrografico delle nostre Alpi, e sulle varie chiuse di esse, che la natura provvida, al dir del Petrarca, pose tra noi ... e le nazioni da noi diverse. Meritasi uno speciale ricordo, ch’egli era un assiduo corrispondente dei più segnalati periodici letterari e politici della Penisola, e persino di alcuni dell’Estero, sempre con plauso dei più provetti scrittori. Sostenne anche nel 1868 la Direzione (dopo l’on. Arbib) del Corriere della Venezia, facendo emergere sempre più la straordinaria sua versatilità e facondia, dovunque trattavasi delle più impigliate disquisizioni circa quel Giano che si addimanda la Politica. — Non si potrebbero del pari riferire i molti e seriissimi colloqui eh’ egli teneva sovente cogli uomini i più celebrati della novella italica epopea, intorno alle questioni più vitali del tempo. Ad onta di così svariata, espansiva e febbrile sua attività, il nostro CoillM sapeva trovare eziandio la possibilità di accingersi ad opere del pondo il più rilevante, non solo di quelle che lampeggiavano, quali foriere, nelle sue svariate pubblicazioni minori, o nelle ricorrenti letture accademiche ; ma ben più, intraprendendo una colossale critica filosofica e letteraria di quella gloria d’Italia, che si fu l’istriano Pier Paolo Vergerlo (Seniore); opera per mole e per ricerche recondite cotanto seria, che ne rimane pur troppo, il timore non possa venir portata ad esauriente completamento — Così non ci consta ancora se abbia potuto recare al completo quell’altro minuziosissimo lavoro di un nuovo Volume della Bibliografia, nel quale si era proposto di illustrare tutta la serie degli Scrittori non pochi, dei quali andò lieta e superba, in ogni secolo, la gloriosa nostra provincia. Era poi naturale che una mente elevatasi a spaziare in orizzonti così smaglianti, dovesse subire, negli istanti di attrito, che nella battaglia di questa vita caduca non sono evitabili, quella certa elettrica scossa, cui seco porta la contraddizione che insidia ogni dove gli operatori del bene : eppure questo medesimo attrito non era se non che un inatteso movente a far risaltare vieppiù la straordinaria virtù e potenza di quello spirito eccelso e generoso ; imperocché quelle sue repentine esplosioni urtavano tosto in tale un apparato di generosità e di magnanimità, che riuscivano, come ne avverte il sommo Vincenzo Monti, le scintille della selce più pura, le quali non appena sono accese, che sono già spente ! — La classica religiosità, infine, che informava il bramato nostro concittadino, è precipuamente meritevole di considerazione. Ben conoscendo quel Genio, quanto altri mai, la suprema importanza che tiene quella eterna legge morale che appellasi Religione, per il migliore andamento della convivenza sociale, e ricordando un Macchiavelli, quale asseriva essere questo V unico e perentorio indizio della solidità o conquassabilità di uno Stato, erasi desso addottrinato sodamente nella Fede divina del Nazareno. Da ciò conseguiva che certi maligni, i quali non ci mancano mai, osassero a modo loro censurarlo ed offenderlo col noto insulso epiteto di clericale, taccia del resto che, quantunque gratuita, gli tolse ' ben due volte la maggioranza dei voti al momento della elezione a deputato pel Parlamento Nazionale, a cui sarebbesi alfin rassegnato per aderire alle pressioni di alcuni cospicui patriotti del Regno. E disdegnò sempre di smentire quella assurda taccia di clericale, reputando una viltà il farlo ! La intelligenza del (lombi, che noi diremo sovrana, se ne andava necessariamente corredata di tutte quante le più preziose virtù, con un accordo sì raro, che dovea rimanerne ammirato chiunque avesse la sorte di avvicinarlo da presso. — Se-nonchè, per quanto gran tesoro di forze intellettive e morali avesse sortito codesto eroico nostro Concittadino, una attività siffattamente straordinaria, doveva pur troppo logorarne la fibra a sogno da spegnerlo, istantaneamente, nel vigore degli anni. Salve, Spirito eccelso ! Da quel Cielo del Vero, a cui fosti cotanto degno salire, deh, impetra alla tua dilettissima Terra quel bene, che con tanta insigne carità, con indomita costanza e con fede purissima ci hai sempre augurato, e ben sicuro rimanti che un solo cuore istriano non potrà mai porre in oblio gli esempi di generosità, di amore e di attività, che a noi prodigasti sì a lungo, e che ognuno tenterà far del suo meglio a fine di addimostrarsi il men che sia possibile indegno di ap- partenere a questa classica undecima regione, che tu hai coperto di tanta luce ! FUNERALI COMBI Tutto ciò che di più eletto ha Venezia era convenuto la mattina del 13 corr. Sett. nelle vicinanze della casa ove abitava il prof. Carlo Combi. Di quel Combi, che nella lunga dimora fatta a Venezia seppe acquistarsi la stima e l’affetto di tutti, a qualunque casta appartenessero, a qualunque partito fossero ascritti. Le vicinanze della sua casa erano insufficienti a contenere il numero delle rappresentanze convenute al funerale. Alle 11 % il corteggio si mosse. Precedeva un picchetto di guardie municipali seguito dalla musica cittadina inviata dal Municipio ; poi venivano i fanciulli degli orfanotrofi della città, istituti che il Combi, da ricoveri di miseri fanciulli educati nell’ignoranza e nel-l’ozio, seppe trasformare in altrettante scuole professionali ; seguiva la banda dell’Istituto Coletti ed altri alunni ; quindi le bandiere dell’ Istituto Manin ; dell’ Orfanotrofio maschile ; della Scuola superiore di commercio; della Società dei maestri elementari, del Liceo Marco Foscarini ecc. ecc.; un picchetto di pompieri civici in alta tenuta circondava la bara i di cui cordoni erano tenuti dall’ avv. Gambini podestà di Capodistria, dal conte Serego sindaco di Venezia, dal consigliere Bonar fini rappresentante il R. Prefetto, dal comm. Bernardi presidente della Congregazione di carità, dal conte F. Dona Dalle Rose vicepresidente del Consiglio Provinciale, dal comm. Mmieli rappresentante il R. Istituto di scienze lettere ed arti, dal cav. Luciani rappresentante l’Ateneo Veneto, dal prof. Castelnuovo per la Scuola superiore di commercio. Procedevano poi i portatori delle corone, fra le quali spiccavano per ricchezza e grandiosità quelle in metallo e porcellana che portavano le scritte, Al suo diletto figlio — Capodistria, A Carlo Combi — La gioventù dì Trieste, A Carlo Combi istriano — I conterranei; altre bellissime corone di metallo, perle e fiori freschi portavano sui nastri le iscrizioni : La città di Tirano; Gli amici di Parendo; Il giornale „L' Istria“; Gli impiegati della Congregazione di carità in Venezia; ed altre moltissime ancora offerte da amici ed ammiratori del defunto. Le rappresentanze cittadine erano al completo ; nessun officio, nessun corpo morale, nessuna società operaia o politica ha mancato. Diamo qui l’elenco delle rappresentanze dell’ Istria e di Trieste, e cioè l’avvocato Pier Antonio Dr. Gambini e il consigliere Martissa rappresentavano il Municipio di Capodistria. Lo stesso avv. Gambini rappresentava pure nella sua specialità i Municipi di Buie, Montona, Visinada, Grisignana, [Imago e Pinguente. L’ avv. Antonio Dr. Vidacovich intervenne in nome della Società del Progresso, della Società fdarmonico-drammatica di Trieste, della Società del Casino e della Società Operaia di Capodistria. L’avv. Danelon rappresentava il Municipio di Pi-rano ; il conte Eugenio Rota, la Società di navigazione, la Società di Canto e la gioventù di Capodistria. L’on. Luciani rappresentava finalmente la Società filarmonica e quella del Teatro di Capodistria. Fra i giornalisti locali nessuno mancava; erano inoltre rappresentati „L’Indipendente" di Trieste, „LT-stria" di Parenzo, „La Provincia" e il „Patria" di Capodistria. Un numero stragrande di torcie, tenute dai gondolieri e dai servitori delle principali famiglie veneziane, rendevano più splendidi i funerali. La chiesa di S. Lanciano era assolutamente stipata di pubblico, sì che ad un certo punto si dovettero chiudere gli accessi. Oltre al Sindaco presero parte tutti gli assessori della Giunta e moltissimi consiglieri del comune. L’Accademia di Belle Arti era rappresentata dal direttore comm. Ferrari e dal segretario cav. Fadiga ; il Museo Civico dal vicedirettore Bertoldi ; la città di Murano dal suo sindaco Coleoni. Il Prefetto, impegnato in una seduta del Consiglio Provinciale, si fece rappresentare dal cons. anziano cav. Boccasini e scrisse una lettera alla famiglia Combi esprimendole „il suo cordoglio di non poter assistere in persona al corteo del chiarissimo estinto, le di cui virtù e doti eminenti sono note a tutti." Usciti dalla chiesa e deposto il feretro alla riva del campo S. Lanciano incominciarono i discorsi. Parlarono: il Conte Serego Sindaco di Venezia, il cav. Tomaso Luciani, il Dr. Galli Direttore del giornale „II Tempo", mons. Jacopo Comm. Bernardi, quale Presidente della Congregazione di carità e dell’ Istituto Coletti, il prof. Castelnuovo a nome della R. Scuola superiore di Commercio. Per mancanza di spazio, riportiamo qui solo alcuni dei discorsi pronunciati. Discorso del Sindaco „Si metta a gramaglia Venezia nostra dacché i migliori scompaiono ! Nel breve corso di poche ore due lutti inattesi, benché-paventati, gettarono la costernazine nell’ animo di quanti sanno amare la patria e sentono quanto essa abbisogni dell’ opera intelligente, appassionata, assidua di quei benemeriti che sanno tutto posporre al santo scopo di farla grande e felice. Carlo Combi era veneziano di sangue perchè nato in quella terra figlia di Venezia che per secoli con essa divise pericoli e glorie ; fu veneziano d’anima perchè in prò’ di Venezia spese la vita e tutta 1’ operosità sua, e stette saldo sulla breccia fino all’ ultimo, spirando la nobile anima in Dio colla coscienza d’ aver compiuto il suo dovere. Eletto, coltissimo ingegno ; patriotta coraggioso, attivissimo, ebbi 1’ onore d’ averlo collega nella Giunta; preposto alla pubblica istruzione lasciò traccia rimarchevole nelle nostre scuole della sua saggezza, e predispose il trasporto del Museo nella nuova splendida sede. E siccome al suo nobile cuore doleva di vedere alla scuola i figli del povero invidiare ai più fortunati il tozzo di pane eh’ essi non potevano avere, ideò e riesci ad istituire quella santa opera la cui vita è ora quasi assicurata, che togliendo la più odiosa distinzione fra i fanciulli, gli educa a quella eguaglianza fraterna, che esser deve la base salda della nostra vita sociale. Fra noi, amici come fratellli, lasciò un vuoto sempre rimpianto; ma sentì che un altro nobilissimo scopo lo chiamava, e passò alla Congregazione di Carità. Di quanto fece in prò’ dei nostri Istituti, altri dirà : a me non resta che dare alla salma 1’ estremo saluto, e pensando alla povera nostra Venezia ed alla profonda e sincera amicizia che a lui mi legava, lo facio col cuore avvilito e con caldissime lagrime, col solo mesto conforto che almeno egli riposerà presso alla madre che tanto ha amato nel nostro S. Michele." Discorso Luciani “Anche la vecchiaia, desiderata da tutti i savi, è, spesse volte, un privilegio ben triste! Perduta da un pezzo la nativa giovialità dello spirito per sofferti dolori, io non era preparato a vedermi sparire dinanzi l’amico mio più sincero, più intimo, il mio più che amico, fratello. Amici Veneziani, Istriani: Carlo CoillM non è più! . . . La sua salute era scossa, come ben lo sapete, da circa un anno, e il suo corpo andava lentamente, lentamente affievolendosi; ma la sua mente, il suo cuore serbavano il loro pieno vigore e anzi quasi s’ avvantaggiavano dell’ affievolimento del corpo. Egli presentiva che la sua fine s’avanzava e lo diceva con una insistenza che turbava 1’ animo degli | amici ; — i quali d’altronde ricevevano conforto dalle parole non meno insistenti dei sacerdoti della scienza, che si spiegavano il non nuovo fenomeno. Io m’inchino alla scienza, ma anche la scienza ha i suoi limiti, e la natura ha dei misteri che la scienza non è arrivata ancora a svelare, ha delle sorprese che la scienza non ha potere di prevenire e impedire. Quest’ organismo divenuto insensibile, inerte, privo di pensiero, di vita, improvvisamente l’altrieri, contro l’opinione di tutti, è qui a dimostrare ch’egli, non creduto dai più, sentiva giusto, che, qualunque ne fosse la causa, egli aveva nel fatto ragione. La sua morte non è stata improvvisa, no, ma fu inopinata. Ed io, che non sono arrivato in tempo di raccogliere l’ultimo suo respiro, ebbi la triste sorte d’ essere il primo ad annunziare alla desolata sorella ed alle nipoti, che non dorme, ma riposa... riposa per sempre ! Era a letto dal giorno innanzi e 1’ attitudine nella quale lo ritrovai era quella d’un riposo tranquillo come 1’ anima sua, che visse di fede e carità nel più alto, nel più largo, nel più soave senso della parola. Quanto amasse i genitori, i parenti, la città, le provincia natale, la patria ; quanto amasse ogni nobile idea, ogni azione generosa ; quanto si rallegrasse d’ogni umano progresso ; quanto s’adoperasse a promuovere il bene, a impedire il male, e come s’impietosisse ad ogni altrui patimento, lo sa Capodistria, lo sa l’Istria tutta, lo dirà Venezia, lo diranno, vicini e lontani, ufficiali pubblici e private persone, quanti ebbero contatto con lui. Lo dissero già con mirabile prontezza e concordia i giornali cittadini, tracciando subito a rapidi cenni le linee principali di questa tempra tenace d' uomo, di quest’ anima fervida di patriotta, di questa intelligenza come poche, di questo carattere come pochissimi, di questo esempio raro di virtù, di questo apostolo di carità, che in Venezia, strab-bondante d’istituzioni di previdenza e di provvidenza, promove una nuova provvidenza, necessaria, per la distribuzione del pane ai fanciulli poveri nelle scuole comunali......................... Oh ! insomma Carlo Combi fu tale individualità da onorare non solo la regione delle Alpi Giulie ov’ ebbe i natali, ma da meritare un posto nel tempio della virtù. A momento più calmo l’analisi del suo pensiero, dell’ opera sua ! Oggi spargiamo lagrime e fiori sulla sua tomba e facciamone un’ ara alla Concordia, alla Unione e alla Speranza,,. Discorso del dott. Galli Signori, Amici. „Ebbi il conforto della sua amicizia, ebbi 1’ onore della sua collaborazione, e non potrei parlare perchè vivissimo mi si presenta questo caro perduto nella gentile persona, nella fronte spaziosa, nell’ occhio sereno, nella testa alquanto piegata come chi passa nelle miserie umane e volentieri perdona — e che si rialzava sdegnosa come quella d’ un eroico soldato, quando c’ era da difendere una virtù, da rivendicare una giustizia. Sì, la sua mente alta spaziava nelle elucubrazioni della scienza ; il suo cuore si spandeva inesauribilmente benefico nel giovare gli infelici : ma ne’ tempi in cui si stemperano i caratteri, lasciatemi dire eh’ egli era una adamantina coscienza. Era una coscienza di quelle rare, per le quali l’uomo non è line a sè stesso, e vivono di sacrificio; di quelle grandi, per le quali la speranza si infutura e nel mondo tutto è vivente, e regna il lavoro, e l’avvenire appartiene ai lavoratori, e la luce cresce a ciascun minuto. Perciò sentiva profondamente che il vecchio mondo aveva una vecchia anima dannata, la tirannia — e la abbonava; ed amava il mondo nuovo colla sua anima giovane, espansiva, indomabile...................... In questa Venezia, che Carlo Combi, come istriano, volle ne’ suoi consigli : in questa Italia libera, dove la sventura stringe in un sentimento il cuore del Re, e 1’ aspirazione del popolo ; a nome anche di egregi amici, dico che sarebbe viltà tacere che questo italiano amò la libertà, epperciò muore esule ! ! Ali, 1’ onda clic bagna Venezia e eh’ egli vagheggiava onusta di navi, battendo alla dolce sua terra, parli del nostro dolore. E 1’ aria ripercotendosi amorosa sulle Alpi Giulie eli’ egli rilevò passo per passo, ripeta che rimane di lui il magnanimo esempio. Chiama la verità ? Ed il suo spirito insegnerà sempre di non badar agli ostacoli e rispondere alla verità. Chiama la Patria ? ed egli fra le fiacchezze del presente, tenendo temprati gli animi, insegnerà ai più generosi di rispondere con ogni sacrificio alla voce della patria. “ Posto quindi il feretro nella barca, seguito da numerosissime gondole, fu trasportato al cimitero, dove venne tumulata la salma fra le lagrime dei commossi e dolentissimi astanti. Sulla fossa, a nome della sua città e provincia natia, diede 1’ estremo vale al grande Istriano il Podestà di Capodistria, Avv. Pier Antonio Gambini, colle seguenti parole : „Ambascia crudele suscitata dall’inattesa straziante novella, inacerbita dalla vista d’un lutto, che tutta rivela l’estensione dell’ immane sciagura patita ! Fatti forza depressa anima mia, e costringi le labbra ribelli a una mesta parola. Povero Carlo, avessi tu almeno potuto udire il grido lungo, lugubre, spaventoso che si è ripercosso sui nostri monti, lungo gli adriaci nostri lidi, all’ annunzio ferale della tua improvvisa dipartita ! Avessi tu almeno potuto udirlo, che quel grido ti avrebbe forse reso men duri e penosi gli aneliti estremi della travagliata esistenza, ti avrebbe certo significato una volta ancora qual piena d’ affetti, quale e quanto tesoro di venerazione per Te, benché lontano, racchiudessero sempre nel loro seno i tuoi fratelli diletti. Leggi imperscrutabili del fato non potean però consentirti miracoloso conforto, e noi... noi non potemmo che giungere al tuo funebre letto, che accorrere a recarti desolati il saluto supremo del tuo paese natio. Saluto supremo, ma che prorompe dal profondo del cuor mio, del cuor nostro, del cuore di tutti i tuoi conterranei, saluto supremo, ma che dolorosamente risuona, e risuonerà ne’ secoli, sulle vette di quelle alpi, sulle acque di quelle marine, che tu, vent’ anni or sono, baldo, giocondo, pieno di vita, di speranza, di fede, amorosa-mente scorrevi colla forte gioventù, per insegnarle a conoscere e ad amare la patria, come sapevi amarla e insegnare ad amarla Tu solo. Addio, Carlo, ascendi, ascendi alla sfere superne, e memore di noi, pietoso alle nostre sofferenze, impetra all’ Eterno, dalla sua immensa bontà e onnipotenza un lenimento al dolore sovrumano in cui ci abbandoni. Addio Carlo, a Te ambito e mertato guiderdone il Cielo, a Te, ultimo nostro tributo di affettuosa devozione, di riconoscenza vivissima il nostro pianto, le nostre lacrime perenni, a noi la gloria del Tuo nome, che, a splendido esempio di civili e private virtù, incideremo a caratteri indelebili nel libro d’ oro della nè povera, nè sempre inonorata istoria nostra . E tu intanto immortale Venezia, con cui per secoli avemmo comuni i gloriosi destini, custodisci le ceneri care del nostro figlio più illustre che ora posano accanto a quelle del chiaro suo Genitore e de’ suoi più stretti congiunti nella pace di quest’ isola mesta, sotto le zolle sfiorate dal nostro piè riverente, e accogli, o Venezia, rotte dal pianto, le espressioni della gratitudine nostra, che non avrà fine giammai. E a te Carlo addio ; a nome di Capodistria che Ti diede la vita, a nome dellTstria intera, che, vivente, il primo de’ suoi figli Ti disse, Carlo Combi, addio., —--------------------------a---------------------------- PER CARLO COMBI . . . che serve incrudelir co’ morti? Farce sepulto ! Al primo annunzio della inopinata morte di Carlo Combi, la cittadina Rappresentanza, in omaggio al sentimento di affetto e di venerazione in cui era universalmente tenuto l’Illustre Estinto, gli decretava solenni esequie commemorative in questa Città dov’ebbe i natali e visse gran parte dei brevi suoi giorni. E perchè le onoranze riuscissero degne di Lui e dell’ alta sua fama, provvide a che il lutto per la irreparabile perdita assumesse una imponente manifestazione. Le esequie solenni furono fissate pel giorno 18 corr. settembre, ottavo dalla morte, ed il Municipio così ne dava l’annunzio: Immersa nel lutto più profondo dinanzi a repentina sciagura, che varca i confini dell’ Istria, la Deputazione Comunale di Capodistria annunzia la morte dell’ esimio Concittadino, cav. Carlo Combi, avvenuta a Venezia nel pomeriggio di jeri. AH’ illustre suo Figlio, precocemente rapito alle speranze orgogliose della Provincia, la Città di Capodistria decreta solenni esequie commemorative addì 18 corr. mese, ore 10 ant. invocando il gentile concorso di quanti oggi condividono il suo cordoglio, la sua ammirazione e riconoscenza. La notizia corse veloce la Provincia intiera, ed un’ eco affettuosa di simpatia rispose al nostro dolore. L’ Istria tutta, altamente compresa della gravità del lutto, veniva a mescere le sue alle nostre lagrime su quella tomba sì precocemente dischiusa. Grande del pari fu la partecipazione di Trieste e della consorella Gorizia, dove il nostro Combi avea molti amici e godeva alta stima. Venezia stessa, che lo avea accolto esule e gli era stata madre amororosa, e lo aveva insignito di ben meritati onori, volle darci novella prova del suo affetto per l’illustre trapassato, inviando speciale Rappresentante al funebre ufficio. Come doveva riuscir solenne quella mesta e pia cerimonia, che avrebbe riunito nel pianto comune quanto v’ ha di più eletto nelle provincie sorelle ! A’ pie’ di quel feretro racchiudente il nostro orgoglio e tante nostre speranze, novello patto d’amore ci avrebbe stretti a Lui ; sarebbe stato quell’estremo tributo di affetto un monumento imperituro alla memoria di quel Grande, che, più che gloria nostra, ben a ragione fa proclamato gloria italiana. Ma anche questo innocente conforto ci doveva esser negato. Carlo Combi, oltre che uomo di lettere ed insigne filantropo, fu patriota; patriota di tempra incorruttibile, temuto per la potenza dell’ ingegno, per la ferrea tenacità di propositi. Anche morto imponeva ! Però 1’ Autorità, posti in non cale gli innumeri meriti civili dell’ Estinto, vide in Carlo Combi il patriota. E nella sgomenta fantasia sognò l’ombra di Lui, evocata dal feretro, vagante in mezzo ai suoi cari, sussurar loro parole di conforto e di fede e . . . fece una dimostrazione. La vigilia di quel giorno solenne, che doveva segnare un’ epoca tanto memorabile nella patria istoria, il seguente decreto veniva intimato all’ Illustrissimo Signor Podestà. Le funebri onoranze destinate dalla Deputazione comunale pel giorno 18 corrente in commemorazione del decesso Dr. Carlo Combi vengono col presente interdette. Capodistria,, li 16 Settembre 1884. L’I. R Capitanato distrettuale RINGRAZIAMENTO Il Municipio di Capodistria nelle innumerevoli dimostrazioni di sentito cordoglio direttegli da ogni dove in questi giorni, si compiacque ravvisare il più meritato degli onori, resi al compianto Concittadino Cav. Carlo Combi. E nell’ impossibilità di corrispondere a tante prove di condoglianza, la sottoscritta, a nome della Città, esterna pnblicamente la sua più viva riconoscenza ai Municipi, Società, Istituti, Rappresentanze, publica Stampa e privati Cittadini, i quali tutti, con delicato sentire condivisero il suo lutto. — Capodistria, Settembre 1884. La Deputazione Com. Fregieremo il nostro prossimo numero coll' effigie di Carlo Combi egregia fattura del nostro concittadino Luigi Giasclii. firmato: BOSIZIO Convenne obbedire e rassegnarsi a veder interdette le solenni onoranze, decretate soltanto con pio intendimento all’ illustre Concittadino ; ma quella rassegnazione fu una nobile protesta contro chi ci vietava di piangerlo morto, rendendo così più atroce il dolore per l’immatura dipartita. Interrdicendo la mesta cerimonia, 1’ Autorità non ha conseguito il suo scopo ; anzi gettò nuovo sprazzo di luce su quel Capo venerato, irradiando l’aureola immortale che lo ricinge. Imperocché, Carlo Combi non è morto ! Egli vive nella nostra memoria, esempio luminoso di virtù. Nel nostro cuore gli e sacro un altare, e vi avrà eterno culto d’ amore e di gratitudine. — Sciagurato quel popolo che non onora i suoi Grandi ! E Carlo Combi fu tale per voto unanime di quanti ebbero a conoscerlo, ad ammirarlo. Onore adunque all’ Illustre Istriano che, lungi dal paese natio, serbò affetto costante a questa terra diletta ed ebbe supremo obbiettivo di sua vita i gloriosi suoi destini. ■-----------------—»-8—SSC-g -------------------- FIRANO A CAPODISTRIA per la morte di CARLO COMBI -------cg»--------- Sorella marinara, alto è il tormento Che l’anima ti affanna ; il tuo nocchiero Trovò nella laguna il cimitero, Ei che sfidava ogni furor del vento. Nè sola piangi : dalle curve rive Sale tremando a te dell’ Istria il pianto ; Poi che la mente Egli sacrava a quanto Fino all’ aspro Quarnar palpita e vive. Pur non temere il turbine, sorella ; Se caduto è il nocchier, resta la stella; Resta la stella che sul patrio altare Porta in fronte la Vergine del mare. La Vergine del mare ai suoi devoti Le lagrime deterge, ascolta i voti ; A lei conforto, a lei speme divina Sorella marinara, i prieghi inchina. Pirano, 18 Settembre 1884. D. F. ---------- . n ». —. --- Ecco ciò che scrive il Corriere di Gorizia del 15 corr. Settembre, sotto il titolo UN LUTTO ISTRIANO „Tale può dirsi veramente quello che colpì la provincia sorella giovedì 11 corrente, quando le pervenne la subita inaspettata notizia della morte del suo figliuolo, Carlo cav. Combi. Fu uno sgomento che la invase tutta, a cominciare dalla città di Capodistria patria dell’ e-stinto, fino all’ultima più remota sua borgata. E da ogni parte di essa si alzò un gemito, cadde una lacrima amarissima su quella fossa troppo presto dischiusa. Nè la notizia dell’ improvviso trapasso del Combi lasciò indifferenti Trieste e la nostra provincia. Il nome e i pregi di quell’ illustre erano di quelli che varcano ben presto la cerchia della terra nativa ; e se questa aveva il vanto di essergli patria, anche queste provincie nel sentirne ripetere il nome con tanto elogio, nel ripensarne la nobile vita, sentivano 1’ orgoglio per la fama e la virtù di un istriano, che è tesoro di famiglia di tutto questo Litorale; mentre anche assai prima che apertamente lo confessassimo, che lo erigessimo a soavissimo e forte domma, esisteva la solidarietà di un vincolo di famiglia fra le tre provincie allora e sempre sorelle. Di Carlo Combi chi non seppe l’animo eletto, il molto sapere congiunto alla più rara modestia, l'ingegno arguto sempre e maligno mai, e il cuore di pa-triotta ebe gli batteva nel petto ? Fu pubblicista, storico, poeta, e la maggior parte dei suoi scritti trattarono di argomenti relativi a queste provincie. Della sua dilettissima Istria trattò diffusamente sotto i varii aspetti etnografici, geologici, geografici, storici. Ma si occupò pure vivamente di Trieste e del Friuli, e di tutto ciò scrisse ora nei giornali da lui stesso diretti, ora in quelli coi quali assiduamente corrispondeva ; come, ad esempio, La Perseveranza dal 1850 al 1866, Il Politecnico di Milano, la Rivista contemporanea di Torino, 1’ Unione di Capodistna, ecc. eoe. Ma nel 1366 gli avvenimenti politici, nei quali prese viva parte, lo mandarono esule dalla sua patria e da queste provincie. In quell’ anno il Combi, in età allora di 39 anni, andò a fissar dimora a Venezia, ed ivi ottenne il posto di professore di diritto in quell’ Istituto superiore di Commercio. Na non per questo stornava il pensiero dalla patria, ed anche negli ultimi anni, era sempre lei che con calore e affetto di figlio pigliava a tema dei dotti discorsi che teneva in quell’istituto di Lettere, Scienze ed Arti. Assente, ma sempre legato alla sua terra dal più fenero dei sentimenti, era ben naturale che gli venisse ricambiato, che con sempre eguale vivezza di ricordi rosse rammentato il suo nome. Che venisse ripetuto ac canto a quelli del Luciani, di Madonizza, e di tanti altri illustri conterranei, e che quella terra non potesse udire il ferale annunzio della sua morte precoce, senza sentirsene colpita nel cuore, senza vestirsi a gramaglia. L’immenso cordoglio della terra istriana per la morte di quell’ eletto figliuolo, trovò corrispondenza e simpatia di dolore in tutti quanti lo conobbero a Venezia, sua seconda patria. Anche colà le parole del sindaco sulla tomba di quell’ illustre istriano furono espressioni di un lutto cittadino ; Venezia anch’ essa era compresa di quell’ affannoso pensiero che, collo spegnersi della vita del Conibi, s’ era spento un astro di luce viva che mandava raggi infocati di bontà, di sapere, di patriottismo. Quasi tutti i municipi istriani vollero essere rappresentati a quei funebri e Trieste pure largamente vi concorse. I dettagli di quei funebri sono toccanti. Il modo con cui i giornali di Venezia parlano di quel defunto sono tali, da rendere più sentita, più acerba la tristezza dell’ Istria, fanno che più si senta il bisogno di associarsi al suo lutto, e di mandarle il conforto di una lacrima che più d1 ogni parola le dica, come si comprenda 1’ amarezza della sua perdita, come con lei si divida il cordoglio, perchè certe lacune dificil-mente si riempiono, perchè certi cuori non si rimpiazzano, per quanto l’Istria sia fortunatamente assai ricca di alte intelligenze, di nobili cuori. E „L’Indipendente14 : Da Venezia ci giunge una tristissima notizia: Carlo Combi è morto. Nella provincia istriana, dove egli lascia tanta eredità d’ affetti, non sarà angolo in cui la luttuosa notizia non stringa affannosamente i cuori, perchè è sciagura immensa, perdita che non si ripara. Guardiamo intorno esterrefatti e ci prende profonda sfiducia. La figura di Carlo Combi fu tale, quale in paese da molte generazioni non fu veduta la simile. La sua scomparsa lascia un vuoto che difficilmente verrà mai riempiuto. Se vi fosse persona da tanto di scrivere degnamente di questro illustre estinto, ne risulterebbe un volume di sublimi ammaestramenti per la nostra-gioventù, e solo allora si potrebbe misurare tutta 1’ inarrivabile eccellenza di Lui, ora irreparabilmente perduto. Carlo Combi mostrò come vada combattuta la battaglia della vita, e la sua vita fu un vero sacerdozio, una continua lotta per il bene in mezzo a tali e tante tempeste dell’ animo che non si lasciano immaginare, e fu miracolo se sotto il peso di simili sofferenze non si spezzò prima il filo della sua esistenza.................. E „L’Alabarda14 di Trieste prorompeva in queste nobili parole : Con Carlo Combi si estinse una delle più intemerate illustrazioni della penisola istriana e nel patrio tempio degli uomini illustri a Lui appartiene elevato e forse il più elevato seggio: Nella vita raro è incontrarsi in una individualità così sempre integra, così sempre salda nella virtù, in una individualità che abbia con tanto virtuosa ed anzi eroica pertinacia mantenuto il programma del proprio perfezionamento e del proprio sacrifizio al bene del suo paese e della umanità. Non vi sono espressioni che valgano a formulare sufficente elogio sulla tomba di questo Patriota, così repentinamente rapito al suo paese, rapito nel vigore delle sue forze. Col vasto suo sapere, frutto di studi forti e pertinaci ; con la mente sua profonda ed elevata e aperta alle più pure compiacenze del Bello e del Buono, con un’anima veramente poetica, gli sarebbe stato agevole l’acquistarsi fama non peritura nel vasto campo delle lettere e delle scienze; ma egli sacrificò tutto all’ immenso amore per la sua provincia natia, e fece sua principale occupazione il lavorare a rivendicare a questa amata provincia sua il posto civile che le appartiene... “E L’Istria, : Quello che vogliamo affermare subito si è, che Carlo Combi fu un galantuomo, il che vuol dire che fu un uomo sincero. Sincera ebbe la parola, il sentire, il pensiero ; e dietro non ci fu fine, non ci fu interesse, che si vergognasse di comparire. La bontà e la grandezza dell’animo di Carlo Combi era natura. La sua modestia quindi non fu virtù, ma fu innocenza, spensierata inconsapevolezza del suo valore. Da qui la straordinaria semplicità della sua vita, la spontaneità ingenua del suo dire. Pigliava le cose così come gli si porgevano a prima impressione, e le rendeva intere, con quel calore e con quella luce, che gli venivano dall’ anima. Non conobbe odio; i subiti sdegni e le naturali antipatie, erano tosto placati nel suo animo mite e generoso ; allora un frizzo, spesso un motto, erano una pittura. E come in quell’ uomo semplice e modesto uon entrava invidia, e volentieri prendeva il secondo posto, il suo animo si apriva a’ più dolci affetti, all’ ammira-■ ' . all’amicizia. La sua moderazione nel giudicare gii uomini in generale, si volgeva in entusiasmo, quando parlava degli amici. Perciò molti gli furono affezionatissimi, nessuno gli fu nemico .... gli stessi avversari politici sentivano che in quell’ anima eletta non era fiele. E “Il Mattino : Il prof. Carlo cav. Combi moriva quasi improvvisamente jer’ l’altro. È proprio del caso di ripetere , morte fura i migliori. “ Il prof. Combi fu un patriotta, nel più stretto senso della parola, fu scienziato senza millanterie, fu onesto dell’ onestà antica. All’annunzio di tale sciagura, ben disse un egregio: è morto un uomo. Il cav. Combi veneziano per adozione dimostrò il suo affetto a Venezia, coll’ opera la più intelligente, la più onesta, nei Consigli del Comune e della Giunta Municipale, di cui era parte elettissima. La sua parola autorevole era sempre pronta a difesa del giusto, e potente avversario di ogni camorra, transigeva mai colla propria coscienza. La memoria del prof. Combi resterà sempre in ogni onesto. IN MORTE di CABLO COMBI —.——>$—------------- Volasti in grembo a Dio, Carlo diletto, Che amai quaggiù come un secondo figlio, Nè mi fu dato stringerti al mio petto, Nè lontano potei chiuderti il ciglio. —o—• La Patria amasti con sublime affetto Nei giorni della lotta e del periglio, Il cor votando a lei, 1’ alto intelletto Nella natia tua terra e nell’ esilio. —o— E gli adorati genitor, la suora, E lui di carità nell’ opra santa A te compagno in sino all’ ultim’ ora. (’) —o— E, come un Santo, abbandonasti il mondo, Ma all’ Istria tua, da tanto lutto affranta, Lasci un esempio di virtù fecondo. Maggianico, 15 Settemire 1884. Vincenzo De Castro C) Jacopo Bernardi ----------------------------------------- CRONACA LOCALE L’ ultimo numero del nostro periodico (N. 17 d.d. 10 corr. Settembre) fu sequestrato per ordine dell’ i. r. Autorità Politica, * * * Il giorno 12 corr. Settembre, una deputazione, composta dell’ 111." Signor Podestà e del Consigliere Comunale Signor Giovanni Martissa, recavasi a Venezia, per rappresentarvi il patrio Municipio ai funerali dell’ illustre concittadino Carlo Dr. Combi. * * * Per assistere alle solenni esequie, decretate dalla Civica Rappresentanza alla venerata memoria di Carlo Combi, Mercoledì 17 corr. giungeva tra noi l’Avvocato Paolo Cav. Clementini, Consigliere municipale, rappresentante il Municipio di Venezia, la Congregazione di Carità e l’Istituto Coletti. L’ egregio ospite ripartiva la mattina di Giovedì, accompagnato fino a Trieste dal Podestà e da una eletta di cittadini. * * * In occasione della Tombola a Tirano, una impresa privata organizzò una gita a quella volta. Favorita da un tempo il più propizio, la gita riuscì egregiamente sia pel numeroso concorso, sia per le belle ore passate in compagnia dei simpatici Piranesi. C’ erano inoltre delle gite da Trieste e da Isola, per cui sulla piazza e nelle contrade principali un insolito brulichìo di gente, che dava alla città un aspetto animatissimo. * * * La Provincia del 16 corr. Settembre (N. 18) fu sequestrata per ordine dell’ Autorità Politica. * * * RINGRAZIAMENTO Venezia 20 settembre 1884. All’ Onorevole Direzione del giornale Patria Commossi dalle prove di alta stima e di affetto per 1’ indimenticabile e amatissimo nostro congiunto Carlo Combi che dalla illustre Città di Trieste e da tutte le altre nobili Terre dell’ Istria ci pervennero in questi giorni di dolore, e delle onoranze che si resero, con gentile pensiero e con islancio d’ amore, alla memoria di Lui che tanto amò, in vita, il suo Paese — compiamo il dovere di rendere pubblicamente le più sentite grazie per tante e così nobili dimostrazioni il cui ricordo, soave lenimento all’ angoscia che ci opprime, non si cancellerà mai dal nostro memore cuore. Alle Rappresentanze Comunali di tutta la Provincia, alle Società di Trieste e dell’ Istria, che vollero essere rappresentate ai funerali inviando, a commovente dimostrazione di lutto, bellissime corone, agli egregi cittadini tutti i quali con affettuosi telegrammi, con lettere nobilissime dimostrarono di condividere il nostro sommo dolore, siano rese grazie vivissime. Alla pubblica stampa, che non fu seconda ad alcuno nel commemorare, con articoli generosi, con iscritti dettati dal cuore, le preclare virtù dell’ estinto, — l’e-spressione della nostra viva riconoscenza. Uniti nella memoria del diletto fratello che ci ha lasciati, noi, nati sotto uno stesso cielo, piangiamo sulla recente tomba, e troviamo solo conforto nella concordia del comune dolore. Con riconoscente affezione e sentita stima : devot.mi obbli.mi la sorella Anna de Combi-Sossich il nipote Guido Sossich anche a nome della rimanente famiglia N. 460-3785 193. Decisione In Nome di S. M. l’Imperatore ! L’i. r. Tribunale Provinciale di Trieste quale Giudizio di stampa, deliberando sulla proposta dell’ i. r. Procura di Stato d. d. 12 giugno 1884 N. 1390-660. ha giudicato: Costituire il tenore dell’articolo „Capodistria lo giugno“ inserito nel periodico di Capodistria „Patria -di data 10 giugno 1884 N. 11 gli elementi oggetti\ i dei delitti prev. ai §§ 300 e 302 C. pen. Confermarsi il praticato sequestro, vietarsi l’ulteriore diffusione degli esemplari appresi e quelli da apprendersi passata che sarà in giudicato la presente decisione. Trieste, 14 giugno 1885. * * * N. 646-5026. 256. Decisióne In Nome di S. M. l’Imperatore! L’ i- v. Tribunale Provinciale in Trieste, quale Giudizio di stampa, deliberando sulla proposta dell’ i. r. Procura di Stato d. d. 50 luglio a. c. N. 1816-940. dichiara : Costituire gli articoli „La nostra Dieta1 e Cronaca locale „Lunedi 21 corrente1 inseriti nel periodico bimensile „Patria1 d.d. Capo distria 25 luglio 1884 N. 14 il primo gli elementi oggettivi del delitto prev. al §. 305 e al § 302 C. pen., ed il secondo quelli del crimine prev. al § 65 a. C. p. Confermarsi il praticato sequestro, vietarsi l’ulteriore diffusione di detto stampato ed ordinarsi la distruzione degli esemplari appresi e quelli da apprendersi passata che sarà in giudicato la presente decisione. Trieste, 2 agosto 1884. * * * N. 719-5660. 280. Decisione In Nome di S. M. l’Imperatore ! L’i. r. Tribunale Provinciale in Trieste, quale Giudizio di stampa deliberando sulla proposta dell’ i. r. Procura di Stato dd. 29 agosto a, c. N. 1046-1064 dichiara : Costituire pii articoli inseriti nel periodico di Capodistria „Patria1 dd. 25 agosto 1884 N. 16 cioè „Pel varo del Ruggiero di Lauri a1 gli elementi oggettivi del crimine di perturbazione della pubblica tranquillità prev. al § 65 a. C, p. e „Ingratitudine1 e „Pisino Agosto 1884“ quelli del delitto previsto al § 302 C. p. Confermarsi il praticato sequestro, vietarsi l’ulteriore diffusione di detto stampato ed ordinarsi la distruzione degli esemplari appresi passata che sarà in giudicato la presente decisione. Trieste, 30 agosto 1884. * * * N. 6102-795 307 Decisione In Nome di S. M. 1’ Imperatore ! L’i. r. Tribunale Provinciale di Trieste quale Giudizio di stampa, deliberando sulla proposta dell’ i. r. Procura di stato dd. 15 settembre 1884 N. 2215-1169 dichiara : Costituire 1’ articolo inserito alla prima pagina seconda colonna che incomincia colle parole „ Con queste decisioni1 e finisce con quelle „ Lux perpetua luceat ei. Amen1 del periodico „ Patria1 N. 17 inserito addì 10 settembre 1884 a Capodistria gli elementi oggettivi del delitto prev. al § 300 C. p. Confermarsi il praticato sequestro, vietarsi 1’ ulteriore diffusione di detto stampato cd ordinarsi la distruzione degli esemplari appresi e quegli da apprendersi passata che sarà in giudicato la presente decisione. Trieste, 16 settembre 1884. RINGRAZIAMENZO A tutti quei gentili Signori che vollero con la loro presenza onorare lo Salma della nostra indimenticabile MARIA accompaguandoLa all’ ultima dimora, nonché lenire il nostro immenso dolore con le più belle prove di amicizia, tributiamo i nostri più sinceri ringraziamenti e la più viva gratitudine. Famiglia Artusi Ho vigno Famiglia Commisso Pisino Gian’ Pietro De Franceschi Nelle ore antimeridiane del dì 30 agosto fu strap* pato da morte all’ affetto di Carlo De Franceschi, illustr6 storiografo provinciale, il figlio Gian’ Pietro, appena tren" tenne, che fu già collaboratore di vari periodici istriani. Giovane di svegliato ingegno, amante dello studio, e cultore laborioso della storia paesana, egli lasciava nutrire le più lusinghiere speranze. Possa il suo esempio irovar frequenti imitatori nei giovani dell’ Istria.