Domen. 9 ott. 1849 mm u. HQ. 80 EDIZIONE straordinària la nostra lotta ORGANO DELL* U.A.I.S. DEL CIRCONDARIO ISTRIANO . TERRITORIO DI TRIESTE DIREZIONE — REDAZIONE — AMMINISTRAZIONE Riva Castelleone 2 — CAPODISTRIA, tele! 170 ABBONAMENTI: Zona B e Jugoslavia anno: Din. 180, semestre Din. 90, trimestre Din. 50. — Zona A: anno L. 1400, semestre L. 740, trimestre L. 380. DINARI 2. I IL II0 CONGRESSO DEL P.C. DEL T.L.T. LIRE 10. Conto corr. nella Ranca Istriana GIORNATA D’APERTURA DEL II0 CONGRESSO DEL P. C. T. L T. A ISOLA SOTTO LA BANDIERA DEL MARXISMO-LENINISMO CONTRO L'IMPERIALISMO ED IL REVISIONISMO Parla il col. Bonasie a nome delPArmata Jugoslava IL SALUTO DEL COMPAGNO REGENT Hanno avuto inizio stamane alle ore 10, nella sala de] teatro Arri-goni di Isola, i lavori del II. Congresso del PC TLT. L’attesa per il Congres so si era fatta sempre più viva in questi ultimi giorni. I preparativi per l’addobbo, delle varie cittadine e paesi del circondario, proseguivano con ritmo febbrile, come pure alacre proseguiva il -lavoro per la gara precongressuale. Per onorare degnamente il Congresso Ja popolazione del circondario ha imbandierato tutte la. case, in ogni via e piazza dei centri maggiori e minori, festoni, striscioni con seritte inneggianti al II. Congresso del P. C. TLT, al Comp. Babič, al comp. TITO e al PCJ davano una nota festosa all’ambiente. Archi di trionfo, illuminazioni, fuochi d’artificio e riunioni di massa, con impotente partecipazione di popolo, hanno salutato la vigilia del Congresso. Nella notte hanno suonato a stormo le campane di Capodistria. Alle ore 10 circa ha avuto inizio il Congresso. Il comp. Branko Babič, segretario del Partito, dichiarava aperto il Congresso, mentre nella sa’a sovrafollata da centinaia di delegati ed invitati si levavano nell’aria le note dell’Internazionale. Il comp. Babič quindi salutava la delegazione del CC del PCJ composta dai compagni Giovanni Regent, Marko Belinic e Dragi Stamenkovič, ospiti i rappresentanti dell’Armata Jugoslava, del Fronte Popolare delie organizzazioni di massa, e gli inviati ed i delegati partecipanti al Congresso. Viene quindi eletta all’unanimità la presidenza ai lavori che risulta così composta dai compagni: Babič Branko, Sorta Giordano, Petronio Bortolo, Laurenti Eugenio, Stoka Frane-Rado, Reschitz Alma, Ukmar Antonio, Beltram Julij, Mrak Boris, Lipovec Franc-Tine, Kralj Franc-Petek, Vatovec Ernest, Ska-bar Maria, Medica Erminio, Dras-sich Luigi e 2 iva Beltram. Vivi applausi accolsero i compagni, mentre salivano sul palco. Venne eletta quindi la segretaria composta dai comp. Gino Gobbo-Nerino, Giordano Luxa e Nataša Strauss. Scroscianti applausi ed acclamazioni interrompevano più volte il discorso del comp. Regent. II. comp. Petronio ringraziava il comp. Regent a nome del Congresso e dava la parola al rappresentante dell’A. J. tenente colonello Georgije Bonasie. Terminati gli applausi che avevano seguito il discorso del colo- nello Bonasie il comp. Petronio, a nome della direzione del Congresso, proponeva il seguente ordine del giorno: 1) Relazione politica — tenuta dal comp. Babič Branko, 2) Relazione organizzativa — relatore comp. Sorta Giordano, 3) Relazione sui problemi della zona B — relatore comp. Beltram Giulio 4) Relazione sindacale — relatore comp. Bortolo Petronio 5) Relazione sull’agitazione e propaganda — relatore comp. Boris Mrak 6) Relazione conclusiva — decisioni e mozioni. 7) Elezione del Comitato Centrale e relazioni commissioni. 8) Conclusioni. Nel frattempo numerose delegazioni di lavoratori delle fabbriche, •delle aziende, della campagna, venivano a portare al Congresso i saluti e l’augurio di buon lavoro, nel contempo esse offrivano vari doni. Queste delegazioni si susseguivano sul podio accolte da grandi applausi. La prima era quella della D. P. che portava in dono al Congresso la bandiera rossa simbolo dei lavoratori. Entrava a questo punto nella sala un vecchio operaio,ò il comp. Bossi Francesco addetto alla fabbrica Macchine di S. Andrea di Trieste. Con voce commossa salutava i compagni ed, offriva in dono al Congresso una medaglia d’oro offertagli dagli operai della Fabbrica Macchine in occasione del suo giubileo del lavoro. Egli esprimeva il suo desiderio che questa medaglia venisse appuntata sulla bandiera dei lavoratori. Scroscianti applausi accoglievano questo significativo gesto di un lavoratore. Il comp. Petronio con la voce rotta dalla commozione ringraziava il comp. Bossi, che usciva dalla sala accompagnato da un uragano di applausi. Si avvicinava al microfono il compagno Babic che iniziava la lettura della sua relazione politica. Il compagno Petronio lesse nel frattempo un telegramma inviate dal Congresso ai detenuti politici delle carceri di Trieste. Il rappresentante della fabbrica Nardone comunicava fra scroscianti applausi, che 60 operai della stessa avevano eseguito 2000 ore di lavoro volontario in 20 giorni. Data l’ora avanzata il compagne: Petronio comunicava che il Congresso avrebbe ripreso i suoi lavori il giorno seguente. H comp. Regent, il vecchio combattente della causa del popolo lavoratore ha iniziato il suo discorso, a nome del CC del PCJ, applaudi-tissimo da tutti i delegati. Dopo a-ver salutato il II Congresso del PC TLT, egli ha sottolineato di essere particolarmente felice perchè questo è il Congresso di un partito che è stato e rimane sulla posizione dell’unità del popolo lavoratore Triestino. Già prima della seconda guerra mondiale, nel corso di quella, nel periodo successivo e durante la seconda" guerra mondiale e la lotta di liberazione si è visto che i popoli, il popolo lavoratore, possono liberarsi soltanto sulla base della fraterna collaborazione, sulla base della lotta comune contro ogni reazione, contro tuttociò che ostacola lo sviluppo del movimento operaie progressivo verso il socialismo ed il comuniSmo. Perchè il popolo lavoratore trier stino si è dichiarato per l’unione di Trieste-e della regione Giulia alla Jugoslavia? «Non per motivi nazionalisti ed imperialisti — dice il vecchio com-’ battente della causa proletaria — perchè sapete che la Jugoslavia non è imperialista e nemmeno può esserlo perchè essa è socialista. Voi sapete che il popolo si è dichiarato per tale soluzione perchè ... ha compreso che soltanto in un paese socialista si può risolvere la questione nazionale, perchè sapeva ed aveva ragione che la Jugoslavia si trovava sulla via dell’edificazione del socialismo . . .» E più oltre dopo aver constatato la giustezza della teoria marxista-leninista in merito alla questione nazionale, Regent ha detto: «Il popolo triestino non ha sbagliato Hanno peccato coloro che oggi rimproverano a lui questa giusta aspirazione. Se ad qualcuno ha da essere ascritta una colpa al riguardo questa tocca al PC dell’Italia, il quale ha permesso con la sua politica opportunista che in Italia ritorni al potere la reazione . . .» Dopo aver ricordato le gloriose lotte del popolo lavoratore di Trieste, il comp. Regent ha ancora una volta sottolineato la neccessità dell’unità del movimento operaio Triestino e della fratellanza italo-slava. Egli ha detto che il PC del TLT sarà indubbiamente capace di conseguire un tale risultato. Proseguendo nel suo discorso il comp. Regent ha affermato che quanto è avvenuto a Trieste è una conseguenza della Risoluzione dell’UI. Parlando del dissidio egli ha affermato non trattarsi in tal caso soltanto della Jugoslavia, di Trieste o di Tito o di Kar- del: si trata di un problema ben più importante, cioè dei rapporti fra stati socialisti. Le Nuova Jugoslavia non poteva tacere. Essa doveva dire la verità e combattere per essa, contro chiunque, fosse pure la massima autorità. In seguito il comp. Regent ha delineato la situazione nella nuova Jugoslavia, dove ormai tutto è socializzato, ed il potere si trova sal- Compagni e compagne, delegati e delegate, sono felice che mi si sia offerta questa occasione di portarvi i saluti cordiali e sinceri a nome degli appartenenti alle unità del-l’AJ di stanza nel TLT, di quella Armata cioè che ha eroicamente e disinteressatamente lottato per la liberazione di Trieste e di tutto questo territorio e che colla sua opera ha dimostrato di essere profondamente permeata dello spirito rivoluzionario, popolare. Noi abbiamo lottato non solamente perchè questa è la nostra terra perchè qui vive il nostro popolo, ma anche perchè era nostro dovere di contribuire alla lotta, condotta dalle forze democratiche mondiali contro il fascismo. La nostra armata era dal suo nascere permeata dallo siprito profondamento rivoluzionario del PCJ che l’ha creata. In essa si rispecchiano tutte le qualità combattive, rivoluzionarie ed internazionaliste del PCJ. Continuando nel suo discorso il rappresentante dell’AJ ha detto che nel processo di Budapest questa ultima azione amorale della campagna di calunnie lanciata contro la Jugoslavia quest’ultima è stata accusata di aver compiuto tutto ciò che essa aveva combattuto e combatte ancor oggi. Il processo ha tentato di dimostrare che la Jugoslavia rappresenta un grave pericolo per la pace mondiale. Tutto ciò e-ra neccessario a quelli di Mosca per giustificare le loro azioni controrivoluzionarie contro il nostro paese che costruisce il socialismo. La loro azione tendeva per tale motivo a far dimostrare all’opinione pubblica mondiale che i combattenti damente nelle mani del popolo lavoratore. I cominformisti per poter denigrare la Nuova Jugoslavia sono costretti a negare la costruzione del socialismo, a negare cioè la verità che diviene sempre più evidente. Il comp. Regent ha terminato il suo discorso inneggiando al successo del movimento operaio e democratico Triestino. di Spagna e i dirigenti della guerra di liberazione erano spioni della Gestapo e dell’Intelligence Service. Può un’armata comandata da «spioni fascisti» contribuire alla e-dificazione del socialismo? Certamente no! Dopo aver cosi caratterizzato le infamie contro rivoluzionarie del Cominform l’oratore ha continuato: «Ciò che la nostra armata oggi fa per la edificazione del socialismo lo può fare solamente un’armata veramente rivoluzionaria e popolare. Contro tutte le menzogne e calunnie il rappresentante dell’AJ dichiara che i reparti dell’AJ che sono in questa zona vi si trovano non per mire imperialiste ma bensi per difendere il loro popolo e parte della terra che ad opera della ingiusta pace con l’Italia è stata staccata dalla madrepatria. Nei suoi rapporti con il Potere Popolare l’armata ha dimostrato di essere del popolo. I tentativi dei nemici non avranno successo perchè l’AJ si trova su questa terra per difendere l’avvenire più felice del nostro popolo. Proseguendo nel suo discorso il rappresentante della AJ ha detto che l’AJ nella zona B del TLT impedisce un’azione unilaterale degli imperialisti. Dopo aver parlato dell’azione nefasta condotta dal PC(b) contro la Jugoslavia, nonché di quella dei co-minformisti triestini l’oratore afferma che questa lotta è una lotta per l’affermazione della verità nel movimento operaio. A nome dei soldati e degli ufficiali del nostro distaccamento ha augurato poi un fruttuoso sviluppo dei lavori del Congresso. LA RELAZIONE DEL COMPAGNO BABIC Il II.o Congresso del nostro Partito ha luogo in un periodo in cui penosi e difficili problemi scuotono il movimento operaio internazionale, in un momento in cui si tenta di contrabbandare nel movimento operaio rivoluzionario, sotto la bandiera del marxismo-leninismo, tendenze a questo estranee e dannose, quando sbandierando il marxismo-leninismo si vuole effettivamente rivedere tutti i principi rivoluzionari di esso. Queste tendenze hanno ricevuto il nome di linea cominfor-mista in relazione all’Ufficio d Informazioni di alcuni Partiti Comunisti. Questa linea rimarrà segnata nella storia del movimento operaio come la linea del peggiore revisionismo del marxismo-leninismo, come lo è stato, a dire il vero in uno altro grado di sviluppo del movimento operaio rivoluzionario, in altre condizioni ed in altri fenomeni politici, il revisionismo della II Internazionale con a capo Kautsky. Al fatto che a capo della politica revisionista del Cominform si trovi la direzione del partito bolscevico è da ascriversi -la colpa che a tale revisionismo soggiaccia in un primo tempo una gran parte dei comunisti e dei partiti comunisti, il che rende più difficile la lotta per la difesa dei principi rivoluzionari del marxismo leninismo. Proprio il fatto che in tale circostanza si sfruttino uh nome cosi glorioso come è quello del Partito bolscevico e l’illimitato amore di tutti i lavoratori per il primo stato socialista nel mondo, mostra quanto sia pericoloso e quali impreviste e dannose conseguenze può avere il revisionismo cominformi-sta qualora ad esso non ci si opponga decisamente. Il solo nome del Partito bolscevico, i suoi grandiosi meriti storici per il movimento operaio internazionale non possono in alcuna cosa cambiare la verità storica, a dire il vero triste, che la direzione del Partito bolscevico sia scivolata con la politica cominformista sulla via della rinuncia ai principi del marxismo-leninismo, sulla via del revisionismo. Si deve aiutare le più larghe masse del proletariato e di tutti i lavoratori perchè conoscano questo peri-olo, perchè conoscano tutti i danni del revisionismo del Cominform, onde portarli cosi sulla vìa della lotta contro questo revisionismo. Noi potremo fare ciò se continuamente ed ovunque smaschereremo la politica del Cominform in tutte le manifestazioni concrete di questa, con analisi e una critica dettagliata, servendoci a questo scopo degli insegnamenti del marxismo e leninismo. A Trieste il carattere revisionista ed apertamente controrivoluzionario della politica cominfornusta ha avuto una espressione su vasta misura come in pochi luoghi altrove. Queste concrete manifestazioni della politica cominformista nostrana ,devono essere analizzate e mostrate in una luce giusta ed in relazione alle altre azioni cominfor-miste devono essere tirate le necessarie conclusioni in merito al complesso della linea cominformista. Se intendiamo determinare giustamente i nostri futuri compiti, ciò si rende oggi estremamente necessario. Il II.o Congresso deve costituire dunque — accanto alla determinazione della giusta linea del nostro Partito, sulla base dell’analisi della linea fin qui seguita — un Contributo alla chiarificazione di tutte le questioni in relazione al Cominform nel movimento operaio internazionale. Deve essere inoltre un contributo nella lotta per la difesa e l’applicazione conseguente dei principi del marxismo-leninismo e contemporaneamente per là difesa del Partito bolscevico del-l’URSS, le cui conquiste costituiscono una proprietà del popolo lavoratore di tutto il mondo. Il nostro Congresso deve fare il bilancio dell’attività . per il periodo di due anni, analizzare la linea del Partito per questo periodo e mostrare anche gli eventuali errori che nell’attività ulterioie dovranno da noi essere eliminali. Si deve constatare anche se in questo periodo di tempo sono subentrati cambiamenti politici, pur in relazione alla situazione politica internazionale, la quale dovrà essere tenuta in conto dal Congresso quandi si trattareà di fissare la . futura linea del Partito. E’ necessario prendere come punto di partenza il Congresso costitutivo del PC TLT. Le basi della linea di Partito per questo periodo ci vengono date dalla risoluzione conclusiva nel Congresso costitutivo del PC del TLT la quale già nell’introduzione ci dice chiaramente che il Congresso costitutivo riconosce, nell’interesse della pace, il Territorio Libero di Trieste come un fatto compiuto. Questa dichiarazione ci dice in sostanza che il TLT non costituisce in sostanza quella soluzione del problema dell’appartenenza territoriale per la quale le nostre masse democratiche hanno combattuto e che possa pienamente garantire le conquiste della rivoluzione democratica popolare, condotta dalle nostre masse popolari sotto la direzione del PC durante la guerra antifascista. Tutto ciò sarebbe stato possibile soltanto con l’unione di queste terre alla Jugoslavia. Poiché il rapporto delle forze del mondo era tale da rendere necessario un compromesso per la conservazione della pace, il nostro popolo ha accettato questo compromesso. Ha accettato cioè la formazione del TLT come un fatto compiuto, essendo cosciente però che con ciò fa un sacrificio, costrettovi invero ingiustamente, ma necessario nell’interesse della pace generale nel mondo. Questa posizione e-ra certamente giusta in quel momento e nell’interesse della pace e della normalizzazione delle condizioni postebelliche, il chè rappresentava lo scopo fondamentale di tutto il movimento operaio e democratico nel mondo. A questo scopo fondamentale si doveva subordinare alcuni interessi e trasportare il centro di gravità della lotta su nuove posizioni per conseguire con u-na prospettiva più lunga e in condizioni un po’ differenti, sostanzialmente gli stessi risultati. Se analizziamo la risoluzione conclusiva, osserviamo subito che il Congresso costitutivo ha posto chiaramente questa questione davanti alle masse lavoratrici del Territorio di Trieste con le seguenti richieste: 1) Per l’indipendenza politica ed economica del TLT. 2) Per una democratizzazione radicale della vita pubblica e per l'epurazione da tutte le istituzioni pubbliche dei residui fascisti. 3) Per la collaborazione dei rappresentanti delle larghe masse popolari in tutti gli organi del potere e della pubblica amministrazione. 4) Per la formazione del Consiglio provvisorio del Governo e dell’Assemblea provvisoria sulla base dello Statuto del TLT, tenendo conto del fatto inoppugnabile che nel TLT vivono 3 popoli nonché sulla base del rapporto esistente tra le varie correnti politiche. Infine, per la compilazione della legge e del regolamento elettorale sulla base dei principi democratici, i quali a-vrebbero dovuto rendere possibile effettivamente la libera espressione della volontà popolare, onde l’Assemblea costituente democratica potesse elaborare una costituzione veramente democratica del TLT. Queste richieste riflettono chiaramente la lotta per un potere veramente democratico, e danno alle masse lavoratrici la prospettiva della conquista del potere, della definitiva affermazione del potere popolare. Questa richiesta trova però la sua espressione più chiara in quel punto della risoluzione dove è detto che bisogna combattere per la conservazione di quelle conquiste che sono state ottenute dal popolo nella zona B. con il Potere Popolare e per l’allargamento di queste conquiste al resto del territorio. In merito al nesso con la lotta delle forze democratiche mondiali, la risoluzione dall’altra parte indica chiaramente la funzione diretta del TLT e precisamente in quel punto dove è detto che il TLT ha da rimanere un punto di appoggio per la difesa della Jugoslavia democratica popolare di Tito e delle forze democratiche dell’Italia contro tutti i tentativi della reazione italiana e delle forze imperialiste straniere che vorrebbero trasformare il TLT in un punto d’appoggio reazionario e imperialista contro le forze democratiche. La risoluzione conclusiva indica poi chiaramente i mezzi con i quali è possibile combattere con successo per il conseguimento dello scopo strategico sul riferito. Questi mezzi sono: 1) Conservare l’unità ideologica politica ed organizzativa del Partito, ciò che costituisce la base per ogni azione ulteriore; continua vigilanza rivoluzionaria contro tutti i tentativi del nemico, per spezzare il Partito all’interno. 2) Continuo elevamento ideologico e teorico dei membri, il chè deve mettere il nostro Partito in grado di compiere il ruolo di avanguardia delle più larghe masse popolari unite nel fronte antifascista ed antiimperialista. 3) Il più stretto e continuo collegamento con le larghe masse popolari. A tale scopo è necessario: a) Il Partito deve continuare la sua lotta per il rafforzamento della UAIS e nel quadro di questa, dell’OF. b) L’organizzazione del movimento unitario femminile e giovanile, sempre più larghi. c) La realizzazione di un sindacato unitario. 4) Per rafforzare il Partito, come avanguardia di tutto il popolo lavoratore, è necessaria l’educazione dei comunisti e di tutte le masse popolari nello spirito dell’internazionalismo proletario che costituisce la base della convivenza fraterna fra i popoli. Con questa linea del Congresso costitutivo concordavano (almeno formalmente) anche gli attuali e-lementi direttivi della politica cominformista di Trieste, con alla testa Viđali. Oggi però essi la respingono con indignazione come sbagliata, nazionalista, avventurosa ecc. In nome della risoluzione del Cominform essi chiedono che anche gli altri facciano lo stesso. Ma vanno ancor più oltre e condannano tutta la linea della lotta di liberazione nazionale da noi, nonché la lotta degli anni postebellici, sostenuta in difesa delle conquiste rivoluzionarie di questa guerra, che trovavano la loro espressione nella lotta per l’unione alla Jugoslavia. Vediamo ora, se la linea dei Partito del Congresso costitutivo era giusta, se essa poneva davanti al- le masse popolari più larghe compiti comprensibili, reali e conseguibili e se questa linea rispondeva alla linea generale degli interessi del movimento operaio e democratico internazionale. A tutte queste questioni possiamo subito rispondere positivamente. L’accettazione delle decisioni del Trattato di pace relativamente alla costituzione del TLT, come un fati to compiuto, è stata certamente giusta e l’unica possibile tenendo conto del rapporto delle forze politiche nel mondo e nell’interesse del rafforzamento della pace, per quanto ciò costituisca per noi indubbiamente un sacrificio e una rinuncia alle posizioni già conquistate. La pace rappresentava in quel momento l’elemento principale e fondamentale. Per quanto riguarda poi la seconda questione, che cioè la linea della lotta per il Potere Popolare sarebbe stata irreale, non essendo il TLT uno stato indipendente e sovrano, ma soggetto alla tutela dell’prganizzazione delle Nazioni Unite, dove la parola decisiva l’hanno gli imperialisti, i quali non avrebbero mai permesso che il proletariato e tutto il popolo lavoratore del TLT potesse costituire il suo potere popolare, possiamo constatare immediatamente, che un tal modo di porre la questione è estremamente opportunista. Un tal modo infatti non offre una prospettiva della lotta rivoluzionaria, ma accetta una situazione determinata e nel quadro di questa situazione i rapporti di classe come immutabili. Esso si limita cosi alla semplice lotta per piccole posizioni nel quadro della situazione esistente. E’ vero, che il 12 giugno, quando la Regione Giulia è stata suddivisa in zona A e zona B, ha costituito nella nostra rivoluzione un duro colpo, perchè ha significato un intervento diretto delle forze rivoluzionarie esterne nella nostra rivoluzione. Non dobbiamo però dimenticare che la nostra rivoluzione si trovava ancora sempre in sviluppo, che le forze rivoluzionarie interne (Continua in II.a pagina) La Nostra Lotta LA RELAZIONE del comp. Babic Cronaca del Circondario A CHIUSURA DELLA GARA PRECONGRESSUALE LA CLASSE OPERAIA HA DATO A TUTTI I LAVORATORI SISTEMI CHE NON VANNO AL RISTORANTE ALLA „LOGGIA' (Continua dalla I.a pagina) seguivano una linea poderosa ascesa a motivo della battaglia armata con la borghesia già vinta, il che offriva in tali condizioni, e con l'aiuto della nuova Jugoslavia, una prospettiva reale per la vittoria del Potere Popolare. Si trattava cioè soltanto di un’altra via da scegliere per rafforzare, sviluppare ed affermare le conquiste già conseguite dalla lotta di liberazione nazionale. Esisteva una reale possibilità — fino alla risoluzione del Cominform — quando il movimento democratico era unitario e animato di slancio combattivo e rivoluzionario, perchè le forze democratiche potessero realizzare, mediante una lotta tenace, il programma del Congresso costitutivo del PC del TLT. Questa linea era completamente giusta anche in relazione agli interessi comuni del movimento democratico intemazionale, perchè essa veniva stabilita dal Congresso costitutivo, precisamente sulla base di una giusta analisi della situazione politica internazionale. Il Congresso aveva constatato che le forze democratiche si trovano in una fase di slancio vittorioso e che il mondo capitalista vive invece quella della decadenza dell’imperialismo, scosso da numerose contraddizioni interne, che vi esiste la prospettiva dell’acutizzazione della crisi generale del capitalismo e che per tale ragione dunque non si deve sopravalutare le forze del capitalismo e della reazione e -sottovalutare quelle della democrazia. Sulla base di questa giusta analisi della situazione politica internazionale il Congresso costitutivo ha preso una posizione chiara e decisa al fianco del fronte democratico mondiale in lotta contro l’imperialismo guerrafondaio. Il Congresso costitutivo del PC TLT ha dunque elaborato una giusta linea del P., ha elaborato una giusta tattica per il conseguimento di uno scopo strategico il potere popolare — del tutto reale. Esso ha indicato anche i mezzi di lotta per il conseguimento di questo scopo. Ha assunto inoltre una giusta posizione nell’interesse delle forze democratiche internazionali. Non si incontra dunque in nessuna parte il nazionalismo borghese, l’avventurismo ecc. come oggi tentano di dimostrare gli spacconi cominformisti, ma ci troviamo di fronte a una linea realistica e rivoluzionaria, che pienamente esprimeva la giusta linea classista da assumersi nella esistente situazione politica interna ed internazionale. Ogni altra via-avrebbe significato deviazione dalla lotta di classe, sarebbe stata la via dell’opportunismo e della liquidazione di ogni movimento rivoluzionario, la via della controrivoluzione nel TLT e necessariamente, diretto contro gli interessi del movimento operaio e democratico internazionale. Il nostro P. ha sviluppato sulla base della linea di P. del Congresso costitutivo la sua attività in tutti i settori del movimento operaio e democratico in genere. Il suo battesimo di fuoco, questa linea l’ha vissuto nei giorni 14 e 15 settembre, quando la reazione ha tentato, con le sue bande fasciste e terroriste e con l’appoggio degli imperialisti anglo-americani, di sfruttare il giorno dell’entrata in vigore del Trattato di pace, per un’azione decisiva contro le forze democratiche. La nostra risposta è stata cosi formidabile, essa ha avuto conseguenze cosi demoralizzatrici per i fascisti, da costringere il governo militare anglo-americano a venire in aiuto, mediante l’arresto di operai e con il tentativo di scaricare la responsabilità per i disordini sui lavoratori. I lavoratori hanno sfruttato anche questo tentativo delle autorità di occupazione con lo sciopero generale. In occasione dei vili attacchi fascisti, dell’uccisione di Milka Vrabec e di Carlo Castagna, le masse hanno giurato di continuare la battaglia contro la reazione e l’imperialismo. L’hanno continuata sotto la direzione di un PC combattivo ed esperimentato, di tipo bolscevico. Il popolo lavoratore dì Trieste risolveva ogni giorno nella pratica la questione nazionale in un punto cosi sensibile come lo è Trieste. In questa maniera dava l’esempio come si deve combattere contro il veleno nazionalista della borghesia. Le autorità anglo-americane di occupazione cercavano continua-mente, aiutate dalla reazione locale, l’occasione per spezzare la combattività e l’unità delle masse democratiche triestine. Con l’aiuto della stampa reazionaria e sciovinista italiana hanno cominciato ad infangare il glorioso passato della lotta di liberazione nazionale, a presentare la liberazione di Trieste ed i 40 giorni di Potere popolare, come i giorni di terrore, di violenze e di persecuzione degli italiani. Volevano mettere sotto accusa tutta la lotta di liberazione nazionale, spezzare la fratellanza italo-slava e colpire con ciò decisamente tutto il movimento operaio e democratico. Quando tutta la reazione locale e straniera imperialista ha creduto di aver già creato una atmosfera politica adatta, in occasione del raduno dei partigiani a Opicina, all’inizio del gennaio 1948, essa passò all’attacco. Nuovamente però si manifestò la forza del movimento operaio e democratico triestino, unito e conseguentemente combattivo nella difesa di una vera democrazia Di fronte a ciò la reazione preferì cambiare ’a tattica e no» at- taccare più frontalmente il movimento democratico. Compi invece singole sortite in tutte le direzioni possibili, per esaurirlo e gradualmente indebolirlo decisamente. Ma anche questa tattica della reazione non ha conseguito i risultati sperati. Lo si è visto nella maniera più chiara con i festeggiamenti del I. Maggio 1948, quando, malgrado tutti gli impedimenti possibili che avrebbero dovuto minare il successo dei festeggiamenti (divieto dei cortei nel centro della città, divieto del comizio in piazza Unità, divieto alla partecipazione della popolazione della zona B, chiusura del confine, blocchi sugli incroci stradali nei dintorni della città, nonché numerose altre misure) le masse democratiche riuscirono a spezzare tutti i blocchi, tutti i cordoni della polizia, a vincere tutto il terrore della polizia civile ed a partecipare in un numero imponente alla manifestazione del I. Maggio e al maestoso saggio ginnico pomeridiano allo stadio di S. Sabba. Le masse democratiche hanno mostrato nuovamente in tale occasione, con la partecipazione di oltre 100 mila persone, la loro coesione e combattività. In piazza Unità si raccolsero invece pochi servi clerofascisti dell’imperialismo anglo-americano che imbarazzati dalla pochissima partecipazione andavano constatando che pioveva e che la loro gente è libera e può anche rimanere a casa se le aggrada ecc. Quando le masse democratiche della zona anglo-americana conducevano, sotto la guida del PC, una lotta accanita per il riconoscimento dei loro diritti e per l’affermazione delle conquiste democratiche della lotta di liberazione nazionale, le masse popolari della zona B. andavano sviluppando e rafforzando la massima conquista della lotta di liberazione nazionale — il Potere popolare —. Nella zona Jugoslava si trovava al potere il PC ed attraverso a questo le larghe masse lavoratrici. Con l’introduzione di una ecconomia pianificata, parallelamente alla distruzione delle posizioni economiche della reazione ed al rafforzamento di quelle del potere popolare, il livello di vita dei lavoratori della zona Jugoslava, andava continuamente elevandosi. Per tale motivo le masse popolari del a zona B. erano e 10 sono pure oggi, ancor più decise a difendere queste conquiste della lotta di liberazione nazionale. Le masse lavoratrici della zona A. vedevano invece nel Potere popolare della zona B. una chiara è concreta prospettiva della loro lotta e dei loro fini. Tale era il movimento operaio e democratico nel TLT, con alla testa un P. C. combattivo e sperimentato, prima della risoluzione dello U. I. Esso esprimeva la forza grandiosa delle masse popolari organizzate che erano passate attraverso la rivoluzione ed in questa avevano conseguito esperienze ed un’alta coscienza politica e classista, continuando l’eroica battaglia per una vera democrazia sotto la direzione di un PC temprato dal fuoco rivoluzionario. Quanto sia miserabile, traditore e controrivoluzionario il chiasso dei cominformisti che chiamano la lotta rivoluzionaria del proletariato triestino «passato vergognoso», urlano che 11 Partito era settario, nazionalista ecc., lo si osserva subito purché ci si ricordi degli oltre 100 mila membri dell’UAIS, delle decine di mi-liaia di membri delle altre organizzazioni democratiche, del fatto che cento, duecento mila lavoratori hanno dimostrato, sotto la guida del nostro Partito per le vie di Trieste e come davanti a questa forza grandiosa delle masse abbia tremato tutta la reazione triestina insieme ai suoi padroni stranieri. Vi esistavano naturalmente anche errori e debolezze. Il nostro Partito, ma’grado la sua larghezza politica,era ancora ammalato di settarismo nell’accettazione di nuovi membri nel Partito, inanzitutto di operai combattivi e dediti alla causa. A tale riguardo non intendiamo naturalmente riferirci alla larghezza usata dai cominformisti nell’accettazione di nuovi membri nella loro frazione social-patriot-ta. Lo stesso fenomeno si osservava anche nelle nostre organizzazioni di massa, dove pur esisteva la maggiore larghezza nell’iscrizione di nuovi membri. Questo fatto dimostra anche 1’esistenza di riserve che il nostro Partito non era riuscito ancora ad attivizzare completamente. Il maggiore errore di cui soffriva il nostro Partito era costituto invece dalla non sufficiente vigilanza nei confronti di tutte le influenze possibili del nemico di classe sui nostri membri di Partito. Se vi esisteva molto settarismo nell’accettazione di operai onesti e combattivi nel Partito, tanto maggiormente era dato di osservare una mancanza della severità rivoluzionaria nei confronti di tutti gli opportunisti, liquidatori ed agenti del nemico di classe. Questo errore ha in una grande misura facilitato l’attività distruttrice e .liquidatrice dei cominformisti locali. Di questi ed altri errori minori soffriva il nostro Partito che contro di essi non ha saputo combattere abbastanza decisamente e radicalmente. Ciò non pertanto tutti questi errori non toccano in nessuna parte la nostra linea politica fondamentale, la quale è stata continuamente giusta, conseguentemente e rivoluzionarmente classista. (Contìnua in lll,2 pagna) UN ESEMPIO Le filiali sindacali del nostro circondario col 14 e 15 settembre, cioè qualche giorno prima della conclusione della gara precongressuale avevano già superato gli impegni presi nel campo dell’aumento della produzione. Prolungata la gara sino all’ 8 ottobre, hanno assunto, nuovi impegni. Il ritmo di lavoro è stato intensificato in tutti i rami della nostra economia, l’emulazione si è svi.uppata al massimo fra reparto e reparto di ogni fabbrica, cantiere, azienda ecc. Le varie cooperative agricole di produzione hanno gareggiato l’una l’altra per il miglioramento qualitativo e quantitativo, cosicché grazie a questo slancio lavorativo, sono stati raggiunti risultati superiori alle previsioni. Lo dimostrano le seguenti percentuali raggiunte nella realizzazione del piano di lavoro dalle sotto elencate filiali: Filiale sindacale — Impresa cittadina Costruzioni Pirano — al 3 ottobre il 103 p. c. I cantieri Piranesi al 28-9 il 795, p. c e giornalmente superano nella misura del 4 p. c., il piano di lavoro. La scuola agraria di S. Canziano il 186 p. c. al 3 ottobre. L’Edilit di Capodistria il 103 p. c. al 4 ottobre. La fabbrica Salvetti di Pirano il 101.7 p. c. al 1-ottobre. La filiale sindacale che lavora sulla strada Monte—Villanova supera giornalmente nella misura del 10—15 p. c. il piano dì lavoro. L’ICET ha nuovamente superato il piano dei lavori con il 104,3 p. c. al 3 ottobre. La cooperativa calzolai di Pirano ha superato del 100 p. c. il piano di lavoro, i suoi soci hanno eseguito 311 ore di lavoro d’assalto in più del programma. La filiale sindacale dell’ospedale civile di Isola ha dato 42 ore lavorative. La filiale dell’ADRIA di Isola ha superato del 184 p. c. gli impegni. Alla fabbrica Nardone è stato raggiunto il 81,3 p. c., ed alla fabbrica Arrigoni l’82,5 p. c. del programma di lavori. Senza dubbio le precisate percentuali risulteranno sensibilmente aumentate il 9 ottobre data della chiusura definitiva della gara, o — O — Si è chiusa testé la gara d’emulazione precongressuale nella quale le masse lavoratrici del circondario hanno profuso le loro forze per il raggiungimento ed il superamento degli impegni presi in Isola, con le sue industrie per la conservazione del pesce lavorato, può contribuire efficacemente al potenziamento della nostra economia. Le due grandi fabbriche «Arrigoni» ed «Ampelea» danno su larga scala occupazione a molta mano d’opera della cittadina e dei dintorni. Una amministrazione oculata, congiunta alla ferma volontà di incrementare e sviluppare l’attività di questo ramo della nostra industria, gioverebbe ancor più ad elevare lo standard di vita della popolazione. Ma benché ci siano tutte le possibilità, le cose non procedono nel migliore dei modi, dato che, come abbiamo accennato sopra, necessita, per raggiungere la floridezza delle nostre industrie, la più stretta collaborazione tra le maestranze e la direzione, unite in comunità di intenti per migliorare, allargare e portare al più alto livello produttivo le fabbriche. E questo requisito essenziale non si può sinceramente affermare che esista alla fabbrica «Ampelea» ove abbiamo svolto una nostra inchiesta. Accompagnati dal direttore della «Ampelea» abbiamo visitato i laboratori e le officine dei falegnami, meccanici, elettricisti e bottai constatando che molte cose procedono male. Parlando con i compagni operai, siamo rimasti sconcertati quando ci informarono che la mancanza degli attrezzi ritardava il lavoro. Nel laboratorio falegnami ci soffermiamo un’istante con il compagno Vascotto Ervino e gli chediamo sull’andamento del lavoro. Il comp. ci risponde: «Non va tanto male, ma potrebbe andar meglio se ci fossero gli attrezzi necessari.» Al momento abbiamo interpretato, che con la voce «attrezzi» egli alludesse a macchinari, nel qual caso, erano spiegabili le difficoltà per il loro acquisto. Abbiamo quindi chiesto che ci precisasse quali erano gli attrezzi cui si riferiva, e il comp. chiari che mancavano: «pialle, ferri da pialla, cac-ciaviti ecc.» Altrettanto precisano i compagni Pagani Angelo, Vascot-to Giacinto e Gladi Giuseppe. Pas- ! siamo nel reparto caldaie e chiediamo ai comp. Copettari Marcello e Juriševič • Joško se anche ad j essi manchino attrezzi da lavoro, j La risposta non differisce dalle i precedenti: «Mancano chiavi, scalpelli e lime,» onore al II Congresso del P. C. TLT. Stretti attorno all’UAIS, uniti sotto la bandiera del Partito, i democratici del circondario hanno raggiunto nella gara risultati quanto mai significativi che attestano con la loro grandiosità, la dedizione e l’attaccamento del popolo lavoratore per il suo Partito. I dati conclusivi di questo enorme sforzo lavorativo non ci sono ancora perevnuti, quindi limitizamo questo riassunto, del lavori eseguiti al 1. X. 1949: Settore di Verteneglio — al lavoro hanno partecipato 1361 persone, vale a dire quasi tutta la popolazione. Sono state effettuate 6.103 ore lavorative per la costruzione del nuovo' raccordo stradale. Il materiale estratto ammonta a 1366 m. cubi e sono stati frantumati 291 m. cubi di pietra. Terrebianche — in quella località la popolazione ha costruito un nuovo spaccio vendita per la cooperativa agricola locale. Sono state impiegate 345 ore lavorative. In più sono state effettuale 81 ore Come a Terrebianche, Umago e Salvore, cosi pure a Morno 13 famiglie di lavoratori della terra si sono unite con tutti i loro averi ed hanno formato la cooperativa di produzione agricola «Combattente». Cosi, nel breve periodo di due settimane, vediamo sorgere nel distretto di Buie la quarta cooperativa agricola, oltre a quelle già esistenti. La nuova cooperativa agricola porta il nome di «Combattente», nome che è stato assegnato dai suoi membri, perchè, come ieri essi hanno combattuto contro l’oppressore nazifascista, cosi oggi combattono le vecchie idee sature di pregiudizi, adottando il nuovo sistema di lavoro collettivo e combattendo i vari «kulak» che, con tutti i mezzi, vorrebbero frenare il progresso del lavoro cooperativistico. Combatto- Passiamo nell’officina meccanica e chiediamo di parlare con il capo officina, sigpor Gandusio, per sapere se anche nella sua officina mancano arnesi di lavoro, ossia lime, seghetti, punte di trapano, scalpelli ecc. Dopo alcuni istanti di perplessità ed incertezza — forse causate dalla presenza del direttore — si decide ad esporre alla nostra vista un paio di lime chiuse in un cassetto, qualche punta di trapano e null’altro. Nel contempo però afferma che esistono a’tri arnesi in magazzino. Il direttore, presente, conferma la sua ultima dichiarazione. Per accertarci, chiediamo ai compagni, Benvenuti Li-cerio, Fragiacomo Bruno e Russi-gnan Mario, se l’officina in cui lavorano è fornita degli arnesi necessari. Purtroppo la loro risposta è negativa: «se gavemo bisogno de una lima, bisogna che se coremo drio e se lavora uno no lavora l’altro, ne manca scarpei, ne manca tutto per far andar ben el lavoro.» Nel reparto elettricisti la situazione è identica. Il capo reparto, Fragiacomo Libero, -ci ripete il ritornello: «Mancano arnesi». Nel reparto bottai le parole sono le stesse e il capo reparto, Pecchiar Antonio, ci fa constatare le pessime condizioni degli arnesi da lavoro. Prima di uscire dalla fabbrica, entriamo nel magazzino per confortarci con la vista degli arnesi di scorta, la cui giacenza ci è stata assicurata dal capo-officina Gandusio. Il magazziniere apre un armadio in uno scomparto del quale sono allineate forse una decina di lime di due misure. Non sappiamo se ridere oppure indignarci. Non basta essere nel torto, ma ancora vogliono prendersi gioco degli operai e del loro lavoro. Sembra che questi signori non conoscano nemmeno le elementari necessità di un’officina e delle rispettive scorte di materiale. Nelle officine del-l’Ampelea di Isola mancano gli attrezzi ed utensili da lavoro più elementari. Questa è la incredibile realtà. Siamo costretti a constatare simili assurdità dopo i tanti sforzi del Potere Popo'are per potenziare le nostre fabbriche. Come si può arrivare a questo punto di noncuranza nelle officine che sono la parte vitale dello'stabilimento? Ci risulta che dal novembre dell’anno scorso deve essere ultimato il montaggio di una sega circola- di lavoro per la costruzione della casa del cooperatore di Crasizza. Sempre nel periodo della gara precongressuale, è stata costituita una cooperativa agricola di produzione. Lozari — 400 sono le ore lavorative effettuale nella costruzione della strada S. Giovanni—Lozari. Crasizza — 325 ore lavorative effettuate per la casa del cooperatore. In altri settori sono state effettuate 6750 ore di lavoro volontario. I primi risultati parziali dì alcuni settori del distretto di Buie ci danno 14.004 ore lavorative, con la partecipazione di migliaia e migliaia di persone. I risultati conclusivi daranno in seguito il quadro completo dei grandiosi successi ottenuti. E’ stata così portata a termine una nuova tappa per la realizzazione del programma economico annuale e le nostre masse si preparano ad affrontarne una nuova per il raggiungimento del migliore tenore di vita della popolazione tutta. no inoltre le subdole manovre di certi pseudo compagni, che, dopo aver beneficiato della riforma agraria, ricevendo la terra, gli arnesi per lavorarla, come pure il bestiame, ora cercano in tutte le maniere di sottrarsi al loro dovere morale di lavoratori della terra e progressisti — còme ad essi piace denominarsi. Uno fra essi, non avendo il coraggio di rifiutarsi ai compagni di Morno, dichiarava che sarebbe andato a far parte nella cooperativa di Umago nel mentre ai compagni di Umago asseriva che avrebbe fatto parte della cooperativa di Morno, per poi rimanere fuori del-l’una e l’altra. Alcuni di tali pseudo compagni hanno ostacolato in tutte le maniere il sorgere di queste cooperative perchè non sia smascherato il loro egoismo. Malgrado tutto ciò le direzione re e di una piallatrice elettrica per il laboratorio dei bottai. Il funzionamento di queste macchine accelererebbe di molto il lavoro, e diminuirebbe la fatica degli operai consentendo anche l’introduzione delle norme, con grande vantaggio per il guadagno degli operai stessi. In certi reparti gli operai hanno uno o due utensili per sei persone. Forse al signor direttore avevano insegnato a dirigere in tal modo lo stabilimento i suoi padroni della ex «Società Anonima»? Al signor Gandusio, capo offic-na, per esempio, era stata ordina-nata la distinta degli attrezzi mancanti, ma non venne mai compilata. Quando si doveva costruire una sega a nastro ed altre due macchine, escogitò sempre delle scuse per non portare a termine il lavoro. E’ chiaro, dopo questa esposizione dei fatti, quale sia il fine che persegue la vecchia cerchia dei dirigenti della fabbrica. E’chiaro che questa disorganizzazione scientemente organizzata è una delle tante tattiche che ha sempre adottato e tenterà di adottare la ex classe padronale ai danni del popolo che ha conquistato e che intende rafforzare il suo Potere. • L’azione dì questo gruppo noi ben la conosciamo. La conosciamo poiché viene svolta in tutti quei paesi in cui si presenta la stessa situazione politica del nostro territorio, ma di contro conosciamo anche quale fine spetta a chi vuole, a tutti i costi, ostacolare la marcia del popolo lavoratore. Non saranno certamente i nostri operai coscienti che si lascieranno ingannare da queste manovre; essi sanno che devono lottare con tutti i mezzi offerti dal Potere Popolare — per far fallire questi piani che vorrebbero rendere indifferenti i lavoratori nei confronti della produzione e dimostrare l’incapacità del popolo all’autogoverno. Riorganizzando il lavoro nella fabbrica, si avrebbe immediatamente un sensibile aumento nella produzione e, di rifesso, vantaggi economici considerevoli per gli operai stessi con l’introduzione delle norme e dei premi di produzione. Questo in breve quanto abbiamo riscontrato all’Ampelea. Ma quanto sopra esposto però non e un problema che riguarda esclusivamente questo complesso industriale. Abbiamo delle Da parecchio tempo nel caffè ristorante «Alla Loggia» si notano degli strani fenomeni: sostituzioni di personale, licenziamenti in tronco, spostamenti improvvisti negli incarichi sul lavoro, contestazioni e resistenze per pagare certe retribuzioni al personale ecc. Questo stato di cose non è ammissibile in una azienda, diversa-mente si arriva alla menomazione della disciplina e ad una incresciosa tensione nei rapporti fra il personale e la direzione. Questi fenomeni e metodi sono concepibili soltanto nei paesi a sistema capitalista, non qui nella nostra zona, dove abbiamo il Potere Popolare che ogni giorno si adopera per eliminare tutto ciò che sa di capitalismo. Certo è che la direzione della «Loggia» non esita a minacciare il licenziamento a chi non subisce supinamente le sue imposizioni e che procede a licenziamenti arbitrari, ignorando completamente la esistenza della filiale sindacale. In luogo di dimostrarsi cosi sollecita nel licenziare i propri dipendenti, perchè la direzione in argomento non controlla maggiormente cooperative sorgono, prosperano e si potenziano. Presidente della neo cooperativa «Combattente» è il bravo compagno Manin Giovanni e V.ce presidente il compagno Milos Augusto, Abbiamo avuto l’occasione di avvicinare i compagni Alessio Marco,, Blaševič Giovanni, Blaševič Pietro e Zugnaz Antonio, che esprimono’ parole di fiducia verso il Potere Popolare e, sono sicuri della riuscita del lavoro collettivo e del suo rendimento, che hanno la certezza di migliorare le loro condizioni. Quésto è un’altro passo verso l’edificazione del socialismo che i nostri bravi lavoratori della terra o-gnì giorno rafforzano con il lavoro. La formazione di queste coopè-rative di produzione agricola è u-na risposta ai liquidatori cominformisti poiché prova con i fatti la nostra marcia. buone ragioni per dichiarare che il: problema ha un carattere generale e tali sistemi si possono riscontrare, con qualche variante, anche in altri obiettivi di lavoro. In ogni ca so nei prossimi numeri ritorneremo in argomento. LICENZIAMENTO Certo Carlin Giuseppe, bracciante occupato presso la Ampelea di Isola, è stato licenziato perchè rifiutatosi di prestare la sua opera quando si erano presentate serie difficoltà per lo scarico di 4 vagoni di carbone. E’ stato licenziato anche perchè questo suo rifiuto ha rivelato una mentalità che non collima affatto con i tempi nuovi. Egli ha dimostrato la sua assoluta noncuranza per gli interessi della collettività che in quella particolare circostanza richiedevano la sua opera — die per di più sarebbe stata retribuita — come addetto a quella fabbrica che tanta importanza ha per l’eco nomia del Curondario. Carlin Giuseppe rifiutò di scaricare, assieme ad aitai compagni, 4 vagoni di carbone, ben sapendo elle, in quel momento, nella fabbrica le maestranze erano impegnatissime per l’inscatolamento di 80 qt. di pesce e che perciò la mano d’opera scarseggiava. Egli sapeva inoltre che l’immediato scarico dei vagoni avrebbe evitato all’amministrazione della fabbrica una spesa non. indifferente. Viceversa il Carlin assunse un atteggiamento spavaldo dichiarando che a lui importava poco se la fabbrica lo avesse licenziato. Parole simili uscite dalla bocca di un padre di famiglia, quale è il Carlin, possono stupire solamente chi non sappia che lo stesso un tempo era una specie di maggiordomo al servizio di certo Pertot, ex direttore amministrativo della Ampelea. Quindi nulla di più naturale che il Carlin senta la nostalgia dei «bei tempi» quando si inchinava u-mile e servizievole al suo padrone del quale era il favorito. Ora le sue espressioni fanno supporre che per mantenere la famiglia egli abbia sufficienti entrate da Trieste grazie alle raccomandazioni ed appoggi del suo influente padrone. Servo fedele dei ricchi sfruttatori, il Carlin ha in disprezzo gli sforzi ed i sacrifici del popolo lavoratore che tante ore volontarie dà per la nuova società. Questo licenziamento, adottato in difesa degli interessi degli operai e contadini, sia di ’monito a tutti quelli che coltivasse.ro come il nominato nostalgie pr»r il passato di schiavitù e denotassero vergognosa indifferenza nei riguardi del- patrimonio sociale. 1 il funzionamento della cucina della mensa? Dove, per esempio, il giorno 3 corr., come da precisazioni avute, venivano cotte per essere somministrate ai commensali salsicce guaste e per di più maleodoranti. Chieste notizie a tal proposito alla compagna Bolčič Vilma e ad altre addette al servizio di cucina, esse convenivano nel fatto che le salsicce erano guaste, tentando di scagionarsi con l’affermare che quello era l’ordine della «Signora Direttrice». Questa, a sua volta, si discolpava dichiarando che a lei le salsicce erano sembrate sane e mangiabili. Riteniamo superfluo ogni commento per dimostrare l’irresponsabilità di una direzione del genere. Oltre quanto reso di pubblica ragione, ci sarebbero altri fatti ed episodi da citare, ma riteniamo piu che sufficiente quanto esposto. Sarà bene precisare però che se la filiale sindacale fosse stata all’altezza del suo compito, già da bel principio potevano essere stroncati certi arbitri ed abusi. Il compito della filiale sindacale doveva essere la difesa degli interessi dei compagni di lavoro se essa si fosse opposta decisamente ai licenziamenti ed agli altri abusi, di certo la direzione avrebbe agito altrimenti. Questi fatti devono servire come esempio a tutte le altre filiali sindacali, perchè da essa dipendono gli interessi delle maestranze. AVVISO IMPORTANTE dell'istituto Sordomuti di Portorose Nell’istituto dei sordomuti di Portorose, con l’inizio dell’anno scolastico 1949-1950, su richiesta dei genitori, si accetteranno altri ragazzi. Le condizioni per l’accoglimento sono le seguenti: a) sordomutità del ragazzo, oppure uno stadio tale di sordità da impedire al bambino di frequentare la scuola elementare, od anche uno stadio di sordità tale da impedire la possibilità di apprendere la parlata; b) compiuto il sesto anno di età; c) idoneità fisiche e intellettuali sufficienti per formarsi una cultura. Sono esclusi gli ammalati inguaribili e quelli che hanno gravi difetti fisici. Le domande devono essere indirizzate alla Direzione dell’Istituto dei sordomùti a Portorose. Alla domanda bisogna allegare: l’atto di nascita del bambino, il certificato di vaccinazione, il certificato medico e una dichiarazione circa le condizioni economiche dei genitori. La domanda e gli allegati devono essere bollati a norma delle vigenti disposizioni. Tutti gli aspiranti verranno invitati, al principio dell’anno scolastico, ad un esame. Il giorno dell’esame verrà comunsciato in tempo. I genitori, i cui bambini si trovano già nell’istituto, non sono obligati a presentare nuove domande. Oltre che i bambini nuovi l’Istituto di Portorose riceverà questo anno anche i bambini, provenienti da altri Istituti, che desiderassero essere accolti. In questo caso i genitori devono procedere come sopra. Ulteriori informazioni i genitori possono averle direttamente dalla direzione dell’Istituto, sia verbalmente che per iscritto. \ NOTIZIE SPORTIVE In occasione della «Giornata mondiale della pace», l’UCEF organizza per domenica 9 p. v. una corsa ciclistica internazionale denominata «COPPA della PACE». I migliori dilettanti saranno allo star tra i quali Giovanni CARENA di Torino, vincitore del I. Giro del TLT, unito ad altri 4 connazionali. Corridori austriaci e jugoslavi (dodici in tutto) prenderanno il via unitamente ai noti aiteti rosso-a’.arbadati dell’UCEF. La gara si snoderà sul seguente percorso: Partenza dalla Rotonda del Boschetto, Cacciatore, Cattinara, Chiusa, Moccò, Bagnoli, Zaule, Scoffie, CAPODISTRIA, Isola, Pbrtorose, Buie, Castelvenere, CAPODISTRIA (ritorno), Scoffie, Zaule, Bagnoli, strada Tarvisiana, Opicina, Sistin-na, Barcola, Salita del Faro, Prosecco, Opicina, Cave Faccanonv, Via Fabio Severo, Via Colognu, Via Giulia con arrivo alla Rotonda del Boschetto. II percorso, come si vede, non è dei più facili per cui una lotta per il primato non mancherà. Anzi proprio nella nostra Zona avverrà senza dubbio la selezione. Carena ritenterà il colpo del I. Giro del TLT. SITUAZIONE ORGANIZZATIVA ALL’AMPELEA La volontà dei dipendenti svalorizzata dalla LA NUOVA COOPERATIVA DI MORNO 11 socialismo nella campagna marcia con tappe sicure _____________________La Nostra Lotta _______________ L’OPERA CONTRORIVOLUZIONARIA DEL C0MINF0RMISMÖ 1 Gli effetti negativi della risoluzione dell’ 0. I. (Continua dalla Il.a pagina) La risoluzione dell’U. I. è venuta inaspettatamente. Dolorosamente essa ha echeggiato nei cuori di tutti i comunisti triestini che sinceramente erano legati alla nostra rivoluzione e con essa avevano collaborato e visto i suoi risultati. Noi l’abbiamo sentito tanto più perchè insieme ai popoli della Jugoslavia abbiamo direttamente collaborato nella lotta di liberazione nazionale, contribuendo noi stessi alla vittoria della rivoluzione democratica e socialista nella Jugoslavia. Era difficile accettare tutte queste affermazioni relative al PC della Jugoslavia, come definitava-mente fissate e vere, quantunque ciò provenisse dalla massima autorità del movimento operaio mondiale, dal Partito bolscevico. Ma par noi era allora problema fondamentale la conservazione dell’unità del nostro Partito e di tutto il movimento operaio e democratico triestino, sulla base della linea politica fin là seguita. Alla cautela ci spingeva anche una profonda coscienza delle varie tendenze, contrarie alla nostra linea di Partito, che esistevano nel quadro del nostro Partito, influenzate indirettamente ed anche direttamente dalla non giusta posizione del PC d’Italia nei confronti della questione triestina. Ciò si è manifestato già subito in occasione della I. riunione che segui alla risoluzione. Si delinearono due linee relativamente alla risoluzione dell’U. I. Esse però esprimevano sostanzialmente due di- Questo compito, dicono i comin-formisti, è stato assunto dal loro «partito», che si è con ciò diferen-ziato dalle organizzazioni di massa Cosa pensino in merito a questo, ce lo dice Destradi nella stessa relazione, in dui però ci sono parecchi punti oscuri e confusione nelle formulazioni e dove, attraverso tutta l’argomentazione, traspare chiaramente lo spirito liquidatore. A causa della generale confusione i-deologica nelle loro dichiarazioni, i cominformisti si trovano spesso in contraddizione, quando affermano da una parte che è necessario differenziare il Partito dalle organizzazioni di massa e con ciò rendere possibile il loro allargamento, d’altra parte estraniare il Partito dalle organizzazioni di massa e togliere ad esse ogni carattere comunista. In questa confusione e illogi cità c’è una sola chiarezza mgica: la liquidazione del Partito rivoluzionario combattivo come guida delle più larghe masse popolari nella loro lotta per la liberazione dallo sfruttamento. Ciò significa inoltre rinunciare alla guida diretta di queste masse e abbandonarle all’influenza di tutti i partiti borghesi, restringere i’influenza e l’attività del Partito soltanto ai membri ed ai partigiani, cambiando cosi il Partito in un ordinario gruppo di partito del parlamento 'borghese. Il che significa liquidazione delle organizzazioni di massa e con ciò del movimento rivoluzionario e la loro trasformazione, in quanto vi esistono ancora, in ordinarie organizzazioni di categoria o in piccole e ristrette agenzie di frazione. Ciò significa rinunciare definitivamente alla rivoluzione ed alla lotta rivoluzionaria per li potere. Ciò rappresenta una ritirata su tutta la linea dalle posizioni del nostro Partito che ha conquistate nella passata lotta rivoluzionaria nel periodo della guerra e dopo di essa. Sulla stessa linea si trova il loro atteggiamento nei confronti dell’organizzazione delle donne: non più. una larga organizzazione politica ma un semplice movimento femminista che deve interessarsi soltanto di ristretti problemi femminili. Nei riguardi dell’UAIS, di questa potente organizzazione basilare di massa, i cominformisti sono ancora più conseguenti ^ chiari, quando constatano essere assurde parlare di un certo Fronte Popolare che dovrebbe essere rappresentato dall’UAIS, quando si rifletta che tra gli italiani sono membri soltanto i comunisti ed i simpatizzanti al Partito. Conclusione logica: bisogna liquidare l’UAIS come è stata liquidata a Gorizia immediatamente dopo l’annessione all’Italia. A dire il vero non hanno ancora il coraggio di dire apertamente ciò, innanzitutto perchè ancor oggi la sfruttano per poter più facilmente mobilitare gli sloveni a favore della loro sporca politica. Un esempio caratteristico a tale riguardo, è dato dalle recenti elezioni amministrative, quando essi hanno scacciato l’UAIS dalla città nella campagna. In questa politica liquidatrice non hanno perdonato neppure al-l’OF. Hanno formato una propria direzione che è diventata uno strumento per la distruzione dell’unità politica e nazionale del popolo sloveno del TLT, lo strumento di una campagna ostile contro la Jugoslavia. I cominformisti sloveni del TLT si proclamano forze sane del popolo sloveno e sotto le insegne dell’internazionalismo, dell’URSS ecc. si uniscono alla campagna generale contro l’edificazione del socialismo nella Jugoslavia; sulla stessa linea con Agneletto, la reazione slovena belogardista, la reazione nazionalsciovinista italiana, con gli imperialisti, con tutti i possibili nemici della Jugoslavia socialista. verse posizioni nei riguardi di tutto il movimento operaio e democratico e della linea politica di questo. Queste due linee hanno trovato espressione nelle risoluzioni votate in questa riunione. Esprimevano queste due posizioni diverse fondamentalmente: la nostra, così detta di «Babič», per la conservazione della linea rivoluzionaria fin là seguita e dell’unità di tutto il movimento democratico, esprimente il desiderio che il dissidio venga quanto prima risolto fra le due organizzazioni — PCJ e PC(b) delI’U.R.R.S. - l’interesse del fronte socia’ista internazionale, e l’altra, di Viđali, che comportava la revisione completa di tutta la linea rivoluzionaria fin là seguita e con ciò diretta alla distruzione dell’unità del movimento operaio e democratico del TLT. La nostra risoluzione assumeva certamente l’unica posizione giusta, quantunque manifesti nei confronti della stessa risoluzione, ancora molte illusioni relative ad una soluzione fraterna e sincera del dissidio, Ma ciò era comprensibile perchè noi non si poteva in quel momento intravvedere nella risoluzione e conoscere tutta la profondità politica ed ideologica del dissidio, non conoscendo le cause, che avevano determinato la risoluzione. Non potevamo perciò pre- L’affermazione più gesuitica, spudorata e menzognera è invece quella di Destradi sulla cultura slovena La loro attività «degna di lode» ih questo settore si esprime nella distruzione delle società culturali slovene. Ovunque i cominformisti sono riusciti a conseguire i successi con la loro fobia distruttrice, dappertutto si è estinta quasi ogni attività culturale, se, naturalmente, la campagna antijugoslava è la negazione della grandiosità dell’eroica lotta di liberazione nazionale e delle conquiste di questa, non si i-dentifichino col popolo sloveno. Per i cominformisti la cultura slovena finisce con l’inizio della seconda guerra mondiale, dunque là dove comincia il periodo politicamente e culturalmente più ricco del popolo sloveno. Nella distruzione della cultura slovena spettano i maggiori «meriti» al maggiorente sloveno comin-formista Bidovec, che aiuta, sulla linea della reazione nazionalseiovi-nista italiana, a distruggere tutto ciò che è di sloveno e, sopratutto, quanto politicamente e culturalmente progressivo, è collegato alla lotta di liberazione nazionale ed all’edificazione del socialismo nella patria slovena. Un tale compito lo ha il cosidetto Comitato promotore della cultura popolare (POLP) co-minformista diretto da Bidovec. Un capitolo particolare di questa attività liquidatrice del cominform lo costituiscono però i sindacati, la più forte organizzazione classista di massa del proletariato. I Sindacati Unici, che si sono sviluppati dall’Unità Operaia — organizzazione rivoluzionaria della classe operaia triestina nella lotta armata antifa- Tutta questa politica ha però lo scopo di preparare le condizioni necessarie per la reali? :azioue dello scopo principale della politica dei cominformisti triestini, cioè l’annessione di Trieste e di tutto il TLT all’Italia di De Gasperi. Veramente questo scopo viene rggi ancora mascherato die ro la dichiarazione demagogica: «In allc-a di una migliore e del'mitiva soluzione, la soluzione migliore di oggi della questione triestina, «.i miste nella venuta del Governatore, nell’unione delle due zone e nel ritiro delle truppe d’oc ipazirne». La pratica politica quotidiana dei cominformisti triestini, conferma però la loro linea di ano ssione all’Italia. La loro campagna di menzogne e di calunnie contro la Jugoslavia e contro la zona B, campagna che stà alla testa di tutta la reazione, non ha altro scopo che quello di infangare quanto più la Jugos’av a agli occhi delle masse lavoratrici triestine, spezzare ogni legame con quella, concellare tutto l’eroico passato rivoluzionario del movimento operaio e democratico triestino, — legato alla lotta di liberazione nazionale dei popoli jugoslavi — per preparare cosi le basi «politico ideologiche» per la linea dell’annessione all’Italia. La giustezza di questa linea dovrebbe poi essere crismata dalla «teoria» elaborata dai saggi cominformisti, da Sikami, attraverso Gašperini e Viđali, fino a Marina, sfruttando, a tale riguardo, il principio marxista-leninista che il movimento nazionale è progressivo quando i suoi interessi concordano con quelli di tutto il fronte socialista. Sulla base delle calunnie che la Jugoslavia sia scivolata nell’imperia-lismo, essi deducono la «teoria» -die vedere neppure le conseguenze di questa. Gli avvenimenti hanno dimostrato che la nostra posizione difendeva gli interessi del movimento operaio locale e internazionale. La posizione della risoluzione di Viđali e gli avvenimenti immediati hanno dimostrato che non si trattava di sincerità e di fedeltà allo internazionalismo proletario, ma di una pura e semplice manovra per ritirarsi da tutte le posizioni rivoluzionarie e passare su quelle del peggiore opportunismo, della liquidazione, del nazionalismo piccoloborghese, in una parola di passare apertamente su posizioni controrivoluzionarie, per la qualcosa la risoluzione dell’U. I. offriva tutte le possibilità. Il fondamento della posizione di Viđali si trovava nel noto atteggiamento nazionalista che il PCI assumeva nei confronti della questione triestina, atteggiamento però, che a motivo dello slancio rivoluzionario delle larghe masse popolari non aveva potuto manifestarsi decisamente. Il PCI ha frenato effettivamente su questa linea lo sviluppo della lotta di liberazione nazionale da noi. Dopo la guerra invece hg cercato continuamente di introdurre tendenze opportuniste e nazionaliste nel nostro movimento rivoluzionario e scista — hanno continuato ad essere in tutto il periodo vx>st-bellieo una organizzazione sindacale conseguentemente classista del proletariato triestino in lotta per le rivendicazioni economiche quotidiane. Nello stesso tempo erano anche la forza fondamentale e, logicamente d’urto del movimento democratico triestino nella lotta politica che questo conduceva per i diritti democratici delle più larghe masse popolari. Dopo la risoluzione del-l’UI appena i vidalisti riuscirono ad impossessarsi della direzione dei SU ed a nominare presidente il liquidatore Radich, passarono immediatamente alla liquidazione del sindacato classista e combattivo ed alla introduzione della linea econo-mistica delle Trade Unions. Dunque non più politica nei sindacati, ma unicamente lotta economica per piccole migliorie nel quadro della schiavitù capitalista. Spezzarono l’unità sindacale con la zona B, perchè il Comitato Circondariale dei SU non volle accettare la loro linea li-quidatrice ed anticlassista. Una tale posizione ha però il significato di una prima e fondamentale concessione alla reazione nazionalista italiana, agli occhi della quale bisogna lavare i «peccati» del passato e rinunciare alla lotta di classe. Quando la direzione comin-formista dei SU ebbe rinunciato al passato, spezzato i legami con i sindacati di classe della zona B e liquidato il carattere politico e classista dei SU, essa offri’ la «unità» alla Camera del Lavoro. Questa unità non è stata però offerta soltanto a prezzo di concessioni alla borghesia in campo sindacale, ma contiene altresi’ ed in- l’appoggiarsi o, addirittura, unire Trieste alla Jugoslavia, sia contrario agli interessi del fronte socialista. In occasione dell’ultimo congresso liquidatore della frazione 1 -cial-sciovinista di Viđali, abbiamo saputo, da Marina, che sotto la parola d’ordine che non esiste «una soluzione assoluta», si girava e rigirava intorno alla questione nazionale triestina; abbiamo saputo, ripetiamo, che la questione nazionale vaie anche per Trieste, che pggi può essere sbagliato ciò che ieri era giusto, che abbiamo combattuto per la Jugoslavia di Pietro, che è possibile «concedere qualche cosa» anche all’Italia retrograda di De Gasperi (che Marina ci perdoni di aver espresso il suo pensiero sino in fondo) e che gli sloveni opprimono gli italiani triestini. Queste le caratteristiche fondamentali della linea dei cominformisti triestini, — relativamente all’annessione allTtalia, — che è nello stesso tempo la linea del PCI ed alla quale tentano di dare un «fondamento teorico», deformando, a tale riguardo, e sfruttando, quanto più possibile, il marxismo-leninismo. Questa linea fondamentale si mostra in tutta la loro pratica politica: da una parte una campagna continua di calunnie e di menzogne contro la Jugoslavia e la zona B, dall’altra un esclusivo e continuo sforzo di legare tutto il movimento all’Italia di De Gasperi. Un tanto si è manifestato, nella maniera più chiara, durante le elezioni amministrative. Ce lo dimostra già lo stesso programma elettorale della fazione Viđali. Sotto la parola d’ordine della «pacificazione» (leggi pacificazione con la borghesia nazionalista italiana) « do- spezzare l’unità politica ed organizzativa di questa. Il PCI ha dunque sfruttato, contro tutti i principi d(/i marxismo e leninismo, quanto più gli è stato possibile, la risoluzione dell’U. I. Come primo passo su questa via si doveva negare e cancellare il passato rivoluzionario del movimento operaio e rivoluzionario, onde si potessero verificare le condizioni necessarie al passaggio sulla linea nazionalista dell’annessione di Trieste all’Italia. Ai fini di una tale politica era necessario creare u-na piattaforma politica adatta. A ciò si prestava molto bene la risoluzione dell’UI, avendo essa dato parole d’ordine come: 1) La Jugoslavia spezza il fronte socialista unitario; 2) la Jugoslavia conduce una politica nazionalista; 3) all’interno conduce una politica di restaurazione del capitalismo, all’esterno invece si vincola agli imperialisti e conduce perciò una politica antisovieticq; 4) il nostro partito è un’ordinaria agenzia del PCJ e per tale motivo la sua linea politica soffre degli stessi errori. Se poi ia Jugoslavia è un paese nazionalista borghese, se essa si lega agli imperialisti e conduce una politica antisovietica, la precedente politica della nione alla Jugoslavia e necessariamente ariche quella attuale nanzitutto concessioni politiche. La Camera del Lavoro non è soltanto il sindacato giallo-nero dei datori di lavoro — sindacato che effettivamente protegge gii interessi di questi — ma ha anche un carattere nettamente politico che si esprime sulla linea dell’annessione di Trieste all’Italia, il chè costituisce la linea politica fondamentale della reazione nazionalista italiana. Su questa linea i cominformisti si sono troyali insieme alla borghesia nazionalista italiana sulle stesse posizioni. Una tale linea conduce però naturalmente alla ritirata generale dalle posizioni della lotta di classe, conduce sulle posizioni nazionaliste; in questo caso, sulle posizioni della borghesia nazionalista italiana. Una tale politica della direzione co-minformista dei SU ha portato la conseguenza che i SU abbandonano l’iniziativa su tutto il settore sindacale alla Camera del Lavoro, che nè gli uni nè gli altri s’interessano delle rivendicazioni vitali della classe operaia e che i datori di lavoro continuino indisturbati a muovere l’offensiva contro ia classe operaia, cui ogni giorno toccane nuove sconfitte. Sono stati sciolti i Comitati di fabbrica, i licenziamenti sono all ordine del giorno, si sottoscrivono contratti collettivi che legalmente sanzionano le richieste e gli interessi dei datori di lavoro. I contratti esistenti, vengono invece violati ai danni della classe operaia ecc. E’ del tutto comprensibile, dunque, che la classe operaia sia rimasta disillusa dei suoi sindacati, sia diventata apatica e che molti operai addirittura non rinnovino le loro tessere, ecc. po aver posto in modo ristretto il problema delle elezioni amministrative, questo programma elettorale non ha toccato in nessuna parte il problema fondamentale dei trattato di pace. La parola d’ordine di un largo blocco elettorale significa — insieme al riggettó categorico della collaborazione con tutti i gruppi, che non sono d’accordo con la politica nazionalistica dell .annessione allTtalia — la tentenza all’accordo con i partiti nazionalisti italiani. Con la scusa della «pacificazione», il programma tocca soltanto di sfuggita la questione nazionale. In nessun luogo non dice però chiaramente in che cosa consistono i diritti degli sloveni nazionalmente soggetti. Questo programma esprime la rinuncia completa alla lotta di classe democratica in genere e porta sulla linea per la quale è necessario sacrificare le posizioni di principio del movimento operaio e demo-' cratico nell’interesse dello scopo fondamentale, dell’annessione all’Italia. Tutta la campagna elettorale è stata condotta con questo spirito. Nell’alluvione dei sindaci comunisti italiani nessuno ha toccato il Trattato di Pace e i problèmi del. TLT. Tutti hanno però mostrato nella luce migliore le loro amministrazioni comunali comuniste. Con ciò hanno voluto dire che in Italia non si sta cosi male perchè anche i comunisti hanno il «potere» nei comuni. Con ciò hanno però nuovamente creato illusioni pericolose nel proletariato triestino che sia possibile conseguire persino un certo potere comunista anche nella società capitalistica, e che perciò non è necessaria la rivoluzione, ma bastano le elezioni normali borghesi. sono sbagliate. E’ dunque giusta la linea del PCI che vuole l’annessione di Trieste all’Italia. I cominformisti triestini pensano di aver scoperto l’America, quando hanno trovato la giustificazione del Toro nazionalismo in un documento qual’è la risoluzione dell’UI. Per poter su questa linea mobilitare più facilmente le masse, essi hanno sfruttato i nomi più cari al proletariato e a tutte le masse lavoratrici: Unione Sovietica, Partito bolscevico, marxismo-leninismo, internazionalismo proletario e via di seguito. Noi invece siamo stati caratterizzati da essi come traditori, trozkisti, nazionalisti borghesi, agenti deU’imperia-lismo ecc, I risultati di una tale politica dei cominformisti triestini sono 1) Distruzione dell’unità del Partito e di tutte le organizzazioni di massa e con ciò un forte indebolimento delle forze democratiche del territorio di Trieste; 2) distruzione dell’unità politica della zona A e della zona B; 3) introduzione della linea politica del PCI relativamente alla annessione di Trieste e di tutto il territorio allTtalia, unitamente con tutti gli errori, opportunistici, socialdemocratici, nazionalisti, e capitolardì di cui soffriva là linea del PCI; 4) allineamento graduale cpl resto della reazione nella campagna ostile contro la Jugoslavia e la zona B, fino al conseguimento del primo posto nelle iniziative e nelle calunnie di questa campagna; 5) azione nettamente provocatorie contro il movimento rivoluzionario ed i rappresentanti di questo, sulla linea delle agenzie imperialiste. II PC del TLT, già forte, unitario e combattivo, era spezzetto. Diventava preda di tqtti gli avventurieri opportunisti, e su su fino agli a-genti aperti del nemico di classe, I cominformisti sono riusciti a introdurre la confusione tra i membri del Partito ed anche fra le larghe masse popolari e creare cosi le condizioni per spezzare la loro unità. Dopo che i cominformisti, guidati da Vidah, furono riusciti a spezzare l’unità del Partito ed a formare la loro frazione, si misero tu-bito al lavoro per liquidare ed eliminare completamente dal «loro partito» tutto li contenuto rivoluzionario del PC del TLT. Non più dunque un partito combattivo di avanguardia di tipo bolscevico ma il «partito» dei parlamentarismo boi- Alla luce di questi fatti, ci diventa chiara anche l’ultima mossa dei cominformisti triestini con il Governatore. La richiesta della venuta del Governatore, deìl’unione delle due zone e del ritiro delle truppe d’occupazione, non esprime nessuna preoccupazione per il rispetto dei Trattato di Pace, ma la pura e semplice tendenza alla revisione di questo e all’annessione anche della zona B allTtalia. In ciò consiste la loro «soluzione migliore». Ed in questa luce dobbiamo anche comprendere le urla isteriche di Viđali e del PCI sul «baratto infame» tra Tito e De Gasperi ai danni del TLT. Quando meditiamo questa nuovissima tesi di Viđali, ci si impone il pensiero che égli faccia dei calcoli da speculatore sulla politica ostile dell’Unione Sovietica contro la Jugoslavia. E’ un fatto che l’Unione Sovietica cerca di danneggiare, dove solo lo possa, la Jugoslavia socialista e che nel fare ciò non si cura dei principi del marxismo-leninismo. Se ci ricordiamo della questione carinziana, non possiamo oggi escludere un mercato identico anche in relazione a Trieste, forse, di nuovo per qualche compensazione, ed, innanzi tutto allo scopo di danneggiare la Jugoslavia. Ad ogni modo le recenti insistenze dell’Unione Sovietica nel consiglio di sicurezza per addivenire alla nomina di un qualsasi Governatore concordano con ia linea del patteggiamento con gli stati imperialisti ai danni dei piccoli popoli e contro l’interesse della democrazia. Cosi Viđali e, dietro ad esso, il PCI, puntando le loro carte sulla nuovisimma politica antidemocratica dell’Unione Sovietica, sono diventati, ad un tratto, i maggiori patrocinatori del Governatore., Di un Governatori natura-mente che alla prima occasione favorisse ia cosidetta migliore soluzione, cioè l’annessione di tutto il TLT allTtalia. Puntando sulla politica antijugoslava dell’unione Sovietica, il PCI và a Trieste, attraverso la sua frazione vidalista, ancora piu oltre. Urlando ai quattro venti sulla persecuzione degli italiani nel-l’Istria e a Fiume, crea le condizioni per un ancora maggior sviluppo dell’irredentismo nelle sue stesse file, onde poter, forse sulla base di questo, porre domani la richiesta per l’annessione allTtalia anche di quelle parti della Regione Giulia che con il Trattato dì Pace sono andate alia Jugoslavia. La politica dell’annessione allTtalia è senza dubbio nazionalista, poiché l’Italia è un paese borghese capitalista nel quale si sviluppano e si rafforzano oggi le forme fasciste del potere. L’Italia è membro del Patto Atlantico — blocco militare imperialista — la sua rivendicazione su Trieste e su lutto il ghese, che non ha più davanti a sé la prospettiva rivoluzionaria della lotta per il potere, ma esclusiva-mente quella per le piccole posizioni nel quadro del potere borghese Su questa linea i cominformisti hanno introdotto il terrorismo più spietato. Dal loro «partito» hanno eliminato qualsiasi critica sana, e-spellendo chiunque avesse osato porre j?iù criticamente qualche questione importante in relazione alla linea della loro frazione. Servendosi della parola della democratizzazione del Partito hanno d’altra parte aperto la porta, largamente, a tutti gli opportunisti, socialdemocratici, piccolo-borghesi, agli elementi nazionalisti. All’interno della loro frazione hanno cosi’ creato u-na situazione per cui nei fori superiori si stà sviluppando ia lotta per le posizioni e per le funzioni. Una lotta frazionista dunque, dove non vi è più posto per nessuna linea classista e rivoluzionaria. Quanto poi un «partito», nel quale in ogni momento può entrare anche l’agente del nemico di classe, è capace di condurre la lotta rivoluzionaria, è invece un’altra questione. Una frazione simile del resto non contempla nel suo programma la lotta rivoluzionaria, ma soltanto i litigi con i partiti borghesi. Il «partito» eominformista di Vi dali è dunque una frazione di tipo menscevico e piccolo borghese. Ce io dice chiaramente Destradi nella sua relazione all’ultima sessione del loro «CC». «Il Partito dei quadri è un’inveznone di Krajgher. Il Partito dei quadri come setta, non esiste nel movimento comunista internazionale». Per Destradi è sostanziale la prima preposizione. Con essa vuole adirittura negare il ruolo combattivo rivoluzionario e d'avanguardia del Partito. La seconda preposizione gli serve soltanto per nascondere ia sua posizione a-pertamente revisionista nei riguardi del PC rivoluzionario e del ruolo direttivo di questo. E’ perfettamente chiaro elle non vi esistono partiti di quadri come setta, perchè la setta non può essere mai un partito che sia collegato con le larghe masse popolari. Può essere soltanto setta e nulla più. Il Partito può essere avanguardia soltanto quando sia collegato con le masse, come lo è stato il Partito bolscevico della Rivoluzione d’ottobre e come lo so- TLT esprime le tendenze imperialiste della borghesia nazionalista italiana, di conquistarsi', cioè, le posizioni per l’Ulteriore espansione imperialista e per la conquista di nuove terre. Nell’odierno caso concreto si tratterebbe —- ove l’imperialismo italiano, in collegamento a quello anglo-americano, passasse dai desideri all’azione -— di un attacco ai paesi democratici popolari, di un intervento controrivo uzionario presso gli stati socialisti. In tale situazione, la politica nazionalista di annessione all’Italia comporta il rafforzamento delle posizioni dell’imperialismo non solo italiano, ma anche di quello mondiale. Se però è nazionalista la linea dell’annessione alla Italia, e ciò lo è, allora essa non può essere progressiva e rivoluzionaria. Neppure il «partito» che propugna una tale linea non può essere un partito comunista, ma, tutt’al pìù-una frazione social patriota. La frazione dei cominformisti triestini, con alla testa Viđali, è infatti tale. Sulla stessa linea si svolge anche tutta la politica dei cominformisti triestini nei confronti delia zona B. Essi negano il Potere popò’are nella zona B ed identificano la presenza dell’armata Jugoslava e della amministrazione militare di questa, con l’occupazione imperialista anglo-americana della zona A. Sulla linea dell’annessione allTtalia i loro fedeli nella zona B, si collegano alla reazione nazionalista ita iana nella lotta contro il potere popolare. Questa lotta si esprime nella resistenza passiva, nell’attività sabotatrice, nelle azioni terroristiche, ecc. e, finalmente, la linea dell’annessione della zona B allTtalia significa lo stesso come la linea della liquidazione del Potere popolare e della restaurazione del potere borghese dell’Italia di De Gasperi. E cioè la linea della controrivoluzione. I cominformisti sono scivolati nei riguardi della questione nazionale comple-tamenite sufica linea nazionalista. •La rivendicazione nazionalista dell’annessione di Trieste e di tutto il TLT allTtalia, li porta necessariamente al misconoscimento dei diritti nazionali degli sloveni, sulla stessa linea co nla borghesia nazionalista italiana. Un esempio caratteristico di ciò, è dato dalle carte d’identità. Quando i cominformisti appoggiarono decisamente la richiesta della reazione italiana e del governo militare anglo-americano, percè i documenti d’identifìca zione venissero compilati nella sola lingua italiana e con la segnalazione della cittadinanza italiana. Soltanto a questo loro appoggio il governo militare anglo-americano deve rendere grazie se esso è riuscito a vincere la resistenza della popo’azione. Tale politica risponde alla linea del PCI nei riguardi delia questio- no i Partiti Jugoslavo e Cinese, che nei loro paesi hanno realizzato la rivoluzione. Nell’occidente esistono veramente partiti di massa, le esperienze dei quali mostrano però che essi, quantunque vi esistessero tutte le condizioni oggettive, non sono stati capaci di realizzare cambiamenti rivoluzionari nei loro paesi (Italia, Francia). Destradi continua su questa linea: «normalmente chiediamo troppo ai simpatizzanti prima della loro entrata nel Partito» ... e più oltre: . . . i simpatizzanti non si interessano di entrare nel Partito perche vedono che i comunisti sono sovraccarichi di lavoro e giustamente hanno paura di un tale lavoro . . .» dunque non più partito di avanguardia dove ogni membro viene valutato e provato con il suo lavoro quotidiano, ma ognuno può diventare membro della sua frazione purché comperi la tessera. Perciò non è necessario esigere dai «membri del partito» «troppo» lavoro, respingendo con ciò da noi gli opportunisti, i piccoli borghesi ed anche gli agenti dei nemico di classe, si, anche gli spioni e veri provocatori. Cosi appare la «teoria» di Destradi sul PC. Tutto il resto sono frasi e mascheramenti demagogici del peggiore opportunismo. A un tale frazione corrisponde anche una direzione che è stata scelta sulla linea della liquidazione di ogni teoria e pratica rivoluzionaria quali sono: Destradi, Pogassi, Bidovec, Gašperini, Jaksetich e via di seguito con a capo Viđali. Hanno trovato la via che risponde alia loro natura opportunista, il che vale sostanzialmente per tutti i cominformisti dirigenti triestini, ai quali pesava la lotta rivoluzionaria e che con l’aiuto della risoluzione dell’UI si sono sbarazzati di questo peso, beandosi nel loro opportunismo. Un tale atteggiamento liquidatore nei confronti del Partito conduce però necessariamente alla distruzione e liquidazione di tutte le organizzazioni di massa, come organizzazioni combattive delle masse popolari triestine sotto la guida del Partito. Prima di tutto hanno spezzato negli organi superiori le direzioni unitarie, poi sono passati alla liquidazione effettiva delle organizzazioni come tali, al basso. Hanno conservato a dire il vero le direzioni, che di tempo in tempo e-mettono qualche dichiarazione, le quali però non costituiscono affatto una direzione diretta politica ed organizzativa delle larghe masse popolari. ne nazionale. Riportiamo il caso del rappresentante del PCI del Consiglio Comunale di Gorizia, il quale ha invitato il rappresentante sloveno a parlar in italiano, perchè in trent’anni (d’oppressione nazionale e di colonizzazione italiana) ha ben dovuto imparare a parlare l’italiano. Poi il caso degli sloveni della Benecia nei cui riguardi il PCI si arroga il diritto esclusivo di combattere per il loro interesse nazioniae e nello stesso tempo definisce l’esigenza di questi diritti «nazionalismo sulla linea dell’imperialismq jugoslavo di Tito.» La questione nazionale è una delle questioni piu importanti del movimento italiano. Essa è la pietra di paragone dell’internazionalismo conseguente del movimento operaio. Il modo con cui si comporta il PCI nei confronti degli sloveni in Italia, mostra invece che questo suo atteggiamento, nei confronti di tale questione, non è internazionalista, ma bensì nazionalista. Sulla base di tutto quello che abbiamo esposto fino ad ora, è perfettamente logico, comprensibile e necessario che tutta la politica del Cominform si colleghi con varie agenzie nazionaliste del nemico di classe nella lotta contro il socialismo e contro il movimento rivoluzionario nel mondo. Ce io dimostra chiaramente e concretamente il caso triestino. Verrà il momento quando potremo chiaramente e dettagliamente parlare del caso riguardante il cosidetto «patrimonio del Partito». Un’altro simile caso, caratteristico dell’azione di un nemico di classe nelle file operaie, è la questione di Ursich. Viđali sapeva, già da molto tempo, che Ursich è diventato, nel 1944, nelle carceri del1 a Gestapo, agente di questa per salvare la vita ed ha tradito Colarich. Viđali ha fatto sapere ciò, attraverso Boris Kova-cich, appena dopo la risoluzione del cominform, perchè su Ursich faceva dei calcoli particolari, calcoli che valgono ancor oggi. Le esperienze dei processi contro le spie di agenzie imperialiste, soprattutto in Jugos’avia, rivelano che tutti gli ex agenti della Gestapo (ed anche dell’Ovra) sono legati oggi, tanto direttamente quanto indirettamente, con agenzie imperialiste. Dopo la Risoluzione dell’U. I. Ursich ha dapprima oscillato, poi ha formalmente difeso le posizione del PCJ. Più tardi, dopo aver constatato che là non c’e pane per la sua attività di agente, ha cominciato a passare gradualmente sulle posizioni della Risoluzione .finché non ha apertamente assunto la posizione favorevole alia Risoluzione del Cominform e contro la politica del PCJ. Questo suo passaggio aperto sulla posizione della Risoluzione dell’U. I. • (Continua in IV.a pagina) 2 - IL „P. C« DI VIĐALI NON GUIDA LE ORGANIZZAZIONI DI MASSA UNA PALESE «PACIFICAZIONE» 3 - con la borghesia nazionalista 4 - «SOLUZIONE MIGLIORE.. PER VIĐALI LA REVISIONE DEL TRATTATO DI PACE La Nostra Lotta I COMPITI FUTURI DEI COMUNISTI 1 - La vittoria del P. C. Jugoslavo salvezza della democrazia mondiale 2 - Sulle tradizioni passate riconsolidare le organizzazioni (Continuazione dalla IlI.a pagina) egli l’ha voluto mascherare con un rivoluzionarismo apparente, servendosi della sua nota tesi di essere contro la linea di Viđali e per la linea di Babič, in relazione alla concreta linea politica del movimento operaio e democratico triestino, ciò nonostante però per la Risoluzione del cominform (quasi chè ciò sia possibile). E’ questa una linea politica trasparente, concepita per ingannare elementi onesti che soffrivano nel guardare la crescente decomposizione del nostro movimento operaio e democratico dopo la Risoluzione dell’U. I., ma che non si era ancora rivelata a un punto tale da esaminare criticamente la politica dell’U. I. e della Direzione del Partito Bolscevico. Non avendo però conseguito alcun successo e dopo essere stato smascherato pubblicamente, egli cominciò un’aperta attività di a-gente. Forse Ursich medita ancora nuove provocazioni poiché ogni cosa possiamo attenderci in questa torbida atmosfera cominformista. Il megalomane Ursich, questo tipo machiavellista, diventerà però un ordinario agente del nemico di classe. Questa qdierna constatazione viene in gran misura confermata da tutto il contegno che egli, fin qui, ha tenuto.. Nel Partito egli non ha avuto mai un atteggiamento partitico nei confronti dei compagni, ragione per cui è stato più volte criticato. Egli ha legato a se gli uomini in modo personale, ha sfrutato le loro debolezze e peccati per poterli poi tenere nelle sue ma ni e manovrare con essi. Questo era un sistema di lavoro con nette caratteristiche di agenzia, metodo che si esprimeva in tutta la sua attività di Partito. Il nostro atteggiamento nei confronti dell’Ursich non ha avuto mai un carattere di congiuntura, ma è stato sempre conseguentemente di principio. Quantunque egli si sia dichiarato da principio per noi, egli è stato espulso dal CC e nei suoi confronti è stata disposta un’inchiesta che, a dire il vero, non ha dato i risultati necessari perchè Viđali l’ha sabotata e non ha voluto fornire alcun dato. Viđali teneva Ursich nelle sue mani ed esigeva da lui di spezzare le nostre file come suo agente. Poiché Viđali era in possesso di materiale d’accusa nei suoi confronti, Ursich fi è messo su questa strada. Una tale politica venne condotta da Vidah effettivamente contro tutti coloro che hanno qualche cosa sulla loro coscienza, come per es. Gom-bach, Radich, Malalan, Zidar, ecc. Questa è una caratteristica particolare della politica cominformista da agenzia. Per una migliore conoscenza della nostra situazione concretta e della politica dei com-informisti triestini sarà utile se tocchiamo in alcune linee fonda-mentali la questione complessiva del cominform e della politica di questo nei rapporti internazionali. La sostanza del problema del Cominform sta nella questione dei rapporti politici ed economici, nazionali, culturali ecc. fra gli stati socialisti, questione che si è manifestata concretamente al momento della comparsa di nuovi stati socialisti, ovverossia di stati che si dirigono verso il socialismo. La seconda guerra mondiale ha portato con se una serie di stati socialisti indi-pendenti, cosicché l’attuale mondo socialista è una serie di stati socialisti. Il problema dell’edificazione del socialismo comprende quindi, accanto all'unificazione del socialismo all’interno di ognuno di questi stati, anche l’edificazione del socialismo come sistema di stati indi-pendenti, l’edificazione dei rapporti socialisti fra di loro, i rapporti che in ogni settore della linea sociale significhino rottura con i vecchi rapporti capitalistici e creazione di nuovi rapporti sulla base dell’uguaglianza socialista. I rapporti e-conomici fra gli stati socialisti si basano però ancora oggi su fonda-menta captialistiche, sulla base dello sfruttamento di piccoli stati industrialimente non sviluppati, pei opera di paesi grandi, industrialmente più evoluti. La Jugoslavia, ovverossia il PCJ; porta in ciò la «colpa» di aver posto coraggiosamente ed apertamente davanti al movimento operaio internazionale il problema dei rapporti socialisti fra gli stati socialisti ed i partiti comunisti. Perciò è stata gratificata con la »benedizione» della risoluzione e con tatti gli attacchi selvaggi e controrivoluzionari del Cominform. Tutta la questione del cominform rileva però che, già nel passato, molto tempo prima della pubblicazione della famosa risoluzione, la direzione del PC(b) si era messa sulla via del revisionismo. L’Unione Sovietica conduce esclusivamente una politica dei suoi interessi statali ai quali subordina i movimenti operai negli altri paesi. Questa non è più effettivamente una linea che abbia una prospettiva rivoluzionaria, ma è invece la linea del peggiore opportunismo e del rallentamento di ogni movimento rivoluzionario nel mondo. Noi non possiamo interpretare ciò diversa-mente, se non pensando che la direzione del Partito bolscevico abbia perso la fiducia delle forze rivoluzionarie nel mondo e che per tale ragione voglia proteggere le sue conquiste socialiste unicamente co) rafforzare politicamente, economi- camente e militarmente il suo paese, come grande potenza. Nel quadro di questa politica, rientra lo sfruttamento dei paesi socialisti allo scopo di rafforzare economicamente l’Unione Sovietica e rientrano inoltre le prediche che non sia possibile alcun cambiamento rivoluzionario senza l’aiuto diretto dell’Armata rossa. La rivoluzione Ju-goslasva deve essere liquidata perchè, da per se stessa, smentisce fina tale linea. I partiti comunisti nei paesi capitalistici conducano u-na politica di opposizione parlamentare nei parlamenti borghesi. Gli stati democratici popolari rimangano invece una zona dominata economicamente dall’URSS e che possano essere sfruttati per il rafforzamento del potenziale economico di quella. Una tale politica è un pericolo per tutto il movimento operaio internazionale e per Resistenza della stessa Unione Sovietica come stato socialista. E’ necessario perciò combattere decisamente contro tutto questo. La bandiera di questa lotta è stata oggi alzata dal PCJ ed a questo bisogna indubbiamente rendere già oggi il merito storico che il movimento operaio rivoluzionario non sarà liquidato ma che invece, da questa lotta, esso uscirà ancora più forte e più ricco di molte esperienze. I principi rivoluzionari del marxismo-leninismo non possono essere distrutti. Questi principi trionferanno alla fine ed in ciò consiste anche la sicurezza della vittoria del Partito Comunista della Jugoslavia, vittoria che non è importante soltanto Il nostro Partito deve dedicare la massima attenzione al movimento sindacale, concretamente ai Sindacati Unici. Su questo terreno i co-minformisti hanno causato un grande danno alla lotta progressista del proletariato, le conseguenze delle quali esso risente ogni giorno sulle proprie spalle. E’ cessata la lotta sindacale classista ed il proletariato triestino è abbandonato alla mercè dei datori di lavoro, i quali possono contare sull’aiuto concorde delle direzioni di entrambe le organizzazioni sindacali, dei Sindacati Unici e della Camera del Lavoro, nonostante il continuo litigare fra di esse per saper chi tradisce di più gli interessi dei lavoratori. Qui è necessaria un’azione decisa e perseverante nel convincere e organizzare i lavoratori nella lotta contro la Camera del Lavoro e la direzione dei SU. Non dobbiamo temere il rimprovero di essere noi a rompere i SU, perchè non è possibile romperli di più di quello che non l’abbiano già fatto i cominfor-misti. In base alla lotta concreta quotidiana per gli interessi economici immediati dei lavoratori bisogna, nella zona A, conquistare un’organizzazione dietro l’altra, categoria per categoria e se necessario organizzare anche solo parte della categoria nella lotta contro l’attuale direzione. La lotta deve a-vere per prospettiva l’isolamento dell’attuale direzione traditrice e liquidatrice, dagli operai, per scacciarla finalmente dalla direzione dei SU. Soltanto in questo modo i SU diventeranno nella zona A nuovamente sindacati classisti combattivi e potranno condurre una lotta inflessibile -nell’interesse della classe operaia. Ogni tentennamento, o-gni pretesa «preoccupazione» per l’unità dei SU può soltanto nuocere alla loro vera unità. Nella zona B. i S. U. devono appoggiare il potere popolare nei suoi sforzi per l’aumento della produzione, per il miglioramento del sistema di lavoro ecc.; insomma, i SU possono lottare per il miglioramento delle condizioni dei lavoratori soltanto nell’ambito della lotta- per il: massimo consolidamento del potere popolare Ogni tendenza, secondo cui bisogna proteggere la classe operaia di fronte al potere popolare, tendenza, per cui si cerca di sabotare la produzione e creare la falsa opinione che l’atteggiamento della classe operaia verso il potere popolare debba essere uguale a quello di fronte al datore di lavoro capitalista, è la linea della reazione nella lotta contro il potere popolare e contro gli interessi della classe operaia stessa in quanto detentrice del potere popolare. Su questa linea si sono trovati anche i cominformisti, ciò che li caratterizza ancora di più come elementi della reazione e della controrivoluzione. Che cos’altro è la politica dell’attuale direzione dei SU nella zona A, quando difende gli operai della zona B che lavorano a Trieste e contrabbandano la valuta e la merce ai danni del potere popolare; quando aizza gli operai nella zona B a scioperare contro il potere popolare; quando manda lettere di protesta addirittura alla FSM, abusando in tal modo delle supreme assise del movimento sindacale classista del mondo. Si tratta quindi di un’aperta attività controrivoluzionaria dei cominformisti, e nessun «internazionalismo» falso e -menzognero potrebbe farla apparire diversa da quella che essa è. Bisogna distinguere chiaramente la funzione dei SU per i popoli Jugoslavi, ma anche per quelli di tutto il mondo. Dopo tutto quel che abbiamo detto fino ad ora, non ci sarà difficile affermare che la nostra linea politica, dopo la risoluzione dell’UI è stata giusta. Molti giudicano la nostra politica sulla base dei risultati delle elezioni amministrative nella zona A. Nei riguardi delle elezioni amministrative, ci interessava prima di tutto mantenere nella lotta politica le posizioni di principio del movimento operaio rivoluzionario, unitamente ad una chiara prospettiva del futuro sviluppo della nostra situazione politica. Con il nostro programma non abbiamo creato nessuna illusione. Davanti alle masse lavoratrici abbiamo soltanto posto seriamente e realisticamente tutte le questioni politiche. Se riflettiamo alla situazione a Trieste, dove la controrivoluzione avanza ed il cominform marcia alla sua testa, a più di uno è stato veramente difficile decidersi per u-na tale linea politica. Nondimeno noi non potevamo abbandonare, al prezzo di un maggior numero di voti, le posizioni di principio del movimento operaio rivoluzionario, se volevamo conservare in questa tempesta controrivoluzionaria un movimento conseguentemente rivoluzionario ed i principi di questo. Per noi hanno in maggioranza votato coloro che sono passati attraverso la rivoluzione e che sono stati effettivamente i portavoce di questa, coloro che malgrado tutte ciò sono rimasti fedeli alla rivoluzione. nella zona A, sotto il potere della borghesia, e quella in zona B, dove abbiamo il potere popolare — il potere del proletariato e di tutti i lavoratori. Allo scopo di adempiere con successo a questi compiti, è necessario assolutamente di mantenere e rafforzare ancora di più il nostro Partito, come partito d’avanguardia combattiva e rivoluzionaria. Dobbiamo lottare contro la linea del cosidetto partito di massa come viene applicata dalla frazione socialpatriottica vidaliana, essendo questa la linea della liquidazione del partito rivoluzionario e combattivo. Il nostro Partito ha dimostrato nel passato tutti i vantaggi e la capacità nel saper condurre come tale le più larghe masse popolari nella lotta rivoluzionaria. La trasformazione del Partito d’avanguardia nel cosidetto partito di massa significa ritornare in sostanza a'ie posizioni dei partiti socialdemocratici della seconda Internazionale, e quindi a tutto quello che c’era di negativo nella II. Internazionale: revisionismo, parlamentarismo, nazional-sciovinis-mo, fino al diretto asservimento alla borghesia. Queste sono anche oggi le caratteristiche della frazione social-patriottica vidaliana; questo significa oggi la loro linea del partito di massa, le tessere del quale vengono distribuite ai trattenimenti danzanti come uno dei punti del programma che dovrebbe contribuire alla sua varietà. Nello stesso tempo in cui lottiamo contro una tale «larghezza» della frazione socialpatriottica vidaliana, dobbiamo lottare anche contro il settarismo nelle nostre organizzazioni che chiudono la porta davanti agli operai combattivi ed agli altri democratici onesti che si sono distinti in mo’te battaglie contro il nemico di classe. A questi operai attivi e combattenti ed ai democratici che si sono distinti nelle organizzazioni di massa bisogna rendere possibile l’entrata nel Partito, ed in esso continuare ed educarli nello spirito rivoluzio nario. Soltanto un tale partito potrà essere all’altezza del suo compito di guida delle più larghe masse popolari ed essere collega' o con esse nel modo più stretto. Non è possibile condurre con successo la lotta su tutti questi problemi, se non conduciamo nello stesso tempo una lotta decisa contro la politica del Cominform come parte integrante della politica reazionaria contro il movimento operaio rivoluzionario. Un anno e più dalla famigerata Risoluzione è più che sufficiente per conoscere tutto il carattere controrivoluzionario della politica cominformista. Questa politica non si è manifestata soltanto a "Trieste, ma anche nell’ambito internazionale; essa sta a dimostrare una determinata linea del’a direzione del Partito bolscevico, la linea dell’opportunismo e del revisionismo della dottrina marxista-leninista, la quale deve portare necessariamente su posizioni controrivoluzionarie. Per «merito» del PCI essa si è manifestata a Trieste momentaneamente in modo più forte che altrove nella vita politica quotidiana. Perciò ' è del tutto errata l’opinione che esisteva all’inizio presso alcuni compagni, e per cui tutta la politica cominformista a Trieste sarebbe dovuta in sostanza a Viđali, e che se il Partito bolscevico sapesse tutto quello che succede a Trieste, certamente non avrebbe dato ragione a VidaU. Tutto ciò era l’ispressiona di un’ingenuità considerevole, ma In base all’analisi di questi due anni di attività e di lotta del nostro Partito, sopratutto nel periodo dopo la risoluzione dell’UI, noi possiamo tracciare agevolmente il nostro cammino futuro. Quale dovrebbe essere la nostra linea di Partito, se vogliamo essere fedeli al movimento rivoluzionario e continuare qui a Trieste la lotta contro la reazione, l’imperialismo e contro il revisionismo del Cominform che ha assunto proprio qui da noi forme controrivoluzionarie cosi esplicite e concrete? Prima di passare ai compiti concreti, mi sembra necessario sottolienare ancora una volta le fasi essenziali dello sviluppo del movimento rivoluzionario e della sua lotta da noi dopo la fine della guerra di liberazione nazionale. Dopo il crollo del nazifascismo, la stragrande maggioranza del popolo lavoratore triestino, con a capo il suo Partito Comunista, sì e-spresse, prescindendo dalla nazionalità, per l’unione di Trieste e del suo retroterra alla Republics. fede-lativa popolare di Jugoslavia. Nella Jugoslavia democratica e popolare il popolo lavoratore di Trieste vedeva tutte le condizioni per un completo sviluppo della propria democrazia popolare, la via che porta al socialismo, come pure la più completa garanzia per una soluzione giusta, marxistico-leninisti-ca della questione nazionale della città nazionalmente non omogenea di Trieste. Tale decisione delle mas- esprimeva anche l’onesta fiducia nella direzione del Partito bolscevico, il quale non avrebbe dovuto mai appoggiare qualcosa del genere o, addirittura, agire essa stessa in tal senso. Qui si trattava della fiducia rivoluzionaria nel Partito bolscevico della Rivoluzione d’Ottobre. In questa loro fiducia furono ingannate soprattutto le masse proletarie fedeli alla rivoluzione. Gli avvenimenti hanno dimostrato che non si trattava di un errore o di un’ignoranza della realtà, ma che si trattava di una linea revisionistica chiaramente determinata della direzione del Partito bolscevico e che essa si manifestava a Trieste nel modo come si è manifestata, e che Viđali non faceva altro che applicarla. Può darsi che egli vi avesse aggiunto soltanto un pò della sua brutalità e, del banditismo messicano, ma niente di più. Chiunque altro si fosse trovato alla testa della politica cominformista a Trieste, avrebbe in sostanza agito nello stesso modo. Qui non si tratta quindi di Viđali o di qualche altra persona, ma esclusiva-mente della linea politica del Cominform. Ciò deve essere chiaro ad ognuno e deve essere anche il punto di partenza per l’ulteriore accertamento dei fatti e per la determinazione della nostra linea i elativa alla questione del Cominform. Se le cose stanno così, e i fatti lo comprovano, allora è necessario guardare coraggiosamente in feccia alla verità e indie me la direzione del Partito bolscevico come quella che è in sostanza responsabile per tale politica del Comi.'rifornì, tanto nell’ambito internazionale .come qui da noi. Bisogra liberarsi dai vari sentimentalismi, dal considerare dognaticamente una pretesa infallibilità e valutare criticamente tutta l'attuale politica del Partito bolscevico. Soltani i così noi saremo in grado di con ■ durre una quotidiana lotta di principio contro la po'itica revisionistica del Cominform. Bisogna sa pere che la lotta non sarà faci1 e e che richiederà ancora molti sforzi. Bisognà superare ancora molta ignoranza e. pregiudizi, ma sopratutto molte mascalzonate che il Cominform commetterà nel tentativo di soffocare la verità e la coscienza rivoluzionaria del proleta riato e delle larghe masse popolari. P’erciò è necessario che tutti i membri studino profondamente e intensamente la dottrina del marxismo-leninismo per individuare iì revisionismo del Cominform. E’ necessario conoscere tutto il materiale di studio del PCJ relativo al Cominform. Nella sua discussione di principio, il PCJ ci ha offerto già un’abbontante materiale teorico che tratta della politica cominformista e elle ci svela il suo revisionismo in merito a varie quo stioni. Bisogna seguire la politica dei singoli Partiti cominformisti, soprattutto però studiare la loro linea seguita durante la seconda guerra mondiale. L’analisi di questa politica ci farà conoscere come tutti questi Partiti erano affetti di opportunismo già durante .a seconda guerra mondiale, per cui se lavoratrici di Trieste fu determinata anche dalle sconfitte politiche del movimento democratico italiano, sotto la direzione del PCI, il quale non ha potuto conquistare in Italia la democrazia popolare a causa dei suoi errori tattici e strategici, per creare in tal modo le condizioni per la soluzione della questione di Trieste sulla base di un accordo democratico popolare fra i popoli jugoslavi ed il popolo italiano. Per le stesse ragioni per cui il popolo lavoratore di Trieste si è espresso per l’unione alla Jugoslavia, la reazione imperialistica internazionale avversò con tutte le forze questa unione. Ne consegui un compromesso nel Consiglio dei Quattro che per la prima volta calpestò il principjio d'autodecisione del popolo di Trieste, sanzionando la decisione del Trattato di pace con cui si costituirà il TLT. Nonostante questo compromesso, però, esistevano ancora sempre le possibilità fondamentali soggettive ed obbiettive, per cui nell’ambito del TLT cosi costituito, il popolo lavoratore di Trieste unito e sotto la direzione del suo Partito Comunista e con l’aiuto del movimento o-peraio internazionale e dei Paesi a democrazia popolare con a capo l’Unione Sovietica, conquistasse il proprio potere democratico e le. condizioni necessarie per esercitare il diritto di autodecisione, nonostante le macchinazioni degli imperialisti internazionali. Dopo la ratifica del Trattato di pace, il popolo lavoratore di Trieste vedeva la garanzia per il destino e lo sviluppo dei propri diritti democratici in due fattori. In primo luogo, nella sua stessa unità; in secondo luogo, nella fiducia nella politica coerentemente antiimperia-lista dell’Unione Sovietica e dei Paesi a democrazia popolare. Sebbene la sua fiducia fosse, nonostante la soluzione di compromesso, ancora sempre quasi illimitata, il popolo lavoratore di Trieste provava sempre nuove delusioni. B’ra i Paesi a democrazìa popolare fu solo la Repubblica federativa popolare di Jugoslavia a porgere tutto l’appoggio morale al suo movimento democratico. Per quello che riguarda gli altri Paesi del campo orientale, ivi compresa l’Unione Sovietica che ne è a capo, diventava purtroppo sempre pili palese che, come nel caso della questione carinziana, anche della questione di Trieste cominciavano a servirsi nella maniera revisionistica come moneta spicciola per i mercanteggiamenti fra le grandi potenze, in contrasto con i principi del marxi-smo-leninsmo. Questo fatto è stato confermato chiaramente sopratuttc dall’azione criminosa dell’agenzia straniera frazionista sotto la direzione di Viđali, a cui è riuscito momentaneamente di distruggere le condizioni interne per la vittoria del movimento democratico del popolo lavoratore di Trieste, ossia l’unità democratica delle masse lavoratrici italo-slave di Trieste. Oggi è del tutto chiaro che, provocando la distruzione dell’unità del popolc lavoratore democratico del Territorio di Trieste, l’azione provocatrice di Viđali aveva lo scopo ed il hanno anche subito la sconfitta, sebbene vi esistessero tutte le condizioni obbiettive per la vittoria della rivoluzione. In questo opportunismo del PCI, đtel PCF, del PCG, ecc. noi troviamo in sostanza un’affinità che si esprime nella paura davanti alla lotta armata nel compromesso con la borghesia, nelle illusioni parlamentari, nel pen-. sare che si potrà giungere al potere con l’aiuto delle schede elettorali ecc. Tutto ciò bisogna studiare e seguire gli avvenimenti per armarsi cosi in questa lotta ideologica contro questo spaventoso revisionismo che minaccia di distruggere ogni movimento rivoluzionario nel mondo. Per tube ciò è necessario organizzare uno studio intensivo nel Partito. In ciò sta anche il compito assai importante della nostra Commissione àgit-prop che deve nello stesso tempe erga-nizzare e condurre una la'ga campagna di smacheramento della politica cominformista concreta qui da noi, che ci offre tante e coti chiare e inequivocabili prove della politica revisionistica ed effettivamente controrivoluzionaria del Cominform. Tutto ciò bisogna far conoscere anche alle larghe masse popolari La nostra stanca deve compiere qui un importante lavoro d’informazione delle larghe masse popolari, sopratutto sulla base dello smascheramento concreto e quotidiano della politica cominformista qui da noi. Altrettanto bisogna fare con la propaganda orale attraverso! varie conferenze e riunioni di massa. Bisogna pubblicare diversi opuscoli sulle questioni fondamentali del Cominform per poter offrire un più semplice materiale di studio anche alle masse non comuniste. Soprattutto però. bisogna curare di più la stampa compito di creare le condizioni triestine «interne» per ulteriori marci compromessi ai danni delle masse lavoratrici di Trieste e dei loro diritti democratici. Di fronte a tali fatti dichiariamo che il destino del TLT non dev’essere oggetto di un mercanteggiamento qualsiasi fra le grandi potenze, ma che è e dev essere la conseguenza di un accordo fra i popoli jugoslavi interessati ed il popolo italiano nonché della decisione delle masse lavoratrici democratiche di Trieste. Per un simile accordo ha fornito le basì già l’accordo Tito - Togliatti che però non è stato sfruttato dal PCI per larghe azioni di massa in mezzo al popolo democratico italiano per una soluzione leale e democratica della questione di Trieste, ma per un patteggiamento diplomatico con i partiti della borghesia italiana, ed è diventato in seguito un aperto fautore e propagandista della politica della borghesia nazionalistica italiana mirante all’annesìone di Trieste e di tutto il TLT all’Italia. Come sempre finora, il PC del TLT sosterrà anche in futuro la linea dell’accordo fra i popoli jugoslavi interessati ed il popolo italiano, collegandola concretamente con il principio della lotta per i diritti i più larghi e i più coerentemente democratici del popolo lavoratore di Trieste, come questi diritti sono garantiti nella zona B del Territorio di Trieste. L’unica base reale che può rendere possibile nuovamente Jo sviluppo delle forze democratiche nel Territorio di Trieste è costituita da una lotta decisa, perseverante e inflessibile per il rinnovamento e l’ulteriore consolidamento di una leale unità combattiva e della fratellanza italo-slava delle masse popolari. Soltanto sulla baso di una tale unità è stato possibile nel passato controbbattere le offensive na-zionalistico-sciovinistiche della borghesia e di tutta la reazione contro gli interessi del popolo lavoratore del Territorio di Trieste. Soltanto sulla base della difesa delle tradizioni eroiche della lotta rivoluzionaria del proletariato triestino nel corso della grande guerra patriottica del proletariato internazionale contro il fascismo all’immediato fianco dell’eroica guerra di liberazione dei popoli jugoslavi è stato possibile creare sulla base dell’unità italo-slava delle masse popolari e consolidare quel forte movimento veramente rivoluzionario e democratico che è stato ammirato da lutto il mondo democratico dal 1945 all’infausta Risoluzione del Cominform. Per tale ragione è compito fondamentale rimettere in piedi l’UAIS come lo fu a suo tempo, rafforzarla e consolidarla e mobilitare nel suo ambito le più larghe masse popolari in una lotta attiva e concreta contro la reazione per i diritti democratici del popolo lavoratore di Trieste. L’UAIS e, nel suo ambito, l’OF del popolo sloveno deve diventare di nuovo quella forza contro la quale si infrangeranno tutti gli attacchi nazional-sciovinistici della reazione triestina, nella zona B però essa dovrebbe diventare maggiormente la base politica di massa del Potere Popolare. italiana. In ultimo, bisogna condurre una lotta quotidiana contro il Cominform su questioni concrete. Agli onesti, ma ingannati, bisogna chiarire con perseveranza e pazienza il revisionismo e la politica controrivoluzionaria del Cominform e la nostra linea coerentemente rivoluzionaria. Contro gli opportunisti e revisionisti per natura, contro i vari elementi piccolo borghesi e nazionalistici, dai social-democratici agli aperti agenti del nemico di classe, bisogna condurre una lotta implacabile. I cominformisti nella zona B rappresentano gli agenti della reazione italiana nazional-sciovinistica e della controrivoluzione — nemici del potere popolare. Contro di essi bisogna condurre una lotta decisa e non permetter loro di potersi nascondere dietro parole d’ordine dell’amicizia per l’Unione Sovietica ecc. Bisogna strappare loro questa maschera dalla faccia e mostrarli davanti alle masse popolari per quello che sono —■ nemici del socialismo. Bisogna difendere il potere popolare contro chiunque tenti di minarne le basi, non importa come esso si chiami. La lotta per il potere popolare ha richiesto fiumi di sangue e innumerevoli vittime. A troppo caro prezzo l’abbiamo pagato per permettere la sua distruzione. E qui la faccenda è assolutamente semplice: o sei per il potere popolare o sei ontro di esso? Se sei contro, sei nemico del potere popolare non solo nella zona B, ma in generale, e quindi sei un nemico del socialismo. Con la lotta politico-ideologica inflessibile e coerente, e con la lotta quotidiana concreta contro la politica del Cominform, noi potre- si dovrà di massa Nello stesso modo dobbiamo allargare ancora di più e consolidare organizzativamente le organizzazioni di massa delle donne e della gioventù. Dobbiamo lottare contro le tendenze che vorrebbero trasformare l’organizzazione di massa delle donne in una semplice organizzazione femministica di tipo borghese, come viene propagato dai cominformisti L’UDAIS deve diventare l’organizzazione politica di tutte le donne che partecipano assieme all’uomo alla lotta politica quotidiana per u-na vita migliore e più bella di tutti i lavoratori. Soltanto nell’ambitc della lotta politica generale, le donne possono lottare con successo anche per la soluzione dei loro problemi specificamente femminili. Per quello che riguarda la gioventù, noi non dobbiamo restringere l’organizzazione solo ai giovani comunisti, come fanno i liquidatori cominfor-nisti. La gioventù comunista deve rappresentare l’ossatura combattiva e dirigente di un’ampia organizzazione antifascista della gioventù che lotta per gli interessi di tutta la gioventù lavoratrice. E’ un errore grandissimo abbandonare la gioventù non comunista all’influenza di tutti i possibili partiti borghesi che l’educano poi nell’odio verso tutto ciò che è progressivo. Alla gioventù e alla sua educazione politica noi dobbiamo dedicare la massima attenzione, affinchè essa non diventi preda dèi fascismo, ma sia in grado di marciare nelle prime file del movimento democratico Per tale ragione bisogna mettere quanto prima su basi più salde l’organizzazione antifascista di massa della gioventù specialmente nella zona A. Lo stesso vale anche per tutte le altre organizzazioni di massa come i partigiani, i perseguitati politici ecc. Anche la loro lotta per le rivendicazioni immediate dei loro membri deve essere collegata con la lotta politica generale di tutto il movimento democratico. Soltanto nell’ambito di questa lotta esse potranno conseguire la soluzione dei loro problemi specifici, per cui esse devono però lottare quotidianamente. Nelle organizzazioni di massa bisogna eliminare i vecchi errori settari ed introdurre la massima larghezza nel]’accogliere nuovi membri. Per tale ragione bisogna garantire saldamente la direzione del nostro Partito in tutte le organizzazioni di massa, e ciò non in base a certe disposizioni, ma con il lavoro attivo e la lotta dei membri del Partito in esse, i quali devono essere i migliori ed i più coerenti combattenti per le aspirazioni ed i diritti dì tutti i lavoratori. Soltanto in questo modo le larghe masse popolari avranno fiducia nei membri del Partito e, per mezzo di loro, nel Partito Comunista stesso e saranno disposte ad accettare il suo ruolo dirigente. Il Fronte popolare italo-slavo deve continuare a rappresentare il blocco parlamentaristico elettorale di tutte le organizzazioni di massa con a capo il Partito Comunista. mo sviluppare la lotta rivoluzionaria del proletariato e delle masse lavoratrici. Soltanto così noi potremo difendere il socialismo e anche l’Unione Sovietica come il primo Paese socialista del mondo. Lo schiamazzare dei cominformisti che ciò sia antisovietismo non può più ingannai^ nessuno, perchè oggi e assolutamente chiaro che l’antiso-vietismo è proprio quello che essi fanno, ciò che fanno i Paesi ed i partiti del Cominform, e ciò che fa la stessa direzione del Partito bolscevico. Con la nostra lotta contro la politica del Cominform qui a Trieste noi porteremo anche il nostro contributo alla difesa della teoria ed alla prassi rivoluzionaria del marxismo-leninismo contro ogni tentativo del revisionismo e della distruzione del movimento operaio rivoluzionario. Aumenta il numero di coloro che riconoscono la giustezza e l’importanza storica della lotta gigantesca che sta conducendo il PCJ su questo problema. Questa lotta deve necessariamente finire con la vittoria del PCJ, perchè non è possibile distruggere i principi rivoluzionari del marxismo-leninismo, e perchè nel mondo, come disse il compagno Tito, la maggioranza degli uomini è onesta e perciò la verità deve in ultima analisi riportare la vittoria. Evviva il Partito Comuista del TLT, avanguardia di tutto il popolo lavoratore nella lotta contro la reazione, l’imperialismo e il revisionismo del Cominform, e per la vittoria della democrazia popolare. Evviva l’eroico PCJ con a capo il compagno Tito — avanguardia nella lotta per la difesa dei principi rivoluzionari del marxismo-leninismo nel movimento operaio internazionale! 3-Riportare sulla linea classista l'azione dei Sindacali Unici a Trieste 4 - AFFRONTARE LA REAZIONE COMINFORMISTA CON LA FORZA DI UNA PROFONDA TEORIA