Liliana Spinozzi Monai UDK 811.132.1'373.45:811.163.6'282(450.36) Centro Internazionale sul Plurilinguismo Università di Udine* IPOTESI DI UN CALCO PARADIGMATICO SLAVO-ROMANZO (L'imperativo-congiuntivo: uno studio fondato sul Glossario del dialetto del Torre di Jan Baudouin de Courtenay) 1. INRODUZIONE La fascia salvo-romanza che corre lungo il confine italo-sloveno del Friuli fu individuata come una delle più interessanti per gli studi linguistici sull'interferenza fin dai primordi di questa disciplina, che annovera Jan Baudouin de Courtenay (BdC) tra i suoi pionieri. E' ampiamente risaputo che nelle sue ripetute spedizioni scientifiche in questi luoghi egli raccolse un'ingente mole di materiali dialettologici in vista di una loro utilizzazione per deduzioni di carattere generale sul linguaggio umano (cf. Tolstoj 1960). La scelta di aree mistilingui, dove s'incontrano e spesso s'intrecciano struttu-re di diversa provenienza, muoveva dal presupposto che, a parità di fenomeno, sem-pre e comunque dovuto a principi universali, sarebbe stato assai più agevole osser-varlo in una situazione di contrasto che di omogeneità. Tutti i lavori di BdC ispirati all'area slavo-romanza, a partire dall'Opjt fonetiki rez'-janskich govorov (del 1875), miravano, in ultima analisi, a questo obiettivo. Tuttavia, data la consistenza dei materiali e l'impossibilità di elaborarli in prima persona, BdC lascio ad altri il compito di proseguire la propria opera, in particolare la redazione dei due complessi lessicografici destinati ad un Dizionario resiano e al cosiddetto Glossario del dialetto del Torre (d'ora in poi tersko), un genere che riteneva ottimale per gli scopi ultimi della ricerca. L'enunciazione ufficiale del suo credo venne fatta nel 1903, in vista del primo congresso degli slavisti, da tenersi nel 1904 a San Pietroburgo, ma che non ebbe luogo a causa della guerra russo-giapponese. Ai punti 9. e 10. della proposta presentata per i lavori si legge: sulla utilizzazione di materiale lessicografico per deduzioni di linguistica generale, di psicologia, e per deduzioni storico-culturali; e, rispettivamente: sulla compilazione di inventari lessicali per obiettivi di ordine grammaticale (BdC 1904b). Ad oltre un secolo da quella enunciazione il glossario ha già visto la luce e il dizionario è in dirittura d'arrivo. Il glossario del dialetto del torre (Spinozzi Monai 2009), le cui schede risalgono agli anni 1873 e 1901, fa da pendant ai Materiali II (BdC 1904a), nel senso che racco-glie frammenti estrapolati dai testi narrativi dati alle stampe, colmandoli abbondan-temente con materiale inedito, pensato per una grammatica scientifica. * indirizzo dell'autrice: Viale Marconi 35, 33043 Cividale del Friuli, Italia. Email: liliana.spinozzi@alice.it Questi frammenti registrano un gran numero di prestiti e caichi, quasi tutti di origine romanza. Uno dei piu interessanti e dato da un costrutto frasale che lo Steenwijk aveva gia rilevato per il resiano (1992: 185 seg.). Esso riguarda proposizioni principali e/o secondarie con il verbo al modo imperativo, dove la forma di 2. persona sia del sin-golare che del plurale viene estesa rispettivamente alle persone 1. e 3.1 2. ANALISI2 2.1 Esempi dal resiano Iniziamo dalle attestazioni presentate da Steenwijk nella sua Grammatica resiana che riportiamo in trascrizione semplificata, facendola seguire da una versione slovena e rispettivamente friulana sotto forma di 'glosse', adatta ad un'analisi contrastiva: 1) da ni pojté se srát «let them go to hell» naj grejo srat (ottativo = naj + indicativo presente) che vadin a caga (congiuntivo presente) 2) da to se ni ruvinéj «so that il will not go bad» da se ne pokvari (indicativo presente) che no si ruvini (congiuntivo presente) 3) da ja kapíj da razumem (indicativo presente) ch'o capissi (congiuntivo presente) 1 Metka Furlan mi fa notare che l'estensione dell'imperativo di 2. persona sing. alla 3. era stata gia rilevata da Alasia di Sommaripa nel suo Vocabolario Italiano e Schiavo (Udine 1607; ristampato nel 1979 a Lubiana/Lubljana - Aurisina/Devin - Trieste/Trst). A pag. 28 della ristampa leggiamo inve-ro: «Ama tu lubi ti - Amet ille lubi on». Tale uso e tuttora vivo presso la varieta carsolina, quella stessa registrata da Alasia, come dimostrato dal fatto che Živa Gruden - nativa del Carso ma dotata di assoluta padronanza dello sloveno standard -, alla quale mi sono rivolta per la versione slovena delle forme dialettali riportate nel presente contributo, per xudí té nesi tié u pakou dell'es. 8 (scheda 2346 del Glossario) abbia risposto in prima battuta con hudič te nesi, salvo a correggersi con hudič naj te pobere, dando prova di aver attinto inconsciamente a due diversi registri, quello basso, correlabile alla situazione informale in cui si svolgeva l'incontro, e quello formale, derivante dal tipo di inchiesta oggetto dell'incontro stesso. L'incontro con Živa Gruden (di anni 61) e avvenuto a San Pietro al Natisone / Špeter Slovenov il 23/04/09, lo stesso giorno dell'incontro con Luigina Blasigh (di anni 71), di Cividale, cui si deve la versione friulana dei testi dialettali sloveni. 2 Per la stesura del testo e stato utilizzato il sistema dei caratteri ZRCola (http://ZRCola.zrc-sazu.si), elaborato da Peter Weiss al Centro di ricerche scientifiche dell'Accademia slovena delle scienze e delle arti di Lubiana (http://www.zrc-sazu.si). 4) bašta, da an délaj prów ta-na svétu «it suffices, that he does good in the world» dovolj, da dela prav na svetu (indicativo presente) bàsta ch'al fàsi ben tal mont (congiuntivo presente) 5) vi vi ba tél per esempio, da vi méjte wsé prów «you would like, for instance, to have everything right» vi bi hoteli imeti vedno/v vsem prav (infinito presente) vô o voréssis vê simpri razon (infinito presente) Negli esempi 2) e 4) possiamo osservare l'estensione della 2. singolare alla 3. singo-lare in frasi subordínate, rispettivamente finale e soggettiva; nell'esempio 1) l'estensione della 2. alla 3. plurale in frase indipendente ottativa; nell'esempio 3) l'estensione della 2. alla 1. singolare in frase non meglio definita; nell'ultimo esempio l'anomalia è invece rappresentata dall'uso inatteso dell'imperativo in luogo dell'in-finito, che sarebbe richiesto dal verbo servile tiet (it volere, slov hoteti), per cui abbia-mo una frase subordinata esplicita oggettiva, dove il pronome personale e la forma verbale si accordano tra loro, diversamente che negli altri casi. L'evidente forzatura di quest'ultimo costrutto ci induce ad escluderlo dalla nostra analisi. 2.2 Esempi dal Glossario del dialetto del Torre Passiamo ora al Olossario, scegliendo i casi più perspicui tra i quaranta documentati, di cui soltanto dieci presenti anche nei Materiali II. Gli esempi sono stati ritagliati dalle rispettive schede del Olossario, qui snellite del corredo analitico. Per comodità di citazione, proseguiamo con la numerazione adottata per il resiano, facendola seguire da quella del Olossario. Se l'esempio compare anche nei Materiali II, viene fatto un rimando entro parentesi quadra a fine scheda. Ciascun esempio viene poi estrapolato dal contesto e ridotto all'essenziale, quindi tradotto in sloveno e friulano. Diciamo fin d'ora che i numeri 6) e 7) documentano l'estensione dell'imperativo di 2. persona singolare alla 1. singolare; i numeri 8)-15) quella dell'imperativo di 2. persona singolare alla 3. singolare; il numero 16) quella dell'imperativo di 2. persona plurale alla 3. plurale. Gli ultimi quattro rappresentano dei casi a parte, accomunati dalla forma di imperativo attinta al friulano lâ «andare», elaborata in maniera estre-mamente originale, che esamineremo nel dettaglio. Dato che, a parità di fenomeno, i meccanismi attivati per il singolare differiscono da quelli del plurale, gli esempi relativi vengono trattati separatamente. 2.2.1 Estensione della 2. persona singolare dell'imperativo alla 1. e alla 3. Cominciamo dai numeri da 6)-15), che mostrano l'estensione dell'imperativo di 2. persona alla 1. e alla 3. 6) 6456 ánu «e» ejtáko «cosí» za «per» nás «noi» tó [«esso»] ne «non» bó «ci sarà» pošibilja sn Osg «la possibilità», ké «che» jt [«io»] b®di imper 2sg estesa alla 1sg (subordinata soggettiva) «stia» z wámt «con Voi/Lei» [cf. Materiali II, testo 236] ké jt brádi da bi jaz bil (condizionale presente) ch'o stédi (congiuntivo presente) 7) 3413 9 «lui» œ razd1élu «ha spartito» sóuse «tutte» jflšte «equamente»; cénca kt «senza che» [«senza bisogno che»] já «io» prodajéj vi imper 2 sg estesa alla 1sg (subordinata modale) je (Acc. pl. f.) «le venda» cénca kt já prodajéj ne da bi jih jaz prodajal (condizionale presente) cènce che o ju vèndi (congiuntivo presente) 8) 2346 xudíc «il diavolo» té «ti» nesi vp imper 2sg estesa alla 3sg con valore ottativo «porti» tié «là» u pàkou «all'inferno» Xudíc té nesi hudič naj te pobere (ottativo = naj + indicativo presente) che il diàul ti puàrti (congiuntivo presente) 9) 4755 buóx «dio» n^n «ci» dí vp imper 2sg estesa alla 3sg con valore ottativo «dia» srécno [lett: «fortunatamente»] «fortuna» - 1665 bu®Y «dio» wan «vi» dáj vp imper 2sg estesa alla 3sg con valore ottativo «dia» sréñju «fortuna» buóx nq.n dí srëcno - buroY wan dáj srénju naj nam/vam bog da sreče (ottativo = naj + indicativo presente) dio nus/us dèi/dédi furtùne (congiuntivo presente) 10) 3534 so «sono» mé «i miei» sóute = sóutt «soldi», ma «ma» 9[«egli»] jefe «li» 9 «lui» wliéct vp imper 2sg estesa alla 3sg con valore concessivo = wlieci (che le [li] tiri lui) «riscuota» 9 jœ 9 wliëct = wlieci. naj jih on pobira (ottativo = naj + indicativo presente) che ju tiri lui (congiuntivo presente) 11) 7045 to [«esso»] niébo [nié bo = nié bilo] bizúña «non c'era bisogno», k «che» 9[«egli»] Xodi vi imper 2sg estesa alla 3sg «andasse» ttu paktu «all'inferno» (subordinata soggetti-va) [cf. Materiali II, testo 310] k 9 xodi da gre v pekel (indicativo presente) ch'al lés (congiuntivo imperfetto) 12) 7082 t' [= če] «se» ç [«egli»] umarjœ «muore/morirà», ánu «e» k «qualora» ç™ [«egli»] pústb vp imper 2sg estesa alla 3sg con valore ipotetico «lasci» sínu «al figlio» dán «un» centenár «centinaio» fjorinœ «di fiorini» = «cento fiorini», ç [«egli»] m®rœ «deve» dopóunbti. «eseguire» nayá «la di lui» = «la sua» volontat «volontà» k çm pústi ko bi pustil (condizionale presente) ch'al lássi (congiuntivo presente) 13) 3800 sè deremó (urliamo) (gridiamo); razderí vp imper 2sg se k ç [«egli»] č®j vi imper 2sg estesa alla 3sg (subordinata finale) (grida, che senta) «grida, (affin)ché senta» k ç cráj da bo slišal (indicativo futuro) perché 'l sinti (congiuntivo presente) 14) 1597 jœ ^áu «ha detto», ke «che» ná «lei» Jakœri vi imper 2sg estesa alla 3sg (subordinata esortativa) «dica» kéj «qualcosa» cf. 1344 Jœkœréj imperat ke ná Jakœri naj govori (ottativo = naj + indicativo presente) che jé ciacári (congiuntivo presente) 15) 3319 Imper. 2 pl. písajta «scrivete» (scriver ta [scriverta = it scrivete]) šé «anche» Marij® «Maria» Pàr [= par] Ricóte «(quella) dei Riciot [»ricciuti"]» (sopran.); pištj (Imperat. s. 3.) imper 2sg estesa alla 3sg «scriva» pišbj naj piše (ottativo = naj + indicativo presente) ch'al srívi (congiuntivo presente) Prendendo in esame anche gli esempi 2)-4) riportati per il resiano, oltre alla lista proposta per il tersko, vediamo che la resa in friulano di tutte le forme verbali (tranne quella al numero 11, che prende il congiuntivo imperfetto) figura al congiuntivo presente con terminazione in -i sia nella 1. che nella 3. persona, che è poi la terminazio-ne prevista dalla grammatica friulana per tutte le classi verbali. Quanto alle corrispon-denze nello sloveno standard, premesso che esso ignora il modo congiuntivo, trovia-mo due forme di condizionale equivalenti al congiuntivo romanzo; sei forme con naj + indicativo tipiche del modo ottativo, qui valevole anche per frasi esortative, finali, soggettive e concessive; una forma di condizionale nella protasi di un periodo ipotetico (es. 12) e quattro forme di indicativo. In ultima analisi, nove delle tredici forme slovene diverse dall'indicativo ricoprono il ruolo sintattico del congiuntivo romanzo. La deduzione che potremmo trarne è che, a livello di interlingua, il sistema sloveno denota una sfasatura tra la funzione verbale di congiuntivo, che pure conosce a livello profondo, e una forma 'dedicata' atta ad esprimerla in superficie, il che dà luogo ad una casella morfosintattica vuota, pronta ad essere riempita in circostanze favorevoli: nel nostro caso il contatto con un sistema che ignora tale sfasatura e dispone di una forma specifica per la funzione data. Ora, comparando il resiano e il tersko con il friu-lano, alla luce degli esempi prodotti, si scopre che il congiuntivo del friulano possiede dei requisiti ottimali per fare da modello ad un congiuntivo sloveno, favorendo l'in-sorgere di un paradigma nuovo, dovuto all'incastro di elementi dell'uno e l'altro sistema, tra loro strettamente legati sul piano funzionale. Potremmo visualizzare il paradigma-tipo di nuova formazione mediante le forme del verbo «essere» del tersko (bite) e del friulano (jèssi) (cf. Marchetti 1977: 265 seg.), tenendo presente che queste ultime fungono da 'stampo' per quelle ricalcate dal tersko, che darebbero come risultato finale le tre forme poste a destra della prima serie: 1. ch'o sédi (cong) «che io sia» ^ (da/ke) bodi (cong) 2. bodi (imper) «sii tu» ^ bodi (imper) 3. ch'al sédi (cong) «che egli sia» ^ (da/ke) bodi (cong) Vediamo ora le motivazioni che stanno a monte e a valle del calco operato. Per le prime basterà ricordare il cosiddetto congiuntivo esortativo del latino, ereditato dalle lingue romanze, costituito dalle forme in certa misura complementari dell'im-perativo di 3. persona singolare e di 1. e 3. plurali. Sappiamo invero che l'imperativo in senso proprio è ristretto, per costituzione, alla 2. persona e che, per ... la «contra-dizion che no'l consente», manca nella prima singolare. Dire che il congiuntivo esortativo completi l'imperativo 'in certa misura' significa la non sovrapponibilità semantico-funzionale dei due modi verbali e quindi la loro non intercambiabilità: un conto è impartire un ordine, altro conto esortare o auspi-care. Sul piano pragmatico e su quello dei suoi riflessi a livello morfosintattico solo le modalità dell'esortare, auspicare e simili possono avvenire in forma diretta o indi-retta, vale a dire mediante proposizione principale o subordinata, mentre il comando conosce solo la prima via. Tale differenza si traduce in un diverso strumentario espressivo, che per l'imperativo è ridotto allo zero assoluto, nel senso che la forma verbale non viene introdotta da alcunché; mentre nel caso del congiuntivo lo zero diventa opzionale in una proposizione esortativo/ottativa indipendente, e viene sostituito da una congiunzione in una dipendente. 2.2.2 Estensione della 2. persona plurale dell'imperativo alla 1. e alla 3. e confronto con il singolare La opzionalità della congiunzione zero nal caso del congiuntivo indipendente pos-siamo indurla dal confronto tra italiano, sloveno standard e rispettivamente dialettale (precisamente il resiano/rez) e il friulano per la forma di 3. plurale con valore esortativo del verbo venire: it Vengano! - slov Naj pridejo! - rez Da ni pojté (se srát)! - frl Ch'a végnin! Se riandiamo agli esempi 6)-15) del tersko, vediamo che tutti e quattro i congiun-tivi indipendenti (8-10 e 15) sono privi di congiunzione, al pari dell'italiano. Se poi ci spostiamo sul versante delle subordinate, troviamo generalizzata la congiunzione k(e) attinta al friulano (6-7, 11-14) a fronte della forma autóctona da del resiano (2-4). La presenza costante della congiunzione subordinante k(e) nel tersko dovrebbe suggerire che il calco operato sul friulano abbia interessato in prima istanza la funzio-ne propriamente congiuntiva del paradigma romanzo e che solo secondariamente abbia investito la funzione non congiuntiva - non bisognosa di congiunzione -, come documentato dai quattro esempi citati (8-10 e 15). Il quadro offerto dal tersko a valle del processo di mutamento denota una elabo-razione autonoma del modello d'importazione, rispondente al principio di economia e di coerenza, in quanto il tersko da un lato ignora una congiunzione superflua, e dall'altro la fa propria là dove è indispensabile, serbandone la veste forestiera quasi a sottolineare - con il marchio di provenienza - il nuovo valore di un imperativo indigeno svuotato dell'antica funzione. Ricapitolando e chiarendo meglio le fasi dell'evoluzione dal friulano al tersko, diremo che la spinta iniziale va ricercata nell'universale semantico della comple-mentarietà di imperativo ed l'esortativo/ottativo; quindi nella circostanza che un sistema analitico come il romanzo, che tiene distinte le due funzioni con l'opporre l'imperativo al congiuntivo, si sia trovato a stretto contatto con un sistema sintetico come lo sloveno, e gli abbia spianato la strada verso la semplificazione, favorendo la distribuzione su due diverse entità funzioni concentrate su una sola. La secolare interazione tra i due sistemi avrebbe insomma favorito quello più perspicuo, la cui influenza sarebbe stata facilitata dal punto d'incontro tra la -i di 1. e 3. persona sin-golari del congiuntivo friulano e la -i/-j dell'unica persona dell'imperativo singolare sloveno, ovvero la 2. Il modello friulano sarebbe stato ricalcato in maniera non pedis-sequa, ma secondo le esigenze per cosí dire dell'importatore. Il risultato finale vede la seconda persona dell'imperativo usata come congiuntivo per tutte e tre le persone: senza congiunzione in frase indipendente; con congiunzione in frase dipendente. E poiché la congiunzione consiste in un vero e proprio prestito, siamo in presenza di un calco-prestito morfosintattico di tipo strutturale (per la tipologia cf. Gusmani 1986: 72, 82, 146). In tale prospettiva la forma bodi, vista più su per la 2. persona singolare, non è la stessa dell'imperativo, ma è la nuova forma del congiuntivo allineabile alle persone 1. e 3. Che non si tratti di pura ipotesi pare dimostrato dai casi in cui alla differenza funzionale si accompagna una differenza percepibile, tanto nell'imperativo singolare quanto nel plurale. Per il singolare valgano i seguenti esempi, dove le due forme di 'vero' imperativo del verbo diélati «fare» si contrappongono alla forma di imperativo impiegata come 1. persona del congiuntivo: 7002 d1élij vi imper 2sg «Lavora!» 3048 Imperat. diélï vi 2sg «Lavora!» 620 kój Jéte (m£) ükuazáte ke diélë vi imper 2sg estesa alla 1sg (cosa volete comandare, che faccia io). Per poter cogliere il mutamento esteriore che riflette le due diverse funzioni della 2. persona plurale dell'imperativo, occorre prima soffermarsi sul solo imperativo, quale appare nel seguente esempio: 2741 naxájte vi imper 2pl 'di cortesia' (R lasciate/lasci); néj part esort naxajB/jro indpres 3pl [naj + ind = ott: qui imper] (R che lascino) ... naxájta imper 2pl «lasciate»; naxi imper 2sg (lascia) Come si puo notare, la 2. persona plurale ha due uscite, in -e e rispettivamente in -a, secondo che si tratti di un plurale di cortesia o di un vero plurale. Se spostiamo l'attenzione sulle forme di 2. plurale estese alla 3., come documentato qui di seguito al numero 16), vediamo che prendono la -e della forma di cortesia e non la -a dell'imperativo, e dunque sono altra cosa da quest'ultimo: 16) 6852 - 6853 t<£ «voglio» kupítt «comperare» [alias: tiet + inf=fut «comprero»]kràvœ«delle mucche», kï> «affinché» nt [«esse»] manttnàjtœ vi imper 2pl estesa alla 3pl menè «man-tengano me», za «per» móustt «mungere» ñtx «il loro» ml1ekó (ml1ekó - latte). - án «e» t' ra je Ynàtb «voglio condurle» [alias: «le condurro»] past «a pascolare» zá kt «affinché» ni dàjtœ vp imper 2pl estesa alla 3pl (subordinata finale) «diano» ml1ekó sn Asg «il latte» an© «e» kit «affinché» nt [«esse»] ospamàjtœ vp imper 2pl estesa alla 3pl «conservino» [= «mi facciano conservare»] káku «un» Yríwra (- griva slov «prato in pendenza» - = d^ kosit' «un pezzetto» travœ «d'erba») [cf. Materiali II, testo 278] ki nt manttnàjtœ menè ... zá kt ni dàjtœ ... ki nt osparnàjtœ da me bodo preživljale ... da mi bodo dajale ... da mi ohranijo (indicativo futuro + presente) perché mi mantégnin ... mi dédin ... mi fásin salvâ (congiuntivo presente) 2.2.3 L'imperativo-congiuntivo alínte Un'ulteriore riprova del valore di congiuntivo della forma in -e della 2. plurale pos-siamo ricavarla dagli esempi 17)-19), incentrati sul verbo lâ «andare», dove alínte è imperativo di cortesia solo in 17), mentre in 18) e 19) funge da congiuntivo di 3. e rispettivamente 1. plurale: 17) 1994 alínte v imper 2pl 'di cortesia' «entrate» na obte t A «a pranzo» (entri a pranzare) alínte na obœ t pridite na kosilo (imperativo 2. plurale) vignît a mangiâ (imperativo 2. plurale) 18) 1449 ke «che» nu [«essi/esse»] alinte v imper 3pl «vadano» spät (andino a dormiré [vada-no a dormire]) [cf. Materiali II, testo 550 e-^áu «ha detto» [...] kè nu alinte spä t «che vadano a dormire» = subordinata esortativa] ke nu alinte spä t naj grejo spat (ottativo = naj + indicativo presente) che vàdin a durmî (congiuntivo presente) 19) 1455 alinte v imper 1pl spä t (furl. an; a dormi [anin/alin a durmî] «andiamo a dormire») alinte spä t pojdimo spat (imperativo 1. plurale) anin a durmî (imperativo 1. plurale) La forma alinte risulta del massimo interesse sotto più di un riguardo, ma potremo affrontarla meglio dopo aver cercato una risposta al perché dell'estensione della 2. persona plurale alle altre due. In questo caso, infatti, la motivazione di natura strut-turale non è la stessa di quella vista per il singolare, dove il punto d'innesto tra i due sistemi era dato dall'uscita -i del congiuntivo friulano e dell'imperativo sloveno. Una prima risposta potrebbe essere quella di ordine generale secondo cui, una volta creato il congiuntivo singolare, la griglia sarebbe stata applicata al plurale per il principo di simmetria. Il punto d'innesto, questa volta, andrebbe cercato nella termi-nazione -t della 2. persona dell'imperativo plurale del friulano (l'unica uscita in -t della coniugazione friulana! - cf. Marchetti 1977: 246 seg.) e nella -te del tersko per il plurale di cortesia. Perché l'uscita -te e non l'attesa -ta? Premesso che il friulano possiede un'unica forma sia per il plurale di cortesia che per quello canonico, la selezione dell'uscita in -te operata dal tersko proverebbe che l'interferenza ha preso le mosse in situazioni formali, di ambito friulano, con impie-go dell'imperativo in funzione di rispetto, senza dubbio più idoneo a veicolare la modalità dell'esortazione anziché del comando, grazie al tratto 'di cortesia', per l'ap-punto, che ne attenua la carica illocutoria del comando. Sotto il profilo teorico, il calco appena visto mostra un procedimanto inverso rispetto al calco di più ampio respiro entro cui viene a collocarsi, ovvero la traspo-sizione in blocco del congiuntivo friulano sotto mentite spoglie slovene (sia pure dialettali), che a nostro avviso sarebbe stata favorita dal carattere analitico del friulano a fronte di quello sintetico dello sloveno. Viceversa, nel caso della 2. plurale dell'imperativo, il calco sul friulano, pur confermando il principio della tendenza alla semplificazione strutturale dei sistemi, trova il terreno favorevole nel sistema ricevente - il tersko -, che al momento dell'interferenza doveva avere già esplicita-to le due funzioni sottese a detta forma, e cio in maniera indipendente, dato che sia nello sloveno standard che nel friulano le due funzioni rimangono concentrate in un'unica forma. Ma torniamo alla forma alínte degli ultimi tre esempi, cui ne aggiungiamo un altro, che mostra la prima plurale dell'imperativo friulano in funzione della seconda singolare dell'imperativo tersko: 20) 4319 an(s4 (vien qua) = s4 X°dï> vi imper 2sg (usato più raramente); s4 pridt vp imper 2sg «vieni qua» tí «tu» aní s4 pridi sem (imperativo 2. singolare) vén cà (imperativo 2. singolare) L'uso piuttosto curioso di frl anin (o alin: cf. Pirona 1935: 495) «Andiamo!» per «Vieni!» trova spiegazione nella pragmatica, e precisamente in una situazione in cui il parlante e l'ascoltatore si trovano a distanza ravvicinata e il primo invita il secondo a seguirlo dove che sia. Un uso che ritroviamo nell'italiano «Andiamo!» per «Andiamo insieme!/Vieni con me!» rivolto in forma confidenziale ad una o più persone, e che è documentato nello stesso tersko nella scheda 1993, dove pójdi majse viene reso corret-tamente con «vai» nella versione russa e con «andemo a messa» in quella veneta. Questo tratto tipico del registro colloquiale fa da base alla forma ibrida alínte, che risul-ta dalla combinazione della forma di prima plurale, dotata di quella connotazione, e della terminazione -te, di cui si è detto. Che si tratti di un ibrido dovuto ad una profonda rielaborazione del modello è dimostrato dal fatto che alínte è cosa assi diversa dalla 2. plurale dell'imperativo frl làit «Andate!» (Marchetti 1977: 292), che non verrebbe mai usata con persone di riguardo, e verrebbe in tal caso sostituita dalla forma vignît «Venite!», incontrata sopra, al numero 17). Il confronto tra due forme appartenenti entrambe al verbo lâ «andare» - alínte «Venite!/Venga!» del tersko e làit «Andate!» del friulano - prova che, oltre al fattore pragmatico, a favorire la neoformazione è stato pure il labile confine semantico tra due verbi che intrattengono tra loro un rapporto di inversione, nel nostro caso i verbi andare e venire, quest'ultimo assorbito dalla forma di cortesia costruita sulla prima plurale (per alínte «Andiamo!/Venga!»), l'altro anco-rato alla seconda plurale, esprimente l'ordine di andarsene. Volendo schematizzare il neo-congiuntivo plurale del tersko, avremo: 1. (ke) alínte 2. (ke) ? alínte 3. (ke) alínte Resta da chiederci se la seconda persona, oltre a fungere da imperativo di cortesia, possa fungere anche come congiuntivo - da qui il nostro «?». Una risposta afferma-tiva possiamo ricavarla dall'es. 5), che riproponiamo qui sotto, dove méjte assolve per l'appunto tale compito in frase oggettiva: 5) vi vi ba tél per esempio, da vi méjte wsé prów «you would like, for instance, to have everything right» vi bi hoteli imeti vedno/v vsem prav (infinito presente) vô o voréssis vê simpri razón (infinito presente) L'interrogativo che ci siamo posti per la 2. persona plurale s'impone con forza ancora maggiore per la 2. singolare. La circostanza che nessuna delle occorrenze da noi incontrate riguardi la 2. singolare pare infatti alquanto sospetta, e porterebbe a esclu-dere a priori la possibilità che la forma esprimente l'imperatività al suo massimo grado possa convivere con l'omofona di grado attenuato. Poiché la questione non è di poco conto, abbiamo voluto verificarla presso i par-lanti nativi,3 facendo loro tradurre in tersko delle frasi formulate in italiano in cui la seconda persona del verbo figurava ora all'imperativo, ora al congiuntivo, come si puo vedere qui di seguito: Mantieni [imper] la parola! vs Ora ti mantengo io, affinchè poi mi mantenga [cong] tu. L'elicitazione della risposta che si andava cercando è stata piuttosto laboriosa, poiché, a differenza dell'imperativo, il congiuntivo italiano veniva regolarmente evitato e sostituito con il costrutto verbo modale + infinito, con il modale all'indicativo: Mantinjè besiédu! vs Njelè e te mantenjàn èst, pero te maš še tí mantenjàte menè («...pero anche tu hai da mantenere me» ovvero «... anche tu manterrai me»). Tuttavia, pur nella consapevolezza che stavamo forzando una norma consolidata, abbiamo provato a insistere sul costrutto finale - fino quasi a scandirlo -, ricevendo la seguente risposta: Njelè e te mantenjàn èst, za ke te me mantenjè menè, dove mantenjè altro non puo essere che l'adattamento anche fonetico della forma di imperativo mantinjè in funzione di con-giuntivo. 3 A dire il vero siamo ricorsi ad un unico informatore, assunto come parlante ideale o parlante tipo, il cui idioletto dovrebbe far fede dell'intera sottovarietà di appartenenza. La persona da noi interrogata il giorno 9 giugno 2009 è Maria Sgarbàn Zupin, di anni 79, nativa di Pers/Breg, fra-zione del Comune di Lusevera/Bardo posta sulla riva destra del Torre. CONCLUSIONE Se i passaggi da noi seguiti sono corretti, ci troviamo di fronte ad un mutamento di enorme rilevanza, anzitutto perché riguarda il settore piú strutturato di una lingua -la morfosintassi; secondariamente perché investe non un elemento isolato, ma un intero paradigma. D'altronde, gli studi sul dialetto del Torre, a cominciare da quello di BdC sul clitico soggetto (BdC 1905; ma cf. anche Merkú 1978 e 1980; Skubic 1997: passim; Benacchio 2002: passim), hanno posto in evidenza gli effetti di un'azione estrema-mente incisiva operata dal friulano. Quelli da noi illustrati sembrano darne ampia conferma. Bibliografia Baudouin de Courtenay, Jan (1904a) Materialien zur südslavischen Dialektologie und Ethnographie. II. Sprachproben in den Mundarten der Slaven von Torre in Nordost-Italien, gesammelt und herausgegeben von J. B. de C. / Materialy ... II. Obrazcy jazyka na govorach Terskich Slavjan v severovostočnoj Italii sobral i izdal I.A. B.-de-K. Sbornik Izvestija Otdelenija russkogo jazyka i slovesnosti Imp. Akademii Nauk LXXVII/2. S.-Petersburg / S.-Peterburg. Baudouin de Courtenay, Jan (1904b) Pervyj s''ezd slavjanskich filologov i istorikov. I. Materialy po organizacii s''ezda. 1. Avgust 1903 - Maj 1904. Sanktpeterburg, 13-14. Baudouin de Courtenay, Jan (1905) «Neskol'ko slučaev psichičeski-morfologičeskago upodo-blenija ili uodnoobraženija v tersko-slavjanskich govorach severo-vostočnoj Italii. (Posvjaščaetsja Vlad. Ivan. Lamanskomu k ego 50-letnemu jubileju).» Izvestija Otdelenija russkogo jazyka i slovesnosti Imp. Akademii Nauk X/3, 266-283. Benacchio, Rosanna (2002) I dialetti sloveni del Friuli tra periferia e contatto. Udine: SFF. Gusmani, Roberto (21986) Saggi sull'interferenza linguistica. Firenze: Le Lettere. Marchetti, Giuseppe (1977) Lineamenti di grammatica friulana. Udine: SFF. MerkÜ, Pavle (1978) «Il dialetto della Val Torre.» In: AA. VV., Lingua, espressione e letteratura nella Slavia italiana. San Pietro al Natisone/Trieste: Editoriale Stampa Triestina, 43-61. (Quaderni Nediža, 2). Merkü, Pavle (1980) «O slovenskem terskem narečju.» Slavistična revija XXVIII/2, 167-178. Pirona, Giulio Andrea/Ercole CARLETTI/Giovanni Battista CORGNALI (1935) Il Nuovo Pirona. Vocabolario friulano. Udine: SFF. Spinozzi Monai, Liliana (2009) Il Glossario del dialetto del Torre di Jan Baudouin de Courtenay. Udine/San Pietroburgo/Lubiana: Consorzio Universitario del Friuli/St. Peterburg Branch of the Archive of the Russian Academy of Sciences/Znanstvenoraziskovalni center Slovenske akademije znanosti in umetnosti - Inštitut za slovenski jezik Frana Ramovša. Steenwijk, Han (1992) The Slovene dialekt of Resia. San Giorgio. Amsterdam/Atlanta, GA: Rodopi. (Studies in Slavic and General Linguistics, 18). Skubic, Mitja (2000 [1997]) Elementi linguistici romanzi nello sloveno occidentale. Roma: Il Calamo. Tolstoj, Nikita Il'ič (1960) «O rabotach I.A. Boduena de Kurtene po slovenskomu jazyku.» In: I. A. Boduen de Kurtene 1845-1929 gg. (k 30-letiju so dnja smerti). Moskva: Izdatel'stvo Akademii nauk SSSR, 67-81. Riassunto IPOTESI DI UN CALCO PARADIGMATICO SLAVO-ROMANZO (L'imperativo-congiuntivo: uno studio fondato sul Glossario del dialetto del Torre di Jan Baudouin de Courtenay) Muovendo dal presupposto, teorizzato da Baudouin de Courtenay, secondo il quale il muta-mento linguistico è costitutivo del linguaggio umano e pertanto la nozione di monolinguismo andrebbe superata, i dialetti sloveni di area friulana, esposti alla millenaria azione del romanzo, rappresentano un terreno ideale per gli studi sull'interferenza, in quanto rendono perspicui fenomeni da contatto altrimenti difficili da individuare. Il primo ad aver colto una tale oppor-tunità fu lo stesso Baudouin, che visito ripetutamente le vallate snodantisi lungo (l'attuale) confine italo-sloveno, raccogliendovi materiali dialettologici solo in parte pubblicati. Uno dei complessi più notevoli rimasti inediti per oltre un secolo è costituito dal glossario del dialetto del torre, le cui schede risalgono agli anni 1873 e 1901. Esso registra un gran numero di prestiti e calchi romanzi, alcuni dei quali risultano del massimo interesse, perché docu-mentano da un lato la forza incisiva di un sistema sull'altro in presenza di condizioni di natura strutturale e storico-culturale particolarmente favorevoli; dall'altro, la capacità di elabora-zione originale del modello forestiero ad opera del sistema ricevente. Il contributo si concentra su un fenomeno di calco assai complesso compiuto sul friulano, che investe il sistema dell'imperativo, estraendone in maniera originale un paradigma di con-giuntivo, ignoto alla grammatica slovena. Il mutamento viene seguito nelle sue varie fasi, a iniziare dalle motivazioni di ordine generale che ne stanno a monte, per passare a quelle spe-cifiche di natura morfosintattica, connesse con l'interlingua sloveno-friulana.